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La corona della gloria di Shalna Questo titolo mi è stato ispirato dalla nota canzone dal titolo ‘The Crown of Glory’ del gruppo epic metal, i Virgin Steele. Potete vedere la 'video sigla' della mia fanfiction qui Riassunto generale dell’intera ff composta da 14 o 15 capitoli, attualmente in prosecuzione Gabrielle
(OLIMPIA) è rimasta sola: Xena è morta. Sta viaggiando
verso l'Egitto, ma è ancora fortemente addolorata per la perdita.
Ares, il bellissimo Dio della Guerra, innamorato da sempre della Principessa
Guerriera, ma anche amico-nemico di Gabrielle, si reca a consolare quest'ultima.
Cos'è la Corona della Gloria? Solo Ares può saperlo. I
personaggi principali sono Ares/Marte, Xena e Gabrielle/Olimpia; ci
sono alcuni particolari sull'eterno legame tra Ares e la Principessa
Guerriera (vedere capitolo II), oltre che ad un ipotetico rapporto Ares-Gabrielle.
Per chi ha sempre amato il personaggio dell'affascinante ed arrogante
Ares (Marte), qui lo troverà finalmente maturato e migliorato.
Per mezzo dell'Amore, un antieroe malvagio diventerà un dio-guerriero,
in grado di mettere le sue capacità a disposizione degli altri.
Accetto commenti e critiche; inviateli a mars2@tele2.it INTRODUZIONE Per scrivere questa fanfiction ho preso degli spunti, in particolare, dalle puntate ‘Seeds of Faith’ e all'ultima puntata della sesta serie di Xena: Warrior Princess , ‘Friend in Need II’. I
personaggi principali sono: Ares (Marte), Xena e Gabrielle (Olimpia).
Gli altri non protagonisti sono: Virgil, Selina, Afrodite (Venere) ed
Eve. Prima di scrivere questo racconto ho letto molte fanfictions sia in italiano, sia in inglese, perciò cercherò di non copiare nessuno e di scrivere qualcosa di diverso e nuovo. La maggior parte delle storie su questo telefilm partono dal presupposto di un ritorno in vita della protagonista; ho visto che sono stati scritti interi romanzi partendo da questa possibilità, anche delle lunghe serie in italiano e…se invece Xena non potesse più tornare in vita? Questa è la domanda che mi sono posta e alla quale ho cercato di dare una risposta, scrivendo questo racconto. Inoltre, credo che fra tutti gli argomenti trattati riguardo ad Ares, il meno messo in risalto sia proprio quello riguardante il suo Spirito Guerriero. Questo è un personaggio al quale, giustamente, ho dato maggiore rilievo e spessore; perché trovo che abbia subito da parte dai suoi stessi autori soventi ‘maltrattamenti’che l'hanno reso uno 'sbruffone incapace' (specialmente nella serie di Hercules) e a volte un 'patetico seduttore’ in Xena. Tutto ciò è avvenuto per dare maggiore risalto alle antagoniste femminili; un modo, in poche parole, per rendere ridicola la virilità. Questa descrizione di Ares è andata avanti anche dopo, quando si è evoluto e non aveva più ragione di comportarsi in quella maniera tanto incongruente. Questi motivi sono tra quelli che, credo, abbiano spinto molti a scrivere fanfictions (in italiano, ammiro molto quelle che rispettano i personaggi per come sono nella serie). Con queste mie opinioni personali, non voglio dire che questa serie televisiva non mi sia piaciuta; anzi, ho seguito tutte le puntate, anche quelle prive dei miei personaggi preferiti. Penso anche che Xena, come personaggio, abbia raggiunto il successo proprio perché lei è il perfetto prototipo di quello che gli alchimisti definivano 'l'androgino', cioè una sintesi tra le qualità sia maschili che femminili. In definitiva, questa mia storia ha come scopo principale di cercare di donare un contributo al personaggio di Ares e un maggiore equilibrio alle vicende; dando uguale spazio tanto quanto “all'essere un guerriero” al femminile, che al maschile. Aggiungo che una delle cose più difficili da rendere in un racconto scritto è stata, certamente, la versatilità della mimica facciale di un attore straordinario quale era Kevin Smith, che ringrazio di cuore, dovunque sia, per questo personaggio. Con questa fanfiction non voglio infrangere nessun copyright, né ho nessuno scopo di lucro. By Shalna
(Se volete, potete passare subito al primo capitolo qui sotto: la lettura di questa non è necessaria per la comprensione della fanfiction.) In
memory of Kevin Tod Smith L'attore che interpretava Ares, in Italia conosciuto come Marte (Kevin Smith) nel telefilm Xena, The Warrior Princess, purtroppo è venuto mancare il 16 febbraio del 2002, a causa di un incidente in Cina, con modalità non chiare e che variano da fonte a fonte. Ha lasciato la moglie e tre figli. Dedico queste modeste fanfictions a Kev: con tutto il rispetto possibile, mi rivolgo a lui come ad un amico, come se lo avessi sempre conosciuto, anche se non l'ho mai incontrato e mai ne avrei avuto la possibilità. So che lui era una persona eccezionale; che diversamente dal personaggio che interpretava, era invece un uomo generoso, allegro, che faceva un sacco di battute divertenti. La sua maggiore caratteristica era quella di non essere superbo; era solito trattare tutti allo stesso modo, fossero essi bambini, persone comuni o vips. Il
tuo personaggio, Kev, che hai interpretato, inconsapevolmente, magistralmente
bene, mi ha fatto compagnia nei miei momenti bui; nessuno aveva mai
interpretato un Ares o un Marte così perfetto e io sono convinta
che avresti meritato di più di questo telefilm! Ti sarebbe spettato
un ruolo che ti avrebbe dato maggiore notorietà, facendo giustizia
alle tue grandi doti artistiche. Grazie, Kev...ti ricorderò sempre per le emozioni che sei riuscito a trasmettere a me e a tante altre persone nel mondo. Farewell, Angel
IL DOLORE DI GABRIELLE Riassunto Gabrielle è rimasta sola: Xena è morta. Sta viaggiando verso l'Egitto, ma è ancora fortemente addolorata per la perdita. Ares, il bellissimo Dio della Guerra, innamorato da sempre della Principessa Guerriera, ma anche amico-nemico di Gabrielle, si reca a consolare quest'ultima. Cos'è la Corona della Gloria? Solo Ares può saperlo. Erano trascorsi alcuni giorni da quando Gabrielle si era imbarcata su quella galea che l'avrebbe portata in Egitto, dove cercavano una fanciulla con un Chakram: quel viaggio avrebbe dovuto intraprenderlo assieme a Xena. Nel tardo pomeriggio era salita sul ponte con tra le braccia l'urna con le ceneri della compagna. Se ne stava sulla balaustra a fissare il mare. Non riusciva a scendere in cabina; guardare l'enorme distesa salina, che in alcuni punti assumeva un colore blu intenso e brillante, le dava un poco di sollievo. Il mare, infatti, le donava la sensazione di poter sprofondare nel suo sguardo, scendere nella sua multiforme anima fatta di luci e di ombre. Lei era stata il suo punto di riferimento e adesso che non c'era più, si sentiva completamente persa. Il primo giorno di navigazione aveva sentito la sua voce nella testa, aveva avuto la vivida impressione che le fosse accanto e che le avesse detto: ”Ovunque tu vada, io sarò al tuo fianco!” In seguito, tuttavia, quella presenza era scomparsa. Non era riuscita più a percepirla ed a causa di ciò, era scivolata pian piano nello sconforto più nero. Aveva deciso di fare quel viaggio perché così la compagna avrebbe fatto. Gabrielle era consapevole di essere 'l'Erede di Xena' : era la cosa giusta che tutto ciò che lei era stata e quello che le aveva trasmesso fossero portati avanti con forza e risoluzione. Già...forza, che non aveva in quel momento; si disse con rabbia stringendo il pugno con tanta violenza da conficcarsi le unghie nella pelle al punto di ferirsi. Si odiava così tanto, perchè si sentiva così incapace? Il sangue incominciò a scorrerle lungo il polso fino a cadere, goccia a goccia, sul ponte ligneo. Le ginocchia le si piegarono e si lasciò cadere a terra: non ce la faceva più, stava ancora male. Posò a terra l'urna con tutta l'attenzione possibile che quello stato le permetteva e portate le gambe al petto, ricominciò a piangere. Credeva di non avere più lacrime e invece... Quella
era un'eredità troppo grande, troppo grande era il dolore per
affrontarlo da sola. Il sole stava tramontando, mentre il mare si tingeva di rosso, quando una mano d'uomo, forte e dalle dita allungate, si posò sulla spalla di Gabrielle. Fu un tocco tanto gentile, che fece smettere al suo corpo di essere scosso dai singhiozzi. La donna alzò il capo e si girò per guardare verso di lui. Ares aveva la testa avvolta in un cappuccio, che ne ombreggiava lo sguardo e il volto, mentre un lungo manto scendeva fino ai piedi a coprirgli il possente corpo. “Cosa vuoi? Che sei venuto a fare?“ La guerriera gli rivolse quelle parole con rabbia. Da quando era tornato ad essere il Dio della Guerra aveva ripreso a comportarsi nuovamente secondo il suo ruolo: aveva ingannato le amazzoni e messo in pericolo ancora una volta la vita di Eve. Era certamente cambiato in seguito alla sua esperienza umana; ma il mondo aveva pur sempre bisogno di un Dio della Guerra per mantenere l’equilibrio tra forze, e lui non poteva certo permettersi di mancare di seguire la sua natura. “Ero curioso di sapere che cosa avresti fatto adesso. So che stai andando verso le terre egizie per una nuova missione: non vedo l'ora di trovare il modo di metterti i bastoni fra le ruote!” Esclamò sorridendo beffardo, anche se un attento osservatore avrebbe detto che questa volta il suo sarcasmo era fin troppo forzato. “Sei il solito bastardo!” Gli gridò Gabrielle, alzatasi in piedi con il viso in fiamme con un’espressione piena di astio. "Io mi stavo chiedendo: come mai l'Erede di Xena si arrende così facilmente e piange come una femminuccia? Io credevo non fossi più quella ragazzina che lei raccolse per strada a Potidea. E invece..." Lei afferrò il Chakram che teneva al fianco e con una mossa fulminea del braccio glielo puntò al collo. “Smettila!” Gli occhi verdi erano minacciosi. L'altro allargò le braccia e sogghignò: “...E invece stai buttando via così tutti gli anni che lei ha trascorso con te: sarebbe davvero uno spreco lasciarsi morire nell'inerzia gemendo. Non mangi, non bevi, e non dormi! Per un guerriero il massimo dell'onore è morire al culmine della battaglia; nel fuoco, con il fragore delle lame nelle orecchie e nel sangue del nemico combattuto. Cosa direbbe lei di te adesso? Lei è morta con onore, nel modo più glorioso!“ Quelle parole le fecero ribollire il sangue, lui non poteva permettersi di parlarle a quel modo e lo attaccò con impeto. Ares schivava i colpi, non curante: “Cos'è? Tutto qui quello che sai fare, piccola? “ Le apparve dietro alla spalle. ”Senza Xena, tu non sei in grado di fare niente da sola? “ La guerriera urlò in modo spaventoso scaraventandosi su di lui. Gli conficcò il Chakram nel petto che lo trapassò, ma senza fargli alcun male, perchè il suo corpo immortale non poteva essere ferito da armi umane. Ella era al culmine dell’ira: "Non osare pronunciare più quel nome… -avendo perso l’arma, che era scivolata a terra con un suono metallico, la donna aveva preso a battere i pugni bianchi sul suo petto- Smettila, non devi nominarla più! Tu, che dicevi di amarla, abbi rispetto!” Lui parve solo per un attimo avere un cedimento: ”Ti dico queste cose proprio perché ho rispetto per lei. E...” Ares quasi non riusciva più a fingere. Il ruolo dello sprezzante tentatore, in quella circostanza drammatica, stava risultando fin troppo pesante da sostenere. Tuttavia, doveva resistere, lo doveva fare per Xena: non poteva mostrare la sua terribile sofferenza. “Gabrielle, non combattere me, combatti il tuo dolore! In questo momento è questa la tua battaglia.” Lo guardò negli occhi, avendo schiuso le labbra finissime smise di colpirlo. Avrebbe voluto afferrare i Sais per lanciarglieli, ma non lo fece, ubbidì ad un impeto più profondo: si strinse a lui esausta e priva di volontà. La donna poggiò la testa sul suo ampio petto e gli cinse la vita con le braccia, come se lui fosse l'ultimo posto sicuro rimasto sulla terra. Non riuscì a fermare le lacrime che scaturirono ancora, come un fiume che aveva rotto tutte le barriere. Per
nulla sorpreso lui posò la mano atta alla spada su quel capo
biondo e con l'altro braccio le cinse le spalle, lasciate scoperte dalla
veste, per tenerla strettamente a sé. Il dio realizzò
in quell'istante che forse era egli stesso ad avere maggiore bisogno
di lei, a causa della disperazione che provava crescente per la morte
della donna che aveva amato. “Io non dovrei…” Cercava di dire la poetessa con voce appena udibile. Il dio le accarezzava la guancia e pensava che al confronto di Xena, Gabrielle era davvero minuta tra le sue braccia. In quell’istante, con le barriere abbassate così fragile e priva di difese, gli parve soltanto una bambina da consolare. L’altra alzò il capo per fissarlo. Lo sguardo scuro di lui le sembrò molto più profondo di quanto le era parso in precedenza: era pienamente umano. Vi lesse…non pena, ma vera compassione nei suoi confronti. Sapeva
che anche egli stava soffrendo, ma in che misura non sarebbe stata in
grado di stabilirlo. Sentì che avrebbe voluto dire o fare qualcosa
per lenire in qualche modo la sua ferita, ma in quel momento non era
in grado. L'unico gesto che riuscì a compiere verso Ares fu di
alzare una mano e di sfiorargli lentamente il viso: avvertì ruvida
sotto i polpastrelli la barba scura. Infine, Gab affondò le unghie
nelle sue braccia muscolose: Cominciò a sentire un lieve sollievo nella stretta di lui e si disse che non c'era nulla di malizioso in quello che provava. All'improvviso il dio vide che gli occhi chiari di lei si erano stretti: esprimevano una tale disperazione al punto che dentro gli si mosse qualcosa, quando gli chiese alzata la voce: ”Perché non l'hai fermata usando i tuoi poteri? Perché non le hai impedito di compiere la sua ultima battaglia?“ L’altro aveva uno sguardo che non ammetteva repliche. ”Che domande? Tu la conoscevi meglio di me! Nessuna cosa al mondo avrebbe potuto farle cambiare idea, nel momento in cui aveva preso una decisione; né tu, e né tanto meno io. Capisco, che tu sia fuori di te, ma è assurdo che sia proprio tu, Capelli d'Oro, a dirmi queste cose. Eri tu, quella che aveva maggiore influenza su di lei. Per questo motivo, io ammetto di averti sempre un po’ invidiata.” Lui aggiunse questo con una lieve smorfia che voleva sembrare un sorriso; cercava di alleggerire la conversazione, ma dubitava che ci sarebbe riuscito. Infatti, ella continuò con un tono sempre più concitato: “Non posso credere che tu non abbia nemmeno provato a fermarla, ti conosco.” “Certo,
che ho tentato non ti posso mentire su questo punto. Comunque, come
vedi è stato tutto perfettamente inutile…” Ribadì,
dopo aver scosso la testa e avendo lasciato la frase in sospeso. “Smetti di tormentarti, ormai non c'è più nulla da fare se non ricominciare e andare avanti.” “Io non riesco a condurre la mia esistenza senza di lei!” Urlò ancora la guerriera, con quanto fiato le era rimasto in gola. “Sì,
che puoi!” La rassicurò l’altro con un’espressione
decisa in volto: "Devi pensare che lei ha agito nel modo migliore
possibile! Che con la più grande delle sue imprese, Xena si è
guadagnata la Corona della Gloria. È giusto, che abbia la sua
ricompensa nel luogo dove si trova adesso." Lui notò che all'improvviso gli occhi di lei si erano come illuminati. ”Sai dove il suo Spirito si trova adesso, vero? Io penso che sia nei campi Elisi; potresti riportarla indietro, sei un dio dopotutto, potresti conoscere qualche prodigio per ridarle di nuovo un corpo." L'altro
aveva schiuso le labbra per risponderle, ma esitava a farlo. L'aveva
presa per le spalle con decisione e quell'espressione insana sul suo
volto lo esortò ad essere cauto, poiché temeva che stesse
per perdere la ragione. Si scostò dal dio giratasi : ”No, non è possibile questo! Potresti provare a raggiungerla e almeno portarle i miei messaggi...” Lui scosse il capo, con un tono fermo e serio ribadì: “No, non posso farlo, anche se lo volessi. Non ho accesso a quelle dimensioni perchè sono troppo alte per me. Lei ci ha superati in tutto. La nostra unica aspirazione, d’ora in poi, deve essere soltanto quella di cercare di uguagliarla nell'operato.” Se la poetessa di Potidea fosse stata nel pieno delle sue facoltà mentali, avrebbe compreso immediatamente che l'Ares che aveva di fronte, che stava cercando di lenire il suo dolore senza seconde finalità, era non solo cambiato, ma anche maturato e divenuto saggio. Tutto ciò era potuto accadere solo per mezzo di Xena. “Lasciami sola, ho bisogno di riposare.” Lui annuì: “Va bene, ma sei sicura?” “Sì, vai!” Il dio parve sparire, ma in realtà si rese soltanto tutt’uno con la notte e non visibile alla sua vista. Stette lì ad osservarla. I suoi sospetti non tardarono a realizzarsi. Infatti, la donna vistasi sola si precipitò verso la balaustra della nave e con una mossa fulminea fece un balzo e vi fu sopra in piedi. Lui immediatamente la afferrò per le spalle per trattenerla, perchè lei stava già lasciandosi cadere nel mare nero. “No, Gabrielle, non farlo...” “Lasciami andare, non voglio più vivere!” Le sfiorava con le labbra i biondi capelli: “Adesso sei confusa, abbandona questo intento...” “No, voglio andare da Xena!” Il
Dio della Guerra le intimò particolarmente risoluto: Gabrielle capì. L'altro la sollevò lentamente per prenderla in braccio, accorgendosi che era talmente esausta da non poter più camminare con le proprie gambe. La guerriera non protestò per quel gesto. Poco dopo, lui trasferì entrambi sotto coperta. La
sdraiò sul giaciglio tenendole le mani: Lei
non era in grado di opporsi e accettò quel dono che le faceva.
Quando lui impose le mani per addormentarla da esse si sprigionò
una tenue luminescenza azzurrina. Fatto questo, il dio si tolse il manto
nero che indossava e con quello la coprì con cura, donde evitare
che l'umidità potesse nuocerle. Ares ripose l'urna con le ceneri
della Principessa Guerriera a terra, accanto al giaciglio della poetessa
e si materializzò altrove dicendo a se stesso: “Xena, mi
occuperò di Gabrielle e la proteggerò come mi hai chiesto
di fare. È l'unica richiesta che mi hai fatto da quando ci siamo
incontrati e ti giuro, sul mio onore, che la porterò a termine.“ |
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