L'URLO
DI XENA SPAVENTA ANCHE L'ORIENTE
di Paolo Motta
Solitamente
si pensa a Matrix come all'opera che ha portato in Occidente quelle
scene di combattimento, ispirate al cinema hongkonghese, con gli attori
che camminano sui muri e che, quando saltano, volano letteralmente per
aria. In realtà molto prima che il kolossal fantascientifico
dei fratelli Wachosky uscisse, esistevano già due produzioni
a basso budget che presentavano sequenze del tipo appena descritto.
Si trattava dei telefilm Hercules e Xena. Il loro produttore, Rob Tapert,
era ed è un convinto estimatore del cinema orientale, sia esso
cinese o giapponese. Basta guardare l'episodio Hercules e il Mercante
di Schiavi per vedere sequenze che sembrano anticipare La Tigre e il
Dragone di Ang Lee.
Cinefilo, le cui conoscenze spaziano dai classici hollywoodiani ai più
oscuri B-movie, Tapert ha fatto delle sue serie TV, un labirinto di
citazioni che svariano dalle produzioni "blasonate" come Spartacus
di Stanley Kubrick, ai film mitologici nostrani, dalle commedie brillanti,
dai telefilm di fantascienza, agli spaghetti- western, fino al cinema
religioso. Non potevano quindi lasciarsi sfuggire qualche capatina in
Estremo Oriente: già nel film TV Hercules e la Città Perduta,
Kevin Sorbo e Renèe O'Connor (qui nelle vesti di Deianira anziché
in quelle di Olimpia) si trovano inghiottiti da un serpente marino.
La scena però non vuole omaggiare Pinocchio e il suo pescecane,
come qualcuno potrebbe credere, bensì Storia di Fantasmi Cinesi
2 (A Chinese Ghost Story 2)di Ching Siu-Tung, con i monaci taoisti inghiottiti
da un millepiedi gigante.
La trilogia di Storia di Fantasmi Cinesi (recentemente uscita in cofanetto
anche in Italia ad opera della Eagle Pictures), saga che mescola horror-fantasy,
cappa e spada, humour demenziale e romanticismo, è stata prodotta
dal prolifico Tsui Hark, che molto probabilmente l'ha anche diretta
pur attribuendo il tutto al già citato Ching Siu-Tung. Apre la
trilogia un film incentrato su uno studente che si trova a passare la
notte in un tempio abbandonato. Qui un avvenente fantasma femminile
seduce i viandanti per portarli ad una tragica fine. In realtà
la ragazza- spettro non è che una sfortunata anima prigioniera
di un demone degli alberi che la costringe a procurargli vittime. Come
avrete notato la trama ricorda moltissimo A Friend in Need, seppure
si svolga in Cina anziché in Giappone.
Nel doppio finale di Xena, troviamo moltissimi richiama a Storia di
Fantasmi Cinesi, specie dal primo film (la scena della vestizioni della
Principessa Guerriera con l'abito rosso, il cacciatore di fantasmi armato
di katana, il padiglione sopra il lago con le ragazze che suonano l'arpa,
la fustigazione ad opera del demone) e dal terzo (il giovane monaco
buddista, il richiamo ad elementi tipo l'acqua, il ghiaccio e il fuoco,
Olimpia che viene tatuata dagli spiriti, l'amputazione di un braccio
subita dal demone). Il vecchio zio Rob, però, mette anche molto
di suo nella rilettura del lavoro hongkonghese: elimina gli elementi
comico-grotteschi dell'opera, dà più spessore al personaggio
della ragazza- fantasma e batte molto maggiormente sul tema della redenzione,
laddove il filo rosso di A Chinese Ghost Story, sembrava essere l'incerto
confine tra bene e male, (con la domanda se può uno spettro essere
buono). Tapert inventa poi la bellissima sequenza delle anime che viaggiano
nei corpi di uccelli, presente però solo nel director's cut di
A Friend in Need , e aggiunge anche i riferimenti al teatro giapponese
chiamato kabuki. D'altro canto il film di Tsui Hark è in pratica
un omaggio a La Casa 2 della coppia Tapert-Raimi: gli alberi viventi,
i mostri che salgono dalla cantina, le soggettive di una "entità"
imprecisata che corre tra i boschi vengono tutti dalla pellicola di
Raimi. In pratica con Xena si è solo chiuso il cerchio delle
citazioni.
Qua e là, tuttavia, affiorarono nel finale xenita anche rimembranze
della trilogia di Swordsmen, sempre opera di Hark, nonché de
I Sette Samurai del maestro nipponico Akira Kurosawa. A detta di Tapert
è un'altra pellicola ad essere però all'origine del personaggio
stesso della Principessa Guerriera. Si tratta di The Bride with White
Hair di Ronny Yu, altra produzione hongkonghese che di recente ha ispirato
pure Quentin Tarantino per il suo Kill Bill.
La trama della pellicola diretta da Ronny Yu si potrebbe considerare
una rivisitazione della tragedia di Giulietta e Romeo: abbiamo da un
lato il giovane spadaccino Yi Hang (Lesile Cheung, lo stesso interprete
dei primi due Storia di Fantasmi Cinesi), appartenente agli Otto Grandi
Clan che governano l'impero cinese, dall'altro la bellissima e invincibile
Lien (Brigitte Lin),una guerriera cresciuta tra i lupi e che ora combatte
per conto del guru di un malefico culto, dedito alla magia nera. Tra
i due scoppia un amore travolgente, ma l'opposizione delle due fazioni
cui appartengono finisce per seminare la diffidenza persino tra loro.
Sicuramente il personaggio di Lien ha più punti in comune con
Xena, specie come appare negli episodi di Hercules, The Gauntlet e Unchained
Heart. Entrambe le eroine sono dure guerriere che, poco alla volta,
rivelano il proprio lato umano. La sola differenza è che l'amore,
mentre porterà la condottiera interpretata da Lucy Lawless a
redimersi, spingerà Lien invece a perdersi, diventando un essere
demoniaco, la sposa dai capelli bianchi del titolo.
Sempre da questo film Tapert riprende molti altri elementi. Già
in The Gauntlet, la celeberrima scena della sfida di resistenza che
dà il nome all'episodio, è in pratica ripresa da The Bride
with White Hair. Più avanti in The Debt 1 e 2 la Xena del passato
sfoggia lo stesso look di Lien, apparendo vestita di pellicce e il volto
coperto da un velo. Sempre nella stessa puntata c'è anche un
ennesimo riferimento a A Chinese Ghost Story, con il bacio "subacqueo"
che Lao- Ma dà alla Principessa Guerriera, sebbene nell'originale
se lo scambiavano un uomo e una donna, non due donne. L'idea, invece,
dei due nemici riuniti in un solo corpo, sfruttata in Back in the Bottle
si rifà al personaggio del guru di The Bride
che in realtà
erano due gemelli siamesi. Addirittura in Destiny Xena usa i suoi capelli
come un arma nel combattere un soldato romano, riprendendo un leit motiv
di Lien.
In ogni caso gli autori della serie Xena hanno teso, se si eccettua
il caso di A Friend in Need, a non riproporre mai le trame delle pellicole
loro ispiratrici, facendo così del telefilm non una copiatura
ma un prodotto autonomo.
Anche al di fuori delle sue produzioni TV, Tapert, insieme all'amico
Raimi, ha continuato comunque a mostrare una forte sensibilità
verso il cinema asiatico, cercando di farlo conoscere agli Occidentali:
saranno proprio i due cineasti a produrre la prima pellicola americana
del cinese John Woo, Hard Target, e più recentemente stanno lanciando
un remake dell'horror giapponese The Grudge- Ju On. Quest'ultimo progetto
risulta più interessante di Hard Target che vedeva come protagonista
il poco espressivo Jean-Claude Van Damme. Questa volta, infatti, ci
sono interpreti di valore, fra cui Sarah Micelle Gellar (Buffy), Jason
Behr (Roswell) e Bill Pullman (Indipendence Day). Se si aggiunge che
a dirigere questo remake sarà lo stesso regista dell'originale,Takashi
Shinizu, ci si può aspettare davvero qualcosa di innovativo.
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