La
stagione virtuale di Enemek
Prefazione
Naturalmente
la maggior parte dei personaggi da me qui citati, appartengono alla
MCA\Universal pictures, non voglio infrangere nessun copyright.
L’altra parte dei personaggi, sono attori dello spettacolo, che
molti di voi conoscerete.
All’inizio
ho pensato di crearli con la mia immaginazione, ma poi riflettendoci
leggere un racconto dove tutti vedono i stessi volti dei personaggi
da me inseriti, è più interessante.
E poi io sono sicura che un giorno, vedremo le nostre Lusy e Rennè
insieme con qualche attore famoso.
Vorrei
ringraziare con tutto il mio affetto possibile, “colei”
che mi sta aiutando nel domare le mille parole, i mille pensieri e le
mille pagine che non fanno altro che navigare in un mondo astratto ed
irreale di questo mondo. Grazie a te…
Questa
è la mia settima serie, da qui il mio racconto prosegue quella
straziante puntata, che vide la principessa dividersi dalla “sua”
amazzone.
Dico SUA , perché concordo nel sostenere che tra le due donne,
c’era più che una semplice amicizia.
Quindi nel racconto sono presenti scene d ‘intimità fisica,
(oltre che a scene di violenza e sangue), se questo crea imbarazzo o
nervosismo vi consiglio di cambiare lettura.
Per
qualsiasi commento eleonora58@aliceposta.it
UN NUOVO AMICO
Era
una splendida giornata, il cielo era limpido, non c’era nuvola
che rovinasse lo splendido paesaggio circostante.
L’aria era frizzante i fiori emanavano un soave profumo, la giornata
era perfetta.
E’ qui che incontreremo la vita di un giovane, che senza volerlo
si ritrovò ad aiutare le vite di coloro che fecero l’impresa
di mille battaglie.
Il suo nome era Amos, (Tom Welling. Clark di Smallville) giovane giramondo
che amava conoscere mille posti e mille persone.
La sua abilità era di instaurare un dialogo aperto con chiunque,
forse perché il suo viso emanava fiducia e difficilmente la gente
che lo incontrava era inospitale o sgarbata. Aveva il dono di convincere
chiunque, che era possibile anche ad un asino volare.
Amava moltissimo ascoltare le storie narrate dai famosi poeti, riguardanti
persone forti, gloriose e uniche nel loro genere, per poi narrarle a
sua volta.
Una fra le tante era Xena, che lui ammirava in modo particolare come
persona e come donna guerriera. Il primo a narrargli le sue vicende
fu suo padre,che purtroppo morì.
Dovunque andava non c’era luogo che non parlasse di lei. Aveva
saputo della sua morte; gli sarebbe piaciuto poter parlare o anche solo
poter conoscere la sua amica e compagna di viaggio, Olimpia.
Ma era un impresa difficile, perché era passato del tempo dalla
morte di Xena e di Olimpia si sapeva solo che era andata in Egitto e
le voci di una sua possibile morte si facevano sempre più frequenti,
perché nessuno era più riuscito ad incontrarla; era come
sparita nel nulla.
Molti sostenevano che dal gran dolore, per la perdita dell’amica,
si era lasciata morire, altri invece asserivano che si era uccisa per
disperazione. Vere oppure no, Amos non dava mai peso alle voci, gli
piaceva costatare le cose di persona e darne poi un’opinione.
Per lui era come un bel racconto, bisognava solo aspettare, per avere
un finale degno di nota.
Una mattina si svegliò con uno strano desiderio, di tornare nella
sua nazionalità nativa, in Grecia. Non capiva, ma ultimamente
era il suo istinto a fargli da guida, come se avesse l’impressione
di avere un angelo custode che gli indicava la via, ma per dove e perché?
Raggiunse un villaggio molto popolato da gente festosa ed il clima gli
piacque moltissimo.
C’era un mercato e la cosa strana, era che tutti vendevano qualcosa
che ricordava le avventure della principessa guerriera.
Fermò un passante “Scusi, ma questa è Amphipoli
?” –“No ragazzo, è la prossima città
che incontri”. Era strano! Perché proprio da queste parti
si trovava, aveva sempre desiderato visitarla,ma non aveva mai avuto
il coraggio, forse per paura di scoprire cose brutte sul conto delle
sue eroine.
Si fermò davanti ad un teatrino di marionette, che stavano inscenando
una vicenda di Xena.
In quel momento la sua attenzione fu rapita, dalla presenza di una persona
che gli stava accanto. Non riusciva a vederne il volto, perché
indossava un mantello con un grande cappuccio. Ma riusciva a sentire
il suo pianto, nonostante la persona tenesse la mano davanti la bocca.
Il cuore di Amos fu colpito da un senso di dispiacere, era come se desiderava
confortare quella persona, pur non conoscendola. Così appoggiò
la sua mano sulla sua spalla.
Di colpo questa persona si girò bruscamente ed il cappuccio scivolò
via, scoprendo il volto leggiadro di una fanciulla.
Gli occhi di entrambi per un attimo s’incontrarono e una voce
dentro di lui disse “ E’ lei”.
Lui scosso si voltò per capire chi avesse parlato, ma non vide
nessuno “ chi è che parla ? Lei chi? Chi sei?”.
In quel frangente la ragazza con il cappuccio scomparì tra la
folla.
Amos si mise le mani tra i capelli cercando di non perdere il controllo,
fece dei respiri lenti cercando di calmarsi.
Aspettò
qualche secondo, la sua attenzione si fermò su quel teatrino.
La scena che stava vedendo e che aveva fatto commuovere la ragazza,
non l’aveva mai letta in tutte le sue pergamene.
Così preso dalla curiosità aspettò che finisse,
per poter parlare con l’autore.
Finita la scenetta, vide uscire un uomo di mezza età, che girava
tra la folla per ritirare qualche denaro.
Amos gli andò incontro, donandogli qualche monete
“Complimenti, è stato molto bravo!” l’uomo
lo ringraziò chinandosi.
Amos si accorse che l’uomo era straniero “Da dove venite,
buon uomo?”-“ Vengo dalla terra del sol levante”.
Amos accompagnò l’uomo, che iniziò a mettere a posto
il suo teatrino.
“E’ una terra lontana!” –“ Si abbastanza,
ma il mio lavoro è fatto di lunghi viaggi e non mi pesa questo”
–“ le deve piacere molto, è da tanto tempo che lo
fa?” –“ No da poco, prima facevo un altro mestiere”
–“ Bhè qualsiasi cosa fosse, credo che non compensi
l’emozione che si prova nel narrare le vicende di tanti eroi”
–“I miei racconti descrivono solo le avventure della principessa
guerriera” –“Fantastico allora saprà tutte
le pergamene a memoria!”- “Si le ho lette tutte”.
Amos cercò di arrivare al punto “Scusi, posso farle una
domanda?”- “ Dimmi pure ragazzo”- “Il racconto
che ha fatto oggi, non l’ho mai letto in nessuna pergamena”
–“ Lo so, perché la poetessa Olimpia non l’ha
mai scritto o se l’ha fatto non sono mai state trovate le pergamene”,
Amos era sempre più curioso “Allora il racconto è
tutto frutto della sua fantasia!”.
L’uomo si fermò guardando il ragazzo con aria triste “No
non è frutto della mia fantasia.
La conosco perché io c’ero”.
Amos rimase un attimo sorpreso.Chi era l’uomo che aveva di fronte?
“Vuole dire che lei, ha visto la principessa guerriera l’ultima
volta che era in vita?”- “ Io facevo parte dell’armata
che attaccò la città di Higuchi e ho visto morire la principessa
guerriera di fronte i miei occhi”, Amos era sempre più
attento alle parole dell’ uomo “La prego, mi racconti cosa
accadde quel giorno”, l’uomo venne colpito dall’interesse
di quel giovane e non poté rifiutarsi, così l’invitò
ha sedersi accanto a lui
“Ricordo quel giorno come se fosse ieri. La nostra armata era
la più forte di tutto l’impero, io facevo parte degli arcieri,
ma credimi figliolo se Xena ci avesse attaccato con solo dieci uomini
di più ci avrebbero sicuramente battuti.
Il suo coraggio, la sua tenacia nel combattere ci fece temere la sconfitta.
La notte quando scende il silenzio,riesco a sentire il suono del tamburi,
che preannunciavano la battaglia. Io e i miei compagni, non sapevamo
un gran che del nostro nemico, sapevamo solo che era una donna e che
dovevamo ucciderla. Dopo tante battaglie passate, quella fu la prima
volta che rimasi inerme di fronte al nemico, perché non volevo
in cuor mio uccidere quella guerriera.
Riuscì a far esplodere tutta la polvere nera che avevamo e da
li capimmo che non era da sottovalutare.
Lanciammo più di 500 frecce, ma non riuscivamo a fermare la sua
avanzata.
Quando la vedemmo arrivare, l’attaccammo come fanno i lupi con
la loro preda, ma lei era una furia, neanche le frecce che trafiggevano
il suo corpo riuscivano ad arrestare la sua corsa.
Vedevo i miei compagni affrontarla e perire all’istante. In quel
momento capì da dove veniva la sua forza.
All’inizio credevo che fosse una divinità del suo regno,
ma non era così.
Mentre sferrava ogni attacco, lei gridava un nome OLIMPIA.
Quel nome le dava un coraggio ed una forza mai vista prima”, il
silenzio invase i due uomini, poi l’uomo proseguì
“Era una scena terrificante, il sangue le colava da tutte le parti.
Per quanto mi riguarda, non feci niente, mi misi in disparte a guardare;
non era una battaglia, ma un massacro.
La lotta terminò quando la guerriera si trovò esausta
di fronte al nostro comandante, che non esitò a tagliarle la
testa”, Amos era pietrificato “ Ma è terribile”-“Legarono
il corpo per i piedi e la trascinarono al nostro accampamento, mentre
il nostro comandante si compiaceva del suo trofeo che teneva alzata
per farlo vedere a tutti noi.
La sera stessa, mentre stavo di guardia, non lontano dal corpo della
guerriera, sentì delle grida ( ridatemi la sua testa) così
mi precipitai nel luogo in cui vidi, il mio comandante prima parlare
e poi duellare con una donna bionda ”, Amos si sorprese “
Ha sfidato quell’uomo?” –“Certo, doveva riprendersi
il corpo della guerriera e poteva farlo solo sconfiggendolo. Ma la cosa
più bella oltre a riuscirci è che lo disonorò non
uccidendolo. Io e i miei compagni lasciammo che la donna , prendesse
ciò che le apparteneva.
Ma quando si trovò di fronte alla testa della guerriera, non
riuscì ha prenderla con le mani, così mi feci avanti e
l’aiutai, nel fasciare tutto il corpo per poi portarlo via con
se.
Era straziante vederla fasciare il corpo e piangere a dirotto.
In quel momento capii che il legame tra loro ara talmente profondo,
che ne anche la morte sarebbe riuscita ha dividerle.
Dopo quella sera la nostra armata si sciolse, ormai avevamo ripudiato
il nostro comandante, così io andai in cerca di quella donna.
Ero stato colpito dalla forza di quella guerriera e dalla tenacia che
la donna bionda ebbe nei suoi confronti, volevo saperne di più,
così la cercai.
Dopo qualche ora di cammino fui attirato da una forte luce, provocato
da un grande fuoco, mi avvicinai e trovai la giovane donna che stava
bruciando il corpo della guerriera.
Prima che mi potessi avvicinare lei mi bloccò puntandomi la sua
katana
-Cosa vuoi?- io m’inchinai
- perdonate la mia intrusione, ma volevo sapere una cosa-
- Parla- mi chiese puntandomi l’arma, io mi alzai
- Volevo sapere quale vostra divinità riesce a darvi così
tanto coraggio e forza nello sfidare un intero esercito-
- Spiegati meglio –
- La guerriera mentre combatteva invocava un nome –
- Quale nome?-
- Gridava il nome di Olimpia- la giovane amazzone abbassò la
katana e si mise una mano davanti la bocca per trattenere il suo dolore,
con voce tremula pronunciò il suo nome
- Xena -, girò il suo sguardo verso il fuoco che lentamente perdeva
la sua forza
- Olimpia non è una divinità, è il mio nome-.
Passai tutta la notte con lei, l’aiutai ha raccogliere le ceneri
della sua amica e nel frattempo le raccontai come si era svolta la battaglia”.
L’uomo si alzò e ricominciò a sistemare le marionette.
Amos era sempre più preso dalla storia “ E allora…cosa
successe?! Cosa fece Olimpia?”, l’uomo continuò “
Olimpia mi disse cosa doveva fare . Non le importava cosa avrebbe incontrato,
avrebbe affrontato perfino la morte per la sua amica. Niente e nessuno
avrebbe impedito di riportarla in vita”- “ Voi l’
accompagnaste ?” –“ No, andò da sola, non volevo
invadere la sua determinazione. Ma ormai volevo vedere se sarebbe riuscita
nel suo scopo e così. conoscendo i boschi come le mie tasche,
la raggiunsi .”
L’uomo raccontò ad Amos ogni avvenimento, l’uccisione
del suo comandante da parte di Olimpia, e la morte di Yodoshi da parte
di Xena e l’addio delle due donne.
Amos aveva gli occhi lucidi, sentiva una fitta al petto.
In quel momento riuscì a capire in piccola parte, quello che
aveva provato la giovane Olimpia e la sofferenza che provò Xena
nel doverla lasciare.
L’uomo guardò Amos “ A cosa pensi ragazzo?”
–“Penso che non è giusto. Insomma perché una
persona deve rimanere per forza in un luogo, dove il perdono dei propri
sbagli è la prima regola da seguire !”.
L’uomo riprese le sue mansioni “ L’unica cosa che
possiamo fare è ricordarle per come erano ed accettare la scelta
di una donna che per redimere se stessa a sacrificato il suo bene più
prezioso”.
L’uomo sorrise ad Amos “Adesso però devi scusarmi
ma il mio stomaco reclama” –“ Certo, non voglio più
trattenerla, la ringrazio tanto” –“Grazie a te, ragazzo,
è sempre un piacere parlarne con qualcuno è come se mi
togliessi un grande peso” –“ Non mi dica che si sente
in colpa?”, l’uomo abbassò lo sguardo “Avvolte
penso che assistere ad una morte così atroce ci rende colpevoli
per non aver fatto nulla per impedirlo. Ma è difficile sfuggire
al proprio destino.”
La voce dell’uomo era malinconica, Amos si accorse in quel momento
che per quell’uomo raccontare quella vicenda era uno sfogo vitale.
I due si salutarono, così Amos lo vide andar dietro il suo teatrino
e prepararsi qualcosa da mangiare.
Già, mangiare qualcosa era quello che doveva fare anche lui,
visto che il viaggio era stato lungo.
Entrò
nella locanda della città, c’era molta gente e i tavoli
erano tutti occupati ed il locandiere gli fece una proposta
“ C’è quel tavolo occupato da una sola persona, altrimenti
devi aspettare”.
La fame era tanta, così andò verso quel tavolo. Si fermò
lì davanti e vide che la persona che stava seduta, stava a capo
chino mangiando lentamente una minestra
“Scusami, posso sedermi in questo tavolo? Sai ho tanta fame, non
ce la faccio ad aspettare tanto…”, lei non rispose.
Amos lo prese come un si, così si sedette.
Nel locale il rumore era fastidioso, ma lo snervava di più il
silenzio di quella ragazza.
Si trovava davanti una persona che di parlare non ne voleva proprio
sapere.
Cercò di rompere il ghiaccio
“Quello che mangi è buono?”, niente risposta
“ No perché non vorrei pentirmi di essere entrato qui,
ho una fame!”, niente comunicazione
“ Certo che qui si starebbe meglio se le persone parlassero a
bassa voce, non trovi?” niente, Amos incominciò ad innervosirsi
e parlò tra se ( ma guarda questa che ignorante, non mi ero mai
trovato in una situazione del genere) fece un altro tentativo
“ Sai io vengo da lontano e mangiare un buon boccone è
una grande preoccupazione, è buona la tua minestra?”.
Venne l’oste per prendere l’ordine e quando chiese cosa
volesse ordinare, la persona di fronte rispose con un solo “SI”,
ma per lui fu come un grido di vittoria “Sii, certo che è
buona che domande”, l’oste lo guardò stranamente,
“prendo la stessa cosa ”, poi se ne andò alzando
gli occhi al cielo, erano tante le persone strane che venivano in locanda
e per lui, Amos era uno dei tanti. Adesso era contento,uno spiraglio
si era appena visto, non poteva mollare
“ Trovo che sia interessante parlare con i viaggiatori, per poter
scambiarsi molte informazioni” niente risposta , ma in effetti
non era stata una domanda
“ E’ la prima volta che vieni da queste parti?” attese
qualche secondo….e poi il miracolo “ No” – “
Allora abiti qui?” – “No”-
La sua disinvoltura nel rispondere in quel modo, incominciava a snervarlo,
ma era molto paziente e queste cose erano come sfide da vincere per
Amos, ( e va bene, se credi di farmi cedere ti sbagli) “Sei venuta
a trovare qualcuno in particolare?”- “ Si”- (bene
cambiamo parole)
“ Hai qualche parente?”- “No”- ( se dice un
altro no, me ne vado. Che cavolo! Se non voleva conversare poteva dirlo)
“ Amici?” – “ Si, un amica”. Amos non
poteva crederci tre parole consecutive,che gioia!
Queste si che erano soddisfazioni, ma poi si alzò di scatto,
capendo che forse aveva fatto qualcosa di sbagliato, “ mi dispiace,
allora stavi aspettando un’ amica ed io ti ho occupato il posto,
devi perdonarmi non volevo…scusami”, stava per alzarsi quando
la persona lo fermò
“No tranquillo, non verrà. Puoi rimanere”.
Fu in quel momento che Amos si accorse che era una ragazza.
Venne paralizzato dalla sua bellezza, capelli biondi, occhi color smeraldo
e quel suo sguardo… in quel momento capì che davanti a
lui, c’era la ragazza che poco prima avrebbe voluto consolare.
L’oste portò la minestra, ma Amos al piatto fumante non
dava più retta e la ragazza se ne accorse “Che fai non
mangi più? Guarda che è molto buona, è un piatto
rinomato qua!” .
Amos tornò in se “Ah, si certo hai ragione”, mangiò
due cucchiai, ma poi preferì parlare con lei “ti fermerai
tanto qui? – “ no domani parto, vado ad Amphipoli”-
“ ma guarda ! Anch’io sono diretto da quelle parti, che
coincidenza”- “ già che strano!”.
A rovinare quell’atmosfera, si presentò un grosso ciccione
ubriaco, che per tutto il tempo aveva fissato la ragazza
“Ehi bellezza, la vuoi la compagnia di un vero uomo?”, Amos
cercò di fare la parte del difensore, ma di lasciar perdere quell’individuo
non ne voleva sapere, così prima che potesse dire altre cose
senza senso, la ragazza sfilò dallo stivale un pugnale, scaraventando
il tizio sul tavolo e con il pugnale alla gola gli disse “se non
vuoi morire, vattene!”.
Amos rimase un attimo turbato, come faceva una così dolce ragazza
ad avere tanta rabbia?
“perché reagisci così ? Era solo un ubriacone, non
avrebbe fatto del male a nessuno”,
come la prima volta i loro sguardi s’incontrarono “ tu credi?
Sono loro i primi banditi da tenere d’occhio, possono fare molte
cose senza volerlo e poi… io voglio vivere!”.
Ma perché quella frase?
In quel momento lei prese le sue cose e se ne andò.
Non poteva finire così, non sapeva neanche il suo nome,così
la raggiunse fuori della locanda “Aspetta…posso sapere il
tuo nome?” – “Mi chiamo Anfitea” nel sentir
quel nome Amos rispose istintivamente “ no…non è
il tuo nome” gli disse con aria delusa.
La ragazza lo guardò fulminandolo, come osava non crederle.
Lui rimase senza parole, non capiva perché aveva risposto in
quel modo, non conosceva quella ragazza come poteva asserire ciò.
La ragazza si avvicinò minacciosa, lui cercò di rimediare
allo spiacevole equivoco
“ ti prego perdonami, non volevo, sai ultimamente dico cose così…
E’ che sei così bella che questo nome non ti si addice
proprio”, la ragazza si tranquillizzò.
Era stato bravo, in un attimo avrebbe compromesso tutto. La ragazza
lo salutò dicendogli che forse si sarebbero rivisti ad Anfipoli.
Perché aveva detto quelle cose, eppure non era ne anche una persona
che aveva potuto scambiare o assomigliare ad un'altra, già conosciuta.
Non capiva . Era meglio tornare in locanda finire la sua minestra e
andare a riposare visto che il viaggio era stato pesante e tutto si
sarebbe tranquillizzato.
Cercò
posto in una locanda per dormire la notte, amava la natura ma quando
poteva evitare di dormire all’aperto sceglieva sempre un letto
morbido e confortante.
Ma quella sera, dormire era l’ultima cosa che poteva fare, i pensieri
rimbombavano nella testa, il suo comportamento continuava a non capirlo
“perché?” quel nome,si chiedeva.
Continuava a pensare alla morte di Xena, alla sofferenza che aveva dovuto
affrontare la sua amica. Si girava in continuazione senza trovare un
po’ di tranquillità, sentì l’aria gelare la
stanza. Borbottando un po’ per non aver chiuso la finestra si
alzò, ma quando si accorse che era già chiusa rimase immobile
cercando di pensare a qualcosa di logico.
In quel momento una voce di donna parlò dietro di lui
“ Salve Amos”, lui rimase immobile cercando di non fare
movimenti bruschi che potessero infastidire l’intrusa.
Lentamente si girò per vedere chi fosse “ chi sei?”,
non c’era molta luce ma riusciva ad intravedere la fisionomia
di una donna con un lungo vestito bianco e i capelli neri molto lunghi
“ Non aver paura non voglio farti del male” – “
Ah si! E cosa vuoi da me, io non ti conosco vero?”- “ No,
non mi conosci di persona, ma abbiamo già comunicato più
di una volta”.
Non capiva di cosa si trattava così le chiese più spiegazioni
“Io sono uno spirito, che ha bisogno del tuo aiuto”, Amos
lentamente cercò il bordo del letto per potersi sedere, visto
che si sentiva mancare
“ Uno spirito? E cosa devo fare per te?” – “Sono
io che ho cercato di portarti qui. Sono io che ti dico quello che devi
dire per me”–“ Allora non sono pazzo, sei tu quella
voce dentro di me!”- “ Si, ho bisogno di te perché
ho visto come riesci ad istaurare dei dialoghi aperti con chiunque e
riesci ad essere anche molto convincente”–“ Ti ringrazio,
anche se non so se prenderlo come un complimento o un pericolo. Sei
un angelo che ha lo spirito di una persona che chiede vendetta?”
– “ Niente di tutto questo. Voglio che mi aiuti a far cambiare
idea ad una persona, per me importante”, Amos cercò di
guardarla meglio per capire chi fosse questo spirito “ il suo
nome è Olimpia ” – “ Olimpia? Ma non è
l’amica della famosa principessa guerr….”
Alla fine capì chi aveva davanti . La donna si avvicinò
di più “ Il mio nome è Xena e quella guerriera sono
io”.
Lo stupore fu talmente forte per Amos che sentendo quel nome si alzò
di scatto, ma le sue gambe incominciarono a tremargli, così tornò
ha sedersi.
Rimase un attimo in silenzio, poi si fece forza e le domandò:
“ma io dove la trovo Olimpia?” – “L’ hai
già trovata, è la ragazza che hai conosciuto sotto il
nome di Anfitea” , Amos non capiva il perché della falsa
identità “ Per quale motivo mi avrebbe mentito?”
– “ perché si rifiuta di essere quello che è
stata” – “ ma questo non ha senso! Olimpia viene descritta
da tutti come una grande persona, viene ricordata per il suo modo di
vivere e…” continuò lei “ e di amare a tal
punto di odiare!” – “ Odiare? No ,Olimpia non farebbe
una cosa del genere a te che sei sua amica. Cento pergamene attestano
il contrario, non posso crederci, non voglio crederci” –
“ Allora facciamo un patto, se lei si chiama veramente Olimpia
tu mi aiuterai, se invece come tu credi non è lei io sparirò
e ti lascerò in pace!” – “Affare fatto”.
Finito di parlare la guardò più attentamente e si accorse
di quanta bellezza, emanava la sua persona o il suo spirito. Quegli
occhi color cielo, brillavano di una luce particolare.
Amos sapeva che scommettere con uno spirito andava sempre a finir male,
ma in quell’ occasione non volle crederci.
Lo spirito di Xena scomparve lentamente, davanti ai suoi occhi.
Si guardò intorno, cercando di far finta di nulla, come se questi
incontri si facessero tutti i giorni, si rialzò dal letto ma
la tensione, ormai svanita, lo fece cadere per terra… svenuto!
Svegliarsi
dopo aver dormito sul pavimento, con i raggi del sole che gli accecavano
il viso, non fu piacevole per Amos che si alzò di scatto, accorgendosi
di aver fatto tardi.
Si era deciso, la sera prima che avrebbe fatto una sorpresa nel viaggiare
insieme alla ragazza. Ma sicuramente lei era già partita, come
fare adesso?
Si precipitò giù nella locanda chiedendo informazioni
sulla ragazza, ma era già partita all’ alba. Comprò
un cavallo per poterla raggiungere, ormai era diventata una faccenda
importante conoscere la verità su tutta questa storia, non poteva
mandare tutto a monte.
Fece correre il cavallo più che poteva, poi dopo un oretta di
viaggio riuscì ad intravedere la donna da lontano.
Fece in modo di capitargli accanto, facendo finta di niente e farlo
sembrare un incontro occasionale, peccato che non aveva calcolato che
il suo cavallo era bagnato di sudore
“ Salve, che coincidenza c’incontriamo di nuovo!”,
la ragazza lo guardò senza stupirsi più di tanto
“ Già che strano, ma forse il tuo cavallo non è
d’accordo”, smascherato alla grande !
L’unica cosa che poteva fare in quel momento, era dirle la verità,
che voleva viaggiare insieme a lei. Sorprendendolo, lei accettò
la sua sincerità e la sua compagnia.
Camminarono tutta la mattina, parlando di molte cose, ma a lei non le
sfuggì mai il nome di Xena. Così Amos decise di metterla
alla prova
“ Sai Anfitea, io sono stato in molte città e ho notato
che da queste parti non si fa altro che decantare le gesta di una principessa
guerriera, ma non mi ricordo come si chiamava…
mi sembra Pedra, no….
Aspetta che ci penso bene… Perla,
si o forse no….Zena,
adesso mi ricordo” con la coda degli occhi cercava di vedere l’espressione
della ragazza che sembrava infastidita “ si chiamava Xena”
– “ Già è vero, Xena. Sai io la vidi a Roma.
Fu il mio primo viaggio, pensa che non dissi niente a mia madre, fu
una vera e propria fuga.Vidi Xena in un duello tra lei e Livia è
stato grande, pensa che ho pagato 3 monete d’oro un posto in ultima
fila e ne ho guadagnate 45 scommettendo su di lei. Mi sarebbe piaciuto
conoscerla o magari vederla anche solo da vicino”, stava cercando
in tutti i modi di tirargli fuori dalla bocca qualsiasi cosa inerente
a Xena e forse ci stava riuscendo “ Aveva dei lunghi capelli neri,
i suoi occhi risplendevano il cielo infinito e la sua bellezza emanava
lucentezza, coraggio, abilità e tanto amore”.
Amos si accorse che lo sguardo della ragazza si era perso nel vuoto,
restò per un istante in silenzio poi con un tono del tutto indifferente
continuò
“ Caspita tu si che l’hai vista da vicino. Ma ci hai mai
parlato?” – “Si alcune volte, ho viaggiato con lei.”
– “Straordinario, allora devi aver conosciuto la sua amica
Olimpia, nonché famosa poetessa!”, nel sentir questo nome,
il viso della ragazza cambiò umore
“ Si certo, come no! Spero che sia morta e sepolta” –
“ Perché dici questo? Io ho letto le sue pergamene e la
loro amicizia era vera, erano molto unite. Sono sempre stato colpito
dal suo altruismo” –“Ed io dalla sua stupidità”
– “ Ma si può sapere che ti ha fatto?” –
“Ho le mie valide ragioni”, Amos avrebbe fatto altre domande,
se non fosse che la ragazza gli fece notare di essere giunti ad Amphipoli
“ Le nostre strade si separano, ti saluto curiosone, ma mi ha
fatto piacere conoscerti”, non poteva lasciarla andare proprio
adesso
“ Ma veramente io pensavo che almeno questa sera potevamo stare
un po’ insieme e magari, offrirti una specialità del posto.
Ti prego non dirmi di no!” e si mise in ginocchio.
Lei arrossì , per quel gesto inaspettato e con un sorriso gentile,
ma non troppo, accettò l’invito
“ Va bene, dai alzati adesso, ci vediamo stasera prima che il
sole tramonti, alla locanda della città”. Così la
ragazza si allontanò, senza accorgersi che Amos la stava seguendo,
“ma guarda che mi tocca fare” disse fra se.
Mentre la seguiva, la voce di Xena gli parlò “Certo che
tu con le donne ci sai fare eh?” –“ Grazie, modestamente
ho un certo fascino, che vuoi farci!”. Alla fine si accorse che
la ragazza era entrata nella tomba di famiglia di Xena .
Entrò nel corridoio e senza farsi vedere si affacciò,
sbirciando per vedere cosa sarebbe accaduto.
La ragazza rimaneva immobile davanti la tomba ed in silenzio.
Ad un certo punto, una persona si presentò alle spalle di Amos
“ E lei cosa sta facendo?”, Amos alzò gli occhi al
cielo e si girò. Notò la bellezza di quella donna, che
sembrava essere una sacerdotessa “ Stavo aspettando di poter entrare,
vede c’è un'altra persona, non posso disturbarla”,
la donna incuriosita entrò nella stanza come se fosse anche lei
un membro della famiglia e la cosa per Amos si faceva sempre più
interessante.
La sacerdotessa si affiancò accanto alla ragazza “Sei proprio
tu! Sapessi quanto ho pregato, che tu ritornassi a trovare mia madre,
Olimpia” – “Evi, è sempre una gioia rivederti”,
le due donne alla fine si abbracciarono teneramente.
“Perfetto, adesso ci sono dentro fino al collo” disse fra
se Amos.
Entrò senza fare rumore, facendosi vedere da Olimpia per farle
capire che aveva scoperto la sua farsa e che quella sera avrebbe voluto
giustamente delle spiegazioni logiche.
La guardò negli occhi sorridendo, lei capì e vide uscire
Amos.
Tutta
la giornata, Amos la passò passeggiando per la città,
ma la sua mente era occupata da mille domande, mille dubbi e tante cose
che non riusciva a capire.
Inoltre sapeva di aver fatto la figura dell’idiota per non aver
creduto a Xena. Ma perché voleva far cambiare opinione ad Olimpia?
Oh forse era solo quello che voleva da lui, alleviare il suo dolore
per la sua mancanza, tramutato come sosteneva Xena, in odio.
Ma come poteva accadere una cosa del genere, voleva sapere, ma doveva
aspettare e non era poco.
Aveva bisogno di un po’ di tranquillità, così si
allontanò dalla confusione, raggiungendo un posto isolato fatto
di alberi ed erbetta morbida.
Si accese un fuoco, mentre il sole era già tramontando. Si sedette
li di fronte.
In quel momento arrivò Olimpia, che lo stava cercando “
Amos, non dovevamo vederci alla locanda?” - “Si, scusa Olimpia,
ma il tempo è completamente scivolato e poi… volevo starmene
tranquillo lontano dal caos” – “Certo capisco…”.Olimpia
sapeva bene che lo stato confusionale di Amos, era per causa sua e sapeva
benissimo che gli avrebbe dovuto dare delle spiegazioni “ Ti volevo
presentare una persona importante per me” si scansò e dietro
di lei sbucò la donna che incontrò nel sepolcro “
lei è Evi”, i due si presentarono, poi Olimpia guardò
il ragazzo con un aria desolata “ Amos, ti devo fare le mie scuse
perché ti ho mentito, io non mi chiamo Anfitea, ma …”
ma Amos la interruppe “Olimpia tranquilla, non preoccuparti avrai
avuto i tuoi motivi per questo”, il viso di Olimpia si distese.
Così i tre giovani si sedettero intorno al fuoco e parlarono
delle loro esperienze di vita, ma Evi non menzionò mai il suo
passato.
Amos era stupito dal modo di parlare di Olimpia, era così tranquilla
e serena , non riusciva ha riconoscerla, possibile che potesse essere
la stessa persona?
Anche la sua bellezza rifletteva energia, alla luce delle fiamme.
In quel momento la mente di Amos fu rapita dalla voce di Xena “
Vedi, questa è la mia Olimpia”. Approfittò in questa
occasione di tirare fuori l’ argomento Xena. “ Scusa Evi
se te lo domando, ma tu non c’eri quando è morta tua madre?”,
l’espressione serena di Olimpia scomparve, il silenzio l’invase,
ma Evi rispose tranquillamente non curante che forse poteva dar fastidio
ad Olimpia “No, purtroppo. Decisi d’intraprendere un viaggio
missionario e quindi le nostre strade si sono divise. Ma ero tranquilla
perché sapevo che era in ottime mani” Evi scambiò
uno sguardo affettuoso a Olimpia, che contraccambiò.
Amos notò l’agitazione di Olimpia “Come sei venuta
ha sapere della sua morte?” gli occhi di Olimpia fissarono il
fuoco “La voce della sua morte si espanse oltre le colline, tra
le distese vallate,oltrepassando monti, mari e deserti. Ormai il nome
della Principessa guerriera non era più sinonimo di distruzione,
le persone l’acclamavano come colei che poteva riportare il bene.
Per tutti era diventata un esempio di redenzione, di perdono e di altruismo.
Dovunque andassi, non c’era abitante che ne parlava, ma io non
volevo crederci, fino a quando…” , Olimpia si alzò,
interrompendo Evi “ Scusatemi tanto ma io, vorrei andare a riposarmi,
il viaggio è stato lungo” Evi si alzò ed abbracciò
l’amica, mentre Amos le disse “ma Olimpia non rimani ha
dormire con noi sotto le stelle?” – “ no, mi dispiace
non è più mia abitudine farlo”, salutò Amos
e se ne andò tornando al villaggio, dove aveva preso una stanza.
Anche Evi rimase sorpresa della decisione di Olimpia “che strano
quando stava con mia madre era difficile che dormiva al chiuso, a meno
che non faceva freddo” – “ già Olimpia non
fa più niente di quello che faceva con tua madre” –
“ è vero, però almeno è rilassata. Non mi
scorderò mai l’ultima volta che la vidi” Evi guardò
seriamente Amos “ sapessi in che condizioni l’ ho trovata
quel giorno” – “ raccontami Evi, ti prego”.
I due tornarono a sedersi ed Evi incominciò a parlare “
Dovetti crederci a tutte quelle chiacchiere, perché lo spirito
di mia madre mi apparve in sogno. Mi raccontò del loro viaggio
in Giappone e di tutto quello che era successo. Ma dovevo fare una cosa
importante…salvare Olimpia !”, Amos era sempre più
curioso “ Dovevo tornare ad Amphipoli e così feci. Ma quello
che trovai entrando nel sepolcro di famiglia è stato veramente
straziante” – “Olimpia era stata aggredita?”
– “No Amos, si stava lasciando morire. La trovai sdraiata
ai piedi della tomba, era così pallida, così deperita
che un primo momento pensai che fosse morta ma poi riuscì a rimetterla
in sesto. In quei giorni ho visto la sofferenza di Olimpia toccare il
fondo. Era arrivata al punto di cercare la morte, per la solitudine
che invase il suo cuore. Da allora ho compreso quanto il loro legame
potesse essere unito. Per me Olimpia è l’altra metà
di mia madre, è l’unico legame vivente che mi rimane e
non voglio perdere anche lei”.
Nel sentire tutto quello che diceva Evi, Amos desiderava dirle quello
che gli stava capitando, ma poi si convinse che era troppo presto “
Secondo te, Olimpia odierebbe mai tua madre?” – “
No, non ci riuscirebbe mai, neanche se si impegnasse. Purtroppo la scelta
di mia madre gli ha procurato un dolore profondo e forse questo può
portarla ad allontanarsi dal suo ricordo, ma non credo che possa arrivare
a tanto”.
Amos rimaneva in silenzio ad ascoltare le parole di Evi, cercando di
valutare quanto fossero vere. Poi Evi gli chiese “Ma scusa, perché
t’interessa così tanto?” – “C’è
un motivo, ma non mi chiedere niente per adesso Evi, non riuscirei a
darti delle spiegazioni, visto che non ne ho”.
La ragazza non preoccupandosi più di tanto, non fece più
domande “ Va bene come vuoi, vuol dire che quando ne avrai, sappi
che sarò pronta ad ascoltarti. Adesso però anch’io
sono un po’ stanca, ci vediamo domani”, Amos non la trattenne,
anche se avrebbe passato l’intera nottata ha parlare con Evi,
di tutta questa storia. Così i due si salutarono.
Lui rimase ancora un po’, davanti il fuoco rapito da i suoi pensieri.
Quante cose aveva scoperto, nella sua mente gli passarono le immagini,
di una Xena che combatteva contro i samurai, un Olimpia che rimaneva
quasi senza vita accanto alla tomba di Xena.
Il fuoco ardeva velocemente, divorando la legna che ogni tanto Amos,
metteva per non farlo spengere.
In quell’ istante il fuoco si bloccò come per magia e un
leggero brivido di freddo pervase il corpo di Amos.
Xena gli apparve oltre il fuoco, ma questa volta non era sorpreso, anzi…
“ Finalmente ti rivedo, sai ho molte domande da farti, se vuoi
che ti aiuti”, Xena rimase in silenzio “perché vuoi
che Olimpia cambi idea?”, ed in quel momento Amos riusciva a leggere
lo sconforto negli occhi di Xena
“ Quando vidi quel giorno, quello che avevo causato ad Olimpia
con la mia scelta, non riuscì ad accettarlo. Così corsi
da Michele…
X
– Michele ! – lo raggiunse, mentre lui parlava tranquillamente
con un altro arcangelo
M – Xena ! Non c’è bisogno che urli così forte
ti sento lo stesso-
X –Evita il tuo sarcasmo del cavolo. Voglio tornare sulla terra
e non m’importa del legame che ho
con le altre anime. Olimpia ha bisogno di me, devo aiutarla ti prego
fammi tornare !. -
Michele si avvicinò e con aria da sufficienza
M – Ma Xena, tu non hai nessun legame. –
X –Ma che dici! Akemi mi ha detto che…- Michele incominciò
ha scuotere la testa
M – Xena, Xena, è possibile che sei così ingenua.
X – che vuoi dire – il viso della donna si scurì
M – Mi spieghi come mai, da quando sei qui ancora non hai incontrato
lo spirito di Akemi?
X – Perché? – i suoi occhi diventavano sempre più
cupi
M – Perché la menzogna ricade sulla sua coscienza e finché
non si pentirà non potrà entrare in
questo luogo. - Lo sconforto, la delusione trafissero il suo cuore.
X – Tu lo sapevi e non mi hai avvisato?
M – Ma Xena, una donna come te, forte, dinamica ed intelligente
prima o poi ci sarebbe arrivata
da sola…- La rabbia invase Xena, che di colpo afferrò il
collo di Michele
X – Tu prega il tuo superiore, che Olimpia non muoia. Perché
ti giuro che se le succede qualcosa di
brutto, ti scaraventerò di persona negl’inferi ed il mio
unico scopo sarà quello di farti soffrire
ogni secondo della tua vita –
M – Xena calmati, ricorda dove ti trovi. Con il tuo temperamento
rischi di farti uscire le corna-
X – Le tue già sono spuntate!
Amos
era sconvolto, ma nello stesso tempo era contento per quello che aveva
sentito
“ Per tutti i lumi! Lo sapevo che c’era sotto qualcosa di
strano. Così puoi ritornare in vita…” si alzò
in piedi euforico “ Puoi tornare da Olimpia!”, il tono di
voce calmo di Xena lo fece ravvedere
“ Calmati Amos, non è così semplice come pensi”
– “ Perché? Michele ti può aiutare”
–“ Purtroppo il mio gesto non ha facilitato la situazione.
C’è un modo per portarmi in vita, Evi lo conosce. Ma il
problema che più mi preoccupa è Olimpia. Amos io ho capito
di aver preso una decisione troppo affrettata e sbagliata, non considerando
il male che avrei potuto farle e vorrei che lei lo capisse, perdonandomi.
Ma si è completamente chiusa in se stessa, non riesco più
ha comunicare con lei. Ho bisogno del tuo aiuto, perché sei una
brava persona e hai un cuore sensibile, sei determinato ed il tuo modo
di fare piace sicuramente ad Olimpia. Sono preoccupata per lei, sta
attraversando una strada piena di rancore e odio nei miei confronti.
Non voglio che conosca la sofferenza per causa mia e nonostante io viva
in un posto meraviglioso, mi rendo conto che ormai senza di lei la gioia
e la serenità non esistono più nel mio cuore. Amos, la
mia vita è stare accanto a lei, ma se non vorrà più
vedere la mia persona, allora non c’è motivo che torni
sulla terra”.
Amos rimase per un attimo in silenzio
“ Io credo che Olimpia abbia sofferto abbastanza senza di te,
bisogna riportarle il sorriso con la tua presenza, non credi?”,
un piccolo e dolce sorriso apparve nel viso della guerriera “
Xena, come facciamo ha riportarti in vita?” – “ Parla
con Evi. Grazie Amos sapevo di contare sul tuo aiuto”, Xena scomparve
ed il fuoco riprese il suo movimento.
Il ragazzo era euforico per aver saputo quanto la guerriera contava
su di lui.
Pian piano la stanchezza lo avvolse completamente e si addormentò
con l’immagine riflessa nel cielo, delle sue guerriere insieme
felici.
Il
sole mattutino illuminò il viso di Amos, che si svegliò
di soprassalto.
Con l’euforia di un ragazzino corse al villaggio cercando Evi.
Con l’aiuto di alcune indicazioni, la trovò non molto distante.
Si era appartata con alcuni suoi fedeli, per pregare all’aperto.
“ Evi” strillò talmente forte che sia Evi che i suoi
compagni di fede, vennero spaventati
“ Amos, per favore… stiamo pregando!”, Evi lo guardò
sgranando gli occhi “ hai ragione Evi” si avvicinò
lentamente alla donna “devo assolutamente parlarti” –
“ Amos adesso non posso, parliamo più tardi” –
“ Riguarda tua madre”, i due si guardarono per un secondo
senza fiatare, poi si alzarono di scatto. Evi si congedò da i
suoi fratelli spirituali e si allontanò con Amos.
“ Amos, dimmi cosa è successo?” - “ Devo rispondere
alla domanda che mi hai fatto stanotte.” Amos afferrò le
spalle di Evi, guardandola dritta negli occhi
“ Tua madre si è messa in contatto con me. Mi ha detto
che tu conosci un modo per farla tornare”, Evi rimase stupita
“ Allora è vero…Giorni passati ho incontrato alcuni
monaci, mi rivelarono che esisteva un modo per far tornare al mondo
terreno uno spirito” – “ ma è fantastico !”
– “ No Amos, questo spirito deve essere innocente di morte
e mia madre non può tornare” – “ Evi…tua
madre è innocente, non ha nessun obbligo riguardo quelle anime”
– “vuoi dire che…”
Evi stentava ha crederci “Evi ,tua madre vuole tornare sulla terra.
Vuole tornare da voi,da te e …” – “ Olimpia,
tornerà da lei! Da me!”.
Evi rimase per un attimo senza parole, non poteva crederci era troppo
bello. Poterla di nuovo vederla in carne ed ossa. La felicità
era tanta per lei e anche per Amos, che si abbracciarono eccitati per
la bella notizia.
Poi lui le chiese “ E’ meraviglioso! Come avviene questo
miracolo ?”- “In una notte particolare, quando la luna sposa
il sole” – “e quanto dobbiamo attendere?”.
Il viso di Evi si spense di gioia e Amos non capiva perché “domani
, Amos domani sera”, adesso anche il volto di Amos si spense “
come domani, così presto. Non dobbiamo sprecare altro tempo prezioso.
Dobbiamo avvisare subito Olimpia. Pensa come sarà felice”.
Evi pensò alla gioia che avrebbe provato Olimpia e questo le
fece tornare il sorriso e la carica necessaria per affrontare la situazione
“hai ragione Amos , non dobbiamo fare in fretta”.
I
due giovani si affrettarono per raggiungere Olimpia, ma appena arrivarono
al villaggio, si accorsero che c’ era qualcosa di strano.
Il villaggio era assediato da una cinquantina di soldati e la maggior
parte si era fermata proprio davanti alla locanda dove dormiva la loro
amica.
Il padrone della locanda andò a svegliare Olimpia “ Mi
scusi, ma giù di sotto ci sono dei soldati che chiedono di parlare
con lei, altrimenti distruggono tutto. La prego venga” Olimpia
non se lo fece ripetere due volte e uscì dalla stanza.
Amos ed Evi si fecero spazio tra la folla e videro Olimpia uscire dalla
locanda.
Appena Olimpia si trovò di fronte al capo dell’armata,
seduta sul suo cavallo, un brivido di terrore le pervase l’anima.
Era una donna che conosceva molto bene.
Anche Evi guardandola provava paura “ Amos quella donna non mi
piace per niente, un potere oscuro la circonda”.
“ Che gioia immensa rivederti, Olimpia” la presenza di quella
donna le fece riaffiorare dei ricordi passati condivisi con la sua Xena
,
“Antinea, non posso crederci ancora tu?” – “Già,
come vedi c’è sempre qualcuno che vuole che io ritorni
da voi!” – “ e cosa vorresti per l’esattezza
questa volta?” – “quello che non vuoi più te”
– “il fatto che non desideri più una cosa, non significa
che la darei proprio a te” –“ che strano, avrei pensato
il contrario, ma forse potrei farti cambiare idea!”.
Fece cenno alle guardie che presero in quell’istante Evi, trascinandola
davanti ad Antinea.
La bloccarono puntandole un coltello alla gola, poi si rivolse ad Olimpia
“Vediamo se in questo modo riesci a ragionare. Preferisci trattare
o perdere un’altra persona cara?” “Lascia stare quella
donna, non centra niente”, Antinea rise per un secondo
“ Ma davvero!” si avvicinò di più con il cavallo
“ eppure sono sicura che Xena in passato, ti aveva avvisato di
non prenderti gioco di me, Olimpia! … Io so che questa donna è
una messaggera di pace!”, Amos tirò un sospiro di sollievo,
ma la donna continuò
“Lo so, Olimpia che questa donna si chiama Evi e non è
altro che la figlia di Xena” la tranquillità di Amos svanì.
Antinea si chinò verso Olimpia, “ l’altra cosa che
so e che mi soddisfa, è sapere che centra Callisto in tutto questo
e non tu, povera Olimpia! Anche i miracoli ti sono contro, fra tanta
gente proprio lei che ti ha reso vedova e cornuta…”tornò
dritta sulla sella e scoppiò in una risata.
L’odio, il disprezzo, la cattiveria crescevano sempre di più
in Olimpia.
Ma Antinea non ne aveva abbastanza, d’infierire contro di lei
così proseguì
“Quanto avresti voluto, poter condividere una simile gioia con
Xena? Eh? Povera illusa”.
Olimpia strinse i pugni, era pronta per scaricare la sua rabbia, ma
doveva trattenersi per il bene di Evi, doveva farlo.
Ed in quel momento il cavallo di Antinea si spaventò, nel sentire
lo sguardo minaccioso di Olimpia, che fissava la nemica. L’animale
indietreggiò, Antinea dovette controllarlo con forza
“Ma guarda, guarda, che forza hai acquisito in tutto questo tempo.
Devo dire che la lontananza della tua amica ti ha migliorato. Interessante!
La tua forza mentale è cresciuta, sei diventata una guerriera
da temere!” le due incominciarono a fissarsi negli occhi minacciose
“Ma non per me, Olimpia” erano pronte a scontrarsi , specialmente
per Olimpia che non vedeva l’ora di far ingoiare tutte le cattiverie
che le aveva appena detto, ma il pensiero di Evi in pericolo era più
forte “Dimmi cosa vuoi Antinea!” le chiese con tutta la
rabbia dentro
“Voglio le ceneri di Xena” – “ Tu invece non
sei cambiata per niente, t’interessi sempre delle stesse cose.
Sei patetica!” , Antinea incominciò ad innervosirsi, fece
cenno alla guardia di avvicinare con forza la lama sulla gola di Evi
che incominciò ad urlare “Olimpia no, non darle mia madre,
ti prego!”,la tensione era al massimo,tutte e tre erano determinate
ad avere qualcosa.
Olimpia era in preda al terrore, non voleva che Evi venisse toccata
neanche con un dito. Per lei era l’ultimo legame che aveva con
Xena, non poteva perderla. Ma una di loro doveva cedere.
Olimpia raggiunse il sepolcro,tutti in quel momento rimasero in silenzio,
aspettando per qualche secondo rivedere Olimpia uscire, tenendo in mano
l’urna.
Andò verso Antinea e le porse le ceneri.
Amos, Evi e persino Antinea rimasero stupiti dal suo gesto.
Antinea prese l’urna “Davvero sorprendente! Rinunci così
facilmente alla tua amica” - “Puoi prenderle, per quanto
mi riguarda, sono solo ceneri”, Antinea era sempre più
stupita
“Ma dai? Non posso crederci che tu non sai che Xena può
essere riportata in vita” scoppiò di nuovo in una risata
e poi continuò “E’ così acceso il tuo odio
per lei, che non t’interessa più neanche rivederla?”
il suo sarcasmo era disgustoso.
Quanto avrebbe voluto, Olimpia, sfilare uno dei suoi sais e infilzarglielo
nel petto
“Questi non sono affari tuoi” – “ Si hai ragione,
perché la Xena che tornerà sarà diversa, sarà
quella di una volta, prima che la tua influenza la rovinasse e poi da
quel momento, sarai tu… a non aver più niente a che fare
con lei”, con il suo solito sorriso malvagio, come se già
pregustasse la vittoria, fece cenno di liberare Evi e si allontanò
con il suo esercito.
Evi cadde in ginocchio “ Olimpia perché l’hai fatto?”,
Amos corse da lei per sincerarsi del suo stato. Olimpia era rimasta
immobile, guardando l’ armata che pian piano si allontanava. Poi
si girò verso Evi e le andò in contro. Evi incominciò
a piangere “Non dovevi farlo”, Amos cercava di farle forza,
Olimpia si chinò verso di lei e l’aiutò ad alzarsi.
Le accarezzò il viso dolcemente e con lo sguardo dolce di una
madre le disse “Tranquilla Evi, non potrei mai farti un torto
del genere. Venite, entriamo dentro, anche perché voglio alcune
spiegazioni”.
Tutti e tre entrarono nel sepolcro di Xena.
Olimpia aspettò che Evi si tranquillizzò e poi incominciò
a parlare
“Evi mi dispiace averti spaventato, ma prima voglio sapere cos’è
questa storia”, lo sguardo di Olimpia divenne serio.
Amos ed Evi rimasero in silenzio per un attimo, entrambi avevano un
leggero timore di come avrebbe reagito, ma poi Evi si fece coraggio
“ Vedi Olimpia, abbiamo scoperto che mia madre può ritornare
in vita. Credevo che fosse una leggenda, ma oggi ho avuto la conferma
che mi sbagliavo. Si dice che quando uno spirito è innocente
di morte, ha la possibilità di tornare alla vita, ogni volta
che la luna si sposa con il sole”, Olimpia rimase in silenzio
guardando Evi, poi rivolse il suo sguardo verso l’angolo della
stanza ed Evi continuò “ una volta riportato in vita il
corpo ,bisogna dare vita all’anima”, Amos rimaneva in silenzio
cercando di studiare ogni espressione di Olimpia , in caso ci fosse
stato bisogno d’intervenire.
Olimpia parlava ad Evi senza emozione
“in che modo?” – “Bisogna far bere l’acqua
del monte Fuji , per darle la vita”.
In quel momento la mente di Olimpia fu trasportata, in quell’attimo
già vissuto in quel monte.
Evi si fermò per un attimo guardando l’espressione dell’amica,
doveva stare attenta alle parole che usava, era importante far capire
ad Olimpia che non c’era tempo da perdere
“Ma se non le viene fatta bere l’acqua nello stesso giorno,
il corpo si sbriciolerà e tornerà ad essere polvere. Olimpia
, il tempo è poco perché questo evento capiterà
domani sera e se non la sfruttiamo, la prossima capiterà tra
molti lustri”, Evi ed Amos notavano il volto assente di Olimpia.
Evi incominciò ad esporle la parte importante
“ Ma c’è un'altra cosa, da fare” Olimpia tornò
con la mente al presente “ Quale?” – “Deve berla
da qualcuno che abbia un legame tra il passato ed il presente. Se lo
farai tu Olimpia, mia madre tornerà come l’abbiamo lasciata
l’ultima volta, con tutti i suoi ricordi. Ma se è Antinea
a farlo o una persona qualsiasi, non sarà più la stessa.
Sarà diversa, senza passato e senza la capacità di distinguere
il bene dal male. Capisci perché Antinea non deve avere quelle
ceneri, questo è il suo scopo”.
Olimpia era senza parole e guardò Evi negli occhi “ Prima
hai parlato di uno spirito innocente, che significa?” Evi non
riusciva più a continuare, aveva paura della razione negativa
che avrebbe potuto avere Olimpia, così intervenne Amos
“Olimpia, Xena è innocente di morte…perché
Akemi l’ha ingannata…il prezzo da pagare per quelle anime
non esiste, perché Xena morendo ha lavato i suoi peccati con
la morte”,finalmente era riuscito a dirglielo.
Un silenzio glaciale invase la stanza, si sentivano benissimo le parole
di Olimpia dette sottovoce tra se “ le ha mentito?” portò
una mano sopra la bocca, come se volesse soffocare quella disperazione
che aveva dentro il suo cuore.
Amos ed Evi continuavano a guardare la reazione dell’amica, poi
Evi cercò di far ragionare Olimpia “Antinea non deve riportare
mia madre in vita, dobbiamo impedirglielo!”- “Non lo farà,
stai tranquilla” le disse Olimpia “quelle che gli ho dato
sono ceneri di animale”, Amos ed Evi non credettero alle loro
orecchie
“ Cosa?... Vuoi dire che non sono di Xena?”, chiese Amos
stupito, così Olimpia spiegò meglio il perché “
Esatto, la prima volta che le portai qui nel sepolcro, il giorno seguente
sorpresi un uomo che voleva appropriarsene, solo per la gloria di portarle
con se o per poter in seguito venderle al miglior offerente e questa
cosa mi dava al quanto fastidio. Il fatto che io non volevo più
portarmele dietro, non significava che doveva esserci un'altra persona,
per giunta sconosciuta ad averle. Così mi sono messa d’accordo
con il capo del villaggio, ogni volta che l’urna spariva lui le
doveva sostituire, con altre. Quelle vere le ho nascoste in un altro
posto”.
Amos era stupito e sconvolto da quello che aveva appena sentito
“Per tutti gli dei! Olimpia! Ma non vedi che fai le cose pensando
esclusivamente per il bene di Xena! L’affetto che provi è
bellissimo!”, nel dire queste parole Olimpia andò verso
Amos e l’espressione irritata non era affatto positiva
“ Tu credi che sia affetto?”- “Certo tu non vuoi rivederla?”-“
Amos, è Xena che non vuole. Sai quante volte l’ho implorata,
pregata, supplicata di poter tornare, di poter cercare insieme un modo
per poterlo fare?”, Olimpia era sempre di più agitata
“Ma lei niente…non ha mai voluto sentire ragione, la sua
decisione era stata presa e non avrebbe cambiato idea”. Le parole
della giovane amazzone erano fredde e disperate.
Amos cercò di controbattere “ Se invece adesso avesse cambiato
idea?” - “Proprio adesso che posso fare a meno di lei?”,
il sarcasmo invase la sua voce “sarebbe una STUPIDA”.
Olimpia si voltò per andarsene, quando Amos arrabbiato per quello
che aveva appena detto, le urlò “Non è una stupida,
è solo una persona che si rende conto dell’errore che ha
fatto e vuole rimediare, perché ti vuole bene e soffre come te
nel vederti in questo stato”.
Olimpia si fermò e ascoltò Amos “ Credi che solo
tu stai soffrendo? Io ho visto il suo dolore Olimpia!”, nel dire
questo Olimpia si voltò e si avvicinò di più al
ragazzo “ Tu…hai visto Xena?” le chiese con voce bassa
, Amos non rispose perché aveva capito che forse aveva detto
qualcosa di troppo. Il nervosismo della ragazza incominciava a farsi
notare
“Ma certo, che idiota che sono stata, dovevo capirlo subito. E’
lei che ti ha mandato da me e adesso che sa di essere libera dal suo
dovere…adesso vuole tornare?...E’ PATETICO”, Amos
non accettava questo comportamento da lei “Olimpia, Xena già
prima di averlo saputo voleva tornare, ma non ha potuto più comunicare
con te, perché il tuo rancore ha completamente offuscato la tua
ragione”.
Olimpia lo guardò con un sorriso poco piacevole “ Così
tu riesci a comunicare con lei…e dimmi, adesso è qui e
ci sta ascoltando?” –“ Penso di si”, Olimpia
si girò guardando tutta la stanza e cominciò ha parlare
alzando la voce “Vediamo se riesci a capirlo! Ti ricordi Xena…quando
mi hai raccontato di Akemi. Mi dicesti che lei era riuscita a spezzarti
il cuore?! Bè… tu lo hai fatto a me. Adesso…io lo
faccio a te”, le urlò con tutta la forza che aveva “NON
VOGLIO MAI PIU RIVEDERTI, HAI CAPITO, LASCIAMI STARE. VATTENE DA ME!”.
Le urla rimbombavano per tutta la stanza come un eco.
Dopo un attimo di silenzio, Olimpia stava per andarsene, quando Amos
le afferrò il braccio “ Adesso sei tu la stupida, nel dire
certe cose. Dopo quello che avete condiviso insieme, dopo quello che
avete superato insieme, tu preferisci vederla…MORTA!”.
L’atmosfera era tesa, Evi rimaneva immobile senza fiatare. Quelle
parole irritarono tanto Olimpia, che con l’altra mano diede uno
schiaffo ad Amos “ Non ti permetto di parlarmi in questo modo.
Tu non sai niente, di quello che ha legato in passato me e Xena. Non
riusciresti neanche a capirlo. Adesso stiamo bene entrambe…”
, le lacrime che aveva cercato di trattenere, la tradirono ed in quel
momento la voce di Xena parlò ad Amos “ Mente, lo vedi
anche tu adesso”.
Accortasi che le sue emozioni scivolavano sul suo volto, Olimpia lasciò
la stanza, vergognandosi di mostrare quella parte di lei ancora legata
a Xena.
Amos era scoraggiato, non sapeva cosa fare. Doveva smettere o continuare?
La reazione di Olimpia era stata forte e dura.
In quel momento Evi, che aveva assistito a tutta la scena, si avvicinò
poggiandogli una mano sulla spalla per poterlo confortare
“ Non cedere, se mia madre ha scelto te ci sarà una ragione.
Adesso lasciamola stare, almeno si calmerà un po. Ma tu non arrenderti,
ti prego Amos!”.
La
disperazione di Olimpia le invadeva l’anima, doveva scaricarsi
altrimenti sarebbe impazzita. Troppe cose aveva saputo, ma ormai “era
troppo tardi” si ripeteva tra se.
Prese un cavallo e corse via, come una furia, non sapeva dove, ma lontano
da tutti quei pensieri, che le assillavano la testa.
Ma soprattutto lontano, da quel dolore che le faceva tanto male.
All’improvviso, fermò il cavallo. Quello che vedeva in
lontananza non le piaceva, così si avvicinò.
Sei malviventi avevano circondato un carro e volevano appropriarsi delle
loro provviste.
Ma la cosa che le diede più fastidio, era vedere nel carro un
intera famiglia, con due bambini che si nascondevano dietro la loro
madre per la paura.
Visualizzata bene la situazione, Olimpia scese da cavallo e si avvicinò
a passo deciso. Non vedeva l’ora di scaricare la sua rabbia e
quale modo migliore se non farlo combattendo?
Con un sorriso beffardo attirò l’attenzione dei briganti
“Ehi, voi! Siete bravi a prendervela con i più deboli,
vero?”, uno di loro la guardò, era alto e grasso “E
tu che vuoi, donna! Togliti dai piedi!”, un altro la guardò
leccandosi le labbra
“ Ma guarda, guarda che bella puledra! Mi sa tanto che tu voglia
essere domata”. Olimpia si accorse che tutti e sei, la stavano
squadrando e alla fine la circondarono distogliendo la loro attenzione
al carro. Uno di questi, che sembrava il più giovane le disse
“Perché invece di parlare, non cerchi di soddisfare i nostri
piaceri ! Anche se mi piacciono di più le piccole fanciulle,
mi divertirò prima con te e poi …”, il ragazzo si
voltò e fissò la bambina sul carro.
Olimpia notò la scena ed il suo viso emanava solo disgusto
“ Siete solo carne da macello, ma se volete l’ultimo divertimento,
perché no?!”, Olimpia si sfilò lentamente i sais
e si mise in posizione di combattimento, il ragazzo continuò
“ Mi farai sicuramente, morire di piacere”, la giovane amazzone
rise
“ Questo è poco ma sicuro!”.
Olimpia rimaneva calma e fredda, ormai sapeva come doveva affrontare
una simile situazione, era diventata un ottima guerriera.
La famiglia rimaneva sul carro, pregando che quella donna sarebbe riuscita
a salvarli.
Fu in quel momento che istintivamente senza ragionare chiuse gli occhi
e una voce dentro di lei le parlò – NON ASCOLTARE SOLO
I SUONI, MA QUELLO CHE C’E’ DIETRO AI SUONI –
in quell’attimo scrollò la testa e urlò “
Noo!! Vattene!!” e si scagliò con tutta la sua rabbia.
Schivò l’arma del primo che l’attaccò, dandogli
un destro con il manico del pugnale.
Bloccò con le braccia alte e con i sais incrociati la spada del
secondo, dandogli un calcio in pieno stomaco e facendolo atterrare lontano.
Sentì aumentare la vicinanza con il terzo uomo,fece tre passi
veloci e saltò portandosi dietro le spalle dell’uomo,così
lo infilzò con il pugnale dietro la schiena; che cadde a terra
morto.
Il secondo si rialzò e si scagliò infuriato,contro Olimpia.
Avevano sbagliato a sottovalutare quella donna, tanto bella.
Olimpia schivò diversi colpi e alla fine si chinò rotando
se stessa ed allungando la gamba contro quella dell’uomo, lo spazzò
facendolo cadere a terra.
La famiglia continuava a guardare la scena, ma accadde una cosa al quanto
strana.
Il figlio più grande fece notare una cosa ai suoi genitori “
Guardate…la guerriera sta piangendo!”, era strano ma vero,
Olimpia mentre combatteva, piangeva. Non avrebbe mai voluto cedere proprio
in quel momento,ma la rabbia che riusciva ha scaricare non le impediva
di controllare le sue emozioni.
Un quarto uomo si scagliò su Olimpia, alzando la spada e cercando
di approfittare del fatto che si trovava piegata, ma Olimpia fece in
tempo a togliersi facendo una capriola.
L’ uomo schivandola trafisse con la sua arma la pancia del suo
amico.
Rialzandosi velocemente, Olimpia gli tagliò la gola, così
che cadde sopra il suo amico morto.
Gli uomini rimasti si fermarono, guardandosi negli occhi per decidere
cosa avrebbero dovuto fare, continuare oppure scappare?
Ma vedendo la donna, che nel combattere piangeva, interpretarono quelle
lacrime come un cedimento emotivo. Loro non sapevano, perché
quelle lacrime scendevano nel suo volto. Così si scagliarono
di nuovo contro di lei, sperando nella vittoria.
E mentre Olimpia schivava i colpi dei suoi avversari, parlava con se
stessa “Perché…Perché solo adesso vuoi tornare?”
Disarmò con un colpo il primo uomo, dandogli un calcio in pieno
volto
“Solo perché sai che la tua scelta, può essere annullata,
da quel dovere che è riuscito a portarti via da me”.
Più le sue lacrime scendevano copiose e più la sua rabbia
si scagliava contro quegli uomini.
Il primo uomo caduto a terra, cercò di scappare ma Olimpia non
glielo permise, lanciò uno dei suoi sais dietro la schiena e
cadde morto.
Mentre combatteva a non più di 50 metri distante da lei, c’era
lo spirito di Xena che rimaneva a guardare la disperazione della sua
amica e ad ascoltare le sue parole.
Accanto a Xena apparve Michele
“ Strano vedere Olimpia combattere con tanta rabbia, non credi?”
–“ Il mio errore la sta distruggendo Michele, ho paura di
averla persa per sempre” – “ Il tuo prossimo obbiettivo
sarà quello di farti perdonare da Olimpia, non sarà facile
ma ricordati che finché nel suo volto scenderanno lacrime, ci
sarà sempre un posto nel suo cuore. Lo sai meglio di me che a
volte le apparenze ingannano” –“ Spero tu abbia ragione,
Olimpia sta diventando quello che io ero all’inizio che impugnai
una spada”.
In quel momento Olimpia infilzò il quinto uomo, rimase di fronte
all’ultimo che era proprio il più giovane.
I due giravano in cerchio, mentre l’uomo la guardava con freddezza,
lo sguardo di Olimpia era triste e senza cattiveria, ma nella sua mente
continuava a parlare tra se
“ Non mi hai mai ascoltato”.
L’uomo si scagliò, lei schivava tutti i suoi colpi
“ Tu eri sempre quella che decideva tutto”, l’uomo
era stremato, la donna le dava filo da torcere.
Gli occhi di Xena erano tristi, non avrebbe mai voluto vedere la sua
Olimpia in quello stato, in quel momento la reazione di Xena la fece
parlare
“ Basta Olimpia!”, il volto dell’ amica si voltò
nella sua direzione, Xena sgranò gli occhi per la prima volta
dopo tanto tempo, Olimpia le aveva donato la sua attenzione.
Non fu un momento migliore, perché l’uomo approfittò
della distrazione della donna. La colpì facendole cadere l’unico
sais che aveva.
L’uomo rise “ Adesso sei mia!”, Olimpia stava in guardia,
aspettando la mossa del suo nemico, ma la mente stava da un'altra parte
“ Adesso sarò io ha decidere per Noi”, l’uomo
le andò addosso, lei fece tre capriole all’indietro, l’uomo
si fermò spiazzato, cosa aveva in mente?
Poi dopo, Olimpia guardò l’uomo con cattiveria, prese la
rincorsa verso di lui, e gli saltò sopra superandolo. Nell’attimo
che si trovò dietro di lui, si aggrappò alla sua schiena
facendolo piegare all’indietro e scaraventandolo per terra, così
da trovarsi sopra di lui a cavalcioni.
Fu in quel momento che Xena si meravigliò del gesto che avrebbe
fatto, Olimpia gli premette sul collo con le sue dita, stava usando
la mossa che aveva sempre usato Xena.
L’uomo giaceva sotto di lei, sentendo il proprio respiro diminuire
sempre di più.
La cosa che non capiva erano le lacrime che vedeva uscire dagli occhi
di quella bella donna, lei cercò di spiegargli quello che gli
aveva fatto e cosa gli sarebbe successo se lei non lo sbloccava, ma
le parole erano soffocate da i singhiozzi “ Ho bloccato l’afflusso
del tuo sangue al tuo cervello.Morirai in…”, cercò
di calmarsi.
Girò lo sguardo e vide la figura di Xena da lontano.
I loro occhi dopo tanto tempo s’incontrarono, Xena era contenta
ma temeva una reazione di Olimpia, che sotto voce le disse “ Io
non sono come Akemi”.
Guardò l’uomo, che non riusciva più a respirare,
così premette di nuovo sul collo e lo liberò dal soffocamento.
Si alzò togliendosi sopra di lui, andò verso il suo sais
che giaceva per terra.
L’uomo si alzò rimanendo immobile non dicendo nulla e non
sapendo che non avrebbe più detto nulla.
Olimpia prese l’arma, guardò Xena che le disse “Olimpia
non lo fare, basta”, gli occhi dell’ amica in un primo momento
manifestavano tristezza “sono io che decido” e poi la guardò
fulminandola. Olimpia si voltò, lanciò con tutta la forza
che aveva il suo sais in direzione dell’uomo, che andò
a conficcarsi nel suo torace. L’uomo cadde a terra morto.
In quel momento una lacrima scese nel volto di Xena.
Michele che aveva assistito alla scena, cercò a suo modo di aiutare
la donna
“ Come vedi riesce ancora a sentirti. Sarà dura, molto
dura, ma sono sicuro che ci riuscirai, anche se non so come…”
detto questo scomparve.
Xena e Olimpia rimasero per un attimo in silenzio guardandosi.
Per Xena era una gioia immensa, lo sguardo di Olimpia era per lei un
calore a cui era stata sottratta da troppo tempo.
Quel calore che dava un abbraccio tanto sperato, una carezza tanto attesa,
un bacio ormai dimenticato.
Ma sentiva anche il forte dolore che le dava guardando i modi di agire
della sua amica. Già una volta l’aveva vista comportarsi
in un modo freddo e spietato, ma allora lo fece per aiutare il suo popolo
amazzone, adesso non ne aveva motivo…
No, il suo motivo adesso era combattere contro quel sentimento che le
aveva lacerato il cuore per causa sua.
Ormai “tutto era perso” si diceva tra se.
Ma Michele per una volta forse aveva ragione, quelle lacrime gridavano
il suo affetto, così decise che non si sarebbe arresa, ma avrebbe
lottato per lei, per Olimpia, per loro.
L’ attenzione di Olimpia venne rapita, dalla presenza della famiglia,
che prima si trovava nel carro. Raggiunsero tutti insieme la guerriera,
per ringraziarla.
I due bambini precedettero i genitori, Olimpia notò la piccola
e la guardò emozionata, quando la vide donargli un fazzoletto,
mentre il fratello più grande le disse
“ Grazie per aver salvato la mia famiglia, quando sarò
grande lo farò io”.
Il volto di Olimpia tornò sereno e si commosse da quell’
innocenza che manifestò il piccolo.
Non avrebbe mai voluto, in passato far vedere quelle cose orribili a
degli occhi innocenti. Ma molte cose erano cambiate, aveva capito che
la sopravvivenza veniva purtroppo conquistata con la violenza, quella
stessa che aveva sempre cercato di combattere con l’ amore.
Tutta la famiglia alla fine la salutarono, ovviamente preceduta da tanti
ringraziamenti e mentre vedeva il carro allontanarsi, una parola la
rimbombava nella mente, AMORE.
Quante persone per amore avrebbero fatto qualsiasi cosa, Xena invece…
Lo spirito di Xena apparve di fronte Olimpia, ma ormai lei non poteva
vederla.
Xena portò la sua mano verso il volto di Olimpia, desiderava
tanto poterla toccare, sentire la sua pelle, sentire di nuovo i suoi
occhi su di lei, ma ormai tutto era svanito.
Xena continuava a guardarla “Per un istante hai aperto il tuo
cuore e sei riuscita ha sentirmi. Per un attimo il tuo sguardo mi ha
paralizzato, sapessi quanto soffro nel vederti così, Olimpia
io…” in quel momento Olimpia si voltò, allontanandosi
da lei.
Recuperò le sue armi e salì a cavallo, Xena la seguì
con gli occhi. Un'altra lacrima rigò il suo volto, nel vedere
la sua Olimpia andar via “ Non permettere al tuo dolore di divorare
la tua gioia, la tua voglia di vivere e di …amare. Se per farti
felice, dovrò rinunciare a te…allora lo farò”.
Riuscirà Xena a far cambiare idea a Olimpia?
Amos
ed Evi riusciranno a portare Xena al mondo?
Antinea
riuscirà a portare via Xena alla sua Amica?
CONTINUA…?