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Ares/Marte



ARES, figlio di Zeus e di Era, era dio - o meglio, demone - della guerra. Benché membro della famiglia divina dell'Olimpo. Gli altri dei, compreso il padre Zeus, lo snobbano per il suo carattere turbolento e litigioso. Quando nella lotta fra Greci e Troiani, alla quale Ares partecipò a fianco di questi ultimi, sia pure senza motivi ideali, Diomede con l'aiuto di Atena ferì Ares, questi, prorompendo per il dolore in un urlo risalì all'Olimpo per lagnarsi con Zeus, senza trovare comprensione. Zeus infatti lo apostrofa: Fazioso incostante, e a me fra tutti i Celesti odioso. E risse e zuffe e discordia e battaglie, ecco le care tue delizie! e, in modo poco galante, aggiunge: Trasfuso in te conosco di tua madre Giunon l'intollerando inflessibile spirito, a cui mal posso pur colle dolci riparar. (Iliade, V).

Ares è il solo dio che in un duello con un suo pari venga sconfitto(Iliade), e non è a caso che sia Atena a compiere l'azione, anche Atena è dea della guerra, ma incarna l'eroismo intelligente in contrapposizione alla sanguinaria brutalità di Ares. Infatti, nessun eroe lo invoca, benché, come dice Omero, gli Achei vengano chiamati suoi schiavi. Anche i compagni di Ares, che lo accompagnavano in guerra, sono tutt'altro che simpatici: sono Eris (la Discordia), Deimos (il Terrore) e Fobos (la Paura), questi ultimi due figli suoi, avuti da Afrodite. Perchè, nonostante tutto, Ares riuscì a conquistare le grazie di Afrodite, dea della bellezza e dell'amore e regolarmente coniugata col dio Efesto. Da lei ebbe, oltre ai summenzionati Deimos e Fobos, anche una prole più simpatica: Eros, Anteros e Armonia.

Ad ogni modo, il tradito Efesto si prese la sua vendetta: con invisibili catene legò Afrodite e Ares, offrendo il loro amplesso amoroso allo scherno degli dei, racconto col quale Demodoco intrattiene i Feaci e Ulisse (Odissea, VIII). Esporre Ares all'imbarazzo e alle risate è un altro segno della scarsa simpatia di cui godeva quel dio. Ed è altrettanto significativo che a trarlo da quella situazione penosa sia Poseidone, che nemmeno lui viveva nei migliori rapporti con gli altri dei olimpici, preferendo l'esistenza appartata, negli abissi marini. Tuttavia, nemmeno fra Poseidone e Ares i rapporti furono sempre sereni. Allirozio, figlio di Poseidone, aveva tentato di usare violenza ad Alcippe, figlia che Ares aveva avuto dalla ninfa Eurite, e Ares, senza pensarci su, uccise Allirozio. Poseidone allora citò Ares davanti ad un tribunale composto di dodici dei, ma quella volta Ares si difese così abilmente da essere prosciolto con formula piena. Secondo la leggenda, il processo si sarebbe svolto su una collinetta di Atene, che poi, in memoria del fatto, venne chiamata Areopago e divenne, con questo nome, il tribunale supremo degli Ateniesi. Il culto di Ares non fu mai molto popolare, salvo che a Sparta e a Tebe. Gli altri Greci erano troppo raffinati per trovare di loro gusto un dio tanto irrazionale e demoniaco. Ad Atene gli era consacrato soltanto il suddetto Areopago. Erano sacri ad Ares il cane e l'avvoltoio; i suoi attributi erano la lancia e la fiaccola. I Romani lo equipararono al loro dio Marte , senza che però si possa parlare di una completa identificazione. A lui era dedicato il mese di marzo, a cui dava il nome, e proprio lui era considerato il padre di Romolo, leggendario fondatore di Roma e per questo padre di tutti i romani. Venne denominato dall'imperatore Augusto Ultor ("vendicatore") dopo la propria vittoria sugli assassini di Giulio Cesare.





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