|
I
giorni dellamore e della gloria
Di
IPPOLITA
Nuove figure emergono dallo sfondo. Il Lavoro. La vita quotidiana. "AD OGNI GIORNO BASTA LA SUA PENA" (Dal Vangelo di Matteo) "L?amore non segue quasi mai una regola comune e generale e cerca di adeguarsi il più intimamente possibile all?irripetibile situazione del momento" (S. HESSEN) La donna che stava davanti ad Angelica era alta e snella, i capelli scuri erano raccolti sulla nuca con signorile ricercatezza, i lineamenti del suo viso erano soffusi di una grazia altera e magnanima, gli occhi, neri, brillanti la scrutavano attentamente.. Angelica notò che era vestita di un tailleur grigio perla dal taglio semplice ma elegante le piacque anche la sciarpina di seta rosa chiaro che aveva al collo fermata da una spilla d?oro tempestata di brillantini a forma di cerchio .La sua età apparente sembrava attorno ai quaranta anni. "Sono Teodora Salimbeni, e lei è" "Professoressa Angelica Biancaspina Sereni" rispose prontamente la giovane. Le due donne sedettero l?una di fronte all?altra. La più anziana aveva ricevuto un?ottima impressione, la nuova insegnante le sembrò garbata, in possesso di una certa classe, anche il tono della sua voce le risultò gradevole, affabile ma deciso."Ho esaminato i suoi documenti, riprese Teodora cordiale, si è laureata in lettere antiche con il massimo dei voti con una tesi sul mondo emozionale dei lirici greci che le ha meritato anche la dignità di stampa, poi, ha partecipato e vinto diverse volte al certame internazionale di poesia latina, ha collaborato a riviste di letteratura italiana e straniera di portata europea, ha pubblicato poesie con notevole successo di critica, ha..." a questo punto Angelica la guardò, una piccola smorfia apparve sulle sue belle labbra e la preside s?interruppe. "Ehi, non sarà anche modesta spero?" "No è che mi rendo conto d?aver fatto tante cose senza approfondirne nemmeno una". "Beh, non mi pare, e poi, scusi, non ho ancora finito, lei parla correttamente l?inglese, il francese, lo spagnolo.." "L?inglese, è la lingua di mia madre, lo parlo come l?italiano e...mastico anche il tedesco, il fatto è che l?ho imparato leggendo qualche opera di letteratura". Teodora la fissò stupita. "Mi tolga una curiosità professoressa Sereni, come mai una donna come lei, così colta, brillante è venuta in un posto come questo?" "Motivi personali- rispose Angelica seria, voglio ricominciare una vita nuova".Teodora comprese, quella ragazza doveva aver sofferto molto e non era ancora finita, cambiò argomento, l?intrattenne sui problemi della classe descrivendone gli aspetti più salienti, i ragazzi erano vivaci e tendevano a fare quello che volevano, c?era di buono che erano intelligenti e avevano voglia di sapere, bisognava essere accorti con loro poiché, con qualche eccezione, appartenevano alle famiglie più abbienti del paese. Angelica rivolse qualche domanda sui ragazzi che a Teodora suonarono accorte e profonde, senza dubbio, pensò, malgrado avesse soltanto due anni di servizio, la giovane donna aveva ottime attitudini come educatrice. Congedata la nuova insegnante,Teodora rimase assorta nelle proprie riflessioni, sì, decisamente le era piaciuta, la sentiva entusiasta e responsabile, qualità necessarie per il compito che l?aspettava. Mentre si dirigeva verso l?aula della sua nuova classe Angelica ripensava al colloquio con la preside, quella donna doveva essere forte e autorevole ma anche dotata di sensibilità e competenza, sarebbe stato interessante lavorare sotto la sue direttive. Per un attimo le si affacciò il ricordo della fotografia, quel volto femminile, il suo sorriso soprattutto, le avevano lasciato dentro una strana, smarrita tenerezza. L?ospedale ferveva di suoni diversi:porte sbatacchiate, passi concitati, voci agitate, Anna però in quel luogo si sentiva veramente a casa. Passando muoveva l?aria attorno a sé, la velocità del suo incedere non le faceva perdere nessun particolare di quel che le stava intorno, i suoi occhi attenti scovavano ogni remoto angolo della corsia pronti a notare qualunque errore ci fosse da correggere. Quella struttura ospedaliera, da quando ne aveva preso la direzione era ormai un esempio d?efficacia e di perizia: la competenza del personale medico e infermieristico, la rigorosa pulizia degli ambienti oltre all?umana gentilezza con cui venivano trattati i pazienti costituivano l?orgoglio della città di Montesangioioso ma la giovane dottoressa Sanzio non dormiva certo sugli allori. Un valido aiuto le veniva dal dottor Marco Di Roio, ufficiale medico, specialista in cardiologia che a soli trentacinque anni aveva accumulato una vasta esperienza pratica e scientifica lavorando e studiando senza darsi tregua per migliorare la qualità della vita delle persone che gli erano affidate, la sua amicizia e ammirazione per Anna si erano rinsaldate sempre più nel tempo e ciascuno sapeva di poter contare sull?altro in modo incondizionato. L?ospedale, pur avendo la cappella dove era possibile assistere alle funzioni religiose, aveva un taglio decisamente laico, Suor Caterina,per esempio che vi esercitava la funzione di medico specialista in ginecologia, era nota per la sua bravura professionale piuttosto che per le citazioni delle scritture rispettando le convinzioni delle sue pazienti, anzi, diverse donne ebree in quel triste momento ricevevano conforto e assistenza da lei e da Anna, soltanto per solidarietà femminile che diventava sempre di più coscienza politica. Anche per questo la Curia e le autorità guardavano all?ospedale "DEGL? INNOCENTI" con sentimenti contrastanti: interesse, curiosità, vanto e sospetto. Aveva anche una collaboratrice d?eccezione, la sua amica la principessa Akiko Jorimoto, medico anche lei, specializzata in malattie infettive che svolgeva all?interno dell?ospedale un lavoro prezioso di volontariato. Anna aveva finito d?operare una piccola paziente, si sentiva perfettamente lucida, l?esito era stato eccellente e lei si congratualava con i suoi collaboratori, era scontato per lei dare il giusto riconoscimento ai colleghi, sentimenti come l?invidia, l?antagonismo professionale le erano del tutto alieni, la vanità non aveva mai attecchito nel suo cuore. Si diresse verso il lettino della bambina, la guardò con estrema attenzione, la nonna della piccina sorrise trepidamente, Anna la rassicurò, era andato tutto bene, tra qualche giorno sarebbe potuta tornare a casa più vispa di prima. Nella corsia, un vecchio gemente le disse "Cara dottoressa, quando la vedo mi spariscono tutti i malanni!" "Il vostro fegato si è ripreso ma dovete seguire alla lettera le mie istruzioni" gli rispose. "Bene, mi basterebbe una sua foto per vivere cento anni". Marco intervenne "Don Lazzaro, avete ripreso a fare il galletto, allora domani vi rispediamo da vostra moglie ". L?uomo fece una buffa smorfia suscitando qualche risata negli astanti. Più tardi, mentre stavano sorseggiando il caffè Marco e Caterina rivelarono ad Anna i loro sospetti: uno degli infermieri, trafficava nella borsa nera dei medicinali, e non era tutto, conosceva sicuramente il boss del commercio di cibarie con cui un gruppo di canaglie si stava arricchendo mentre la gente pativa la fame.Occorreva prenderlo con le mani nel sacco. Un lampo di sdegno si accese negli occhi blu della dottoressa Sanzio, i suoi amici intesero subito: quei loschi individui avevano i giorni contati. Finalmente la prima ora era terminata. I ragazzi della IIIA respirarono sollevati. Il primo giorno di scuola si era fiondata su di loro la professoressa Adriana Pellicanò, docente di chimica e di scienze che aveva provveduto da par suo a rincuorarli. "Io ho un?aria cattiva, una faccia che non promette niente di buono, sembro una lurida, sadica, pretenziosa insegnante....ebbene non lo sembro soltanto, lo sono. " Mormorio di sgomento. Adriana proseguì assaporando il suo trionfo:"Toglietevi dalla testa d?impietosirmi con le vostre piccole disgrazie familiari o sdolcinate vicende sentimentali" e qui il suo sguardo assassino si fermò per un attimo sui visi di Felice e Alessandra, perché non me ne cale un piffero. Del resto perché mai dovrei aiutare dei pelandroni o delle smorfiosette che non hanno voglia di studiare? Fuori c?è lavoro per tutti, per i maschi ci sono ampie prospettive nell?agricoltura, nel facchinaggio o nella pastorizia mentre per le femmine un buon matrimonio è pur sempre una valida alternativa, rimarrete a casa ad allevare mocciosi, a lavare i piedi dei vostri mariti e a preparare il ragù per la domenica!" Dopo questa tirata cominciò, implacabile, a spiegare e ad assegnare i primi compiti per casa. Quando Angelica entrò percecepì immediatamente il disagio della classe. Si guardò rapidamente intorno, fissò i ragazzi uno per uno, infine regalò loro uno dei suoi più dolci sorrisi. Gli alunni ebbero la sensazione che dopo un temporale, un tiepido sole splendesse di nuovo. "Sono la vostra nuova insegnante di lettere, mi chiamo Angelica Biancaspina Sereni", i ragazzi rimasero in silenzio, dopo il suo aspetto fisico, lo splendore del suo sorriso anche il tono della sua voce li stava meravigliando, era armonioso, ma determinato con una leggerissima cadenza straniera che lo rendeva ancora più affascinante. "Sono certa che a tutti quanti piace la musica- ci fu un lieve mormorio d?assenso- Bene, mia madre è Nathalie Biancaspina O?Malley, la concertista americana di musica classica e jazz"- alcune mani si sollevarono e una bella ragazza dagli occhi sfavillanti chiese la parola-" Sono Alessandra Sanzio, possiedo una vera collezione delle incisioni di Miss O?Malley!- poi aggiunse- piace molto ai miei genitori e a me". "Bene, Alessandra, devi, dovete sapere che suono anch?io e canto". "In latino?" domandò un giovanotto alto, dinoccolato, rosso di capelli dal viso di simpatica canaglia-"Il suo nome?" chiese Angelica- "Ernesto Rapagnetti, professoressa!" -"Okay Rapagnetti, di tanto in tanto l?ho fatto ma la mia lingua preferita è l?inglese e se vi comporterete bene...può darsi che..." "Oh, sì, sì, sarebbe troppo bello" esclamò una fanciulla mora, graziosa e piccoletta, poi timidamente aggiunse: "Sono Coniglio Gioconda e quello dall?aria eternamente scocciata è mio fratello Felice!"- A questo punto il giovane citato si alzò in piedi, aveva un?aria fiera, era scuro di capelli, uno sguardo acceso, fisionomia virile e attraente:" Professoressa, tanto vale che lo sappia subito, mia sorella gemella ed io siamo ripetenti!"- "Come mai? Mi sembrate entrambi dei tipi piuttosto svegli!" Il resto della classe ridacchiava- "Silenzio, per favore- disse Angelica- e dunque?" -"Beh, uno degli esaminatori, un deficiente, si è permesso di fare lo spiritoso su di noi per via del nostro nome e cognome e allora io...gli ho mollato un cazzotto!"- "Gli ha fatto sputare un dente!"- aggiunse orgoglioso Ernesto. "Un effetto sproporzionato alla causa"-osservò l?insegnante- i ragazzi ammutolirono- la
donna continuò-"E? stato facile per lei, così alto
e ben piantato ricorrere alla violenza- sarebbe stato invece più
impegnativo e divertente ribattere allo scherzo grossolano di quell?individuo
con una battuta di spirito, o vuol passare il resto della sua vita a
spaccare la faccia a tutte le persone sciocche che incrocieranno il
suo cammino?" Un mormorio d?assenso fece eco alle sue parole. "Ehi,
questa qui è forte", disse Augusto Lazzaroni, compagno di
banco di Felice. Suonò la campanella, per quel giorno si concluse
per Angelica la sua prima giornata di lavoro. I fratelli Felice e Gioconda
Coniglio erano i primogeniti di Pasquale, insieme al fratello Fortunato,
avevano trascorso le vacanze a Capri, dagli zii Gennarino e Federico
Cipolletta, fratelli della loro madre Rosetta, ecco perché la
giovane non li aveva incontrati prima. |
|