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Le 12 fatiche di Eracle Uno dei miti più famosi associati all'eroe Eracle (che poi nella mitologia Romana diventerà Ercole) è quello delle dodici tremende imprese, impostegli dal sovrano Euristeo, che portò a termine dando dimostrazione della sua forza sovrumana. Inizia con questo una serie di interventi che ci porteranno a raccontare i motivi per cui Eracle dovette compiere tali fatiche ed in che modo egli riuscì a risultarne sempre vittorioso.
La vita di Eracle è quella di un uomo forte e coraggioso, le
cui imprese rimasero famose e che sopportò le sue sofferenze
al tal punto che, quando morì, fu innalzato all'Olimpo per vivere
con gli dei. Le sue statue hanno costellato i templi della Grecia e
di Roma. La storia delle fatiche ha origine quando Era causando una momentanea pazzia nel'eroe lo spinge ad uccidere moglie e figli, allora per espiare quel terribile misfatto Eracle si recò a Delfi per consultare l'oracolo. La Pizia, la sacerdotessa di Apollo che dava i vaticini, prima di tutto gli cambiò il nome da Alcide (questo era infatti il nome che gli fu dato alla nascita in onore di Alceo, padre di Anfitrione) in Eracle, che letteralmente significa "gloria di Era" e poi gli impose come punizione per il suo peccato di trascorrere 12 anni al servizio di Euristeo, dopodiché non solo sarebbe stato libero, ma avrebbe anche ottenuto l'immortalità. Prima di intraprendere la sua espiazione Eracle ricevette alcuni doni. Ermes gli donò una spada, Apollo un arco con frecce ben levigate e adornate con piume d'aquila, Poseidone una coppia di cavalli, Atena un mantello, Efesto una corazza d'oro ed il padre Zeus gli regalò uno scudo infrangibile, costruito con oro, smalto, avorio ed elettro. Inoltre le teste di dodici serpenti erano incise tutt'attorno allo scudo e facevano scattare le fauci durante ogni battaglia per terrorizzare gli avversari. La prima fatica fu combattere il leone Nemeo che non poteva essere ucciso dalle armi perché aveva la pelle invulnerabile. La seconda fatica fu l'uccisione dell'Idra di Lerna dalle nove teste una delle quali era immortale e le altre rinascevano non appena tagliate. L'Idra aveva metà corpo di ninfa e metà di serpente. Eracle l'affrontò e dopo avere bruciato le teste mortali con un enorme masso gli schiacciò quella immortale e così l'Idra morì in un mare di sangue. Eracle bagnò le sue frecce in quel sangue di modo che così avrebbero inflitto ferite mortali o inguaribili. La terza fatica fu catturare la cerva Cerinea che aveva i piedi di rame e le corna d'oro ed era sacra alla dea Artemide. Eracle non volendo offendere la dea non tirò frecce alla cerva per non ucciderla ma si limitò a inseguirla per un anno finché l'animale crollò sfinito e così Eracle potè catturarlo. La quarta fatica fu catturare il cinghiale Calidone che devastala l'Elide e l'Arcadia. La quinta fatica fu pulire le stalle di re Augìa, dal letame che da trent'anni non veniva ripulito. L'impresa sarebbe stato impossibile se Eracle non avesse deviato le acque del fiume Alfeo che con la violenza delle sue acque riuscì a portare via tutto lo sporco. La sesta fatica fu sterminare gli Uccelli Stinfàli che avevano gli artigli, le ali, il becco e le penne di bronzo che usavano come frecce. La settima fatica fu la cattura del toro di Creta che Poseidone aveva mandato perché non gli era stato fatto un sacrificio promessogli. l'Ottava fatica fu di uccidere Diomede re dei Bistonti che nutriva le sue cavalle della carne dei poveracci che si trovavano a passare da quelle parti, Eracle gli fece fare la stessa crudele fine. La nona fatica fu prendere il Cinto di Ippolita regina delle Amazzoni, alla quale era stato regalato da Ares. La decima fatica fu prendere i buoi di Gerione che era un mostruoso gigante e aveva un cane bicipite e un drago con sette teste che custodivano l'armento. Eracle per impossessarsi dei buoi dovette uccidere Gerione e compagni, nel portare le bestie a Euristeo mentre dormiva fu dal gigante Caco derubato di quattro giovenche, al risveglio Eracle si mise alla ricerca del maltolto e trovato Caco con le bestie ne nacque una lite nella quale uccise il gigante. L'undicesima fu la conquista dei pomi delle Esperidi che erano custoditi dal drago Ladòne e da Atlante. Per venirne in possesso Eracle incaricò Atlante di andargliere a cogliere e intanto lui avrebbe sostenuto il peso del cielo. Atlante liberatosi dal gravoso compito non voleva più liberarlo ma l'eroe con una astuzia riuscì a cavarsela. La dodicesima e ultima fatica fu scendere nell'Ade e catturare Cerbero. Le fatiche furono dodici perché la seconda e la quinta non gli vennero riconosciute in quanto in una si era fatto aiutare e nell'altra aveva preteso un compenso. Il centauro Nesso che aveva tentato di rapirgli la moglie Deianira, fu da Eracle ucciso con una delle sue frecce, ma Nesso prima di morire consiglia la donna di bagnare le una veste di Eracle nel suo sangue per garantirsi la fedeltà dell'eroe. Eracle intanto si era innamorato di Jole e stava per lasciare la moglie, Deianira per riconquistare il marito gli fa indossare la veste intinta nel sangue del centauro ma invece di riavere l'amore dell'eroe ne causa la morte, infatti non appena Eracle indossa la veste l'eroe viene preso da indicibili dolori si fa preparare un rogo e vi sale sopra, Atena lo trae fuori e lo porta sull'Olimpo dove Zeus gli da per sposa Ebe e il dono dell'eterna giovinezza. E per finire una divertente storiella di quando era al servizio di Onfale: Un giorno, mentre Eracle e Onfale passeggiavano tra i vigneti, Pan vide la regina e ne fu subito attratto; frattanto, per gioco, Eracle e Onfale si erano scambiati i vestiti, ed erano entrati in una grotta per dormire. Pan entrò, e subito si diresse verso Eracle, scambiandolo per Onfale, e si intrufolò sotto le sue coperte, come l'eroe se ne accorse, gli mollò un gran calcio, che lo fece ruzzolare lontano, destando l'ilarità dei due amanti.
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