CORSA
AL CHAKRAM
del
Gruppo Yahoo Xandrella
Questo
racconto è stato scritto da alcuni partecipanti del gruppo_Xandrella
(Claudia, Darkamy, Krono, Lisa, Max, Roberta, Xandrella).
Per commenti scrivete al gruppo.
Inoltre vi invitaimo a partecipare alla nostre prossime iniziative.
CAPITOLO
6 - di KRONO
Xandrella
rimase qualche istante ad osservare il lungo corridoio che si estendeva
davanti a lei. Quello che all’apparenza era solo il corridoio
di un vecchio hotel ormai in disuso, in realtà nascondeva mille
insidie. Per tutta la sua lunghezza, a destra e a sinistra, vi si
affacciavano le porte delle varie camere. Camere dalle quali i criminali
sarebbero potuti sbucare all’improvviso prendendola di sorpresa.
Ma Xandrella non si perse d’animo e cominciò a camminare
lentamente lungo quel corridoio a malapena illuminato. C’era
un silenzio inquietante, quasi irreale. L’unico suono che rimbombava
nell’ambiente era il rumore dei passi della donna. Xandrella
arrivò così alla fine del corridoio. Sulla destra c’era
una scalinata, resa però inagibile da un ampia spaccatura nella
parte centrale.
“Deve esserci un modo per arrivare in cima, se quel bastardo
ha tentato di spararmi dal quarto piano” pensò la donna.
La sua intuizione era corretta, infatti, dopo essersi guardata un
po’attorno, trovò un ascensore ancora funzionante.
“Dannazione!” esclamò “Se entro lì
dentro sarò in trappola… ma non ho alternative!”
Xandrella entrò nell’ascensore e schiacciò il
pulsante che portava al quarto piano, l’ultimo. Le porte dell’ascensore
si chiusero alle sue spalle e si riaprirono solo venti secondi più
tardi. Venti secondi che a Xandrella parvero un’eternità.
La donna, comunque, era arrivata a destinazione, ma nemmeno stavolta
si vedeva in giro anima viva. Era nervosa.
“Sicuramente mi staranno tendendo un’imboscata”
pensò, mentre le sue dita si stringevano intorno al calcio
della pistola “Attenta Xa!”
Di fronte a lei c’era un altro corridoio, questa volta più
breve, che terminava con una porta sul fondo. La donna arrivò
davanti alla porta e vi appoggiò l’orecchio per origliare.
Non sentì nessuna voce ma solo un leggero ticchettio, un rumore
indefinibile. Xandrella rimase un po’interdetta, poi, d’un
tratto, assestò un violento calcio alla porta che cadde al
suolo sfondata.
“Krono, bastardo, è giunta la tua fine!” gridò
la donna puntando la pistola all’interno della stanza, prima
ancora di rendersi conto di cosa aveva davanti.
Nella stanza, infatti, non vi era affatto il pericoloso leader dell’organizzazione,
ma un altro uomo che digitava affannosamente su un portatile. Era
un uomo dall’aspetto tutt’altro che minaccioso: alto e
magro, con una faccia equina e i capelli con la riga di lato. Appena
Xandrella irruppe nella camera, questi ebbe un sobbalzo.
“Ma tu non sei Krono!” esclamò la donna, puntandogli
contro la pistola “Cosa stai facendo con quel portatile?”
L’uomo tentò di richiudere il computer, ma Xandrella
glielo impedì minacciandolo con la pistola.
“Foto porno?” commentò meravigliata Xandrella,
guardando lo schermo “Insomma, chi diavolo sei tu? E dov’è
Krono?”
L’uomo, vedendosi la pistola puntata al petto, aveva cominciato
a sudare freddo e a tremare di paura.
“Krono… Lord Krono non è più qui”
disse poi con voce gutturale, quasi incomprensibile “Lui e la
signora Lisa sono tornati nel loro quartier generale. Hanno riportato
con loro tutti gli uomini, lasciando qui solo me e un altro paio di
soldati… giusto per confondere le indagini”
A quelle parole, Xandrella ebbe uno scatto d’ira e afferrò
violentemente il soldato per il collo della sua squallida camicia
a quadretti.
“Amy… dimmi subito dove si trova la mia compagna, altrimenti
ti apro un buco in fronte, dannato pippaiolo!”
“Non lo so” rispose il soldato, con la voce sempre più
flebile “Probabilmente la tengono in ostaggio presso di loro,
alla base”
“Ebbene?” si limitò a chiedere la donna, alzando
il sopracciglio.
Il soldato stava quasi per mettersi a piangere.
“Non so dove si trovi di preciso il quartier generale del capo.
L’unica cosa che so è che si è fatto costruire
una fortezza in qualche isola del Pacifico, ma non saprei dirti con
esattezza dove sia… non ci sono mai stato. Però deve
essere lì che tengono la prigioniera”
“Amy…” tornò a pensare Xandrella, preoccupata
per la sorte della sua amica, poi si voltò e fece per uscire
dalla stanza, ma il soldato la trattenne.
“Ehi, dove stai andando?” le chiese, bianco in volto “Non
puoi lasciarmi qui! Portami con te, arrestami, fai quello che vuoi
ma non lasciarmi qui. Quando Krono verrà a sapere che ho fatto
la spia mi darà la caccia e mi ucciderà in un modo atroce…”
“Lo so…” gli rispose la donna, abbozzando un sinistro
sorriso “Proprio per questo ti lascio andare… addio!”
Xandrella uscì dalla stanza, mentre il soldato cadde atterrito
in ginocchio.
“Ormai sono un uomo morto” pensò lo sventurato
“Bè, tanto vale approfittare degli ultimi istanti di
vita che mi restano…”
L’uomo riaprì il portatile e ricominciò a smanettare
sopra le sue foto porno, mentre Xandrella, ormai, era fuori dall’edificio.
“Maledizione!” mormorò la donna tra sé e
sé, mentre risaliva sulla moto “Le isole del Pacifico…
sono un’infinità. E poi non posso andare fin lì
di persona e abbandonare l’agenzia. Dovrò per forza mandare
qualcun altro…”
Xandrella tornò indietro a tutta velocità e, una volta
rientrata nel suo ufficio, afferrò la cornetta del telefono.
“Pronto, Claudia? Vieni subito nel mio ufficio, ho bisogno di
parlarti… e porta con te anche Roberta”
Qualche
giorno dopo, un forte odore di bruciato permeava l’aria nella
stanza di Krono. Il criminale era affacciato alla finestra e guardava
di sotto, come se si stesse godendo un qualche spettacolo. Lisa, invece,
dormiva su una sedia, con la testa poggiata sul tavolo, circondata
da una marea di bicchieri e bottiglie di alcolici.
“Krono, maledetto caprone!” sbottò ad un tratto,
sollevando la testa “Che diavolo è questa puzza? Sto
cercando di smaltire la sbornia di stanotte e questo tanfo insopportabile
non mi aiuta di certo… chiudi quella cazzo di finestra!”
Krono non le rispose, anzi le suggerì di avvicinarsi a lui
e di affacciarsi anch’ella alla finestra. Seppur svogliatamente,
la donna si alzò dalla sedia e, con una camminata tutt’altro
che sicura, raggiunse il suo alleato.
Nel cortile sottostante c’era un uomo completamente avvolto
dalle fiamme che si contorceva dal dolore, correndo per tutto lo spiazzo
e gridando come un dannato.
“Guarda lì” disse Krono “Quello è
il bastardo che ha rivelato la nostra posizione a Xandrella…
non è un bello spettacolo?”
“Mah!” commentò Lisa “Io avrei saputo fare
di meglio… senza neanche sprecarci la benzina”
“Benzina? Ma quale benzina?” fece Krono “Se avessi
usato la benzina, il bastardo avrebbe preso subito fuoco e sarebbe
morto nel giro di qualche istante. Invece guardalo lì: sono
quasi otto minuti che si agita tra le fiamme e non sembra ancora decidersi
a morire”
In effetti, le sofferenze dello sventurato durarono ancora un altro
po’, poi, finalmente, si accasciò al suolo privo di vita.
“Riposa in pace…” sussurrò Krono, prima di
scoppiare in una delle sue risate disumane.
“Come ti diverti con poco…” gli disse Lisa, ma proprio
in quell’istante un altro soldato entrò nella stanza,
inchinandosi di fronte ai due capi.
“Lord Krono, sono arrivate le nuove reclute” disse questo
“Le faccio entrare?”
“Ma sì, ma sì…” gli rispose Krono
“Diamo un po’di lavoro alla gente, che poi sennò
dicono che nel mondo c’è disoccupazione”
Ad un cenno del soldato, una decina di uomini dall’aspetto tutt’altro
che raccomandabile entrarono nella camera.
“Guardi, Lord” fece il soldato indicando uno di loro “Questo
ha all’attivo dieci rapine e otto omicidi, mentre quest’altro
è un famoso scassinatore e ladro di automobili. Quello laggiù,
invece, è ricercato dalle polizie di mezzo mondo e…”
“Ok, ok” lo interruppe Krono “Ho capito”
Il criminale cominciò a camminare avanti e indietro di fronte
ai nuovi arrivati, esaminandoli attentamente uno ad uno. D’un
tratto si fermò davanti ad un uomo con la testa rasata che
indossava un giubbotto di pelle nera.
“E questo chi è?” chiese il criminale.
“Questo è un nazi-skin proveniente dal nord Europa. È
accusato di ogni genere di violenza e…” gli spiegò
il soldato.
“Ho capito…” fece di nuovo Krono, ricominciando
ad attorcigliarsi il pizzo, mentre fissava negli occhi il teppista.
Poi, all’improvviso iniziò a sghignazzare sempre più
forte, fino ad esplodere in una fragorosa risata. Il teppista, colto
un po’di sorpresa dal comportamento di Krono, rimase dapprima
in silenzio, dopodiché iniziò anch’egli a ridere.
I due passarono quindi qualche istante a ridere fissandosi l’un
l’altro, ma d’un tratto lo sguardo di Krono cambiò
e si fece freddo come il ghiaccio. Uno sparo risuonò nella
stanza e il nazi-skin cadde al suolo, colpito dritto tra gli occhi.
“Bene” disse Krono, soffiando sulla canna della pistola
che ancora fumava “Siete tutti dei nostri. Per festeggiare,
stasera si va tutti a mignotte!”
La decisione di Krono fu accolta dalle urla di acclamazione dei nuovi
arrivati. Uno di questi arrivò persino a dargli una pacca sulla
spalla, ma Krono gli afferrò subito il polso, torcendoglielo
in una morsa innaturale.
“Fossi in te non ci riproverei un’altra volta” gli
intimò il criminale “Altrimenti ti stacco la mano e la
uso come posacenere d’alta moda, intesi?”
“In… intesi” rispose l’uomo, massaggiandosi
il polso.
“Bene, e ora andatevene perché la vostra presenza mi
dà fastidio” continuò Krono.
“Avete sentito? Tutti fuori!” ribadì il soldato
che li accompagnava, poi si voltò verso Krono e gli chiese:
“E del corpo del tizio a cui ha sparato cosa ne facciamo? Lo
gettiamo in mare o lo seppelliamo con gli altri sulla spiaggia?”
“No, buttatelo tra i rifiuti… è quello il posto
più appropriato a lui”
A quelle parole, Lisa abbozzò un sorriso di compiacimento,
mentre anche il soldato usciva dalla stanza trascinando con sé
l’ennesimo cadavere.
Nel frattempo, Krono aveva ripreso a girovagare per la stanza, per
poi fermarsi, poco dopo, davanti al grosso specchio appeso alla parete.
“Minchia, faccio schifo!” commentò, osservando
la sua immagine che ancora riportava gli evidenti segni della sbronza
notturna “Devo subito andarmi a fare una doccia… Lisa,
vieni con me?”
“Annegati!” gli rispose la donna.
Krono sorrise e se ne andò via dalla camera canticchiando una
canzoncina volgare: “Disse la vacca al mulo, quanto ti puzza
il culo. Disse il mulo alla vacca, forse è stata la cacca…”
Lisa tornò a sedersi sulla sedia, portandosi una mano alla
fronte. Aveva ancora un forte mal di testa, ma non poteva rilassarsi
troppo: aveva qualcosa di ben più importante da fare. Afferrò
la ricetrasmittente che stava buttata lì sul tavolo e disse:
“Max, raggiungimi nella stanza di Krono, ho bisogno di te”
Pochi istanti dopo, il fedele soldato si presentò al suo cospetto.
“Mi dica, mia signora, cosa posso fare per lei?”
“Max, accompagnami dalla prigioniera. Ho bisogno di parlare
con lei”
Max aiutò Lisa ad alzarsi e l’accompagnò fino
alle celle sotterranee.
“Dimmi Max” continuò Lisa “Come vanno le
sue ferite?”
“Me ne sto occupando personalmente e nel giro di pochi giorni
saranno completamente guarite”
“Bene” mormorò la donna, mentre Max le apriva la
porta della cella nella quale Amy giaceva incatenata.
Le condizioni della prigioniera, in effetti, sembravano alquanto migliorate
e Lisa le si avvicinò cercando di apparire il più minaccioso
possibile, mentre Max rimase fuori dalla stanza.
“Allora, mia cara, come andiamo? I sette giorni di riflessione
che ti ho dato stanno per scadere. Ti decidi a dirmi quello che sai
sul chakram?”
“Vai all’Inferno!” fu l’unica risposta di
Amy.
Lisa, tuttavia, non si scompose, anzi cominciò a sghignazzare
sommessamente.
“Cara, forse tu non sai perché ti ho fatto medicare le
ferite da Max. Non credere minimamente che l’abbia fatto per
benevolenza nei tuoi confronti. Conosci il mito di Prometeo? Di notte
gli ricresceva il fegato solo perché, il giorno dopo, un’aquila
potesse tornare a sbranarglielo. Se ti ho fatto curare le ferite è
perché tu possa assaporare meglio il dolore che ti infliggerò
nel caso in cui non ti decida a parlare”
L’espressione di Amy sembrava imperturbabile, ma alcune gocce
di sudore cominciarono a scivolarle giù dalla fronte.
“E credimi, io non sono una cialtrona come Krono. Io sono un’esperta
nel settore: io provo piacere nell’infliggere dolore agli altri
e tu potresti essere davvero un ottimo passatempo. Sai, hai proprio
un bel visino e mi spiacerebbe se dovesse accadergli qualcosa di brutto”
continuò Lisa, passandole delicatamente un dito sulla guancia
“Ricorda, ti restano solo due giorni”
Detto questo, Lisa si girò e intimò a Max di chiudere
la porta della cella. Il soldato, però, era sparito. La donna
si guardò un po’attorno, ma di Max nessuna traccia.
“Fanculo! Adesso ci si mette anche lui a farmi perdere tempo…”
sbottò Lisa chiudendo la porta di persona, poi aggiunse tra
sè “Mah, forse però è meglio così.
Adesso ho qualcosa di molto importante da fare e dei seccatori in
mezzo ai piedi sono l’ultima cosa di cui avrei bisogno. Eh eh,
Krono, goditi la tua doccia finché dura, perché questa
sarà l’ultima doccia della tua vita…”
E con i suoi oscuri propositi in mente, la donna lasciò i sotterranei
e tornò nella sua stanza.