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ALTEA

di Cry

PS:Questa fanfiction è nata da un fatto che mi è capitato;
la vorrei dedicare alle persone che amiamo ma che non ci sono più…
personalmente la dedico a mia madre.

…nasce e cresce, poi finisce e se tradisce,
ti sarà chiaro che, la vita non è un film…
Articolo 31


-No! Non è lei che hai visto! Ti stai sbagliando!
-Vorrei che non fosse così, mi dispiace ma, l'ho vista con i miei occhi…
-Kenji, ascoltami conosco Xena più di quanto conosca me stessa, lo sentirei se le fosse successo qualcosa, non si fa colpire se non è lei a volerlo… (…se mi rimanessero trenta secondi di vita è così che vorrei viverli, guardandoti negli occhi…) lei… lei sta bene quindi ora vado a cercarla!
(Non ascoltare i suoni ma quello che sta dietro i suoni…)
Gabrielle chiude gli occhi e cerca di capire "dove" ascoltare, non le riesce, tutto quello che sente è silenzio, quel silenzio che chiude una battaglia. Sente solo l'eco delle ultime parole dell'amica (ora più che mai, voglio che tu sappia tutto ciò che so…), e sente la sua testa sempre più pesante; l'unica cosa che vuole fare è continuare a cercarla.
-Non puoi avermi fatto questo, sono sicura che sei qui intorno e ti troverò…
Davanti a lei incontra Harukata, sì lui deve sapere qualcosa, dovevano combattere insieme quella battaglia.
-Harukata! Sto cercando Xena, l'hai vista? Dev'essere qui intorno…
Harukata la guarda con compassione…
-L'hanno portata via, Morimoto l'ha fatta trasportare probabilmente al suo accampamento… come suo trofeo…
Anche lui sosteneva che Xena era morta… morta… morta…
-No! Lei è viva! Non mi avrebbe mai lasciata sola senza una valida ragione! Che senso ha farsi ammazzare!
-Era l'unico modo per uccidere Yodoshi e liberare le quarantantamila anime che per colpa sua sono morte a Higuchi… e lei ha accettato di morire pur di liberarle.
-Cosa?!
-Poteva affrontare Yodoshi solo nel suo stesso mondo, quello dei morti.
-Ma quelle trentamila persone… lei cosa c'entra?
-Sono morte tentando di spegnere il fuoco che lei aveva appiccato per difendersi dall'assalto della popolazione che non voleva onorasse la morte di Akemy.
-Ma non l'ha fatto di proposito è stato un incidente!
Gabrielle rimase immobile a fissare Harukata con occhi pieni d'odio e disperazione contemporaneamente.
-Devo trovarla!
-Non puoi andare da Morimoto, ti ucciderà!
Ma Gabrielle si allontana da lui per andare all'accampamento di Morimoto.
Quando giunge all'accampamento si trova davanti il corpo di una donna decapitato, sembrava proprio il corpo di Xena. Quella scena le provoca un malore, s'inginocchia a terra aspettando forse che qualcuno la raggiunga da dietro la schiena e le faccia la stessa cosa che hanno fatto con Xena. Dopo pochi secondi, infatti, accanto a lei compare Morimoto che le punta una spada. Gabrielle si alza lentamente vede l'uomo che ride di fronte a lei ma non reagisce;
-Voglio la testa della mia amica!
Morimoto le dice che se la vuole, deve guadagnarsela affrontandolo in duello.
-D'accordo!
Quando Morimoto si avvicina a Gabrielle con uno scatto la ragazza si sposta girandosi di lato e colpendo Morimoto alla schiena con l'impugnatura della sua spada. L'uomo cade a terra con la lama della spada di Gabrielle puntata alla gola:
-Hai vinto! Ora dovrai uccidermi… o te ne manca il coraggio?…
Gabrielle lo colpisce al volto facendogli perdere i sensi. Prende la testa dell'amica e il suo corpo per darle degna sepoltura, affinché potesse riposare in pace.
-Quando credevi di aver perso me, hai intrapreso un viaggio nel regno dei morti pur di trovarmi… io sono una codarda; accetterò di sopravvivere con il tuo ricordo sempre con me, non ci sarai che tu…

-Ve lo chiedo per l'ultima volta, è meglio che mi lasciate in pace!
-Sì, forse è meglio, non vogliamo che tu ci faccia del male… Addosso!!!
-Li avevo anche avvertiti…
Quattro uomini stavano combattendo contro una donna, sembravano in difficoltà ma Gabrielle decise in ogni caso di dare una mano alla donna e dopo pochi istanti furono tutti sconfitti…
-Conosco questi uomini, anche con mille sconfitte non hanno intenzione di cambiare maniere.
-Probabilmente non hanno alternative, c'è chi nasce per combattere e chi per vivere in pace… In ogni modo non avevo bisogno del tuo aiuto…
Quella donna apparve piuttosto scontrosa nei confronti di Gabrielle, la quale non se la prese:
-Infatti…, me ne stavo andando.
Detto questo si girò per andarsene, ma la donna che poco prima l'aveva praticamente rimproverata per averla aiutata, colpita dalla reazione di Gabrielle, la chiamò:
-Scusami!
Gabrielle si voltò verso di lei e la donna continuò:
-Sono stata una maleducata, ti chiedo scusa… il mio nome è Altea.
-Gabrielle…
-Ti devo ringraziare, hai messo a repentaglio la tua vita per aiutarmi
-L'importante è che sia tutto a posto ora, a loro basta trovare qualcuno solo nel bosco per avere la scusa per derubarla… Ho visto come ti battevi, hai ragione a dire che non avevi bisogno d'aiuto, sei davvero brava!
-Non è mia intenzione essere brava a combattere, ciò che voglio è solo sopravvivere.
(sopravvivere…)
Quella parola riportò Gabrielle a quel giorno, alle ultime parole che aveva pronunciato mentre seppelliva il corpo di Xena, rimase immobile per alcuni istanti poi balbettò:
-Già…
-Ho forse detto qualcosa di sbagliato?
-No, stavo… solo pensando.
-Io ero diretta a Cirra, se anche tu eri diretta lì potremmo fare un pezzo di strada insieme.
Gabrielle non voleva accettare, non per Altea, la trovava una gran persona, ma non aveva più intenzione di condividere niente con nessuno, forse un pezzo di strada con qualcuno era quello che le ci voleva:
-Non so, ma dopotutto sono diretta anch'io lì… va bene.
Altea vede Gabrielle piuttosto dubbiosa ma finge di non accorgersene, Gabrielle la incuriosiva molto, non le aveva mai sorriso, ma non era certo una persona scontrosa. I suoi occhi erano spenti, e la sua voce dura. Eppure era sicura che doveva essere dolce e molto buona, poi desiderava parlare con qualcuno, dopo tanti giorni passati da sola.
-Bene! Possiamo andare.

Durante il cammino Gabrielle non aveva molto da dire, nonostante una nuova conoscenza solitamente incuriosisca la maggior parte delle persone, la cosa sembrava non interessare Gabrielle.
Per Altea invece ogni scusa era buona per aprire un discorso che poi non faceva altro che disperdersi nel vuoto.
-Forse i miei discorsi ti annoiano, probabilmente io stessa ti sto annoiando… Se non vuoi la mia compagnia posso andarmene da sola…
Gabrielle l'interruppe:
-No! Credo di essere io quella noiosa, ti chiedo di scusarmi, solo che… è da molto tempo che non "parlo" con qualcuno, o almeno nel vero senso della parola. Quando non si parla da molto tempo poi non si sa più cosa dire…
- Io penso che "Una persona che parla poco ha molto da dire"
Gabrielle accenna ad un sorriso:
-Tempo fa adoravo scrivere, avrei certamente aggiunto questa frase sulle mie pergamene.

Quella giornata stava volgendo al termine, il sole si stava avvicinando all'orizzonte:
-Credo che sia meglio trovare un posto dove dormire.
-Sì, è da un po' che sento un ruscello scorrere, forse sarebbe una buona idea metterci sulla riva, prendiamo qualche pesce, odio dormire a stomaco vuoto.
Con un po' di malinconia Gabrielle le risponde:
-Non me la cavo bene con la pesca.
-Non c'è problema, posso pensarci io, se tu ti occuperai della cucina!
-Forse è meglio… vado a prendere della legna.
Mentre raccoglieva la legna pensava a quello che stava succedendo; lei in compagnia di una donna che non era Xena, non lo voleva, no, la sua vita era irrimediabilmente legata a quella di Xena e Altea era solo un'intrusa. Ma non era quello il motivo che la stava turbando, il fatto è che le sembrava una gran persona, era buona e saggia, sapeva combattere molto bene, insomma, le ricordava Xena. Anche se lei tentava di allontanare quel pensiero, non le era possibile farlo. Non appena sarebbe tornata le avrebbe detto che le loro strade dovevano dividersi, non le avrebbe spiegato il motivo. Sì, era la cosa migliore per lei. Ora però ciò di cui aveva bisogno erano alcuni esercizi con la spada; chiuse gli occhi e si lasciò immergere nei ricordi, s'immaginò Xena e eseguiva i suoi movimenti, dapprima lentamente poi sempre con più energia finché non si fosse stancata. Dopo alcuni istanti sentì qualcuno avvicinarsi, riaprì gli occhi e si diresse con la spada in mano dove provenivano i rumori. Con sua sorpresa era Altea:

-Non era mia intenzione disturbarti e neppure spiarti, ti stavo cercando poi mi ha incuriosita guardarti; ti muovi bene, sei bravissima! Riesci a farlo con qualcuno davanti? Magari con me, basta che io ti dica dove colpisco e vediamo se riuscirai a bloccarmi.
Gabrielle le rispose timidamente:
-Non so se sia una buona idea…
-Dai, chiudi gli occhi!
Gabrielle chiuse gli occhi come le aveva chiesto Altea.
-Ti colpirò sulla tua destra, fai attenzione
Altea bloccò la lama della sua spada sulla spalla di Gabrielle.
-All'inizio è difficile ma sono sicura che insistendo un po'… Dai, ora sulla sinistra, nello stesso punto.
Questa volta riuscì a bloccare il colpo di Altea, intuì il momento giusto:
-Sapevo che avresti imparato in fretta.
Continuarono così per alcuni minuti, poi Altea le chiese di concentrarsi maggiormente:
-Puoi capire dove sto per colpirti se riuscirai a "sentire" il mio movimento.
Gabrielle cercò di concentrarsi maggiormente, cercò di materializzare davanti a sé qualcuno, all'inizio fu un guerriero, poi l'immagine divenne quella di Xena. Rimase immobile mentre Altea la colpì sul collo, quando riaprì gli occhi per alcuni istanti quella che aveva davanti non era Altea:
-Xena!!!
Aveva gli occhi sbarrati, guardava qualcuno che non era lì davanti a lei. Quando si rese conto di quello che era successo guardò di nuovo Altea:
-Ma tu chi sei… Chi sei!!!
Corse via, scoppiò in un pianto a dirotto, si accovacciò su se stessa stringendosi le ginocchia al petto. Quando Altea la raggiunse le si avvicinò lentamente, le poggiò una mano sulla spalla e… istintivamente, l'abbracciò carezzandole i capelli. Gabrielle cercò debolmente di allontanarla ma Altea non voleva che si liberasse dalle sue braccia, in qualche modo sapeva che le avrebbe fatto bene. Infatti pochi istanti bastarono a Gabrielle per calmarsi, si sentiva di nuovo protetta…
-Io…
Altea l'interruppe:
-No, non dire niente, ora ti preparo qualcosa poi ce ne andiamo a dormire, è già abbastanza tardi
-Non ho più fame…
Altea la guardò dritta negli occhi con sguardo dolce; quella ragazza le emanava tenerezza…

Quando Gabrielle si svegliò la mattina seguente vide Altea che stava tagliando della frutta a fette; sarebbe stata la loro colazione. Quando Altea la guardò, Gabrielle rimase bloccata, come se temesse qualcosa.
-Ti senti meglio questa mattina?
Ma non ebbe risposta, c'era un clima talmente teso, l'aria sembrava irrespirabile. Altea capiva che doveva dire qualcosa. Forse non era il momento, forse sì, quale momento migliore… ma fu Gabrielle la prima a parlare:
-Altea… devo farti le mie scuse per ieri sera…
-No! Cosa stai dicendo puoi scusarti per qualcosa che fai di proposito, non per i sentimenti che provi… quelli sono loro a controllare noi…
Poi quello che Altea voleva dire si dissolve, come in un vuoto di memoria:
-…Mangiamo ora…
Gabrielle le sorride come per ringraziarla. E dopo aver mangiato continuarono il cammino. Durante il cammino Gabrielle sembra molto più disponibile nei confronti di Altea:
-Tu di dove sei?
-Stagira! Sono nata lì e lì ho vissuto fino a non molto tempo fa, aiutavo mio padre, coltiva un pezzo di terra. Ho una sorella, lei si è sposata non molto tempo fa, ed ora sono in tre ad occuparsi di quella terra.
-Perché te ne sei andata?
-Perché?! Bhe, questa è una bella domanda, ancora non so risponderti. Non mi ha mai sfiorato l'idea di lasciare tutto così, la mia vita era semplice… poi tutto è cambiato…
-Cambiato?!
Domandò Gabrielle piuttosto perplessa.
-Sì, così da un giorno all'altro! Non so per quale motivo ma un giorno ho impugnato la spada ed è stato come se l'avessi sempre usata; eppure non ne avevo mai presa in mano una! Rinnegavo la violenza. Ma non era solo quello, qualcosa forse una forza, mi diceva che dovevo fare qualcosa. Non so neppure cosa, l'unica soluzione che ho trovato è stata quella di partire… così…
-E' molto strano quello che hai detto, forse una volta non ti avrei creduta, ma ora non credo tu menta… c'è un motivo che ti spinge a Cirra?
-Ho sentito delle voci secondo le quali i loro cittadini sono vittime da giorni di predoni che pretendono da loro compensi per niente: Tu invece?
Gabrielle fu evidentemente colpita dalle affermazioni di Altea.
-No, io ero diretta… a Potidea, lì sono nata… Sei disposta a mettere a repentaglio la tua vita per qualcuno che non conosci?
-E' più importante per chi combatti o la ragione per cui lo fai? Ci sono cose per cui vale la pena morire… possono anche essere poche persone ma l'importante è sapere cosa è giusto ed agire di conseguenza.
(Ci sono cose per cui vale la pena morire)
Questa frase… quando erano intrappolate in un mondo parallelo dove Xena era regina di Roma e lei una famosa poetessa, di nuovo coincidenza? No, non doveva pensarci, così le rispose:
-Già…
-Anche tu combatti; cosa ti spinge a farlo?
-No, io non combatto, lo facevo, ora me ne vado in giro, chiedendomi ogni giorno cosa sia giusto e cosa no.
-Eppure hai voluto proteggermi da quei briganti
-E' stato un caso che foste lì, non potevo stare a guardare.
-Credo che spesso la vita sia molto meno complicata di come pensiamo. Per quanto mi riguarda esiste il male e il bene, una cosa è sbagliata e l'altra è giusta, non ci sono "ma", "forse".
Gabrielle la guardò come per annuire, poi continuarono il loro cammino. Quando arrivarono a Cirra entrarono in una taverna sperando di trovare informazioni, quando un uomo, evidentemente un guerriero chiese loro cosa ci facessero in quel posto. Altea gli rispose con tono duro che la cosa non lo riguardava ma il guerriero rispose:
-Sì cara fanciulla, la cosa mi riguarda e come. Se volete trattenervi per alcuni giorni in questa città dovete pagare un compenso.
Altea strizzò l'occhio a Gabrielle intendendo che avevano trovato ciò che cercavano.
-Ah, davvero? E a chi dovremmo questo compenso?
-A Eurito, signore di Cirra.
-Ah, e dove possiamo trovare questo… Eurito?
-Non vi riguarda, piuttosto tirate fuori gli scudi o dovrete andarvene.
Detto questo estrasse la spada come per minaccia. Altea fece lo stesso, vi fu un combattimento tra i due che si concluse con l'uomo a terra e la lama di Altea puntata alla sua gola:
-Ora mi vuoi dire dove posso trovare questo "signore di Cirra"?
Ma l'uomo non rispose così Altea dopo aver dato uno sguardo veloce a Gabrielle, colpì con le dita un punto sul collo dell'uomo che cominciò a perdere sangue dal naso e sembrava soffocare.
-Ti consiglio di parlare.
-In fondo a questa strada… in una costruzione in pietra…
Altea rifece quella mossa e l'uomo si riprese, poco prima di ricevere un pugno in pieno viso che gli fece perdere completamente i sensi. Altea non sapeva come avrebbe reagito Gabrielle nel vederla fare quella mossa, così, come se distratta da mille pensieri le disse:
-Andiamo!
Gabrielle non le rispose ma la seguì, dopo pochi istanti:
-La mossa che hai usato con quel soldato… te l'ha insegnata qualcuno?
Altea non riusciva a trovare una risposta che avrebbe potuto soddisfare Gabrielle, così si fermò e si voltò verso di lei; la guardò dritta negli occhi, il suo sguardo era pieno di dolore e gioia, mischiati l'uno con l'altro.
-Si, Gabrielle, me lo ha insegnato qualcuno, ma ora è meglio pensare ad Eurito; te la senti? Non sei obbligata a seguirmi…
-Io vengo con te!
-"Sapevo che avresti risposto così"
(Sapevo che avresti risposto così)
No, non era, non poteva essere una coincidenza, quella frase l'aveva detta Xena prima di entrare a Higuchi; Altea sapeva qualcosa che non le voleva dire, almeno fino a quel giorno.
Quando trovarono la casa che aveva detto il soldato non videro nessuno all'entrata, così decisero di fare irruzione. Dentro vi trovarono cinque uomini e l'uomo seduto al centro non poteva che essere Eurito. Vista l'irruzione, due uomini si fecero contro le due donne ma furono presto messi a terra. Poi fu la volta degli altri due, per un istante di distrazione Gabrielle è colpita e cade a terra, ma in un attimo Altea riesce a sconfiggerlo, allunga una mano a Gabrielle così che possa rialzarsi velocemente, infatti così fu.
-Poso chiedervi il motivo di tale visita?
Domandò Eurito.
-Certo! Vogliamo che lasci in pace questa gente e ti allontani da Cirra immediatamente.
-Altrimenti?
Fece l'uomo con tono quasi ironico.
-Altrimenti te la vedrai con me!
L'uomo si alzo in piedi con la spada in pugno e attaccò Altea. Il combattimento durò un po', Gabrielle rimase a guardare, come faceva il più delle volte con Xena. Alla fine Altea ebbe la meglio e l'uomo se ne andò a gambe levate.
I cittadini di Cirra le ringraziarono offrendogli del denaro e del cibo. Accettarono solo il cibo e se ne andarono.
Gabrielle sembrava non voler parlare di niente in quel momento, tutti i suoi sentimenti erano in subbuglio, pensava solo al modo di combattere di Altea, al suo modo di essere… del tutto uguali a quelli di Xena…
-Gabrielle! Io ti devo parlare…
Ma Gabrielle, con la voce rotta da una forte emozione l'interrompe…
-No, per favore, ora non ho voglia di parlare di niente, mi sento piuttosto stanca.
Disse quelle parole senza guardarla negli occhi.
-D'accordo.
Le rispose Altea turbata. Gabrielle se ne andò a dormire, mentre Altea decise di fare una passeggiata nel bosco. Non sapeva cosa fare. Non aveva detto tutta la verità a Gabrielle, non le aveva detto che poteva vedere lo spirito di Xena, che le aveva chiesto di aiutarla, di occupare il posto che lei aveva lasciato vuoto.
-Xena, lei sta male, non so come comportarmi…
Xena le rispose:
-Neppure io, questa volta non so come uscirne, non ho mai saputo trattare con i miei sentimenti, figuriamoci con quelli degli altri…
-Xena… non credo sia la cosa migliore dirle la verità, temo che potrebbe peggiorare le cose; tu non sarai mai più al suo fianco.
Gli occhi di Xena sembrarono assenti per qualche secondo, stava pensando:
-Questa è la realtà, hai ragione, non posso illuderla, se sa che tu puoi vedermi potrebbe essere una gioia ora, ma un dolore ancora più grande dopo… sto giocando con i suoi sentimenti… no, lei deve abituarsi all'idea che io non ci sono più, è forte, ce la farà. Dobbiamo aiutarla ad accettare la realtà così come sta.
-Ma cosa possiamo fare, temo di aver perso la sua fiducia.
-Ti farò sapere al momento, per ora assecondala.

Il mattino seguente Gabrielle si svegliò molto presto, era nervosa, così decise di fare qualche esercizio con la spada, voleva migliorare… doveva migliorare. Ma doveva anche chiarire le cose con Altea… chi era in realtà? Non era un caso se l'aveva incontrata, Altea l'aveva voluto, lei sapeva benissimo chi fosse… ma questi pensieri le appesantivano la testa:
-No, non devo pensarci, ciò che dovrà avvenire avverrà…
Così continuò i suoi esercizi. Altea si svegliò:
-Buongiorno! Ti stai allenando?
-Sì, sono piuttosto nervosa questa mattina…
-Ah, mi dispiace… forse…
Ma Gabrielle l'interruppe:
-No! Non mi va di parlare! Non so chi tu sia e sinceramente non voglio saperlo! Ma so che tu sai molto di me. Se non mi stai prendendo in giro desidero che, al prossimo villaggio che incontreremo, le nostre strade si dividano!
Altea fu colpita da quella reazione, capiva che non era il caso di rispondere, così la guardò in segno di assenso sussurrando un timido:
-Se è ciò che vuoi…
-Sì.
Il giorno dopo arrivarono a Delphi, mangiarono in una taverna. Nessuna delle due aveva proferito parola con l'altra, solo con l'oste, per il pranzo. Gabrielle era triste, glielo si leggeva benissimo in faccia, ma anche dura, decisa… o piuttosto sfiduciata. Era una persona che aveva perso tutto quello in cui credeva.
Altea prese la parola:
-Non sempre rimangono con noi… le cose che amiamo di più, spesso siamo destinate a perderle. Gabrielle, affrontare il dolore con la rabbia non è la cosa giusta…
Gabrielle rimase ferma qualche istante poi, con sorpresa di Altea le rispose:
-Tu cosa fai quando tu fanno un torto, l'accetti o ti arrabbi?
-Nè l'una né l'altra: reagisco. La rabbia spesso rende ciechi.
-Cosa puoi saperne tu?
-Ho conosciuto una persona che ha provato il tuo stesso dolore, lei non ha mai perso la speranza e soprattutto, non ha perso la sua sensibilità. Ha continuato a lottare per la sua felicità e per quella degli altri.
-L'ha ritrovata la felicità?
-…Non ancora.
Si alzarono dal tavolo per uscire dalla taverna. La giornata era splendida, il sole illuminava il villaggio, sembrava abbracciare chi stava sotto i suoi raggi.
-Va bene, ora è meglio che ci separiamo.
Disse Gabrielle, diede un ultimo sguardo ad Altea poi s'allontanò a testa bassa. Fece pochi passi e si voltò per tornare indietro:
-Sto fuggendo, sto fuggendo da qualcosa che mi spaventa, sono una vigliacca…
Rimase per qualche secondo in silenzio davanti ad Altea, la quale capiva che non era ancora il momento di fare qualcosa. Forse era proprio così, Gabrielle non aveva bisogno d'aiuto, solo di qualcuno che stesse lì accanto a lei quando ne aveva bisogno…
-Per tanto tempo ho desiderato incontrare qualcuno che le somigliasse, sognavo d'incontrare qualcuno che l'avesse conosciuta come l'ho conosciuta io… ora che l'ho trovata ho capito che stavo sbagliando. Le persone quando se ne vanno lasciano in noi il loro ricordo, con esso dobbiamo andare avanti… non rinchiuderci in noi stessi… vorrei che non te ne andassi, perdonami…
-Vieni qui.
Le due ragazze si abbracciarono.
Non avrebbero condiviso per molto tempo il cammino insieme, ma ora Gabrielle era di nuovo felice.
Altea salutò definitivamente lo spirito di Xena, che era in pace ora.





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