CORSA
AL CHAKRAM
del
Gruppo Yahoo Xandrella
Questo
racconto è stato scritto da alcuni partecipanti del gruppo_Xandrella
(Claudia, Darkamy, Krono, Lisa, Max, Roberta, Xandrella).
Per commenti scrivete al gruppo.
Inoltre vi invitaimo a partecipare alla nostre prossime iniziative.
CAPITOLO
4 - di LISA
La
stanza è buia e fredda, inaccogliente… uno schifo.
Pare una prigione, più che altro.
Raul siede sul divanetto posto vicino al muro e pensa.
Non è il pentimento per il suo tradimento a roderlo, ma la
rabbia, la paura che le promesse di Lisa possano essere solo balle.
Proprio in quel momento, la porta, chiusa fino ad allora a chiave,
dall’esterno si apre.
Raul lancia una veloce occhiata osservatrice a Lisa che, appena entrata,
con una strana e per l’uomo indecifrabile espressione in volto,
s’avvicina a lui, dopo essersi richiusa la porta alle spalle.
L’immagine di quella donna risulta a Raul inquietante. È
convinto ci sia qualcosa di misterioso e nascosto in quella figura
enigmatica che tanto gli ispira, ma non fiducia.
“Agente scelto Raul…” esordisce Lisa “Hai
meditato a sufficienza?”
“Non ho nulla su cui meditare”
“Sbagliato!”
Lisa s’avvicina di qualche passo all’uomo, trovandosi
così vicina quasi a diretto contatto fisico con lui e lo fissa
nei grandi occhi verdi.
L’uomo, dall’alto del suo metro e novanta e della sua
fierezza, sostiene il penetrante sguardo della donna che, lentamente,
porta una mano ai pettorali scolpiti dell’uomo per farvi scorrere
le dita.
“Ho fatto tutto come hai detto” esclama Raul d’improvviso,
non riuscendo a capire cosa stia accadendo, dove Lisa voglia arrivare
e cosa vi sia nella sua mente contorta.
Lisa alza il volto, incrociando ancora una volta gli occhi dell’uomo.
“Chi tradisce una volta lo farà ancora. Un traditore
è un traditore” replica la donna.
Raul sente il proprio sangue fermarsi, congelato dall’idea che
quella frase implica.
Sente il pericolo aleggiare intorno a lui ed a lei… Da lei.
“Sono solo passato dalla parte giusta, ciò non mi rende
un traditore incallito” risponde egli, cercando però
di mantenere il proprio self-control ben intatto.
“Errore numero due: questa è la parte sbagliata, non
quella giusta. Perché dovrei fidarmi di te?”
L’uomo fa per replicare, ma la donna non gliene dà tempo
e riprende immediatamente la parola.
“Io non mi fido”
Quindi, senza neanche esitare, estrae con rapidità una lucente
calibro 9 legata alla cintura dei pantaloni di pelle che indossa e,
con un solo risonante colpo, mette fine ai giorni dell’agente
scelto Raul, il traditore.
Alla
“Xandrella Security & Investigations”, la bionda imprenditrice
e capo di questa organizzazione è in piedi, davanti alla grande
vetrata del proprio ufficio che, dal ventesimo piano sul quale si
trova, offre una vasta visuale della caotica città.
La vita degli altri individui va avanti, frenetica, ignara dei conflitti
e dei pericoli che incombono sul mondo, radicata nella seppur sregolata
normalità quotidiana.
Il volto di Xandrella è rigido, forte, non dà segno
d’emozione.
Le luci della città notturna si riflettono negli occhi cerulei
della donna, mentre i suoi pensieri sono diretti verso molteplici
idee, anche se il pensiero della cattura di Darkamy offusca tutto
il resto e la deconcentra perfino dalla capacità di elaborare
un piano, una controffensiva per liberare la sua cara amica e gli
altri agenti con lei resi prigionieri.
Sempre che anche costoro siano ancora in vita.
La professionalità di Xandrella è davvero tenace da
smuovere, ma quel che è successo è riuscito a mettere
alla prova perfino i suoi nervi…
In fondo, anche Xandrella è un essere umano ed il fatto che
la vita di colei che è praticamente come una sorella sia in
pericolo le sta dando alla testa.
“Hanno colpito proprio nel punto giusto” pensa “E
tra l’altro abbiamo fornito a quei bastardi un gran vantaggio
e la testa di Amy e gli altri su un piatto d’argento”
Uno scatto d’ira repentino coglie Xandrella che, con un violento
colpo, ribalta a terra il mobiletto con sopra una preziosa scultura
contemporanea che va in mille pezzi.
A quel rumore, la porta dell’edificio della bionda imprenditrice
si spalanca ed entra una giovane donna che guarda Xandrella e l’ambiente
circostante con aria interrogativa.
“Roberta?” esordisce Xandrella, come a richiedere una
spiegazione per quell’irruzione.
“Io… tutto bene? Passavo qua davanti ed ho sentito un
forte rumore così ho pensato…”
Xandrella si lascia andare ad un sorriso, per la dedizione della giovane.
“Tutto bene… grazie”
“Ho saputo da Claudia… mi dispiace”
Xandrella annuisce, solenne.
“Li libereremo, ne sono sicura. Ce la faranno… ce la faremo.
Vero? Ma… qual è il piano?” continua Roberta.
“A questo punto, visto e considerato che non li hanno uccisi
fino ad ora, vogliono di sicuro qualcosa ed hanno intenzione di usarli
come moneta di scambio… Si faranno sentire presto ed intanto
noi abbiamo tempo di preparare una controffensiva coi fiocchi”
Xandrella non vuole scendere a patti con quegli infami.
Dal canto suo, c’è un’unica cosa da fare: liberare
Amy e distruggere quei “polli” malefici.
Cambia
scenario.
Nel covo di Krono, Lisa e dei loro moderni mercenari, l’uomo
cammina con passo sostenuto, verso le celle sotterranee, in una delle
quali ha fatto rinchiudere la nemica catturata.
Al suo passaggio, gli uomini di guardia lungo il corridoio, che conduce
alla fredda sala delle prigioni, lo salutano con formale e statico
gesto militare al quale il criminale per lo più non risponde
o, al massimo, se gliene spunta voglia, si limita ad annuire.
Krono è quasi totalmente privo di rispetto verso la gente ed
ha il culto di se stesso, in una maniera così accentuata da
essere quasi caricaturale, da faraone egizio.
E tutto ciò, se se lo sente dire, non lo offende di certo,
anzi, gli procura immenso piacere e fierezza.
Senza arrestarsi, sentito un cattivo sapore in bocca, Krono tira uno
scatarrone a terra, dopo il quale si sente già meglio.
Ed intanto è giunto dinanzi alla cella di Darkamy, sorvegliata
da due guardie.
“Fatemi entrare, stolti, cosa aspettate, l’apparizione
della Madonna?!” esclama il criminale.
“Mi scusi Lord” “Subito Lord Krono” replicano
i due, inzerbiniti e s’affrettano ad eseguire l’ordine.
Il criminale entra nella cella ove la mora investigatrice sedeva a
terra in un angolo ma che, non appena sente la porta aprirsi, scatta
in piedi sulla difensiva.
“Calmati signorina, non c’è bisogno d’allarmarsi”
la canzona Krono “Anzi, ce n’è!”
Detto ciò, rifila un forte pugno rovescio alla ragazza che,
colta alla sprovvista, è costretta ad accusare il colpo.
Krono scoppia in una fragorosa risata che risuona folle, divertito.
“Inutile dirti che voglio sapere un bel po’di cose…
tutto, oltre che divertirmi a prenderti a botte, quindi inizia a cantare
o sarà peggio e farai la fine di quegli smidollati dei tuoi
colleghi.”
“Che gli hai fatto, bastardo??” chiede Darkamy, preoccupandosi
subito per i propri uomini anziché per se stessa.
“Li ho ammazzati, ovvio no?!” replica Krono, tornando
a ridacchiarsela, spassandosela alla grande.
Ma questa volta è lui a non aspettarsi un’azione da parte
di Darkamy, che invece gli rifila con tutta la forza della rabbia
due potenti pugni, quasi al punto da spingere il criminale a tappeto.
“Ehi, brutta stronza…” esclama Krono, toccandosi
la mascella indolenzita, appoggiatosi al muro.
Darkamy fa per attaccare ancora, ma l’uomo, prevedendo la mossa
che si prospetta, a sua idea bella tosta come quella precedente, la
ferma a parole.
“Ehi, ehi, stai calma! Non ti serve proprio ad un bel niente
prendermi a pugni. Puoi suonarmele un po’ma comunque sarò
io a spezzarti l’osso del collo e, se casomai dovessi avere
tu la meglio… sarà Lisa a pensare a sistemarti per le
feste e non ti conviene… detto tra noi, il capo sono io, sia
chiaro… ma quella è pazza. È sadica, quindi…”
“Quanto cazzo parli?” è la risposta di Darkamy,
parente per nulla impressionata dalle minacce del sicuro e borioso
Krono.
L’uomo contorce il volto in un’espressione stupita, quasi
incredulo di ciò che ha sentito. Darkamy si prepara a schivare
un colpo che si aspetta stia per arrivare, ma invece deve ricredersi
perché la replica che l’uomo le dà è l’ennesima
risonante risata malefica.
Krono sta irritando Darkamy nel profondo, con quel suo modo di fare
così arrogante e menefreghista.
In realtà è l’indifferenza che irrita la donna,
come succede con tutti. È proprio l’indifferenza una
delle armi più temute.
“Ma sai che, per essere una di quegli sfigati che ancora difendono
quegli inetti nullafacenti di cui il mondo è pieno, hai fegato?”
Darkamy fa per replicare ma, a sorpresa, Krono la colpisce di nuovo,
questa volta con più forza, ripetendo l’azione in una
sequenza che manda la donna a terra.
“Ti decidi a parlare sì o no? Tra un po’iniziano
le repliche notturne del wrestling in tv, non ho intenzione di perderlo…”
La ferita sul labbro dell’investigatrice è tornata a
sanguinare, assieme al suo naso, questa volta.
“Mai!” risponde ella, nonostante tutto decisa a non rivelare
nulla riguardo alla propria organizzazione, ai piani o a Xandrella
stessa.
“Ok, l’hai voluto tu” concluse Krono, staccandosi
la pesante catena di ferro dai pantaloni.
“No…!!
Ma che cazzo!!” urla Krono, furioso, seduto davanti alla televisione.
Il suo protetto se le sta letteralmente prendendo, quella sera.
Come egli stesso, del resto.
Il criminale sente uno scricchiolio, la porta della sua stanza sta
per essere aperta. Posa la birra e contemporaneamente estrae il pugnale
dall’anfibio e lo lancia.
Lisa, si vede arrivare contro questo pugnaletto e fa appena in tempo
ad afferrarlo al volo, a qualche centimetro dalla sua fronte.
Krono, accortosi a chi a fatto quel gesto omicida, corruga il volto
in un’espressione degna d’un bambino pentito d’aver
rubato le caramelle, mentre quello della donna sembra sull’orlo
di un’iraconda scenata isterica.
“Pensavo fosse uno di quei balordi dei nostri uomini che tanto
per cambiare tentano di…” cerca di giustificarsi l’uomo.
Ma Lisa non gli dà modo di finire e gli rilancia il pugnale
contro, mirando bene, però, a colpire lo schienale della poltrona,
giusto a qualche centimetro dalla testa del criminale.
La donna fa per iniziare una qualche frase ma si blocca, perdendo
interesse in ciò.
C’è qualcosa che le ha dato all’occhio molto di
più.
“Krono!” esclama divertita “Ti ha spaccato la faccia!”
Quindi, a piccoli colpetti, inizia a ridacchiare, sfottendo di gusto
il suo compagno di loschi affari.
Krono sembra irritarsi; già di suo non può definirsi
contento d’essersi fatto rompere il naso da una prigioniera.
“Lei è messa peggio…”
Tenta, però, di darsi un tono ma la donna dai capelli corvini
torna a ridere ancora di più.
“Cazzo, Lisa, tappa quella fogna!” esclama Krono, giunto
quasi al limite della sopportazione.
Come consuetudine, Lisa cambia umore da un momento all’altro,
senza preavviso, senza senso ma, questa volta invece, il senso c’è:
la frase di Krono non le è piaciuta per niente.
La donna, di scatto, s’avvicina all’uomo e lo spinge con
forza contro lo schienale della poltrona sulla quale siede.
L’uomo si zittisce all’istante.
Gli occhi di Lisa sembrano parlare da soli e sibilare un “non
permetterti di trattarmi così”… se lo sguardo potesse
uccidere, Krono sarebbe già ricoperto di terra.
“Non s’interroga un prigioniero del calibro di quella,
ubriachi marci” quindi avvicina il volto alla bocca dell’uomo.
“Puzzi di alcool più d’una cantina di vini!”
Krono spinge via da sè Lisa, alzandosi poi dalla poltrona.
“Fai la figa solo perché per un giorno non hai bevuto?!?
Ma che ti prende, Lisa??”
E così, di nuovo la donna cambia espressione e tono, diventando
quasi comprensiva e dolce.
“Scusa… capisco che non è bello essere pestati
da una prigioniera… non capita tutti i giorni…”
Quindi s’avvicina a Krono e gli accarezza il volto, dove, sulla
guancia, spicca la ferita procuratagli dai pugni di Darkamy.
“Su, caro… ci penso io…” lo rassicura.
“Oh, sì… Penserò io a tutto Krono caro,
tanto è la mia battaglia, visto che tu morirai prima di gustartene
la vittoria…” pensa invece, mentre un malefico sorriso
le compare sul volto.
Intanto,
Darkamy è ancora nelle prigioni. La spalla sinistra le fa un
male lancinante: quella catena l’ha colpita davvero violentemente.
Quanto vorrebbe fargliela pagare a quel brutto bastardo schifoso ed
a quella puttana insolente…
Proprio in quell’istante, la porta della sua cella si apre di
nuovo e questa volta è Lisa ad entrare da lei.
“Parli del diavolo…” pensa l’investigatrice.
“C’ha già pensato il tuo caro a cercare di convincermi
a parlare ma non dirò nulla, neanche a te” dice Darkamy,
per mettere le mani avanti.
“Primo: quello non è il mio caro, sia chiaro!”
sibila Lisa, fulminando con lo sguardo l’altra “Secondo:
io non voglio sapere nulla, non me ne frega niente. Terzo: io voglio
il chakram”
A quelle parole Darkamy si sente come paralizzata… Lisa sa del
chakram!
Lo vuole ed è sicura di poterlo ottenere.