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Diana/Artemide

A Diana corrisponde nella mitologia greca Artemide, figlia di Zeus e di Leto, sorella gemella di Apollo. Diana, dea della Luna(di cui era la personificazione) e della caccia, era la protettrice degli animali selvatici, soprattutto orsi, cervi, lupi, delle fonti e dei ruscelli. Artemide era nota anche sotto il nome di Cinzia (come Apollo sotto quello di Cinzio) dal nome del monte sull'isola di Delo, dove entrambi sarebbero nati.

La selva sconfinata è il suo regno. Va cacciando per monti e boschi, seguita dalle sue deliziose compagne, le Ninfe, con le quali intreccia danze sui prati fioriti. Essendo dea della natura, Artemide è particolarmente vicina agli animali, sia come 'colei che li cura, sia anche come colei che li caccia.presso il fiume Timavo si trovava un bosco sacro alla dea, dove cervi e lupi convivevano in pace e si lasciavano accarezzare dagli uomini.
L'iconografia di Artemide la rappresenta di solito in abito di cacciatrice, armata di arco e faretra, il capo ornato - ma non sempre della falce lunare. Spesso è accompagnata da un levriero o da un cervo.

Alle proprie fedeli predilette facilitava il parto. Era armata di arco e frecce con cui puniva i mortali e prometteva una morte rapida ed indolore alle donne che morivano di parto.La leggenda narra che sebbene fosse la protettrice delle fanciulle, volle il sacrificio di una vergine per permettere ai greci di salpare durante la guerra di Troia, ma, secondo alcune versioni, salvò la vittima, Ifigenia, all'ultimo momento sostituendola con una cerbiatta. Atteone, che osò spiarla al bagno, venne sbranato dai propri cani.

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di Max

Diana è una figura della mitologia romana ed è la dea della caccia, della luna, custode delle fonti e dei torrenti e protettrice degli animali selvatici. In alcuni versioni viene considerata figlia di Giove e Latona da cui sarebbe stata concepita nella piccola isola di Renea. Il suo mito ricorda una divinità del Lazio venerata in tempi primitivi. La dea era venerata nei boschi e nei luoghi selvaggi ma ciò che mostra meglio il carattere originale ed il suo culto italico è il mito del ramo d’oro. Il tempio ritenuto più importante del culto di questa dea è stato eretto sull’Aventino.
Sulla sponda orientale del lago di Nemi sorgeva un bosco di querce consacrato a Diana Nemorensis ( Diana dei boschi ). Al centro di questo, esisteva un particolare albero produceva il veschio. Se uno schiavo, dopo essere scappato, riusciva a cogliere uno di questi rami d’”oro” poteva battersi con il sacerdote della dea e se fosse riuscito ad ucciderlo avrebbe preso il titolo di rex nemorensis, ossia di re del bosco e sarebbe diventato lui stesso sacerdote della dea in attesa che qualcun altro riuscisse a strappare il vischio e a battersi con lui.
Sempre sulla sponda del lago di Nemi era stato eretto un tempio a Diana ma con la diminuzione del bacino, ora la costruzione appare relativamente distante dalla riva.
Diana veniva anche chiamata Diana Lucifera ( portatrice di luce ) e considerata dea della luce. In alcuni contesti è possibile trovare delle associazioni tra Diana e la divinità lunare Selene della mitologia greca.
In molti riti dei Romani Diana era venerata come una divinità trina e cioè punto di congiunzione tra la terra e la luna e personificazione del cielo in contrasto ad Ecate a cui era riservato il mondo dei morti.
Diana corrisponde ad Artemide nella mitologia greca anche se le analogie tra le due sono molto superficiali infatti il suo carattere di protettrice di partorienti è molto più accentuato. Diana viene spesso rappresentata come una fanciulla atletica e longilinea, con i capelli raccolti dietro al capo; indossa vesti semplici quasi a voler sottolineare una natura dinamica se non addirittura androgina.





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