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IDENTITA`SEPOLTA


ROMANZO DI A. SCAGLIONI

BASATO SULLA SERIE TV "XENA PRINCIPESSA GUERRIERA"

CREATA DA JOHN SCHULIAN E ROBERT TAPERT

E SVILUPPATA DA R.J.STEWART

Xena and all characters and names related are owned by and copyright © 1995,1996,1997,1998,1999,2000,2001 by MCA Television/Universal Studios.

QUARTO CAPITOLO


Kenneth G. Ballister, Procuratore della citta` e diretto superiore di Jennifer, e` appena arrivato in ufficio, quando l'interfono sulla sua scrivania ronza. Il Procuratore solleva il ricevitore.
-Si?
-Mi scusi, signor Ballister, c'e` la dottoressa Rowles che vorrebbe parlarle. - La voce della sua segretaria e` come al solito molto professionale.
-Va bene, Dorothy. La faccia passare.
-Bene, signore.
Un attimo dopo, Jennifer fa il suo ingresso. Fa parte dello staff della Procura ormai da quasi due anni, ma e` ancora piuttosto in soggezione quando si trova davanti a lui. Ballister e` un uomo a cui piace far pesare la propria posizione sui suoi collaboratori a causa della sua forte personalita`, e questo e` chiaramente percepibile da chi entra in contatto con lui, e soprattutto da Jennifer, specialmente in un occasione simile. Anche se deve ammettere che con lei il suo atteggiamento non e` mai stato particolarmente rigido. A Jennifer e` sempre piaciuto pensare che il freddo uomo politico nascondesse dentro di se` un animo meno insensibile di quanto volesse dare a credere.
Di bell'aspetto, molto curato nel vestire, sedeva dietro la sua scrivania come se vi fosse destinato per diritto di nascita.
-Entri, Jennifer, si accomodi.
Cerca di metterla a suo agio lui, forse comprendendo l'imbarazzo della donna.
La psicologa si siede sulla grande poltrona di fronte e si schiarisce la gola.
-Buongiorno, signor Procuratore.
-Mi dica. Di che si tratta?
-Dell'inchiesta a cui mi ha assegnata ieri.
Il Procuratore fruga in alcuni incartamenti posati accanto a lui.
-Si, vedo. La ragazza ritrovata nel vicolo, con quella mano tagliata vicino. - Poi, alza lo sguardo su di lei.
-Allora? Cosa e` venuto fuori?
-E` una strana storia, signore. La ragazza sembra vittima di un'aggressione, ma deve essere successo qualcosa di piu`.
-Vale a dire?
-Non lo sappiamo ancora di preciso. Lei non ricorda cosa le e` successo esattamente in quel vicolo. Forse e` un effetto della botta che ha preso e che le ha provocato una commozione cerebrale. Ma c'e un fatto. La ragazza, tra parentesi si chiama Joyce Bowers, afferma di aver ucciso suo marito.
Se Jennifer si era attesa una reazione da Ballister rimane delusa, poiche` il Procuratore resta in silenzio ad ascoltarla.
-La polizia si e` recata al suo indirizzo, dove lei affermava trovarsi il cadavere del marito, ma non ha trovato nessuno.
Ancora nessuna reazione. Quell'uomo la sconcerta sempre, ma questa volta Jennifer tace, aspettando una domanda.
-Non ho ancora sfogliato i rapporti, ma sui giornali non ho letto niente in proposito. - dice finalmente Ballister.
-Ho chiesto io alla polizia, e al Tenente Carruthers personalmente, di non divulgare i dettagli alla stampa.
-Come mai?
Eccolo li`, Ballister. Domande secche, pareri rapidi e concisi, lunghi silenzi. Jennifer si era chiesta diverse volte come nel mondo della politica, pieno spesso di chiacchiere a vuoto e di urla, avesse potuto farsi strada un uomo di cosi` poche parole. Ma forse, era proprio per questo, ne aveva concluso.
-Signore, vorrei seguire io il caso. Non so esattamente che ci sia dietro, ma mi sembra una faccenda delicata e l'ultima cosa di cui ha bisogno quella ragazza e` uno stuolo di avvoltoi della stampa che l'inseguano dappertutto, accusandola di chissa` cosa.
-Beh, e qual'e` il problema? Gliel'ho assegnato io, no?
-Si`, ma io - e qui, Jennifer inghiotte saliva piu` rumorosamente di quanto vorrebbe, - vorrei seguirlo in esclusiva. Intendo dedicarmici completamente.
Ballister si alza dalla sua poltrona e le si mette in piedi davanti, fissandola.
-Lei e` un'assistente della Procura, Jennifer, non un assistente sociale. Non posso assegnarla ad un solo caso. E perche` poi? Cos'ha di cosi` particolare?
-Non saprei che risponderle al momento, signore, - dice Jennifer, in cerca disperatamente delle parole giuste per rimuovere quella patina di perplessita` e scetticismo che legge chiaramente negli occhi del suo interlocutore, - ma da quando ho visto quella ragazza… C'e` qualcosa in lei, e io devo scoprire cosa.
Ballister, nel frattempo si e` voltato verso l'ampia finestra, volgendole le spalle, intento all'apparenza ad ammirare lo splendido panorama che si gode dal suo ufficio.
Jennifer resta in silenzio, in attesa di un cenno di comprensione o di diniego da parte sua, mentre quello stato di tensione che avverte dentro di se` si va acuendo.
-Si sa niente dell'arto rinvenuto?
La domanda giunge cosi` improvvisa e inattesa che la donna fatica per un attimo a comprenderne il significato, dopotutto lei non fa parte della sezione investigativa o di medicina legale, ed e` sorpresa che il Procuratore lo chieda proprio a lei.
-No, - risponde alla fine - non ho ancora parlato con Carruthers questa mattina, ma so che i risultati degli esami dovrebbero essere pronti entro oggi.
Ballister resta ancora qualche momento a fissare il paesaggio, quindi torna a sedere sulla sua poltrona.
-Conosceva gia` quella ragazza? - chiede.
-Non l'avevo mai vista prima di ieri.
Il Procuratore la fissa attentamente.
-Lei e` una brava psicologa e un'ottima persona, Jennifer. Da quanto lavora con noi?
-Due anni a giugno, signore.
-Per cui presumo che se mi chiede una cosa del genere, abbia i suoi motivi.
A Jennifer sembra che le sia stato tolto dallo stomaco un masso. Il suo respiro riprende piu` regolare.
-Li ho, glielo assicuro, anche se non saprei dirle quali al momento.
-Va bene. Cerchero` di coprirla per un po`. Diciamo una settimana.
La donna non riesce a nascondere la delusione.
-Non credo che bastera`, signore.
Ballister continua a fissarla con uno sguardo da sfinge.
-Mi dispiace, ma non posso concederle di piu`.
La tensione allo stomaco sta ricominciando a farsi sentire, mentre a Jennifer viene in mente di dover ancora chiedere una cosa importante.
-Allora se non ho alternative, penso che utilizzero` le settimane di ferie che non ho sfruttato quest'anno.
Ballister la guarda perplesso.
-Lei mi stupisce sempre di piu`. E` proprio sicura di…? - inizia, lasciando d'improvviso la frase tronca.
-Si`, signore?
-Niente. - conclude lui, con un'alzata di spalle. - Va bene, d'accordo. Faccia come vuole, ma gradirei che mi tenesse informato su come procede questa vicenda.
-Lo faro`, signore. - risponde Jennifer alzandosi, ma ancora esita. Ballister che sta inforcando le lenti per occuparsi del suo lavoro, torna a guardarla.
-C'e` dell'altro?
-Per la verita`, si`. - La donna raccoglie tutta la sua determinazione. - A proposito del marito. Come le ho detto, probabilmente e` ancora vivo. Quell'uomo l'ha aggredita molte volte e potrebbe volersi vendicare. Cosi` pensavo…
-Pensava? - l'incalza lui.
-…di farla trasferire in una "casa sicura", signore, al momento in cui la dimetteranno.
Ballister ripone gli occhiali sulla scrivania.
-Lei ritiene che la ragazza sia ancora in pericolo?
-E` possibile, signore. In tutti i casi non credo che se la sentirebbe di tornare nel suo appartamento.
-Parenti? Amici?
-Nessuno, signore.
Jennifer comincia davvero a sentirsi a disagio di fronte allo sguardo acuto che il Procuratore tiene fisso su di lei.
-Sa che lei comincia davvero a incuriosirmi, Jennifer? OK, voglio fidarmi del suo istinto. Metto tutto nelle sue mani, ma, mi raccomando, cerchi di tenere questa storia lontana dai giornali. Almeno finche` non avremo capito meglio di cosa si tratti.
-Grazie, signore.
Jennifer fa per congedarsi, ma un cenno di Ballister la blocca.
-Comunque resta inteso che la ragazza sara` sorvegliata dalla polizia.
-Capisco, signore.
-E anche lei stia attenta. Non dimentichi che quella Bowers si e` autoaccusata di un uxoricidio ed e` stata ritrovata svenuta accanto ad una mano mozzata. Credo che ce ne sia piu` che a sufficienza per trattarla con cautela.
-Non credo che lei sia coinvolta in tutto questo, signore.
-Forse. - risponde il Procuratore, tornando a leggere i rapporti sulla scrivania. - Ma comunque non dimentichi il mio consiglio.
Non appena Jennifer e` uscita dall'ufficio, Ballister alza gli occhi dai fogli che stava scorrendo e afferra il telefono interno.
-Signore? - risponde prontamente la voce della segretaria.
-La dottoressa Rowles e` ancora li`?
-No, signore. Se ne e` andata. Vuole che la faccia richiamare?
-No, Dorothy. Mi metta in comunicazione con il Tenente Carruthers, per favore.
-Subito, signore.
Ballister posa il ricevitore e resta pensieroso a fissare gli incartamenti davanti a lui.


Jennifer, uscendo dall'ufficio del Procuratore, ha dovuto resistere alla tentazione di sbattere la porta.
E` abbastanza soddisfatta dell'esito del colloquio, ma per qualche ragione, l'ipotesi che Joyce Bowers possa essere sospettata la manda in bestia. A lei appare cosi` evidente che la ragazza e` solo una vittima, che le sembra impossibile che qualcuno possa dubitarne.
"OK, Jennifer," dice a se stessa, "ora, cerca di mantenerti obiettiva. Farsi coinvolgere emotivamente non e` molto professionale in un lavoro come questo."
Eppure lei sente, sa che Joyce non c'entra niente in quella storia. Si e` soltanto trovata al centro di una serie di circostanze negative, ma se al momento non e` accusata di omicidio e` solo perche` ancora non si e` trovato un cadavere. E poi quella mano… Che diavolo poteva essere successo in quel vicolo? Di chi era? Chi l'aveva mozzata? Era stata usata la spada che Joyce ricordava? Ma chi puo` maneggiare una spada ai giorni nostri, e perche`?
Ma, stranamente, in mezzo a tutti quegli enigmi, la cosa che piu` aveva colpito Jennifer, era il modo in cui era stata trovata Joyce: adagiata in terra, con la testa appoggiata ad un improvvisato cuscino fatto di cartone e stoffa. Chi l'aveva lasciata cosi`, quasi con cura amorevole?
Domande, domande, domande… Nel sentire il suo cellulare squillare in tasca, Jennifer si augura che qualche risposta stia finalmente arrivando.


Il sole fatica ad entrare attraverso le tende sudice, nella piccola maleodorante stanza, ma l'uomo disteso sul letto, si gira ugualmente dall'altra parte appena il sia pur fievole raggio lo colpisce sulla faccia.
Non ha chiuso occhio. Non dorme da tre notti. Il buio delle ore notturne lo terrorizza, ma anche di giorno non sta meglio. E` come se da oltre settantadue ore la sua vita fosse bloccata sempre sulle stesse immagini, come una moviola impazzita che ripeta di continuo la stessa sequenza centinaia, migliaia di volte: la spada che si muove come la folgore e la mano di Bix (il suo amico Bix, il compagno di tante scorribande che ha abbandonato in quel vicolo senza neanche pensarci) che schizza via come dotata all'improvviso di vita propria, a contorcersi per terra. Le urla di Bix e il grido d'esultanza di quella pazza scatenata, crede che gli rimarranno scolpiti nei timpani finche` vivra`.
Da quel momento, e` stato come se la sua vita si svolgesse su due piani paralleli. Tutto cio` che ha fatto, che ha visto, che ha udito, e` stato in perenne sovrapposizione con quelle immagini e quei suoni che resteranno indelebilmente scolpiti nella sua mente. Sa solo che si e` ritrovato ore dopo (quante non saprebbe dire) in quel tugurio che chiama casa, ma che non gli e` mai sembrato tanto oppressivo prima. Dove sia stato, cosa abbia fatto nel frattempo, non lo ricorda che a sprazzi.
Rammenta vagamente la fuga disperata, con la netta convinzione che quella pazzoide armata di spada gli fosse alle calcagna, e poi di aver vagato da un bar all'altro, in cerca di posti affollati, fino a che non era giunto nei pressi della sua abitazione. Allora vi si era precipitato, dopo essersi accertato che nessuno lo seguisse, e aveva sbarrato la porta a tripla mandata. Dopo di che si era gettato sul letto, convinto di cadere nel sonno come un sacco di piombo. Aveva letto da qualche parte che succede cosi` quando si e` ricevuto uno shock, ma il sonno non era mai arrivato. Ogni volta che provava a chiudere gli occhi, la mano di Bix volava davanti a lui, atterrandogli ai piedi e lui si ritrovava a schizzare dal cuscino come in preda ad una scossa elettrica.
E cosi` aveva continuato nelle lunghe ore che erano seguite, finche` nel suo cervello allucinato, si era fatta strada l'idea che non avrebbe dormito mai piu`. Che la sua punizione sarebbe consistita nell'assistere per tutta la vita alla stessa terrificante scena, fino alla pazzia.
"Ti prego, Dio, no!" si era sorpreso a pensare piu` volte. Non avrebbe saputo neanche dire da quanti anni non pronunciava piu` quel nome, se non per bestemmiare, o non formulava piu` una sia pur vaga parvenza di preghiera. Ma ora prega, prega con fervore un essere sulla cui esistenza fino a qualche giorno prima, non avrebbe scommesso neppure un nichelino, ma che ora gli pare l'unica speranza di salvezza da un interminabile inferno.





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