UNA
NUOVA VITA
terzo
episodio
di
Enemek
Passarono diversi giorni, prima che Amos riuscì ad arrivare a
vedere un castello, situato su un alta collina. Sempre più determinato
si diresse verso l’ entrata del castello e si nascose.
Cercò di studiare bene la situazione, in quel momento uscirono
una trentina di soldati, per perlustrare la zona. Li seguì e
quando trovò l’occasione riuscì a rubare un’
armatura ad una guardia.
Vestito da guardia entrò nel castello, senza che nessuno si accorgesse
della sua intrusione.
Non perse tempo e incominciò a cercare Xena.
Il castello era molto grande, ma sapeva benissimo che Antinea le avrebbe
dato un ruolo importante.
Infatti era il nuovo comandante dell’ intera armata e i soldati
ne parlavano fieri.
Con una scusa di dover recapitare un messaggio al comandante, si fece
condurre nella sua stanza.
Entrò un po’ intimorito dalla situazione difficile che
si era andato a cacciare.
Lei stava là, davanti alla finestra che gli dava le spalle, assorta
nei suoi pensieri.
Amos era contento di sapere che stava bene
“ Mio comandante, sono la vostra guardia personale. Ho il compito
di rendere le vostre giornate serene e rispondere a tutte le domande
che vorrete espormi”, Xena rimase immobile senza risposta.
Stava con le braccia incrociate, appoggiata alla parete, guardando quello
che le circondava fuori.
Amos non capiva quel silenzio, forse Xena aveva già capito che
era un intruso ed in quel caso cosa avrebbe fatto?
Non si diede per vinto così continuò
“ Posso sapere come vi sentite mio comandante?”, il silenzio
regnava nella stanza.
Ad un tratto lo sguardo di Amos fu colpito dalla bellezza del comandante,
che voltandosi regalò tutta la sua regalità guardandolo
fisso negli occhi .
Xena era stupenda, un armatura color argento avvolgeva il suo corpo,
ed un lungo mantello color porpora risaltava la lucentezza dei suoi
lunghi capelli
“ La Sovrana mi ha detto di non fidarmi di nessuno” con
uno sguardo che intimoriva si avvicinò ad Amos, sfilò
il pugnale e lo puntò davanti il viso “ Specialmente di
quelli che vogliono essere miei amici!”.
Amos e Xena si fissarono per un secondo senza parlare, i loro occhi
avevano lo stesso cielo, ma la freddezza della donna era tanta che Amos
s’inginocchiò
“ Se voi potete pensare che io sia venuto qui, per farvi del male…
In questo caso, vi prego di uccidermi adesso, perché io non sopporterei
di essere stato causa di delusione. La mia gioia più grande adesso
è quello di servirvi e sacrificarmi per voi, se fosse necessario…Mio
comandante!”
Xena lo fissò senza parlare, poi rifoderò il pugnale e
ritornò davanti alla finestra
“La gioia più grande…Non conosco queste espressione
e non capisco se sia più doloroso continuare a vivere o morire
lentamente”, Amos fu colpito da questa sua affermazione.
Xena non era più la stessa “ Perdonate la mia arroganza,
ma voi allora non conoscete neanche la parola Amore?”, Amos si
rialzò e Xena rise in silenzio
“ Amore…se la Sovrana sentisse questa pronuncia farebbe
uccidere più guardie che la sola frase ne contenga il numero
delle lettere” –“Ma voi non conoscete nulla del vostro
passato?” –“Ho cercato di chiedere qualcosa in giro
ma tutti, specialmente voi guardie non fate altro che dire che ero la
donna più temuta del mondo e che neanche la morte a voluto tenermi
con se. Sono condannata a vivere questa vita senza senso, senza poter
sperare di morire e trovare la pace. Non capisco il perché di
questa vita, combattere per governare il mondo….e se io non lo
volessi il mondo?” – “ Ma voi comandante che cosa
volete?”, Xena si girò e guardò Amos “ Bisogna
per forza volere qualcosa per vivere? Bisogna per forza capirne il motivo?”,
Amos capiva la desolazione del cuore di Xena
“ La vita è fatta di emozioni. Queste ci rendono vivi,
ci aiutano ad andare avanti.” – “ Avanti…per
cosa? Per affrontare una battaglia, dove il tuo scopo è quello
di eliminare un essere umano, che la sua sfortuna è stata solo
quella di avermi davanti?” –“ La vera battaglia è
quello di saper sconfiggere la tristezza in gioia, la povertà
in felicità e la solitudine in Amore” –“ Amore,
continui a pronunciare questa parola, per quale motivo ?” –“
Perché vivere significa Amare, significa sacrificarsi per la
persona che ci sta più a cuore. Come fareste voi, per la vostra
Sovrana”, mise sul tavolo delle pergamene “ Queste sono
state scritte da una poetessa che descrive il significato di poter Amare,
vorrei che le leggesse, ma se ritiene che non ne vale la pena allora
le usi per il fuoco”.
Xena sorrise “ Tu sei diverso dalle altre guardie” –“
Per quale motivo?” –“ Parli troppo, ora vattene non
credo di aver bisogno di te”, Amos deluso si voltò e mentre
aprì la porta senti quello che sperava di udire “ Per adesso”-
“ Agli ordini mio comandante, quando volete io sono a vostra disposizione”,
Amos uscì dalla stanza, non poteva stare sempre con Xena, anche
se doveva passare più tempo possibile con lei se voleva fargli
ritornare la memoria.
Scese giù nel cortile del castello, vicino le stalle. C’erano
alcune guardie che si stavano riscaldando davanti ad un fuoco. Amos
si avvicinò, presentandosi come la nuova guardia arrivata.
Non ci mise troppo a diventare un loro amico, specialmente ad una guardia
più vecchia, di nome Agar.
Dopo aver parlato del più e del meno, Amos cercò di addentrarsi
nel discorso che più gli interessava “ Certo che la nostra
comandante è proprio bella!” –“ Già,
bella e sfortunata, la mitica Xena principessa guerriera”- “
E da che cosa?” –“ Dalla grande gelosia della sovrana”.
Amos non capiva per quale motivo nessuno la chiamava per nome “
Ma ti riferisci ad Antinea?”, subito Agar gli tappò la
bocca, tutte le guardie rimasero con gli occhi spalancati aspettando
qualche minuto, poi Agar liberò la bocca di Amos lentamente
“Non pronunciare più quel nome. Se lo pronunci più
volte, lei riesce ad instaurare una comunicazione telepatica con te
e in poco tempo riesce a sapere quello che dici e dove ti trovi. C’è
riuscita tramite un incantesimo. Non le sfugge mai niente.”
Adesso Amos capiva tutto quanto, come Antinea era riuscita a trovare
lui ed Evi nella grotta e come è riuscita a scovare Olimpia.
Ma la cosa che gli dava più soddisfazione, era la guardia che
aveva appena conosciuto, sapeva molte cose e per questo cercò
di approfondire la sua conoscenza.
“Ma perché A…la Sovrana, fa tutto questo?”
rivolgendosi ad Agar “ La sovrana è gelosa del legame che
aveva il comandante con la sua amica, Olimpia” –“
Così tu conosci la sua storia?” –“Certo chiunque
conosce la storia di Xena e della poetessa Olimpia. Quelle donne involontariamente
rimarranno legate per sempre. Xena ha continuato la sua esistenza tramite
i racconti di Olimpia. Nello stesso tempo la poetessa fa parte di Xena
per essergli rimasta accanto fino alla fine”, Amos era sempre
più bramoso di sapere
“ Ma io so che Olimpia non ha più influenza” –“
Credi veramente che un legame profondo come il loro, possa spezzarsi
così?”, Agar si avvicinò ancora di più cercando
di non farsi sentire da quelle poche guardie che avevano distolto la
loro attenzione su di loro
“ Pensa basterebbe un niente per farle riunire ed un niente per
farle dividere”, la gioia stava aumentando sempre di più
nel cuore di Amos “ Ti prego spiegati”.
Agar gli fece cenno di andare con lui, in un posto un po’ isolato.
“ Tu non sei una guardia , giusto?”, Amos si sentiva in
dovere di essere sincero, almeno a lui che si stava esponendo parecchio
“ Si, sono un amico di Olimpia, voglio riportare Xena a casa accanto
a lei.” Agar lo guardò fisso negli occhi, e capì
che era sincero, qualcosa gli diceva che poteva fidarsi di lui.
“Domani ci sarà una festa in onore di Xena, dove parteciperanno
la maggioranza dei re degli altri regni e lei ordinerà a Xena
di ucciderli” –“ Ma è assurdo!”- “
Per chi vuole diventare il re del mondo, deve eliminare gli altri re,
no?! Ma la cosa più importante per lei, prima di fare tutto questo
è quello di farle bere il sangue di Olimpia” –“
Non è possibile ,Olimpia è viva e al sicuro” –“
Certo, infatti non ha bisogno di ucciderla, il sangue già l’ha
preso”, in quel momento Amos si ricordò della scena a cui
assistette nella grotta, con Olimpia che grondava di sangue.
Agar continuò, notando il volto sconvolto del ragazzo
“ Ne basta pochissimo, il contatto del sangue nelle sue labbra
fa dimenticare la sua voce e se lo ingoierà le farà dimenticare
il suo volto e tutto quello che può riguardargli”, Amos
era sconcertato “ Ma tu come fai a sapere tutte queste cose?”
–“ Sono una guardia, che sta ogni attimo dietro ad una porta
piena di segreti e forse potrei morire nel dirti tutte queste cose,
ma ormai non ho più paura della morte, la mia vita l’ho
fatta. Adesso preferisco rendere felici le persone e se aiutandoti posso
rendere felici quelle due donne, allora nessuno mi fermerà neanche
quella pazza di…. Hai capito chi no?”
Amos era rilassato di aver trovato un alleato “ Ma allora cosa
può farle riunire?” –“ Basta poco, un semplice
sguardo”.
Nel sentire questo un flash tornò nella mente di Amos,quando
Antinea accompagnò Xena fuori dalla grotta appena dopo averla
fatta risorgere, le mise una mano sul lato destro del volto di Xena,
lo stesso lato dove si trovava Olimpia in ginocchio.
Adesso tutto tornava “ Ma perché Agar, la sovrana non uccide
Olimpia?” –“ Semplice, solo per vendetta. Una gelosa
vendetta. Lei vuole che Olimpia viva per vedere la sua amica stare accanto
a lei” –“ E’ una persona disgustosa, devo fare
subito qualcosa, ma cosa? Se non ci è mai riuscita Xena per tutte
le volte che l’ha uccisa, come potrei riuscirci io?” –
“ Non uccidere chi non può morire. Solo l’indifferenza
rende inutile qualcuno, a volte”.
Amos era felice di quello che la guardia gli aveva appena detto,”
ti ringrazio per tutto quanto. Ma perché vuoi aiutarmi?”-
“ Perché non riesco a vedere lo sguardo del nostro comandante
così vuoto, sono troppo belli i suoi occhi per essere così
spenti”. Andarono nelle stalle e Agar gli diede il cavallo più
veloce. Amos salì in groppa al cavallo e partì, nuovamente
contro il tempo “ Domani”.
Sfrecciò come un fulmine, facendo a gara con il tempo.
Viaggiò per quasi tutta la giornata, il sole stava tramontando
così dovette accamparsi, per la mancanza di luce.
Accese un fuoco e con un legnetto segnava nel terreno la strada che
avrebbe dovuto fare, cercando di calcolare quanto percorso doveva effettuare
e le varie scorciatoie.
Ad un cerco punto sentì degli strani rumori, attorno a lui. Rimase
fermo, poi lentamente si alzò, ma la punta di una lama dietro
il collo, gli fece temere il peggio.
“ Fermo, non provare a muovere neanche un solo muscolo”,
nel sentire quella voce, il cuore di Amos si riempì di gioia
“ Olimpia !”, lentamente si girò “ Amos! Sei
tu?” , incredibilmente la donna che più desiderava avere
accanto si materializzò. Anche Olimpia non nascose la sua felicità,
che chiamò subito Evi che aveva viaggiato insieme a lei. I tre
giovani si abbracciarono, contenti di essersi ritrovati e in una occasione
tanto importante.
Passarono tutta la notte a parlare, di come Amos avesse trovato il castello
e delle condizioni di Xena, e dell’incontro con la guardia Agar.
Per Amos fu una gioia vedere il volto di Olimpia nel raccontargli quello
che aveva scoperto sul come fare per riavere la sua Xena.
Poi fu Amos a rimanere in silenzio, nell’ascoltare il periodo
anche se breve, della sua guarigione, grazie alle cure di Evi.
Decisero di riposare quelle poche ore che gli rimasero, il viaggio che
avrebbero intrapreso la mattina seguente sarebbe stata agitatissimo,
per non parlare di come avrebbero risolto il loro compito più
importante.
Il sole sorse, ma i tre giovani già erano partiti, più
veloci e determinati che mai, specialmente lei “ Sto arrivando
Xena. Ti porterò via da quella donna, fosse l’ultima cosa
che farò, ci riuscirò”.
Arrivarono al castello, nel tardo pomeriggio, Agar li fece entrare senza
destare alcun sospetto e rimase affascinato dalla bellezza e dalla tenacia
che aveva Olimpia.
Entrarono tutti in una stanza sicura, così che Agar l’informò
delle ultime cose avvenute
“ Ragazzi, prima di condurvi da Xena devo dirvi una cosa”,
la preoccupazione scese nei loro volti sentendo il tono serio che ebbe
l’uomo “ purtroppo il nostro comandante questa mattina…mentre
si trovava in perlustrazione, è venuta a contatto con una pianta
velenosa…che rende ciechi”, la collera di Amos esplose “
Noo, ! Non è possibile”, Olimpia stranamente non reagì,
ormai conosceva bene Antinea e sapeva che avrebbe fatto qualcosa “
Ma guarirà vero, Agar?” –“ Si, non temere Olimpia,
il veleno dura solo un giorno, al massimo due, poi tutto tornerà
normale”, Amos continuava a non accettare tutte queste coincidenze
“ Stava andando tutto per il meglio, quella donna è veramente…”
– “ Non è da sottovalutare Amos. Farà di tutto
per portarmela via. Ma la cosa che ci dovrebbe far preoccupare è
il fatto che se Antin…”, con uno scatto Amos coprì
la bocca di Olimpia con la sua mano, rimanendo tutti per un lungo attimo
in silenzio.
Agar guardò male il giovane “Ma non glie l’hai detto?”
–“ Mi sono scordato”, lasciò la bocca di Olimpia,
spiegandogli il perché.
Olimpia rise soffocando il nervoso “ Ha pensato proprio a tutto!”,poi
riprese il suo discorso “Ci deve preoccupare che se questa…
megèra , ha fatto questa cosa, vuol dire che sa già le
nostre intenzioni e non mi stupirei che sapesse che stiamo qui”,
Olimpia aveva ragione e di questo tutti e quattro se ne rendevano conto,
dovevano sbrigarsi.
Olimpia guardò Amos con il volto pieno di supplica “ Ti
prego, portami da lei”. Amos non se lo fece ripetere due volte,
lasciarono la stanza e andarono loro due dal comandante.
Prima di entrare Olimpia bloccò Amos per un braccio, aveva il
cuore che batteva all’impazzata come se le stesse per scoppiare,
la gola secca ed una agitazione spaventosa.
Amos la guardò dolcemente “ Coraggio Olimpia, lo so che
questo momento lo hai atteso per molto tempo, fatti forza…non
c’è gioia più grande che rivedere coloro che amiamo.
Vedrai i suoi occhi ti calmeranno”, Olimpia sorrise alle dolci
parole dell’amico. Fece un profondo respiro ed Amos bussò,
aprendo la porta.
Amos ed Olimpia entrarono, una leggera geebbrezza li accolse, accorgendosi
che la finestra era spalancata e Xena stava là di fronte, come
se volesse immaginare il paesaggio nel solo modo che poteva farlo adesso,
dato che la vista non era per il momento presente in lei.
Amos iniziò a parlare “ Mio comandante, sono di nuovo qui
al suo servizio”, Xena si voltò “Ma dove ti eri cacciato…la
guardia mi ha detto che hai dovuto fare una spedizione?”, Amos
sorrise pensando ad Agar “ Si, mio comandante ho fatto più
presto che potevo. Ma vedo che vi è accaduto qualcosa di spiacevole”,
Xena si avvicinò appoggiandosi al suo tavolo “ Questa è
solo una sciocchezza, guarirà tra non molto…dimmi piuttosto
il motivo del tuo allontanamento, nessuno mi ha informato”- “
Lo so e me ne dispiace, non accadrà mai più, volevo che
lei ne sapesse di più, riguardo al nostro discorso dell’altro
giorno”, Amos riusciva a sentire l’agitazione di Olimpia
respirare a fatica così le mise una mano sopra la sua che continuava
a stringere il suo braccio senza liberarne la presa “ Già
il nostro discorso…devo dirti alcune cose” –“
Mi dica” –“ La prima…è che ho letto le
tue pergamene”, Olimpia si voltò guardando sorpresa al
gesto che Amos ebbe “ La seconda…invece è che avevo
ragione, la mia sovrana è andata su tutte le furie dopo che le
ho letto alcuni versi”, Olimpia ebbe un tuffo al cuore quando
sentì quella sua espressione.
Ecco così spiegato l’incidente, Xena rise ricordandosi
della collera che esplose ad Antinea
“ Però devo dire che, quelle frasi erano belle e molto
profonde. Mi piacerebbe conoscere questa poetessa…” , con
molto stupore sia per Amos che per Olimpia, rimasero in silenzio ma
poi Amos si riprese “ Certo…certo, sapevo che avreste voluto
questo, ed è per questo che sono partito. Le ho portato la poetessa!”-
“ Bene, sei davvero una guardia efficiente, allora è vero
che soddisfi ogni mio desiderio”, rise dolcemente, incantando
gli occhi di Olimpia che non riusciva a dire una sola parola, l’emozione
in quel momento era troppa.
Xena si sorprese del troppo silenzio “ La tua poetessa è
muta?”, Amos immediatamente diede una leggera gomitata ad Olimpia,
per svegliarla dal suo incanto “ No, è un po’ emozionata”.
Olimpia prese finalmente la parola “No… io non…(abbassa
lo sguardo) Mi deve perdonare, ma io (alza lo sguardo) io… non...”
, ogni istante che i suoi occhi guardavano il viso luminoso della sua
guerriera, era per lei una gioia immensa che doveva controllare, forzatamente.
Finalmente dopo tanto tempo, la stava guardando viva e vegeta e più
bella di come l’aveva sognata mille e altre volte. Avrebbe voluto
gridare dalla felicita, gridare il suo nome.
Avrebbe voluto abbracciarla forte come non aveva mai fatto in vita sua.
Avrebbe voluto raccontarle tante cose, quanta tensione, quanta rabbia
le avrebbe voluto scaricare per poter così sentirsi di nuovo
leggera e serena, adesso che la vedeva di nuovo accanto a se…
Notando il mutismo della poetessa Xena prese parola “ Sono veramente
belle le parole che usa nelle sue descrizioni, e mi dica sono frutto
della sua immaginazione o lì ha vissuti veramente?”, finalmente
Olimpia si riprese “Sono vissute completamente” –“
Allora sono ancora più belle. Sa è strano, mentre leggevo
provavo una forte emozione, lei è davvero brava”.
Xena si sposta portandosi a lato del tavolo “Ho notato che la
persona di cui parla ha il mio stesso nome, che coincidenza non trova?”
–“ Forse è un segno del destino?” –“
No, non credo al destino”, Olimpia sorrise nel sentire questa
frase “Già è vero, lei crede che la nostra vita
la decidiamo noi con le nostre scelte”- “ Si…è
così, oltre ad essere brava sei anche molto intuitiva!”-
“Si ricorda forse qualche avvenimento che ha vissuto in passato
per poter sostenere di non credere al destino?.
Xena rimase un attimo sorpresa dalla domanda indagatrice della donna
“ Mi dispiace ma non posso risponderle, non conosco il mio passato.
Devo pensare solo al presente e al futuro glorioso che mi attende, insieme
alla mia sovrana”.
Olimpia non ci stava nel sentire queste cose, non da lei.
Il nervoso incominciò a farsi sentire nel modo di esprimersi
“Che gloria ci può essere in una vita, senza aver sofferto
o amato in passato?”, Amos si accorse del cambiamento che stava
assumendo Olimpia, “Lei basa troppo la vita sull’amore.
Si può vivere anche senza” –“ come fa a esserne
tanto sicura”, anche Xena si stava innervosendo, notando la presa
di posizione della poetessa
“ Allora…mi spieghi che cos’è per lei quest’amore?”,
Olimpia si avvicinò di più a Xena
“L’amore è l’essenza della vita. Senza di essa
sarebbe priva di scopo, privo di tutto.
L’amore ti aiuta a vivere a lottare a sopravvivere.
La vita gira in torno all’amore, tutto ciò che ci circonda
è una dimostrazione d’amore”.
Xena sentì il tono di voce, della poetessa era cambiato, più
caldo e pacato
“ Le vostre parole sono molto belle, peccato che sono solo parole”,
Olimpia riprese un tono più deciso “ Allora mi spieghi
per quale motivo, leggendo le mie pergamene lei è riuscita a
provare delle emozioni. Com’è riuscita a sentire il calore
che racchiudono queste mie avventure !
L’ amore è un emozione che ti travolge, riesce a farti
sentire la persona più potente del mondo, eppure ha anche la
forza di distruggerti completamente”, Xena incrociò le
braccia assumendo un modo spavaldo
“ Un sentimento devastante, a quanto sembra. Se ne potrebbe aver
paura!”, Olimpia abbassò la voce, era stanca. In quel momento
la presunzione di quella che un tempo era stata ed era più che
mai la sua vita, la stava disarmando “ Non si può aver
paura della vita”.
Olimpia guardava in silenzio, il volto di Xena. Guardava quegli occhi,
quell’azzurro così spento dovuto a quel inopportuno incidente,
che avrebbe reso le cose ancora più difficili.
Ad un certo punto un pensiero le venne in mente ( se non mi puoi vedere,
mi puoi ricordare), si avvicinò ancora di più, fermandosi
di fronte a Xena “La prego, mi dia la mano”, Xena incuriosita
del modo di fare della poetessa, acconsentì alla sua richiesta,
lasciando a sua volta il giovane Amos in silenzio.
Xena diede la mano destra ad Olimpia, di conseguenza lei l’afferrò
con la sinistra.
Fu un sussulto al cuore, il contatto che Olimpia sentì appena
prese la sua mano.
Era così dura la sua pelle, così si ricordò le
volte che discutevano, sul fatto che Xena sosteneva che un guerriero
non poteva avere le mani candide e vellutate. Per un guerriero la presa
ferma e decisa di un impugnatura della spada, poteva significare la
vita e se magari questo comportava avere qualche callo, per lei non
era nessun problema, anzi più calli una persona aveva e più
significava destrezza con la spada.
Anche Xena sentì a differenza sua, la morbida mano che aveva,
quanto calore emanava e quanta agitazione aveva “Perché
sta tremando? Non avrà paura di me?”.
In quel momento l’animo di Xena venne stupito dal gesto della
poetessa.
Olimpia fece appoggiare la sua mano nel suo petto “ Cosa riesce
ha sentire?”, Xena rimase per un secondo smarrita “ Il suo
cuore, che batte velocemente”, Xena riusciva a sentire anche il
respiro affannato, dovuto alla forte emozione che Olimpia stava cercando
in tutto i modi di controllare. Ma sapeva benissimo che doveva fare
qualcosa, era una lotta contro il tempo e non ce n’era molto.
Aveva deciso di fare qualcosa, ma forse questo poteva mettere a rischio
tutto quanto, ma alla fine decise, così Olimpia fece un respiro
profondo e rischiò “Questa non è paura”, si
avvicinò ancora di più accarezzandole il volto con la
mano destra e avvicinandola sempre di più a lei “Perché
il mio cuore…è pieno d’amore….per te”,
Xena rimase inerme, assecondando la poetessa. Quella donna stranamente
le stava facendo provare, delle sensazioni diverse, delle sensazioni
che man mano andava avanti aumentavano sempre di più.
Sentì le sue labbra posarsi delicatamente sulle sue, Olimpia
si scostò per capire se poteva averla urtata o addirittura non
averle fatto provare alcuna emozione.
Ma per Olimpia quel gesto era stato troppo breve, una lontananza così
sofferta e così lunga, che alla fine se né infischiò
del rischio che poteva correre e rinunciò a tutto per quel momento
“ Così vorrei morire, guardandoti negli occhi e sentire
il tuo respiro su di me”, Olimpia baciò un'altra volta
il comandante, trascinandola in un vortice di emozioni, completamente
nuovi per lei o quasi…Xena si lasciò trasportare completamente,
sentiva le sue labbra muoversi con passione e se in un primo momento
rimase impacciata, alla fine desiderava assaporare ogni attimo di quel
gesto così profondo e intenso. Istintivamente Xena circondò
con le sue braccia la vita della poetessa.
Amos abbassò lo sguardo, era un momento così intimo per
loro che si sentì di troppo. Ma non poteva muoversi, avrebbe
rovinato tutto e questo non lo voleva.
Dopo qualche secondo che per Olimpia sembrò una vita, si scostò
da quelle labbra tanto desiderate e la realtà di aver fatto una
cosa troppo affrettata la spaventò al tal punto di scappare via
“Perdonami”.
Olimpia uscì dalla stanza, lasciando Amos sconvolto e ammutolito,
ma in quel momento la reazione di Xena era la cosa più importante
da vedere.
Xena rimase immobile, si portò la mano sul viso e con le punta
delle sue dita si sfiorò le labbra…e fu in quel momento
che Amos spalancò gli occhi dalla gioia, quando sentì
la voce di Xena pronunciare a bassa voce “Olimpia”.
Amos era esterrefatto “ Come sa il suo nome?”,
Xena rimase in silenzio, ripensando a quel candido bacio che quella
donna le aveva dato, sconvolgendo i suoi pensieri.
“ Non lo so, ho la sensazione che i miei ricordi mi vogliano assalire,
ma non ci riescono…perché io non ho ricordi…la mia
mente è così vuota. Ma quelle labbra io…”,
Xena si sedette appoggiando la testa tra le sue mani, come se volesse
alleggerire quel gran peso le opprimeva la mente.
“Mio comandante cosa devo fare?”- “ Vattene, lasciami
sola”.
Amos non se lo fece ripetere due volte, corse fuori ritornando dalle
sue amiche.
Amos entrò nella stanza pieno di speranza
e trovò Olimpia abbracciata ad Evi
“ Olimpia, ascolta…una cosa fantastica…” la
sua reazione aggredì Amos “ Basta ! Non resisto più,
non ce la faccio più. È troppo… vederla così,
finalmente viva, vera e così diversa…così sconosciuta,
che per me è troppo” – “Olimpia ascoltami.”
Il ragazzo cercò di tranquillizzarla “ Xena ha ricordato
il tuo nome e questo vuol dire tanto”- “Vuoi dire che si
ricorda di me?”- “ No, neanche lei se lo spiega”,
sembrava che quelle parole avessero calmato Olimpia. Ma la realtà
era ben diversa dal desiderio, che la sua rabbia l’esplose dentro
“Lo vedi è inutile, non faremo in tempo”- “
Ma perché devi essere così negativa, devi insistere per
il bene di Xena”- “E a me chi ci pensa?”, Olimpia
si girava intorno come se volesse trovare quello che aveva perso di
più caro
“No, basta non rimango ancora un altro po’ –“
Non puoi andartene adesso” – “ Perché no! Come
pensi mi sia sentita quando ho sentito come parla di Antinea, come pensi
mi senta nel vederla in quello stato…è finita Amos, io
non ce la faccio è troppo per me, non lo sopporto”, Amos
la fermò posando le sue mani sulle sue spalle “ Olimpia
è adesso che devi resistere, Xena ci ha dato una speranza, non
puoi mollare proprio adesso”, Olimpia si scostò dalla sua
presa “Smettila d’infierire su di me, non abbiamo nessuna
possibilità, Antinea è più forte di noi”
– “ Vuoi dire che è più forte di te!”-
“Pensala come ti pare, io me ne vado”- “ NO tu non
te ne vai”, Olimpia ed Amos incominciarono ad alzare sempre più
la voce ed Evi restava in disparte a guardarli, “ Non te lo permetterò”-
“ Provaci”.
Evi stufa della scena a cui stava assistendo si mise in mezzo tra loro
due
“Adesso basta! Smettetela, sembrate due ragazzini in litigio”,
Amos cercò di parlare ma anche Olimpia voleva dire la sua “
Sto cercando di far capire che Olimpia sta commettendo un grosso errore,
se rinuncia proprio adesso” – “ Ah si ? Bè
ti ringrazio del tuo interesse ma so decidere da sola, quello che è
bene per me”, rincominciarono a discutere “ Basta, smettetela,
anche un sordo vi sentirebbe!”.
Trascorsero qualche secondo di silenzio.
“ Adesso con calma, mi dite tutto quello che è accaduto
in quella stanza”, ma non aveva considerato che entrambi erano
euforici per quello che era successo ed ansiosi di raccontarglielo,
così che sia Amos che Olimpia iniziarono a parlare in contemporanea,
non facendo capire niente alla povera Evi.
La confusione accecò la testa di Evi che esplose “Basta!
Non ci capisco niente in questo modo…! Adesso parlerà Olimpia
e poi parlerai tu Amos, con calma…e senza urlare”.
In alcuni casi Evi sapeva essere molto convincente e solo così
riuscì a capire come erano andati i fatti.
Amos spiegò come Xena si era ricordata del nome di Olimpia “
E adesso lei vuole mollare…ma dico siamo impazziti?”, Olimpia
fulminò Amos “ Vuoi ricominciare?”, Evi alzò
gli occhi al cielo .
Amos ricominciò la discussione con Olimpia “ Si perché,
a volte non sembri affatto cresciuta” –
“ Senti chi parla…abbiamo il maestro e non ce ne siamo accorti,
forse tu ti sei montato la testa, a parer mio”- “Almeno
io la uso”.
Evi era veramente stanca “ Vi prego…smettetela”, Amos
continuò
“Ma lei vuole andarsene”, Evi fulminò Amos per fargli
capire di tacere “ Qui non andrà via nessuno”, si
avvicinò verso di lei “ Ascoltami Olimpia, lo so che fa
male tutto questo…ma te lo chiedo per favore, resisti insieme
a me.
Non è facile vedere mia madre insieme a quella donna e vorrei
tanto che tornasse quella di un tempo. Manca poco, il tempo ci darà
la risposta, se falliremo…allora rinunceremo al nostro sogno.
Ma adesso che c’è uno spiraglio di luce…ti prego
lotta insieme a noi…insieme a me, per la nostra Xena”, Evi
strinse le mani di Olimpia e la donna contraccambiò con un forte
abbraccio
“ Scusami Evi, avevo dimenticato che è anche il tuo sogno”-
“ Vedi Olimpia è un buon segno che mia madre abbia quest’emozioni
senza spiegarsene il motivo. Il suo vuoto sarà presto ricoperto
dai ricordi e tu Olimpia non devi cedere adesso”- “ No non
lo farò”, Olimpia si girò verso Amos
“ Scusami Amos non volevo attaccarti così”, il giovane
le sorrise dolcemente
“Olimpia non preoccuparti so quanto stai soffrendo per tutto questo.
Farò di tutto per vedere il sorriso di nuovo nel tuo volto”,
le accarezzò il viso ed entrambi si scambiarono un tenero abbraccio.
La situazione finalmente era tornata alla normalità, tutti e
tre erano più determinati di prima, pronti per affrontare quella
situazione impossibile.
Amos cercò di accelerare i tempi “ Adesso cosa facciamo?”,
Evi che sembrava la più decisa prese in mano la situazione “Ci
muoviamo a modo mio, Amos portami da mia madre, tu Olimpia è
meglio che rimani qui e non ti muovere, qualsiasi cosa accada, va bene?”,
Olimpia annuì.
“Che vuoi fare Evi?”- “Niente di tanto complicato
Amos, dirle semplicemente la verità”, così uscirono
dalla stanza.
Così questa volta era Evi ha provare una gioia immensa nel vedere
sua madre di fronte a lei, viva ed in carne ed ossa.
“Mio comandante, mi scuso ancora una volta per la mia intrusione,ma
sono venuto per…” Xena era seduta, con le mani intrecciate
che sorreggevano il peso della sua mente, carica di tanta confusione.
“Ascoltami bene, voglio che tu mi porti di nuovo la poetessa,
perché ci sono cose che voglio chiederle” con un tono autoritario
Xena si alzò, ma Amos cercò spiegare il suo intento “
capitano perdoni la mia insistenza, ma le vorrei far conoscere una persona,
che ha fatto parte della sua vita passata”, Xena rivolse ad Amos
uno sguardo incuriosito “E chi sarebbe?”- “ Vostra
figlia”.
Olimpia
era rimasta in quella stanza da sola ad aspettare il ritorno di Amos
ed Evi, ma il tempo passava in silenzio. Non riusciva ha stare un attimo
ferma e tranquilla, l’agitazione le scivolava al suo controllo,
non poteva muoversi, lo aveva promesso a Evi e non poteva cerco rovinare
qualcosa, che avrebbe poi compromesso tutto. Ma era veramente difficile,
quella porta stava là e bastava poco per sorpassarla e raggiungere
colei che amava.
“Mia
figlia?...Questa è buona, nessuno ancora me l’aveva detto”,
Xena si burlò di quello che Amos aveva pronunciato “Ma
è la verità”- “Mi prendi per stupida! Pensi
che se avessi avuto una figlia non me ne sarei ricordata?”, Xena
cambiò il suo umore.
Evi si avvicinò un po’ “ E’ normale non ricordarsi
di alcune cose, dopo quello che le è capitato”, Xena sentendo
il tono pacato della donna si calmò “già è
vero…e forse è un dettaglio che non vale la pena ricordare”,
Evi si sentì ferita ma andò avanti
“ Ricordare chi eravamo è importante, ricordare coloro
che hanno fatto parte di noi è vitale, specialmente coloro che
ci hanno dato tanto”- “E visto che tu hai fatto tanta strada,
presumo che io per te sarei importante…
Ma mi dispiace deludere il tuo legame, ma io di figli non voglio saperne
e ne di amore o altri sentimenti di questo genere”, la voce ferma
e decisa che stava avendo Xena stava facendo crollare lo stato d’animo
di entrambi.
Intanto Olimpia aspettava.
Si affacciò dalla finestra ed incominciò a vedere gli
ospiti arrivare per la festa, il tempo stava passando a vista d’occhio
e l’ombra di Amos e di Evi non si vedeva.
“Sarà successo sicuramente qualcosa, non ce la faccio più
devo uscire di qua, altrimenti impazzisco”, Olimpia si dimentico
la promessa che aveva fatto ad Evi ed aprì la porta per raggiungerli,
ma qualcuno le sbarrò l’uscita “ Quanta fretta! Dove
credi di andare!”, Olimpia indietreggiò nascondendo la
sua agitazione “Antinea!”.
Evi guardava in silenzio colei che credeva essere sua madre, ma non
si scoraggiò e tentò il tutto.
“ Io non ci credo che tu voglia rinunciare a questi sentimenti
che rendono la nostra vita, piena di sensazioni vive” –
“ci risiamo con queste parole….soldato portala via”,
Amos guardò rattristato Evi che reagì “ Tu non sei
così…La donna che mi ha messo al mondo è unica e
speciale, sa farti vedere la vita per quello che è, ma nello
stesso tempo ti insegna a viverla nei migliori dei modi, anche se questa
può far male , ferendoti in qualsiasi modo. I tuoi occhi mi hanno
dato gioia e speranza nel credere che quella che ero stata un tempo,
potevo sostituirlo con il bene che avrei fatto, lavando così
il sangue dei miei sbagli e tornando ad essere una persona pulita e
vera.
Quando ho saputo che non esistevi più, una parte di me a cessato
di vivere, il tuo ricordo mi pesava talmente tanto che il mio corpo
mi gridava riposo.
Tutti ti conoscevano come una guerriera invincibile, dura e anche se
nel tuo passato hai vissuto nell’odio e nella vendetta, costruendoti
una vita piena di violenza e sofferenza, sei riuscita a cambiare grazie
a coloro che ti sono rimasti vicini. L’amore che un tempo hai
rinnegato è riuscito a venir fuori, dimostrando così che
tipo di persona siete veramente.
Anche se non ho passato la mia infanzia con te, sono sempre più
convinta che per tutto l’amore che serbi nel cuore, mi avresti
cresciuto come una regina.
La forza che è in te riesce a dar coraggio a qualsiasi codardo,
proteggerebbe un intero esercito e adesso tu vuoi che noi rinunciassimo
al nostro desiderio?
Quello di vederti di nuovo con noi?
No, non ci credo…
Tu sei mia madre ed il mio ricordo , anche se il tempo trascorso tra
noi è stato poco, lo serbo nel mio cuore come se fosse oro. Io
non voglio dimenticarti, solo perché adesso, qualcuno ha deciso
che tu devi cambiare ed essere un'altra persona.
Le nostre abitudini, le nostre gioie, i nostri dolori, quello che un
tempo eravamo ce lo porteremo sempre con noi e niente e nessuno potrà
cambiare quello che sei stata.
Una guerriera giusta, una donna leale e una madre meravigliosa e se
io oggi mi trovo qui davanti a te è per dirti che sono contenta
di poterti parlare nuovamente e dirti che ti voglio tanto bene, madre”
Le lacrime di Evi scivolavano lungo le sue guance, il silenzio assordava
la stanza.
Ci
sono situazioni che avvolte ritornano, momenti importanti che in molte
occasioni sono state l’apice di decisioni o cambiamenti radicali
nelle persone. E quando queste accadono le riviviamo con il desiderio
che la riuscita sia sempre quella giusta.
Evi incominciò con fil di voce a cantare la ninna nanna che Xena
le aveva imparato…
Olimpia rimase immobile al centro della stanza, aspettando quello che
Antinea le avrebbe sicuramente detto.
“Non credere di portarmi via Xena, proprio adesso che mi appartiene”-“
Xena non appartiene a nessuno. E’ lei che decide con chi vuole
stare”.
Antinea la fissava con cattiveria “Credi di vincere non è
così?”- “ Lotterò fino alla fine per riaverla”,
Antinea le girava intorno, poi con la forza della sua mente le fece
vedere una cosa
“Sai, penso proprio che prima che canti vittoria tu debba vedere”
Olimpia non capiva.
Antinea alzò il braccio indicando il letto che stava nella stanza
e come per magia le coperte presero forma di due corpi “ Questo
è quello che la tua amica, se così si può definire,
ha fatto ultimamente”, gli occhi di Olimpia erano increduli, non
riusciva a vederne i volti, che erano coperti, ma i lamenti di piacere
di Xena le davano al cervello.
Antinea stava sfruttando la situazione “ Cosa pensi che sia amore
o solo sesso? Ma che ci importa…cosa sia, per noi due…l’importante
è provare queste emozioni, no?”
Quei corpi che si muovevano lenti, le davano il volta stomaco.
Olimpia completamente esausta e fuori controllo,afferrò le coperte
e le tirò via con tutta la forza…
Quella canzone….quelle parole….quanti ricordi cercavano
forma.
Alla fine Xena capì come poteva dar luce alla sua mente.
Incominciò a cantare insieme ad Evi la ninna nanna.
La commozione invase il cuore di Amos che si mise in disparte.
Evi si avvicinò e prese per mano Xena…
Olimpia non poteva credere alle parole di Antinea, voleva vedere ma
il letto disfatto dalla sua rabbia non le fece vedere nulla.
“Tu menti…stai giocando con i miei sentimenti”, Antinea
sorrise alla disperazione di Olimpia
“La gelosia è una brutta bestia, non è vero? Ti
entra dentro come un coltello e non ti fa respirare, così cerchiamo
delle verità false per non impazzire…Povera Olimpia, quanto
ti fa male tutto questo…”
Xena sentì il calore della mano di Evi e senza volerlo le lacrime
le scesero sul viso
“Perché piangete?”, le chiese Evi sperando in un
miracolo “ Il calore delle vostre mani mi fanno questo effetto
e non capisco il perché…”, Amos capì che non
cera più niente da fare…i ricordi di Xena erano spariti,
neanche Evi c’era riuscita.
Evi chiuse gli occhi nel sentire quelle parole come una sconfitta, troppo
pesante da poter tenere, così preferì allontanarsi da
Xena “Capisco…vogliate scusarmi, ma preferisco andarmene.
Vi chiedo solo un favore”, Xena ascoltava attentamente “
Dite pure”- “ Cercate di vivere la vostra vita senza che
nessuno vi dica come fare, perché il vostro amore che tenete
dentro, vi saprà guidare”, Evi si avvicinò ad Amos
guardandolo tristemente, ma arrivati alla porta, qualcosa cambiò.
“ Lo farò, anche subito…perché il mio cuore
in questo momento vi chiede di…restare e correre tra le mie braccia,
piccola mia”.
Evi si voltò e con tutta la gioia che teneva dentro di se,corse
tra le braccia di colei che amava più della sua stessa vita “Madre…”-
“Evi, figlia mia, quanto mi sei mancata”.
Anche il cuore di Amos fu travolto dalla felicità di quel momento,
di poter vedere quanto amore emanava quell’abbraccio così
desiderato.
Antinea guardava soddisfatta, il crollo della sua peggior nemica.
Chiamò le guardie che caricarono il corpo di Olimpia, che giaceva
inerme a terra, portandola fuori dalla stanza.
“E adesso vediamo se mi darai ancora fastidio”, uscì
dalla stanza.
Amos si avvicinò alle due donne “Xena…sei finalmente
tu?”, Xena si scostò da Evi tenendola sempre vicino a sé
“ Si Amos, sono tornata”, Evi la guardava divorandola con
gli occhi
“Vuoi dire che ti ricordi tutto?”-“ Si Evi, mentre
mi parlavi, ogni ricordo prendeva forma e adesso riesco a vedere anche
il tuo volto” e Xena aprì gli occhi.
La gioia era immensa per tutti.
Amos con un po’ di timore per la risposta si avvicinò
“Xena ti ricordi…anche di qualcun altro?”- “Vedete
ogni volta che parlavi Evi, i ricordi diventavano sempre più
nitidi. Ho rivissuto così, il tempo che passavo con te quando
eri piccola, quando viaggiavamo,quando mangiavi, dormivi e piangevi.
Ma la cosa più bella è che ogni momento lo abbiamo condiviso
insieme tutte e tre.
Se ti riferisci ad Olimpia, si Amos mi ricordo tutto di lei, anche quello
che non avrei voluto ricordare”.
Tutto era perfetto, le cose andavano per il meglio…
Amos era euforico, come al solito “Allora andiamo a dirlo ad Olimpia,
che aspettiamo!”, con il sorriso tra le labbra, tutti e tre lasciarono
quella stanza, dirigendosi in quella dove si trovava Olimpia.
Spalancarono la porta ed entrarono cercandola, ma di Olimpia non c’era
più traccia. Evi non capiva “Ma dove è andata…le
avevamo detto di non muoversi”, Xena capì all’istante
che quello non era un buon segno “Antinea…sa già
tutto”, Amos non ci voleva credere, ma alla fine dovette ricredersi,
perché si fece vedere “ E bravi i nostri guaritori…peccato
che non avete calcolato che state giocando con me, non è vero
Xena?”- “Dov’è Olimpia”- “Sai,
se non ti ricordi bene, c’è una festa stasera e la tua
amica ha deciso di farne parte come ospite d’onore”, Xena
si avvicinò ad Antinea “Se la tocchi, anche solo con un
dito, giuro che t’ammazzo un'altra volta”-“Lo so…sarà
la mia condanna cercare di separarvi e forse un giorno ci riuscirò.
Ma stranamente lei adesso mi appartiene e tu puoi fare solo una cosa….
OBBEDIRMI.
Ti aspetto alla festa” e se ne andò.
Sia Amos che Evi rimasero increduli per quanto accanimento Antinea s’intrometteva
tra di loro “Dove sarà Olimpia, Xena?”- “ L’unico
modo per scoprirlo è andare alla festa”.
C’erano
tante persone nel grande salone, di ogni regno, ed Antinea sedeva sul
suo enorme trono. Xena preferì separarsi da Evi ed Amos che si
mimetizzarono tra la folla.
Le trombe suonarono e la festa iniziò con un annuncio particolare
della regina
“ Benvenuti a questa grandiosa festa, miei sudditi e regnanti…Vorrei
presentarvi colei che mi aiuterà a conquistare il mondo…
Signori e signore la principesse guerriera, tornata dall’ades,
Xena!”
Tutti gli invitati esultarono il nome di Xena, che era divenuta una
leggenda, tutti erano entusiasti di vederla in carne ed ossa, poi Antinea
continuò
“ Ho il piacere, inoltre, di presentarvi colei…che è
riuscita con i suoi racconti a ricordare le gesta della grande guerriera,
non che sua amica, Olimpia!”, tutti applaudirono.
Amos ed Evi non capivano bene il piano di Antinea, ma prima o poi si
sarebbe rivelato.
Xena rimaneva al lato, dal trono di Antinea.
Olimpia fece ingresso dall’altra parte del salone, rimanendo immobile
guardando Xena da lontano.
Antinea si alzò “ Come tutti i migliori comandanti che
si rispettino, devono dare prova della loro devozione al proprio sovrano,
mostrando ubbidienza. Stasera la grande Xena mi dimostrerà la
sua devozione. Ma prima, brindiamo ad un nuovo e grande regno”
i servi avevano distribuito a tutti i presenti calici di vino e soprattutto
a Xena.
In quel momento Amos si ricordò di quello che gli aveva detto
Agar “NO, non deve berlo!” cercò di raggiungere Xena
ma la folla non gli permettevano il passaggio. Si voltò per vedere
Olimpia, ma in lei non c’era nessuna reazione, era come ipnotizzata
dalla sconfitta.
Xena prese il suo calice e cercò di assecondare ogni mossa di
Antinea, per vedere dove voleva arrivare.
Tutti alzarono in alto il loro calice e bevettero orgogliosi, soprattutto
Antinea che fissava Xena bere dal suo calice…
Gli occhi di Antinea brillarono di luce…aveva vinto!
Per un attimo Xena barcollò e il suo calice cadde per terra.
“Tutto è finito”, si ripeteva tra se Olimpia, ogni
desiderio, ogni speranza, ogni attimo di gioia vissuto fino a quel momento
era svanito nel nulla e questa volta per sempre.
Antinea attirò di se l’attenzione “Adesso…che
abbiamo brindato, vi farò vedere come l’ubbidienza è
più importante di qualsiasi altra cosa…come l’amore”.
Un attimo di silenzio circondò la sala, poi lo stupore stupì
tutti i presenti “Xena !”, con tutta la sua autorità
Antinea la chiamò a sé e lei, sconvolgendo gli occhi di
Amos ed Evi, obbedì inginocchiandosi alla sua presenza.
“Comandi mia regina”, gli occhi malvagi di Antinea brillarono
soddisfatti “ Voglio che dimostri a tutti questi presenti, quanto
sei devota alla tua regina.
UCCIDI LA POETESSA, OLIMPIA”.
Così il piano di Antinea venne fuori e questa volta ci stava
riuscendo “ NOOO, madre non farlo” gridava Evi, ma era tanta
la confusione che si era creata in quella sala.
C’era chi era favorevole e chi no e tutti i presenti incitavano
i loro punti di vista gridando.
Ma ne Amos e ne nessun altro potevano fare qualcosa, Antinea aveva pensato
a tutto
“ Vi comunico che chiunque s’intrometterà nella mia
richiesta, verrà ucciso all’istante dalle mie guardie appostate
sopra di voi”, infatti sul cornicione superiore del salone le
guardie si erano disposte, puntando ai presenti le balaustre.
“Fate avvicinare la poetessa”, ordinò Antinea.
Tutti i presenti formarono un grande cerchio dove Olimpia rimaneva immobile,
aspettando la sua fine, dalle mani di colei che amava.
Xena avanzò dritta verso di lei e quando le fu davanti, sfoderò
un pugnale, guardando il volto della poetessa abbassato.
“E così il mio desiderio di rivederti si è avverato…peccato
che questa non doveva essere l’ultima volta. Non importa…accetterò
anche questo, perché ormai mi rendo conto che niente mi ricongiungerà
a te”, così si fece coraggio tra se e la guardò
dritta negli occhi, aspettando la fine mai desiderata.
IN UN ALTRO MONDO
Non
capisco dove mi trovo,il buio mi circonda.
Qualcosa di grande mi sta trasportando, dove non ne ho idea, ma non
ho freddo qui la temperatura è mite. L’unica cosa che mi
preoccupa è che ho perso l’uso del mio corpo, non sento
più nulla, qualcosa mi deve aver narcotizzato, perché
ho tanto sonno e sono molto stanco.
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