torna all'home page


I giorni dell’amore e della gloria

Di IPPOLITA

PARTE I ROM/ALT

Premetto anch’io come gli altri amici fans di Xena, Olimpia-Gabrielle, Marte , Venere, ecc; che questi personaggi appartengono alla MCA Universal picturas, che non intendo infrangere alcun diritto d’autore: scrivo per diletto senza fine di lucro. Aggiungo che in in questo lungo racconto o romanzo breve, tratterò, poeticamente spero ma senza veli, d’amore tra donne, ma anche tra uomo e donna e... pertanto i lettori e le lettrici di osservanza strettamente etero-clericale o comunque affetti da sessuofobia sono pregati di rivolgersi altrove......non sapete quello che vi perdete! Ci sono anche dei personaggi inventati dalla sottoscritta...speriamo di riuscire a divertirvi e a commuovervi un .poco.

"L’amore è un fuoco che arde ma non brucia" (San Giovanni della Croce)

"La persona amata è la trasparenza del mondo" (Bataille)

Anche quel giorno Olimpia si era saziata di lagrime, di sospiri, di pensieri tristi e penosi. Questa

dannata storia andava avanti ormai da un anno, già tanto era ormai passato da quel giorno maledetto in cui avrebbe potuto finalmente cogliere il dolcissimo frutto dell’amore, sì, dell’amore appagato e appagante con la sua stupenda principessa, e che invece si era risolto in una nuova insopportabile frustrazione. Quando tra dolci baci e caldi abbracci Xena e lei si erano reciprocamente rivelate appassionatamente innamorate l’una dell’altra che cosa era successo? Xena, in preda a un parossistico furore altruistico aveva deciso di sacrificarsi per riscattare le 40000 anime degli abitanti della città di.Hichugi che altrimenti, a sentir lei ,sarebbero state destinate alla dannazione eterna. Bene. Adesso era lei in preda alla dannazione! Ormai da diversi giorni pensieri su pensieri le si affollavano prepotentemente nel cervello, proprio così, sentiva il bisogno di definire fisiologicamente quel che le stava accadendo dentro la scatola cranica: era come quel momento, doloroso e lancinante, in cui le furie l’avevano invasa spingendola ad odiare Evi, la nobile figlia di Xena, tanto che l’aveva quasi uccisa, finendo anche lei vicinissima alla morte perché la guerriera per difendere sua figlia l’aveva colpita col chakram e senza un attimo d’esitazione. Tutto questo turbinio di pensieri la stavano conducendo quasi alla follia e questa volta le furie non c’entravano per niente. Ebbene, Olimpia si sentiva vittima di un atroce raggiro: Tutto era sembrato congiurare ai suoi danni. Ma come, per tante stagioni aveva donato alla sua amica lealtà, affetto, calore umano, sincerità, coraggio e aiuto senza pari, le aveva distillato la miglior parte del suo miele creativo immortalandone le gesta, le aveva cosparso il cammino di gioia con una devozione illimitata, tutto comprendendo, tutto perdonando senza mai pretendere nulla in cambio e si era sempre accontentata delle briciole, e poi tutto era andato in malora e lei era rimasta sola, sola, sola.

Aveva sopportato le insidie dei nemici, e soprattutto i morsi atroci della gelosia quando Xena,

periodicamente, nel corso della loro vita perigliosa e raminga, si era infatuata di qualche bel

tomo che il fato aveva messo sul loro cammino: improvvisamente con gli occhi della mente rivide i volti degli uomini che l’avevano fatta tremare per la paura che le portassero via la sua amica: Ulisse, MarcAntonio e perfino quel degenerato di Lucifero! Ad essere onesta anche lei

qualche volta si era presa qualche distrazione ma era stata più una manovra di difesa per non soffrire troppo che una scelta realmente convinta. Soprattutto si ricordava, e l’immaginazione era persino più crudele dell’evento reale, dell’incontro tra Xena-Cleopatra e Antonio. Rivedeva l’espressione del volto di lei trasfigurato dal desiderio per quel mascalzone di romano e l’atroce gelosia che le aveva straziato il cuore.

Ma come aveva fatto a resistere? Ma perché non l’aveva mollata lì, in mezzo alle piramidi, al deserto, agli scorpioni e all’aspide, in pasto alla rabbia egiziana e al biasimo dei romani? Perché non le aveva trafitto con i suoi sais quel cuore bugiardo e spudorato avvezzo a mentire e a sedurre senza porsi il minimo scrupolo per i suoi sentimenti? Invece, ancora una volta aveva accolto i motivi e le ragioni di Xena quasi senza fiatare, respirando quasi di sollievo nel vedersela di nuovo vicina. Stranamente non era mai stata veramente gelosa di Marte, il dio della guerra, forse sapeva, in cuor suo che Xena era veramente decisa a non cedergli o forse sentiva che il bellissimo guerriero divino aveva un debole anche per lei, anzi, una volta erano stati sul punto di combinarne una grossa insieme, alla faccia della principessa guerriera che gelosissima

d’entrambi però, era tempestivamente intervenuta facendo valere i suoi diritti su coloro che , senza dubbio, considerava di sua legittima proprietà.

Ma questo era l’amore! Amore?! Ma quale amore?! Se Xena fosse stata un uomo non avrebbe esitato a definirlo un farabutto, un maschilista schifoso, invece, poiché era una donna aveva sempre giustificato la sua condotta, allontanando, quasi fosse una bestemmia, qualsiasi germe di giudizio severo nei suoi confronti. Ma che era una dea?? Per non parlare poi, del fascino perverso che la principessa esercitava anche sulle donne, e qui Lao- Ma e Akemi entrarono buon diritto nei suoi ricordi facendola fremere di sdegno. Le orientali evidentemente esercitavano un certo fascino su quella stupenda canaglia. Era stato tutto il tempo che aveva dedicato a Xena che gliela avevano resa preziosa. Innamorata come poche persone al mondo erano state di qualcuno, Olimpia continuò nel suo percorso di considerazioni spietate che gettavano una luce diversa sulle sue vicende con la bellissima donna guerriera ormai morta. La valanga dei pensieri la fece precipitare in Giappone, all’ultimo atto di quel lagrimevole dramma. Di nuovo il pensiero della felicità perduta la sconvolse. Corse fuori dalla sua casa in preda al furore, ma dove stava scappando? In cerca di che cosa? In cerca di Chi? "Fermati cara amica" una voce colma di affettuosa sollecitudine la riportò in sé. Era Venere. La dea della bellezza non la stava perdendo d’occhio ormai da diversi giorni, temeva questo momento di crisi, anzi, se l’aspettava. Olimpia era una donna di rara intelligenza oltre che di una intensa, dolce, bellezza, e inesorabilmente il processo d’analisi, di disamina del suo passato così tormentato avrebbe presentato i suoi conti con il rischio, vero, fin troppo vero, di farla precipitare in una disperazione senza limiti e a quel punto che cosa avrebbe potuto fare un cuore puro e ardente

che sente d’essere stato raggirato dalla sorte? "Venere!" il richiamo d’Olimpia suonò come un’invocazione. Come un naufrago che s’aggrappa a un misero pezzo di legno, così la giovane si legò a quel nome. La dea apparve fragrante di profumi inebrianti. Stupenda e delicata nei suoi veli azzurri, i lunghi capelli biondi inanellati sciolti sulle spalle e una sguardo luminoso e avvolgente che scese commosso su Olimpia. Venere amava la poetessa di Potidea d’amore vero,

carnale e spirituale . Sì. La dea dell’amore preferiva decisamente gli uomini ma da quando aveva visto la giovane Olimpia, così sensibile, appassionata e forte se ne era decisamente innamorata. Quante volte Venere aveva fatto comprendere, anche piuttosto esplicitamente, alla giovane barda, di quanto tenero amore l’avrebbe fatta gioire se si fosse concessa al suo abbraccio, ma lei no, testarda, fedele fino allo spasimo al cuore selvaggio di Xena.

Olimpia corse verso la dea e finalmente l’abbracciò. Venere l’accolse con caldo affetto, la tenne stretta sul cuore lasciando che l’amica sciogliesse in un pianto abbandonato e veemente tutta l’amarezza accumulata nella sua anima. Quando la poetessa riuscì a calmarsi un poco la dea le chiese in che modo l’avrebbe potuto aiutare, non se la sentiva di farle delle avances amorose in quel momento, del resto Olimpia conosceva perfettamente i suoi sentimenti ma, e questo fu il motivo decisivo, la barda aveva bisogno di risolvere il suo problema in un modo radicale e definitivo, doveva affrontare la situazione piuttosto che scappare. "Venere", perché mi è stato fatto questo? E da chi?". "Olimpia, mio tesoro, amica mia dolce, sussurrò la dea, vuoi la verità, intendo, quella vera?" "Perché, riprese interdetta la giovane, quante sono le verità, le tue parole mi sono misteriose e inquietanti". "Ascolta, disse la dea, noi siamo soltanto la rappresentazione di un pensiero". "Cosa?, non capisco". Olimpia fissò sgomenta il volto perfetto della sua amica divina con un accenno di consapevolezza che la terrorizzò. "Olimpia", ritornò a dire con voce

rassicurante, carezzevole ma decisa, la dea, noi esistiamo perché un autore, anzi un gruppo di autori e autrici, ci ha creati, anche in questo momento, noi siamo la scia delle emozioni, delle ossessioni, delle proiezioni di un essere umano che ci sta dando la possibilità di esistere".

e, ma ad un patto," aggiunse misteriosamente ammonitrice la dea. "Quale" rispose Olimpia con gli occhi brillanti di una nuova speranza. "Beh, esitò un poco Venere- che tu riesca a liberarti della tua ossessiva fedeltà a Xena, vedi- aggiunse convinta- per tentare la strada della felicità ci vuole audacia e apertura di cuore e di mente, occorre battere nuove piste altrimenti se ritorniamo sempre sugli stessi sentieri faremo sempre gli stessi errori e sentire le stesse sofferenze". "Ho perfettamente compreso- disse la poetessa-devo cambiare, qui, nel mio cuore, smetterla con questa devozione assurda che non mi ha portato a niente e anche a... lei-soffocò un lieve singhiozzo- non le ho fatto bene, se fin dal primo momento in cui lei avesse usato la seduzione per raggiungere i suoi scopi io mi fossi ribellata, se avessi fatto valere anche i miei sentimenti e le mie convinzioni allora, forse...sarebbe ancora viva". "Basta, replicò decisa Venere- smettila di tormentarti pensando a lei, a come avrebbe potuto essere, dimentichi che era impossibile domarla in qualunque modo, e poi...gli autori la volevano proprio in quel modo perché in quel tempo era giusto che fosse proprio in quel modo. Adesso sta arrivando un altro tempo, una nuova occasione per vivere ed amare...te la senti di provare?" "Sì" fu la risposta ferma e chiara di Olimpia. Allora tutto può ricominciare.




torna all'home page