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La corona della gloria

di Shalna

Potete vedere la 'video sigla' della mia fanfiction qui

Accetto commenti e critiche; inviateli a mars2@tele2.it

CAPITOLO II

LE LACRIME DEL DIO DELLA GUERRA
L’addio di Ares e Xena

Riassunto

Si svolge nel nell'antico Giappone. Per colpa di Xena, quarantamila anime rimasero bruciate in un incendio; toccò loro anche la sfortuna di essere imprigionate da uno Spirito Errante, Yodoshi. La Principessa guerriera, per far si che esse trovino la loro pace nell'aldilà, decide di morire per accedere all'oltretomba ed eliminare Yodoshi...

Ma prima che ciò avvenga, Xena si deve congedare da Ares, il Dio della Guerra...

Riferimenti agli episodi Friends in Need I e II.

Xena si muoveva veloce tra gli alberi, quando Ares le si materializzò dinnanzi per arrestare la sua febbrile corsa verso il luogo dello scontro.

“Bel completo! Te lo potresti mettere la prossima volta che usciamo insieme!“ Esclamò con il suo solito tono sarcastico, teneva le palpebre abbassate malizioso e sornione; era intento ad osservare il bel corpo pieno e muscoloso di lei in quella nuova corazza in stile giapponese. Gli occhi della guerriera, che il dio corvino incrociò, non erano aggressivi, come si sarebbe aspettato che fossero. Erano talmente colmi di una rassegnata malinconia, che egli si tolse all'istante quel ghigno che aveva sotto i baffi scuri e divenne immediatamente serio.

“Cosa vuoi?“

Lui si avvicinò con due passi eleganti: “Credevo che non ci sarebbero stati più situazioni di questo genere e nemmeno segreti...dopo quello che è successo tra noi l'ultima volta che ci siamo visti, Xena!” Ritornò ad essere solo per un istante l'ironico seduttore di sempre; scandendo quelle parole con le sue labbra carnose per essere il più sensuale possibile. Avrebbe voluto aggiungere qualcos'altro, tanto che rimase con la bocca schiusa, ma non vi riuscì: l’altra lo aveva disarmato con uno sguardo.

Era pronto a ricevere un qualche insulto; si videro i segni del suo nervosismo perchè ai due lati della bocca gli si erano formate delle fossette.

“Ares, ti prego di perdonarmi per quello che... ma io adesso devo andare e questo è un addio.“

Le pupille di lui si dilatarono e alzò le sopracciglia in modo inverosimile. Era molto sorpreso e dopo pochi attimi di pausa, replicò serio: “Tu non devi farti perdonare niente. Qualunque cosa tu farai contro di me, non sarà mai tanto grave rispetto a ciò che io ti ho fatto in passato.”

La donna gli si avvicinò e posò le dita sulle sue labbra per invitarlo a smettere di parlare:
”No, questa volta sono io a fare torto a te; perché con quello che è accaduto tra noi, qualche mese fa, io ti ho dato delle illusioni. Questo mio comportamento nei tuoi confronti è stato sbagliato!“
Lei girò da un lato la testa di capelli neri, per non mostrare il volto: lui poteva lo stesso vedere che colei che amava era veramente avvilita. Ares voleva controbattere, ma Xena non glielo permise.

“No, ti prego non dire niente. Io non avrei dovuto lasciarmi andare con te in quella situazione. Ora forse non capisci, ma io ti ho illuso! Noi non potremo mai vivere insieme; non saremo mai una coppia, nemmeno combatteremo fianco a fianco e, comunque, mai avremmo potuto farlo. Oltre a tutto ciò, ora, il mio sacrificio è necessario ed anche profondamente giusto.”

Il dio, allora, si liberò la bocca dalle sue dita, afferrandole saldamente il polso: "E se io te lo impedissi?” Il suo tono di voce era stato tanto profondo e autoritario che l'altra si meravigliò, perché mai lo aveva sentito parlare a quel modo.

“Non puoi farlo, io voglio andare. Ho deciso e tu non saresti in grado di fermarmi!” Ribadì con tutto il fiato che aveva.

“No, non sfidarmi! -Il suo sguardo divenne cupo e feroce- Io non voglio perderti!” Urlò lui, in modo così terribile, che la guerriera ne fu scossa. Aveva lottato con lui innumerevoli volte, da dio e da uomo, ma mai lo aveva visto così deciso e minaccioso. Gli occhi di Ares erano di fuoco, si accorse, quando si arrischiò a fissarlo; era quello il Potere del Dio della Guerra? Quel potere attraverso il quale aveva indotto e guidato folle di eserciti a gettarsi nella mischia della battaglia?

E se quello era la sua reale forza, perché solo adesso gliela mostrava? Allora, non aveva mai combattuto con lei per davvero? Non aveva mai voluto sul serio farle del male?

La risposta che Xena si diete a quelle domande fu unica: sì. Quello, che sentiva in quei momenti, era l'ombra di ciò che le aveva mostrato in passato; quell’energia era capace di penetrarle dentro, fin nello Spirito.

Il dio l'aveva stretta in una morsa guerriera afferrandola per le spalle: “Ti prego, lasciami..." Aveva sussurrato la donna; le pareva che il suo corpo fosse avvolto dalle fiamme, la voce le moriva in gola e riusciva a stento a parlare. Che cosa era? Perché lui non l'aveva mai usato davanti a lei o contro di lei? Perché solo in quel momento?

“Non andare! Io te lo impedirò questa volta ad ogni costo!” Aveva un’espressione terrificante in volto, da guerriero che stava attaccando un nemico con determinazione. I muscoli delle sue braccia di lui erano gonfi e tesi; anche il torace pareva perfettamente ritto e rigido, come quello di una statua di marmo.

“Che succede? Cosa mi stai facendo?” L 'altra che non riusciva a muoversi; il suo intero corpo era bloccato. Non poteva difendersi, né tanto meno attaccare. Si chiedeva febbrilmente: in tutti questi anni mi ha lasciata sempre vincere? Non ha mai usato le sue reali capacità con me? Lui aveva incassato sempre tutti i colpi, sia fisici che morali, che gli aveva inflitto senza opporsi? Per che cosa? A quale scopo?

“Xena, io senza di te non posso vivere. Non posso lasciare che tu vada di nuovo a farti uccidere. Tu lo sai, no? Ti ho lasciata sempre libera di fare le tue scelte. Mi maltrattavi, mi disprezzavi: mi stava bene!" Il suo sguardo era insano e in viso aveva un sorriso ironico con il quale derideva se stesso. Scrollò il capo, facendo dondolare il lungo orecchino, con il pendaglio a forma di spada, che portava al lobo sinistro:

"Sei voluta morire sulla croce con Gabrielle; avresti potuto chiedermi aiuto, non l'hai fatto, eppure io ero lì e lo sapevi. Avevi fatto la tua scelta e mi stava bene!
Anche quando hai deciso di salvare Eve appena nata e mi hai quasi ingannato con quella messa in scena di morte… Allora, ti avevo offerto esplicitamente il mio aiuto, un figlio nostro, la salvezza e hai rifiutato. Ti dirò, ancora, che mi stette bene anche quello! Eppure, quando ti ho sepolta con la tua compagna nel ghiaccio, io ho provato uno strazio tale che per una divinità è una vergogna: troppo grande era stato il tuo valore in quella situazione estrema, perché non mi colpisse dentro!
Io, in tutti questi casi, avrei sempre potuto fermarti, ma come hai visto, ho rispettato le tue decisioni.

Lo sai il motivo vero per quale non sono mai intervenuto? Non è solo per il rispetto che avevo per la tua anima fiera, ma era anche perché ritenevo che tu non provassi niente per me! Nulla di più di quello che una bella donna possa provare per membra di un uomo con le mie fattezze; per i miei muscoli e per il mio corpo che sembra scolpito. Io credevo che tu non avresti mai visto al di là dell' aggressività che mostravo, determinata anche dal fatto che ero, che sono, il Dio della Guerra.

Oltre a tutto ciò, ero convinto che tu amassi soltanto lei…"

Ares voleva continuare, ma non vi riuscì perché Xena lo fissò con quei suoi occhi di ghiaccio talmente avviliti, che ebbe un tuffo al cuore. Diminuì la radiazione di energia, in modo da farle meno male per permetterle di parlare: "Tu non hai mai usato la tua vera forza con me?”

“Questo non ha importanza.”

“Sì, che ce l' ha invece. Tu, hai preferito che io per tutto questo tempo mandassi a monte i tuoi piani, piuttosto che usare la tua vera forza contro di me per annientarmi una volta per tutte, giusto?”

“E, tu, quando ne hai avuto la possibilità mi hai eliminato, forse? Hai ucciso gli altri dei senza scrupoli, ma non me. Perché?”

"Se avessi tentato davvero, usando queste tue capacità nascoste, ti saresti opposto?"

“No, io mi sarei fatto uccidere da te, se tu lo avessi voluto.”

“Perché, solo adesso, stai usando il tuo vero potere e non mai prima, rispondimi?” Strinse gli occhi in preda ad un dolore, sia fisico che morale.

“Perché io voglio fortemente che tu rimanga con me. Quello che ho sentito l’ultima volta, che abbiamo trascorso insieme, io penso che sia lo stesso che hai provato anche tu. Quella completezza… io non l'avevo mai assaporata! E considera che la mia vita è stata lunga, più di quanto un uomo comune possa sopportare. Come posso abbandonare ciò che stavo cercando da sempre? Come puoi chiedermi questo sacrificio? Solo tu puoi comprendermi, Xena!"

La donna dovette abbassare lo sguardo, non riusciva a guardarlo negli occhi. Non voleva vedere il suo bel volto, mentre irradiava quella luce di sincerità e di Verità che mai si sarebbe sognata di vedere proprio in lui. Oh, se lo avesse guardato! Non sarebbe stata in grado di muovere più un solo passo.
Sì, sarebbe potuta rimanere con quell' Ares che era più forte di lei, che non aveva mai conosciuto e sapeva che avrebbe potuto amare.

“Guardami, ti prego... E dimmi che hai provato anche tu quello che io ho sentito, quando ci siamo uniti: quella pienezza! Lasciati tutto alle spalle e resta con me: non hai alcuna responsabilità verso quelle anime. Fa come se fossi davvero morta e rinasci con me! Anche io rinascerò con te e per te!”

“No, io non posso. Io devo riscattare me stessa, è la mia occasione per chiudere per sempre con il mio orribile passato. È la mia decisione, è la Corona della Gloria! Ti prego, non ragionare da uomo; come 'dio guerriero', sai benissimo, forse meglio di me, cosa questo vuol dire!” Alzò la testa con un'espressione talmente risoluta in volto, che lui si sentì spezzare qualcosa dentro. Sapeva di essere già stato sconfitto.

“Xena, so qual è il significato. Comprendi, però, il mio punto di vista e il mio dolore: come farò a sopportare questo infinito tempo che ho di fronte a me? Una lunga, tediosa, vita vuota ed immortale senza di te: io non potrò morire e non potrò vivere, se tu non ci sarai...”

Si sentiva disperato e in volto divenne terribile, quando un'altra ondata potente del suo Potere attraversò il corpo della guerriera, quasi a stordirla del tutto. No, anche se ella lo voleva con tutte le sue forze e tentasse di farlo non riusciva a liberarsi, non avrebbe potuto respingere i suoi attacchi. Il dio le avrebbe impedito di andare questa volta.

“Perdonami, ma se mi ami come dici, devi rispettare la mia decisione! Perciò...-Aggiunse la donna corvina con un fil di voce- Lasciami andare!”

Avrebbe voluto trattenerla, ma le sue parole erano chiare. Gli aveva insegnato ad amare e l'unica cosa che poteva fare era ancora una volta, per l'ultima volta, lasciarsi vincere da lei.

Ares la lasciò. Il Potere, che aveva avviluppato in una morsa il suo corpo, la abbandonò. La guerriera cadde in ginocchio esausta e lui si chinò ad abbracciarla.
“Perdonami! Sono sicuro che mi pentirò di quello che sto facendo, ma non posso toglierti la splendida libertà del tuo Spirito. Ti priverei dell' indomita bellezza di cui mi sono innamorato."

Xena da quando lo conosceva non si era mai sottomessa al dio e tanto meno a nessun altro uomo. Non aveva mai cercato rifugio in lui; ma questa volta, per la prima e l'ultima volta, fu vinta e si buttò sul suo petto per cercare il suo conforto. Non si era mai affidata ad un uomo perché non ne aveva mai avuto bisogno: era stata sempre in grado di cavarsela da sola. Alla fine della sua vita, tuttavia, le forze le venivano meno ed aveva bisogno per quegli ultimi istanti di un compagno. Il solo in grado di sostenerla era proprio lui, perchè era l'unico che la conoscesse davvero.

“Stringimi forte, ho paura...” Ed egli la trasse a sé con tenerezza.

“In questo momento io sarò per te non l'Ares, l'uomo, ma il dio e in questa veste io ti dico: raggiungerai la Corona della Gloria e i guerrieri e le guerriere del futuro cercheranno in te un esempio e il tuo ricordo vivrà per sempre in loro. Morire, combattendo con onore per la Verità e per salvare gli altri, è il massimo grado che un guerriero possa raggiungere. È il giusto sacrificio, è la più grande Gloria."

Lei udite quelle parole si sentì riempire di un nuovo fuoco. Si aggrappò a lui ancora più forte, appoggiando la guancia alla sua guancia, cercò il suo calore.
Gli sussurrò con dolcezza: “Non ti ho mai detto che se non ci fossi stato tu a contrastarmi, a farmi da avversario, a darmi degli stimoli, io non sarei migliorata tanto. Non avrei capito tante cose, non mi sarei evoluta. So che all'inizio eri davvero malvagio e che, se ti avessi ceduto, sarei stata perduta in te.
Qualcosa ti ha trattenuto sempre dal farmi del male davvero e non solo a me, ma anche a Gabrielle ed ad Eve; lei era così piccola e credo, che avresti potuto farne poltiglia con un solo gesto del capo. Eppure, non l'hai fatto. Perché?“

La teneva saldamente, ma allo stesso tempo come un oggetto tra i più preziosi al mondo; con la mano forte e dalle dita agili e allungate le accarezzava la testa di capelli neri.

“Perché ero così solo, Xena! Quando nacqui alle origini della storia dell'uomo, avevo un animo così bellicoso, anzi, per usare aggettivi migliori, ero orrendamente funesto e selvaggio. Portavo morte e distruzione ovunque andassi. Nulla mi dava sollievo e vivevo in solitudine.
Fu così che pian piano imparai a costruirmi una maschera per avvicinare gli altri. Sapevo essere loquace ed ironico per guadagnarmi la compagnia degli déi e degli uomini, che poi conducevo a battaglia. Invece, con le donne fossero esse umane principesse o dee, ero un seduttore galante ed incorreggibile.

Afrodite, soltanto, tra tutti gli dei immortali, ha sempre compreso questa mia solitudine. Lei mi stava vicino; credo che, a modo suo, arrivò persino ad amarmi per un certo periodo, ma non poteva comprendermi a fondo, perché lei non sapeva che cosa volesse dire avere uno Spirito Guerriero. Eris (Discordia), poi, era soltanto un'insignificante compagna di giochi.

In realtà sapevo che il mio animo di fuoco avrebbe potuto schiacciare ognuno di loro: gli déi, gli uomini, tutti. Il mio Potere può crescere alto e irradiante, ma io ho deciso di pormi un limite da non superare mai, se non in pochi casi estremi. Ho finto per non rimanere solo.”

La guerriera ebbe compassione per lui e, gli disse, dopo averlo baciato: ”Perdonami, solo adesso, io comincio a comprenderti.- Rimproverando a sé stessa di non averlo mai capito, continuò:- Hai sempre preferito comportarti da perfetto imbecille piuttosto che...”

“Sì.” Lui rise, mentre delle piccole rughe gli si erano formate intorno alla bocca egli occhi. Il suo sorriso era bello e sincero; nulla aveva a che vedere con quello dell'Ares strafottente e sornione, al quale si era abituata.

“Sì, Xena, Luce della mia cupa vita, ho preferito farmi prendere a calci da te, ho preferito perdere, ma ho preferito amare! Questo è il mio segreto e tu sola lo sai.”

Commossa e stupita, gli prese il viso perfetto tra le mani e gli baciò ancora le labbra. Si persero l'uno nell'altra, con una gioia e con un appagamento, che non si possono descrivere, nell'essersi alla fine compresi.

La donna si staccò riluttante da lui: “Dio della Guerra, io non ho mai preteso nulla da te. Solo adesso io ti chiedo di vegliare su Gabrielle e su Eve: io te le affido entrambe.”

La guardò profondamente negli occhi e annuì: “Sì, il dio non può non accettare questa richiesta da una guerriera grande come te! “

“All'uomo, invece, io chiedo...”

Lo sguardo di Ares si fece dolce ed inteso, quasi umano.

“…di non amarmi più e di cercare altrove di porre il suo affetto, perché l'Amore non muore con me. Ricorda, che per quanto ho potuto, io ho amato entrambi sia l'uomo che il dio tormentatore.” La strinse al suo massiccio torace tanto forte, che se non fosse stata Xena, ma un'altra fragile donna, l'avrebbe stritolata.

Egli ebbe ancora una volta l'impulso di non lasciarla andare e nello sforzo di dominarsi, le lacrime gli riempirono gli occhi scuri. Non voleva che lo vedesse così debole, con il pianto che gli scendeva sul volto fiero e gli bagnava la barba corvina. Lui era il Dio della Guerra, ma accanto a lei non era altro che un fragile essere umano.

Ella si accorse della commozione di lui e, alzando la testa, con le labbra raccoglieva una ad una le gocce salate che scendevano sul suo volto.

“Se credi che abbiano una qualche proprietà prodigiosa, come quelle di Selesta (Dea della Morte), mi dispiace deluderti!"

Disse con il vecchio tono sarcastico.

“Le lacrime del Dio della Guerra sono l'acqua più preziosa che io abbia mai bevuto, perché sono scaturite da un cuore di ghiaccio eterno.” Gli sorrise dolcemente. Le era così grato che voleva ancora baciarla, ma l'altra lo trattenne:


“Devo andare.”

Lui chiuse gli occhi per un lungo istante; quante volte nei ricordi l'avrebbe vista vestita a quel modo, bellissima ed invincibile con quella corazza che gli pareva rilucesse di bagliori d'oro?

“Sì, Xena, il Dio della Guerra ti saluta!- estrasse la spada- Mia Principessa Guerriera, percorri l'ultimo tratto del tuo cammino!"

L'altra alzò la propria arma a sua volta, rispondendo con voce squillante e fiera: "Addio, Dio della Guerra!"

Lei ripose la spada e inaspettatamente di nuovo gli cinse il collo: "Ares, tu sei stato la più grande delle mie imprese, quella che ho sempre ritenuto impossibile da realizzare. Ringrazio il Cielo, che alla fine della mia vita, io abbia potuto vedere quanto tu sia cambiato!"

"Sono io a ringraziare te, perché hai purificato il mio Spirito!"

Gli scivolò via dalle braccia, lui cercò ancora di afferrarle le morbide mani, ma senza riuscirvi. Si era allontana di tre passi e lo osservò per un lungo istante.

"Sei magnifico! Io l'ho sempre pensato di te questo, ma ora la tua bellezza è piena; un'unità interna ed esterna e come ti vedo in questo momento, io non ti avevo visto mai."
Sorrise in modo radioso. Voltatasi corse via, in una massa di capelli corvini con l'agilità di un daino, tanto veloce quasi da strapparsi i tendini verso il suo destino. Non si accorse che, mentre si affrettava ad attraversare la foresta, la sua corazza di bronzo si tramutò in oro puro per un prodigio operato da lui.

Ares era in cima ad un'alta rupe, quando urlò: “Gloria a te, oh Xena!” Sollevando in alto la spada nell'istante in cui percepì che ella aveva sconfitto nell'aldilà il suo nemico e così liberate le quarantamila anime. Ella era poi trapassata ad altezze tali, dove egli non avrebbe potuto raggiungerla, a meno che, un giorno, non avesse conseguito il suo stesso grado di elevazione spirituale.

CONTINUA…

ANTICIPAZIONI
Nel prossimo capitolo Gabrielle, pur ancora piena di sconforto, comincerà a riprendersi. La guerriera sgomenta si renderà conto che in Ares è in atto un cambiamento, che lo renderà completamente diverso, da come era stato in precedenza.
Afrodite, Virgil ed Eve entreranno in scena. Potrà la sincera e pura poetessa di Potidea allearsi all’oscuro Dio della Guerra? E perché?





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