Avvertimenti: i personaggi di Xena, Gabrielle eccetera, appartengono
alla NCA/Renaissance. Questo racconto è scritto solo per puro
divertimento e non si vuole quindi infrangere nessun diritto di Copyright.
Subtext: quando si parla di Xena…
Sesso:
non ci sono scene esplicite (spiacente per gli affamati) ma, c’è
qualche battuta. Non è niente di volgare ma, siete comunque avvertiti.
Violenza:
c’è qualche descrizione un po’ cruda relativa alla
morte di Xena. Siete quindi avvertiti. Se proseguite nella lettura siete
consapevoli e consenzienti.
Consigli
di lettura: per chi ha meno di 18 anni si raccomanda l’aiuto di
un adulto (più che altro per il subtext).
Ambientazione:
sappiamo tutti com’è finita la serie. Siamo sulla nave
che sta trasportando Gabrielle a casa…
Inviate
pure le vostre impressioni, critiche e suggerimenti a: charliegolf2000@yahoo.co.nz
Andiamo
ad incominciare…
C’era
poca gente sul ponte principale. Il sole stava ormai calando e, presto
la notte, con il suo oscuro manto, avrebbe coperto tutto. Gli uomini
d’equipaggio stavano affaccendandosi nelle consuete mansioni mentre
una donna dai capelli biondo rame osservava l’orizzonte. Nessuno,
tranne il comandante della nave, sapeva chi fosse. Era arrivata al porto
qualche giorno prima, ed aveva cercato una nave che facesse rotta verso
l’Egitto e da lì poi, ne aveva trovato un’altra,
sulla quale era salita, diretta in Grecia. Attaccata alla cintola, portava
un’arma strana, chiamata “chakram”, un cerchio rotante
mentre una spada in un fodero riccamente decorato, era attaccata alla
sua schiena. A prima vista, avrebbe potuto sembrare una guerriera ma,
non era così. Era un bardo. Uno di quegli individui che, girando
per il mondo cantavano le gesta di dei ed eroi leggendari. Lei, era
stata in Giappone dove, aveva assistito impotente agli eventi che avevano
portato alla morte della sua amica, la leggendaria Xena. I ricordi le
affollavano la mente e, erano tutte immagini terribili: il ritrovamento
del suo corpo appeso ad un albero, la testa di Xena su un piatto come
macabro trofeo…Si portò le mani alle tempie come per scacciarli,
senza riuscirci. Ripensò anche al momento in cui, sul monte Fujii,
vicino alla fonte della forza stava per riportare in vita la sua amica.
Il corpo di Xena, pietosamente ricomposto per l’intervento di
qualche divinità, era stato cremato. Le sue ceneri poste in un’urna
dalla quale Gabrielle, questo era il nome della donna, non si era mai
voluta separare. Xena aveva poi combattuto, nel mondo degli spiriti,
Yodoshi, colui che teneva prigioniere quarantamila anime, sconfiggendolo.
Gabrielle aveva saputo che, se le ceneri di Xena fossero state messe
a contatto con l’acqua della fonte del monte Fujii, Xena avrebbe
potuto tornare a vivere. Subito si era recata alla fonte ma, Xena, sotto
forma di un fantasma era apparsa al suo fianco fermandola “Non
posso tornare Gabrielle” “Perché?” aveva risposto
l’amica, incapace di credere alle sue parole “Quelle quarantamila
anime sono libere dai crimini di Yodoshi, non dai miei. Se non rimarrò
qua nel regno degli spiriti a scontare la mia colpa, non potranno entrare
nel regno delle anime beate” Xena le aveva poi spiegato la sua
colpa: l’incendio della città di Higuchi, aveva fatto sì
che gli spiriti di quei quarantamila morti fossero catturati da Yodoshi
ma, la colpa di quell’incendio era di Xena. Gabrielle aveva cercato
di opporsi a quella decisione che le avrebbe separate per sempre, arrivando
ad implorarla di ripensarci, piangendo disperatamente ma, Xena era stata
irremovibile “E’ il prezzo che devo pagare per la mia redenzione.
E’ l’ammenda per ciò che ho compiuto in passato”
le aveva detto “Ma non è giusto, Xena. Tu hai già
pagato per tutte le tue colpe passate. Io credo che tu abbia pagato
anche troppo, amica mia. Perché una volta invece di pensare alla
felicità degli altri, non pensi alla tua e alla mia, che ti voglio
bene? Credi che per me sarà facile, qualora tu decida di non
ritornare alla vita, vivere senza di te?” “No, non sarà
facile – le aveva risposto Xena con gli occhi pieni di lacrime
- ma, io sono convinta che tu, ce la farai, Gabrielle. Io, comunque
sarò sempre al tuo fianco. Anche nella morte, non ti lascerò
mai” Gabrielle non le aveva risposto, limitandosi ad abbracciarla
strettamente come in un ultimo tentativo per impedirle di andarsene
e piangendo disperata. Quando poi il sole era tramontato, Xena era svanita
nel nulla.
Una lacrima le scese sul viso mentre ripensava a quei tristi momenti
Io non mi arrenderò, Xena. Non credere che ti lasci lì,
a soffrire per colpe che sono convinta non siano tue. Tu per me, amica
mia, avresti fatto lo stesso. Scese nella cabina che le era stata preparata
e si tolse le armi. Si sfilò la camicia, la gonna e gli stivali
indossando una camicia da notte “Eri, e sei tuttora una bella
donna e, quel tatuaggio, se possibile, accentua ancor di più
la tua bellezza” Gabrielle istintivamente si coprì il petto
con la camicia da notte “Esci fuori miserabile!” urlò
la giovane donna. Un lampo di luce precedette il suo arrivo. Il dio
della guerra si sedette sul bordo del letto “Non sono in giornata,
Ares, e se anche lo fossi, preferirei morire piuttosto che…”
“Mia cara Gabrielle, io non sono venuto per quello anche se, dopo
la discussione che avremo…io sono venuto per te” “Spiegati”
ribatté Gabrielle, la mano sul chakram “E’ molto
semplice. Da quanto ho capito, Xena ha detto che non ti avrebbe mai
lasciato nemmeno dopo la sua morte. E’ giusto?” Gabrielle
annuì “Bene. Ciò si è verificato nel senso
che, Xena è sempre al tuo fianco durante il giorno sotto forma
di spirito. Ha tentato più volte di parlarti, di toccarti, di
farti capire quanto soffra anche lei per questa separazione ma tu, non
le hai mai dato ascolto” “Io avrei dovuto ascoltarla? Cosa
credi Ares, che non l’abbia ascoltata quando sul monte Fujii mi
ha detto che non poteva tornare alla vita? Che non senta la sua voce
durante il giorno? Che non senta la sua mano sulla mia spalla? Io la
sento, eccome, e vorrei anche tanto poterla stringere, poterla abbracciare,
poterle dire quanto mi manchi e le voglio bene…”Gabrielle
non riuscì a finire la frase, i singhiozzi glielo impedirono.
Si sdraiò sul letto, il volto nel cuscino, piangendo e chiamando
Xena fino a quando, esausta si addormentò. Ares la coprì
e le accarezzò la fronte. Si voltò verso una parete “Forse
avrei dovuto chiedere alle furie di portarti ad ucciderti per la pazzia.
Non comprendi il dolore che le stai causando, vero? Tu e il tuo testardo
orgoglio e il tuo idiota senso del dovere” il dio della guerra
sparì in un lampo di luce. Una lacrima, apparsa dal nulla, scivolò
sul pavimento Io ti voglio bene, Gabrielle…Non sai quanto te ne
voglia.
Arrivò ad Atene alle prime luci dell’alba. Uno dei marinai
bussò alla porta della sua cabina e la svegliò. Rapidamente
si vestì e raccolse tutte le sue cose. Prese l’urna e la
ripose nello scrigno. Uscì dalla cabina e, salendo per una serie
di scale si diresse verso il ponte principale. Guardò il sole
che sorgeva, sospirando. Sentì sulla sua spalla quella mano.
Istintivamente si voltò e la vide. Non proferì una parola,
non voleva che i marinai avessero qualche dubbio riguardo alla sua sanità
mentale. Xena capì e rimase in silenzio. Gabrielle scese dalla
nave e si diresse verso una taverna per fare colazione.
Mangiò rapidamente e, si diresse verso la strada che l’avrebbe
portata prima ad Anfipoli e, successivamente, a Potidea. Sua sorella
l’attendeva. Un po’ di riposo le avrebbe giovato.
Si fermò dopo qualche istante e si voltò. Lei era ancora
lì, al suo fianco. Scese da cavallo e le corse incontro “Non
ce la faccio più, Xena. Non posso continuare a vivere così.
Ci deve essere una soluzione ed io la troverò – le disse
tra le lacrime mentre la abbracciava – ti giuro sulla nostra sacra
amicizia che la troverò” “No, Gabrielle. E’
impossibile. Se io tornassi a vivere quelle anime…” “Quelle
anime, quelle anime – la voce di Gabrielle era piena di rabbia
– e a me non pensi? Credi che sia stato per me facile vederti
sparire nel nulla sul monte Fujii mentre avevo in mano l’urna
con le tue ceneri e potevo riportarti in vita? Che cosa credi si provi
quando la persona cui vuoi un bene dell’anima sparisce impedendoti
di aiutarla? Dimmelo Xena, forza. Dimmelo!” urlò Gabrielle
piangendo. La principessa guerriera rimase in silenzio “Non sai
che si prova vero?” ancora silenzio. Gabrielle non sapeva che
fare. Era disperata. Cercava in tutti i modi di stimolare Xena ad una
reazione ma, tutti i suoi tentativi sembravano cadere nel nulla uno
dopo l’altro. Decise, infine, per un’ultima disperata possibilità
“Bene Xena. Se non sai che si prova, vuol dire che tutto ciò
che c’è stato tra noi in queste stagioni era solo falsità.
Vuol dire che tu hai giocato con me. Mi hai mentito per tutto questo
tempo. Ora, il gioco è finito. Vattene Xena. Non ti voglio più
vedere” Xena le si avvicinò “Gabrielle, io…”cedette
alla disperazione e la strinse a se “Gabrielle, io non so più
che fare. Aiutami, ti prego. Sto impazzendo al vederti soffrire. Vorrei
venire a te vicino quando la notte soffri, per confortarti, per stringerti
tra le mie braccia, per accarezzarti i capelli e dirti ti sono vicino,
ma non posso. Non sai quanto io stia soffrendo, non lo sai”le
lacrime scorrevano sul viso di Xena senza che lei tentasse di fermarle
“Va tutto bene, Xena. Va tutto bene – le disse Gabrielle
sorridendo – vedrai che troveremo una soluzione”
Arrivarono al tempio di Afrodite. Gabrielle scese da cavallo e entrò.
La dea dell’amore stava facendo un bagno o meglio era nella vasca
ma, dai rumori che si sentivano era intenta a far tutt’altro.
Gabrielle si schiarì la gola “Ehm, se ti disturbo posso
anche venire dopo” “No, anzi, mi fa piacere vederti. Vuoi…”
Gabrielle si voltò verso il muro e si mise a ridere se potesse
vedere la faccia di Xena….Credo che ritirerebbe quello che ha
detto pensò. Afrodite uscì dalla vasca avvolgendosi in
una spugna “Mia cara, sono lieta di rivederti dopo tanto tempo.
A cosa devo il piacere della visita?” Gabrielle aprì lo
scrigno, e tirò fuori l’urna “Sai cosa è questa?”
domandò alla dea dell’amore “Direi di sì.
E’ un’urna funeraria. Di solito è usata per conservare
le ceneri di un corpo cremato” gli occhi di Gabrielle si inumidirono.
La giovane amazzone posò l’urna su un altare “Sì.
Quello, è tutto ciò che resta di Xena” Afrodite
non riuscì a proferire parola. Certo, come tutti i mortali era
senz’altro possibile che Xena, alla fine trovasse Persefone ad
attenderla ma… “Gabrielle, tu stai scherzando, vero?”
“Ti pare che queste lacrime siano finte? Ti pare che io arrivi
ad inventarmi queste cose, Afrodite?”Gabrielle stava nuovamente
piangendo. La dea dell’amore le si avvicinò. La strinse
a se e le accarezzò i capelli “Shhhhhhh, va tutto bene
Gabrielle. Lei è ancora qui con noi. Lei ci vede, può
sentire i nostri pensieri e, a giudicare dal tuo pianto, non penso lei
sarebbe felice di vederti ridotta così” “Perdonami
ma, io non so più che fare. Sai, dopo averla avuta al mio fianco
per ben sei primavere…Io sto impazzendo. Pensavo che avrei potuto
sopportare la sua morte, che avrei potuto vivere senza di lei al mio
fianco ma…Non posso. Non ce la faccio” “Gabrielle,
so che ti sarà difficile ma, vuoi dirmi cosa è successo?
Se vuoi che vi aiuti devi raccontarmi tutto. Senza nascondere niente”
Gabrielle sospirò “Qualcuno ci chiamò. Avevano bisogno
di noi in Giappone…” La dea dell’amore tenne Gabrielle
tra le sue braccia, mentre sentiva la storia delle ultime gesta della
principessa guerriera. Alla fine, sfinita per il viaggio che dall’Egitto
l’aveva riportata in Grecia, e provata dallo stress, Gabrielle
si addormentò. Afrodite la stese dolcemente sul letto, coprendola.
Le baciò dolcemente la fronte “Dormi, piccola mia. Io veglierò
su di te. Troverò una soluzione, vedrai”.
Xena
aveva assistito a tutta la scena senza proferire parola “Non credere
che io non ti veda. Tu sarai un fantasma ma io, sono una dea”
“Tu puoi vedermi?” “Certo. Posso vederti. E vedo anche
che state soffrendo immensamente tutte e due. Perché non hai
voluto che lei ti aiutasse Xena?” “Gabrielle ti ha raccontato
tutto. Dovresti sapere che io…” “Finiscila! Quando
la smetterai di prendere il peso di tutto il mondo sulle tue spalle
Xena? Ciò che è accaduto in Giappone non è colpa
tua!” “Afrodite, io ho incendiato la città di Higuchi.
E’ colpa mia!” la dea dell’amore notò la disperazione
nel tono di voce di Xena. Capì che la principessa guerriera stava
soffrendo in maniera terribile, per ciò che la sua amica Gabrielle
stava provando “Xena, tu hai un senso di responsabilità
e d’onore come mai credo si siano visti fino ad oggi ma, questo
è stato per te una debolezza” il volto di Xena assunse
un’espressione di dubbio “Proprio così – sorrise
Afrodite – tu sei stata ingannata. Ciò che Gabrielle mi
ha detto mi ha fatto tornare alla mente alcuni ricordi e, credo sia
proprio andata come ti ho detto ma, per averne una conferma dovrò
andare a guardare tra le pergamene della mia biblioteca. Puoi venire
anche tu oppure, se lo desideri, puoi restare qua a vegliare su Gabrielle”
“Verrò con te. Ho bisogno di parlarti, Afrodite.”
La dea dell’amore capì che ciò che aveva visto nascere
e crescere tra le due donne ma, che mai era venuto alla luce, stava
finalmente per rivelarsi “Mia cara, ce n’è voluto
di tempo” “Si. Avrei tanto voluto trovare il coraggio di
dirle tutto ma…” “Ma avevi paura vero?” Xena
tenne lo sguardo rivolto verso il suolo “Xena, perché ti
vergogni? Ciò che c’è tra voi, è un sentimento
meraviglioso, stupendo come mai se ne sono visti. Io comprendo bene
che può anche accadere che vi sia un rifiuto da parte sua ma,
non penso proprio che ciò accadrà” “Come hai
fatto a capirlo? Come puoi essere certa che anche lei provi ciò
che io provo?” domandò Xena “Tesoro mio – Afrodite
le sorrise – io sono la dea dell’amore e certe cose la capisco
in un battito di ciglia. Quando v’incontraste per la prima volta,
a Potidea, capii subito che eravate fatte l’una per l’altra”
“Allora tu hai…” “No Xena – Afrodite alzò
una mano in segno di diniego – io non ho fatto proprio niente
o meglio, ho fatto sì che voi due v’incontraste. Il resto,
è stato spontaneo. E’ venuto dal vostro cuore” Xena
rivolse lo sguardo verso la porta che dava nella stanza in cui Gabrielle
dormiva “Lei è la cosa più preziosa che abbia”
“Lo so. Ed è per questo che non devi arrenderti. Quando
la credesti morta, dopo che si gettò nella lava con sua figlia,
che facesti? Girasti in pratica tutto il regno dei morti per trovarla
vero?” “Sì. Chiesi a Ade dove si trovasse. Lui mi
rispose che non era nel suo regno e tanto meno nell’Averno. Provai
nella terra delle Amazzoni dove ritrovai Aalti e Cyane, la regina che
avevo ucciso durante i miei giorni oscuri. Aalti mi fece vedere la scena
della nostra crocifissione. In quell’istante capii che Gabrielle
era viva e che dovevo solo trovarla. Non puoi immaginare cosa provai
in quel momento. Nonostante sentissi un intenso dolore, il mio cuore
era pieno di gioia. Colei che più contava nella mia vita era
viva e giurai a me stessa che l’avrei ritrovata ma, adesso…”
si domandò Xena, lo sguardo perso nel vuoto.
Afrodite
frugò in tutta la biblioteca aiutata da Xena. La principessa
guerriera si era soffermata su alcune pergamene avvolte da un nastro
rosso “Ehm…Quelle non servono -Afrodite era visibilmente
a disagio – o meglio, non ti serviranno per ora. In seguito poi…”
“Poi?” domandò Xena inarcando le sopraciglia “Ecco…hai
presente quelle decorazioni nella sala principale?” Xena annuì
“Bene. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro” disse
Afrodite che, nel frattempo aveva trovato ciò che cercava. Lesse
velocemente la pergamena e, alla fine alzò il pugno destro al
cielo in segno di vittoria “Sì! Ti ho trovato!” esclamò.
Xena la guardò senza capire “Mia cara, credo di aver trovato
la soluzione. Vieni con me” comandò Afrodite. Tornarono
nella sala principale dove Gabrielle dormiva. Xena la osservò:
era avvinghiata attorno ad un cuscino, come per non lasciarlo scappare
via. La principessa guerriera corse fuori dal tempio piangendo. Afrodite
le fu subito vicino “Xena, hai capito finalmente cosa significhi
soffrire per la mancanza di qualcuno vero?” “Perché
devo sempre far soffrire coloro cui voglio più bene della mia
stessa vita Afrodite, perché?” disse singhiozzando. Afrodite
non poté fare altro che sedersi vicino a lei carezzandole i capelli
“Xena, quando facciamo delle scelte nella vita, dobbiamo anche
essere ben consci di ciò che queste scelte possono comportare.
Tu, seguendo un senso dell’onore e del dovere senza eguali, hai
scelto di sacrificarti per quelle quarantamila anime agendo impulsivamente,
senza pensare a quali avrebbero potuto essere le conseguenze e ciò
che hai visto pochi istanti fa, è una conseguenza. Lei è
calma, o almeno così sembra ma, ha il cuore ridotto in pezzi.
Io posso comprendere i suoi sentimenti, posso vedere i suoi sogni. E’
meglio che non ti dica cosa ha provato in questo periodo anche se, credo
tu lo possa immaginare” Xena si asciugò le lacrime poi,
con un gesto che lasciò la dea dell’amore di stucco, s’inginocchiò
ai suoi piedi e unì le mani in segno di preghiera “Afrodite,
io non ho mai avuto un buon rapporto con voi ma, ciò che pochi
istanti fa ho visto, è stato per me più di quanto abbia
mai potuto sopportare. Ti prego Afrodite, ti scongiuro, aiutami a farla
tornare felice, non posso sopportare di vederla così” disse
Xena incurante delle lacrime che le scendevano sulle guance “Io
vi aiuterò Xena ma, ad una condizione” “Afrodite,
accetterò qualsiasi condizione tu mi ponga” “Sia
la sincerità l’unica condizione che pongo”.
Xena
si avvicinò a Gabrielle che stava sonnecchiando e le sfiorò
la fronte con il dorso della mano “Svegliati dormigliona”
“Mmmmmmm………Xena! – Gabrielle sgranò
gli occhi – cosa è successo?” “Shhhhhhhhhh.
Va tutto bene Gabrielle, va tutto bene. Afrodite deve dirci qualcosa”
la dea dell’amore guardò Xena e Gabrielle…Sono passate
attraverso la morte, le sofferenze, la violenza e ogni genere possibile
di tormenti eppure, l’amore che c’è tra loro non
è mai finito anzi, ogni volta è aumentato d’intensità.
Non posso permettere che soffrano così pensò “Carissime,
sono finalmente riuscita a trovare la chiave di volta”srotolò
la pergamena “Op…ho sbagliato – un’espressione
sul viso piena d’imbarazzo – scusatemi” Xena roteò
gli occhi. Gabrielle guardò dubbiosa la sua amica “Quando
eravamo nella biblioteca di Afrodite, ho trovato delle pergamene legate
con un nastro rosso. Afrodite mi spiegò che non mi sarebbero
servite adesso ma che in futuro forse mi sarebbero tornate utili. Le
chiesi delucidazioni e lei mi rimandò a quelle decorazioni nella
sala principale” Gabrielle realizzò subito cosa Xena volesse
dire “Sai, stavo pensando che tu, quando affermai che erano complesse,
mi assicurasti che si riusciva a fare ciò che quei disegni illustravano.
Pensavo che, dopo che questa storia sarà finita, potresti darmene
una dimostrazione” il tono di voce di Gabrielle non lasciava adito
ad equivoci “Se vuoi, posso anche farlo adesso” disse Xena
con lo stesso tono di voce. Afrodite aveva nel frattempo trovato la
pergamena giusta ed aveva assistito alla conversazione tra Xena e Gabrielle
rimanendo senza parole “Scusate se volete, dopo, posso preparare
la mia vasca e aggiungere della camperidina che è estratta dal
sambuco: vi assicuro che è un portento per sviluppare l’appetito
sess…ehm la vita di coppia” Gabrielle arrossì notevolmente.
Afrodite vide che anche Xena era in evidente imbarazzo e rise “Basta,
– disse asciugandosi le lacrime che si erano formate per il troppo
ridere- parliamo di cose serie. Ho trovato nella mia biblioteca questa
pergamena: l’ ho letta con attenzione e, facendo mente locale
a quanto Gabrielle mi ha detto ho capito cosa è successo. Quando
tu Xena sei andata in Giappone, hai conosciuto Akemi. Lei ha capito
che nel tuo cuore c’era si spazio per l’amore e, ha provato
per te qualcosa. Io credo che tu abbia capito cosa sentisse lei nei
tuoi confronti ma, non la ricambiavi. Akemi non ha mai accettato questo
e, sicuramente deve aver pensato che, se lei non poteva averti, allora
nessuno ti avrebbe mai avuto. Akemi doveva anche subire le angherie
di suo padre, Yodoshi e, voleva vendicarsi di ciò che stava passando.
Ha perciò chiesto il tuo aiuto. Tu gli hai insegnato tutti i
modi possibili ed immaginabili per uccidere una persona. Lei li ha messi
in pratica. Dobbiamo però a questo punto fare una precisazione:
secondo le leggi e tradizioni del Giappone, chiunque uccida una persona
in una maniera disonorevole, sarà per l’eternità
maledetto. Akemi ha fatto questo: ha ucciso suo padre in una maniera
disonorevole ossia non l’ ha affrontato in combattimento ma, lo
ha ucciso a tradimento. Io, posso comprendere che Akemi fosse costretta
ad ogni genere d’umiliazioni dal padre e, comprendo la sua ira
che è poi sfociata in quel gesto ma, se davvero voleva far pagare
a suo padre tutto ciò che aveva dovuto da lui subire, avrebbe
dovuto affrontarlo in un duello leale e ucciderlo. Non lo ha fatto.
Quando poi, è morta, ti ha chiesto, come ultimo desiderio di
essere cremata e di riporre le sue ceneri nella tomba di famiglia, vero?”
Xena annuì “Dovete sapere che, chiunque si sia reso colpevole
di un gesto come quello di Akemi, non ha il diritto a riposare nella
tomba di famiglia assieme ai propri cari e, questo, Akemi lo sapeva
bene così come era anche a conoscenza del fatto che gli abitanti
di Higuchi, non le perdonarono mai il fatto di aver ucciso Yodoshi a
tradimento facendolo poi diventare il mangiatore d’anime che tu
hai sconfitto nel mondo degli spiriti. Gli abitanti di Higuchi cercarono
quindi in tutti i modi di impedirti di portare l’urna con le ceneri
di Akemi alla tomba di famiglia. Tu, Xena, eri più che mai decisa
ad onorare la tua promessa ed essendo altresì ubriaca, hai perso
la pazienza assai rapidamente e in preda all’ira hai ridotto la
città di Higuchi ad un mucchio di macerie fumanti. Sei poi tornata
in Giappone a seguito della richiesta di Akemi. Hai accettato di sacrificarti
per liberare quelle quarantamila anime e soprattutto per fare ammenda
di quella che credevi fosse una tua colpa. Hai affrontato quei samurai
in combattimento e sei stata uccisa in una maniera orribile. Nel mondo
degli spiriti hai affrontato il malvagio Yodoshi e lo hai sconfitto
liberando così quelle quarantamila anime dalla dannazione. Akemi,
ha però evitato di dirti, quando ti ha parlato di Yodoshi che
sarebbe stato necessario che chi si era reso colpevole dell’orribile
fine degli abitanti di Higuchi, sarebbe dovuto rimanere per l’eternità
nel regno degli spiriti a scontare la sua colpa. Akemi aveva paura che
tu avresti rifiutato di sacrificarti ma, quando le hai assicurato che
avresti fatto di tutto per liberare quelle anime si è tranquillizzata
ma, non del tutto. Le serviva un capro espiatorio che andasse al suo
posto per l’eternità a scontare quella colpa. Ti ha quindi
ricordato ciò che avevi fatto tanto tempo prima e tu, hai accettato
di soffrire per la libertà di quelle anime e questo, spiega perché
hai impedito a Gabrielle di riportarti in vita alla fonte del monte
Fujii. Sapevi che, qualora fosti tornata a vivere le anime non avrebbero
avuto pace e, decidesti di restare a soffrire”
Un
silenzio tombale regnò nel tempio al termine della spiegazione
di Afrodite. Xena si alzò di scatto in piedi e corse fuori dal
tempio piangendo. Gabrielle la raggiunse subito “Xena, non piangere.
Ciò che hai fatto non è colpa tua. Afrodite ci ha spiegato
che tu sei innocente, che non hai niente da rimproverarti. Hai agito
così perché sei stata ingannata. Hai fatto ciò
che hai fatto perché non eri in te” “Gabrielle no,
io ho una colpa” Xena si voltò verso la sua amica, gli
occhi pieni di lacrime “La mia colpa è di averti fatto
soffrire e di farti soffrire ancora. Io non merito tutto ciò
che stai facendo per me. Io non merito ciò che provi nei miei
confronti. Come puoi volermi ancora bene dopo tutto questo?” Gabrielle
fissò negli occhi la sua amica: era arrivato il momento della
verità “Xena, io avrei voluto parlarti di queste cose tanto
tempo fa ma, non ne ho mai trovato il coraggio. Quando ti vidi per la
prima volta a Potidea, sentii qualcosa di strano, che non riuscivo a
spiegarmi. La sola cosa che però mi era chiara era che volevo
seguirti. Sentivo che noi due eravamo destinate, come dire, a rimanere
insieme. Fu una fortuna perché ad Anfipoli volevano lapidarti,
ti ricordi?” “Sì – lo sguardo di Xena s’illuminò
– ricordo che non volli difendermi e poi, arrivasti tu a salvarmi
– Xena accarezzò la guancia della sua amica con il palmo
della mano – grazie agli dei”Gabrielle sorrise “Con
il passare del tempo, tra noi nacque una profonda amicizia che ci ha
consentito di superare momenti difficili. Io, mi sono però accorta,
durante i nostri viaggi, che l’amicizia che provavo nei tuoi confronti
era cambiata. Era diventata qualcosa di più” “Gabrielle,
tu…” “Lasciami finire – Gabrielle alzò
una mano – Xena. Rimasi stupita: non era possibile che io provassi
un sentimento che andava ben oltre l’amicizia, nei confronti di
una donna. Ritenevo fosse qualcosa di osceno, qualcosa di impuro. Poi,
ci riflettei sopra e mi convinsi che un sentimento come il mio non era
assolutamente osceno, anzi. Decisi però di non dirti niente.
Avevo paura, Xena. Avevo una paura spaventosa di perderti. Temevo che
tu, se ti avessi detto ciò che provavo nei tuoi confronti, non
mi avresti più voluto al tuo fianco” Xena guardò
la sua amica. Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito:
era troppo bello per essere vero “Gabrielle, tu mi ami”
disse Xena con un filo di voce “Sì Xena. Ti ho amato dal
primo momento che ti ho visto. Adesso ho capito cosa era quella strana
sensazione che avvertii a Potidea per la prima volta. Se però
ti avessi detto cosa provavo per te, chissà. Forse tu…”
“Gabrielle, smettiamola di pensare al passato e guardiamo invece
al futuro”
Rientrarono
nel tempio dove Afrodite le attendeva, un sorriso sul suo volto “Le
vostre espressioni non lasciano adito a dubbi. Avete chiarito finalmente
cosa c’era tra voi?” “Sì Afrodite – rispose
Xena – e ti assicuro che è stato come togliermi un peso
dal cuore” “Anche per me. Ora posso finalmente dire di aver
trovato l’altra metà della mia anima, la mia compagna per
la vita” aggiunse Gabrielle “Vogliate scusare la mia intrusione
ma – Ares apparve in un lampo di luce – credo che qualcuno
abbia bisogno di una mano” il dio della guerra chiuse una mano
a pugno e la riaprì: dal nulla due sais si materializzarono “Sono
due sais particolari – spiegò Ares – nel senso che
possono essere usati sia nel mondo dei vivi che nel regno degli spiriti.
Credo che ti potranno servire Gabrielle”Ares diede le due armi
alla giovane amazzone, per poi sparire così com’era apparso:
in un lampo di luce “Sapete – disse Afrodite sottovoce rivolta
a Xena e Gabrielle – credo abbia capito che voi due siete fatte
l’una per l’altra e abbia quindi voluto darvi una mano ma,
è troppo orgoglioso per ammetterlo” “Afrodite, non
sei la sola ad avere un udito eccezionale” echeggiò la
voce di Ares.
Afrodite
fece mettere Xena e Gabrielle al centro della sala. “Siete pronte?
Quando sarete in Giappone dovrete far conto solo sulle vostre forze
e sui sais che mio fratello ti ha donato, Gabrielle” Xena e Gabrielle
annuirono. La dea dell’amore alzò le braccia al cielo e
pronunciò delle parole in una lingua che Xena e Gabrielle non
compresero. Tutto attorno a loro fu un’immensa luce.
Afrodite
le trasportò all’ingresso del monastero da cui, qualche
luna fa, Gabrielle era partita con in mano l’urna contenente le
ceneri di Xena. Gabrielle scacciò subito dalla mente quei pensieri
tristi e si diresse verso Kenjii che la attendeva sulla soglia “Avevo
un presentimento. Sapevo che alla fine saresti tornata, Gabrielle. Sei
qui per tentare di riportare la tua amica nel regno dei viventi?”
“Sì Kenjii. Tenterò ogni cosa per far sì
che lei torni al mio fianco in carne ed ossa” rispose Gabrielle
“Sia così. Devo però avvertirti che non sarà
un’impresa facile” “Kenjii, se non fossi stata convinta
di ciò che facevo, non avrei intrapreso questo viaggio, non credi?”
il monaco annuì e le fece segno di seguirlo. Gabrielle si chiese
se Kenjii avesse o no avvertito la presenza di Xena ma il monaco, immaginando
il suo dubbio le rispose “Xena è con noi, avverto la tua
presenza. E’ fortunata ad averti trovato” Gabrielle annuì
“E’ stato il destino Kenjii. Siamo state entrambe fortunate”.
Gabrielle
fu condotta in una stanza, dove Kenjii le diede alcuni abiti più
comodi e consoni al luogo “Serviranno per il rituale di domani
e ti permetteranno di riposare meglio questa notte” le disse il
monaco. Gabrielle iniziò a cambiarsi d’abito fermandosi
dopo pochi istanti improvvisamente “Vorrei avere un po’
di riservatezza, principessa guardona” disse ridendo “Ehi,
ti ho già visto nuda parecchie volte”ribatté Xena
“Lo so Xena ma, ora, con quello che c’è tra noi è
diverso. Perdonami ma, mi sento in imbarazzo”
Gabrielle
dormì tutta la notte. Si risvegliò il mattino seguente.
Xena era al suo fianco, un meraviglioso sorriso sul suo volto “Ti
voglio bene, Gabrielle. Sei la cosa più bella che sia capitata
nella mia vita” la giovane amazzone rimase in silenzio: una parte
di ciò che Xena le aveva detto le ricordò le Idi di Marzo
e la loro crocifissione “Perdonami Gabrielle. Avrei dovuto pensare
a ciò che dicevo” Xena aveva letto nei suoi pensieri “No
Xena, non è niente. Quel fatto è oramai acqua passata”
Gabrielle indossò il kimono e, assieme alla sua compagna si diresse
verso il locale che Kenjii le aveva fatto vedere la sera prima. Il giovane
monaco la attendeva assieme ad un altro religioso più anziano.
Kenjii spiegò cosa sarebbe stato fatto “Dovrai avventurarti
nel regno degli spiriti e, una volta trovata la persona che ritieni
colpevole, dovrai farle capire che è sua la responsabilità
di ciò che è successo ma, devo avvertirti che la tua amica,
il cui spirito riesco a percepire chiaramente, non potrà esserti
d’alcun aiuto oppure interferire. Gabrielle, vuoi ancora affrontare
questo rito?” la giovane si voltò e, alla sua destra vide
Xena che le sorrideva “Sì – rispose – Xena
avrebbe fatto lo stesso per me” Kenjii annuì “Molto
bene. Ora, dovrai bere questo liquido: ti rilasserà e ti aiuterà
ad affrontare il tuo viaggio nel regno degli spiriti” Gabrielle
prese il recipiente datale dal monaco più anziano e ne bevve
il contenuto. Si sentì immediatamente più tranquilla e
leggera. S’inginocchiò ed unì le mani in segno di
preghiera. Kenjii e l’altro monaco si diressero verso l’altare
ed unirono le loro mani pronunciando delle parole che facevano parte
di un rituale antico che si tramandava dalla notte dei tempi, le cui
origini, risalivano addirittura alla leggendaria Amaterasu, la dea del
sole.
Gabrielle si trovò in una boscaglia avvolta nella nebbia. Riconobbe
subito il posto. Era nel luogo dove aveva ritrovato il corpo di Xena
orribilmente martoriato. Alcune lacrime le scesero dagli occhi al pensiero
di quei momenti. Subito le scacciò. Avvertì la presenza
di Xena al suo fianco “Stavi ripensando a quei momenti?”
“Sì – Gabrielle si asciugò le lacrime –
anche se adesso so che ho la possibilità di riaverti al mio fianco,
quei ricordi mi fanno ancora paura, Xena” la principessa guerriera
strinse a se la sua amica “Gabrielle, io comprendo che questi
ricordi ti facciano soffrire ma, devi avere il coraggio di buttarli
dietro di te se no, non riuscirai mai ad andare avanti” “Ti
voglio bene, Xena” Gabrielle carezzò il viso della sua
amica “Ci vedremo sul monte Fujii” le disse la principessa
guerriera.
Alcune urla, di donna, attrassero la sua attenzione. Gabrielle si celò
dietro un cespuglio e cercò di capire che stava succedendo. Vide
alcuni uomini che tenevano una donna a terra. Capì rapidamente
cosa quella poveretta stesse per subire. Silenziosamente tolse la Katana
dal suo fodero. Si fermò quando riconobbe la donna: si trattava
di Velasca, colei che aveva cercato, spinta dall’invidia di ostacolare
l’ascesa di Gabrielle al trono.
Uno dei briganti le sollevò il viso “Ora vedrai di cosa
è capace un vero uomo” Velasca lo guardò con disprezzo
sputandogli in faccia. L’uomo, infuriato le diede un calcio al
ventre. L’amazzone urlò per il dolore mentre un altro dei
briganti iniziò a slacciarsi i pantaloni. Velasca capì
subito cosa stava per accaderle: uno stupro al quale sarebbe senz’altro
seguita un’atroce morte. Ripensò, le lacrime agli occhi,
alla sorella Cyane, uccisa da Xena tanto tempo fa alla quale si sarebbe
ricongiunta. Chiuse gli occhi aspettando la fine.
Un rumore simile a quello di un lenzuolo strappato lacerò l’aria:
un cerchio rotante passò in mezzo ai briganti. Si divise in due
metà che andarono a colpire uno dei banditi staccandogli la testa
e facendola rotolare per terra. Gli altri uomini rimasero paralizzati,
davanti a ciò che era accaduto “Vi conviene lasciare andare
quella donna se non volete fare anche voi la fine del vostro amico”
i briganti si guardarono intorno, cercando di capire da dove provenisse
quella voce. Il cerchio rotante sibilò ancora nell’aria:
questa volta il malvivente colpito fu sgozzato e morì in una
pozza di sangue.
Gabrielle uscì dal cespuglio in cui si era celata, la Katana
nella mano destra. Avanzò verso i rimanenti tre uomini, uno sguardo
indecifrabile nei suoi occhi “Avete visto cosa sia successo ai
vostri compagni. Ora, avete una scelta: potete fare la loro stessa fine
oppure, potete lasciar andare questa donna e sparire”.
I tre uomini rimasti si guardarono l’un l’altro “Se
la vuoi – con un dito uno dei tre, che presumibilmente doveva
essere il capo si riferì a Velasca – dovrai prima passare
sui nostri cadaveri” “Non costringetemi a farlo. Cercate
di essere ragionevoli. Lasciatela andare e non vi accadrà niente”
disse Gabrielle, cercando di evitare lo scontro. I tre briganti furono
inamovibili “Va bene – sospirò Gabrielle vedendo
i tre uomini estrarre le spade dai foderi – lo avete voluto voi”
Velasca guardò Gabrielle mentre affrontava i tre uomini che,
assieme ad altri due che giacevano senza vita sul terreno, avevano cercato
di violentarla. Gabrielle studiò i tre malviventi che aveva davanti
a sé come una pantera osserva le sue prede prima di attaccarle.
Fu uno dei tre uomini a portare il primo attacco. Gabrielle lo schivò
abilmente bloccandolo con la Katana. Si voltò rapidamente e,
con un calcio al ventre mandò a terra un altro membro del trio
che aveva cercato di attaccarla alle spalle. La situazione sembrava
giunta ad un punto di stallo: nessuna delle due parti pareva essere
in grado di prendere il sopravvento sull’altra o, almeno così
sembrava. Velasca ripensò agli avvenimenti di tanto tempo prima:
erano passate almeno venticinque o trenta primavere com’ è
possibile che il tempo non abbia lasciato su di lei la benché
minima traccia? Com’ è possibile che stia lottando contro
quei tre assassini per salvare me, che ho cercato di ostacolarla in
tutti i modi possibili? I suoi pensieri furono interrotti da un sibilo:
Gabrielle con un colpo della sua Katana aveva decapitato uno dei tre
malviventi. Rapidamente s’inginocchiò e colpì allo
stomaco il secondo. L’uomo si portò le mani all’addome
cercando di fermare il sangue che copiosamente usciva dalla ferita invano.
Cadde a terra con la faccia contro il suolo, una pozza di sangue che
si formava sotto di lui. L’ultimo superstite cercò di prenderla
alle spalle ma Gabrielle, prevedendo in anticipo la sua mossa, girò
la Katana in modo che, la lama fosse puntata contro di lui. L’impeto
che l’uomo mise in quell’assalto fu per lui fatale: la lama
della Katana lo colpì all’altezza del cuore uccidendolo
all’istante.
Gabrielle corse subito verso Velasca che giaceva, ancora in preda al
terrore, al suolo. La giovane amazzone guardò in viso colei che
tanto tempo fa aveva rappresentato un pericolo per la sua vita e per
quella di Xena. S’inginocchiò al suo fianco “Va tutto
bene Velasca, non preoccuparti. Non ti daranno più fastidio”
le disse con un tono di voce rassicurante. Velasca evitò di incrociare
lo sguardo di Gabrielle “Maestà, io non merito…”
“Sssst – Gabrielle la zittì – quella persona
ora non esiste più. Tu eri divorata dalla rabbia e dalla brama
di vendetta per ciò che pensavi ti fosse stato ingiustamente
tolto. Io ho perdonato e dimenticato ciò che è successo.
Fallo anche tu” Velasca non riuscì a trovare le parole:
la sua risposta furono le lacrime che scesero sulle guance. Gabrielle
le passò un braccio dietro la schiena, sollevandola delicatamente
e carezzandole i capelli “Velasca, è tutto finito. Non
c’è motivo alcuno di piangere” Maestà, io…”
“Il mio nome è Gabrielle” “Gabrielle, come
puoi perdonarmi…” “E’ stata molto dura, devo
essere onesta. Quando sentii le tue grida d’aiuto e ti vidi, il
mio primo pensiero, fu di lasciarti in balia di quella gente. Avrei
potuto far finta di non sentirti e passare oltre ma, qualcosa me lo
impedì” “Che cosa è stato?” le domandò
Velasca “E’ difficile da spiegare ma, ci proverò
lo stesso” Gabrielle si sedette vicino a Velasca prima di riprendere
il discorso “Durante i miei viaggi con Xena, ho affrontato molte
prove difficili. Quando andammo in Britannia fui violentata da un demone.
Il suo nome è Dahak. Egli piantò in me il suo seme e,
dopo qualche giorno, in seguito ad una gravidanza molto rapida, diedi
alla luce una bambina che chiamai Speranza…”
Velasca rimase in silenzio al termine del racconto. Non riusciva a capire
come, questa ragazza che aveva di fronte, avesse avuto la forza per
superare tutto ciò che il destino le aveva riservato “Velasca,
sei rimasta in silenzio per tutto il tempo” “Gabrielle,
tu sei veramente degna di indossare la maschera di regina delle Amazzoni.
Tu hai qualcosa che io non ho mai avuto e che forse non avrò
mai, purtroppo. Tu hai una forza che viene dal tuo cuore. E’ questo
che fa di te una sovrana. Tu hai quella forza, io no”disse Velasca,
gli occhi verso il suolo “Velasca, tu hai fatto il primo passo
verso l’acquisizione di quella forza. Tu hai riconosciuto ciò
che ti mancava e questo ha fatto sì che quella forza entrasse
in te. Con il tempo, ne saprai fare buon uso” Velasca rialzò
lo sguardo e sorrise, la prima volta dopo tante primavere “Gabrielle,
potrai mai perdonarmi per ciò che ho cercato di fare?”
“Velasca, - rispose Gabrielle – non c’è bisogno
di chiedermelo. Io ti ho già perdonato” l’amazzone
ribelle abbracciò Gabrielle piangendo “Velasca, smettila
di piangere. E’ tutto finito”
Camminarono a fianco a fianco fino a quando calò la notte. Fu
Gabrielle ad occuparsi della caccia mentre Velasca preparò il
fuoco. Gabrielle tornò dopo pochi istanti con due conigli che
furono scuoiati e cotti su qualcosa che assomigliava vagamente a due
spiedi.
Mangiarono in silenzio, ognuna assorta nei propri pensieri. Improvvisamente
Velasca si alzò “Che succede?” “Non lo so Gabrielle.
Ho avvertito una presenza strana vicino a noi” le due guerriere
presero le armi, pronte ad affrontare il potenziale nemico.
Cyane vide sua sorella accanto ad un’altra donna, le armi pronte
per combattere “Velasca” disse incredula. Velasca rimase
senza parole, le lacrime che scendevano copiosamente sul suo volto.
Gabrielle non riusciva a capire quale fosse il legame tra le due donne
che, abbracciate, piangevano “Mi sei mancata, sorella mia. Non
sai quanto mi sei mancata” Cyane non riusciva a trattenere le
lacrime “Cyane, non piangere ti prego. Ora ci siamo ritrovate”
Velasca le asciugò le lacrime con un dito. La regina amazzone
sorrise e si voltò verso Gabrielle “Tu devi essere colei
che viaggia con Xena” Gabrielle abbassò lo sguardo. Cyane,
guardò perplessa Velasca “Che cosa ho detto?” “Xena
è morta, sorella mia. E’ morta in Giappone. E’ una
lunga storia” “Mi dispiace. Non volevo farti soffrire. Lei
ti manca molto vero?” “Sì – Gabrielle ricacciò
indietro le lacrime – e durante i primi giorni pensavo di vivere
in un incubo. Credevo che, alla fine, mi sarei svegliata e Xena sarebbe
stata al mio fianco” Cyane capì subito dal tono di voce
che tra Xena e Gabrielle c’era qualcosa che andava ben oltre la
semplice amicizia “Ascolta Gabrielle, so che per te è duro
ma, vorresti dirmi cosa è successo?” Gabrielle sospirò
“D’accordo. Fummo chiamate in Giappone…”
“Deve essere stato terribile” fu il commento finale di Cyane
quando Gabrielle finì il racconto “Sì ma, ora ho
una speranza. – il volto di Gabrielle s’illuminò
– Al tempio di Afrodite io e Xena abbiamo scoperto la verità.
Adesso so che la mia amica è innocente. Adesso so che lei può
tornare al mio fianco” “Ho visto dalla terra dei morti il
suo lungo viaggio verso la redenzione. Io non so se avrei avuto la forza
di fare ciò che lei ha fatto. Io non so se sarei stata in grado
di sacrificare i miei sentimenti verso un’altra persona per qualcosa
di più grande” disse Cyane.
Si svegliarono tutte e tre il giorno seguente sotto un sole splendente.
S’incamminarono verso la casa da te “Cosa dovrai fare Gabrielle?”
domandò Velasca “Dovrò convincere Akemi ad assumersi
le sue responsabilità. Dovrò farle capire che ciò
che ha fatto è sbagliato” “Non sarà facile”
furono le parole di Cyane “Lo so ma, pur di riavere Xena al mio
fianco sarei disposta a tentare di tutto. Sono certa che anche lei avrebbe
fatto lo stesso” “Perché decidesti di seguirla?”
le domandò Velasca “E’ difficile da spiegare. –
Gabrielle sorrise – Quando la vidi per la prima volta, al mio
villaggio, avvertii una sensazione strana. Non riuscii a darmi una spiegazione
di ciò che provavo. Capii solo che dovevo seguirla, che io e
lei eravamo destinate ad essere unite per sempre” Velasca e Cyane
si guardarono e scoppiarono a ridere “Amore a prima vista”
dissero in unisono “Sì. Ed è questo mio sentimento
che mi da la forza di tentare quest’impresa” replicò
Gabrielle.
Continuarono il loro cammino fino a quando udirono dei rumori in lontananza.
Con un gesto silenzioso estrassero le loro armi pronte a combattere.
Cyane si arrampicò con estrema agilità su un albero per
vedere meglio in lontananza. Notò un gruppo di uomini indossanti
strane armature pronti a dare battaglia. Balzò giù dall’albero
“Vengono verso di noi e credo ci stiano cercando” disse.
Gabrielle riconobbe subito quel rumore “Sono samurai. Sono guerrieri
molto bene addestrati” “Gabrielle, sono gli stessi che uccisero
Xena?” le domandò Velasca. Gabrielle annuì con un
cenno del capo. Le tre donne estrassero le loro armi preparandosi alla
lotta. Il rumore dei tamburi si faceva sempre più assordante:
era fatto con il preciso scopo di creare confusione e panico tra i nemici.
Isoroku rimase stupito nel vedere tre donne fronteggiare lui ed i suoi
uomini. Si preparò al combattimento. Subito riconobbe colei che
lo aveva picchiato quasi fino alla morte, quando aveva ucciso e decapitato
quella donna greca dai lunghi capelli neri “Ci ritroviamo dopo
tanto tempo, Gabrielle” disse “Sì. E questa volta
non ci sarà pietà” rispose la giovane donna. Isoroku
ne ebbe conferma dallo sguardo che Gabrielle gli lanciò. Un urlo
e lo scontro cominciò. I samurai non erano molti, erano poco
più di quindici uomini ma, il loro addestramento e la forza compensavano
l'esiguo numero. Velasca e Cyane rimasero spiazzate per un istante dalla
velocità con cui i samurai portavano i loro colpi ma, rapidamente
si adattarono alla situazione. I samurai furono rapidamente sopraffatti
e, le due sorelle amazzoni corsero verso Gabrielle. La regina amazzone
stava fronteggiando Isoroku. Il samurai era molto abile ma, la velocità
e la forza dei colpi che Gabrielle portava lo misero rapidamente in
difficoltà “Dimmi perché lo hai fatto. Lei era ridotta
allo stremo. Perché l’avete uccisa in quella maniera orribile?”
urlò Gabrielle “Lo abbiamo fatto per dare una lezione a
chiunque osasse sfidare il nostro signore. Se tu l’avessi vista
quando le ho staccato la testa. – gli occhi del samurai erano
iniettati di sangue – Il suo sguardo implorava pietà ma
io non mi sono lasciato commuovere. Un mio compagno le ha afferrato
i capelli e io, con un colpo della mia spada l’ ho decapitata
poi, abbiamo preso il suo corpo e lo abbiamo appeso come un animale
da macello mentre io giocavo con la sua testa facendola roteare nell’aria
afferrandola per i capelli” Gabrielle rimase di sasso. Le immagini
della scena che Isoroku le aveva appena descritto cominciarono a formarsi
nella sua mente. Un lampo la distolse dai suoi pensieri “Io posso
capire che in un combattimento, sia vigente la regola morte tua, vita
mia ma, ciò che hai ora raccontato, trascende ogni ragionevole
spiegazione. Tu hai ucciso un avversario che, stando a quanto ho capito,
non era più in condizione di nuocere. Hai rifiutato di avere
pietà e, dopo averla decapitata hai, assieme ai tuoi compagni,
infierito sul suo corpo ed usato come un macabro balocco la sua testa.
Cosa pensi possa meritare un individuo come te? Una morte onorevole
sul campo di battaglia? Oh no, mio caro. Tu meriti una fine lenta e
crudele, come colei che hai barbaramente ucciso” Ares si voltò
verso Gabrielle “Lascia che sia io ad occuparmi di quest’insignificante
insetto. Tu e le tue amiche – con un gesto indicò Cyane
e Velasca – avete qualcosa di molto più importante da fare”
“Ares…” “Non ringraziarmi amazzone, non è
ancora finita” Gabrielle fece un cenno di assenso con il capo
e, assieme a Cyane e Velasca si diresse verso la casa da te.
Isoroku capì, per la prima volta, cosa significasse la parola
terrore: nella sua vita aveva sentito più volte parlare del dio
Ares e della sua ira ma, aveva sempre pensato che ciò fosse un’esagerazione.
Si sbagliava “Dimmi, schifoso essere, cosa si prova ad avere di
fronte il dio della guerra?” il samurai rimase in silenzio, come
paralizzato dalla voce di Ares. Il dio della guerra era calmo ma, quella
calma, nascondeva un’ira per quanto aveva sentito, che era semplicemente
spaventosa “Tu hai condannato una persona alla sofferenza e per
questo…” “Aspetta. E’ stata lei ad attaccarci.
Noi dovevamo difenderci. Lei era la reincarnazione del male” Isoroku
tentò di trovare una giustificazione a quanto aveva fatto “Oh
per piacere – Ares scoppiò a ridere – cerca di risparmiarmi
le tue insulse giustificazioni. Voi eravate in ventimila e avevate paura
ad affrontare una donna? Non prendermi in giro, Isoroku perché
con me questo scherzetto non funziona. Voi l’avete ferita, l’avete
ridotta a mal partito e poi, quando lei con il suo sguardo ha implorato
pietà, l’avete decapitata e avete infierito sul suo corpo.
Tu osi chiamare questo un onorevole combattimento? No, mio caro. Questo
non è un onorevole combattimento. Questa è violenza gratuita,
fine solo a se stessa” Ares aprì il palmo della mano destra
“Ora tu capirai cosa significhi soffrire” Isoroku rimase
paralizzato. Fu sollevato in aria e avvolto da una fiamma splendente.
Ares lo guardò mentre si dimenava urlando per il dolore “Sai
– disse con uno sguardo misinterpretabile – la fiamma che
ti avvolge, non smetterà mai di bruciare. Tu hai fatto soffrire
colei che era la mia prescelta e ora, pagherai per l’eternità
per questo” il dio della guerra si voltò verso il sentiero
che conduceva verso la casa da te “Sta attenta, Gabrielle”
disse. Con uno schiocco di dita sparì in una nuvola di fumo lasciando
Isoroku tra le fiamme eterne, ad urlare per il dolore.
Gabrielle, Cyane e Velasca ripresero il loro cammino verso la casa da
te “Gabrielle, perché Ares è intervenuto?”
“Sapete, Xena era la sua prescelta. Lui non si è mai rassegnato
alla sua perdita e ha cercato in tutti i modi possibili di averla nuovamente
con se. Quando poi Xena ha conosciuto me, è andato su tutte le
furie e ha tentato in ogni modo possibile ed immaginabile di sperarci
ma alla fine, credo abbia compreso che il sentimento che univa me e
Xena era più forte che qualunque inganno e, si è rassegnato”
Arrivarono nei pressi della casa da te. Gabrielle, assieme alle sue
amiche, poté chiaramente avvertire la presenza di forze ostili
attorno a loro. Cyane estrasse la sua spada dal fodero guardandosi attorno
con attenzione, imitata da Gabrielle e Velasca. C’era un silenzio
strano “E’ la quiete che precede lo scatenarsi di una tempesta”
fu il commento di Gabrielle.
Furono colte di sorpresa. Un’invisibile sfera d’energia
le scaraventò contro un albero. Gabrielle vide Cyane e Velasca
a terra, prive di sensi “Speri che io occupi il posto della tua
compagna vero? Puoi scordartelo” Gabrielle riconobbe immediatamente
quella voce “Mostrati, se ne hai il coraggio” una luce si
materializzò dal nulla, assumendo la forma di Akemi. Gabrielle
rimase in silenzio: avrebbe voluto usare i sais che Ares le aveva donato
al tempio di Afrodite e straziare il corpo di Akemi come i samurai avevano
fatto con quello della sua compagna ma si trattenne. Decise di tentare
un altro approccio “Akemi, io voglio sapere perché. Perché
hai mentito? Perché hai detto a Xena che era necessario che lei
rimanesse nel regno degli spiriti? Perché?” la voce di
Gabrielle era perfettamente calma. Akemi iniziò a camminare avanti
e indietro “Perché sentivo che il mio destino era al suo
fianco e quando capii che nel suo cuore non c’era posto per me,
allora decisi che se io non potevo avere il suo amore, nessuno avrebbe
dovuto averlo” la voce di Akemi era piena di rabbia e risentimento
“Nessuno mi farà cambiare idea. Se Xena non potrà
essere la mia compagna, allora non sarà la compagna di nessuno”
Akemi alzò le braccia al cielo “Entità malefiche
delle tenebre, entrate in me. Voglio i vostri poteri ora” esclamò.
Il cielo si fece scuro come la pece.
Xena avvertì chiaramente, sul monte Fujii, che qualcosa di terribile
stava per accadere “Gabrielle!!” urlò in preda alla
disperazione. Kenjii le fu subito vicino “La tua amica supererà
anche questa terribile prova, vedrai” le disse per confortarla.
Un lampo seguito da un tuono ruppe la calma che regnava sulla montagna
“Che cosa è stato?” domandò il monaco “Era
un lampo, veniva da occidente” rispose Xena.
Akemi si era ora rivelata nella sua vera forma: un mostruoso demone
dalla cui fronte sporgevano due corna deformi. Gli occhi erano iniettati
di sangue, le fauci spalancate vomitavano fuoco e fiamme. La giovane
regina amazzone, come Cyane e Velasca che si erano riprese, era rimasta
paralizzata. Non si aspettava uno sviluppo del genere. Il demone avanzò
verso di lei, un macabro sorriso sul suo volto “Dopo che avrò
mangiato anche le vostre anime, andrò sul monte Fujii per impossessarmi
della fonte della forza e dell’anima della tua compagna”
furono le sue parole. Gabrielle estrasse i sais e si lanciò contro
la mostruosa creatura “Non avrai né la mia anima, né
quella della mia compagna” urlò. Il demone agitò
una mano e Gabrielle fu scaraventata al suolo. Si rialzò e si
gettò ancora contro di lui. Il demone la afferrò con una
mano per i capelli. Dalle dita dell’altra mano sputarono degli
artigli. Gabrielle capì subito cosa stava per accadere. Con molta
fatica afferrò il chakram e lo lanciò contro l’entità
malvagia. Il cerchio rotante si divise in due metà che colpirono
il demone al volto e alla mano libera. La creatura urlò per il
dolore e mollò la presa. Gabrielle cadde a terra priva di sensi.
Cyane tentò di fermare il demone senza alcun risultato. Anche
lei fu scaraventata al suolo. La creatura malvagia fissò le tre
donne, un’espressione di rabbia e odio sul suo volto. Alzò
le braccia al cielo, preparandosi a dare alle tre donne il colpo di
grazia. Una sfera rovente si materializzò sopra di lui. Il demone
Akemi la gettò sulle tre donne.
La sfera era ormai vicina a Gabrielle, Cyane e Velasca quando improvvisamente
si fermò nell’aria. Una luce dorata aveva avvolto le tre
donne fermando la palla infuocata. Gabrielle guardò in aria:
davanti a loro era apparso un carro, trainato da due capri, su cui stava,
lo sguardo furente, un uomo d’incredibile stazza. Costui fissò
per un breve istante la giovane regina amazzone e le sue due amiche
per poi rivolgere lo sguardo verso il demone “Credevi di sfuggire
al tuo destino, vero? Hai sbagliato. Ti ho dato la caccia fin dalla
notte dei tempi e ora, il tuo momento è giunto” disse l’uomo
balzando giù dal carro. Gabrielle, dall’energia che l’uomo
emanava, capì subito che si trovava di fronte ad una divinità
che, apparentemente era intervenuta ad aiutarla. Il dio sconosciuto
alzò al cielo la sua arma, un martello, che utilizzava impugnandolo
con dei guanti fatti in metallo. L’energia divina confluì,
sotto forma di fulmini, saette e tuoni su quell’arma. La sconosciuta
divinità si preparò allo scontro.
Akemi vomitò una fiammata contro il dio sconosciuto. Questi,
con un balzo la evitò e, le lanciò addosso il suo martello.
La creatura malvagia fu colpita al viso e cadde a terra. Thor, questo
era il nome della divinità apparsa dal nulla, le fu addosso.
La afferrò per le corna, quasi fosse un toro, e la fece roteare
nell’aria varie volte per poi lanciarla lontano. Aprì una
mano e il martello che aveva lanciato contro il demone pochi istanti
prima, come per magia tornò in suo possesso. Thor lo alzò
ancora una volta al cielo. L’arma divenne bianca per la quantità
d’energia divina in essa accumulata. Thor la roteò nell’aria.
Spiccò poi un salto alzando il possente maglio per vibrare il
colpo finale. Akemi fu colpita in pieno volto. Il demone emise dei rumori
incomprensibili prima di esplodere in una cascata multicolore di fiamme
e scintille. Thor si voltò verso le tre donne che avevano assistito
al suo scontro “State tutte bene? Siete ferite?” domandò
avvicinandosi “Io sto bene. Ho solo qualche graffio qua e là.
Anche le mie amiche sono illese. Ti prego, dimmi chi sei” domandò
Gabrielle “Il mio nome è Thor. Sono una delle divinità
supreme di Asgaard, figlio di Odino e di Frigg. Davo la caccia a quel
demone da immemore tempo. Era scappato dal Nidafjoll, luogo in cui tutte
le entità malvagie sono soggiogate ed era apparso nel mondo.
Adesso, non nuocerà più a nessuno” “Aspetta
- disse Gabrielle rivolta al dio nordico che stava risalendo sul suo
carro – perché sei venuto ad aiutarmi?” “Gli
dei supremi di Asgaard sono rimasti molto rattristati da ciò
che è accaduto alla tua amica. E’ morta con onore per salvare
degli innocenti guadagnando così la sua redenzione ma, il prezzo
che ha dovuto pagare è stato troppo alto sia per lei sia, a quanto
vedo, per te. Mio padre ha inviato i suoi due fidati corvi, Huginn e
Muginn in Giappone per cercare di capire cosa fosse successo. Quando
sono tornati e hanno riferito cosa avevano visto, Odino ha deciso di
inviarmi in questa terra per porre fine alle gesta di quel malvagio
demone e alle sofferenze della tua amica e così è stato.
Il mio compito in questa terra, è dunque terminato. Ora sta a
te fare l’ultimo passo. La sorte ti sia propizia” il dio
nordico spronò i suoi due capri e il carro ripartì tra
fiamme e tuoni.
Gabrielle si voltò verso le sue due compagne d’avventura,
gli occhi pieni di lacrime. Corse loro incontro: era finita. Ora, restava
l’ultima parte del rituale. Avrebbe dovuto tornare al monte Fujii
e, ripetere il cerimoniale che avrebbe riportato Xena alla vita “Quando
la vedrai – disse Cyane – portale il nostro più affettuoso
saluto e assicurale che, dalla nostra terra, veglieremo sempre su di
voi” “Lo farò” disse Gabrielle commossa, abbracciando
Cyane e la sorella. Le due amazzoni svanirono nella luce del tramonto.
Gabrielle riaprì gli occhi. Vide che Kenjii la fissava sorridendo
“E’ andato tutto bene vero?” “Sì –
fu la sua risposta – andiamo alla fonte. Xena mi aspetta”.
Gabrielle si alzò, prese l’urna ed uscì dal tempio.
Arrivò sul monte Fujii e vide Xena che la attendeva, gli occhi
pieni di lacrime “Ho temuto che tu non ce la facessi, Gabrielle”
disse piangendo “Anche io ho avuto paura” Gabrielle raccontò
cosa era accaduto: Akemi che invocava le forze del male, la sua lotta
assieme a Cyane e Velasca, l’apparizione improvvisa di Thor, il
dio nordico del tuono e la lotta di questi contro Akemi “Era un
demone?” domandò Xena incredula “Sì. Thor
ha affermato che era un demone fuggito dal Nidafjoll, che deve essere
il loro Averno” Gabrielle guardò l’urna che conteneva
i resti della sua compagna.Si diresse verso la fonte della forza. Posò
l’urna su un altare che si trovava lì vicino e s’inginocchiò.
Kenjii si avvicinò all’altare e, assieme all’altro
monaco alzò le braccia al cielo “Amaterasu, dea del Sole,
noi ti preghiamo, ascolta la voce del cuore che viene da questa giovane
donna” disse il giovane monaco. Un puntino si formò nel
cielo. Emanava una luce bianchissima ed accecante che, assunse poi la
forma di una donna. Era splendida: i lunghi capelli neri come le piume
di un corvo le cadevano sulle spalle. Il suo sguardo emanava pace e
serenità “Io sono Amaterasu, dea del Sole. Chi ha richiesto
la mia presenza in questo luogo?” Gabrielle alzò lo sguardo
“Io. Il mio nome è Gabrielle, bardo di Potidea” Amaterasu
la guardò “Tu sei colei che ha viaggiato a fianco di Xena,
la principessa guerriera, la devastatrice di nazioni” “Quella
Xena non esiste più – disse Gabrielle trattenendo a stento
le lacrime –Ha iniziato parecchio tempo fa un lungo cammino sulla
strada della redenzione” “La redenzione, è stata
da lei raggiunta?” domandò la dea del Sole “Sì
– rispose Gabrielle piangendo –ma ad un prezzo troppo alto”
“Gabrielle, per chi era troppo alto questo prezzo: per lei, per
te oppure per entrambi?” “Per entrambi. Lei ha agito così
credendo che fosse la cosa più giusta da fare. Io, ho inizialmente
rifiutato questa sua decisione di rimanere nel regno degli spiriti affinché
le anime di coloro che morirono a Higuchi fossero redente. Credevo di
riuscire a vivere senza di lei al mio fianco ma…” “Ma
lei è sempre stata al tuo fianco” la interruppe la dea
del Sole “Quello che tu dici, o dea del Sole è vero ma,
io non riuscivo a vivere così. Non potevo averla al mio fianco
e poi, vederla svanire all’imbrunire. Tutte le volte che ciò
accadeva era come vederla morire un’altra volta” “E’
stata una sua scelta, dettata dal suo onore e dal suo senso del dovere”
disse Amaterasu “Lo so ma, qualcuno l’ ha ingannata facendole
credere che era necessario che lei non tornasse alla vita perché
le anime di Higuchi fossero redente” Amaterasu fece un cenno d’assenso
col capo “Lo so. Ho visto tutto ciò che si è verificato.
Tu hai mostrato una forza di volontà ed un amore verso questa
donna, – con un gesto Amaterasu indicò lo spirito di Xena
– che non ho mai visto nella mia eterna vita. Tu per lei hai intrapreso
un viaggio lungo e rischioso” Amaterasu si voltò verso
la principessa guerriera“Xena di Anfipoli, cosa hai da dire riguardo
a ciò che ho detto?” Xena abbassò lo sguardo “Io
non credo di meritare l’amore di una creatura così grande
ma, la sola cosa che posso dire è che, lei ha rappresentato un
raggio di luce nella mia vita dopo tanta oscurità. Lei era la
mia gioia, la mia voglia di vivere, la mia forza di volontà.
Lei era ciò che mi spingeva ad andare avanti anche quando tutto
era contro di me. Lei era la persona che ho invocato quando vidi la
lama di quel samurai scendere sul mio collo. Io l’ ho fatta sempre
soffrire eppure, non mi ha mai abbandonato” Gabrielle si alzò
e si diresse verso Xena. Le prese una mano e la guardò negli
occhi “Xena, io non ti ho mai abbandonato e non lo farò
mai” la dea del Sole guardò le due donne che, piangendo
si fissavano “Non esiste un amore più grande di questo.
Un amore così grande da sfidare la morte e vincerla”: La
dea del Sole si diresse verso l’altare su cui era posta l’urna
contenente le ceneri di Xena “Come disse Afrodite in terra di
Grecia, sia la sincerità la condizione che pongo” Amaterasu
aprì l’urna e la alzò al cielo. Mormorò alcune
incomprensibili parole prima di versare il contenuto dell’urna
nella fonte della forza. Lo spirito di Xena fu avvolto da una luce dorata.
Gabrielle si spostò indietro di qualche passo, non riuscendo
a credere che ciò che nel suo cuore aveva sempre sperato stava
diventando realtà. La luce dorata svanì. Xena riaprì
gli occhi: Gabrielle le stava davanti, le lacrime che le scendevano
dagli occhi per gioia di poter stringere nuovamente tra le sue braccia
la compagna che credeva per sempre persa “Gabrielle” “Xena”
disse la giovane amazzone con filo di voce. Si abbracciarono piangendo
“Sono tornata, Gabrielle, grazie a te sono tornata” disse
Xena piangendo, incurante del fatto di essere completamente nuda “Sì
Xena, sei tornata” i loro sguardi si incrociarono per un tempo
che parve infinito poi, quasi con timore Xena baciò la sua compagna.
Gabrielle stringeva Xena strettamente, come per paura che, con l’imminente
tramonto sarebbe nuovamente scomparsa “Ehi – disse Xena
staccando le sue labbra da quelle della sua compagna – lasciami
respirare” Gabrielle la guardò ridendo e piangendo “Ho
atteso per tanto tempo questo momento. Non è come quando tu…”
“Gabrielle, lasciamo alle spalle quei ricordi e pensiamo al futuro”
disse Xena asciugandole con un dito le lacrime. Entrambe si voltarono
verso la dea del Sole che aveva assistito a tutta la scena assieme ai
due monaci in silenzio. Amaterasu agitò una mano nell’aria.
Come per magia l’armatura che Xena aveva seppellito in Giappone,
quando aveva ricevuto la chiamata di Akemi, ricomparve “Il tuo
cammino verso la redenzione si è compiuto Xena ora, l’amore
di Gabrielle sia per te il viatico per una nuova vita”Amaterasu
svanì nel tramonto.
Xena
indossò nuovamente la sua armatura e assieme a Gabrielle ed ai
due monaci si diresse nuovamente verso il monastero “Penso che,
quando torneremo in Grecia, mi prenderò un po’ di riposo”
furono le sue parole “ Anche io avevo la stessa idea - disse Gabrielle
con un malizioso sorriso – ma prima, voglio fare una visita al
tempio di Afrodite. Ricordi quelle illustrazioni di cui parlammo? Mi
hai promesso che mi avresti spiegato come si riesce a realizzare quelle
posizioni…”