torna all'home page


Hazel

by Route66

(terza parte)

I personaggi di Xena e Gabrielle sono di proprietà della MCA/Universal Pictures, pertanto non intendo infrangere nessun Copiright.
Questo racconto è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto della mia immaginazione o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it

VIENNA

-“Ehi Mac, guarda qui! E’ g-grandioso!”. Josh chiamò la donna che era appena entrata nel laboratorio di sperimentazione.
Mac si avvicinò a una grande teca piena d’acqua. Dentro vi erano delle semplici alghe marine.
-“Si, davvero grandioso! Alghe!”
-“A-aspetta. Ora le vedi così, ma….”, il giovane si spostò al tavolo adiacente, “Guarda!”.
Mac sbirciò poco convinta nel microscopio.
-“Che diavolo…?!”.
Il giovane sorrise.
-“Sono m-microscopiche alghe oceaniche in g-grado di fermare le emorragie. Q-questo laboratorio è d-davvero uno spasso! Hanno m-messo a punto un pa-particolare tessuto derivato da queste alghe. P-praticamente “sigilla” la f-ferita agendo sui g-globuli rossi che formano un t-tappo non appena entrano in c-contatto con il t-tessuto. Aumentano p-piastrine e coagulanti nel punto l-lesionato e il processo di emostasi p-può proseguire na-naturalmente. Lo stanno a-applicando agli abiti degli agenti. Pensa che utili!”
-“Già. Josh…”, Mac si grattò la fronte, “Sono contenta che ti piace stare qui. Hai preparato i resoconti che ti avevo chiesto?”
-“Uh…si…c-certo! Eccoli!”. Il giovane afferrò una cartellina. “A-allora, qui ci sono le r-revisioni dei…”
-“Ehm Josh…li guarderò da sola. Se non mi è chiaro qualcosa ti chiamo”
-“O-ok…”
-“A dopo”.
Mac sbuffò, incamminandosi verso il corridoio. C’era qualcosa in quel ragazzo che la irritava in modo incredibile. Superata la porta scorrevole si diresse al piano superiore.
Entrò nello studio di Gabriel.
-“Ah eccoti”, disse l’uomo, con voce agitata.
Mac lo guardò meglio. Aveva una faccia sbattuta, le occhiaie e la barba non fatta.
-“Gabriel”, la donna lo salutò con tono beffardo.
-“Cosa diavolo vi è saltato in mente? Tu e Valery. Siete fuori di testa? Se non sbaglio avevo dato precisi ordini: doveva partire solo Kate!”
-“Avanti sta calmo…alla tua età fa male agitarsi così”
-“Cosa pensavate di fare eh? Volevate dimostrare qualcosa? Cercavate adrenalina o è stato solo per il gusto di venir meno ai miei ordini?”, disse furioso.
-“Niente di tutto ciò. Non sapevo che ci fosse anche Valery su quell’aereo, l’ho scoperto in seguito. Chiaramente entrambe dobbiamo aver pensato che sarebbe stata una sciocchezza mandare Kate all’avventura”
-“Ascoltami bene avventuriera dei miei stivali: qui il capo sono io e anche se gestisci la missione, le decisioni finali spettano a me! Non mi interessa nulla delle tue bravate da adolescente in crisi: ho visto tanti personaggi come te nell’arco della mia vita e ho saputo gestire i loro colpi di testa in ogni occasione, quindi se credi che puoi fare i tuoi comodi qui ti sbagli: dovrai rigare dritto”, concluse con occhi di fuoco.
Mac lo fissò senza battere ciglio, poi fece un piccolo applauso.
-“Ma che bel discorso, complimenti… Per qualche minuto mi è sembrato di ritrovarmi nella stanza del preside una ventina di anni fa…”, la donna si alzò e si avvicinò alla scrivania, “Ora tu ascolta me”, iniziò fissandolo: “Non eseguo gli ordini di qualcuno che mette in pericolo le nostre vite e la missione stessa occultando le prove e lo stato reale dei fatti”.
Gabriel impallidì all’improvviso.
-“Cosa…vuoi dire?”.
Mac sorrise.
-“Mio caro Gabriel…ci risiamo. Non capisco perché assumi delle persone se poi pretendi di lasciarle all’oscuro di tutto”.
L’uomo cominciò a sudare.
-“Non hai chiamato me e Colin solo perché non puoi lasciare Vienna vero?”, lo fissò, “Stai conducendo un caso personale, all’insaputa dell’Omega stessa”.
Ci fu qualche minuto di silenzio.
-“Si…”, ammise Gabriel, annuendo, “E’ così…”
-“Bene”, la donna alzò le braccia e poi si rituffò sulla poltrona. “Sono tutt’orecchi!”
-“Ora…?”
-“Ho tutto il tempo del mondo!”, aggiunse ironica.
L’uomo tentennò per qualche secondo, poi sospirò.
-“Beh…non c’è molto da dire… Qualche settimana fa un mio vecchio amico mi ha chiamato. Erano anni che non ci sentivamo. Ero felice di rivederlo…ma il momento lo era meno… Stava per morire.”, fece una pausa.
-“Perché ti aveva chiamato?”
-“Mi ha chiesto di proteggere Valery. Era lì steso, sul suo letto nella sua tenuta ottocentesca, con la luce calda del sole che invadeva la stanza ed un silenzio quasi immortale…”, disse ricordando quegli attimi, “Per un momento mi è sembrato come di trovarmi in un film d’altri tempi…di non essere me”, gli occhi gli divennero lucidi, “Gli ho fatto una promessa in punto di morte, ed eccoci qui”, concluse.
-“E’ lui l’uomo di cui si stava occupando il medico legale”.
Gabriel annuì.
-“Perché ti ha chiesto di proteggerla? Da chi?”
-“Non lo so Mac”, disse stanco, “So che stava conducendo delle indagini su un gruppo non ben definito di persone…forse una setta. Eravamo colleghi una volta…facevamo parte entrambi di una sottosezione della CIA, poi lui se ne andò. Lasciò la squadra dopo averne viste abbastanza. Decise che avrebbe continuato quel lavoro, ma a modo suo. Era una testa dura”, sorrise, “Era un grande uomo…l’ho sempre ammirato perché a differenza di me aveva il coraggio di seguire ciò in cui credeva”
-“Dunque tutta la storiella dello sconosciuto che è venuto qui, si è accasciato al suolo bla bla…?”
-“Si. L’ho inventata io per dare credibilità alla storia”
-“Beh, non pecchi di fantasia… Le ultime parole profetiche del morto erano carine!”
-“No aspetta”, scattò l’uomo, “Quelle erano vere…”.
Mac lo guardò curiosa.
-“Sono state le ultime cose che è riuscito a dirmi. La chiave…proteggi la chiave… Il punto è che non so di cosa parlasse. Tutte le sue ricerche sono state distrutte durante l’ultimo agguato che gli hanno teso. Il suo estremo tentativo di fare qualcosa per questa missione è stato chiamare me…la sua ultima speranza… Quindi non lo deluderò”.
Mac lo vide per la prima volta vulnerabile e ne ebbe compassione. Si alzò dalla poltrona e disse:
-“Dovrò parlarne agli altri lo sai…”
-“Già”.
La donna sospirò.
-“Mi dispiace di averti mentito”, disse poi l’uomo.
-“Non è per me. E’ per la missione. Se ci tieni all’oscuro dei fatti, non possiamo aiutarti. Né puoi sperare di mantenere la tua promessa”.
Gabriel annuì mesto.
-“Continueremo a mantenere il silenzio con l’Omega. Farò il possibile”, aggiunse la donna.
-“Ti ringrazio”, disse sfinito.
Prima di andare via, Mac pronunciò con un filo di voce:
-“Non è necessario dividerci. Non c’è più niente tra me e Kate. E comunque dovremo stare a stretto contatto per la missione…Non puoi evitarlo per sempre”
-“No, è vero. Ma se pensi che vi darò delle occasioni per poter stare assieme ti sbagli.”
Mac lo fissò e parve rivedere per qualche istante la forza che fino a poco fa era scomparsa in lui.
Gabriel sostenne il suo sguardo.
La donna si limitò a fare un cenno col capo, quindi uscì senza dire nulla.


Il giorno dopo

-“Ah! Che splendore!”.
Valery spalancò le finestre dell’appartamento che affacciava sulla grande Rathausplatz. Con una sola occhiata abbracciò la visione d’insieme che le si offriva: il complesso di edifici che circondavano la piazza erano un vero spettacolo illuminati dal sole abbagliante: il Municipio che fronteggiava il Burgtheater, e poi, a chiudere sugli altri due lati, l’Università e il Parlamento.
-“Ehi, non ti esporre troppo”, disse Mac.
-“Non ho alcuna intenzione di vivere da reclusa. Anzi, sai che ti dico? Non ne potevo più di quel palazzo lugubre e nascosto”
Valery guardò ancora la piazza e respirò una profonda boccata d’aria.
-“Oggi mi sento in vena di un giro turistico, che ne dici?”, disse sorridendo.
-“Non credo sia…”
-“Ah! Lo sai che qui a Natale c’è un mercato molto grande con tutti gli addobbi e i regali? E poi in quel punto posizionano un’enorme pista ghiacciata su cui pattinare! Sarebbe bello venirci sotto le feste!”
-“Vado a parlare con gli agenti, tu comincia ad analizzare il cd”
-“Ok, ma non dimenticare che abbiamo degli allenamenti…non ho intenzione di rinunciarci…”, sorrise.
Mac le fece un cenno ed uscì. Fece un piccolo giro di ricognizione per accertarsi che gli altri si fossero sistemati nelle loro stanze. Colin e Josh occupavano quella accanto alla sua. Era strano avere una palazzina intera tutta per loro. Con il sonno che le aveva catturato la mente, raggiunse la sua camera e si gettò sfinita a letto.


-“Sai di cosa ho voglia ora?”, chiese Valery a Mac, affannata e asciugandosi il sudore.
-“Posso immaginarlo….”.
La ragazza sorrise.
-“Allora cosa aspettiamo?”
-“E sia…”, disse cedendo.
Venti minuti dopo erano immerse in uno stato di piacere assoluto.
-“Mmmm…sono in estasi!”.
Mac sorrise.
-“Come hai fatto a capire al volo?”
-“Mi hai fatto una testa così per giorni!”.
Valery affondò ancora la forchetta nella sua fetta di torta Sacher.
-“Lo sai che quella originale è questa? Con la panna montata”
-“Hmm…per me sono tutte una delizia. Se pensiamo che ancora oggi non si sono messi d’accordo su quali parti vadano spalmate di marmellata d’albicocche, figuriamoci se devo preoccuparmene io… Perchè privare il palato di cotanto piacere?!”, sorrise, ingoiando l’ultimo boccone.
-“Sai cosa mi chiedevo? Che sorta di implicazioni ci sono tra te e quella Kate?”.
Mac tossì, rischiando di affogarsi.
-“Come scusa?”
-“Avanti, ora che hai condiviso con me una cosa così intima puoi anche dirmelo”, indicò la torta nel piatto e sorrise.
-“Una cosa così intima?!”
-“Esatto! Non lo sai che è davanti ad una di questa che i personaggi illustri parlavano di cose importanti?!”.
Mac sorrise.
-“Perché ho la sensazione che inventeresti di tutto pur di arrivare ai tuoi scopi?”.
Valery ricambiò il sorriso.
-“Avanti!”
Mac tentennò un pò. Poi si voltò, guardando altrove nel bar.
-“St-stavamo…insieme”, arrossì.
Valery rise.
-“Sei così dolce!”.
Mac aggrottò la fronte.
-“Ma che dici?!”
-“Si! Dietro quell’aria da dura c’è una persona dolcissima, sei tanto tenera!”.
La donna sbuffò.
-“Bene…”, continuò Valery tornando seria. Fece un sorso di Melange, la sorta di cappuccino che accompagnava la torta. “Devo pur conoscere l’avversario, se voglio batterlo”, sussurrò.
-“Come hai detto, prego?”
-“Eh?! Toh, il cameriere! Vuoi dell’altro?!”
-“No, grazie”. Mac si soffermò a guardare l’uomo in smoking, che passava tra i tavolini.
-“Sai che Vienna è sempre stata il mio sogno proibito?”, continuò, “Soprattutto i suoi bar…”. Indicò all’amica l’ingresso. “Il cameriere che accoglie con riverenza gli ospiti oltre la soglia del locale che in un attimo ti fa entrare in un mondo antico e intatto”.
Valery si prese il volto tra le mani, con occhi sognanti, restò come incantata mentre Mac le disegnava quella realtà.
-“Parquet, tavolini di marmo, sedie Thonet o divanetti di velluto porpora, lampadari di cristallo, quotidiani incorniciati dalle classiche stecche di legno….”, le sfiorò il braccio, “E poi il caffè, unico vero protagonista, servito in una varietà di ricette….Si respira l’aria di un passato illustre in questi posti”.
Valery riaprì gli occhi.
-“Mio Dio…”, disse piano.
-“Cosa?”
-“Mi hai totalmente catturata”.
Mac sorrise.
-“Dai, usciamo di qui! Ho voglia di fare un giro per le strade!”, disse Valery tirando l’amica.
In breve furono di nuovo all’aria aperta. Si avviarono lungo la Karntner Strasse, la via pedonale del centro più animata della città. Superarono negozi di ogni sorta: un emporio di cd e cassette, uno di lampadari di cristallo, una famosa pasticceria…
-“Questa via è il clou dello shopping! Non che io ne sia una fanatica, ma a volte bisogna anche distrarsi”.
Mac sorrise, vedendo la spensieratezza contagiosa dell’amica. La guardò con occhi colmi d’affetto.
-“Ecco!”, si fermò davanti una vetrina, “Prendi questo: è un negozio con cento anni di tradizione. Puoi trovarci borsette da sera, specchietti, occhiali, gioielli…insomma tutte cose che né io né te compreremmo mai!”, risero, “Ma non possiamo non entrare! Avanti!”.
Uscirono venti minuti dopo che Valery ancora rideva. Superarono il più grande centro commerciale della via e scovarono un negozio di abiti tradizionali.
-“Non lo metterò mai!”, borbottò Mac uscendo da lì e sbirciando ancora nella busta.
-“Si che lo farai. E’ così divertente essere buffi per una volta! Tantopiù che qui non ci conosce nessuno!”
-“Ma…è ridicolo!”
-“Io invece trovo che sei adorabile!”, disse posizionandole il cappello colorato in testa. La guardò e sorrise: “Col broncio ti dona ancora di più”.
Mac roteò gli occhi.
-“Aspetta, aspetta!”, la trattenne Valery, “Cosa vedono i miei occhi!”
-“Che c’è?”
-“Il Loos American Bar! Praticamente un mito!”, la tirò fino alla porta.
-“Hmm…piccolino per essere un mito”, bofonchiò Mac.
-“Tu non ti rendi conto! Questo bar è stato progettato da Adolf Loos, uno dei più importanti architetti austriaci, e dichiarato monumento nazionale nel 1959!”
-“Peccato che in un bar già ci siamo state! Avanti”, la spinse lontano mentre la giovane si lamentava.
Arrivarono davanti una celebre gioielleria.
-“Accidenti…che ne diresti di svaligiarla e fuggire via?!”, disse ironica Mac guardando una delle vetrine che luccicavano di preziosi.
-“Hmmm…non tentarmi!”, rispose ridendo. “Scherzi a parte: io per queste cose non vado matta, ma…se qualcuno mi regalasse un gingilletto di quello…credo che cadrei ai suoi piedi!”.
Davanti a loro comparve la piazza del duomo di S. Stefano. La cattedrale simbolo della città era lì, che si faceva prepotentemente largo tra gli edifici che la circondavano, con l’alta torre campanaria e il tetto a spioventi rivestito da migliaia di tegole smaltate policrome.
-“Dicono che dentro sia stupenda”, disse Mac.
-“Già, ma non si può fare tutto in una giornata! Guarda che meraviglia!”, Valery indicò alla loro sinistra.
-“L’ Haas-Haus…”, aggiunse Mac. La fissò qualche secondo, “Ti dirò: ho sempre trovato qualcosa che mi attira in questo edificio”
-“Si, è particolarmente bello! So che dentro c’è un centro commerciale e sulla terrazza un ristorante…”
-“Io sono esausta!”
-“Infatti quello che ti stavo proponendo era il ristorante! E’ ora di pranzo…ci ricarichiamo e poi ripartiamo!”, sorrise, tirandola con sé.
Dopo due ore e un pranzo sostanzioso, si ritrovarono in piazza incerte sul da farsi.
-“Ehi Mac!”
-“Mmm?”
-“Ho trovato!”
-“Valery sono distrutta…”
-“Questa ti piacerà…”, sorrise, indicando alcuni turisti.
Pochi minuti dopo erano a bordo di un Fiaker, la tipica carrozza trainata da due cavalli e condotta da baffuti cocchieri in bombetta.
Terminata la passeggiata, imboccarono il Graben. Più che una via, era una piazza allungata; anch’essa una strada commerciale molto frequentata, ma con un’atmosfera diversa da Karntner Strasse.
-“La guida dice che fino al 1200, quando venne colmato, il Graben era un fossato. Successivamente nel periodo di Maria Teresa e Giuseppe II divenne il centro della vita elegante di Vienna e luogo di appuntamento del bel mondo…”, esordì Valery, camminando.
-“Ma dove l’hai presa?!”
-“Era sul sedile della carrozza! Qualcuno l’avrà dimenticata!”, poi continuò: “La maggior parte degli edifici odierni risalgono alla seconda metà dell’800 etc etc…Hmmm…punto focale del Graben è senz’altro la Pestaule, la Colonna della peste alta 21 metri, opera barocca ultimata nel 1693 per iniziativa dell’imperatore Leopoldo I come ringraziamento per la fine della terribile epidemia che colpì la città nel 1679…”.
Mac sbuffò, poi un acuto bip attirò la sua attenzione. Prese il cercapersone.
-“Accidenti è tardissimo, ho perso totalmente la cognizione del tempo!”
-“No, dai! Ci sono ancora tante cose da vedere!”
-“Lo faremo un’altra volta…fra poco inizia il turno la seconda squadra”
-“A proposito: non dovevamo essere scortate? Come mai non ho visto nessuno?”.
Mac sorrise.
-“Ah! Ecco i vantaggi di avere il capo della squadra al mio fianco…”, disse Valery.
-“Già, ma non capiterà ancora, quindi rassegnati”
-“Accidenti…allora mi toccherà corromperti in qualche modo…”, sussurrò ammiccando.


Era già sera quando arrivarono all’appartamento. Mac scambiò qualche parola con gli agenti nel corridoio, poi si avviò con Valery fino alla sua camera.
La ragazza aprì la porta e rimase sull’uscio.
-“Bene…è stata una giornata lunga”
-“Già”.
Valery sorrise.
-“Sono stata bene… Sto bene con te…”.
Mac arrossì appena, ma nella penombra passò inosservato.
-“Anch’io”
-“Ti va…ti va di entrare?”
-“Uh…io…no, devo…mi aspettano tante di quelle scartoffie”, indicò alle sue spalle, impacciata, “Lasciare i resoconti, parlare con Josh…”
-“Si capisco…”
-“Stanotte sarò qui accanto comunque…”.
Valery scosse il capo annuendo.
-“Allora…vado…”
-“Si…Buon lavoro”, sorrise.
-“Grazie. Dormi bene”
-“Sarà sicuramente così”.
La guardò dolcemente, poi chiuse la porta.


-“Eccoti finalmente”
-“Che succede?”.
Mac raggiunse gli amici nella stanza al piano terra dell’edificio, adibita a postazione tecnica. Quando entrò, vide che anche Kate era presente.
Colin posò il ricevitore.
-“Sta arrivando Gabriel”
-“Cosa…? Come…?”.
Non ebbe tempo di finire la frase che l’uomo entrò dalla porta secondaria.
-“Salve a tutti”
-“C’era qualche riunione operativa?”, domandò Mac.
-“No…no. Sono qui perché vorrei chiarire alcune cose importanti”.
Mentre Gabriel parlava, Mac notò che gli altri la stavano fissando insistentemente.
-“Che c’è?”, esclamò seccata.
Colin le fece segno, portandosi la mano ai capelli.
Imitandolo, si toccò la testa.
-“Uh…”.
Trovò il cappello che aveva acquistato stamattina Valery. Se l’era dimenticato del tutto. Lo tolse rapidamente e si sedette.
Colin sorrise.
-“Carino il cappellino…nuovo look?!”, la prese in giro sottovoce.
-“Piantala”.
Kate le lanciò un’occhiata.
-“Un mio agente di fiducia mi ha informato su uno spiacevole fatto accaduto oggi ”, continuò Gabriel.
Gli altri rimasero in silenzio, in attesa.
-“Ho saputo che stamane è stato violato il protocollo di protezione permettendo che Valery Cowper uscisse senza la scorta”, ci fu una pausa. “Non è così?”
-“Non credo che…”, iniziò Colin. Ma Gabriel lo interruppe.
-“In effetti non credevo neanche io a questa voce. È per questo che sono venuto ad accertarmene personalmente”.
L’umo rimase in attesa di una risposta.
-“E’ così”, disse infine Mac.
Gabriel sbarrò gli occhi.
-“Beh…è stata solo mezza giornata… Abbiamo fatto un giro per il centro. Sono stata in sua compagnia tutto il tempo per sincerarmi che non corresse alcun pericolo”
-“Cos’è questa novità?”, l’uomo scattò in piedi, “Perché siete uscite senza scorta? Cosa diavolo ti passa per la testa?!”
-“Calma calma…non c’era alcun bisogno…”
-“Stammi a sentire: non mi interessano le ragioni personali che ti spingono a buttare all’aria i piani di protezione! Non costringermi a farti pentire del tuo incarico”, disse duro.
-“Ascolta: so come svolgere il mio lavoro. Si è trattato solo di poche ore. Siamo entrambe in grado di gestire un possibile tentativo di attacco mirato alla persona. Non ingigantiamo il pericolo…”
-“Non sappiamo un bel niente!”, scattò, “Non sappiamo con chi abbiamo a che fare e quale sia il loro modus operandi, quindi non dirmi che non dobbiamo preoccuparci! Se succederà ancora, ti taglierò fuori dalla missione”, disse urlando.
Detto questo Gabriel uscì come una furia.
Gli altri rimasero in silenzio finchè la porta non si richiuse con un tonfo.
-“L’ha presa malino, eh?”, disse Colin sbadigliando.
Josh fece una faccia intimorita.
-“Che accidenti ti ha preso?!”, urlò dal nulla Kate.
Mac la guardò stanca.
-“Per favore non mettertici anche tu”
-“Andare in giro per Vienna senza scorta! Ma dico: sei impazzita?!”, si passò le mani tra i capelli.
-“Non capisco perché ti scaldi tanto”
-“Forse non ti rendi conto! Forse pensi che ci sia solo tu di mezzo, che non siano coinvolte altre persone! Ma non dimenticare che lavori per mio padre, che ci sono degli agenti ai tuoi comandi, che lavorano dietro le quinte per la sicurezza di Valery! Non si tratta di una missione gestita dall’Agatha Investigation, Mac!”, allargò le braccia.
-“Ehi, io ho ben chiaro il mio lavoro e lo faccio al meglio delle mie possibilità! Non permetto a nessuno di metterci bocca, tantomeno alla figlia del capo!”
-“Non si tratta di mio padre! Non mi interessa quello che fa o dice!”, urlò.
A quelle parole Mac la fissò perplessa. Forse le cose tra lei e Gabriel non andavano proprio a gonfie vele.
-“Mi dà fastidio che tu prenda tutto alla leggera quando ci sono persone che si danno da fare per portare avanti la missione in modo serio, rischiando la pelle! E tu te ne vai in giro a divertirti fregandotene degli altri! Forse qualcuno ha perso di vista le priorità e si è dimenticata come si lavora!”, concluse urlando Kate.
Mac la fissò con occhi di fuoco.
-“Tu….Non permetterti mai più di dire che non sono in grado di fare il mio lavoro…tu che non sai neanche l’abc di questo mestiere né da dove cominciare per svolgere anche un misero compito banale! Sono sempre io. E so quello che faccio. A differenza di molti altri”
-“Ehi ehi ragazze…perché non la smettete?! Si sta oltrepassando il limite”, disse Colin subentrando tra le due.
-“Ma davvero?! Allora dimmi: da quand’è che ti piace fare shopping?!”, continuò Kate ignorando l’uomo, “Per favore illuminami! Perché quando stavamo assieme non ricordo una sola volta che siamo andate in giro per negozi!”
-“Ma che assurdità stai dicendo?!”, urlò Mac, “Che diavolo c’entra ora questo?!”, alzò le braccia.
-“C’entra eccome! Mi sembra che tu non tenga conto della professionalità in questa missione! Cos’è, all’improvviso hai scoperto come si vive in società?! Passeggiate sul molo, shopping…hai battuto la testa dimenticando la tua precedente vita da orso?! Se qualcuno me l’avesse raccontato un anno fa gli avrei riso in faccia!”.
Mac scosse il capo sfinita.
-“E’ assurdo! Tu stai mettendo in mezzo la nostra storia, le nostre cose private, in una faccenda in cui non c’entrano nulla! Sei ridicola! Non sono professionale dici? Ma se non sbaglio quando dovevamo ritrovare tuo padre, non ti dispiaceva poi così tanto che non fossi professionale!”.
Si voltò, dirigendosi alla porta.
-“Non ricordo affatto che tu mi abbia portato a fare shopping o a prendere gelati! Anzi! Non ricordo proprio che ci siano state mancanze da parte tua nello svolgere la missione: lì sei stata fin troppo professionale! Deserti, bettole, accampamenti dell’ultimo minuto, cibo di scarto, gente poco raccomandabile…”
-“Scusa tanto se ti ho fatto riportare la tua pelle sana e salva a casa!”
-“E ora dove vai?! Ti sto parlando!”.
Mac uscì e Kate la seguì lungo il corridoio.
-“Devo ovviare ai miei doveri”, rispose ironica.
-“Ma si, va pure da lei!”
-“Sei ridicola! Non c’è niente tra noi! Sto solo facendo il mio lavoro!”
-“Certo! Portale qualche coperta e rifalle il letto! Anche questo fa parte del tuo lavoro!”.
Le loro voci si spensero pian piano, svanendo in lontananza.
Colin e Josh si guardarono.
-“Ma…c-che…è s-successo?”, chiese Josh paralizzato.
-“Eh, ragazzo!”, Colin gli posò una mano sulla spalla per solidarietà, “L’amore è la cosa più complicata di tutte”, sospirò.


Da lassù, la piazza appariva diversa. La notte era calata e con essa il silenzio. A parte qualche piccolo segno di vita, tutto taceva. La mattinata era stata rumorosa e animata da centinaia di persone. Ora, dal tetto dell’appartamento, si godeva una pace impagabile.
Mac fece un altro sorso dalla bottiglia di vino. Si stropicciò gli occhi, stanca.
Dopo tanto tempo, ecco che ritornavano problemi e pensieri.
Un piccione infreddolito, svolazzò vicino a lei, andandosi a piazzare in un angolino della finestra che apriva sulla soffitta.
-“Ehi…”. Agitò un dito nella sua direzione, come per avvicinarlo.
Il volatile si girò a fissarla. Lei sospirò.
-“Beato te piccolino…perché ignori tante di quelle cose…”.
Il piccione piegò la testa di lato.
La donna alzò la bottiglia verso di lui come per un brindisi silenzioso. Fece un altro sorso.
Dopo poco un altro piccione andò a sistemarsi vicino al precedente. Si strinsero l’un l’altro per farsi calore.
-“Perché tutto deve essere sempre complicato?”, chiese stanca.
Si prese la testa fra le mani.
Era troppo sfinita per piangere, anche se sentiva che ne aveva bisogno, dopo aver accumulato dolore per così tanto tempo. Ma si limitò a guardare i tetti illuminati dalla luna che si stagliavano a perdita d’occhio davanti a lei.


Era tardi, ma Valery era ancora seduta sotto le coperte a leggere. La vita da reclusa non le piaceva.
Si tolse gli occhiali da lettura, strofinandosi gli occhi. Controllò l’ora sul suo orologio illuminato dalla flebile luce dell’abat-jour. Si rimise gli occhiali e voltò la pagina del libro.
Era un romanzo noioso che aveva trovato lì, nel comodino. Ma proprio non aveva voglia di dormire. Tutta la faccenda era meno irritante della noia scaturita dalla sua condizione di sorvegliata speciale.
Fortuna che a rendere la storia più stuzzicante c’era almeno una ragione, che l’aveva indotta a non mandare tutto al diavolo la prima volta: Mac.
E la giornata che avevano passato assieme era stata la conferma. Sorrise, toccandosi la punta del naso.
Socchiuse gli occhi, ripensando a tutti i momenti in sua compagnia, da quando l’aveva conosciuta a Miami e l’aveva vista per la prima volta: imbronciata, bella… Un aspetto che le piaceva di lei era che aveva quell’aria così rassicurante… Non ti dava certezze, ma sapevi che comunque sarebbe andata, lei ci sarebbe stata. E poi quegli occhi…uno sguardo così intenso non l’aveva mai visto, nel vuoto dei volti che giravano per la città…Era quella parte di lei, che tradiva una sensibilità oltre ogni immaginazione. E tanta sofferenza.
Sorrise ancora, nel notare che sempre più spesso si ritrovava a pensare a lei, perdendo totalmente la cognizione del tempo. All’improvviso notò che la luce dell’abat-jour si andava affievolendo a tratti, emettendo piccoli ronzii. Si tolse gli occhiali, lasciandoli cadere sul letto. Fissò la luce per qualche secondo. Faceva intermittenza. Un morso allo stomaco la assalì. Poi con un ultimo ronzio si spense del tutto, lasciandola nel buio più completo. Solo un pallido raggio di luna filtrava dalla finestra.
Rimase immobile nel letto, in silenzio, senza quasi respirare, fissando l’oscurità davanti a sé. Si portò una mano alla vita. Afferrò la piccola trasmittente che le aveva dato Mac, per mettersi in contatto con lei. Premette un tasto.
Come un automa, senza smettere di fissare il buio, lentamente, se la portò alla bocca.
-“Mac…”.
La donna, sul tetto, afferrò l’auricolare. Rimase qualche secondo spaesata, poi vide il segnale della sicurezza che lampeggiava.
-“…è qui, Mac…”, disse la voce ghiacciata di Valery.
-“Merda!”, la donna si risvegliò d’improvviso dal suo torpore, “Sto arrivando Valery. Mantieni la calma”.
Come un razzo si rimise in piedi. La bottiglia rotolò sopra le tegole e finì giù. In un balzo fu di nuovo dentro. Borbottò qualcosa alla radiotrasmittente, rivolta agli agenti di guardia. Poi si lanciò giù per le scale.
Valery era ancora immobile. In un certo senso stava raggelando. Il buio era il suo punto debole. E non sapere cosa ci fosse nascosto la spiazzava.
Si tolse la coperta lentamente e aspettò. Chiuse gli occhi e fece un lungo respiro.
La calma. Sapeva cos’era. Poteva riuscirci. Una persona allenata come lei, temprata da anni di arti marziali… Eppure in quel momento avrebbe voluto che Mac fosse lì.
Sospirò un ultima volta, poi lasciò che il suo respiro diventasse impercettibile.
D’improvviso sentì come un alito di vento, un soffio lieve, vicino al suo orecchio. Una voce metallica, un sussurro, le fece riaprire gli occhi di scatto.
-“Non puoi sfuggirmi Valery…non puoi sfuggire al tuo destino…”.
La ragazza rimase bloccata, ma tesa, pronta all’azione.
-“Chi sei?...Cosa vuoi da me?”, riuscì a dire, trovando improvvisamente forza e lucidità.
Una risatina impercettibile attraversò l’aria.
-“Voglio ciò che mi spetta. Farò quello che deve essere fatto. E tu non potrai impedirlo”. Alla porta si sentirono le voci degli agenti e Mac che stava forzando la serratura. “A presto Valery Cowper….”.
Il sussurro si spense.
Valery scattò d’improvviso in quella direzione. Il coltello che impugnava frusciò nell’aria, ma non incontrò nulla. Tuttavia l’ombra, che finalmente poteva vedere, inciampò contro il comodino. La ragazza tentò di colpirlo; afferrò un braccio, provando a fare più male possibile ma la posizione glielo impediva. L’ombra sgusciò via da lei in pochi secondi. Si diresse alla finestra, l’aprì e si lanciò nel vuoto.
In quello stesso istante, Mac e gli agenti entrarono nella camera. La porta sbattè e alcune torce illuminarono la stanza. Gli agenti si sparpagliarono per tutto l’ambiente con le armi ben in vista. Mac fece lo stesso, poi si avvicinò a Valery. Era ancora scossa, vicino il letto.
Le posò una mano sul viso.
-“Tutto bene?”
-“Si….si…”. La ragazza strinse la mano dell’amica, il respiro ancora affannato.
Un agente fece un segno a Mac. La donna si affacciò alla finestra.
-“E’ uscito da qui”
-“Ok, controllate tutto il perimetro. Voglio le squadre qui: area esterna e interna. Rapporto completo. Non troveremo niente, ma voglio sapere come hanno eluso la sorveglianza e sono riusciti ad entrare in questa stanza barricata, cazzo!”.
L’agente richiamò gli altri, visibilmente mortificato, e uscì.
Mac si passò una mano tra i capelli. Valery le andò incontro.
-“Calma…sto bene…”. La strinse, portando le braccia al collo. Qualche lacrima le rigò il volto.
-“Si…è tutto ok…”, disse Mac stringendola forte e tirando un sospiro di sollievo.


La mattina seguente

-“Ok, perfetto, ti ringrazio. Arriveremo fra una ventina di minuti. A dopo”.
Colin riattaccò la comunicazione al cellulare.
-“Strano…non ha fatto tante storie…si è dimostrato molto disponibile e comprensivo…”, disse rivolgendosi a Mac che era nell’auto con lui.
-“Mmm…”, mugugnò l’amica.
-“Non è da lui considerando la scenata di ieri notte… Cosa può essere cambiato?”
-“Hmm… Forse ha solo fatto funzionare il cervello. Magari ha pensato che non gli conveniva mettersi in guerra con me”
-“Per il semplice quieto vivere? Naaa”.
I due amici scrutavano con sguardo assente dai finestrini dell’auto. Erano diretti alla base. Dopo l’agguato della sera prima Mac aveva chiesto un nuovo alloggio e Gabriel in poche ore aveva già disposto tutto con estrema accuratezza.
-“No infatti… C’è dell’altro”.
La donna raccontò all’amico la storia della promessa in punto di morte e di come Gabriel stesse svolgendo la missione all’insaputa dell’Omega stessa.
-“Accidenti… Perché non me ne hai parlato prima?”
-“Scusami, sono stata presa da diverse cose. Dovremo comunicarlo anche agli altri”
-“Ecco perché non ha fatto storie per il nuovo alloggio”, aggiunse Colin. “Però vedo che ha piazzato solo te e Valery nel boschetto”, sogghignò, “Noi altri restiamo alla base…”, le diede un colpetto, “Il paparino premuroso!”, rise.
Mac emise un grugnito incomprensibile e tornò a fissare il panorama.


-“In attesa che rientrino i manufatti, di cui ho qui una serie di foto dettagliate, dobbiamo addentrarci un po’ di più nella parte storica della faccenda”, disse Gabriel dando inizio alla riunione. “Valery?”, passò la parola alla giovane.
-“Si. Dunque, il sito si trova a pochi chilometri da Graz, nella bassa Austria. Ne è saltata fuori una piccola area sotterranea molto interessante. Si tratta certamente di una cripta adibita a cappella…parliamo sicuramente di sacerdoti dell’Ordine Teutonico. Comunque, abbiamo rinvenuto diversi reperti interessanti. Ma di certo quello più importante è il medaglione, come ben sapete”.
Gabriel fece scorrere le immagini dei reperti sullo schermo.
-“Ho letto qualcosa della storia dei Cavalieri Teutonici. Cos’ha di speciale questo medaglione?”, chiese Mac.
Valery sorrise.
-“Cos’ha di speciale?”, ripetè ironica. “Avete mai sentito parlare di Hermann Von Salza?”
-“Si era il Gran Maestro dei Cavalieri”, rispose Mac.
La giovane annuì.
-“Dovete sapere che l’Ordine dei Cavalieri Teutonici nacque durante le Crociate, intorno al 1190, e si dedicò all’assistenza dei pellegrini e alla difesa dei luoghi santi. Hermann Von Salza ne fu Gran Maestro dal 1211 al 1239”. Parlava come se fosse la storia della sua vita. “A differenza dei Templari, all’Ordine teutonico poterono aderire solo membri della nobiltà tedesca. Ne facevano parte cavalieri ed ecclesiastici…”.
-“Conosciamo per sommi capi la storia delle crociate e degli ordini nati in quegli anni”, disse Colin, ansioso di andare avanti.
-“Il medaglione venne forgiato nell’anno 1211, per la nomina di Von Salza a Gran Maestro dell’Ordine. Era il simbolo della carica che ricopriva, rappresentava tutta la magnificenza e la grandiosità che doveva possedere la sua figura… Sembrava quasi conferirgli un’aura di divino”.
Gli altri la ascoltavano rapiti.
-“Il fatto che molti a quei tempi credessero all’aspetto magico della faccenda è dimostrato dalle tante voci che circolavano attorno alla sua figura e al medaglione stesso. Alcuni dicevano che quest’oggetto, da cui Von Salza non si separava mai, fosse stato plasmato sopra un altro talismano…quello regalato a Carlo Magno nel 797 dal sultano Harun Al-Raschid, il quale conterrebbe un pezzo della croce di Gesù. Queste dicerie non facevano altro che alimentare la fama di Von Salza, che dunque veniva ritenuto a furor di popolo la persona più adatta per essere a capo dell’Ordine e combattere la causa Santa”.
Gli amici fissarono il medaglione sullo schermo, come se si aspettassero di trovare una qualche risposta.
-“Da chi fu realizzato?”, chiese Kate.
-“E chi lo sa! Nessuno ha mai saputo l’origine di questo aggeggio, ecco perché sono potute proliferare storie su storie attorno ad esso. Certamente c’erano persone che avrebbero giurato sulla loro stessa vita che il medaglione fosse magico in qualche modo… Ma nessuno può dirlo veramente…”
-“Vuoi dirmi che credi a queste fandonie?”, irruppe Gabriel.
Valery sospirò.
-“Credo che nella storia dell’umanità…non tutto può essere spiegato con la ragione.”, si fermò qualche secondo, poi riprese, “Tuttavia il medaglione non era la sola cosa che procurava a Von Salza tanta magnificenza. E qui arriviamo al punto. Secondo la leggenda era la sua spada a renderlo invincibile. Si narravano cose sbalorditive sulle sue azioni contro i nemici in battaglia, alcune che rasentano anche il fantastico. Quello su cui tutti però sembravano concordare, tenendo sempre conto che si tratta di voci senza alcuna certezza di fondamento, era che il connubio tra il medaglione e la spada era indispensabile per creare l’alchimia, per donargli i poteri di cui tutti farneticavano”
-“Cioè in realtà erano come il sole e la luna? L’uno non poteva esistere senza l’altro?”, chiese Colin.
-“Esattamente. La spada e il medaglione erano inscindibili tra loro. Una volta indossati…sprigionavano il potere di cui erano dotati. Ma separatamente, erano solamente due oggetti comuni”
-“Questo mi fa pensare un po’ al mito di re Artù e alla sua spada…o sono del tutto fuori luogo?”, disse Mac.
-“In che senso?”, chiese Kate.
-“No, hai fatto una giusta osservazione”, disse la giovane, “In effetti…influiva la figura di Von Salza in tutto ciò. Nel senso che solo un cavaliere poteva possedere la spada, un’idea molto diffusa a quei tempi, che poi mutò in senso ancora più stretto: solo Hermann Von Salza poteva possedere quella spada. Un po’ come la spada nella roccia quindi”, sorrise.
-“Quindi tanto clamore in sostanza perché il medaglione può condurre alla spada giusto?”, sintetizzò Gabriel.
-“Esattamente. Prima di morire Von Salza nascose i documenti dell’Ordine Sacro, la spada e il medaglione, ipoteticamente in posti diversi. Il medaglione ce l’ha restituito il caso…”
-“E il resto del bottino dovranno cercarselo le persone che hanno tentato di ucciderti. O meglio noi…se non vogliamo che ci sia strappato via un pezzo di storia. Faranno di tutto pur di raggiungere i loro scopi”, concluse Mac.
-“Quindi…era questa la chiave…”, disse poi tra sé e sé Gabriel. Gli altri parvero non capire.
-“Ti riferisci alle parole del tuo amico in punto di morte?”, domandò Colin.
L’uomo annuì.
-“Quello che intendeva allora era questo: trovare Valery e proteggere il medaglione, cioè la chiave”, parve sollevato per la sua intuizione che finalemente gettava un po’ di luce sulla faccenda.
-“Bene. Credo che sia opportuno metterci in moto.”, disse Mac, “Quando saranno qui i manufatti?”
-“Dopodomani”, le precisò Gabriel.
La donna guardò l’orologio, poi disse:
-“Tanto per cominciare ho bisogno di parlare col medico legale”, disse rivolta a Gabriel, “Quindi stavolta niente bastoni tra le ruote”.
L’uomo annuì mortificato.
-“Valery: tu e Josh farete un sopralluogo al sito del ritrovamento domattina. Cercate qualsiasi cosa che può essere d’aiuto. Kate e Colin, voi cercherete quanto più materiale possibile sull’Ordine dei Cavalieri Teutonici: dovremo documentarci a sufficienza. Al lavoro”.


Il giorno dopo

-“Odio questi posti”, disse Mac osservando i gesti meccanici e pacati di Carl.
L’uomo emise una risatina.
-“Io non riuscirei ad immaginarmi altrove invece”. Scrisse qualcosa su un’etichetta e fece scorrere il banco d’acciaio all’interno della cella.
La stanza, asettica e illuminata da basse luci violette e blu, faceva rabbrividire. Come ogni volta che vi entrava. Mac voleva solo fare tutto alla svelta.
-“Allora. Sei qui per lo sconosciuto del caso?”.
Mac annuì.
-“Dopo l’ultima volta non l’ho più toccato”, sorrise l’uomo.
-“Già…scusami per quel giorno”
-“Vediamo se posso aiutarti”. Carl le fece un cenno e si diressero verso una delle ultime celle.
L’uomo tirò fuori il corpo, avvolto in una sacca. Fece scorrere la zip e apparve un viso pallido e scarno.
Mac provò un piccolo malessere.
-“Non ha un bell’aspetto. Se vuoi puoi tornare dopo”, disse Carl, cogliendo l’espressione della donna.
-“No… E’ solo…credo che non mi ci abituerò mai”.
Carl annuì, poi cominciò il suo resoconto.
-“E’ morto per avvelenamento da arsenico.”.
Mac incrociò le braccia e restò ad ascoltare ed osservare l’uomo che spiegava con naturalezza, come se sotto di loro non ci fosse alcun cadavere.
-“La polvere degli eredi…”, disse cupa la donna.
Carl sorrise.
-“Immagino tu conosca per sommi capi il veleno di cui parliamo”
-“L’arsenico ha precedenti illustri…la sua fama lo precede. Venne usato soprattutto nel Rinascimento: era il veleno perfetto per sbarazzarsi di persone indesiderate. Chi non ha mai sentito nominare l’acqua Tofana?”
-“Esattamente. Ma tralasciamo le glorie del passato e concentriamoci sull’uomo. La morte è sopraggiunta dopo 12-20 ore per arresto cardio-respiratorio.”
-“Mmm”
-“Non c’è voluto molto per individuare il veleno: l’arsenico lascia traccia in tutti gli organi. Guarda qui”, indicò alcune foto fatte durante l’autopsia, “Deve aver avuto una gastro-enterite violenta, dolori colici intensi. Sangue ed albumina erano presenti nelle orine”
-“Ed è tipico dell’arsenico?”
-“Si. Insieme a un senso di calore alla gola, vomiti ripetuti con odore d’aglio, cefalea, vertigini, cianosi del volto…fino al collasso o la paralisi generale”
-“I sintomi corrispondo con quelli descritti nel rapporto”
-“Si. Anche se di solito, nella maggioranza dei casi, il decorso non è così rapido”.
-“E questi lividi?”, chiese la donna.
Carl prese altre foto. Mac inspirò profondamente, sperando che il più fosse passato.
-“Sono sempre causati dall’effetto del veleno. C’erano lesioni anatomiche a livello degli organi: la mucosa gastro-enterica presenta generalmente ulcerazioni, emorragie e tumefazioni; i polmoni sono ingorgati, vi sono larghe ecchimosi sottopleuriche, presenti anche sotto il pericardio.”.
Mac storse gli occhi nel vedere le foto.
-“Quello che credo è che non sia un caso di avvelenamento acuto, ma cronico”, continuò Carl.
-“Cioè?”
-“Come ti dicevo prima, spesso il decorso non è così rapido. Di solito dopo 1-2 giorni cessano i vomiti, si ha un apparente miglioramento di tutti i sintomi; persistono solo irregolarità del polso e debolezza. Dal 2° al 5° giorno compaiono petecchie, pustole cutanee, caduta di capelli e delle unghie. Questo miglioramento è solamente transitorio. Dai sintomi molto accentuati, ne risulta un avvelenamento del genere: gastro-enterite cronica, disturbi nervosi, alopecia, colorito terreo della pelle, ulcerazioni cutanee”
-“Ok. Quindi?”
-“Hai mai sentito parlare dei mangiatori d’arsenico?”
-“No”
-“L’abitudine di mangiare arsenico è molto comune in alcune regioni della bassa Austria e della Stiria, specie sulle montagne che segnano il confine con l’Ungheria. E’ conosciuto col nome di hedri e comprato da erboristi e merciaiuoli ambulanti. Lo scopo che si prefiggono è duplice: rendersi più agili e resistenti alla vita dei monti, e procurarsi un aspetto di salute, di floridezza. Incominciano da una dose piccolissima, e per molto tempo non la oltrepassano, prendendola parecchie volte la settimana. Quando sono abbastanza assuefatti, aumentano sensibilmente la dose, giungendo così ad ingerirne delle quantità relativamente enormi.”
-“Dove hai imparato queste cose?”, domandò Mac affascinata.
-“Da quarant’anni di esperienza e studio”, sorrise Carl.
-“Quindi vuoi dirmi che in realtà l’uomo potrebbe non essere stato avvelenato da terzi, ma essere morto per colpa sua?”.
Carl scrollò le spalle.
-“Questo non posso dirlo io. La cosa certa è che la dose di arsenico ingerita l’ultima volta è stata superiore alla norma. Gli è stata fatale”.
Mac lo fissò pensierosa. Poi tornò a guardare il corpo. Qualcosa sulla spalla la attirò.
-“Questo?”
-“Ah, è solamente un tatuaggio. Sbiadito e poco chiaro. La prima volta l’avevo scambiato per un livido”
-“Ne hai una foto da potermi dare?”
-“Certamente”, prese degli scatti e glieli porse.
Passò ad osservare gli arti.
-“Cos’è? Sangue?”, indicò sotto le unghie delle mani, lievemente rossastre.
-“No. Pensavo lo fosse anche io. È anilina”
-“Anilina?”
-“Esattamente. E’ usata per dare colore. Può trovarsi ovunque, difficile dire cosa abbia toccato”.
Mac annuì.
-“Ti ringrazio Carl. Mi sei stato di grande aiuto”
-“Figurati. Quando vuoi…sono qui”
-“Spero di non averne bisogno”.
Carl sorrise e la salutò.


Più tardi Mac incrociò Colin e Kate che rientravano su una moto nera. Si fermò, aspettandoli sulla porta.
-“Da dove vieni?”, gli chiese l’amico.
-“Dall’obitorio”
-“Mmm, niente male per essere un cadavere”, ironizzò.
-“Come è andata in biblioteca?”, chiese la donna.
-“Il vecchio Colin sa ancora come cercare quello che vuole”, disse sbottonandosi la giacca, “Tu? Trovato qualcosa di interessante nel regno dei morti?”
-“Carl mi ha dato delle informazioni… Sono saltate fuori un po’ di cose interessanti”.
-“Noi siamo riusciti a portar via un bel po’ di materiale”, aggiunse Kate.
Si incamminarono nella saletta del secondo piano.
-“Devo ammettere che leggere la storia di Vienna non è stato male, ma indubbiamente non sono un uomo che riesce a stare ore di fila sui libri, a differenza di Kate…”, la ragazza lo strattonò, “Diciamo che preferisco i fatti, mi conosci…”
-“Allora?”
-“Allora, ero lì che cercavo dettagli significativi sulla città, passando dagli anni degli Asburgo a quelli della guerra….e tra uno sbadiglio e l’altro…”.
Mac lo guardò storto.
-“Eh eh….dicevo, tra uno sbadiglio e l’altro…chi ti vedo alla postazione internet?”
-“Chi ci vedi?”, chiese la donna sospirando.
-“Roberta!”.
Mac aggrottò la fronte.
-“Certo…Roberta…”, disse confusa.
-“Ma si, Roberta!”, disse ironica Kate, cercando la complicità di Mac.
-“Piantatela di prendere in giro! Avanti, Roberta! Ti ho parlato qualche volta di lei!”, insistette l’uomo.
-“Ehm…non credo…”
-“Oh andiamo! La mia fiamma italiana ai tempi dei miei soggiorni nel Bel Paese! Ah che momenti…quelli si che erano anni di fuoco!”, sorrise compiaciuto.
Mac lo guardò impaziente. Colin si ridestò.
-“Sai, è strano che non ti abbia mai parlato di lei…Ci avrei giurato…”.
La donna lo fulminò con lo sguardo.
-“Ok, ok, torniamo a noi”
-“Sarà meglio”
-“Insomma, per farla breve, la raggiungo e ci salutiamo cordialmente. Lei lavora lì alla biblioteca, si occupa della parte informatica della catalogazione e cose del genere. Parliamo un po’ e, con i suoi modi incantevoli, mi dice che può aiutarmi e….zac! Ecco che dopo qualche oretta, mentre Kate ancora si disperava sui banchi con libri inutili, io avevo pile e pile di notizie sui Teutonici! Che genio!”
-“Sempre modesto te”, lo canzonò Kate.
-“Ottimo lavoro ragazzi”
-“Vienna è permeata in ogni sua fibra dall’essenza di questo ordine di cavalieri…”, disse l’uomo come citando una frase fatta.
-“Anche questa è un’idea di Roberta suppongo”, gli fece eco Mac.
-“Già! Non è una donna magnifica?”, rispose con lo sguardo perso a mezz’aria.
-“Si…lo è senz’altro…e credo che lo sia anche suo marito no?”.
Colin si ricompose.
-“Come…?”
-“Perché non mi hai ancora detto dove e quando vi incontrate. Immagino che sia sposata”
-“Ebbene si, ahimè!”.
L’amica sorrise, posandogli una pacca sulla spalla.


La mattina seguente

-“C-cos’è t-tutto q-questo tr-trambusto?”, chiese Josh uscendo dall’ascensore e osservando il corridoio.
Colin era appena uscito dalla saletta del caffè e incrociò l’amico.
-“Sono appena arrivati i membri della squadra di Valery e i manufatti. La base è tutta in fibrillazione”, sorrise e poi fece un sorso di caffè, “Ora sono nella stanza privata di Gabriel. Con loro ci sono anche Mac e Valery”
-“I-immagino siano in r-riunione s-super se-segreta!”, ridacchiò.
-“Sono dentro da un po’. Fra poco ci riuniremo in sala, quindi immagino abbiano quasi finito”.
Infatti poco dopo i due amici videro aprirsi la porta. Alcune persone uscirono scortate da diversi uomini della sorveglianza e si incamminarono lungo il corridoio, seguiti da Gabriel, per poi sparire in lontananza. Per ultime spuntarono Mac e Valery. La donna vide i due che aspettavano e gli fece un segno.
Colin e Josh le raggiunsero nella sala accanto.
-“Allora?”, chiese impaziente l’amico.
In quell’istante sopraggiunse Kate.
-“Scusate il ritardo. Com’è andata?!”
-“Sediamoci”, invitò Mac.
-“Ho tirato un sospiro di sollievo nel rivedere i miei amici di squadra”, disse poi Valery, “Ora che anche loro sono qui sono più tranquilla”
-“I manufatti sono arrivati sani e salvi e anche le copie”, iniziò Mac. “Abbiamo spiegato la situazione ai presenti: con i suoi amici c’erano anche un delegato dell’ Istituto delle antichità d’Austria e un membro della sicurezza nazionale. Siamo riusciti ad ottenere non senza fatica che ci venga affidata la custodia dei reperti e che Valery continui ad affiancarci in questa missione. Loro stessi hanno ammesso che c’è la minaccia di un pericolo reale molto concreta. Purtroppo non sappiamo chi siano le persone che hanno tentato di sabotare il congresso a Miami quindi quello che possiamo fare per ora è aspettare che si facciano di nuovo vivi. E perché ciò avvenga dobbiamo ripristinare uno stato normale dei fatti”
-“Che intendi dire?”, chiese Kate.
-“Faremo così: i reperti contraffatti verranno esposti nel Museo dei Cavalieri Teutonici in città, mentre quelli originali resteranno a disposizione nostra e della squadra per continuare ad essere studiati. Nel frattempo divulgheremo la notizia alla stampa che quello di Miami è stato solo un tentativo di sabotare il congresso da parte di alcuni giovani dimostranti e che i ritrovamenti sono tornati in patria per essere esposti al pubblico”
-“Perfetto”, esclamò Colin, “Ben fatto”
-“Ora non ci resta che darci da fare. Dobbiamo solo capire come si incastrano tutti i tasselli di questa storia”
-“Avete trovato qualcosa di utile al sito tu e Josh?”, chiese Colin a Valery.
-“Niente che già non conoscessi. Ormai quel posto è come casa mia. Ma abbiamo notato che ci sono stati dei visitatori dopo la chiusura degli scavi…”
-“S-si: q-qualcuno si è in-introdotto sul p-posto”
-“Ma non hanno portato via nulla: tutte le cose catalogate sono rimaste nelle casse”
-“Questo vuol dire che ciò che cercavano lo abbiamo noi”, concluse Mac.
-“Ma non abbiamo un vero e proprio vantaggio: loro sanno che stiamo proteggendo Valery e di conseguenza i manufatti. Quindi verranno a prenderseli”, disse Kate.
-“Non è detto: forse non sospettano ancora che sappiamo delll’implicazione del medaglione in questa storia. È per questo che Valery e la sua squadra rilasceranno un’intervista alla televisione locale per annunciare l’esposizione dei reperti. Se ci cascheranno, saremo pronti a prenderli.”
-“E se così non fosse?”, domandò timorosa Kate.
Ci fu un attimo di silenzio.
-“Li aspetteremo comunque”, concluse preoccupata Mac.


-“Mac”, Colin la scrollò con forza, “Mac, sveglia”
-“Mmm”
-“Accidenti”, inciampò in una bottiglia vuota, “Sei ubriaca fino all’osso”.
Afferrò le bottiglie rimaste e le gettò nella spazzatura.
-“Svegliati!”, le tirò qualche buffetto sul volto.
-“Ehi!”, protestò la donna, “Ma che…?!”
-“Sei impazzita? Quante te ne sei scolata eh?! Dieci? Venti?”, raccolse le cose buttate per terra.
-“Ma che vuoi? Lasciami in pace”
-“Avrai tempo di stare in pace nell’altro mondo. Cosa pensavi di fare?! Se fosse entrato qualcun altro e ti avesse vista così?!”.
Mac abbozzò un risolino.
-“Trovi che sia divertente? Beh, io no. Bevi durante la missione: questo non è da te! Se arriva all’orecchio di Gabriel sarà la fine. Senza contare che metti in pericolo anche Valery. E sinceramente non fa bene neppure a te!”
-“Mmm…finita la predica? Sono perfettamente in grado di gestire le cose”
-“Certo. A giudicare da come biascichi è sicuramente così”
-“Hmm, stai dubitando di me. Bene, ora ti dimostro che sbagli: guarda!”, si alzò dalla poltrona e spalancò le braccia, “Visto?!”. Dopo qualche secondo ricadde a peso morto.
Colin la sorresse afferrandola per le braccia.
-“E’ meglio se stai seduta. Ti porterò qualcosa. Sei una stupida idiota!”, disse arrabbiato, poi prese dei fogli. “Questi te li manda Miss Anna”, glieli gettò addosso.
Mac vedendolo così duro, tentò di ritrovare se stessa.
-“Ok, che…che dicono?”
-“Per quanto riguarda l’inchiostro ha trovato tre posti in cui è possibile reperirlo. Poi c’era la pergamena. Ha inviato il foglio ad un laboratorio di restauratori di quadri per poterlo far scansionare con una sofisticata apparecchiatura a raggi. Ed è saltato fuori questo”.
Mac osservò la fotografia sgranata. Strizzò gli occhi qualche istante non sapendo se fosse dovuto all’effetto dell’alcool.
-“Tranquilla, non sei tu”, disse Colin interpretando i suoi pensieri.
-“Cos’è?”
-“Era inciso sotto diversi strati della pergamena”
-“Non può essere soltanto la piegatura del foglio?”
-“L’ho pensato anche io ma a quanto pare no”.
Mac guardò l’amico ancora irritato e cercò di riparare.
-“Ok, parlerò con lei per saperne di più. Sarà opportuno fare una visitina anche a quei posti”
-“Certo”
-“Colin…”
-“Ascolta, senti: non voglio sentire niente. Sono stufo di trovarti così ogni maledetto giorno da più di un anno! Ma guardati….sei ridicola…”, disse piano, “Se vuoi rovinarti la vita fa pure, io ci rinuncio”.
Uscì sbattendo la porta.

Il giorno dopo

-“E’ di poche ore fa la notizia di un’intrusione armata nel Museo dell’Ordine Teutonico in città. La squadra della polizia è intervenuta alle prime luci dell’alba, dietro segnalazione di numerosi abitanti del quartiere. In queste immagini potete vedere la situazione attuale: molte sale messe a soqquadro e diversi reperti purtroppo rovinati dalla barbarie degli aggressori. Il capitano della squadra non si è pronunciato in merito all’accaduto: i colpevoli del fatto non sono stati ancora identificati. Per fortuna da una prima analisi sembra che non sia stato rubato nulla e che tutti i pezzi presenti nel museo siano al loro posto. Non è ancora chiaro se si sia trattato solo di un atto di vandalismo o se cercassero qualcosa e in tal caso perché non abbiano rubato nulla. Le indagini stanno proseguendo a ritmo serrato. Ulteriori notizie le avremo nei prossimi giorni. Passiamo ora alla cronaca rosa…”.
Gabriel spense il televisore e sospirò. Gli altri lo fissarono.
-“A quanto pare l’esca ha funzionato”, esordì Mac.
-“Già. Ma gli agenti hanno fatto un buco nell’acqua”, disse avvilito Gabriel.
-“Sono stati scaltri”, ribattè Valery.
-“Diciamo pure che ci siamo fatti fare la barba da loro per l’ennesima volta”, disse Colin irritato.
-“Non è esattamente così. Ora almeno sappiamo che cercavano davvero il medaglione”, spiegò Mac.
-“Oh tante grazie! Lo sapevamo già!”, le fece eco spazientito.
Gli altri si scambiarono sguardi imbarazzati. Non era mai successo che Colin trattasse l’amica in questo modo.
-“Ok calmiamoci”, disse poi Gabriel. “Ho parlato poco fa col comandante della squadra e dalla scena dell’incursione non è saltato fuori nulla. Quindi non abbiamo alcun indizio per seguire una qualche pista. Però sono sicuro che ora chiunque sia dietro a questa storia verrà a cercare Valery. E verrà anche molto arrabbiato”
-“Bene. Lascia che vengano! Li accoglierò come meritano!”, disse carica Valery.
-“No. Dobbiamo agire con cautela se vogliamo mantenere il coltello dalla parte del manico”, rispose Mac.
-“Al diavolo la cautela! E’ fin dall’inizio che stiamo giocando in difesa e cosa ne abbiamo ricavato? Attacchi che siamo riusciti a gestire a malapena!”, borbottò arrabbiato Colin.
-“Già ma almeno abbiamo fatto si che Valery non corresse pericoli e che i manufatti restassero nelle nostre mani”, disse cauta Kate.
Mac si alzò, rabbuiata.
-“Si”, sussurrò, “Prova a farglielo capire”
-“Dove stai andando?”, le chiese Gabriel.
-“La mia presenza qui è inutile. Vado ad occuparmi di qualche altra cosa”, disse uscendo.
Gli altri sospirarono impotenti.


Mac affiancò al volo Miss Anna che stava camminando nei corridoi della base.
-“Ho avuto i risultati dei luoghi per l’inchiostro. Ti ringrazio”
-“Di nulla. Ma non sono riuscita a trovare molto”
-“Farò un salto in questi posti al più presto. Ho visto anche quello che hai trovato sotto gli strati della pergamena. Che ne pensi?”
-“E’ di sicuro un effetto volontario… Come se fosse un simbolo e un marchio. Sai, come uno stemma. Purtroppo era molto rovinato, non ho potuto fare di meglio”
-“Hai già fatto molto invece. Ti lascio queste foto. Trovami qualcosa”
-“Senz’altro. Ti avviso appena ho fatto”.
Mac le fece un cenno e proseguì. Prima che uscisse dai laboratori fu raggiunta da Valery.
-“Ehi…ecco dov’eri”, disse l’amica.
La donna non rispose.
-“Dove stai andando?”, domandò ancora.
-“Alle macchine”, rispose premendo il tasto dell’ascensore.
-“Questo lo vedo…esci?”
-“Vado a prendere un po’ d’aria”
-“Ehi mi dispiace per prima…magari Colin era solo un po’ nervoso. Dai, torniamo insieme: i ragazzi della mia squadra vogliono mostrare i reperti agli altri. Così te li farò conoscere”, disse sorridendo.
-“No, preferisco fare un giro. Li vedrò più tardi i manufatti”
-“Mac…”
-“Valery: lo vedi tu stessa in che situazione mi trovo. Di tutti quelli che mi circondano solo tu non mi sei contro”. L’amica la guardò con comprensione e dispiacere. “Non è facile per me”
-“Si”, disse piano, “Lo so”.
Mac le rivolse un ultimo sguardo sfinito, poi andò via.


-“Wow…s-sono b-bellissimi”, disse Josh abbagliato.
Erano tutti intorno ad un grande tavolo ovale, protesi come bambini su un mucchio di giocattoli nuovi.
-“E’ incredibile…avranno più di ottocento anni…1200-1300 all’incirca…”, mormorò Colin.
Con loro c’erano un paio di membri della squadra di lavoro di Valery. Adam, un uomo di 37 anni, scuro e alto, e Stella, una donna di 40 anni, bionda, sempre sorridente.
Stella annuì, poi notò che Colin teneva fra le mani il medaglione, incantato, e guardò sorridendo Adam.
-“Quello del 1211 per la precisione”, lo indicò Adam, “E’ interamente di oro massiccio”
-“Questo è…”, Colin sfiorò l’incisione che vi era sopra.
-“Si”, lo interruppe, “E’ il simbolo dei cavalieri teutonici: un’aquila con le ali spiegate e gli artigli protesi a ghermire”.
I due archeologi scambiarono uno sguardo d’intesa con Valery e sorrisero. Poi Stella disse:
-“E’ bello vedere delle persone affascinate positivamente da queste cose”
-“Credo sia quasi impossibile non restare incantati dalle meraviglie che ha creato l’uomo nel corso della sua storia”, le fece eco Colin.
-“Queste sono parole di un intenditore…di un uomo che conosce e apprezza la bellezza. Ma purtroppo non tutti hanno una cultura del genere”.
Colin trovava stimolante interagire con quella donna.
-“Ha perfettamente ragione. Nel corso della mia rocambolesca vita ne ho viste di tutti i colori. Eppure ogni volta continuo a domandarmi come sia possibile che le persone possano aver compiuto cose orribili per un modo opposto di desiderare queste meraviglie”
-“Ne deduco che lei abbia avuto un passato da vecchi romanzi d’avventura”, sorrise la donna, “Per favore diamoci del tu”, lo guardò con occhi smielati.
-“Con piacere madame”, e fece un mezzo inchino.
-“Adam tu hai le mappe tridimensionali del sito: vorrei che le passassi anche a Josh, ne farà una copia.”, disse Valery.
L’amico annuì.
-“Ci sono tante di quelle cose stupende qui in mezzo…”, esclamò Kate ammirando i pezzi. “Io sarei stata più attratta da un gingillo di questo per esempio”, sfiorò una pietra incastonata in una spilla.
-“Ti stai chiedendo come in mezzo alla confusione di uno scavo sia risaltato il medaglione e non il resto?”, sorrise Adam.
-“E’ sempre così in archeologia”, sibilò Valery, “Ogni volta c’è qualcuno che sgobba per portare alla luce qualcosa e qualcun altro che ha l’occhio lungo e spiffera troppo”
-“La notizia del suo ritrovamento è trapelata quasi subito e si è diffusa rapidamente nel mondo dei collezionisti d’arte e dei cacciatori di reliquie.”, spiegò Adam, “Le persone disposte ad averlo sono tante”.
-“Al sito non possiamo tornare”, disse poi Stella, “Quindi continueremo a studiare i reperti qui come d’accordo”
-“Il sito è già stato visitato comunque”, precisò l’amica.
-“Si, ce l’hanno detto. La cosa positiva è che potremo collaborare a stretto contatto e magari scoprire qualcosa di utile”
-“Sarà un piacere avervi tra i piedi”, disse ammiccante Colin.
La donna arrossì appena.
-“Bene. Mi fa piacere che lavorerete tutti insieme. Anche io non ho intenzione di restare con le mani in mano”, concluse risoluta Valery.


-“Colin prego, entri pure”
-“Grazie”.
Gabriel fece un cenno all’uomo di sedersi sulla poltrona di fronte alla sua.
-“Allora, va tutto bene? La squadra ha bisogno di qualcosa?”
-“No…io…si, è tutto apposto. I ragazzi svolgono tutto alla perfezione”. Il suo tono di voce era sottile, quasi flebile. Ed era nervoso.
-“Bene, sono contento. Dunque di cosa voleva parlarmi?”
-“Ecco vede….è una questione delicata…”
-“Adoro le questioni delicate”, sorrise, “Altrimenti non farei questo lavoro da una vita”.
Colin si sistemò nervoso sulla poltrona.
-“Provi semplicemente a dirla tutta d’un fiato”, fece un gesto con le mani, “E’ molto più semplice le assicuro”
-“Beh…io sono venuto….per proporle un’idea…”
-“Ottimo! Mi piacciono le idee! Soprattutto quando sono geniali. Forza”.
Colin sospirò.
-“Pensavo che…forse potrei gestire io la missione…coordinare le operazioni, i piani, le squadre…”, disse timido, mentre il sudore gli imperlava la fronte.
Gabriel restò sulle sue.
-“E…la tua amica sa che sei qui ora, tentando di scavalcarla?”, chiese.
-“No”
-“Capisco”. Gabriel restò pensieroso.
-“E continuerà ad ignorarlo”, aggiunse Colin.
-“In che senso?”, fece Gabriel.
-“Ecco…pensavo…che potrei assumere io il ruolo di caposquadra, ma restando nell’ombra. Di fatto gestirò tutto io, ma agli occhi degli altri e di Mac resterà lei al comando”
-“Non ne vedo l’utilità”
-“Beh…non voglio che Mac sia tagliata fuori dalla missione…la voglio in squadra…sappiamo tutti quello che vale”
-“Nessuno dice che dovrebbe andar via”
-“Però beh….non so se capirebbe il mio gesto…credo che fare così sia il modo migliore”.
I due restarono in silenzio per qualche minuto.
-“Cos’è successo esattamente quando eravamo in riunione questa mattina? Ho colto qualcosa di diverso tra voi due…”, domandò poi curioso Gabriel.
-“Penso che fosse solo la stanchezza”, rispose l’uomo chiudendo il discorso.
-“Hmm. C’è….qualcosa che devo sapere Colin?”.
Calò di nuovo il silenzio.
-“No”, disse poi. Vide lo sguardo fisso di Gabriel su di lui. “E’ solo un periodo un po’ difficile per Mac e penso che faccia fatica a gestire tutto…”.
Gabriel sospirò.
-“Beh, non vedo nessun impedimento per accettare la tua proposta. Da questo momento sei tu al comando”
-“Grazie”, disse Colin impacciato.
Si alzò, fece un cenno ed uscì.
Gabriel fece tamburellare le dita della mano sulla scrivania, pensieroso. Poi schiacciò un pulsante sulla tastiera del telefono.
Una voce femminile rispose.
-“Posso aiutarla signor Walters?”
-“Faccia chiamare Todd per favore”
-“Certamente”.

 





torna all'home page