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I giorni dell’amore e della gloria

Di IPPOLITA

PARTE V


I personaggi di Xena E Olimpia appartengono alla Universal, non intendo infrangere alcun diritto d’autore e non sto scrivendo a fine di lucro. Desidero soltanto scrivere per

il piacere di narrare una storia d’amore. Se qualcuno vuole comunicare con me in modo gentile e intelligente può farlo a arielet@virgilio.it

L’ARRIVO.

L’ACCOGLIENZA.

I PRIMI APPROCCI COL DESTINO.

Una grossa automobile militare strombazzava reclamando la strada. Sul cofano sventolava la bandierina con la svastica. All’interno il capitano della Gestabo Klaus Troelscht guidava contrariato e stizzito, accanto a lui il tenente Jungermann lo canzonava simpaticamente:"E’ inutile, quella non ci lascerà passare, suona pure quando vuoi, ma la farai incaponire ancora di più!"-" Non possiamo cedere la strada ad una donna, anche se bellissima, è una questione di principio", replicò Klaus riprendendo a pigiare il clakson come un invasato. Davanti, un’automobile sportiva rossa e beige, filava a tutto gas senza accennare minimamente a rallentare la sua corsa.

Dentro due donne, una molto giovane, capelli castani, occhi grandi grigi e azzurri, viso

dai tratti perfetti e decisi, l’altra più grande, capelli scuri mossi, lunghi ma ben pettinati, occhi azzurri intensi attraversati da rapidi bagliori di sapido humour, volto appassionato

dai tratti scultorei ma estremamente espressivo, concentrata nella guida.

"Mamma, diceva la più giovane, rallenta, qui la strada adesso è tutta curve, che ti costa lasciarli passare!"- "Alessandra-rispose Anna- non devi aver paura quando sei con me, non ti ricordi che ho partecipato anche al gran premio?"- "lo so che sei la miglior guidatrice del territorio italico, anzi, dell’Europa, ma non ostinarti a sfidare sempre la sorte!"- "Non essere enfatica, voglio soltanto che quegli uccellacci del malaugurio mordano la polvere, per adesso in senso figurato, ma spero che più avanti la mangino

sul serio eccome se la devono mangiare!". Anna pronunciò le ultime parole con un tono

di totale disprezzo, allo strombazzare dell’altra auto accelerò ancora di più mandando il motore su di giri, la macchina sobbalzò, poi si lanciò come una belva avida di spazio e di libertà. Per l’automobile nazista non ci fu niente da fare.

Il palazzo grigio si stagliava massiccio e barocco nella piazzetta come un monumento assiro-babilonese nella luce incerta del tramonto. Anna frenò dolcemente. Il veicolo si fermò.

Alessandra Sanzio scese agilmente manifestando tutto il suo sollievo. "Mamma, ancora una di queste tue imprese e non salirò mai più in macchina con te!"

Anna rispose con un tenero sorriso, amava molto sua figlia, le somigliava fisicamente, le ricordava molto suo padre Costantino XennaKis, l’uomo più affettuoso e onesto che avesse mai conosciuto, capitano di lungo corso, avventuroso come Ulisse, innamorato del mare e della vita che le aveva dato quell’inquieta vitalità che tanto affascinava gli altri. -"Faccio un salto al convento, non aspettatemi per la cena". L’automobile partì veloce. Alessandra guardò il veicolo mentre si allontanava, adorava sua madre ma a volte le suscitava apprensione e un indefinibile timore. Al convento le suore accorsero felici all’arrivo di Anna, le andarono incontro festose come fanciulle, vederla era motivo di grande conforto per quelle giovani donne votate al servizio dei bambini più sfortunati. "Come stanno questi piccoli?"- "Dottoressa Sanzio non speravamo di rivederti così presto!" esclamò contenta ,la reverenda madre, suor Caterina. La madre l’introdusse nel refettorio dove una quindicina di bambine e di bambine dai quattro ai dieci anni stavano consumando una frugale ma calda pietanza. "E’ una minestra di riso e patate, purtroppo abbiamo finito il formaggio, anzi, abbiamo finito quasi tutto". Suor Caterina pronunciò quest’ultima frase arrossendo di pena, si sentiva a disagio, ma doveva constatare che

i suoi sforzi e la sua buona volontà non potevano bastare per sfamare quegli innocenti.

-"Non devi vergognarti di chiedermi aiuto, anzi, hai atteso anche troppo!"-Non c’era rimprovero alcuno nella voce dolce e grave di Anna, ma rammarico sincero. "So che tra qualche giorno padre Michele tornerà dall’est Europeo, sicuramente porterà altri orfanelli."-"Ce la farà ad eludere la sorveglianza della Gestapo?"-" Lui viaggia con due piccoli per volta e ciò lo aiuta, li fa passare per cattolici è diventato un maestro con i suoi certificati di battesimo falsi!"- "Esiste ancora molta gente, per fortuna, che come noi sta cercando di salvare da una fine atroce e ingiusta persone che hanno l’unica colpa di non piacere ad Hitler! Per le provviste non preoccuparti, il falco sta adocchiando un bel carico di regali." Anna disse questo sorridendo enigmatica. Suor Caterina considerò, ancora una volta, il fascino intenso che emanava dalla sua amica, fatto di bellezza non solo fisica ma spirituale, una miscela irresistibile d’intelligenza, coraggio e generosità. La dottoressa Sanzio s’intrattenne con i bambini, era medico pediatra, solo dopo essersi accertata che stavano bene in salute si congedò dalle sue amiche. A casa certamente Valerio l’aspettava, chissà se stava bene o l’avrebbe trovato con il suo solito cerchio alla testa.




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