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CORSA AL CHAKRAM
del Gruppo Yahoo Xandrella

Questo racconto è stato scritto da alcuni partecipanti del gruppo_Xandrella (Claudia, Darkamy, Krono, Lisa, Max, Roberta, Xandrella).
Per commenti scrivete al gruppo.
Inoltre vi invitaimo a partecipare alla nostre prossime iniziative.


CAPITOLO 7 - di CLAUDIA E ROBERTA

<Arriviamo> Una parola, una parola sola, fredda come ghiaccio. Era l’unica cosa che Claudia aveva detto a Xandrella prima di andare a chiamare Roberta. Mentre percorreva il corridoio che la separava da Roberta, pensava a cosa fosse mai accaduto: Xandrella aveva una voce diversa, una voce ansiosa, preoccupata, ma nel contempo decisa. Quando Claudia raggiunse l’amica, questa era seduta alla sua scrivania, intenta a scrivere un racconto e mangiare noccioline. La presenza di Claudia ruppe l’armonia che c’era nella stanza e fece sobbalzare Roberta dalla sua sedia. Le due erano diverse: tutti i giorni, mentre Roberta scriveva, Claudia faceva sport, ma a loro bastava uno sguardo per capire quando c’era bisogno.
<Claudia, cosa è successo?> chiese Roberta all’amica, mentre la sua curiosità si fondeva ad un’agitazione.
<Non lo so, mi ha chiamato Xandrella. Era agitata, ha detto che mi doveva parlare e di portarti con me. Andiamo>
Le due, quindi, senza perdere un minuto di tempo, andarono da Xandrella. Mentre andavano, Roberta faceva le sue domande solite a Claudia, quelle che se fatte più di una volta le facevano saltare i nervi, soprattutto in quel momento.
<Non sai perché Xandrella ci voleva parlare?> chiese Roberta.
<No, te l’ho detto. Non lo so> rispose Claudia, quindi Roberta proseguì: <Sei sicura di non saperlo?>
Allora, Claudia, voltatasi un attimo, le rispose con tono alterato: <Ma che ti credi? Se lo sapessi te l’avrei detto!> Roberta, ferita dalle parole dell’amica continuò: <Ci sono state volte in cui, sapendolo, non me l’hai detto>
<Non avrei risolto niente dicendotelo, anzi…> disse Claudia. Ci fu un momento di silenzio, poi continuò: <Ok, scusami, sono stata dura con te. So che mi vuoi solo aiutare!>
Roberta non parlò; non parlò perché quella lite aveva urtato la sua sensibilità e sarebbe bastato aprire la bocca, anche solo per uno sbadiglio, per dar vita ai singhiozzi che ora tratteneva in gola. Così si girò, guardò Claudia e le diede un bacio sulla guancia. Tra silenzi e discorsi, le due erano giunte all’ufficio di Xandrella, dove la donna le stava aspettando.
<Immagino!> disse Claudia alla donna.
<Credo tu abbia immaginato bene!> rispose Xandrella e poi continuò <Vi attende un aereo, questi sono i biglietti e buona fortuna!>
<Ti ringrazio> e le due andarono via.
<Dove potremmo trovare Amy?> chiese Roberta a Claudia.
Questa le rispose: <Non lo so… sappiamo che si trova in un’isola del Pacifico, ma dove?>
Passarono a prendere tutto ciò che serviva per il viaggio alla loro “base”.
<Sei sicura d’aver preso tutto ciò che ti occorre?> chiese Claudia a Roberta.
<Si, si, ho preso tutto!> rispose l’amica.
Così partirono per la Nuova Zelanda: sarebbe stata la loro prima tappa dove andare a cercare Amy e i suoi sequestratori. Il viaggio era lungo, così le due iniziarono a chiacchierare.
<Una vota arrivate dove ci dirigeremo?> chiese Roberta.
<Andremo verso la periferia di Wellington, potrebbe essere un buon rifugio. Nella capitale avranno qualche aggancio e in periferia staranno bene: lontani da guardie, poliziotti e tutto ciò che potrebbe metterli nei casini, ma al contempo vicini a tutta l’altra gente. È più sospettabile uno che vive isolato che uno che vive in mezzo alla gente!> concluse Claudia.
<Ti voglio bene> disse Roberta a Claudia.
La ragazza a quel punto non capiva il significato di quelle parole, così le chiese: <Te ne voglio anche io, ma perché me lo dici ora?>
<Perché oggi abbiamo discusso e perché a volte il bene lo diamo per scontato, come l’amicizia… pensa a come deve star male Xandrella, al pensiero di Amy così. E perché con queste missioni si rischia sempre la vita. Io non ho paura di morire, o almeno non quanto ho paura di subire la tua morte, sei tu quella che rischia>
Claudia era quasi commossa da quelle parole: <Non moriremo, non ancora! Ora, però, riposiamo!>
Si sorrisero e si addormentarono. Erano veramente molto stanche, perché si svegliarono solo quando l’aereo stava atterrando. Appena scese dall’aereo, si guardarono attorno… che bello, erano in Nuova Zelanda! Ma l’entusiasmo venne subito spezzato dal pensiero che faceva da re in quei giorni: liberare Amy! Così presero un taxi che le portò fino all’albergo che avevano prenotato: il loro lavoro in fin dei conti aveva i suoi lati positivi… come l’albergo! Andarono ognuna nella propria camera e, mentre Claudia si faceva una bella doccia, Roberta svuotava la sua valigia. Il pomeriggio trascorse tranquillo, cenarono e andarono a dormire: la giornata che le aspettava era dura! La sveglia suonò alle sette, si prepararono e uscirono. La loro prima tappa sarebbe stato un edificio alla periferia della città. Il tassista che le aveva accompagnate in albergo, mentre si parlava di criminalità, aveva sconsigliato loro di avvicinasi a quell’edificio. L’aveva definito losco, aveva detto che chi si azzardava ad entrare da quella porta non ne usciva più. Arrivarono davanti a quel grande palazzo che appariva disabitato. Claudia decise di andare a dare un’occhiata, mentre Roberta avrebbe aspettato fuori. Se Claudia non fosse tornata nel giro di un quarto d’ora, Roberta avrebbe dovuto chiamare Xandrella. Claudia non sapeva cosa la donna avesse detto a Roberta, ma sicuramente le avrebbe suggerito la cosa giusta da fare. Perciò, Claudia caricò la pistola e si avvicinò all’edificio. La porta era socchiusa, così lei entrò furtiva. Non c’era nessuno. Era convita che fosse una trappola, che qualcuno le sarebbe saltato alle spalle, ma nessuno lo fece, così si addentrò in una camera, anch’essa socchiusa. C’erano solo cadaveri stesi a terra, nulla di più. Cambiò stanza, sarebbe dovuta essere la cucina: anche lì si presentava la medesima scena che s’era vista nella stanza precedente. Si chinò su un corpo, il sangue era fresco, poi vide una porta: l’uscita di servizio. Probabilmente, l’assassino l’aveva sentita entrare ed era fuggito da quella porta. Il suo pensiero andò subito a Roberta. Corse fino alla porta d’ingresso. Se fosse uscita dalla porta di servizio ci avrebbe messo molto più tempo ad arrivare al recinto che cingeva la casa, sotto il quale si nascondeva Roberta. Claudia corse verso di lei e le gridò di sdraiarsi a terra. Un proiettile le passò sopra di un millimetro. Claudia la raggiunse.
<Stai bene?> chiese la ragazza.
Roberta fece un cenno con la testa per dirle che lei stava bene. Claudia si voltò: una figura scura correva. Roberta stava correndo dietro all’uomo. Claudia sparò tre colpi, uno dei quali colpì l’uomo alla gamba. Roberta lo raggiunse e lo atterrò.
<Perché hai tentato di spararmi?!> urlò Roberta.
L’uomo disse qualcosa, qualcosa di incomprensibile, allora Claudia li raggiunse. L’uomo la guardò, lei lo prese per la maglietta e lo mise seduto
<Vuoi perdere la gamba?>
L’uomo la guardava e disse con voce fioca: <Il mio capo… il mio capo… ha… ha detto di uccidere tutti gli agenti di Lord Krono>
Claudia ascoltava interessata.
Questo proseguì: <Il mio capo è Nick, ma lui non va in missione, no. Lui ha ingaggiato me e ha detto che devo ammazzare tutti>
Con le sue ultime forze tirò Claudia a sè e prese un coltello. Roberta allora sparò un altro colpo alla gamba dell’uomo, che gridò, poi disse: <Rifallo e t’ammazzo!!!>
Allora Claudia prese il coltellino che teneva nel polsino e lo colpì, poi si rialzò e gli disse: <Dove si trova questo Nick?>
<La sua base è a venti chilometri da qui: una casa piccola, apparentemente di pastori, ma se entri ci sono delle scale che conducono ad un sotterraneo. Lui si trova lì… ora curami!>
Claudia lo guardò e gli disse: <Non ti ammazzo solo perché sei contro Krono, ma ciò non vuol dire che ti curerò>
L’uomo le disse: <Non puoi lasciarmi qui!>
<Nelle tue condizioni non ordinerei niente, ora o stai zitto o…>
Silenzio. Andò via con Roberta. Fecero parte della strada a piedi. Arrivate in una zona più popolata, e dopo aver riposto le armi, chiamarono un taxi.
Si fecero portare a quella casa bianca che l’uomo le aveva descritto, pagarono e scesero.
<Questa volta tu vieni con me!> disse Claudia all’amica.
<E chi ti molla!> continuò Roberta in tono scherzoso.
Entrarono nella casa. Il piano superiore aveva solo un ingresso che portava a una camera. Entrarono: era una camera spoglia, c’era un letto, un comodino con sopra un lume e una tv ancora accesa. Allora le due scesero le scale. Sembrava di stare in un altro posto: la casa era ben arredata, lussuosa ed elegante. Su una poltrona era seduto Nick. Non si era accorto della presenza delle due, così Claudia disse: <Nick!>
L’uomo si girò. Aveva capito che non erano due passanti, conoscevano il suo nome! Così esclamò: <Lady Lisa, ti aspettavo!>
<Mi dispiace per te ma non sono Lady Lisa, sono qualcuno di meglio. Sono colei che ti aiuterà a sbarazzartene!> disse Claudia.
<Bene! Chi siete?> chiese allora Nick.
<Io sono Claudia e lei è Roberta. Cerchiamo Lord Krono>
Le due raccontarono la loro storia, il loro viaggio, l’uomo trovato all’edificio e tutto il resto. L’uomo sembrava sapere molto di più di quel che dava a vedere e le due se ne erano accorte.
<Cosa sai di Krono e di Lady Lisa?>
<Sapete, cercano il chakram… vi dirò tutto quello che so su di loro. Il capo del gruppo è un certo Krono e la loro sede è situata in un’isola del Pacifico praticamente deserta. Hanno molti uomini al loro servizio e addentrarsi nella loro sede è praticamente un suicidio!>
Consegnò dei fogli alle ragazze.
<Cosa sono?> chiese allora Roberta.
<Contengono tutto ciò che so su di loro, ma, in grandi linee, è quello che vi ho detto a voce!>
<Ti ringrazio!> disse Claudia.
Roberta fece un cenno con la mano e andarono via. Quella stessa notte, un elicottero partì per portarle proprio vicine alla base di Krono.




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