Diffida
degli dei che portano doni
di R.Doriana
Disclamer:
tutti i personaggi qui trattati non mi appartengono, essendo di proprietà
della MCA. Mia è la storia, ma non intendo guadagnare denaro
grazie ad essa, tanto meno infrangere in alcun modo le regole del
copyright.
Subtext: per come la vedo io, ciò che nella serie era "subtext"
qui è da considerare "maintext". In parole povere,
le nostre due eroine provano un sentimento che va al di là
della semplice amicizia. In questa storia, quindi, il loro rapporto
sarà inteso tale. Nonostante ciò, non ci saranno scene
esplicite (se siete in cerca di quelle, conoscerete sicuramente altri
links a cui affidarvi), ma solo fugaci accenni.
Spoilers: la serie è terminata :'( , quindi non si possono
dare anticipazioni alcune
Ad ogni modo, questo racconto prende
il via al termine di "Seeds of faith". Nel racconto si parte
dal presupposto che Ares e gli altri dei sapessero già cosa
significasse per loro la nascita del figlio di Xena (senza aspettare
le Parche in "God fearing child").
Note: alcuni dei dialoghi a cui si fa riferimento sono presi da quelli
in lingua originale, per evitare la contraffazione di quelli in lingua
italiana. :6
Ringraziamenti: grazie a Dany, che m'ha chiesto esplicitamente di
scrivere una ff seguendo un suo suggerimento. Spero d'aver dato degnamente
voce alle tue richieste
Critiche
costruttive, pareri e (perché no?) spunti per altre storie,
saranno ben accetti: red_doriana@yahoo.it
Seduta
sulle coperte vicino al fuoco del loro accampamento serale, Gabrielle
sorseggiava piano l'infuso d'erbe appena preparato. La sera era ormai
calata, le stelle s'erano accese, brillanti, nel cielo ed una brezza
frizzante soffiava dai monti vicini. Poco distante, Xena dormiva profondamente,
quasi nascosta dalle pesanti pelli usate per proteggersi dal freddo
durante la notte. Prendeva molte più precauzioni, ora che stava
per diventare madre.
Con un sospiro, la ragazza soffiò via il vapore che si sollevava
dalla tazza in leggeri involti di fumo
Avrebbe voluto farle lei quel dono
Un figlio: che cosa grande!
Paradossalmente, l'unica cosa che il suo amore non era in grado di
creare. Ed ora, la persona a lei in assoluto più cara, la sua
Compagna, era in attesa di una piccola, nuova vita. Una vita con la
quale lei non aveva nulla a che vedere.
Aveva capito subito, quando Xena aveva annunciato la propria improvvisa
maternità, che doveva trattarsi di un intervento divino. In
cuor suo aveva pregato che non fosse un nuovo colpo di testa di Ares,
pronto ad architettare di tutto pur di portargliela via. In tal caso,
ne era certa, nonostante fosse una semplice mortale, avrebbe sicuramente
trovato il modo per fargliela pagare
Invece, la stessa Xena aveva negato qualsiasi coinvolgimento del dio
della guerra nel concepimento della sua creatura. Anzi, proprio qualche
giorno prima, l'aveva dichiarata "padre" ufficiale del bambino
- Gabrielle ha fatto il lavoro
- al ricordo di quelle poche
parole Gabrielle sorrise tra sé: che sensazione formidabile
aveva provato allora! Sentendo la dichiarazione della sua Compagna
era arrossita, sì, ma in cuor suo aveva esultato, soprattutto
di fronte allo sguardo, a metà tra il furioso e l'incredulo,
sfoderato dal dio della guerra.
"Beccati questa
Lei è mia e di nessun altro al mondo,
umano o divino che possa essere!" aveva pensato in quel momento,
reggendo con fierezza lo sguardo di Ares, il quale aveva tentato una
battuta di spirito sulla sua disponibilità a pagare pur di
assistere al concepimento
"Sbruffone" si era detta alzando un sopraciglio "Sarcastico
solo perché sai che non potrai MAI prendere il mio posto
".
Sì, in cuor suo aveva sempre desiderato formare una famiglia
con Lei, magari costruirsi una casa e cercare una vita più
tranquilla, che permettesse ad entrambe d'invecchiare pacificamente,
circondate da figli e nipoti amorevoli.
Figli
Che senso d'impotenza di fronte a questo strano scherzo
della natura. Non poteva far a meno di richiamare alla mente le parole
di sua madre: "Solo l'amore tra un uomo ed una donna può
permettere la nascita di una nuova vita, che arriva a benedire l'unione
perfetta tra i due sposi".
Gabrielle mascherò il proprio disappunto di fronte a quel ricordo
ravvivando il fuoco con gesti nervosi.
"Non è giusto!" pensò, "Sposai Perdicus
senza provare per lui più amore di quanto ne provassi per un
semplice amico eppure, se non fosse morto e fossi rimasta la sua sposa,
mi sarebbe capitato anche più di una volta di concepire un
figlio con lui
Invece, ora che ho accanto a me l'Amore della
mia vita non sono in grado
". Rimescolò di nuovo
con stizza i ciocchi di legno, che sfrigolarono, lasciando svolazzare
nell'aria un turbinio di scintille rosso acceso.
Non sapeva dire se fosse il polverio luminoso del fuoco o un'inconfessata
voglia di piangere dovuta alla rabbia a pungerle gli occhi in quel
momento: tutto ciò che poteva dire di se stessa era di sentirsi
inutile ed impotente
"Impotente", rise amaramente
tra sé, "proprio il termine adatto in questa circostanza
".
Ad acuire il suo malessere erano stati principalmente gli avvenimenti
dei giorni precedenti: la morte di Eli, la sua lite con Xena a riguardo,
la tentazione di Ares
Soprattutto, però, era stata la
notizia che il figlio della sua Compagna era stato concepito per intercessione
di Callisto e che ora ne era la sua nuova incarnazione, a lasciarla
senza forze.
Callisto. Il loro incubo personale fin dall'inizio della loro vita
insieme. Ogni volta che si era manifestata sulla loro strada aveva
portato con sé dolore e morte e desolazione. Invece, ora, redenta
dall'ennesimo sacrificio di Xena, si era eretta allo stato di Angelo
e aveva barattato le proprie azioni ignobili del passato con la nascita
di una nuova creatura, proprio dal grembo di colei che era stata la
sua peggior nemica... A volte la vita riserva scherzi particolarmente
sadici a chi si aspetta troppo da lei
- La verità è che sei gelosa di essere stata tagliata
fuori dal gioco, proprio quando si faceva più interessante.
- una voce le arrivò distinta, ma senza che nessun corpo l'avesse
emessa.
- Sento puzza di ratti
Vieni fuori, so chi sei! - rispose Gabrielle,
riconoscendo subito in quelle poche note di scherno il dio della guerra.
- Sempre gentile, vedo. - con un barbaglio blu Ares fece la sua entrata
nell'accampamento. D'istinto, Gabrielle volse lo sguardo verso Xena,
che dormiva poco distante.
- Non preoccuparti: la "mammina" non può sentirmi
Solo tu avrai l'onore di colloquiare con me, stasera. - Gabrielle
fece una smorfia di disgusto, ma il dio la ignorò, proseguendo
- Allora, come ci si sente ad essere la semplice comparsa innamorata
della grande attrice? Lasciata fuori dai grandi giochi come al solito,
eh? Non ti stancherai mai di essere messa in disparte davanti a tutte
le occasioni importanti? - Il dio stirò le labbra in un sorriso
beffardo e si avvicinò di qualche passo.
- Sta fuori dalla faccenda, Ares - Replicò bruscamente Gabrielle
scattando in piedi. In pochi istanti aveva estratto dai calzari i
sais e, facendoli roteare abilmente tra le mani, li aveva posizionati
in atteggiamento difensivo. - Non sono dell'umore giusto, stasera.
-
- Già, si vede. Ad ogni modo, nonostante ciò che pensi,
sono venuto a proporti un accordo. - Il dio della guerra si avvicinò
con fare confidenziale alla giovane donna. Gabrielle non poté
fare a meno di alzare la guardia, non del tutto convinta dalle intenzioni
della divinità.
- So che non ti fidi di me, posso capirti. Ma durante questi giorni
hai potuto sperimentare quale sia il mio potere
-
- Come no! Uccidere persone inermi e disarmate fa parte delle tue
imprese più encomiabili, Ares
Ne ho avuto una dimostrazione
con Eli. - Gabrielle scoccò il proprio commento caustico guardando
Ares dritto negli occhi e proseguì - Qualsiasi sia l'affare
che vieni a propormi, non m'interessa. In questo momento, l'unica
cosa veramente importante per me è Xena, e il bambino che deve
nascere
-
- Che non è tuo
- l'interruppe il dio, con un sorriso
di sfida. - Fa male, eh? Pensi che non abbia sentito i tuoi pensieri
poco fa? Dimentichi che sono un dio, dopotutto
"Impotente
proprio
il termine adatto in questa circostanza
" - la scimmiottò
- Bene, mia cara ragazza, io ho la possibilità di rendere i
tuoi sogni realtà
- Ares lasciò la frase in sospeso,
per aumentare l'attesa, poi riprese - Il figlio che Xena sta per dare
alla luce causerà la fine degli dei dell'Olimpo. Si da il caso
che io sia uno di loro e l'idea di interrompere la mia esistenza per
colpa di un lattante non mi va affatto a genio
Questo lo sai
già. -
Gabrielle rivolse al dio uno sguardo interrogativo - Se cerchi qualcuno
per scaricarti la coscienza ed affrontare la fine con l'animo in pace,
hai sbagliato persona, Ares. Non ti posso essere d'aiuto alcuno. Ora
vattene, prima che Xena si svegli e ti faccia pentire d'essere venuto
fin
-
- Xena, Xena, Xena
Sempre lei nei tuoi pensieri, vero? Ma credi
di occupare ancora un posto privilegiato nei suoi, Gabrielle? Ora
c'è un bambino, una creatura tutta sua, solo ed unicamente
sua. Che posto pensi di meritarti nella sua scala di preferenze, ora,
Gabrielle? -
Il dio della guerra si era fatto serio nella sua esposizione ed aveva
puntato uno sguardo penetrante sulla ragazza. Gabrielle abbassò
le braccia e, di conseguenza, i sais. Li infilò di nuovo nei
calzari e, voltando le spalle alla divinità, tornò a
sedersi accanto al fuoco. Passarono alcuni lunghi momenti di silenzio.
Ares aspettava pazientemente dall'altra parte dell'accampamento, Gabrielle
poteva vederlo distintamente al di là del fuoco. Le seccava
ammetterlo, ma quella divinità così indisponente e sbruffona
aveva messo il dito nella piaga: la verità era che avrebbe
fatto di tutto pur di essere davvero il "padre" della creatura
di Xena. Le venne in mente una discussione fatta tempo prima, quando
Xena non sapeva di essere incinta o, forse, non lo era ancora.
-
Se bastasse una sola delle nostre notti d'amore per poter concepire
un figlio, pensi che non darei tutta me stessa per quella notte, Xena?
- le aveva confidato quella sera mentre, accanto al fuoco, discutevano
sulla possibilità di metter su famiglia in qualche villaggio
amazzone. - In passato ci siamo tolte a vicenda i figli che il destino
aveva voluto concederci
Abbiamo superato insieme quei momenti,
non è detto che non si possa trovare, insieme, una soluzione
a questo problema
-
Xena si era alzata ed era andata ad aggiungere altra legna al fuoco.
Parlare di Solon le era ancora difficile, nonostante fossero ormai
passati due anni dalla sua morte
Gabrielle aveva aspettato che tornasse a sedersi ed aveva ripreso:
- So che molte amazzoni cercano "padri" per i loro figli
nei villaggi attigui al loro territorio. Una volta che il concepimento
è avvenuto, quegli uomini fanno ritorno alle loro case e non
possono accampare alcun diritto sul nascituro
A meno che non
sia maschio, s'intende
- .
Xena aveva interrotto bruscamente il suo silenzio: - Non potrei permettere
che qualcuno ti tocchi mentre io me ne sto fuori dalla tenda ad aspettare
"che il concepimento avvenga"
Impazzirei, Gabrielle!
Finirei per uccidere quel disgraziato
- .
Gabrielle le aveva preso le mani, stringendogliele con dolcezza: -
Lo so, amore, anch'io non potrei tollerarlo, se fossi tu dentro la
tenda
Ma non c'è altra soluzione, vedi? Io
Io non
posso
Anche se vorrei tanto, dopo ciò che Hope e la mia
leggerezza ti hanno causato, io vorrei davvero
- .
Xena l'aveva interrotta ponendole dolcemente un dito sulle labbra:
- E' tutto passato e sai che ai miei occhi tu non hai colpe
Il
tuo desiderio non fa altro che renderti ancora più importante
per me. Non sai quanto anch'io voglia un figlio da te; purtroppo,
la natura non ci permette di concepirlo ed io, a mia volta, non accetterei
"compromessi" con nessuno. Il "metodo amazzone"
non fa per me, Gabrielle
- il dito era stato sostituito dalle
labbra della donna - Questo non vuol dire che noi non si possa
- il respiro d'entrambe s'era fatto affannoso -
continuare a
cercare di
- Gabrielle si era sentita sollevare da terra e,
con movimento fluido, stendere sulle coperte vicino al fuoco -
sperimentare
"metodi" del tutto nostri e magari
- il resto della
frase, come qualsiasi altro pensiero logico, era stato velocemente
inghiottito dalla loro passione.
Nessun altro argomento le aveva interessate, quella notte.
-
Una monetina per i tuoi pensieri
- la ragazza fu improvvisamente
interrotta dalle parole del dio.
- Ares
Dimenticavo che fossi qui. Vattene: non prendo accordi
con gl'imbroglioni. -
- Male, molto male, ragazzina. Ciò che voglio proporti è
veramente vantaggioso, credimi. Per entrambi. - Il dio della guerra
si avvicinò a Gabrielle passando attraverso il falò,
senza dare segno d'accorgersene minimamente - Tu avresti un figlio
tuo dalla donna che ami ed io avrei garantita la mia sopravvivenza
Sicura che non t'interessi l'affare? - Ares, ora, si era inginocchiato
davanti al bardo che, ostinatamente, teneva gli occhi rivolti verso
terra.
La ragazza non poteva credere a ciò che aveva udito: aveva
capito bene? "Un figlio mio dalla donna che amo
Mio, mio,
mio
" nella testa di Gabrielle, all'improvviso, una sola
immagine aveva preso forma: una creatura che portava in sé
sia Xena che lei. Un essere nato dalla loro fusione, dal loro amore
incondizionato
Quale grande tentazione, che occasione le si
presentava davanti
Ma con una divinità dell'Olimpo c'era
sempre un prezzo da pagare, Gabrielle lo sapeva bene.
- Cosa vorresti, in cambio del tuo "dono", Ares? - la ragazza
aveva alzato gli occhi, puntandoli con fierezza in quelli del dio
di fronte a lei - So che non fai mai niente per niente. Chi pagherà
per permetterci di ottenere ciò che vogliamo? -
Il dio la guardò maliziosamente poi, sorridendo, rispose -
Nessuno di quelli che ami dovrà soffrire. Non Xena, non Joxer,
non Lila o i tuoi genitori
Nessuno. Sparirà solo un insignificante,
ingombrante, mai voluto bebè
Chi se ne ricorderà
più tra qualche mese? -
Gabrielle aveva spalancato gli occhi, stupefatta: Ares era intenzionato
a sopprimere il figlio di Xena, che non era ancora nato
Come
poteva anche minimamente pensare che lei fosse d'accordo con un infanticidio?
- Tu sei pazzo! - gli gridò schernendolo - La paura ti ha reso
folle! Uccidere un bambino? E' il peggiore dei crimini, Ares! Xena
non ti perdonerebbe mai
Io non te lo permetterò! - ciò
detto, la ragazza estrasse i sais dai calzari e si scagliò
contro il dio della guerra. La divinità la scansò facilmente,
assestandole un colpo preciso tra le scapole e scaraventandola a terra.
Senza fiato per il dolore, Gabrielle si alzo e si rimise in posizione
d'attacco, le punte dei sais scintillanti al riverbero del fuoco.
- Ragazzina, non mi hai capito
Non potrei mai permettere che
Xena mi odi: se le togliessi un figlio lei perderebbe la ragione.
Tornerebbe ad essere la Xena di un tempo, certo, ma incanalerebbe
tutta la sua rabbia contro di me, e non è questo che voglio.
Mi credi tanto stupido? -
Gabrielle inghiottì con fatica, prima di rispondere - Solo
uno stupido può pensare di togliere una creatura alla propria
madre e farla franca. -
- Ma io farò in modo che la madre non ricordi d'aver mai avuto
la creatura in questione
Riporterò il tempo indietro,
fino al momento del concepimento. Non posso impedire che avvenga,
ma posso sempre causare qualche piccolo "incidente" in modo
che la creatura non continui a crescere. Molte madri non portano a
termine le gravidanze: è naturale, tra voi umani. Xena non
soffrirà per la perdita di un figlio, semplicemente perché
non avrà il tempo di rendersene conto. - dichiarò serafico
Ares - Capisci perché si tratta di un piano perfetto? - con
un sorriso sprezzante il dio continuò - Voi uomini non riuscite
a vedere al di là delle vostre scarse possibilità. Sempre
a vagliare i pro e i contro in tutte le cose. Avete sempre tra i piedi
quella maledetta moralità, che vi rende vulnerabili e stupidi
-
- Sarà, ma la nostra fragilità ci permette di accettare
quando arriva la fine, Ares. Tu, invece, sei così attaccato
alle certezze del tuo essere divinità da aver paura di un bambino
non ancora nato! - Gabrielle accennò ad un sorriso e lanciò
i sais contro il dio il quale, afferratoli al volo, li scaraventò
indietro, sfiorando di poco il viso della ragazza. Disarmata, Gabrielle
attese che Ares facesse la sua prossima mossa.
Anziché sferrare l'attacco, il dio le si avvicinò di
scatto - Ricordi nel deserto? Quando ti feci assaporare cosa si provi
ad avere il Potere? - alzò le mani e le posizionò ai
lati del corpo della ragazza. Gabrielle si sentì pervadere
da una carica di energia irrefrenabile: sollevata dalla condizione
umana, sentiva l'energia del dio della guerra passarle attraverso
il corpo e suscitare dentro di lei una sensazione costante di onnipotenza.
Il dolore tra le scapole era passato, così come la sensazione
di sconfitta che l'aveva attanagliata fino a pochi istanti prima.
Al loro posto, ora, regnava la consapevolezza di un potere illimitato
ed assoluto, capace di piegare le volontà altrui ai propri
desideri.
- Senti il Potere scorrere nelle tue vene, Gabrielle? Senti com'è
facile ed appagante lasciarsi prendere? E' una sensazione meravigliosa,
non trovi? Io la vivo tutti i giorni, da sempre
Per te potrebbe
essere lo stesso, Gabrielle
- il dio aumentò ancora di
più l'intensità dell'energia sprigionata dalle sue mani.
Gabrielle chiuse gli occhi ed assaporò il piacere che ne derivava.
- Lasciati andare e fidati. Diventerai il mio Campione. Porterai aiuto
laddove vorrai e, nel mio nome, soccorrerai i popoli
- la voce
di Ares giungeva suadente alle orecchie della ragazza - La tua Compagna
ti darà il figlio che desideri e potrete costruirvi una vita
tranquilla e agiata. Avrai il Potere e la Gloria e controllerai il
Mondo in mia vece
- lentamente, le mani della divinità
si chiusero a pugno e l'alone di energia abbandonò la ragazza.
Gabrielle si sentiva in stato di trance: quella sensazione sconvolgente
le aveva lasciato un piacevole formicolio per tutto il corpo
Si scoprì a desiderare ardentemente di poterlo sentire di nuovo.
- E'
esaltante
inebriante
- riuscì a mormorare.
- E' il Potere, Gabrielle - riprese il dio, - lascia che sistemi le
cose a modo mio ed assaporerai questa sensazione per tutti i giorni
della tua vita
Accetta, Gabrielle e togli a Xena il peso di questa
creatura che non ha chiesto, che le è d'ingombro
- Ares
s'era portato vicinissimo alla ragazza, fino ad arrivare all'altezza
delle sue orecchie, nelle quali sussurrava concitato.
"D'ingombro
" pensò Gabrielle. Come poteva essere
d'ingombro? Xena non si era mai mostrata dispiaciuta del suo stato,
anzi: quando l'aveva saputo, era corsa ad annunciarglielo, con una
felicità ed un candore quasi infantili. L'aveva rivista ridere,
finalmente, l'aveva vista rifiorire e rinvigorire col passare dei
giorni: quel bambino era stato mandato perché desse a Xena
e a lei una nuova occasione per ricominciare a vivere. Il compito
di quel bambino era quello di dar un nuovo senso alla loro vita, cancellando
le brutture degli anni precedenti: era la risposta ad Illusia, l'antidoto
contro il rancore che ciclicamente, anche se sempre più sopito
col passar del tempo, le assaliva ancora
Era il riscatto verso
Cesare e le sue croci, il corroborante definitivo per il loro rapporto.
- Tu non vuoi eliminare questo bambino perché lo temi
Tu vuoi eliminarlo perché sai che la sua nascita ci unirà
ancora di più! - La realizzazione della verità colpì
la ragazza con una fitta accecante. Istantaneamente ebbe la netta
consapevolezza delle conseguenze che la sua scelta avrebbe provocato:
la perdita di un figlio, di nuovo, avrebbe scaraventato Xena nel dolore
più acuto, nella disperazione più nera.
Dando voce ai suoi pensieri Gabrielle apostrofò il dio che,
nel frattempo, s'era portato accanto al falò - Quando Xena
si renderà conto di aver perso un figlio avrà bisogno
di tutto l'aiuto ed il supporto possibili ed io, guarda caso, sarò
impegnata ad essere il tuo Campione
Magari lontana da casa,
proprio in quel periodo. Così farà il suo ingresso il
"misericordioso" e "compassionevole" dio della
guerra
- la ragazza enfatizzò le parole, mentre piegava
le labbra in un sorriso amaro - Oh, che caritatevole, Ares! Già
m'immagino la scena: gli abbracci, le parole di conforto e, poi, piano
piano, eccole instillato il dubbio sul mio amore per lei: Gabrielle,
lontana ed insensibile al suo dolore
Perché è
questo ciò a cui vuoi arrivare, vero Ares? - Gabrielle guardava
il dio con aria di sfida, certa di aver colpito nel segno.
La divinità fece una smorfia, infastidita. Il bardo riprese
- Non ci sarebbe stato nessun bambino, vero? L'avresti allontanata
da me, magari convincendola a ridiventare il tuo Campione
Una
volta ottenuta la sua fedeltà ti saresti liberato facilmente
di me
Bel piano, Ares. Mi avevi quasi convinta, sai? - il dio
sbuffò la sua rabbia, restituendo alla ragazza uno sguardo
truce - Ma ad un certo punto hai sbagliato: non hai calcolato che
il rapporto fra me e Xena non concepisce l'egoismo e non si basa su
scelte unilaterali
Infondo, che ne puoi capire? Tu la desideri,
ma non la ami! L'amore è donarsi all'altro senza pretendere
nulla in cambio. Tu, invece, vuoi sempre qualcosa
- Trionfante,
Gabrielle voltò le spalle al dio ed attraversò l'accampamento.
Rideva, certa di essere nel giusto e di aver scoccato il colpo finale
al dio della guerra.
Ares si schiarì la gola - Come credi
- la voce rabbiosa
gli usciva a stento, - Hai fatto la tua scelta. Resta pure nell'ombra
per tutto il resto della vita: è quello che ti meriti. - stringendo
i pugni, chiuse gli occhi e sparì istantaneamente in uno sfolgorio
bluastro.
Gabrielle
si distese senza forze sulle coperte accanto a Xena: il confronto
con il dio l'aveva lasciata spossata fisicamente ma, soprattutto,
mentalmente. Resistere ad una tentazione tale aveva quasi completamente
prosciugato le sue energie: nonostante tutto, comunque, la ragazza
si sentiva soddisfatta, e in cuor suo era certa d'aver compiuto la
scelta giusta.
"Anche se questo significa aver rinunciato ad una creatura mia,
oltre che tua, Xena
Una creatura nostra
" pensò
sospirando Gabrielle mentre, con la mano, scostava alcune ciocche
corvine dalla fronte della Compagna ancora addormentata. "Per
un attimo ci ho anche creduto: un bel sogno
".
Gabrielle stette per un po' ad osservare il profilo della donna per
la quale, poco prima, aveva rinunciato a tutto ciò a cui un
essere umano potrebbe aspirare. Il suo sguardo si posò amorevolmente
sull'addome gonfio
No, non le dispiaceva affatto la scelta che
aveva compiuto.
"Amerò tuo figlio come se fosse mio, Xena, e vi proteggerò
entrambi, anche a costo della mia vita.", la ragazza sorrise
tra se e si chinò, sfiorando dolcemente con le proprie labbra
la guancia della sua Compagna.
Xena aprì gli occhi proprio in quell'istante e rivolse a Gabrielle
un sorriso senza eguali. Poi, non senza fatica, si tirò a sedere:
- Tuo figlio ha deciso di non farmi più dormire, per stanotte.
Ha fretta di nascere
- disse ridendo e passando delicatamente
una mano sul proprio grembo. Nell'udire quelle parole Gabrielle sentì
il proprio cuore fermarsi di colpo: " 'Tuo figlio' ha detto
"
la ragazza sorrise tra sé, "Sì, mio figlio
"
e guardò con tenerezza la donna che in quel momento, forse
inconsapevolmente, le stava facendo il dono più bello di tutta
la sua vita.
Fu proprio Xena ad interrompere di nuovo il corso dei suoi pensieri
- Oh! Scalcia come un centauro!! Senti tu stessa
- così
dicendo, si appropriò della mano della ragazza e, scostati
i lembi della veste da notte, l'appoggiò con delicatezza sulla
superficie nuda dell'addome. Quasi come se ne avesse percepito la
presenza, il bambino scalciò: un calcio poderoso, che deformò
per un istante la perfetta rotondità del grembo della madre.
Gabrielle rimase senza fiato.
- Visto? S'è accorto della tua presenza ed ha esultato. Sei
importante per lui, come lo sei per me, tesoro
- parlando, Xena
coprì con la propria mano quella di Gabrielle, aumentando,
con quel gesto, l'intimità della situazione. - Questo bambino
è la risposta alle mie preghiere, Gabrielle. E' la realizzazione
del nostro desiderio
-.
- Le tue preghiere, Xena? - chiese incredula Gabbielle - Tu hai sempre
detto di non credere negli dei dell'Olimpo, che siamo noi gli artefici
del nostro destino
-
- Non ho detto di aver pregato gli dei dell'Olimpo, tesoro. Credo
debba esistere un'Entità superiore a loro, non solo più
potente, ma anche più misericordiosa, più disposta ad
ascoltare ed assolutamente meno egocentrica
- rispose Xena,
tornando a stendersi sulle coperte, ma mantenendo la mano di Gabrielle
dolcemente premuta sul suo grembo.
- Un'Entità tipo il dio di Michele e di Eli
? - chiese
il bardo con interesse crescente: le piaceva particolarmente stare
ad ascoltare Xena, soprattutto in quelle rare occasioni in cui si
apriva completamente e dava corso ai sui pensieri più reconditi.
- Sì, qualcosa del genere
Ad ogni modo, dopo essere tornate
dall'Aldilà, nello stesso momento in cui ti ho preso la mano,
stese su quella pietra, ho realizzato che il desiderio più
grande era proprio quello di darti un figlio. - la guerriera distolse
lo sguardo dal viso di Gabrielle e lo puntò nell'infinità
del cielo stellato - Una creatura che dimostrasse al mondo intero
quanto sia forte il nostro legame
- di nuovo, gli sguardi tornarono
ad incontrarsi - e che ti dimostrasse quanto sia immenso il mio amore
per te
-.
Gabrielle sorrise ed inclinò lentamente la testa, finche le
loro labbra non s'incontrarono. Quando si separarono, fu la poetessa
a parlare per prima: - E' il più bel dono che qualcuno m'abbia
mai fatto
Non potrò mai ringraziarti abbastanza, Xena.
-.
La guerriera sfiorò col dorso della mano il viso di Gabrielle:
- Abbiamo tutta la vita davanti, Gab
Mentre io faccio "il
grosso del lavoro" - ciò detto batté con delicatezza
la mano sul grembo - tu, per sdebitarti, potrai lavarmi la schiena,
massaggiarmi i piedi, andare a caccia al posto mio, cucinare i miei
cibi preferiti, lucidare la mia spada, strigliare Argo, raccontarmi
leggende per farmi addormentare
-
- Va bene, ho capito, mi arrendo! - rise divertita la ragazza - Ma
spera che non ci prenda troppo gusto nel coccolarti, altrimenti ti
costringerò a rifare "il grosso del lavoro" almeno
un'altra mezza dozzina di volte
Sai che ho sempre desiderato
una famiglia numerosa
-
Xena rise ed accarezzò i capelli di Gabrielle - Una mezza dozzina
di volte
Interessante
E come pensi di riuscire a convincermi?
- intrecciando le dita nelle ciocche bionde, lentamente attirò
a sé la ragazza.
- Xena, mi conosci: sono una donna dalle molte risorse
- disse
Gabrielle sorridendo, mentre si abbandonava all'abbraccio della propria
Compagna.
*
Fine *
R.
Doriana: "Diffida degli dei che portano doni" © 2003