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UNA NUOVA VITA

secondo episodio

di Enemek


Amos non riusciva a calmarsi, non aveva fatto altro che pensare a come poter affrontare Olimpia e cercare di farle cambiare idea.
Il sole era tramontato senza che lui se ne accorgesse, non doveva perdere altro tempo “ Basta così, penso che si sarà calmata no?” così più deciso che mai andò verso la locanda.
In un batter d’occhio si trovò davanti alla porta della sua stanza e prima di bussare fece un lento e grande respiro “ Olimpia, ci sei? Sono Amos”, entrò lentamente dopo che la donna lo invitò ad entrare.
Amos la vide seduta sul davanzale della finestra a fissare la luce della luna che illuminava il paesaggio “ Olimpia mi dispiace per come mi sono comportato oggi, ti chiedo scusa. Hai ragione nel dire che non ti conosco e non comprendo la tua sofferenza, ma io vorrei poterti aiutare, vorrei alleviare il tuo dolore, confidati con me… forse ti sentiresti più sollevata, non credi?”
Il viso di Olimpia era inespressivo “ così vorresti aiutarmi? E va bene…ti accontenterò.Vuoi sapere come è stata la mia vita da quando Xena se né andata?
Un incubo. All’inizio tutto era normale,io la sentivo sempre accanto a me ed ero tranquilla. Ma con il tempo è diventato pesante, sai parlare con gli spiriti non è tanto normale e la gente può giustamente prenderti per pazza. Ma questo a me non importava. Mi pesava il fatto che dovunque andassi, c’era sempre qualcuno che mi chiedeva spiegazioni sulla sua morte e il perché io non l’avessi impedito. Più ne parlavo e più cominciavo a non accettarlo. Lei doveva tornare, ma questo era fuori discussione, perché lei non voleva. Così incominciai ad odiare me stessa per non averla convinta e per non aver fatto di testa mia. Come? Avrei potuto infischiarmene della sua decisione e gettare quell’urna dentro la fontana.
Certo avrei rischiato di essere odiata da lei, forse mi avrebbe persino abbandonato, ma l’importante era vederla viva e non l’avrei mai persa in questo modo” –“E così hai deciso di cambiare nome?” –“ Si, era l’unico modo per non parlare più di lei ad altri.
Olimpia era svanita, nessuno che sapeva niente di lei e me. Sai, quando sono stata nella terra dei faraoni, conobbi un sacerdote che cercò a modo suo di alleviare il mio dolore. Mi consigliò di cambiare nome e modo di vivere, non facendo più niente di quello che facevo con lei” –“ Come il fatto che non dormi più sotto le stelle?” –“Si, quello è uno dei tanti. Ma la cosa che più mi sorprese fu che aveva ragione, più non pensavo a lei e più mi sentivo un’altra. Nel passare dei giorni ero riuscita a dominare le mie emozioni, ero così forte e così sicura di me che lo spirito di Xena non riuscì più ad interferire.
Da una parte ero contenta, ma dall’altra sapevo che lei stava soffrendo per questo mio rifiuto.
Ma nella vita a volte, per essere felici, bisogna fare delle scelte e rinunciare a qualcosa. Xena aveva fatto la sua scelta, perché non dovevo farla anch’io!
Quel sacerdote, mi disse che per cancellare qualcuno, dal nostro cuore, bisogna saperlo odiare e lo feci, anche se all’inizio solo l’idea mi faceva male. Ma poi riflettendo, perché non dovevo farlo ?
Lei in fin dei conti, aveva preferito dare la sua vita, per quarantamila anime estranee anziché pensare a me !
Il bene che lei mi ha sempre dichiarato non è niente, in confronto al mio, il suo egoismo nel prendere quella decisione, me l’ha dimostrato….schiacciandomi lentamente.”
Olimpia continuava a parlare senza distogliere lo sguardo fuori dalla finestra.
Amos rimase un attimo in silenzio osservandola “ Ho l’impressione che queste parole siano del tuo amico sacerdote. Non pensi, Olimpia, che questo mirava solo a dividervi?” – “ Lo pensai all’inizio e anche Xena, quando ancora riusciva a comunicare con me, ma la verità è che mi accorgevo sempre di più, che seguire i suoi consigli mi aiutava a vivere meglio” .
Amos si avvicinò “ Ma Olimpia , Xena adesso vuole tornare, perché ha capito di aver sbagliato. Puoi anche non crederci, ma lei mi ha detto, che già prima di sapere che non era legata a nessun dovere, voleva tornare…perché si era resa conto, del dolore che ti aveva inflitto.
Devi permettergli di rimediare a questo errore, in nome della vostra amicizia” –“ Non m’interessa più, se lei vuole tornare lo faccia, io non sono nessuno per impedirglielo, ma senza di me. Adesso sono serena e forse con il tempo, starò meglio”.
Amos cercò di farla ragionare, erano senza senso le sue parole “ Sei un illusa se pensi questo… da quando ti conosco, vederti parlare di lei o solo pronunciare il suo nome, ti da ancora un emozione. Prima i tuoi occhi gridavano per il bene che gli vuoi e se lei fosse qui, tu saresti la persona più felice di questa terra.” – “ Forse hai ragione, ma lei non c’è, questa è la realtà” – “ Ma la realtà può essere diversa, se Xena torna, tu puoi riabbracciarla ….” La voce di Amos cominciava ad aumentare, tanto che Olimpia si alzò e andò verso di lui “ Perfetto….allora dovrei essere la persona più felice della terra” Olimpia incominciava ad agitarsi “ E va bene, mettiamo che torni in vita, siamo tutti contenti vero? Ma se succede un’altra volta, se Xena dovesse mancare ancora, cosa faccio io ?
Hai mai perso qualcuno, che per te era tutto. Ti trovi ad un tratto sola, dove niente e nessuno ti possono ridare quella serenità, quella gioia e quella sicurezza che mi dava lei, anche solo guardandomi?
Lei ha rinunciato a me!”.
Amos riuscì ad intravedere gli occhi di Olimpia diventare lucidi “ Olimpia, la tua paura è comprensibile, ma l’affetto che provi deve essere più grande. Io ho letto i tuoi racconti e ogni volta tu scrivevi che l’amore deve essere superiore a tutto e che la sua dimostrazione è il perdono” –“ Lo so Amos, ma questo affetto, come lo chiami tu, fa tanto male, quando resta solo”.
Olimpia rimase per un attimo in silenzio, con una mano cercava di trattenere, quelle lacrime che gli bruciavano dentro “ Vuoi sapere qual è il momento più bello, che continuo a ricordare con nostalgia?
Quando mi hanno crocifisso insieme a lei” , Amos sgranò gli occhi nel sentire quella frase “ Ero contenta, perché morivo accanto a lei e in tutti questi anni, io ho vissuto con lei momenti stupendi, momenti drammatici, momenti disperati, belli, sereni. In questi anni io sono cresciuta insieme a lei, accanto alla sua presenza e l’unico mio rimpianto è quello di non avergli mai dimostrato, il mio …affetto, come lo chiami tu!” –“ Perché… tu come lo chiameresti?”
Olimpia si sentì offesa, perché nonostante tutto quello che gli aveva raccontato, era così difficile per Amos capire che lei, amava la sua Xena.
“ Amos…lo vuoi capire che per me Xena è tutta la mia vita” più parlava e più il suo stato d’animo si alterava, come se volesse gridare al mondo intero il suo male, “ se fosse morta come tutte le persone, io mi sarei fatta una ragione di vita, ma questa maledetta scelta, che ha preso, mi ha fatto completamente impazzire, perché lei non ha voluto, capisci non ha voluto…tornare da me”, nel finire la frase Olimpia scoppiò in lacrime e l’istinto di Amos fu quello di abbracciarla forte, per poter alleviare la sua disperazione.
Olimpia pianse a dirotto, come una bambina.
Amos aspettò, che i lunghi singhiozzi si attenuarono e tenendola stretta a se, le parlò teneramente “ Perdonami Olimpia, non ti causerò altro dolore. Adesso capisco tutto”.
Si staccò leggermente da lei ed incominciò ad accarezzarle le guance con le sue mani “ Tu sai che è giusto riportare in vita Xena, anche perché sai quanto sarebbe felice Evi nel rivederla” – “ Si lo so, sarebbe bello per lei, ma io…” –“ No, non preoccuparti, tu non farai niente, ci penseremo io ed Evi. Anzi, sai che farai? Domani andrai via, lontano e forse chissà, un giorno ti ritornerà la voglia di rivederla, ma adesso devi pensare alla tua felicità. Sei una bella donna vedrai che troverai quello di cui hai bisogno”.
Mentre parlava Amos le accarezzava il viso, era così tenero e quegli occhi lucidi, così sensibili… in quel momento fu attratto da un forte desiderio di voler posare le sue labbra su quelle della giovane donna…
Quando la voce di Xena dentro di lui lo fece rinsavire “ Basta così”,lui ripiegò quel gesto dandole un bacio sulla fronte.
Gli occhi di Olimpia erano pieni di riconoscenza, era da poco che conosceva quel ragazzo, ma già in cuor suo sapeva di potersi fidare ciecamente di lui “ Amos, non vuoi sapere dove ho messo le ceneri?” –“ No, so già dove si trovano. Sai a volte, non serve dire a parole quello che si vuole far sapere agli altri, basta un semplice sguardo. Sei una persona meravigliosa, mi raccomando cerca di vivere con tutto l’amore che tieni dentro, sei stupenda”.
Amos raggiunse la porta, ma prima di andar via si girò, guardando Olimpia “ forse è meglio così, vedrai Xena alla fine se ne farà una ragione e forse un giorno, capirà cosa significa, amare intensamente un’altra persona. Ti saluto, abbi cura di te” , Olimpia gli sorrise ed Amos uscì dalla stanza.

Il giovane consapevole del danno che aveva potuto creare, scese le scale in fretta, si comprò un fiasco di vino rosso di 3 litri, deciso di voler passare la notte a dimenticare quel grande amore che Olimpia teneva segreto nel cuore.
Ma perché sprecare tanto amore per un'altra donna, che per giunta secondo lui non contraccambiava?
Angosciato e depresso perché aveva fallito volontariamente il suo incarico, incominciò a bere, dopo aver trovato un posticino isolato dal villaggio in cui si trovava prima.
Sorso dopo sorso, aspettava in paziente la sfuriata che presto si sarebbe dovuto aspettare da Xena, infatti non tardò molto “ Bravo…complimenti oltre a rovinare tutto, cerchi anche di provarci con lei!” , Amos sentendo quelle accuse, alzò gli occhi al cielo “ Lo sapevo che avresti puntato il dito contro di me. Dai Xena, è stato solo un momento di debolezza. Mi guardava con quegli occhi, non riuscivo a resisterle” –“ Tu dovevi convincerla ed invece lei ha convinto te!” –“ Ma Xena, l’hai vista pure te, hai sentito quello che diceva, io non ci riesco più è come se le facessi del male. L’importante è riportarti in vita, con o senza di lei non ha importanza” –“ La smetti di bere, quando parli con me?” –“ Si scusami”.
Entrambi rimasero in silenzio e la rassegnazione invase l’animo di Xena, “ che senso ha tornare a vivere senza poter stare con lei?”
Amos capiva come poteva star male, così cercò di tirarla su di morale “ Non devi arrenderti, hai ancora un ultima carta da usare, devi parlarci tu con Olimpia” –“ Amos ci ho provato, non sai quante volte, ma non ci riesco. Si è chiusa completamente in se stessa, quel maledetto sacerdote ha capito subito come distogliere Olimpia da me e non capisco perché!” –“ Già , questo sacerdote ci si è messo d’impegno. Ma chi è tu lo conosci?” – “ Non l’avevo mai visto prima, ma credimi la sua influenza è stata molto negativa, non mi ha mai ispirato fiducia. Ma tanto ormai è inutile sapere chi sia!”
Amos si alzò di scatto “ Così ti vuoi arrendere” – “ E che dovrei fare? Non è facile vederla piangere, penso che questo l’hai capito anche tu. Vederla soffrire per causa mia e notare che l’unica sua emozione, ormai è diventato odio, mi distrugge”.
Amos era turbato dalla sofferenza che Xena dimostrava, le doveva volere un gran bene.
Amos era un ragazzo molto timido per certi argomenti ma volle sapere cosa poteva esserci di così profondo “ Senti Xena, posso chiederti una cosa?
Cosa provi tu per Olimpia?”, Xena lo guardò con aria stupita “ Vuoi sapere se le voglio bene?...No Amos, io non le voglio bene, credo che il mio affetto, possa chiamarsi più semplicemente Amore. Credo proprio di amarla, come tu ameresti una donna. Ma perché me lo chiedi?” –“ Perché penso che forse dovreste essere più sincere ” –“ E cosa dovrei fare?” –“ La cosa più semplice di questo mondo, parlargli e dimostrarglielo”, Xena sorrise “ Allora non hai capito! Vorrei tanto ma non posso” – “ Si è vero, ma se ti prestassi il mio corpo diventeresti umana, giusto il tempo di sistemare la situazione”, Xena non rispose, sapeva che era una buona idea, ma forse un po rischiosa.
La titubanza di Xena, infastidì Amos “ Avanti Xena, non puoi pensarci, è l’ultima occasione che ti rimane, prima che Olimpia se ne vada.
Allora ….?
Cosa decidi?
Santi lumi…Xena non mi dire che hai paura!
Non posso crederci la grande principessa guerriera ha paura di affrontare una poetessa”.
Nel sentire il sarcasmo delle sue parole, gli occhi di Xena fulminarono Amos “ Non ho paura di affrontarla, ma di essere respinta da lei definitivamente. Perderla sarebbe troppo doloroso”, Amos la raggiunse mettendosi davanti a lei, “ Ma Xena, adesso più che mai devi stringere i denti e tirare fuori quella forza che hai sempre avuto. Devi lottare e sconfiggere quello che rende cieca Olimpia. Entrambe avete paura di soffrire, ma una di voi deve allontanare questo terrore e cercare di affrontare l’altra, dimostrando che la felicità di un riavvicinamento è la soluzione per sconfiggere questo dolore… E poi scusa, ma chi è stato a creare tutto questo?”.
Tutte e due si guardarono e Xena lo guardò inarcando il sopracciglio minaccioso, ma poi si rese conto che aveva ragione. “ Xena, sono sicuro che ci riuscirai, perché Olimpia ti ama, come tu ami lei” –“ tu credi?” – “ Certo e poi ricordati sempre che finché usciranno lacrime dai suoi occhi, ci sarà sempre amore nel suo cuore per te”.
Xena lo guardò fisso negli occhi e poi gli regalò un sorriso “ Strano, già l’ho sentite queste frasi. Hai ragione Amos, per l’amore che sento per la mia Olimpia devo lottare, fino alla fine. Grazie amico” –“ Ehi non mi ringraziare subito, che la parte più difficile deve ancora venire”.
Amos fece due passi indietro ed un respiro profondo “ Allora, dimmi cosa devo fare, non è da tutti i giorni prestare il proprio corpo”.
Xena lo guardò, era fiera di quello che il ragazzo stava facendo per loro “ Tranquillo, cerca di rilassarti…così bravo…adesso chiudi gli occhi. Lasciati andare, ad ogni movimento che farai,respira lentamente, abbandonati a me…”

Quella sera Olimpia non ne voleva sapere proprio di dormire.
Si alzò dal letto e andò ad accendere una candela, riempì una bacinella d’acqua e si rinfrescò il viso. Troppi pensieri le tartassavano la mente, le parole che avrebbe voluto gridare prima ad Amos e che non le uscirono “ Amos lo capisci che Xena è tutta la mia vita!” avrebbe voluto mille volte, cercare di essere sincera, sia a lui che continuava a non capire o faceva finta, sia a Xena che forse, aveva sempre frainteso la parola amore, come in senso affettivo e non in senso amoroso. In quell’ istante nel riflesso dell’acqua rivide due scene.
La prima fu, quando Xena le insegnò il pinc, prima di andare a combattere contro l’armata di Yodosci “ Olimpia ricorda sempre che ti amo”.
Il secondo, quando stavano nel monte fuji e lei le supplicava di tornare “ Ti amo Xena, come farò ad andare avanti senza di te?”.
Dopo di ciò riapparve la sua immagine riflessa nella bacinella. Si asciugò il viso e andò di fronte alla finestra dando le spalle alla porta.
Olimpia sorrise tra se “ Ti amo…chissà se avrà mai capito in che senso!”,poi ripensò alle parole di Amos “capirà cosa significa amare intensamente un’altra persona” quella frase le rimbombava come una campana. Giustamente sarebbe capitato, ma solo il pensiero di vedere Xena con un'altra persona le dava fastidio. Ma questo lo doveva accettare, se non voleva più tornare con lei!.
La sua attenzione fu rapita, nel sentire una presenza dietro la porta.
Sentì bussare, “Non c’eravamo salutati Amos?” la porta si aprì e la persona entrò richiudendola alle sue spalle.
Olimpia rimase immobile guardando tranquillamente quello che c’era al di là della finestra.
Da quel momento la serenità di Olimpia venne messa alla prova, nell’istante in cui sentì il suono di quella voce, che non avrebbe mai dimenticato.
“ No”solo questa parola riuscì, all’inizio a dire, il suo cuore non le dava spazio per poter rimanere più tranquilla di Olimpia.
La giovane amazzone rimase per un attimo immobile, i battiti del suo cuore accelerarono di colpo, quante volte aveva desiderato risentire quella voce e adesso, dopo molto tempo quel dolce suono così familiare le stava riscaldando l’anima.
Ma una terribile paura sopraggiunse…se fosse stato un brutto scherzo della sua mente?
Così prese tutto il coraggio che disperatamente le donava il suo cuore e si voltò lentamente.
Cercò di trattenere quell’immensa felicità, che voleva esplodere nel mettersi una mano davanti alla bocca tremula di commozione.
Xena sorrise nel vedere quel familiare e tenero gesto che la sua Olimpia usava nei momenti più toccanti della sua vita.
Olimpia cercò di calmarsi e con quel poco di forza che aveva, cercò di parlare “ Xena…non posso crederci, sei tu?” –“ Si Olimpia, non sai quanta gioia sto provando in questo momento nel parlarti di nuovo”.
Il volto di Olimpia regalò un dolce sorriso a Xena, che contraccambiò il gesto.
Ma alla fine quello che sembrava per la guerriera un riavvicinamento, divenne tutto il contrario. Notò a malin cuore quanto Olimpia si sforzava a reprimere le sue emozioni, cambiando espressione, guardandola duramente “ Immagino che adesso che hai soddisfatto il tuo desiderio, scomparirai come sempre” –“ Olimpia…non lo farò, non sono uno spirito” – “ Che vuoi dire, che sei viva?” – “ Non ancora, ma adesso lo sono!”.
L’espressione di Olimpia era un po’ smarrita, “ Non ti credo. Che sei venuta a fare. Io non voglio più vederti. Non ne ho più bisogno”, la voce di Olimpia era fredda e distaccata, “ Olimpia, volevo parlare un po’ con te, perché adesso io ne ho bisogno” –“ Mi dispiace, potevi pensarci prima adesso è tardi” , fece una pausa, poi cedette nel vedere gli occhi disperati di Xena, allargò le braccia come segno di sconfitta “ E va bene, vuoi parlare? Parliamo…
Come vedi io sto bene…e tu?
Come stai?
Ma certo che domande…tu stai benissimo. Chi può star meglio di te. Finalmente sei riuscita ad avere la pace e la tranquillità che tanto desideravi”.
Il disprezzo con cui parlava, feriva il cuore di Xena che rimaneva in silenzio.
“ Dimmi Xena, quanta felicità hai provato rivedendo Linceo o tua madre, oppure Aristarco e scommetto che Seleuco passa tutto il tempo con te, vero?”.
Xena non parlava, voleva che la sua Olimpia scaricasse tutta la rabbia, che teneva dentro, non importava quanto dolore gli avrebbe recato, l’importante era farla sfogare “ ti piaceva riempire le giornate vedendo anche me, ti rilassava vedermi tranquilla all’inizio, vero?
E’ perfetta adesso la tua vita, tutto e tutti al tuo fianco”.
Xena fece un passo in avanti, ma Olimpia indietreggiò guardandola minacciosa, come se non volesse nessun contatto con l’amica.
“ Olimpia, mi dispiace. E’ vero ho provato una grande gioia nel rivederli tutti, ma non posso dire di avere una vita completa. Perché fin da quando sto in questo posto ho sempre provato un senso di vuoto e quando tu hai voluto escludermi, ho capito cos’era quella mancanza, che pesava il mio cuore…eri tu Olimpia.
Tutte queste persone non riusciranno mai ad appagare la solitudine che provo senza la tua presenza” –“ E questo mi dovrebbe consolare?” il suo tono sembrò calmarsi ma poi tornò come all’inizio “ Dimmi, cosa dovrei pensare di una persona, che prima mi promette che non mi avrebbe mai abbandonato di sua volontà e poi invece lo fa preferendo sacrificarsi per quaranta vite, per giunta sconosciute e non per la sua anima gemella che diceva tanto di amare oltre la morte, RISPONDIMI”
“ Ho cercato di fare la cosa più giusta”, Olimpia era sempre più agitata “quelle persone non morirono per causa tua, fu un incidente, quante volte te lo devo dire?
Ma come al solito Olimpia non si ascolta, perché tu devi essere sempre quella che decide tutto”- “Olimpia, ti prego non fare così. Questo non deve permetterti di intraprendere un cammino pieno di odio” , Olimpia sorrise nel sentire quelle parole “Oh certo, vediamo ; se continuo la colpa di sangue sarebbe troppa, così potrei rischiare di trovarmi nell’averno, se dovessi morire e così non potrei rivederti e neanche far parte della tua collezione, o sbaglio!”
Sentendo queste affermazioni Xena guardò duramente la sua amica “ la persona che conosco io non avrebbe mai detto certe cose” , Olimpia alzò la voce puntando il dito su di lei “Olimpia non esiste più, come non esisti più te” –“ Sbagli, perché entrambe esistiamo, entrambe soffriamo per paura di perderci, entrambi i nostri cuori sono legati da un amore profondo” –“ Già…il tuo era talmente forte da lasciarmi.
Ma dato che avevi imparato da me, quello che volevi ormai non c’era più motivo per restarmi accanto” –“ Tu solo sai, quanto era importante per me redimere me stessa dalle mie colpe” – “ Già e ho accettato la tua scelta. Ma non mi chiedere di capirla. Tu parli di amore…Quanti poeti girano il mondo decantando l’amore. Quanti eroi muoiono per amore o uccidono per salvarlo”.
“ Olimpia…io ti amo”
“ Certo, anch’io ti amavo. Ma forse il nostro è solamente un detto, nient’altro. Un sentimento secondario che hai preferito sacrificare” –“ Ho sbagliato, nel prendere quella decisione, non ho valutato le conseguenze del tuo amore, per me.
Ho implorato, anche minacciato Michele che mi riportasse da te e prima che lui mi dicesse che non avevo nessuno ostacolo per starti lontano.
Io non voglio che tu mi creda per forza, ma desidero con tutto il mio cuore che tu mi capisca quando ti dico che soffro nel vederti così… e non puoi dubitare il fatto che io…ti amo ”, la voce di Olimpia si calmò quando sentì la sofferenza di Xena “ Lo so, già me lo hai detto” – “ E’ vero e forse è tempo che te lo dimostri” .
Xena fece di nuovo un passo, ma Olimpia la fermò “ Ferma…non ti muovere. Tu non ti avvicinerai per farmi ancora del male “ , la disperazione di Xena si leggeva chiaramente negli occhi “ Olimpia come potrei fartene?” – “Come hai sempre fatto, quando avevo più bisogno di te, finivi sempre per scomparire lasciandomi sola” – “ Non scomparirò, permettimi di dimostrartelo, questa volta sarò io a chiederti di non lasciarmi sola” .
Olimpia non disse più nulla o almeno non riusciva più a contrastare Xena che incominciò ad avanzare verso di lei.
Entrambe non si staccarono gli occhi di dosso, come per spiare ogni piccola emozione. Sembrava infinita la distanza e invece…solo sei passi le separavano. Sei, come gli anni che le avevano viste vicine e mentre Xena si avvicinava, le loro menti fecero un tuffo nel passato, rivivendo i momenti più felici che avevano passato insieme.

UN PASSO ( 1° serie, davanti al fuoco)
X- Domani ritorneremo a casa tua
O- Non voglio andare a casa, non è quella la vita che voglio, io desidero viaggiare conoscere posti nuovi, gente nuova
X-Forse col tempo riusciremo a comprenderci.


DUE PASSI ( 2° serie, l’incontro con Ulisse)
O- Promettimi che seguirai il tuo cuore, senza pensare a me!
X- Tu sei già nel mio cuore
O- Ricordi? Tempo fa mi dicesti che vedermi felice avrebbe fatto felice anche te ed è lo stesso per me
X- Olimpia tu sei importantissima per me non credo che avrei mai potuto provare quello che sto provando…se non ci fossi stata tu ad insegnarmi ad amare.


TRE PASSI ( 3° serie, una freccia avvelenata colpisce Olimpia)
O- Fin dall’inizio ero preparata alle conseguenze a questa vita rischiosa e sapevo che un giorno poteva succedere.E’ successo ma non ho paura
X- Dicevi sempre che ero io la coraggiosa e guardati ora. Se è questo il nostro destino l’affronteremo insieme.
O- Anche in un'altra vita
X- Non ti lascerei mai. Solamente da te viene la mia forza, tutte le volte che ho fatto cose di cui non sarei stata capace è stato solo per merito tuo. Non dirmi che non te ne eri mai accorta. Lasciati curare e affrontiamo il destino
O- Xena non pensare che al celeste impero mi sono messa contro di te
X- Tutto questo fa parte del passato, per me conta unicamente il presente ed il presente sei tu. La mia migliore amica, la mia famiglia


QUATTRO PASSI ( 4° serie, in prigione prima della crocifissione)
X-Ti ho costretta a non ascoltare il tuo cuore ed è stato un errore
O- Potevo scegliere, non fare niente o salvare i miei amici e il mio cuore ha scelto l’amicizia
X- Mi dispiace per tutte le volte che ti ho trattato duramente
O- No, hai tirato fuori il meglio di me. Prima a nessuno interessava sapere chi fossi, mi sentivo invisibile, ma tu hai capito quello che sarei potuta diventare, mi hai salvata


CINQUE PASSI ( 5° serie, Xena riacquista la memoria dopo essere risorta)
O- Che bello tornare a casa
X- Si può tornare a casa in molti modi,ti ringrazio
O- Di cosa?
X-Mi hai indicato il modo che mi ha ricondotto a me stessa
O- Oh figurati e sono stata io?
X- Ero così confusa e quando ho chiesto al cielo che mi indicasse il giusto cammino, ti ho vista accanto a me


SEI PASSI ( Olimpia viene ferita da un cannibale)
O- Xena io avrei un ultimo desiderio, non vuoi conoscerlo?
X- Di che cosa si tratta
O- Io non voglio essere sepolta con le amazzoni
X- D’accordo quando sarà il momento, tra 10 lustri
O- Io voglio essere sepolta ad Anfiboli
X- e la tua famiglia?
O- Li voglio bene, ma io ormai sono parte di te e voglio che sia così per sempre. E’ tutta colpa mia!
X- Non è affatto colpa tua, non devi pensarlo. Ti ho fatto percorrere un cammino che non eri destinata a seguire
O- Per me ogni cammino va bene,finché è accanto a te


Il cuore di Xena batteva velocemente…
il respiro di Olimpia si affannava dall’agitazione del momento e quando passarono dal passato al presente,si ritrovarono l’una di fronte all’altra.
Il silenzio le circondava.
La mano di Xena cercò e toccò quella di Olimpia. Il suo animo fu scosso da una profonda sensazione e non riuscì a trattenere le lacrime che scesero veloci.
Il viso di Xena emanava tanta dolcezza nel vedere l’emozione della ragazza. Con l’altra mano le accarezzò lentamente la guancia.
Olimpia chiuse gli occhi “ Sapessi Olimpia, quanto tempo ho desiderato poterti parlare, poterti toccare. E’ vero non ci sono parole per il dolore che ti ho procurato e forse non basterà il tempo che ho, per potermi scusare con te”, Olimpia rimaneva in silenzio, riaprì gli occhi scoprendo che anche Xena piangeva “ In tutto questo tempo ho cercato di non lasciarti sola, ma quando vedevo che pian piano ti stavi allontanando da me…mi sembrava d’impazzire.
La mia scelta è stata un errore, non avrei mai immaginato che avrebbe influito in questo modo su di te. Quando Michele mi disse che Akemi mi aveva mentito, non riuscivo più a comunicare con te, così ho cercato l’aiuto di qualcuno, ero disperata, la paura di sapere che tu non volevi più avere niente a che fare con me, mi distruggeva e vederti come adesso…tutt’ora mi distrugge.
Olimpia sei la persona più importante per me, che mi lega sulla terra.
Ma se tu non vuoi più la mia presenza accanto a te, allora io non…non tornerò in vita. Non avrebbe alcun senso, senza di te .
Ma se in un angolo nascosto del tuo cuore, il tuo amore riuscirebbe a perdonarmi un'altra volta, allora ti amerei come non ho mai potuto dimostrartelo, fregandomene di tutti quelli che non capiscono o accettano questo amore.
Il mio non è secondario, come credi tu; quello che riesci a farmi provare con la tua presenza è più forte di quello che ho provato per qualsiasi altra persona.
Con te riesco ad essere, completa”.
Xena vedeva le lacrime di Olimpia scendere sempre di più, così le asciugò con le sue mani, con immensa gioia “ Non riuscire ad asciugarti le lacrime, come in questo momento mi faceva tanto male. Volevo poterti consolare, ma soprattutto un desiderio mi lacerava l’anima…quello di poterti…”
Xena s’interruppe , non continuò la frase perché voleva dimostrarglielo.
Si avvicinò di più, fino a raggiungere le sue labbra.
Le diede un tenero e piccolo bacio.
Olimpia rimase immobile con gli occhi aperti.
Xena si scostò lentamente e continuò a guardarla. Il suo cuore era in preda alla paura. Desiderava tanto una reazione da parte di Olimpia, ma non le voleva mettere fretta, anche perché sapeva che se fosse stata allontanata o rifiutata, avrebbe significato veramente la fine tra loro.
Tutto quello che c’era da dire, era stato detto “ Aspetterò una tua risposta”, le disse Xena prima di voltarsi e allontanarsi da lei.
La mano di Xena stava per aprire la porta, quando Olimpia la chiamò “ Xena…aspetta! Ho già deciso” Xena si fermò, dando le spalle a Olimpia, poi chiuse gli occhi lasciando cadere alcune lacrime.
“ Ti ho mentito prima!”, Olimpia si avvicinò e le prese una mano facendola voltare, per poi guardarla nuovamente negli occhi.
Questa volta fu Olimpia ad asciugarle il viso con le sue mani. Un sorriso sereno vide Xena nel volto della sua amata “ Quando ti ho detto che ti amavo. Non è vero…perché io…
Ti amo e ti amerò per sempre. In qualsiasi altra vita potremmo avere, io vivrò per questo.
Voglio che tu torni, perché non sono me stessa senza di te”, entrambe sorrisero dolcemente, cercando di contenere la loro gioia.
Continuarono in silenzio a contemplare i loro sorrisi, quando Olimpia circondò la vita di Xena con una mano “ E poi, anch’io avevo un desiderio”, pose l’altra mano sopra il suo collo “ Sognato ogni notte” lentamente le faceva scorrere fino ad unirsi “ Sperato ogni giorno” appoggiando il suo viso nel suo petto e se un momento fa era titubante, in quest’attimo seguente si lasciò andare, stringendola teneramente.
Xena rimase paralizzata da quell’emozione provocata da quel contatto e poi anche lei trasmise quella sensazione stringendola a se.
Era tutto per loro quell’abbraccio, un immensa gioia accompagnata da tanta serenità. La loro amicizia, il loro affetto, il loro amore, avevano nuovamente distrutto l’odio, il rancore e la sofferenza che le stavano dividendo per sempre.
Finalmente si sentivano libere, da quel dolore talmente pesante che le impedivano il respiro.
“ Olimpia…perdonami ti prego. Sono stata una stupida, pensare che saresti riuscita a vivere senza di me”- “ No anch’io sono stata una stupida, non dovevo dar retta al mio rancore, non volevo…”-
“Dovevo pensare prima a te” – “ Non importa, adesso l’importante è riportarti in vita, da me”, Olimpia si staccò da Xena guardandola dritta negli occhi “Perché ho bisogno di te” Xena era ipnotizzata da quell’espressione così tenera di Olimpia “ Anch’io ho bisogno di te, Olimpia” si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte “ il calore del tuo amore è bellissimo”
Per un attimo Xena ripensò al gesto spontaneo che ebbe all’inizio, dandole quel bacio innocente, avrebbe voluto rifarlo ma la paura di poter sbagliare di nuovo era più forte, non poteva rovinare tutto. Ma in quell’ istante un brivido le colpì il cuore, sentendo le labbra di Olimpia posarsi delicatamente per un istante nelle sue.
Il volto di Olimpia si scostò “ Questo calore appartiene solo a te”, la mano di Xena andò ad accarezzare quelle morbide labbra e come se volesse risentire quella forte emozione, questa volta fu lei a baciare Olimpia.
Ma questo bacio fu più lungo, più intenso, i loro cuori accelerarono i battiti.
Allontanarono per un attimo i loro volti, finalmente si erano dichiarate, avevano eliminato quella paura di fraintendere i loro sentimenti, si guardarono contente per quella gioia che stavano provando.
La vita le aveva fatte incontrare, col tempo si erano conosciute, si erano aiutate, avevano imparato a volersi bene e alla fine avevano capito di appartenersi l’una all’altra ed erano felici.
Ma un’ imprevisto, da non poter domare, nacque in quell’istante…il desiderio.
Quel desiderio, per loro sconosciuto e così intenso, di volersi sentire una sola cosa, aumentava sempre di più.
Xena cercò di tornare in se, ma Olimpia le faceva girare la testa di emozioni, dandogli piccoli baci sulle guance, poi giù nel collo e poi su mordicchiandogli i lobi delle orecchie “ Olimpia…forse è meglio smettere” –“ Perché?”-“ Non siamo sole…vedi io sto usando…il corpo del tuo amico” –“ Ma non era amico tuo?”-“ Chi? Di chi parli?”, Olimpia si fermò guardandola dritta negli occhi “ Di noi, adesso siamo solo io e te” , queste furono le ultime parole che Olimpia le disse prima che Xena le chiuse la bocca con un bacio.
Le loro labbra si muovevano a ritmo di una musica dolce e sensuale.
Le loro mani si cercavano come se non si conoscessero affatto.
I loro corpi imploravano il calore della loro pelle,lasciarono cadere le loro vesti ai piedi di un letto, che un minuto fa giaceva solitario e un attimo dopo sosteneva i leggiadro peso di due corpi, dove un candido lenzuolo, sopra di loro, danzava lento; con il dovere di nascondere il loro gioco passionale delle loro gambe, d’ intrecciarsi per paura di allontanarsi.
Il suono dei loro respiri, le faceva sentire vive.
Mai come in quel momento si erano così desiderate.
Una travolgente passione quella notte si accese.
Un desiderio si stava realizzando, la loro amicizia si era trasformata nel grande amore che avevano sempre covato e mai dimostrato apertamente.

Ma fu la realtà a farle vivere quel momento….?

O semplicemente………un bellissimo……SOGNO.

UN SOGNO fatto da un uomo che quella sera aveva bevuto troppo, per poter dimenticare la tensione che aveva accumulata in tutta la giornata, a causa di quegli eventi tanto dolorosi.


Il sole quella mattina sorse splendente, tanto che la luce accecò gli occhi di Amos, ancora assonnati.
Si svegliò con difficoltà e si accorse di aver dormito tutta la notte per terra, nel bosco. Si girò e vide accanto a se, il fiasco di vino “OH, NO ! Che cosa ho fatto?” si mise le mani in faccia per la disperazione “Non può essere stato un sogno? E che sogno…!”
Cercò di tirarsi su, ma un giramento di testa lo fece cadere a terra. Rimase per un attimo immobile con gli occhi spalancati e la mente che vagava “Ma perché ho sognato una cosa del genere, potevo almeno sognare di stare al posto di Xena, no?”.
Già Xena, chissà dov’era e perché ancora non si era fatta sentire “Sicuramente mi avrà visto ubriaco e se ne sarà andata, visto che lei non sopporta queste scene”.
Stava proprio male, il senso di nausea non lo lasciò per quasi tutta la mattina, che passò cercando di buttar fuori tutto quel vino che aveva in corpo. Cercò di alzarsi, doveva assolutamente reagire, doveva andare a vedere Olimpia, forse quello non era stato un sogno e dopo quella notte sarebbe rimasta ad aiutare lui ed Evi nel riportare Xena in vita “Per tutti gli dei, speriamo che non sia stato un sogno”.
Si era leggermente rimesso, andò verso la locanda ed entrò, ma il forte odore del cibo lo fece sentire male e uscì di corsa.
Dopo qualche minuto rientrò, si avvicinò al bancone ed il padrone lo guardò curioso “Ehi ragazzo, che brutta cera che abbiamo? Ti sei per caso bevuto un intera vigna?” e scoppiò a ridere con un altro uomo seduto affianco a lui.
“ Per caso non è che avresti qualcosa?” –“ certo, ecco qua questo è una tisana che mi prepara mia moglie ogni volta che esagero con il bicchiere, tieni è una mano santa, dopo riusciresti anche a mangiare un intero maiale con tutte le sue budella!” nel sentire quella parola, Amos cercò di trattenersi mettendosi una mano nella bocca, ma alla fine dovette scappare fuori nuovamente.
Il padrone della locanda e l’amico scoppiarono a ridere per la scena buffa che stavano vedendo.
Dopo una ventina di minuti Amos ritornò dentro, con due occhiaie che facevano paura, si mise nuovamente seduto dov’era prima. Il padrone lo vide e gli andò vicino “ Ragazzo credimi, bevi questo infuso e ti sentirai meglio, bevi” gli passò il bicchiere e senza aspettare, bevve tutto dun fiato.
Sapeva terribilmente di zolfo ma ormai aveva ingoiato, appoggiò la testa sul bancone “Allora ragazzo, come ti senti?”, Amos aspettò qualche secondo poi si tirò su “ Ehi, mi sento meglio, grazie capo sei un mago” – “ Ah non ringraziare me, tutto merito di mia moglie. Non so, infatti ,se chiamarla santa o strega!” si guardarono per un attimo in silenzio, poi tutte e tre scoppiarono in una grossa risata “ Comunque ringraziala da parte mia, adesso mangerei volentieri un maiale intero con tutte le sue budelle” si fissarono nuovamente e capendo che la sua era stata una battuta, scoppiarono nuovamente a ridere.
Il padrone gli portò il piatto del giorno, pollo e fagioli, Amos divorò con gli occhi il piatto e incominciò a mangiare.
Poi si ricordò di Olimpia “Senti capo, la ragazza bionda che ha affittato la stanza di sopra c’è ancora?” –“ Parli di Olimpia? Non sta più in stanza è partita oggi all’alba”. I colori di Amos si spensero e con lui anche l’appetito. In quell’attimo si sentì sconfitto, adesso ebbe la conferma che quello che accadde fu un sogno e nient’altro. Tutto falso, la riappacificazione, il desiderio, la voglia di amarsi di essere finalmente capite, solo un sogno, continuava a pensare tra se.
Era veramente demoralizzato, si alzò dal tavolo, pagò e salutò il padrone della locanda che non riuscì a capire bene il cambiamento d’umore del ragazzo, ma che comunque non fece altre domande.
Amos avrebbe desiderato tanto essere riuscito in qualche modo a risolvere quella situazione e capire che in realtà niente era stato concluso, lo abbatteva “ Che stupido che sono e adesso come affronto Xena! Come lo dico a Evi! Santi lumi perché te ne sei andata ? Perché mi hai dato retta!”
Amos raggiunse il sepolcro, rimase assorto fissando la stanza come se aspettasse la presenza di Xena apparire per rimproverarlo “ Cosa aspetti, ho fallito è tutta colpa mia se lei se né andata. Sono un idiota, hai ragione a non farti sentire” Amos era proprio disperato, poi sentì entrare qualcuno, Evi.
“Amos che succede?”, pensò di dirle una scusa qualunque, ma doveva dirle la verità “ Olimpia è partita”, Evi chiuse gli occhi e cercò di farsi forza “ Coraggio Evi, dobbiamo pensarci noi,chissà forse Olimpia tornerà indietro. Ma adesso il nostro scopo è quello di riportare tua madre in vita. Tocca a te farlo, vedrai il legame di sangue ci aiuterà moltissimo” –“ Hai ragione Amos dobbiamo farlo noi”.
Amos si rese conto di aver fallito con Olimpia, ma non doveva farlo anche con Xena ormai il suo onore era in gioco.
Per prima cosa si organizzarono, anche perché il tempo passava. Scavarono in fretta e tirarono fuori un baule, lo aprirono. Trovarono le ceneri che Olimpia aveva sotterrato in su un angolo della stanza; quello stesso angolo che Olimpia aveva così intensamente fissato il giorno prima, lasciando che Amos intuisse dov’erano nascoste.
Evi con forte emozione tirò fuori l’armatura della madre, compreso il chacram.
Amos tirò fuori l’urna delle ceneri e con molto stupore trovò una bottiglia di vetro “ Guarda Evi, Olimpia ha preso addirittura l’acqua della fonte, perché fare una cosa del genere?” –“ Sicuramente è stato un gesto di speranza nel poter un giorno convincere mia madre a tornare. Amos adesso mi rendo conto quanto Olimpia abbia sofferto in tutta questa storia e mi dispiace non esserle stata più vicina” –“Non te ne fare una colpa, tutti noi abbiamo cercato di aiutarla, coraggio…” –“ Guarda Amos ci sono delle pergamene” incuriositi le aprirono accorgendosi che una parlava dell’ultimo viaggio con Xena, mentre le altre due erano recenti “Andiamo Evi rimettiamo tutto dentro, dobbiamo prima cosa cercare un posto sicuro, anche perché quando Antinea scoprirà lo scherzo, non resterà con le mani in mano” –“ hai ragione, sbrighiamoci”.
Così si misero in viaggio, nella ricerca di un posto migliore e soprattutto nascosto.
Amos guidava il carro e evi accanto a lui leggeva ad alta voce, la pergamena che aveva scritto Olimpia, nei giorni che aveva passato dopo la morte di Xena “ Quanta sofferenza, Amos, c’è in questo racconto, non immaginavo che potesse star così male” –“Secondo te, in tutta questa situazione chi sta soffrendo di più?” –“ Non credo che si possa stabilire una cosa del genere, penso che entrambi stiano soffrendo” –“ Senti Evi, tu cosa pensi che ci sia, tra Olimpia e tua madre, intendo sentimentalmente?”- “ Un forte legame, che va oltre una semplice amicizia, Se penso al tempo, alle situazioni che hanno passato insieme mi viene spontaneo pensare che tra loro ci sia, un sentimento forte come l’amore”- “ Quindi accetteresti un simile legame?” –“ Certo e poi chiunque s’innamorerebbe di mia madre o di Olimpia, entrambe hanno qualcosa di speciale, non trovi?” –“ Ah, certo, che vorresti insinuare?”, Evi lo guardò maliziosamente “ voglio dire che si vede benissimo che ti piace Olimpia”, Amos si sentì scoperto “ Ma che dici?Ti sbagli!” – “Ah scusami allora, non volevo ferirti è che i tuoi occhi sono così languidi quando la guardi che ho pensato…”.
Amos era sempre più imbarazzato “Ma certo che no, non la conosco neanche tanto bene” –“sembrerebbe il contrario”- “Anche se fosse, lei non proverebbe mai il bene che vuole a Xena verso un’altra persona, figuriamoci ad uno come me”, Amos cercava in tutti i modi di convincere Evi, per fortuna arrivarono davanti ad una grotta situata dentro il bosco “ Eccoci qui Evi, per fortuna mi sono ricordato di questa grotta è piccola ma per noi va benissimo e poi Antinea non riuscirà certo a trovarci”- “ lo spero tanto Amos”.
Scesero dal carro ed incominciarono a scaricare tutto il necessario.
L’entrata della grotta era formata da un cunicolo lungo quattro metri che poi si allargava dentro non più di sessanta cinque metri.
Entrarono e controllarono se potevano esserci degli animali. Riempirono la stanza di candele, posizionarono sulla parete due grosse torce e sotto di esse stesero un telo, che ricoprirono con pelli di animali. Poi Evi cosparse le ceneri della madre, Amos le ricoprì con un altro lenzuolo.
Tutto era stato fatto alla perfezione, tutto era pronto, intanto il sole stava tramontando “Ecco fatto Amos, sono emozionata lo sai? Adesso prendiamo l’acqua e la mettiamo vicino al lenzuolo. Adesso ci rimane che aspettare che arrivi il momento”.
Il silenzio li circondò per un paio di minuti, poi evi incominciò a parlare “Come vorrei che olimpia fosse qui con noi”- “Già anch’io lo vorrei tanto”.
In quel momento sentirono dei rumori provenire fuori della grotta, si guardarono incuriositi .
I rumori si trasformarono in passi che percorrevano il piccolo cunicolo.
Si voltarono in direzione dell’entrata,sperando di vedere se il volto era della loro amica.
I loro occhi si sgranarono, quando la luce illuminò il volto di chi avevano di fronte…
ANTINEA.
Il terrore scese nei loro cuori, ma come era riuscita a trovarli ?
“ Bene, bene …bene! Giusto in tempo per assistere al miracolo e devo dire che avervi lasciato fare i preparativi ne è valsa la pena. Ho risparmiato decisamente tempo e fatica”, mentre parlava controllava tutta la stanza.
Evi era sconvolta “Non è possibile, come hai fatto a sapere dove eravamo?”.
Antinea li guardava con aria spavalda “Mia cara, dovresti saperlo che per me è impossibile non sapere le cose, io so sempre tutto” poi si girò attorno “ Ma non vi sembra che manchi qualcuno?”, dopo qualche secondo entrarono due soldati con un ostaggio legato con delle catene, Evi si mise una mano sulla bocca per non far uscire la disperazione che le salì nel cuore, quando vide che quell’ostaggio era “Olimpia”.
Aveva i polsi legati da una catena e che a sua volta era collegata ad un collare fatto con il filo spinato.
Amos voleva raggiungere olimpia ma fu fermato dalla voce di Antinea “Se fossi in te non mi muoverei per il bene di Olimpia. Perché vedi caro, se uno solo di voi, cerca di muovere un solo muscolo, le mie guardie tireranno le catene e penso proprio che sentirete dalla vostra povera Olimpia quanto dolore può fare questa collana!” –“ Bastarda” esclamò a denti stretti Amos.
Alcune spine avevano inciso la carne di Olimpia, che guardava i loro amici con aria dolorosa e tanto stanca per quanto era debole.
Antinea si avvicinò alla ragazza “Pensate, sono riuscita a farle cambiare idea, ovviamente con le maniere cattive. Non poteva certo mancare all’evento e dato che lei non vuole partecipare in prima persona ci penserò io, anche perché d’ora in poi Xena avrà bisogno di qualcuno che l’aiuti a capire che valore ha l’amore!”. Detto questa cosa scoppiò a ridere.
Amos era furioso e terrorizzato allo stesso tempo, voleva fare qualcosa, ma la migliore cosa era non fare nulla.
Evi era sconvolta per quanta cattiveria quella donna, che conosceva solo tramite i racconti di Olimpia, aveva inflitto alla sua amica.
L’unica a provare piacere in tutto questo era solo Antinea.
In quel momento, entrò un vento gelido nella grotta e tutti capirono che l’ora era giunta. Antinea andò vicino le coperte e prese in mano la bottiglia “Se tenete ad Olimpia e a Xena non muovetevi, capito!”.
Successivamente un’altra folata di vento entrò nella grotta e spense tutte le candele, tranne le due grosse torce situate sopra le ceneri.
La temperatura improvvisamente, era scesa tanto che dalle loro bocche usciva il gelo, tutti i presenti erano agitati e nervosi, persino le guardie.
La luna era stata completamente oscurata dal sole e in quell’istante, il lenzuolo dove stavano le ceneri della guerriera incominciò a prendere forza.
Il silenzio era tombale, i battiti di tutti accelerarono e quando si riuscì ad intravedere la sagoma di un corpo umano, Olimpia,Amos, Evi, sgranarono gli occhi per lo stupore.
Antinea stese il braccio sopra a quel corpo e all’improvviso, il corpo con tutte le coperte si alzarono come se ci fosse un tavolo a sorreggerli.
Con le mani prese i bordi del lenzuolo e lo spostò scoprendo il volto lucente di Xena.
Olimpia ebbe un tuffo al cuore, anche Evi fu invasa da un infinita gioia quando rivide il volto della madre.
Olimpia sussurrò il nome di Xena.
Avrebbe voluto avvicinarsi per poterla toccare, ma le guardie fecero sentire la stretta del collare, così dovette rimanere al suo posto.
Antinea si avvicinò la bottiglia vicino al viso, ma prima guardò Olimpia “ Guarda Olimpia, cosa avresti dovuto fare per la tua amica”, appoggiò la bottiglia nella bocca e ne bevve l’acqua contenuta, poi chinò il suo volto su quello di Xena, Evi gridò di non farlo e nello stesso tempo anche Olimpia si oppose a quel gesto “ Non lo fare maledetta!”, le guardie tirarono le catene e Olimpia gridò dal dolore;
Il collo di Olimpia cominciò a sanguinare ancora di più.
Antinea incurante di quello che stava accadendogli intorno, appoggiò le sue labbra su quelle di Xena.
Amos cercò di infondere coraggio “ State calme, vi prego. Olimpia calmati, vedrai troveremo una soluzione, te lo prometto” il ragazzo era disperato perché non poteva far altro che guardare in silenzio per il bene di Olimpia.
Gli occhi delle ragazze erano piene di lacrime, mentre quelli di Antinea erano soddisfatti e vittoriosi.
Per un attimo Evi, Amos e Olimpia sperarono che quel rito si tramutasse in un fallimento ma invece, dopo qualche istante che Antinea le fece bere l’acqua della fonte, gli occhi di Xena cominciarono ad aprirsi.
Olimpia cercò di trattenere la sua emozione, coprendosi con una mano la bocca.
Tutto il corpo di Xena riprese vita, dopo qualche minuto.
Antinea l’aiutò ad alzarsi, fece scivolare via le lenzuola che la coprivano e le mise addosso il suo largo mantello, coprendone il suo corpo nudo “ Perfetta come allora. Brava, alzati piano …così”
La bellezza di Xena fece rimanere Amos senza fiato, sembrava una dea.
Evi era felice di rivedere sua madre di nuovo tra di loro, ma non il quel modo ed in quella situazione. Una rabbia sentì invadergli il cuore, cosa avrebbe dato per prendere una spada e dare una lezione a quella donna che si divertiva a far soffrire la povera Olimpia. Era come se la vecchia Livia volesse rinascere, ma questa volta per una causa giusta. Lo avrebbe fatto per le persone che amava, avrebbe dato sfogo alla sua vecchia personalità.
La sua attenzione ed il suo pensiero fu rapito dal movimento inaspettato di Olimpia, che dallo sconforto più totale cadde in ginocchio e abbassò lo sguardo, come se vedere l’atteggiamento che Antinea aveva con Xena le faceva più male di quello stupido collare.
Xena alzatasi in piedi, venne aiutata da Antinea ad incamminarsi verso l’uscita della grotta.
Pochi istanti passarono, Xena ed Antinea superarono Olimpia “ Brava, così, ti aiuterò io a vivere…Avremo una vita piena di soddisfazioni, saremo una sola cosa e conquisteremo il mondo. Nessuno s’intrometterà tra di noi”, Antinea guardò per un attimo Olimpia , per poi uscire e portare via con se Xena.
Per tutti e tre fu un lungo e penoso momento, sentire quelle parole e vedere Xena finalmente viva andar via. Ma il suo sguardo era assente e privo di emozioni.
Antinea e Xena uscirono, seguite dalle guardie che lasciarono cadere le catene a terra.
Amos ed Evi corsero verso Olimpia. Amos cercò di farla alzare “ Santi lumi Olimpia, guarda quella strega come ti ha ridotto”, Olimpia aprì gli occhi pieni di lacrime “ l’ho persa di nuovo Amos, l’ho persa di nuovo…”. Troppo dolore aveva subito quella sera, sia fisico che emotivo, così che svenne tra le braccia di Amos.
Il ragazzo la prese e la sdraiò sulle coperte che un attimo prima avvolgevano Xena.
Amos accarezzò il volto stanco di Olimpia, poi con la determinazione che gli esplodeva dentro si rivolse ad Evi “ Ascolta, io vado a vedere dove stanno portando Xena, tu occupati di Olimpia. Quando saprò qualcosa tornerò a prendervi. Va bene?” –“ Vai pure Amos, penserò io a curare Olimpia”, Evi strinse forte la mano di Amos “Sono contenta che mia madre abbia scelto te”.
Amos sorrise alle parole di Evi, dopo di chè si chinò verso Olimpia dandogli un bacio sulla fronte “Non permetterò che tu perda di nuovo Xena”.
Amos uscì dalla grotta, slegò il cavallo che prima trainava il carro e partì al galoppo.
Fece correre l’animale più veloce possibile, quanta cattiveria aveva visto in quella donna, come poteva essere così crudele. Gli avrebbe volentieri dilaniato il torace per vedere se possedeva veramente un cuore.
Il cavallo correva sempre di più, non doveva perdere le loro tracce, non poteva abbandonare Olimpia sola con il suo dolore, si ripeteva tra se.
Non poteva lasciare Xena nelle mani di Antinea. Non doveva deludere Evi, niente di tutto questo poteva fare e finché avrebbe avuto vita, si promise che non l’avrebbe mai fatto.

CONTINUA….?





IN UN ALTRO MONDO

Non ricordo quando tutto questo sia iniziato,non so ne anche dove mi trovo in questo momento, ma sono contento di esserci riuscito.
Ho corso contro il tempo, ho corso contro tutti e tutto, non capendo dove fosse la mia meta, la mia salvezza.
Ma ora mi accorgo che la tranquillità mi appartiene.
Non so se dovrò di nuovo scappare e non so da chi, ma per adesso sono al sicuro.






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