Accadde
a Micene
di
Corilo il Grande
Nota
: I personaggi di questo racconto sono copyright alla MCA/Universal
Pictures. La poesia di Corilo è in realtà del poeta inglese
Percy Bysshe Shelley.
Sono graditi critiche e commenti che, se volete, potete inviare agli
indirizzi e-mail : flivero@tin.it
coriloilgrande@yahoo.it
Corilo
cantava la sua canzone. Xena si voltò.
Gli disse :<< Può bastare.>>
Corilo continuò.
Per farlo tacere, Xena gli tirò il naso.
<<Ahi ! Cercavo solo di rendere più allegro il viaggio.>>
<<Così lo stai rendendo insopportabile.>> intervenne
Olimpia.
<<Voi non siete in grado di apprezzare l'arte.>> affermò
Corilo.
Le amiche non gli risposero.
<<Non vedo l'ora di arrivare a Micene.>> esclamò
Olimpia<<Giungeremo in tempo per la festa dedicata all'incoronazione
di Agamennone, vero, Xena ?>>
<<Scommetto che ci saranno dei complotti. Quando uno diventa re
ci sono sempre complotti.>> disse Corilo.
<<Ha parlato l'esperto guerriero.>> lo canzonò Olimpia.<<Xena,
non ci saranno complotti. Solo musica e divertimenti, giusto ?>>
Xena non rispose.
<<Xena ? E' così, giusto ?>> ripeté Olimpia.
<<Non lo so. In realtà esiste il pericolo di un attentato
al nuovo re. Quale migliore occasione della confusione creata da un
festeggiamento ?>>
Olimpia le chiese :<< E' per questo che stiamo andando lì
?>>
Xena la tranquillizzò.
<<No. Stiamo andando lì solo per divertirci. La mia era
solo un'ipotesi.>>
<<Ma se attaccano Agamennone, noi gli faremo scudo con i nostri
corpi ?>> domandò Corilo.
Xena e Olimpia lo fissarono.
Xena gli rispose :<< Perché dovremmo fare una cosa del
genere ?>>
<<Eh già ! Perché dovremmo farlo ?>> si domandò
Corilo.
I
nostri tre eroi arrivarono giusto in tempo per l'inizio dei festeggiamenti.
Stretti nella calca, osservarono lo spettacolo. Olimpia chiese a Xena
cosa vedesse.
<<Il vecchio Atreo. Eccolo laggiù. Lo vedi ?>>
Corilo disse a Olimpia :<< Vuoi dire che non vedi ? Aspetta ti
do una mano.>>
Prese Olimpia. Se la mise sul collo. La calca protestò.
Una vecchietta, che cercava un pretesto per lamentarsi, gridò
:<<Ci coprite lo spettacolo, mascalzoni.>>
Corilo perse l'equilibrio. Caddero entrambi a terra.
Olimpia tirò un orecchio a Corilo.
<<Che ti salta in mente ?>>
<<Ahi ! Volevo solo aiutarti.>>
<<Volete finirla voi due ?>> domandò Xena.
Il vecchio Atreo parlò :<< Benvenuti a tutti. Sono Atreo,
re di Micene. Da oggi passerò la corona a mio figlio Agamennone.>>
indicò un giovane vicino a lui. <<Ma prima godetevi il
balletto delle nostre ancelle. Ci vediamo subito dopo.>>
Le ancelle, vestite con abiti provocanti, si scatenarono in un ballo
ancora più provocante. Gli uomini fischiarono.
Gridarono :<<Quanto siete belle ! Che gli dei vi benedicano !>>
Le donne mormorarono :<< Che sfacciate ! Mostrare le gambe in
quel modo.>>
La vecchietta, che cercava un pretesto per lamentarsi, disse a una donna
:<<Quando ero giovane, ero molto meglio di loro, te lo assicuro.
Ma non sono mai andata in giro a esibirmi in quel modo.>>
Un uomo accanto a lei intervenne :<<Ti prego . Non farlo nemmeno
ora .>>
La vecchietta gli diede un pugno.
Lo chiamò :<< Mascalzone !>>
Il ballo finì.
Gli uomini sembravano moto delusi. Le donne sorridevano di nuovo. La
vecchietta cercava altri pretesti per lamentarsi ma non riusciva a trovarli.
Atreo riprese la parola :<< In presenza di tuo fratello Menelao
e di tutte queste persone accorse per noi, ti nomino re di Micene, Agamennone.>>
Gli consegnò la corona, lo scettro e, per sbaglio, un baule.
Agamennone sotto tutto quel peso, cadde a terra. Alcuni uomini uscirono
dalla folla. Corsero verso Agamennone, armati di pugnale.
Xena lanciò il cerchio rotante. Ne ferì tre. Olimpia colpì
alle gambe due di loro che caddero a terra rovinosamente. Corilo ne
fermò uno che non c'entrava nulla e si era mosso solo per recarsi
al mercato. Il pubblico applaudì. Giunsero altri attentatori.
Xena impugnò la spada. Iniziò una lotta furiosa. Li disarmò
tutti. Olimpia le diede una mano. Corilo fu preso a pugni dal tizio
che si era mosso per recarsi al mercato. Arrivarono le guardie reali.
Arrestarono gli attentatori. La vecchietta che cercava un pretesto per
lamentarsi, osservò :<< Sono arrivati un po' in ritardo.>>
felice per aver trovato il famoso pretesto per lamentarsi.
Nel
castello reale di Micene, Agamennone disse a Xena, Olimpia e Corilo
:<<Vi ringrazio per avermi salvato la vita. Vi sarò sempre
debitore. C'è qualcosa che posso fare per voi ?>>
E con l'ultima domanda, fece gli occhi dolci a Xena che esibì
una smorfia di disgusto.
<<Mio figlio è sempre mio figlio !>> disse, felice,
Atreo a Corilo e Olimpia ma questi non capirono minimamente quello che
voleva dire.
<<Giusto ! Vi ringrazio per aver salvato mio fratello.>>
intervenne Menelao.
<<Oh ! Nessun problema. Noi siamo tre grandi guerrieri.>>
rispose Corilo <<Anzi, per la verità lo siamo io e Xena.
Olimpia non è una guerriera.>>
Olimpia gli lanciò uno sguardo di rimprovero.
<<Sei una guerriera anche tu ?>> le chiese Corilo.
<<La finisci di dire scemenze ?>> rispose Olimpia.
<<Dobbiamo interrogare i prigionieri.>> osservò Xena.
Menelao rispose :<< Lo faremo in seguito. Ora non possiamo rovinare
i festeggiamenti.>>
<<Avete intenzione di continuare i festeggiamenti ?>> chiese
Xena.
<<Certo.>> rispose Atreo <<Del resto, nulla può
fermare gli attentatori di Agamennone.>>
<<Cosa vuoi dire ?>> domandò Olimpia.
<<Sono tanti anni che attentano alla vita di mio figlio Agamennone.
E lo fanno ovunque : a Micene, fuori Micene, nel castello, nelle sue
stanze. Sono ovunque. E' ancora vivo solo per miracolo.>> rispose,
con orgoglio, il vecchio.
<<E' vero. Questa volta sei stata tu a salvarmi la vita ! Dobbiamo
a te, il miracolo.>> intervenne Agamennone, facendo gli occhi
dolci a Xena, sempre più disgustata.
Proseguivano
i festeggiamenti nella città di Micene. Su un palco, Atreo mostrò
una bellissima fanciulla.
<<Amici, questa è mia nipote, la principessa Tetide. Sta
cercando marito.>>
Gli uomini esplosero in un :<<Ooooh !>> di meraviglia.
Agamennone sussurrò a Xena :<< E tu, stai cercando marito
?>>
<<No !>>
<<Ah !>>
<<Ma che significa ? Perché mostrano quella ragazza ?>>
chiese Olimpia a Corilo.
<<Forse farà un balletto anche lei come le ancelle.>>
Olimpia lesse la speranza nello sguardo di Corilo. Ne rimase infastidita.
<<Ma non un marito qualsiasi.>> continuò Atreo <<Un
marito che sappia conquistare il suo cuore con versi d'amore.>>
La vecchietta che cercava un pretesto per lamentarsi, esclamò,
luminosa :<< Quante storie per sposarsi.>>
<<Lei stessa deciderà chi sarà il miglior poeta
tra voi.>> terminò Atreo indicando Tetide.
Ci fu una gran confusione.
I giovani gridarono :<< A me una pergamena e una piuma d'oca.
Presto, prima che passi l'ispirazione.>>
Xena,
Olimpia e Corilo passeggiavano nei pressi del castello.
<<Sentito che idiozia ? Una gara per contendersi la mano di una
fanciulla !>> esclamò Olimpia.
<<Sì, c'è qualcosa sotto. Vogliono distogliere l'attenzione
della gente dagli attentatori.>> rispose Xena.
Corilo si avvicinò a Olimpia.
<<Dunque, trovi sciocca l'idea che un uomo scriva versi d'amore
per conquistare il cuore di una ragazza ?>>
<<No, tutt'altro, Corilo. Lo trovo romantico.>>
<<Davvero ?>>
<<Certo. Perché no ?>>
<<Scusate. Devo andare.>> affermò Corilo.
Si allontanò in fretta. Xena e Olimpia lo seguirono con lo sguardo.
<<Ma che avrò detto ?>> domandò Olimpia.
Xena represse un sorriso.
<<Lascialo stare. Abbiamo altro a cui pensare, ora.>>
Si avvicinarono al castello.
Erano state viste, quella mattina, in compagnia della famiglia reale.
Poterono entrare senza essere fermate dalle guardie. Si fecero accompagnare
nelle carceri. La guardia rimase sorpresa ma non fece domande.
<< Dove sono i prigionieri ?>> chiese Xena, vedendo le celle
vuote.
<<Sono fuggiti.>> rispose la guardia.
<<E come hanno fatto a fuggire ?>>
<<Hanno ucciso la guardia carceraria.>>
<<Vuoi dire che c'erano oltre venti prigionieri e una sola guardia
carceraria ?>> chiese Olimpia all'uomo.
<<Non l'ho detto ma è così.>> rispose quello,
un po' stufo delle domande.
Xena e Olimpia lasciarono le carceri.
Olimpia disse a Xena :<<Dobbiamo convincere Atreo a interrompere
i festeggiamenti.>>
<<Non ci riusciremo.>>
<<Come puoi esserne così sicura ?>>
<<Stamattina, hanno attentato alla vita del figlio davanti ai
suoi occhi e lui non ha battuto ciglio.>>
<<Pensi che sia lui il capo degli attentatori ?>>
<<Può darsi ma non vedo cosa ricaverebbe dalla morte di
Agamennone.>>
<<Proviamo a parlarci ugualmente.>>
<<Va bene. Ma sarà inutile.>>
Chiesero udienza ad Atreo. Incontrarono Menealo.
<<Benvenute. Come mai da queste parti ?>>
<<Eravamo venute a interrogare i prigionieri ma sono fuggiti.
Tu lo sapevi ?>> chiese Olimpia.
<<Sì. Purtroppo abbiamo commesso l'errore di mettere una
sola guardia carceraria.>>
Giunse Atreo.
<<Oh, fanciulle, come state ? Sono contento di vedervi. Grazie
della visita. Vi state divertendo ai festeggiamenti ?>>
Questo lungo saluto confuse i presenti. Vi fu un momento di imbarazzo
in cui nessuno parlò seguito da un momento di silenzio perché
nessuno sapeva cosa dire. Due momenti lunghi come la vita.
<<Allora ?>> ruppe il silenzio lo stesso Atreo, prima che
cominciasse un terzo momento.
<<Devi interrompere i festeggiamenti. Gli attentatori sono in
libertà.>> esordì Olimpia.
<<Ho detto loro che abbiamo commesso l'errore di mettere una sola
guardia carceraria.>> intervenne Menelao, rivolto al padre. Xena
fissò Menelao.
<<Oh, è stato un grave atto di distrazione come ce ne sono
capitati tanti in questi anni.>> si giustificò Atreo.
<<Cosa vuoi dire ?>> chiese Xena.
<<Dovete sapere che molte delle guardie che hanno lavorato per
noi sono state uccise. Fin da quando Agamennone raggiunse l'adolescenza,
gli uomini della sua scorta furono sostituiti tante di quelle volte
che faccio fatica a ricordarmene. Alcuni di loro furono trovati senza
testa. Altri con la testa ma senza il corpo. E altri ancora con la il
corpo e la testa scambiati fra loro. Come già ho accennato questa
mattina, mio figlio ha rischiato la vita innumerevoli volte.>>
disse, con un certo orgoglio, Atreo. <<Visto il rischio che correva,
io e sua madre decidemmo di trovare un guerriero che gli insegnasse
a difendersi. Le cose andarono bene fino a quando qualcuno avvelenò
il guerriero, il quale abituato come era a rischiare la vita, proseguì
con il suo lavoro, tranquillamente. Allora lo accoltellarono alla schiena
ma era stato pugnalato così tante volte che non ci fece neanche
caso. Gli tagliarono la gola nel sonno. Si risvegliò. Si ricucì
la ferita. Si riaddormentò.>>
<<Insomma, come è morto questo guerriero ?>> domandò
Olimpia, impaziente.
<<Di vecchiaia. Mi pare ovvio.>>
Xena e Olimpia si scambiarono un'occhiata.
<<Cosa è successo alla madre di Agamennone ?>> chiese
Xena.
<<Mia moglie Erifile passeggiava con mia figlio nei giardini del
castello quando...>>
<<...furono attaccati ?>> chiese Olimpia.
<<No, quando videro il cadavere del guerriero morto di vecchiaia.
Erifile non pensava che fosse morto ma che aveva avuto un malore così
corse a cercare aiuto. Nel panico inciampò in un sasso. Cadendo
batté la testa.>>
<<Padre, basta con questi brutti ricordi.>> intervenne Menelao.
<<Ma che brutti ricordi. Mi diverto un mondo a raccontare. Ah
! Ah ! Ah !>>
Xena e Olimpia lasciarono il castello con una smorfia di disgusto dipinta
sui loro volti.
Corilo
si era fermato da un mercante.
<<Hai una pergamena e una piuma d'oca ?>>
Il mercante ammiccò.
<<Dobbiamo scrivere versi d'amore ?>>
<<Questi non sono affari tuoi.>>
<<Ma non c'è nulla di cui vergognarsi. Tutti i giovani
non sposati in città, stanno componendo versi d'amore per la
principessa Tetide. Improvvisamente si sentono tutti poeti.>>
<<Hai o non hai una pergamena e una piuma d'oca ?>>
Il mercante ammiccò a una donna :<< Calipso, ecco un altro
giovane che cerca di far colpo sulla principessa.>>
Molte persone si avvicinarono.
Calipso disse a Corilo :<< Guardandoti bene credo che l'unica
possibilità che tu abbia di conquistarla sia comporre versi d'amore.>>
La vecchietta che cercava un pretesto per lamentarsi, aggiunse :<<Sono
d'accordo. Non è quello che si dice un adone. Inoltre ha l'aria
di un idiota.>>
<<Hai o non hai una pergamena e una piuma d'oca ? Ho fretta, io.>>
ripetè Corilo al mercante ammiccante.
Costui non ebbe tempo di rispondere che si fece avanti un giovane che
aveva in mano, appunto, una pergamena e una piuma d'oca.
<<Non hai speranza, giovanotto
Conquisterò Tetide in un botto
Sono un grande artista
nonché un poeta
se scendo in pista
giungo primo alla meta.>>
<<Bravo !>> urlarono i presenti.
Scrosciarono gli applausi.
<<Sei solo un seccatore !>> gli disse Corilo.
Aggiunse rivolto al mercante ammiccante :<< Hai o no una maledetta
pergamena e una maledetta piuma d'oca ?>>
<<No. Non ne ho. Le ho finite tutte. L'ultima l'ho venduta a lui.>>
indicando il giovane artista e poeta.
<<Oh, no !>> esclamò, sconsolato, Corilo.
Si allontanò. Vide una lunga coda di giovani che portava alla
bancarella di un mercante. Vendeva proprio pergamene e piume d'oca.
Corilo si mise in fila.
Gli altri uomini stavano cercando l'ispirazione.
Qualcuno disse :<< Mia dolce principessa
t'amerò con tutto il cuore
e la luna, la luna stessa
sentirà quant'è forte il mio amore>>
Un altro disse :<<Quando io ti vidi la prima volta
tutta la mia vita subì una svolta
Cupido scagliò le sue frecce
bellissime son dei tuoi capelli le trecce >>
Andò avanti così per tutto il tempo.
Venne il turno di Corilo.
<<Vorrei una pergamena e una piuma d'oca.>>
<<Sei fortunato. Mi sono rimaste solo queste.>>
Il mercante sorridente mostrò una pergamena e una piuma d'oca,
entrambe minuscole.
<<Mi sembrano un po' piccole.>> osservò Corilo.
<<Cosa cerchi, insomma ? Ho venduto tutto quello che avevo. Questo
è ciò che è rimasto, te l'ho detto. E dovresti
ringraziare gli dei di averli trovati.>>
Il mercante era indignato.
<<Va bene. Va bene. Li prendo. Quanto costano ?>>
Il mercante gli disse il prezzo.
<<Così tanto ?>>
<<Quante storie ! Vuoi comprarle o no ? Non mi va di perdere tempo.
Sono un mercante serio, io.>>
<<Le prendo.>>
Corilo spese tutto il suo denaro per quegli acquisti. Cercò un
angolo appartato. Si sedette presso il sentiero che portava fuori Micene.
<<Come posso cominciare ? Dolce Olimpia ? No, troppo banale. Cara
Olimpia ? No, suona peggio. Olimpia ? No, neanche.>> rifletté
Infine scrisse :<<
Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l'Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde.
Perché non io con te ?>>
Si avvicinarono un gruppo di uomini vestiti di verde per mimetizzarsi
con la foresta. Colpirono Corilo sulla nuca. Quando il poveretto riaprì
gli occhi, non trovò più la piccola pergamena e la piccola
piuma d'oca.
<<Mi hanno derubato. E sono fuggiti subito via, vigliacchi !>>
esclamò, ignorando di essere rimasto svenuto per più di
due ore.
Si avviò, triste, alla ricerca di Xena e Olimpia.
Il
contagio dei versi d'amore aveva raggiunto anche il cuore di re Agamennone.
Scrisse<<
Cara principessa guerriera
tutto di te mi ha colpito
hai rinchiuso i miei attentatori in galera
come hai fatto ancora non l'ho capito>>
Pensò :<< Di sicuro con simili parole, riuscirò
a conquistare il suo cuore.>>
Entrò Menelao.
<<Cosa stai facendo, fratello ?>> gli chiese.
<<Sto scrivendo versi d'amore per Xena. E' veramente bella.>>
<<Ah. Certo. Mi auguro che sarai presente alla gara di versi d'amore
dedicata a Tetide.>>
<<Se ci sarà Xena, ci sarò anche io.>>
<<Ci sarà. Ci sarà.>>
<<Non mancherò, allora.>>
<<Che scemo !>> penso Menelao <<Ma come ha potuto
sopravvivere a tutti quegli attentati ?>>
<<Ti lascio dunque al tuo lavoro, Agamennone. Agamennone ?>>
<< Eh ? Scusa, Menelao. Stavo pensando a Xena.>>
Menelao scosse la testa. Lasciò la stanza, disgustato.
Entrò nella sua camera. Lo raggiunse una guardia.
<<Sarà presente Agamennone alla gara di versi d'amore ?>>
chiese a Menelao.
<<Sì, ne ho la certezza. Vedi di non fare altri errori,
Medo. Devi ucciderlo, stavolta, o ti farò a fette io stesso.>>
<<Non è colpa mia.>> disse, offeso, Medo :<<Io
e miei uomini ce l'avevamo quasi fatta quando è intervenuta Xena.
Se non ci fosse stata lei, tuo fratello sarebbe già morto e tu
avresti preso il suo posto sul trono di Micene.>>
Queste ultime frasi le disse per distrarre Menelao, il quale, quando
sentiva parlare di sé stesso come fosse il futuro re di Micene,
incominciava a lanciare sospiri da uomo innamorato. Li raggiunse Atreo.
<<Il solito rompiscatole.>> pensò Menelao.
<<Di cosa parlano questi baldi giovani ?>> domandò,
allegramente, il nuovo arrivato.
<<Della sicurezza riguardo alla piazza dove si svolgerà
la gara di versi d'amore.>> rispose Medo e pensando di aver trovato
la risposta giusta, aggiunse distrattamente :<< Esatto !>>
Atreo e Menelao lo fissarono senza capire.
Prima che Atreo potesse fare qualche domanda, Menelao liquidò
Medo.
<<Puoi andare. E fai un buon lavoro.>>
<<Sì ! Sì ! Giusto ! Esatto !>> rispose Medo,
confuso.
Lasciò la stanza.
<<Sei sicuro che possiamo fidarci di lui ?>> chiese Atreo
a Menelao
<<Che vuoi dire ?>>
<<Mi sembra un po' confuso. Del resto non ci sarà bisogno
di guardie.>>
<<Cosa te lo fa pensare ?>>
<<Perché Agamennone sarà ucciso ugualmente.>>
<<Ma cosa dici, padre ?>>
Atreo scoppiò a ridere.
<<Ma sì, figliolo. Vuoi che dopo tanti anni che ci provano
i suoi attentatori non riescano a ucciderlo oggi che sarà in
piazza ?>>
<<Non capisco se è pazzo o se è pazzo furioso.>>
si chiese Menelao pur non sapendo quale fosse la distinzione tra le
due possibilità.
<<Ecco, vedi, figliolo, mi sto preparando anche io per la gara
di versi d'amore.>>
Atreo gli mostrò una pergamena.
<<Stai componendo versi d'amore ? Vuoi sposare tua nipote ?>>
domandò, sbalordito, Menelao.
<<Ma che cosa dici, figliolo ?>> disse il vecchio, pizzicando
la guancia del figlio e facendo qualche piroetta dalla felicità.
<<Sto scrivendo un elogio funebre per Agamennone.>>
<<Ma, padre, Agamennone è vivo.>>
Atreo si stava sentendo male per il gran ridere.
<<E che significa ? Domani sarà morto e dopodomani ci sarà
il funerale. E non voglio che l'evento mi trovi impreparato. Voglio
mostrare quanto bene ho voluto a mio figlio.>>
Anche Menelao si stava sentendo male, ma per la nausea che gli provocava
quel padre tanto folle.
<<Tu sei sempre così gentile, padre.>> disse Menelao,
con finta cortesia.
Atreo rispose, piangendo per il troppo ridere :<<Ma quale gentile
! Io mi sto divertendo un mondo.>>
Lasciò la stanza con qualche passo di danza inventato in quel
momento appositamente per lasciare la stanza.
<<Vecchio pazzo !>> mormorò Menelao.
<<Cosa
ti è successo ?>> chiese Olimpia a Corilo.
<<A me ? Niente, niente.>>
Corilo cercò di nascondere la sua tristezza Benché guardasse
in terra, inciampò lo stesso.
<<Xena, pensi che sia Menelao a voler uccidere Agamennone ?>>
domandò Olimpia.
<<Sì, nonostante Atreo sia pazzo da legare, mi sembra innocuo.
Inoltre Menelao è l'unico che ricaverebbe qualcosa dalla morte
del fratello. Il trono sarebbe suo.>>
<<Come possiamo fermarlo ?>>
<<Ci penso io.>> intervenne Corilo <<Lo afferro per
la testa e lo riempio di pugni.>>
<<Ottimo piano. Xena hai qualcosa in mente, vero ?>> chiese
Olimpia.
<<Naturalmente. Dovremmo essere presenti alla gara di versi d'amore.
Sicuramente attenteranno di nuovo alla vita di Agamennone.>>
<<Sbaglio o Agamennone ti ha fatto gli occhi dolci, questa mattina,
Xena ?>>
<<Non sbagli, Olimpia. Si è comportato da idiota ma penso
che, nonostante questo, sarà un buon re.>>
<<Che cosa ? Agamennone ti ha corteggiato ?>> chiese Corilo,
sghignazzando, a Xena.
Xena gli lanciò un'occhiataccia.
<<Beh, credo che il giovane abbia dimostrato buon gusto.>>
aggiunse Corilo, impaurito.
<<Guardate chi arriva !>> esclamò Xena.
Nell'affollato mercato di Micene, stava passeggiando, distrattamente,
la principessa Tetide con cinque uomini di scorta.
I giovani si avvicinavano, gridando :<<
Oh mio amor
è tuo il mio cuor !>>
Gli uomini della scorta li allontanavano, gridando :<< La principessa
Tetide è nostra... ehm... è sotto nostra protezione.>>
Olimpia chiese a Xena : <<Pensi che anche lei abbia parte nel
complotto ?>>
<<Proviamo a chiederlo a lei.>>
<<E come ?>> domandò Corilo.
Xena e Olimpia non risposero. Si diressero verso Tetide. La scorta fece
scudo alla principessa.
Xena disse al soldato che gli era davanti :<< Togliti se non vuoi
farti male.>>
<<Ah ! Ah ! Togliti tu, piuttosto.>> rispose quello, ridacchiando.
<<Va bene ma poi non dire che non ti avevo avvertito.>>
disse Xena.
Partì all'attacco. Lanciò un paio di pugni e un calcio
al soldato che cadde a terra, stordito.
La principessa intervenne :<<Creonte, puoi lasciarli passare.
Sono amici di mio zio.>>
<<E me lo dici adesso, Tetide ?>> rispose il soldato, ancora
a terra.
<<Te le ha suonate , eh ?>> lo canzonò Corilo.
Creonte gli lanciò un'occhiata omicida. Corilo, spaventato, distolse
lo sguardo.
<<Tetide, sei al corrente della fuga degli attentatori ?>>
domandò Xena.
<<Sì.>> rispose quella, con aria indifferente.
<<E vuoi ugualmente andare avanti con la gara dei versi d'amore
?>>
<<Oh, sarebbe ingiusto non farlo.>>
<<Come sarebbe a dire ?>> intervenne Olimpia.
<<Vedete, oramai, in tutta Micene, si è sparsa la voce
della gara. E tutti i miei pretendenti hanno preparato una gran quantità
di versi d'amore per me. Sarebbe troppo crudele, da parte mia, ora,
rendere vani i loro sforzi.>>
<<Come mai hai deciso di sposare l'uomo che ti porterà
i migliori versi d'amore ?>> domandò Olimpia, con mal celata
antipatia.
Xena fissò Olimpia come per dirle :<< Stai calma.>>
<<Vedete>> rispose Tetide <<io sono, da sempre, una
ragazza innocente e di nobili costumi. Quando non avevo che quindici
anni ed ero ancora più innocente di quanto lo sono ora, un giovane
di Micene chiamata Talo, iniziò a corteggiarmi. Ogni sera, veniva
sotto al castello reale a cantarmi una canzone d'amore. Andò
avanti così per settimane. Gli chiesi di cantarmi un'altra canzone
d'amore. La sera successiva, si presentò sotto il castello e
cantò un'altra canzone d'amore. Gli dissi che sarei stata ingiusta
nei suoi confronti se avessi accettato il suo corteggiamento solo perché
aveva scritto due canzoni per me. Così, Talo, ogni sera, venne
sotto al castello e cantò una canzone diversa. Andò avanti
così per circa un mese. Ebbe l'ardire di chiedermi in moglie.
Gli dissi che sarei stata ingiusta nei suoi confronti se avessi accettato
solo perché aveva cantato sotto la mia finestra. Se voleva la
mia mano era giusto che se la sudasse. Talo tornò la sera successiva
con un'orchestra e cantò a squarciagola una canzone differente.
Una mattina lo incontrai in piazza. Vidi che aveva vesti povere, diverse
da quelle che sfoggiava sotto alla mia finestra.
<<Che cos'hai ? Sembri uno straccione.>> gli dissi.
Aprì la bocca ma non ne uscì nessun suono.
<<Che hai ? Sei malato, per caso ?>> gli chiesi.
Scrisse su un elegante pergamena e me la fornì.
Aveva scritto :<<
Ho speso tutto quello che avevo per l'orchestra. E ho avuto l'onore
di perdere la voce cantando tutte le notti di un anno per te. Vuoi sposarmi
?>>
<<Oh !>> gli risposi <<Mi spiace ma ti umilierei se
io, ricca e nobile, spossassi te, povero e malato. Non prendiamoci in
giro e diciamoci addio.>>
Così mi trovai costretta a lasciarlo. Dopo, pur mantenendo la
mia innocenza, ho avuto altre storie : con un artigiano, un attore,
un musicista, un pittore ma ciò che mi manca è proprio
un poeta.>>
Tetide sospirò ma nessuno ne capì il perché.
<<Innocente tu ? Ma sei solo una che si vuole mettere in mostra.>>
gridò Olimpia.
Xena e Corilo la trascinarono via mentre strillava. Cercarono di calmarla.
<<Ma non avete visto che genere di persona è ? E come si
è vantata di aver scaricato quel poveretto che aveva fatto tanto
per conquistarla ?>>
<<Hai perfettamente ragione, Olimpia, quando un poveretto ti corteggia,
hai il diritto di accettare la sua corte.>> rispose Corilo, frettolosamente.
Xena e Olimpia lo fissarono.
<<Ti sto dicendo che sono dalla tua parte.>> specificò
Corilo
<<Lo credo bene ! >> affermò Olimpia.
<<Lascia perdere Olimpia. Non te la prendere.>> le sorrise
Xena.
Xena,
Olimpia e Corilo giunsero alla piazza principale di Micene. Davanti
al palco c'era una gran folla. Atreo, sopra il palco, fece una capriola,
felice. La sua contentezza cresceva di minuto in minuto. Se c'era uno
che rischiava la vita a causa della troppa allegria, era proprio Atreo.
Il vecchio esordì :<< Benvenuti, amici.>> e scoppiò
in una risata che non c'entrava nulla <<Come vedete, seduta al
mio fianco c'è la bella Tetide che aspetta solo di udire i versi
d'amore dei suoi pretendenti.>>
Olimpia osservò :<< Che smorfiosa !>>
Atreo continuò :<< Si dia inizio alla gara. Avanti il primo.>>
I giovani si picchiarono l'un l'altro perché ognuno di loro voleva
essere il primo. Ne approfittò un vecchio che nessuno aveva notato.
Atreo gli chiese, stupito :<<Sei un pretendente ?>>
<<Sì, mio signore.>>
<<Ma sei più vecchio di me !>>
<<Questa è un'infamia !>>
Il vecchio, offeso, se ne andò. Nessuno seppe più nulla
di lui. Si fece avanti un giovanotto tarchiato.
Disse ad Atreo :<< Mi chiamo Peleo e con il tuo permesso, inizierei
a declamare.>>
<<Bene ! Si vede dal viso che sei un giovane intelligente. Procedi
pure.>> rispose Atreo ma pensò :<< Dalla faccia sembra
un perfetto idiota.>>
Peleo srotolò la sua pergamena.
Declamò :<<
Mia leggiadra principessa
la tua vista mi appassiona
la mia mente ha manomessa
dall'amore che gli dona >>
<<Ahia ! C'è qualcosa che non va.>> disse qualcuno.
<<Intendevo dire >> spiegò Peleo <<che la mia
mente è manomessa dal sentimento di amore che provo alla vista
della principessa.>>
<<Incredibile.>> mormorò qualcunaltro.
Tetide fece cenno di no con la testa.
Atreo disse :<< Mi spiace. Non va. Avanti il prossimo.>>
Il giovane con la mente manomessa scomparve tra la folla.
Giunse il giovane artista e poeta. Fece un inchino ad Atreo, uno a Tetide
e un altro solo perché gli andava di farlo.
<<Mi chiamo Acroneo, mio signore e ti porto i miei rispetti.>>
<<Ma sei un pretendente di Tetide ?>> chiese Atreo, tanto
per andare avanti.
<<Sì, mio signore.>>
<<E allora coraggio, Acroneo, sentiamo i versi d'amore.>>
Acroneo srotolò la sua pergamena e iniziò a declamare.
<<
Mia dolce Tetide
il mio cuore ti appartiene
le altre cose sono stupide
al tuo confronto ogni bellezza sviene
da quando ti vidi
pensai alla fortuna
perché se sorridi
rubi il posto anche alla luna
la tua inconsueta grazia
supera ogni confine
sarebbe una disgrazia
se non fosse giudicata sublime.>>
<<E' lui ! E lui !>> gioì Tetide.
Atreo fece una piroetta.
Disse :<< Vince la gara Acroneo. Festeggiamo.>>
Olimpia osservò :<< Che cosa stupida !>>
<<Già. Eppure conquistare il cuore di una donna con i versi...>>
stava dicendo Corilo.
Olimpia si voltò, interessata.
Il chiasso della folla coprì il resto della frase. Acroneo fu
preso in trionfo dagli altri giovani, picchiato, rapito e fatto sparire.
Atreo guardò tra la calca :<<Che fine ha fatto, Acroneo
?>>
I giovani, in coro, risposero :<< Sparito !>>
<<Oh, allora la gara prosegue. Avanti il prossimo.>>
Tetide, un po' scontenta, tornò al suo posto. Agamennone si alzò
dal suo posto, con sorpresa di tutti. Xena strabuzzò gli occhi.
<<Sono io il prossimo, padre.>> affermò Agamennone.
<<Perché ?>>
<<Perché vengo dopo il precedente.>>
<<Questo l'ho capito. Ma perché vuoi sposare tua cugina
?>>
<<I miei versi d'amore non sono dedicati a Tetide ma a Xena, la
principessa guerriera.>> disse, indicandola.
Tutti si voltarono verso di lei.
Xena disse tra sé :<< Maledetto.>>
<<E voi cosa guardate ?>> gridò Xena a tutti quelli
che si erano girati.
Impauriti, si voltarono di nuovo verso Agamennone.
Srotolò una pergamena.
Iniziò a leggere :<<
Xena principessa guerriera
il mio cuore hai conquistato
non so più dov'era
la mia vita hai cambiato>>
<<Strani versi, figliolo. Del resto per uno che deve morire...>>
intervenne Atreo.
<<Cosa, padre ?>> chiese Agamennone, cadendo dalle nuvole.
Xena corse verso il palco.
Gridò :<< Smettila immediatamente.>>
Agamennone sorrise e si preparò ad accoglierla a braccia aperte.
Xena gli diede un pugno in faccia. Il re fece un volo di qualche metro.
Atreo chiese a Xena :<< E' morto ?>>
Xena rispose :<< Se continua a darmi fastidio, sì.>>
Menelao digrignò i denti per la rabbia :<< Maledetta !
Con lei in mezzo, gli uomini di Medo non possono attaccarlo. L'unica
speranza è che accada qualche avvenimento inaspettato che rubi
l'attenzione di Xena.>>
Olimpia e Corilo si fecero largo tra la folla. Raggiunsero Xena sul
palco.
Tetide disse, impaziente, ad Atreo :<<Allora, zio, continua la
gara ?>>
<<Volevo vedere se Agamennone moriva.>>
<<Ma perché dovrebbe morire ?>>
<<Dopo il pugno di Xena, mi sembra che abbia battuto la testa
cadendo a terra.>> e aggiunse, deluso :<<E' ancora vivo.>>
Tetide fulminò lo zio con lo sguardo.
Atreo, un po' stanco dopo aver parlato tanto, riprese :<< Andiamo
avanti. Il prossimo.>>
Si fece avanti un tizio dall'aria comune.
Disse, in modo comune :<<Mi chiamo Etone. Sono innamorato di Tetide
e vorrei leggerle i miei versi d'amore.>>
<<Va bene. Fai pure.>> rispose Atreo e pensò :<<Per
gli dei ! Che tizio comune !>>
Etone srotolò una piccola pergamena.
Lesse :<<
Le fonti si confondono col fiume
i fiumi con l'Oceano
i venti del Cielo sempre
in dolci moti si uniscono
niente al mondo è celibe
e tutto per divina
legge in una forza
si incontra e si confonde.
Perché non io con te ?>>
Corilo sobbalzò :<< Ma quella è la mia pergamena.>>
Xena e Olimpia lo guardarono.
Olimpia gli chiese :<< Hai scritto versi d'amore per Tetide ?>>
<<Io ? No !>>
Tetide disse con moderata gioia :<< E' lui ! Guardie, portatelo
qui prima che scompaglia come Acroneo.>>
Creonte prese Etone per un braccio e lo trascinò sul palco. Tetide
prese il tizio dall'aria comune sottobraccio, significativamente.
Atreo, che aveva perso il buonumore, esclamò :<< Dichiaro
terminata la gara e mio figlio è ancora vivo.>>
Un soldato della scorta della principessa srotolò la pergamena
di Etone.
Gridò :<<Quest'uomo è un impostore ! La pergamena
è firmata da un certo Corilo.>>
<<Oh, no !>> pensò Corilo.
Xena e Olimpia lo fissarono, sorprese.
Creonte aggredì Etone gridando :<<Bastardo !>> e
lo cacciò via dal palco.
Menelao sussurrò a Medo :<<Tieni pronti i tuoi uomini.
Sta per succedere qualcosa.>>
<<Vieni, Corilo, avvicinati !>> disse Atreo
<<No, c'è un equivoco.>> rispose, confuso.
<<Non fare il timido.>>
<<Veramente, non ci tengo.>>
<<Guardie ! Uccidete quel vile !>> ordinò Atreo indicando
Corilo e aggiunse, felice :<< Così, si farà un'altra
gara di versi d'amore e forse Agamennone morirà.>>
Tetide disse allo zio :<< Aspetta. Non farlo uccidere. Prima deve
sposarmi. In fondo ha vinto la gara.>>
<<E sia. Rimandiamo l'esecuzione a dopo le nozze.>> sospirò
Atreo.
Corilo fu trascinato dai soldati verso Tetide.
<<Hai la faccia da idiota. Mi sorprende che abbia scritto quei
versi d'amore. Dovevi essere proprio ispirato !>> gli disse la
principessa.
<<Grazie !>> rispose Corilo.
Olimpia disse :<<Non posso crederci.>>
Xena la fissò. Guardò i giovani pretendenti che si precipitavano
verso Corilo per ucciderlo.
<<Bene !>> si alzò Menelao dal suo posto :<<
Medo, è il tuo turno.>>
I soldati di Medo si lanciarono verso Agamennone.
Xena doveva decidere in fretta : salvare Agamennone o Corilo ?
<<Vado io da Corilo.>> disse Olimpia.
Scoppiarono furiose battaglie. Olimpia usò l'asta per combattere
quei giovani che per fortuna non sapevano combattere. Xena afferrò
una sedia e la ruppe in faccia a un avversario. Impugnò la spada
e colpì a destra e a sinistra. Un gruppo di giovani pretendenti
intanto strappò Corilo dall'abbraccio di Tetide e lo aggredì.
La principessa, con indifferenza, si allontanò.
Corilo gridò :<<Ora vedrete.>>
Sfoderando la spada, colpì uno dei suoi aggressori con il gomito.
Si girò per vedere cosa era successo e colpì con la spada
un altro nemico. Olimpia, che aveva messo in fuga un gruppo di giovani
pretendenti, corse ad aiutare Corilo. Agamennone impugnò la spada.
Fece per immettersi nella mischia. Menelao lo fermò, minacciandolo,
a sua volta, con un'altra spada.
<<Allora ci sei tu dietro a tutto questo.>> esclamò
Agamennone, scandalizzato.
<<Esatto.>>
Menelao si preparò a trafiggere il fratello. Il cerchio rotante
di Xena ruppe la lama della spada di Menelao. Tutto sembrò tornare
alla normalità.
<<E' finita.>> disse Xena a Menelao.
Quest'ultimo fu arrestato e portato via.
Xena raggiunse Olimpia e Corilo, per assicurarsi che stessero bene.
Atreo corse verso Agamennone.
<<Figlio mio ! Figlio mio !>>
<<Padre.>>
<<Ma... sei ancora vivo ?>>
<<Sì, padre.>>
<<Ma tu guarda ! Va bene... sarà per la prossima volta.>>
Agamennone si avvicinò a Xena.
<<Grazie di avermi salvato la vita.>>
<<Cerca di essere un buon re.>>
<<E riguardo ai miei versi d'amore ?>>
<<Non nominarli più in mia presenza.>>
Agamennone si allontanò, spaventato.
Tetide, in lontananza, passeggiava a braccetto di Creonte. Xena, Olimpia
e Corilo li fissarono, stupiti.
Tetide disse al suo compagno :<< Proprio ciò che mi mancava
era un soldato per marito.>>
Creonte era felice.
Xena osservò :<< Quella Tetide non cambierà mai.>>
Olimpia tirò il naso a Corilo.
<<Ti metti sempre nei guai.>>
<<Non è colpa mia. In realtà quei versi d'amore
erano per te...>>
<<Per me ?>>
<<..per tenere allenata la mente. Ve l'ho detto che sono un'artista.>>
Xena sorrise. Corilo se ne accorse e arrossì.
E mentre i tre eroi lasciavano Micene, Corilo si sentì in dovere
di allietare il viaggio con la sua canzone :<<
Sono un guerriero Detto il magnifico
Sono un gran girovago
Se incontro il nemico Certo lo combatterò
Con la mia splendida
Splendida spada
Vittoria -- vittoria io avrò>>
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