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Gli spietati

del gruppo Yahoo Xena Rpg


Xena: Claudia
Gabrielle: Valeria
Desio: Max (attore scelto Orlando Bloom)
Corifeo: Simone (attore scelto…?)
Vulnavia: Valeria (attrice scelta Angelina Jolie)

In una notte cupa, un gruppo di briganti si stava ubriacando ai piedi di una collina, dopo aver fatto razzie in un piccolo villaggio.
Un’elegante figura maschile apparve dal nulla e camminò in mezzo a loro, lentamente. Desio aveva lo sguardo gelido, incurante delle occhiate stupite di quelle persone.
“Tu! Hai deciso di farti ammazzare? Sei proprio pazzo se credi di poter andare via sano e salvo!” gli urlò un brigante.
“Uccidiamolo e prendiamoci i suoi averi!” propose, ridendo un altro, che era già ubriaco.
Gli assassini si alzarono e si lanciarono verso la semidivinità.
Desio si voltò e disse, freddamente: “Non ho tempo da perdere con voi, sciocche nullità!”
Si mosse veloce come il vento. Un secondo dopo, tutti i briganti erano a terra morti. Era tornato a regnare il silenzio.
Desio si voltò in direzione della luna, dando le spalle ai cadaveri, dei quali non gli importava nulla.
Vide scendere dal cielo una bellissima donna vestita in abiti sensuali.
“Felice di vederti, Vulnavia!” esclamò Desio, guardando il demone.


La donna indossava un lungo mantello nero con cappuccio dello stesso colore. Le sue mani bianchissime e aggraziate sfilarono l'indumento che cadde a terra rivelando una sensuale veste bianchissima, che poco lasciava all'immaginazione, ma che stonava decisamente con l'animo cupo del demone.
"Mio sire..." sussurrò la donna guardando Desio con occhi freddi e abbozzando un sorriso a mostrare gli aguzzi canini. "E' un piacere incontrarti in un simile luogo di morte".

“Ciò che vedi non è solo morte ma è anche una traccia della mia grandezza! Poiché la potenza di un guerriero si misura nelle sue gesta. E’ questo ciò che sono, un potente guerriero e presto diventerò l’unico dio vivente di questo mondo. Mi manca solo un passo, un piccolo passo: il pugnale che ha il potere di uccidere gli dei. Una volta in mio possesso, mi renderà il padrone di ogni dimensione, il guerriero più grande di tutti i tempi. Quest’arma è ora nelle mani di Xena, un donna che in passato ha fatto delle cose interessanti… viaggiando nel passato ho potuto vederla mentre uccideva decine di innocenti, per puro divertimento ma ora qualcosa l’ha cambiata. Una fanciulla, una sciocca poetessa di nome Gabrielle… Usa i tuoi poteri, Vulnavia, per impossessarti dell'anima di quella ragazza e poi uccidila. Fallo e ti renderò la libertà!"

Vulnavia al suono di quelle ultime parole spalancò gli occhi, inarcando le labbra in un nuovo sorriso.
La libertà, quanto tempo aveva atteso prima che quella parola venisse pronunciata da Desio, aveva sempre servito il suo signore con grande lealtà e adesso, finalmente, le veniva offerta la possibilità di tornare ad unirsi agli altri membri della sua stirpe.
La donna dal volto bianchissimo si guardò attorno muovendosi sinuosamente tra i corpi insanguinati riversi sul terreno, puntò l'indice verso una zona imprecisata, davanti a se, e cominciò a rotearlo, subito si creò un vortice all'interno del quale ecco comparire la figura di Gabrielle.
"E' lei la donna di cui parli?" chiese a Desio, quindi strinse il vortice nel palmo della sua mano fino a farlo scomparire.
"Sarà fatto...".

Xena aveva assistito alla scena, merito di un contadino che, vedendo come quella forza oscura a lui sconosciuta avesse ucciso tutti quegli uomini, era accorso da lei per chiedere aiuto. La Principessa Guerriera pensò subito a Gabrielle, lei era tutta le sua vita. “Gabrielle... non posso batterlo da sola, non ce la posso fare...”. Così si avviò per tornare dalla poetessa.

Anche Corifeo aveva visto la stessa scena di Xena e anche lui, pur essendo un dio, ne era rimasto impressionato. Aveva intuito che Xena si sarebbe messa alla ricerca di quella forza oscura per sconfiggerla. Certamente non poteva farcela da sola e lui poteva aiutarla... ne avrebbe ricavato sicuramente qualche vantaggio. Così decise che era arrivato il momento di mostrarsi alla guerriera. Apparve all’improvviso alle spalle di Xena e disse: “Così tu devi essere Xena, la Principessa Guerriera. Oh, che maleducato, non mi sono presentato! Io sono Corifeo, Dio protettore dei ladr...ehm… delle persone ingegnose e dei brigan... scusa, volevo dire condottieri. “

Xena guardò Corifeo: “Cosa vuoi? Come fai a sapere il mio nome?” domandò la donna pronta allo scontro.

“Cosa voglio? Beh, è semplice, voglio aiutarti! Oppure pensavi di poter sconfiggere quella forza da sola? Si, è vero che sei probabilmente la più grande guerriera del mondo, ma non penso che questa volta la tua spada basterà. “ rispose Corifeo, poi aggiunse: “Come faccio a sapere il tuo nome? Te l’ho detto, sono un dio!”

Xena stette un attimo in silenzio, poi aggiunse: “Hai visto tutto, quindi... si, è vero, non posso combattere questa battaglia da sola, avrò bisogno del tuo aiuto, ma dimmi, Corifeo, cosa vuoi in cambio? Ho conosciuto molte divinità e nessuno fa niente per niente...” disse Xena, ora più rilassata mentre la sua voce assumeva un tono sarcastico.

“E’ vero, noi dei non aiutiamo nessuno se non possiamo ricavarci qualcosa. Tuttavia ciò che ti chiedo non ti costerà particolari sacrifici. Voglio aiutarti per la fama! Insomma, sono una divinità minore ma questo ruolo non mi piace affatto! Immagina che figura farò sull’ Olimpo quando si saprà che, insieme ad una valorosa guerriera, ho sconfitto un’ oscura forza! Certo, se ci sarà l’occasione di ‘guadagnare’ anche qualche gioiello o qualche pietra preziosa...” rispose Corifeo.

“Sai, il tuo modo di fare è come quello di ogni altro dio dell' Olimpo, e credo ti alletti di più oro e argento che una fama da benefattore, ma poco me ne importa se alla fine di questa storia sarai riuscito a rubare qualche gioiello, l'importante è che tu mi aiuti in questa mia missione. Per prima cosa c'è Gabrielle, hai visto, lei è in pericolo, e prima di tutto dobbiamo proteggerla! Io ora vado da lei, che fai, mi segui o te ne vai per tornare domani e decidere una qualche strategia?”

“Ti seguo, sono curioso di conoscere questa Gabrielle!” rispose Corifeo.

All'accampamento delle due guerriere Gabrielle aspettava il ritorno di Xena intenta a leggere alcune pergamene in ricordo dei vecchi tempi e delle avventure ormai passate. Xena le si avvicinò: “Gabrielle, purtroppo non ci sono buone notizie... due demoni, potentissimi, forse i più potenti che io abbia mai visto... e...” Xena si fermò un' istante, scansò dal suo viso i suoi lunghi capelli, si mise un' attimo la mano sulla bocca e poi riprese a parlare “... e poi ci sei tu, sei in pericolo!”. Fece un segnale a Corifeo che avanzò dal buio. Allora la Principessa Guerriere riprese a parlare rivolgendosi a Gabrielle ma guardando Corifeo: “Lui ci aiuterà, è una divinità...”. Poi guardò l'amica negli occhi, le prese la mano e con una voce improvvisamente dolce e premurosa continuò: “Non permetterò a nessuno di farti del male...” le sorrise e concluse: “Ora è il caso di riposare, in quanto a te, Corifeo, ci vedremo domani ed elaboreremo un qualche piano!”

"In pericolo?" ripeté Gabrielle lasciando cadere a terra le pergamene. "E perché mai queste creature dovrebbero essere interessate a me?". Il bardo lanciò un'occhiata sospettosa a Corifeo e avvicinandosi a Xena, sussurrò: "Non mi piace quel tipo, sei sicura che non sia un alleato di quei demoni? Sai benissimo quanto siano ingannevoli e volubili le divinità".

“Non convince neanche me” rispose Xena, ”Ma sicuramente non è un loro alleato, anche se non escludo che abbia a che fare con forze del male!” poi, riprendendo un tono di voce normale le spiegò “Vedi, Gabrielle, a quanto ho capito tu saresti un ostacolo al loro obiettivo, ossia quello di farmi tornare cattiva! Devi stare molto attenta, sono molto forti.”

"Forti..." ripeté la ragazza bionda. "Mai forti quanto te!" quindi
regalò un dolce sorriso alla Principessa Guerriera, poi, facendosi
seria continuò: "Starò attenta, e comunque non permetterò a nessuno
di farti tornare cattiva".

Era scesa la sera. Una luna piena illuminava la foresta dove avevano trovato rifugio Xena, Gabrielle e Corifeo. Gabrielle osservò il fuoco per qualche istante, alla ricerca delle parole giuste per continuare il suo racconto. Spostò gli occhi su Xena e rimase incantata dalla luce che la Luna rifletteva sui capelli della guerriera, illuminandoli di un blu-nero intenso. "...fu stranissimo essere catapultati in un altro mondo, vedere oggetti, abiti, strani carri che si muovevano senza cavalli e che chiamano macchine, e altrettanto strano fu vedere quegli esseri con denti aguzzi combattere contro la Cacciatrice e i suoi amici..." scrisse, poi si interruppe tornando a riflettere.

“Ah!Ah!Ah!” scoppiò a ridere Corifeo “Ma che razza di testo è? E tu saresti una poetessa? Ah! Ah! Ah! Un bambino di tre anni saprebbe scrivere meglio!” continuò a ridere in faccia alle due donne poi notando i loro sguardi seri, affermò “ Non mi piace questo genere di letteratura, se vogliamo chiamarla letteratura. Un testo dovrebbe attirare l’interesse delle persone, non addormentarle!”

"E quindi tu ti staresti addormentando, eh?" chiese la guerriera con aria di sfida, poi, continuò "Ti faccio risvegliare io a forza di calci se ci tieni tanto!". La guerriera, però pensò che non valeva la pena litigare con un dio che le sarebbe stato di così grande aiuto per delle sciocche battutine, così concluse: "Ah, non vali nemmeno la mia arrabbiatura, senti, facciamo che non te ne esci più con queste esclamazioni e io non ti riduco in polvere, eh ?"

Gabrielle lanciò un'occhiata gelida a Corifeo poi allungò il braccio
in direzione di Xena per fermarla: "Lascia perdere" disse scuotendo
il capo. "Spesso all'uomo invidioso non resta che attaccare con
parole pungenti colui che invidia...".

"Si, hai ragione tu!" disse Xena all'amica lasciando perdere Corifeo.

“Bene. Mi fa piacere che siamo tornati amici, perché sai, noi dobbiamo collaborare o meglio io devo aiutarti contro quella forza oscura… quando ti troverai a sfidarla avrai bisogno di un grande combattente come me!” affermò Corifeo, prendendo una bella porzione di carne dal fuoco e dandogliene un morso. “ Mmm… Non male! Veramente gustosa!”

"Si..." disse Xena con un tono evidentemente seccato.

Gabrielle tornò ai suoi scritti, cercando di trovare l'ispirazione
per continuare il racconto, quando percepì una strana sensazione:
come se qualcuno la stesse chiamando con il pensiero.
Guardò nell'oscurità, dietro le sue spalle, tra alcuni cespugli, da
quella parte c'era qualcosa che la chiamava a sè.
"Gabrielle..." una voce suadente risuonò nella testa del bardo.
La bionda lanciò un'occhiata a Xena, intenta a discutere con
Corifeo, quindi si allontanò senza dire niente scomparendo tra i
cespugli.
La luna alta nel cielo illuminava gli alberi tutt'intorno. Il bardo
afferrò i sais stringendo forte l'impugnatura e seguì un sentiero che
si inoltrava nel profondo del bosco.
"C'è qualcuno?" sussurrò guardandosi attorno vigile e pronta a un
eventuale attacco.
Le chiome degli alberi e i cespugli cominciarono a muoversi a causa
di un forte vento che, creando un vortice caldo, abbracciò il bardo in un
suadente e dolce tepore. Dita invisibili avvolsero il corpo di
Gabrielle: il suo volto, il busto, le gambe ben tornite, poi le
braccia e infine le mani che lasciarono cadere le armi. Le labbra
del bardo si spalancarono e i suoi occhi si chiusero come in preda
all'estasi. Poi, Gabrielle ebbe la sensazione che qualcuno le
tenesse le mani, aprì gli occhi e si trovò davanti una creatura
bellissima.
Il volto della donna risplendeva come la luna e la luce del pianeta
colpiva l'abito bianco che, trasparendo, lasciava intravedere il
rotondo seno e le gambe carnose color avorio.
"Chi sei?" chiese Gabrielle.
Vulnavia sollevò una mano e con dita delicate sfiorò il volto del
bardo per poi sorridere dolcemente.
"Riesco a leggerti nel profondo dell'animo" disse il demone senza
aprire la bocca, solo con il pensiero. "Il tuo è uno spirito puro e
io voglio possederlo!".
La poetessa corrugò le ciglia scotendo il capo, non riuscendo a
capire cosa intendesse dire quella strana e bellissima donna.
"Solo io ho il potere di donare il mio spirito e non è a te che
voglio darlo" replicò.
Gli occhi di Vulnavia furono attraversati da una luce di sfida: "So
a chi vuoi donarlo, ma non è una buona idea perché la donna che lo
possederà presto sarà una guerriera terribile e oscura e finirà per
ucciderlo".
"… non capisco…" disse Gabrielle.
Vulnavia pose le mani sugli occhi della poetessa, poi vi poggiò le
labbra, e le baciò; il bardo restò immobile, incapace di reagire a
quello strano e ammaliante potere.
Poco dopo Gabrielle riaprì gli occhi e il demone non c'era più. Per
un brevissimo istante il colore delle sue pupille cambiò da verde
divenne nero, poi tornò verde. La ragazza si guardò attorno, non
riuscendo più a capire dove si trovasse e chi fosse, poi vide il
bagliore di un fuoco e vi si diresse.

Xena aveva ormai terminato la sua lite con Corifeo ed era intenta a riporre spada, chakram e armatura vicino alle pelli che l'avrebbero riscaldata durante la notte. Volse lo sguardo verso Gabrielle, e, vedendo l'amica così spaesata disse: "Gabrielle, cos'è accaduto? Qualcuno ti ha attaccata?" il tono della Principessa Guerriera non era dei più sereni, ma tentava di esserlo.


Gabrielle volse lo sguardo verso la guerriera, per un istante il
mondo attorno a lei, perse i contorni e scomparve. Il bardo sentì le
gambe cedere come se stesse per svenire; si portò una mano alla
fronte e cercò di respirare lentamente.
"Dove mi trovo?" sussurrò, poi, le cose ripresero consistenza, i
colori tornarono vividi e il bardo riconobbe Xena. "Niente, non è
successo niente..." quindi si avvicinò al suo giaciglio e con occhi
inespressivi disse: "Vado a dormire, non mi sento troppo bene".


Era mattino, Xena, già sveglia da un po’ era impegnata nell'affilare la
sua spada quando alzando gli occhi al cielo vide un alone nero che
avanzava verso di loro spinto da un forte vento. Immediatamente capì
che qualche signore della guerra stava saccheggiando un
villaggio, così, attirando l'attenzione di Gabrielle e Corifeo
disse "C'è un villaggio in pericolo, dobbiamo andare, presto!". Detto
ciò salì a cavallo pronta a salvare quel villaggio.


Gabrielle si svegliò di soprassalto non appena sentì la voce di Xena
che parlava di un attacco a un villaggio. Il bardo si alzò a mezzo
busto liberandosi delle pelli nelle quali aveva dormito. Si sentiva
nervosa, non aveva riposato bene quella notte, c'era qualcosa che le
era apparso in sogno più volte ma non ricordava cosa fosse.
"Potresti evitare di urlare!" disse con tono irritato alla guerriera.
Si alzò guardandosi attorno, qualcosa in lei non andava e tutto era
cominciato con lo strano incontro della sera prima. "Xena... io
dovrei parlarti..." poi un dolore lancinante la colpì alla testa, e
si dimenticò di ciò che voleva dire a Xena, afferrò i sais e restò
immobile come stregata.

Corifeo intuì che ci fosse lo zampino di quella forza oscura nel bizzarro comportamento di Gabrielle e si spaventò pensando ai guai a cui stava andando incontro. Era più che mai intenzionato a fuggire ma il pensiero del pugnale gli diede quel po’ di determinazione che gli serviva per restare.
“Lo vedi?” domandò Corifeo, a Xena “ Vi state cacciando nei guai e avrete presto bisogno di me quando vi scontrerete... ehm…” e qui il dio tremò un poco “con quella forza oscura!”

"Dai, andiamo, me lo dirai dopo" disse Xena all'amica che aveva già dimenticato cosa dirle, poi, vedendo Gabrielle immobile si diresse da lei, e la guardò negli occhi che ora erano assenti: "Gabrielle, cosa c'è? Dobbiamo andare ora!". E così facendo si rimise a cavallo pronta per partire.

Gabrielle guardò Xena salire a cavallo: "Non posso..."
sussurrò. "Io..." quindi lanciò un'occhiata spaesata prima a
Corifeo, poi alla Principessa Guerriera. "... non vi conosco!"
quindi fuggì in direzione del bosco.

Il fumo proveniente dal villaggio si era ormai dissolto nell'aria, ciò faceva capire alla guerriera che i saccheggiatori ormai erano andati via, avrebbe trovato un modo per risolvere in seguito quella situazione, ora doveva pensare a Gabrielle, quindi si mise ad inseguire l'amica. Nella mente della guerriera ora correvano tante domande, perché quella reazione? Cos'era successo? C'era un collegamento tra i demoni e la reazione di Gabrielle? Era colpa di Corifeo? Xena non sapeva dare una risposta a nessuna i queste domande. Nel bosco, la Principessa Guerriera faceva fatica a seguire l'amazzone, gli alberi erano fitti e la luce del sole non riusciva a illuminare il sottobosco.
"Gabrielle!...Gabrielle!" urlava la guerriera "Sono io, Xena! Come puoi non riconoscermi? Pensa a tutte le nostre avventure, a tutti i nemici che abbiamo battuto, le gioie che abbiamo avuto, le avversità che abbiamo affrontato! Ti prego, torna indietro, ragiona!". Xena era agitata, non capiva perchè l'amica non le desse più ascolto e scappasse da lei. "Pensa a quando abbiamo sconfitto Lucifero, pensa a quando abbiamo sconfitto la morte, pensa ad Eve!", Xena accelerò la sua corsa, Gabrielle era sempre meno visibile tra gli alberi.

Gabrielle si volse, sempre correndo, verso quella donna che la
inseguiva, incespicò nella radice di un albero che sporgeva dal
terreno e dovette faticare un po' per riacquistare l'equilibrio e
non cadere.
"Lasciami stare!" urlò. "Io non ti conosco, non so chi sia Lucifero,
né chi sia questa Eve!".
Il vento le scompigliava i capelli, mentre i rami le ferivano le
gambe nude al passaggio nella fitta vegetazione. Tornò a voltarsi
indietro per capire quanto fosse distante la donna dai capelli neri,
non vedendola tornò a guardare dritto ma si scontrò contro qualcosa,
cadendo a terra, i sais volarono lontano. Gabrielle alzò lo sguardo
e la sua attenzione fu subito attratta da una mano protesa verso di
lei: una mano bianchissima. Il bardo la afferrò e si sollevò da
terra. I suoi occhi incontrarono quelli del demone e tutta la sua
attenzione fu catalizzata da quelle pupille color nocciola.
"Non aver paura" parlò Vulnavia con il pensiero. "Ti proteggerò io".
Gabrielle sorrise a quella donna che le era familiare e verso cui
provava una strana attrazione, quindi si pose appena dietro di lei.
Il demone aprì le braccia come a proteggere la poetessa, quindi
attese l'arrivo della guerriera.

Xena aveva visto tutta la scena ed ora correva quanto mai aveva corso prima per salvare l'amica da quel demone di straordinaria bellezza. Era finalmente arrivata.
"Gabrielle, forza, vieni!" disse Xena con il fiatone che le affaticava le parole, poi, non ricevendo alcun consenso dall'amica si rivolse al demone: "Lasciala stare!" così sfoderò la sua spada e la puntò verso Vulnavia. Guardò un attimo Gabrielle, con la speranza che l'amazzone riprendesse coscienza e che si mettesse al suo fianco, come aveva fatto tante altre volte, pronta ad aiutarla nella lotta. Nulla di ciò accadde, così Xena tornò a fissare dritta negli occhi la donna che ora aveva preso il suo posto, pronta ad un duello.

Vulnavia non si mosse di un solo passo seppur la spada della
guerriera le sfiorasse il collo.
"Non ti temo" disse il demone parlando per la prima volta. "Oramai
non hai più alcun potere su Gabrielle, si è liberata per sempre da
quel giogo che la teneva legata e te. Adesso mi appartiene, il suo
spirito, il suo cuore, il suo corpo sono miei". Poi allontanò da sè
il bardo: "Non ti conviene metterti contro di me, perderesti. I miei
poteri sono mille volte più potenti dei tuoi".
Intanto Gabrielle osservava la scena in disparte. Le parole della
donna dagli occhi cerulei l'avevano toccata nel profondo, aveva
percepito un balzo nel suo cuore quando aveva sentito il tono delle
sue parole che non riuscivano a nascondere un velo di preoccupazione
e di angoscia. Doveva essere molto importante per Xena, ma lei non
ricordava niente, non sapeva come comportarsi, si fidava solo di
Vulnavia.

Improvvisamente dal villaggio esplose una gigantesca fiamma alta quanto il cielo, al suo sparire il villaggio non esisteva più. Era rimasta solo cenere. Dove prima era quell’incendio spaventoso, apparve Desio a cavallo di un mostruoso, quanto singolare, elegante drago volante a due teste. L’essere sputava fuoco sul bosco, alimentando un terribile incendio che trasformava qualunque cosa toccasse in polvere. La creatura raggiunse presto il piccolo gruppo. Atterrò ponendosi in mezzo a Xena e a Vulnavia. Il semidio scese lentamente dal mostruoso essere. Fece pochi passi verso la Principessa Guerriera, fissandola in modo gelido. “Piacere di conoscerti, Xena. Io sono il grande Desio, figlio di Ares e di una sciocca femmina umana. Hai una cosa che mi appartiene e che vorrei che tu mi dessi, possibilmente senza doverti uccidere.”


"Desio, figlio di Ares, eh? Dovevo intuirlo..." Disse Xena con disprezzo, poi proseguì: "Non so di cosa tu stia parlando, e sinceramente non mi interessa, non ti darei nulla in ogni caso!". La guerriera teneva la spada sempre puntata verso Vulnavia, il suo sguardo era gelido: "Anche tu hai qualcosa che mi interessa, voglio la mia amica!". Xena, vedendo la tranquillità che avevano i due demoni, intuiva quanto essi fossero forti, ma ne aveva uccisi di terribili, e questo la tranquillizzava: "Tuo padre è sull' Olimpo grazie a me, l'ho battuto centinaia di volte, non sarà difficile uccidere anche te!".

“Ah!Ah!Ah!” scoppiò a ridere fragorosamente il semidio: “Mi piace la tua arroganza. Avevo visto giusto nei tuoi riguardi. Sei pronta a tornare la sanguinaria guerriera che eri un tempo? Ho avuto occasione di parlare con le anime delle tue vittime. E’ stato un piacere vedere la disperazione che ancora provano. A causa della loro morte violenta, non sono riusciti a trovare la pace e questo l’ho gradito molto”. Fece una pausa, fissando la Principessa Guerriera, poi, freddamente: “Non pensare a lei“ alludendo a Gabrielle: “Ho deciso che non la riavrai più. E’ stata lei a distruggere la tua grandezza. Con i suoi sciocchi buoni sentimenti è stata capace di cambiarti e annientarti. E’ per questo merita la morte. Ucciderò anche quel mollusco di Corifeo che si nasconde laggiù tra i cespugli e ne ruberò il potere ma non ora. Ti voglio al mio fianco Xena, e ti voglio spietata come un tempo. E voglio anche il pugnale per uccidere gli dei. Dammelo! Te lo ordino!”

"Mi spiace deluderti, Desio" disse Xena con sarcasmo. "In tanti lo hanno voluto e la mia risposta è... no! Comunque, per non deludere i tuoi sogni di gloria, sarò felice di ucciderti nel modo più spietato che esista, farò in modo che la tua anima soffra pene perenni...". Xena in ogni caso era preoccupata per la sorte dell'amica, sapeva che Desio era molto forte.

Desio sorrise affermando: “E va bene! Il tempo dei giochi e’ terminato. Sarà un piacere combattere contro di te e ucciderti, Xena”. Impugnò una spada lucente e si lanciò a folle velocità verso la Principessa Guerriera. Notò, mentre si avvicinava così rapidamente, lo sguardo stupito della nemica che in confronto si muoveva lentissimamente. Il semidio la colpì con un semplice pugno sullo stomaco, facendola cadere a terra. “Ah! Ah! Ah!” rise Desio, con soddisfazione: “Mi deludi, Xena! Credevo fossi una degna avversaria. Come speri di potermi battere con le tue sole risorse?”

"Ah, nemmeno ti immagini cosa sono capace di fare". Così dicendo sfoderò il pugnale che era in grado di uccidere gli dei e colpì Desio allo stomaco:
"Allora? Soddisfatto?"

Una maschera di dolore e poi di paura si dipinse sul volto del semidio. Si accasciò a terra, mettendosi una mano sullo stomaco da dove stava zampillando sangue. Lanciò un’occhiata di paura verso Xena. Desio aveva fatto un terribile errore di valutazione. Non aveva pensato che la Principessa Guerriera avesse con se il pugnale. E in ogni caso non si sarebbe mai aspettato di essere ferito da un essere umano. Il drago si avvicinò al semidio, il quale rapidamente vi salì sopra. La creatura, velocemente, prese il volo e si allontanò.


Vulnavia, che aveva assistito al combattimento in disparte, guardò il
drago allontanarsi nel cielo e provò un senso di angoscia e di
impotenza, adesso era sola e davanti a lei c'era una mortale che era
stata un grado di ferire una potenza come Desio.
*Era dunque così forte come diceva* pensò il demone.
"Hai vinto una battaglia" parlò Vulnavia rivolta a Xena. "Ma non la
guerra, anche se ammetto che sei davvero molto coraggiosa".
Il demone rivolse una veloce occhiata a Gabrielle, quindi il suo
corpo si allungò, divenne polvere bianca e infine fu trasportato via
dal vento.
Appena Vulnavia si dileguò, l'incantesimo sul bardo perse efficacia
e la poetessa sentì un dolore fortissimo alla testa. Guardò Xena e
rimase per un istante senza parole perché non ricordava cosa fosse
successo.
"Xena" sussurrò Gabrielle. "Sono libera!"

Sul viso della guerriera si dipinse un sorriso, così abbracciò l'amica finalmente tornata ad essere quella di sempre. "Andiamo!" esclamò

Gabrielle chiuse gli occhi, assaporando l'abbraccio di Xena forte e
protettivo al tempo stesso, ma una volta in procinto di rimettersi
in cammino la poetessa fu assalita da una serie di dubbi e di paure
che dovette rivelare alla guerriera.
"Xena..." disse il bardo fermandosi a pochi passi dalla donna. "Come
è stato possibile, per la prima volta ho avuto la sensazione che il
male potesse dividerci".
Il volto di Gabrielle assunse un'espressione preoccupata: "Per la
prima volta l'amore da me tanto decantato, quell'amore forte e
resistente a ogni avversità, stava per essere sopraffatto dal buio
dell'odio... Come è stato possibile?".

"Non lo so..." disse Xena. "Sono demoni molto forti, dobbiamo stare vicine, non dobbiamo permettere che succeda ancora quel che è successo oggi, abbiamo sconfitto tante avversità, e continueremo a farlo lottando. Dimmi, cosa provavi, come ti sentivi quando eri in balia di quel demone, ricordi qualcosa?"


Gabrielle rispose assumendo un tono di voce grave: "Ricordo che
c'era qualcosa dentro di me che mi diceva che mi potevo fidare solo
di quel demone. Di te, del nostro tempo passato insieme non
ricordavo niente, eri come un'estranea". Il bardo raccolse i sais
che aveva perduto lungo il cammino e li ripose nei calzari, quindi
tornò a guardare Xena e scosse la testa: "Hai ragione tu, non sempre
è possibile trovare risposte alle nostre domande, è capitato e
basta". Gabrielle fissò il cielo azzurro: "Chissà quali altre
avventure ci attendono..." poi, pose la mano sulla spalla di Xena.

FINE





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