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Hazel

by Route66

(ottava parte)

I personaggi di Xena e Gabrielle sono di proprietà della MCA/Universal Pictures, pertanto non intendo infrangere nessun Copiright.
Questo racconto è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto della mia immaginazione o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it

-“Come è potuto accadere?!”, disse Mac correndo impazzita per i corridoi della base.
-“E’ successo mentre eravate sotto il crollo”, rispose Colin standole dietro.
-“Gabriel non ti ha detto altro?! Accidenti!”
-“Mac…per favore…cerca di stare calma…”
-“Sta zitto! Non ti rendi conto…”
-“Si invece…non è facile per nessuno”.
Quando giunsero nel reparto medico, trovarono Gabriel seduto nel corridoio, la testa fra le mani. L’uomo alzò il capo e li vide arrivare. Mac notò gli occhi distrutti che aveva.
-“Siete qui…”, disse senza forza.
-“Dov’è?”, chiese Mac senza perdere tempo.
L’uomo indicò la vetrata. La donna vi corse a guardare. I suoi occhi si riempirono di dolore. Kate giaceva in un letto, con una mascherina sulla bocca per respirare e molti altri tubicini che le correvano lungo il corpo.
-“Che… Cosa è successo?”, urlò con la voce carica di rabbia.
Colin la pregò di calmarsi. Gabriel si alzò e le andò vicino, sforzandosi di volgere gli occhi verso quel letto. Vedere sua figlia in quelle condizioni lo distruggeva.
-“L’hanno avvelenata”
-“C-come?! Chi?! Accidenti parla!”
-“Dopo l’uscita con Adam e Stella, non è rientrata assieme a loro. Aveva detto ai due amici che voleva restare un po’ da sola, avrebbe fatto una passeggiata e poi sarebbe tornata. Ma passate 2-3 ore ho cominciato a preoccuparmi. Così ho mandato due agenti a cercarla…”, si fermò distrutto. “L’hanno trovata al Prater, una donna aveva avvisato la polizia che c’era una ragazza senza sensi nel parco”
Mac sentì un piccolo tonfo al cuore.
-“E’ accaduto poco prima che ricevessi la vostra richiesta d’aiuto”, continuò Gabriel, “I medici stanno facendo il possibile”
-“Perché non riescono a guarirla? Perché…è in questo stato?”, chiese la donna disperata.
-“La sostanza che le hanno iniettato…non riescono a identificarla. Serve un antidoto…altrimenti…potrebbe morire”.
Mac si voltò di scatto, fissando l’uomo, distrutta.
-“Io non…io devo vederla…”, disse piano, “Devo andare da lei!”, divenne frenetica.
-“Mac non puoi…i medici sono stati chiari…non fanno entrare nessuno”, disse Colin.
-“Ma io non sono nessuno! Lasciatemi in pace! Devo entrare!”, si diresse alla porta.
-“Mac! Basta!”, urlò l’amico.
La donna si voltò.
-“Kate…è in coma”, disse infine.
Lo sguardo di Mac da ferito divenne pieno di collera. Stava per crollare, voleva piangere. Ma non poteva adesso. Scaraventò un carrellino di farmaci a terra e corse via.


Scese nei garage della base, afferrò una moto e sparì da lì. Voleva andare lontano, voleva non pensare, voleva che quello che era accaduto sparisse, voleva che la velocità risolvesse tutto e la facesse sentire di nuovo bene. Corse come il vento per chilometri, sfidando le leggi, sfidando la morte stessa. Perché se avesse preso anche lei, sarebbe stato meglio. Era l’adrenalina che le scorreva dentro, la rabbia che le ribolliva, e l’impotenza…sempre presente in lei. Piano piano uscì dalla città. Il paesaggio si fece meno cittadino, fino a scomparire ogni traccia umana. Quando le sembrò che fosse abbastanza sola, che ci fosse solo la natura intorno a lei, spense la moto e scese lungo un pendio erboso. Faceva freddo, il vento era forte e le sbatteva in faccia l’ovvietà dell’esistenza umana. Ma lei non lo sentiva. Era più forte e violento ciò che aveva dentro. Prese dalla sacca della moto una bottiglia di alcool.
-“Ben trovata amica mia…”, disse alzandola al cielo.
Poi l’aprì e bevve tutto d’un fiato. Che bella sensazione fu il primo sorso… Come ritrovare un vecchio amico e ricevere da lui comprensione e sollievo. E dopo il primo, anche il secondo e il terzo e così via…finchè non divenne tutt’uno con la bottiglia, finchè non ne stappò altre. Col passare delle ore sopraggiunse il torpore che tanto aveva sperato. La mente le si annebbiò, i sensi si spensero, tutt’intorno il mondo si affievolì. Chiuse gli occhi e venne la pace.


-“Colin come sta Kate?”, chiese Valery andando incontro all’uomo.
-“Come sempre…è ancora in coma. Ma le sue condizioni non sono del tutto stazionarie: ha episodi altalenanti di febbre molto alta”
-“Spero che riesca a reagire…”, disse preoccupata.
-“Già…ora è l’unica cosa che possiamo sperare”
-“Dove vai così di fretta?”
-“A recuperare Mac…è corsa via. Non è in sé…ho paura che possa fare qualche sciocchezza”.
Valery ebbe un sussulto.
-“Come sai dove si trova?”
-“Ha preso una moto della base: ognuna di esse ha un segnalatore GPS per poter essere monitorata. E’ fuori città”
-“Vengo con te”, disse frettolosa, montando in sella.
Infilarono il casco e partirono.


-“Vuoi piantarla di bere?! Cosa speri di insegnare a tua figlia? Non pensi a lei?!”
-“Sta zitta…lei è ancora piccola, non capisce queste cose…”
-“Non è più una bambina! Sa bene come ti rende l’alcool, perché ti allontana da lei…dalla nostra famiglia! Accidenti, non hai un briciolo di amor proprio?!”
-“La nostra famiglia non esiste…ce l’ha portata via il governo per cui abbiamo deciso di votarci…che ora ci insegue come dannati randagi! A cosa sono serviti i sacrifici e la devozione totale a loro se è così che ci ripagano?”
-“Non dire così…c’è ancora una speranza… Io ho ancora la mia posizione alla CIA…non permetterò che ci succeda niente”
-“Uhm…sarà meglio che tu apra gli occhi e te ne faccia una ragione…se vuoi sopravvivere”
-“Dove stai andando?”
-“Vado a bere in pace sotto le stelle”
-“Ti prego Jack…posa quella bottiglia e dimostrami che possiamo farcela. Lottiamo insieme: come anni fa. Siamo ancora forti…siamo ancora la coppia indistruttibile che ha messo in ginocchio i nemici dello Stato…Lottiamo anche ora, come ai vecchi tempi, questa volta per noi…per la nostra famiglia.”
-“Molla il braccio tesoro… Non siamo più quelli di una volta…”.
L’uomo uscì sbattendo la porta. La donna, con lo sguardo rassegnato, si voltò verso la porta della cucina e vide la piccola dietro lo stipite che aveva osservato tutta la scena. Andò verso di lei, si inginocchiò e le parlò dolcemente.
-“Mac, piccola mia…malgrado quello che sembra…tuo padre è stato un uomo eccezionale. E in fondo, dentro di lui, lo è ancora. Gli adulti passano momenti del genere nella loro vita, ma ricorda che quando capiteranno anche a te dovrai sempre reagire e affrontarli a testa alta. Non lasciare che niente e nessuno…uccida quanto c’è di buono in te, capito?”.
La piccola annuì.
-“Io amo moltissimo tuo padre… Lo aiuterò… se non ha forza lo sorreggerò io…”, la guardò negli occhi, “Quando sarai grande…e troverai una persona che amerai più di te stessa…allora farai l’impossibile per lei… E’ questa la nostra forza Mac…”, le sfiorò una guancia, “Io lotterò per voi…con tutte le mie forze, con tutta la mia vita…non mi arrenderò finchè avrò voi”.

-“Lo so mamma…perché mi dici queste cose ora?”.
Mac biascicava in preda alle allucinazioni dell’alcool. Era stesa nell’erba, la brina gelida sotto di lei, con gli occhi persi rivolti al cielo. Ogni tanto si dimenava. Dentro di sé stavano agendo forze strane. Non era più sicura che fossero solo frutto dell’alcool.
-“Non andartene ti prego…resta con me… Io…ho bisogno di te…non ce la faccio…”.
Mentre le lacrime cominciarono a rigarle le guance, altri ricordi affiorarono alla mente. Flash dei suoi genitori, di quando era piccola e dei pochi momenti vissuti con loro.

-“Non ce la faccio mamma… Non riesco a tenerlo buono!”
-“Un cavallo deve fidarsi del suo cavalcatore…smettila di lagnarti e prova a restare in equilibrio”
-“Aspettami…non correre così veloce…aiutami!”
-“Ricorda di non chiedere mai aiuto a nessuno piccola mia…ma impara a chiederlo quando è necessario…”

-“Smettila di dire frasi incomprensibili! Dammi solo una mano!”, disse forte, “Non vedi…che…ho bisogno d’aiuto?”, sussurrò.
L’arrendevolezza si impossessò ancora di lei.
-“Non lasciarmi ti prego…non andartene di nuovo… Credevo di farcela, credevo di essere come te…”, tese una mano verso il cielo, “Smettila di inseguire papà! Lui è solo un buono a nulla, ti deluderà ancora, non puoi salvarlo!! Resta con me…non andare…”

-“Tesoro…resterai dagli zii per un po’. Io e tuo padre saremo molto impegnati in questo periodo…dovremo star via per qualche tempo…”
-“Quanto tempo?”
-“Beh…non lo so di preciso, ma…vedrai che saremo di ritorno prima di quanto immagini.”
-“Che succede?”
-“E’ per lavoro tesoro…dobbiamo risolvere una questione molto seria. Ma ti prometto che questa sarà l’ultima volta. Quando torneremo…staremo insieme per sempre…”.

-“Mi hai mentito!”, si dimenò. Stava sudando freddo. “Mi hai mentito! Non siete tornati più da me…mi avete lasciata… Cosa c’era di più importante di me, eh?! Cosa?!!”.
Le nuvole in cielo si fecero più grigie. Poco dopo una leggera pioggia iniziò a cadere.
-“Io…ero solo una ragazzina accidenti… Come avete potuto essere così stupidi e non pensare…”, la testa le doleva in modo tremendo, le allucinazioni continuavano. “Io non avevo la forza di voi adulti… Sono dovuta crescere in fretta…ho dovuto scegliere una vita che non volevo! Io…volevo solo essere come tutti i bambini…”, di nuovo le lacrime scesero sul suo volto. “Io…”.
Poi, d’improvviso, i ricordi si fecero più calmi, sereni, distesi. Riaffiorarono eventi belli, momenti felici della sua adolescenza e degli anni successivi. Fino a Kate. All’amore sconfinato che aveva provato per lei e a quanto erano state bene insieme. Nella sua mente, la parte buia stava cedendo il posto a quella delle sue esperienze felici. I ricordi tristi, il male fatto e subito, stavano scomparendo. Ora, i volti degli amici si sovrapponevano, quelli delle persone care erano un continuo susseguirsi. Le loro voci la chiamavano.
-“Aspettatemi…non lasciatemi sola…”
-“Mac…”
-“Mamma…sei qui”, vide il volto della donna farsi largo tra gli altri, circondato da una luce abbagliante. “Resta con me ti prego… Ho bisogno di te”
-“No tesoro…”, le sorrise dolcemente. “Mac…tu hai una grande forza in te…ricorda sempre le mie parole… Tu sei destinata a grandi cose…”
-“Io…”
-“Non lasciare che niente e nessuno uccida quanto c’è di buono in te…”… “Rialzati ogni volta”… “Ti voglio bene Mac…resteremo sempre insieme…”…
Il volto e la voce della donna si affievolirono sempre di più. Mac continuò a sentire le sue parole riecheggiare.
Poi sentì i brividi correrle lungo il corpo, i crampi farsi più forti e tanto freddo. Tremando si rannicchiò nell’erba. Sentì delle voci confuse avvicinarsi. Forse stava ancora delirando. Poi dell braccia la tirarono con loro.
-“Mac! Mi senti?! Mac svegliati!”, Colin la strattonò con forza.
-“Avanti piccola! Apri gli occhi! Non lasciarmi!”, urlò Valery.
-“E’ bollente. Ha la febbre”, disse l’uomo.
-“Guarda…ha bevuto Dio solo sa quanto! Ed è stata al freddo per ore…”
-“Dobbiamo portarla in ospedale, presto”.
Con la forza della disperazione, l’amico se la caricò sulle spalle. La misero sulla moto. Valery la stringeva a sé.
-“Avanti Mac…resisti…io ti salverò…Io ti salverò capito?”, le strinse le mani e la tenne salda a sé.
Colin mise in moto e partì alla velocità della luce.


Il giorno dopo

Valery vide l’amica riaprire gli occhi. Mac si risvegliò nel suo letto. Nel loro letto. Fu una bella sensazione non trovarsi in qualche ospedale. L’aria della stanza era pulita e profumata. Sentì l’amica che le teneva la mano. Valery le sorrise.
-“Sono contenta che ti sia svegliata”
-“Dove…cosa…?”
-“Va tutto bene”.
Mac spostò lo sguardo nella camera come per riprendere confidenza con la realtà. Si massaggiò la testa che ancora le doleva e si mise seduta nel letto, tirandosi il cuscino dietro la schiena.
-“Bevi un po’”, l’amica le passò un bicchiere.
Mac notò che le cose della ragazza erano come le aveva lasciate. Pensò che doveva averle dormito accanto.
-“Non sapevo russassi anche con la febbre!”, disse poi Valery.
Mac sorrise. La ragazza andò a sedersi sul letto.
-“Grazie…per qualunque cosa tu abbia fatto… Non ricordo molto”
-“Mmm…meglio! Posso dirti qualunque cosa, farmi innalzare a santa e farmi venerare per tutto il tempo che voglio…!”, aggiunse sorridendoValery.
La donna la guardò divertita.
-“Si…in teoria potresti farlo. Ma sai che tanto ti venererei comunque…”, rispose Mac dolcemente.
Valery arrossì.
-“Non devi ringraziarmi di nulla Mac…ti ho solo tenuto d’occhio…”, fece una pausa, “Davvero non ricordi cosa è successo?”
-“Io…ho solo ricordi sfocati…”.
Valery sospirò. Poi le posò un bacio sulle labbra.
-“Sono contenta che ti sia svegliata”, sussurrò. Poi lasciò la sedia. “Vado ad avvisare gli altri”.
La donna annuì e l’amica uscì dalla stanza.
Qualche minuto dopo tornò con Colin. L’uomo si avvicinò al letto, con un lieve sorriso sulle labbra.
-“Mi hai fatto preoccupare…per poco non ci restavo secco anch’io”
-“Stai invecchiando amico”, sorrise la donna.
Le strinse la mano.
-“Come stai?”
-“Meglio grazie…”
-“Bene. Perché sai che c’è sempre il lavoro che ci aspetta”.
Mac annuì.
-“Come… Ci sono novità?”, sussurrò.
Colin sapeva che non si riferiva al caso.
-“Le sue condizioni sembrano stabilizzate da ieri notte”, l’uomo si scambiò un’occhiata con Valery.
Poco dopo la ragazza esclamò:
-“Vado a prendere dell’acqua”, ed uscì.
Colin continuò.
-“Ha fatto un buon lavoro…si è occupata di tutto lei, ti è stata accanto finchè non ti sei ripresa. Non ha voluto lasciarti in infermeria”
-“Già…”.
Seguì qualche minuto di silenzio.
-“Mac che accidenti hai fatto? Hai bevuto fino a scoppiare. Stavi lasciandoti andare…”.
La donna si girò, fissando altrove. Sentiva gli occhi lucidi.
-“Io…”
-“Tu volevi morire”, disse diretto l’amico, fissandola negli occhi.
Mac si voltò, guardandolo a sua volta.
-“Si”.
Colin le affibiò un sonoro schiaffo sulla guancia. La donna rimase stupita.
-“Mi sarei aspettato tutto da te, ma non questo. Che potessi scappare, uccidere qualcuno, vendicarti…ma non questo. E’ così che pensavi di risolvere la cosa? Togliendoti la vita? E nel modo più vigliacco di tutti poi! Con l’alcool!”, disse duro.
Mac sentiva le lacrime salirle agli occhi. Ma Colin continuò.
-“E’ così che pensavi di riportare Kate in vita? Rispondimi Mac!”
-“Io…volevo solo…smettere di sentire dolore…”, disse con gli occhi appannati.
Colin le diede un altro schiaffo.
-“Questo è sentire dolore Mac! Smettila una buona volta! Fa la donna adulta! Smettila di piangerti addosso e lotta! Affronta i problemi e i tuoi demoni! Dimostrami che tua madre ti ha insegnato qualcosa, che hai ereditato tutte le cose belle che aveva lei: carattere e forza!”
-“Tu non immagini…”
-“Oh si che immagino! So che donna meravigliosa era, come ha lottato durante tutta la sua vita e solo per darti un futuro, per farti capire che la vita è un vero schifo ma che ce la possiamo fare. Solo se lo si vuole. Solo se hai qualcosa per cui lottare!”
-“Lo so…”, disse Mac tornando in sé, “Io…l’ho capito proprio mentre stavo per…”.
Colin restò in ascolto.
-“Proprio quando era tutto finito…l’ho vista e… Mi sono resa conto che quello che ho fatto per tutto questo tempo…era lasciarmi andare e smettere di vivere. Smettere di essere me stessa e smettere di cercare me stessa. Perché non pensavo di essere importante per qualcuno o…solo che valessi qualcosa…”.
Colin le si avvicinò e le prese il volto tra le mani. Poi chiuse gli occhi, accostò la fronte alla sua e sospirò.
-“Mac Mac… La vita non è mai facile o semplice. In ogni periodo di essa ci sono stati e ci saranno problemi, problemi, problemi… L’unico modo per andare avanti è fare le cose per bene, meglio che possiamo e sperare che vada tutto come deve andare. Ma la cosa che non bisogna mai fare è proprio questa: credere che non valiamo nulla. Per il semplice motivo che…non è così. Ognuno di noi…è importante per qualcun altro…anche se ancora non lo sa”.
Mac tremò lievemente.
-“Ora ascolta”, continuò l’amico, guardandola negli occhi, “So che non è facile. Kate è in fin di vita. E so quello che lei ha rappresentato e rappresenta per te…”
-“No io…”
-“Lascia stare ok? Poche persone si lascerebbero morire per qualcuno di cui non gli importa…”, le strizzò l’occhio, “Ma adesso stammi bene a sentire: non abbiamo fatto tutta questa strada per niente, non siamo andati incontro alla morte per lasciare perdere proprio ora. Pensa a tutto l’aiuto che ci ha dato Kate dall’inizio del caso, alle intuizioni importanti che ha avuto… Lei non vorrebbe che ci arrendessimo, che TU smettessi di lottare. Se non per il bene comune, facciamolo almeno per lei: glielo dobbiamo.”.
Mac annuì.
-“Sai cosa abbiamo fatto mentre lei era in coma? Mentre tu lottavi tra la vita e la morte? Sai cosa hanno fatto i ragazzi, Josh, Valery e io, Adam e Stella? Abbiamo continuato a lavorare al caso, ora dopo ora, a notte fonda, senza sosta, senza dormire, senza pause. Dimostriamo di che pasta è fatta la nostra squadra: troviamo la spada. Prendiamo questi maledetti bastardi e facciamogliela pagare!”, concluse deciso.
Si fissarono per qualche secondo, poi sorrisero entrambi.
-“Grazie amico mio”.
L’uomo si alzò e si avviò alla porta.
-“Ho un solo immenso debito. Ed è con te.”, le strizzò l’occhio ed uscì.


La sera stessa

Mentre faceva zapping col telecomando, bussarono alla porta.
-“Si può?”, Valery fece capolino nella penombra della stanza.
-“Ehi… Pensavo foste in riunione”
-“Come stai?”
-“Mi sento decisamente meglio”
-“Bene…perché…visto che non potevi portare la tua presenza in riunione….ho pensato bene di portare la riunione da te…”, sorrise.
Mac parve non capire, poi la porta si aprì del tutto e gli altri entrarono nella stanza.
Colin, Josh, Adam e Stella, con le loro attrezzature e carichi di fogli, foglietti, fascicoli e anche l’occorrente per la cena.
-“Ma che…?”, la donna restò senza parole.
-“C-ciao!”
-“Scusa l’intrusione!”
-“Ehi come stai?”
-“Ciao Mac”.
Tutti sorridenti e premurosi si sistemarono alla buona e meglio intorno a lei.
-“Questa si che è una vera imboscata”, disse la donna, confusa.
-“Già. E abbiamo anche il permesso del medico! Meglio di così non si può!”, aggiunse allegro Adam.
-“Io ho provveduto alla cena…prima che ti rifilassero qualche budino disgustoso”, sorrise Stella.
-“Grazie ragazzi…davvero…”, disse commossa Mac.
Gli altri sorrisero soddisfatti.
-“Bene! Iniziamo!”, annunciò come un capo-scout Valery. “Ricordi il cofanetto trovato tra le rovine della chiesa?”. Mac annuì. “Ebbene, conteneva una tavoletta con delle incisioni… Numeri e lettere senza senso”
-“Un codice”, ipotizzò subito la donna.
-“Si. E dopo aver provato di tutto per decifrarlo facendo impazzire Josh”, il giovane arrossì, “Mi sono ricordata qualcosa”
-“Cosa?”
-“Hai presente quel cd che ho recuperato a Miami? Beh, me lo diede Kildare poco prima che sparisse. Me lo affidò dicendo che con la testa che aveva poteva perderlo facilmente, che erano appunti preziosi e che io almeno li avrei tenuti al sicuro. Quando gli diedi un’occhiata anni fa, tutto il contenuto non aveva senso per me e pensai che fosse legato a qualcosa che il professore ci avrebbe spiegato in seguito. Così lo misi da parte e me ne dimenticai. Solo ora capisco che Kildare aveva già pensato quanto fosse importante quel cd e dandolo a me voleva salvaguardarlo da qualcuno”
-“Già. Forse era persino cosciente che gli sarebbe successo qualcosa di brutto continuando a fare le sue ricerche”, disse Mac.
L’amica annuì. Gli altri rimasero in silenzio rattristati.
-“Beh, ora non pensiamoci. Allora, siete riusciti a decifrare il codice?”, domandò.
Valery ritornò sorridente.
-“Si”.


Cattedrale di S. Stefano – La notte seguente

Col favore della notte i quattro amici scivolarono silenziosi all’interno del duomo. La maestosa cattedrale giaceva sonnolente, come addormentata da un segreto incantesimo che si ripeteva tutte le notti.
Senza troppa fatica, Josh mise a riposo anche i sofisticati sistemi di sicurezza e in breve si ritrovarono nel cuore dell’edificio.
-“Che pace senza la calca mattutina di visitatori”, sussurrò Colin.
-“Come stai? Sicura di farcela?”, domandò Valery a Mac. La donna annuì.
Afferrata ciascuno la propria torcia, cominciarono a guardarsi attorno. Il maestoso interno, a croce latina, era diviso in tre navate. Le volte a sesto acuto erano sorrette da eleganti pilastri. Tutt’intorno l’imponenza dello stile gotico lasciava senza fiato.
Mac sfoderò la piantina messa a punto da Josh il giorno prima.
-“Alle nostre spalle abbiamo le due torri gemelle che affiancano il portale d’ingresso, le cosiddette Torri dei Pagani”
-“Esatto”, intervenne Valery. “Sono le uniche vestigia rimaste della basilica romanica su cui è stato poi sviluppato il duomo”
-“Laggiù c’è la torre sud, ossia il campanile gugliato alto 137 metri che spicca dall’esterno. Mentre nella navata opposta c’è la torre nord. È quello il punto?”, domandò la donna rivolta all’amica.
-“Si. L’indizio contenuto nel cofanetto diceva: L’aquila dall’alto della sua torre sorveglia il riposo dei grandi. Nel composto rispetto si rivela il tragitto. Il riposo dei grandi si riferisce ai resti degli Asburgo”, aggiunse la ragazza, “Anche se la maggior parte di essi sono contenuti nella Cripta dei Cappuccini all’Hofburg. Ma sono certa che si riferisca alla cattedrale perché la torre nord è chiamata anche Adlerturm, ossia torre dell’aquila”
-“Perfetto, ottimo lavoro”.
Si avviarono da quella parte con passo svelto. Oltrepassato un cancelletto, scesero alcuni ripidi scalini e si ritrovarono nelle catacombe.
-“Queste sono le catacombe dei duchi”, disse Valery, “Nelle urne di rame che vedete ci sono le viscere degli Asburgo”. Josh fece una smorfia. “O meglio, quel che ne resta”.
Si guardarono un po’ attorno.
-“Non credo che qui possa esserci qualcosa. Dopotutto è un luogo aperto ai visitatori”, disse poco motivato Colin.
-“La cosa che mi lascia perplessa è un’altra. Come è possibile che l’indizio risalente ai tempi di Von Salza si riferisce a questa torre che risale solo al quattrocento?”, si chiese Valery.
Colin sbuffò.
-“Vuoi dire che ci sarebbe un salto temporale di quasi duecento anni e ce lo dici solo ora?!”
-“No…sono convinta che sia questo il posto. Ma non capisco come sia possibile”
-“Perfetto!”, esclamò irritato.
-“Concentriamoci sull’indizio”, disse Mac intervenendo. “E se per caso non è qui, vorrà dire che cercheremo altrove”.
-“Bene. Iniziamo a guardarci attorno”.
Ognuno iniziò a perlustrare l’ambiente, dando fiato alle proprie idee. Josh si immise nel circuito delle telecamere per tenere d’occhio qualsiasi movimento sospetto.
-“Teniamoci sempre sul chi va là: ormai il Prescelto e i suoi seguono i nostri passi”, disse Colin.
-“Nel composto rispetto si rivela il tragitto…il tragitto…, mormorava Mac tra sé e sé.
-“Io ho f-freddo e anche f-fame. E s-sinceramente p-penso che C-colin abbia r-ragione: non c’è n-nulla qui”
-“Ah menomale che qualcuno la pensa come me ogni tanto!”
-“Si ma la mia è una sensazione”, disse Valery ai due, “anche se poco ragionevole”.
Colin fece roteare gli occhi.
-“Speravo che ci avessi condotto qui nel cuore della notte per qualcosa in più di una banale sensazione”
-“Nel composto rispetto…nel composto rispetto…”, continuava pensierosa Mac.
-“E ora abbiamo perso anche lei: si è data alla preghiera”, ridacchiò l’uomo dando una gomitata a Josh.
-“Ragazzi, ragioniamo un attimo”, intervenne Mac dal fondo, ignorando le battute dell’amico. “Nel composto rispetto si rivela il tragitto”, ripetè ancora. “Se io fossi un cavaliere, quale sarebbe la mia forma di rispetto davanti ai resti dei miei reali?”.
Valery si illuminò.
-“Mi inginocchierei proprio davanti le urne”, disse ansiosa.
La donna annuì e fece un cenno agli altri di mettere in pratica l’intuizione.
-“Tutti?”
-“Otto occhi vedono meglio di due”.
I quattro amici si inginocchiarono insieme e aspettarono qualche istante.
-“Ok…cosa dovrebbe succedere ora?!”, domandò sarcastico Colin.
Mac si guardò attorno in cerca di un segno.
-“Ahi…mi f-fanno male le g-gambe”, si lamentò Josh.
-“Forse stiamo sbagliando qualcosa”, aggiunse Valery.
-“Ragazzi… nel composto rispetto”, precisò Mac. “State in silenzio totale e provate a concentrarvi sull’essenza di questo gesto”.
Come quattro cavalieri in preghiera, ognuno rimase assorto nelle profondità delle loro anime. I minuti trascorsero interminabili, solo gli impercettibili respiri a scandirli. Poi Valery si ridestò.
-“Avete sentito?”.
Mac schiuse gli occhi.
-“Acqua”, disse.
Colin e Josh si alzarono, poi anche le due donne.
-“Un gocciolìo. Lieve ma cadenzato”, precisò Mac.
Senza perdere altro tempo cominciarono a cercare.
-“Ehi”, Colin indicò un punto.
-“Bene”
-“Qui dietro la parete non è stata toccata, è quella originale. Forse per la troppa umidità hanno preferito innalzarci davanti questa quinta”, disse Valery.
-“Osserva le gocce d’acqua…”, disse Mac, “scivolano a terra, seguono questa scanalatura del pavimento e…”, la donna seguì con gli occhi il percorso.
Valery infilò un dito nel forellino a terra e si sentì uno scatto. Le amiche si guardarono. Poi una pietra della parete si spostò appena. Mac fece un segno a Colin.
-“Aiutami”.
Con un po’ di forza riuscirono ad allargare il passaggio.
-“Cos’è?”
-“E’…una nuova scoperta archeologica”, disse Valery rapita.
-“Fate luce con le torce”
-“N-non si r-respira”, disse tossendo Josh.
-“E’ rimasta chiusa per centinaia di anni, è normale”, aggiunse Mac illuminando tutt’intorno.
-“E’ una cripta”, disse poi Valery. “E’ incredibile che non sia mai venuta alla luce…era solo qui dietro”, esclamò eccitata.
-“Guarda”, Mac illuminò qualcosa sulla parete di fondo.
Valery la raggiunse.
-“Sono due gargoyles, raffigurazioni mostruose di pietra che adornavano molti edifici gotici. All’inizio avevano solo uno scopo pratico: erano utilizzati cioè come doccioni per far defluire via l’acqua dai cornicioni e i tetti. Successivamente alla loro diffusione assunsero una propria simbologia… divennero creature protettrici, utilizzate come guardiani delle chiese per tenere lontano i demoni”
-“Cosa rappresentano qui?”, chiese Mac.
La ragazza osservò con attenzione poi disse:
-“Hanno il muso rivolto verso questa grande croce patente rossa, vedete?”.
Gli amici annuirono.
-“Era il simbolo dei Templari. E quindi significa che i rapporti tra i due ordini non erano propriamente idilliaci”, concluse.
-“Qui dentro non c’è altro”, incalzò Colin.
-“No…è impossibile…deve esserci”, disse Valery pensierosa.
Esaminò la stanza ancora qualche minuto poi esclamò:
-“Se ci sono questi due gargoyles, probabilmente è perché sono a guardia di qualcosa. Mac aiutami”.
La donna la raggiunse.
-“Tu afferra quello. Al mio via proviamo a spostarli insieme. Pronta?”, l’amica annuì. “Via”.
Con quanta più forza avevano in corpo spinsero le due statue di pietra all’unizono. Per qualche istante non successe nulla. Poi con un piccolo rumore sommesso si aprì una botola ai loro piedi.
Valery restò paralizzata.
-“Ehy stai bene?”, chiese Colin.
-“Cosa…?”
-“Io…so già cos’è quello”, disse la giovane.
Gli altri parvero non capire. Mac si inginocchiò e prese quell’involucro polveroso. Era un panno che avvolgeva qualcosa. La donna ne scansò i lembi e apparvero dei fogli ingialliti dai secoli, tenuti assieme da laccetti di pelle. I tre amici guardarono Valery.
-“Abbiamo trovato i documenti dell’Ordine”, disse la ragazza sorridendo.


Base centrale Omega

Adam si infilò i guanti e rimase trepidante in attesa qualche secondo come un bambino davanti alla sua nuova bicicletta. Gli altri lo fissarono sorridendo. Stella le posò una mano sulla spalla.
-“Avanti”, disse.
L’uomo annuì. Con mano ferma e gesti calmi sciolse i laccetti e sfogliò le prime pagine.
-“Valery…io…non so cosa dire…è grandioso che abbiate trovato questi documenti”, disse Adam commosso.
-“La fortuna ci ha assistito. Forza, dicci cosa contengono”
-“Se Kildare fosse qui…sarebbe fiero di te”, disse l’amico guardandola negli occhi.
Poi ritornò sulle pagine.
-“Qui è messo per iscritto tutto il credo dei Cavalieri Teutonici: le loro regole, il loro modo di vivere, tutto ciò che doveva animare e ispirare un vero cavaliere”
-“Guarda c’è anche la dieta che dovevano seguire”, disse Stella ridendo.
-“Più avanti sono annotate tutte le questioni di ordine politico e commerciale”
-“Una specie di registro aziendale insomma”
-“Esatto. Immaginate che grande risorsa sarà…Potremo saperne di più su tutto ciò che è stato: donazioni, lasciti, opere caritatevoli e tutto quanto è stato realizzato dall’Ordine”, disse Adam emozionato.
-“Dovremmo avvisare il Gran Maestro McKnight e la sovrintendenza ai Beni Culturali”, aggiunse Stella.
-“Non lo so”, intervenne Mac, “Non sono sicura che sia una buona idea”
-“Guardate, qui si parla di altro. Dell’Imperatore, dei rapporti tra lui e l’Ordine e quelli con Von Salza”
-“Sappiamo già che si conobbero in seguito ad una donazione di Federico nel 1216 “, disse Valery.
-“Si infatti ne parla all’inizio. Ma poi diventa una specie di diario personale di Von Salza: racconta gli incontri con Federico, sia lavorativi che d’amicizia, i pranzi assieme, le cavalcate, la caccia, le riunioni…insomma come si parlerebbe di un caro amico. Oltre agli affari strettamente professionali, è descritta la loro vita quotidiana insomma”
-“Beh questo è grandioso!”, esclamò Stella, “Sapremo finalmente particolari privati di due grandi uomini di cui la storia ci ha tramandato solo le gesta!”
-“Pensavo che i loro rapporti si limitassero a quelli professionali, invece hanno condiviso molto”, disse Valery.
-“Direi di si! Qui si parla addirittura delle donne dell’Imperatore…”
-“Tra l’altro scrive di come combinò il matrimonio tra Federico e Jolanda, figlia del reggente della corona di Gerusalemme, Giovanni di Brienne”, aggiunse Stella.
-“Beh Von Salza dedicò le sue energie totalmente al bene dell’Imperatore. La sua devozione a quell’uomo era totale. Calcolate che l’unico Ordine che sostenne Federico nel corso della cosiddetta “crociata degli scomunicati” fu quello dei Teutonici, poiché Templari e Ospitalieri, per fedeltà al pontefice, mantennero un atteggiamento ostile alla campagna imperiale”
-“Forza, continua”, lo incitò Colin.
Adam sfogliò ancora.
-“Cosa sono queste?”, disse trovando dei fogli ripiegati su se stessi.
-“Sembrano lettere”, osservò Mac.
L’uomo ne aprì una.
-“Lettere d’amore, aggiungerei”, disse Stella aprendone un’altra.
-“Wow…siamo davanti a qualcosa di decisamente personale”, disse pacato l’uomo. Poi iniziò a leggere.
-“Oggi vi ho vista e finalmente il mio mondo ha avuto un senso. Tutto quello che sono stato e sono non ha alcun valore adesso che i miei occhi si sono posati per la prima volta sul paradiso. Chiederò a corte il vostro nome…saprò come vi chiamate fra qualche giorno, ma fino ad allora il solo nome che avrai sarà Amore…”
-“L’ha vista a corte per la prima volta dunque”, notò Mac.
-“Continua dai! Non dice il suo nome?”, disse Valery ansiosa.
Stella lesse la sua.
-“Mia adorata, finalmente lo so. E’ stato un istante. Quando ti ho tenuta tra le mie braccia per la prima volta. E’ stato allora che ho capito tutto. Tutto è diventato chiaro. Ti amo. Ti amo da prima di conoscerti. Da quando i miei occhi ti hanno intravisto tra la folla. Amo il tuo profumo, la tua pelle, i tuoi occhi, le tue labbra. Amo stare in tua compagnia e parlare di tutto, amo le nostre risate e la nostra complicità, amo i brividi che sento quando ti sono accanto, amo come mi fai sentire: la persona più importante del tuo universo. Hai fatto breccia nel mio muro di odio e dolore, come nessun esercito mai avrebbe potuto. Con la tua dolcezza hai preso la mia mano e mi hai condotto in un paradiso sconosciuto e perduto dove la mia anima ha trovato la pace. Tu mia salvezza, sei tutto: amante, amica e angelo allo stesso tempo. Sei la sola che il mio cuore amerà mai e l’unica che i miei sensi bramano. Ti amo. Ti amo perché seppure la bellezza un dì sfiorirà, non appassirà il modo in cui mi sento al tuo fianco: protetto e al sicuro, perché sei l’unica con cui lascio la mia anima a nudo senza alcuna armatura…senza paura di essere giudicato o di trovarmi ferito. Ti amo…angelo mio…”.
Gli amici restarono in silenzio non appena Stella ebbe finito. Erano senza parole per la bellezza di quelle appena sentite. Mai nella loro vita avevano solo percepito qualcosa di così intenso e profondo.
Mac riemerse da quel torpore emettendo un sospiro. Poi anche gli altri si ridestarono.
-“Semplicemente meraviglioso”, commentò con rispetto Stella.
Gli altri concordarono.
-“Ce ne sono ancora?”, chiese ansioso Colin.
-“Si. Questa è della giovane. Leggiamola”, disse Adam.
-“Mio signore e amico di sempre, oggi ho ricevuto la vostra ultima lettera. La aspettavo con ansia, come sempre, e quando l’ho tenuta tra le mie mani il mio cuore è esploso prima ancora di aprirla. Le vostre parole mi hanno portato in paradiso in un solo istante. Vi amo anch’io. Per la prima volta sento l’intensità di un sentimento che non ho mai provato e ne ho timore e ardore allo stesso tempo. Vi desidero con ogni fibra del mio essere e attendo con ansia il momento in cui vi potrò riabbracciare. Per favore, tornate presto dalla vostra campagna e frattanto che siete lì pensatemi ogni istante e non traditemi perché non potrei sopportare neppure anche solo di immaginarvi tra le braccia di un’altra donna. Perciò tornate da me con l’arrivo delle prime rondini e lo sbocciare dei primi germogli… Vi vedrò arrivare nella tiepida brezza col vostro amato sorriso e tutto ciò di cui avrò bisogno sarà lì davanti a me.
Con immenso amore, la vostra Hazel.”.
Valery e Mac si fissarono.
-“Hazel?”, disse Adam.
-“Chi era questa Hazel?”, domandò Colin.
-“Sarà stata qualche dama di corte”, disse Stella.
-“C’era una statua tra le rovine della chiesetta dove abbiamo trovato il codice… Aveva lo stesso nome. Era la promessa sposa dell’Imperatore”, aggiunse Valery.
-“E’ impossibile, perché non ce n’è traccia nei libri di storia? E poi qui si vede che era chiaramente innamorata di Von Salza”, esclamò Adam.
-“Forse si tratta di un’altra Hazel”, propose Colin.
-“L’unico modo per saperlo è leggere le altre lettere”, concluse Mac.
Adam ne aprì un’altra.
-“Caro Hermann,
vi scrivo per allietare le vostre fredde giornate in terra straniera. Come procedono le trattative con i vostri alleati? La salute vi assiste? Siete nelle vostre forze e mangiate abbastanza? Qui il tempo non è meno rigido e ci ha concesso ben poco con i raccolti. Tuttavia mio padre ha colto i primi segni della primavera e questo ci ha rasserenato l’animo. Assieme a questo, vi porto altre buone notizie che hanno reso la nostra casa stranamente allegra in queste settimane. Mia sorella ha annunciato le sue imminenti nozze col duca suo fidanzato. Mia madre è quasi svenuta per la gioia! Forse perché ormai non ci sperava più. E’ strano come a volte l’amore impieghi così tanto tempo per decidersi. Non posso capirlo appieno, perché io vi ho amato dal primo momento amore mio. Ora quindi fervono i preparativi per il matrimonio tanto atteso. Mio padre dice che adesso anche mia sorella entrerà tra le dame di corte come me e che dovrei prendere esempio da lei che sta mettendo su famiglia. Io di tutta risposta gli ho sorriso dolcemente e l’ho trascinato in una delle mie danze preferite: è l’unico modo per chiudere il discorso! Ma sappiate, mio amato, che ho intenzione di dire ai miei cari ciò che provo per voi. Appena mio padre tornerà dalle campagne parlerò con entrambi. Voglio sposarvi anch’io. Vi amo, vi amo, vi amo mio tesoro… Cento volte vi amo e cento volte vi sposerei! Tornate presto, ora se potete! Quando metterete di nuovo piede nelle terre dei vostri padri io sarò vostra e voi sarete mio. Per sempre.
Col cuore colmo d’amore, la vostra sposa Hazel”.
-“Sembra la storia d’amore di uno di quei romanzi d’altri tempi”, disse sognante Valery.
-“Sembra la storia d’amore che tutti vorrebbero per sé”, la corresse amara Mac.
L’amica colse lo sguardo perso della donna. Ma Stella incitò Adam a continuare.
-“Dolce Hazel, stella radiosa nel mio mattino! Avrei potuto aspettare di vedervi per dirvi che non ho smesso di pensare a ieri notte? Le mie mani ancora tremano. Esatto. Ho affrontato eserciti interi senza esitare, eppure quando le mie dita hanno sfiorato la vostra pelle mi sono scoperto bambino. Mi avete totalmente preso, piccola dolce Hazel… Sono vostro e lo sarò per sempre. Presto smetteremo di nasconderci e vivremo il nostro amore come tutti, vi chiedo di pazientare ancora un poco finchè la campagna imperiale non sarà finita, poi parlerò col mio signore e niente ci sarà più tra me e voi.
Vi siete mai chiesta quanto sia effettivamente grande l’astro che illumina le nostre notti? Ebbene, io vi amo in egual misura… Sogni d’oro mia piccolo angelo. Vostro, Hermann”.
-“L’ha sposata?”, domandò ansiosa Valery.
L’amico aprì l’ultima busta con un po’ di trepidazione.
-“Mia signora,
so che questa lettera non può essere uguale alla mia presenza ma se stanotte non sono venuto all’appuntamento è per una valida ragione. Ieri ho parlato col mio amico e padrone Federico. Ero fiducioso che gli avrei detto di noi e del nostro amore, ma è successo un fatto che mi ha lasciato senza parole. Lui per primo mi ha fatto cercare per farmi una confidenza strettamente personale. Mi ha rivelato di provare amore per una dama di corte, a cui nessuna bellezza del creato è solo minimamente paragonabile. Era gioioso come un bambino e gli occhi brillavano ad ogni parola. Quando gli ho chiesto chi fosse costei, egli ha proferito un nome. Il vostro nome. Ed io sono letteralmente impietrito. Nessun verso usciva più dalle mie labbra per quanto mi sforzassi. Mi ha rivelato altresì che presto vi farà convocare a corte e chiederà la vostra mano. Quando alfine mi ha chiesto di cosa desiderassi parlargli non sono riuscito a proferir parola. Mi sono congedato in modo più normale possibile, ma con sola la voglia di correre via e piangere. So che queste parole vi giungono ora nuove e che la mia lettera vi informa in anticipo di ciò che avverrà. Ma non avrei potuto sopportare che lo veniste a sapere da altri. E non avrei potuto sopportare che pensaste di me che fossi un uomo che non rispetta la sua dama e la parola data. Ora sapete perché non sono venuto stanotte, né verrò le notti future. Non ci saranno altri momenti per noi. Quando ho prestato fedeltà al mio signore ho giurato sulla mia stessa vita e sono un uomo di parola. E poiché mi lega un rapporto di fratellanza con l’Imperatore, non potrei mai venir meno a tale affetto ferendo di proposito un così caro amico o un fratello. Vi amo, questo non è cambiato e non cambierà mai. Al solo pensiero che sarete di un altro muoio. Non dormo più ormai, né mangio…il respiro viene a mancarmi ogni qual volta rivolgo il mio pensiero a voi e quello che succederà. Ho sopportato molte cose nella mia vita, ma questo mi ucciderà prima della spada di qualche nemico. Sto morendo piano piano. Non posso immaginare la mia vita senza voi, saggia amica e adorata amante. Vi amo…vi amerò per sempre.
Il vostro e solo uomo, Hermann”.
-“Santo cielo…”, esclamò Adam.
-“Allora la Hazel promessa sposa di Federico e questa sono la stessa persona”, disse Valery triste.
-“E’ tutto così…”, Colin non aveva parole.
-“Ingiusto”, aggiunse Mac.
-“Già”, concordò Stella.
-“Federico la chiese in sposa senza neanche sospettare che si trattava della donna di cui era segretamente innamorato l’amico. Von Salza tacque per il profondo rispetto e la totale fedeltà che lo legava al suo Imperatore”, disse Adam.
-“Sono cose che potevano accadere solo in passato…quando certi valori erano tutto. Quando ci si credeva fino alla morte”, aggiunse Valery.
-“E’ davvero ammirevole, si”
-“A quando è datata la lettera?”, chiese Mac.
-“1237. Due anni prima che Von Salza morisse”, rispose Adam.
-“Non c’è altro tra i documenti?”, domandò Valery.
-“No. Le lettere finiscono qui. Probabilmente la stessa Hazel gliele rese quando finì la loro storia”.
Ci fu qualche momento di silenzio.
-“Wow…è tardissimo ragazzi”, disse poi Colin guardando l’orologio, “Abbiamo perso la cognizione del tempo”
-“Già, è ora di andare”, disse Valery, “Dobbiamo riposarci tutti”.
-“Si”, Mac si alzò e si diresse alla porta, “A domani allora. Notte a tutti”, ed uscì.
Valery la guardò incerta finchè non scomparve nel buio del corridoio.


Nel reparto non c’era nessuno. Solo qualche infermiere nella sala attigua. Tutto era spento o illuminato al minimo. Come la sua stanza. Ma la luce era pallida, flebile, fredda, quasi irreale. L’unico rumore: il bip dei macchinari. E quel respiro artificiale.
Mac tirò la sedia vicino al letto e si sedette. Sembrava che Kate stesse solo dormendo. Come quando lo facevano ancora assieme. Quando si svegliava la mattina e se la trovava accanto e il giorno aveva un senso. Poteva restare ore a fissarla dormire. Era una delle cose che le riusciva meglio.
Le sfiorò una mano, poi la strinse tra le sue e restò in silenzio. Da quando era finita in coma era la prima volta che veniva a trovarla. Forse era colpa di quelle maledette lettere e tutte quelle cose sdolcinate che contenevano.
Osservò i cavi e i tubicini a cui era attaccata. La guardò con dolcezza. Finalmente. Dopo tanto tempo. Le accarezzò i capelli sulla fronte. Non aveva più paura.
-“Piccola mia…”, disse piano.
Si avvicinò alla ragazza. Aveva ancora il suo profumo, malgrado fosse lì da molto tempo ormai. Socchiuse gli occhi e respirò fino in fondo.
-“Se potessi prendere il tuo posto adesso…lo farei senza esitazione”.
Le strinse la mano, massaggiandola teneramente.
-“Ce la farai. Lo so con certezza. So che ti risveglierai presto piccola…”.
Accostò le sue labbra all’orecchio della ragazza e sussurrò qualcosa. Una lacrima le rigò la guancia. Poi sentì le dita di Kate muoversi fra le sue e si voltò. Fissò la sua mano. Ma era stato un attimo. Le era parso di sentirsi stringere. Ma era svanito.
Posò il capo accanto alla ragazza, sul cuscino, vicino la sua spalla, e restò così, in pace.






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