Hazel
by
Route66
(nona
parte)
I
personaggi di Xena e Gabrielle sono di proprietà della MCA/Universal
Pictures, pertanto non intendo infrangere nessun Copiright.
Questo racconto è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi
e avvenimenti sono prodotto della mia immaginazione o, se reali, sono
utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi
o scomparse è del tutto casuale.
Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it
La
mattina dopo
-“Allora,
che novità ci sono?”, chiese Gabriel entrando nella sala.
Gli altri erano tutti seduti lì da qualche minuto. Stavano
aspettando che Adam e Stella parlassero.
-“Stamattina abbiamo finito di analizzare i documenti”,
iniziò l’uomo.
-“Oltre alla corposa parte iniziale, ci sono alcuni scritti
finali che trattano di tutt’altra cosa”, intervenne Stella.
-“Esatto. Il fascicolo, se così vogliamo definirlo, era
contrassegnato da questo simbolo sulla pagina iniziale”, Adam
mostrò la figura sullo schermo.
Era una croce stellata.
-“Cos’è?”, chiese Mac.
-“Un simbolo esoterico”
-“Cioè?”, domandò Colin.
-“Beh le discipline esoteriche, ermetiche o occulte come preferiamo,
erano per un ristretto numero di iniziati e si distinguevano da quelle
essoteriche che invece erano rivolte a tutti”, spiegò
Stella.
-“So la differenza tra questi termini”, rispose Colin,
“Intendevo sapere se avevate individuato a cosa facesse riferimento”
-“In queste pagine abbiamo scoperto che i Teutonici intrattennero
in Terra Santa rapporti con la setta Sufi. Questo a testimonianza
che gli “infedeli” non erano visti solo come nemici da
sconfiggere, ma come guerrieri da rispettare e da cui imparare. Infatti
è scritto che da essi assimilarono l’arte della terra
di Khem”
-“Che significa?”, chiese Gabriel.
-“Khem era chiamato anticamente l’Egitto”, spiegò
Mac.
-“Esatto. Ma non sappiamo qui a cosa si riferissero di preciso.
Come sapete gli egiziani furono pionieri in molte cose, non ultimo
lo studio dell’alchimia e delle pratiche magiche”, disse
Adam.
-“Andiamo, non ditemi che credete a queste sciocchezze!”,
esclamò Gabriel.
Ci fu un attimo di silenzio. Gli amici si guardarono con arrendevolezza.
-“Non conta che ci crediamo noi”, disse poi Adam, “Ma
che l’abbiano fatto i Teutonici, Von Salza e lo stesso Federico
II, trasformandolo nel loro credo personale. Questo si ricollega certamente
all’idea che aleggiava attorno alla spada e al medaglione, ai
loro poteri straordinari”
-“Che altro sappiamo di questa setta?”, chiese Valery.
-“I suoi discepoli erano adoratori del culto unico cristiano-ebraico-mussulmano
e praticavano una diretta conoscenza di Dio, senza intermediari di
tipo clericale. La loro, quindi, era un’indagine personale,
da conseguire tramite una lunga disciplina spirituale e mentale che
poteva aprire la via esoterica verso Dio. I Teutonici furono tramite
fondamentale tra Federico e la setta e sono descritte strane riunioni
che l’Imperatore teneva all’interno di Castel del Monte”
-“Ecco che ritorna Castel del Monte”, disse Valery, “Anche
Ablack si era dedicato allo studio di quel luogo. E a quanto pare
anche il professor Kildare”, sospirò.
Stella le posò una mano sulla spalla per confortarla.
-“Allora facciamo i bagagli e andiamo lì: sarà
la nostra prossima meta!”, esclamò Colin.
-“No, sarebbe un passo inutile”, disse Mac, “Ablack
ci ha speso anni interi e non è approdato a nulla. Perderemo
solo tempo prezioso”
-“Allora cosa proponi?”, chiese l’amico, “Gli
indizi ci hanno condotto a questi dannati documenti e i documenti
dovrebbero darci la chiave per la spada ma non dicono altro!”,
scattò nervoso.
-“Beh, in realtà…”, disse piano Adam, “Ho
inserito il simbolo nel database. Con l’aiuto di Josh e un po’
di fortuna siamo riusciti a trovarlo ed è saltato fuori questo”.
Lo schermo alle loro spalle proiettò alcune immagini.
-“Cos’è?”, domandò Mac.
-“La chiesa di S. Leonardo, vicino Foggia, in Italia”,
rispose Stella.
-“Era un monastero”, continuò Adam, “Fu fondato
attorno all’anno 1000 e affidato da papa Alessandro IV all’Ordine
teutonico nel 1261”
-“Bene. Allora si parte”, concluse la donna.
Manfredonia, Foggia – Italia
Priorato
di S. Leonardo
-“Il
posto è questo”, disse Mac alzando lo sguardo dalla cartina.
Dinanzi a loro, la chiesetta giaceva tranquilla nel silenzio della
campagna. Alcuni fedeli stavano avanzando verso l’entrata.
-“Entriamo anche noi a dare un’occhiata”, propose
Valery. Colin e Josh annuirono.
Poco dopo si ritrovarono davanti al portale riccamente decorato. Mentre
osservavano le numerose raffigurazioni, il prete, un ometto esile
e con il volto ormai segnato dal tempo, li notò.
-“Entrate forza, la funzione sta per cominciare, non state lì
impalati”, disse sorridendo nel suo dialetto locale.
I quattro amici non capirono una sola parola, ma dai gesti che aveva
fatto intuirono che li stava invitando ad entrare.
-“Controlleremo dopo questi bassorilievi. Evitiamo di dare nell’occhio”,
disse Mac.
Dopo un paio d’ore, finita la messa, le panche si svuotarono
pian piano.
-“Chi è che parlicchia italiano tra noi?”, chiese
Mac.
Valery e Josh si tirarono indietro.
-“Colin se non erro eri tu quello che si vantava dei suoi anni
giovanili in Italia…”
-“Ehm…si ma…è passato tanto tempo…non
ero poi così bravo”
-“Beh vedi di rispolverarlo in fretta”, disse lanciando
un’occhiata al prete che si stava avvicinando.
-“Siete ancora qui”, sorrise l’ometto, “Non
mi sembra di ricordare i vostri volti…siete della parrocchia?”
Colin si schiarì la voce.
-“Ehm…salve! No, siamo turisti, parliamo poco la lingua”
-“Ah bene! Turisti! Da dove venite? Qual buon vento vi porta
da queste parti?”, domandò allegro.
-“Siamo americani. Abbiamo visitato la zona e così eccoci
qui”, rispose impacciato Colin.
-“Americani”, sorrise ancora, “Dovete scusarmi ma
anche se oggi tutti parlano la vostra lingua, io sono un po’
in là con gli anni. Ma il mio amico padre Giuseppe ne sa più
di me, ha viaggiato, è più giovane…”.
Colin lo fermò prima che si dilungasse oltre.
-“Vorremmo guardare ancora un po’ la chiesa se non le
dispiace”
-“Certo certo, fate pure. Se avete qualche domanda potete bussare
alla canonica, troverete il mio amico. È un po’ scontroso,
ma è una brava persona”, disse sempre sorridendo mentre
si incamminava fuori.
-“Che tipo simpatico”, esordì Valery.
-“Si ma torniamo a noi: il simbolo”, disse Mac.
-“E’ sulla facciata dell’ingresso, andiamo”.
In breve furono di nuovo davanti al portale.
-“Lo schema di questo portale mi ricorda molto le maestranze
francesi”, disse Valery.
-“Ecco il nostro simbolo”, indicò rapidamente Colin,
“E’ molto sbiadito”
-“C-cosa sono t-tutte queste r-rappresentazioni?”, chiese
Josh curioso.
-“Dunque vediamo”, la ragazza esaminò la lunetta
per qualche minuto. “Il toro, la cerva, il centauro, il drago,
l’aquila…persino queste sculture di due leoni ai nostri
lati: sono tutti simboli allegorici per il fedele che si accingeva
ad entrare”
-“Avete dato uno sguardo all’interno prima?”, disse
Mac, “C’erano i gigli federiciani e le croci nere”.
Valery annuì.
-“Eppure non so come decifrare questo simbolo”, disse
osservandolo, “Questa potrebbe essere una fonte di luce. E questo
il suo raggio che cade tra…due linee che non ho idea di cosa
siano”, disse poco convinta della sua teoria.
-“Ci sei vicina”, disse poi una voce da dietro l’anta
del portoncino.
Poco dopo sbucò un prete.
-“Salve”, disse Valery impacciata, “Ci scusi, non
volevamo disturbarla”
-“Ormai è troppo tardi”, rispose burbero l’uomo.
Doveva trattarsi di padre Giuseppe.
-“Ho sentito che volavano teorie”, disse ancora, “Chi
siete? Studiosi?”. L’uomo li fissava con occhi sbarrati.
-“Si…in un certo senso…”
-“Beh è strano. Perché se così fosse, dovreste
conoscere il fenomeno che avviene in questo posto da secoli. Invece
mi sembra che non sappiate il significato di quel simbolo”
-“Lei lo conosce?”, chiese stupita Valery.
-“Venite dentro”, disse l’uomo. Poi si voltò
e fece per entrare.
Nel fare questo, protese le mani tastando le ante di legno. Gli amici
capirono che era cieco. La voce possente del prete riecheggiava nel
silenzio della chiesetta.
-“Ogni anno, da millenni, ad ogni solstizio d’estate,
proprio quando il sole è nel suo punto più alto, un
raggio passa attraverso la volta della cupola e va a colpire un punto
del pavimento”, disse indicando un foglio affisso a parete come
se riuscisse a vederlo.
-“Accidenti che sciocchi”, disse Colin, “Non l’avevamo
letto”
-“Dov’è allora il mistero se questo fatto è
di dominio pubblico?”, sussurrò Mac all’amica,
“Tra l’altro siamo anche fuori stagione”
-“E’ come quello che avviene nella cattedrale di Chartres,
in Francia”, disse Valery rivolgendosi al prete.
L’uomo annuì.
-“Anche se personalmente trovo che qui la cattura del raggio
avvenga in modo più elaborato che a Chartres”, disse
spostandosi agilmente tra le panche. Si fermò indicando sopra
la sua testa.
Josh guardò stupito Colin: si muoveva come un qualsiasi vedente.
Probabilmente conosceva questo posto meglio delle sue tasche.
-“Vedete lassù? Di sicuro meglio di me”, ironizzò,
“Quello è un foro gnomonico”
-“Cioè?”, chiese Josh.
-“Nelle meridiane uno gnomone è quella parte dello strumento
che proietta la propria ombra sul quadrante. Nelle meridiane più
complesse, come quelle a camera oscura in questo caso, lo gnomone
è costituito dal foro gnomonico: di solito si tratta di un
foro circolare realizzato sul tetto o sulla parete di un grande edificio,
mentre il quadrante ne occupa il pavimento o la parete opposta”,
spiegò il prete.
-“Quindi il misterioso simbolo in realtà sta ad indicare
questo fenomeno”, disse Mac come per spiegarlo a se stessa,
“E precisamente dove cade il raggio di sole?”
-“Qui”, il prete indicò sul pavimento, “A
metà tra i due pilastri prospicienti l’ingresso laterale,
ossia quello col portale decorato. Una misura sicura perché
i pilastri sono inamovibili e se anche fosse stato cambiato il pavimento,
il raggio di sole sarebbe caduto sempre in quel punto, finchè
la chiesa fosse rimasta in piedi”, disse.
-“Dunque tutto ciò è stato solo uno strumento
di computo temporale?”, domandò Mac.
-“Se cercate misteri qui, non siete né i primi né
gli ultimi, ma sicuramente altri quattro sciocchi che stanno perdendo
il tempo della loro vita.”, rispose burbero, “L’unico
vero mistero è come abbia fatto l’esecutore di tale progetto
a portarlo a termine con tanta precisione. Il suo è stato un
vero capolavoro, oltre che di tecnica anche di eleganza, lasciatemelo
dire. Chiunque fosse stato doveva intendersi alla perfezione di meccanica
celeste: inanzitutto ha scelto il punto in cui far cadere il raggio
catturato”, spiegò, “Poi ha individuato la direzione
sud dove il sole passa a mezzogiorno, infine ha osservato la massima
altezza cui l’astro giungeva il 21 giugno. Oltre a ciò,
quando arrivò il momento di perforare la volta della chiesa,
che tra l’altro ha il suo notevole spessore, dovette stare attento
a forare il punto esatto, non potendo poi correggerlo più”
-“Beh in effetti è senz’altro ammirevole”,
concordò Colin.
-“E non si è limitato solo a questo”, continuò
Giuseppe, “Il suo lavoro è stato ancora più accurato
perché, una volta realizzato il foro, lo ha diaframmato dalla
parte interna con un piccolo rosoncino a undici raggi, affinchè
il raggio di sole non si disperdesse ma giungesse concentrato sul
pavimento arricchito dai petali di luce filtrati attraverso il rosoncino”.
Gli amici alzarono lo sguardo verso l’alto per cercare di vedere
il dettaglio di cui parlava il prete.
-“E’ un peccato che non sia il periodo giusto”,
disse Valery affascinata dal racconto dell’uomo.
-“Già. Vorrà dire che tornerete in estate”,
alzò le braccia Giuseppe. “Intanto è ora di chiudere,
mi dispiace”
-“Possiamo tornare qui domani?”, chiese Mac, “Vorremmo
avere più tempo pe…”
-“Per risolvere il vostro mistero?”, disse sarcastico
l’uomo.
-“No noi…”
-“Siete così prepotenti e presi da queste credenze blasfeme
da mancare di rispetto ad un luogo sacro come questo?”.
Il suo volto era severo e per un attimo gli occhi sbarrati gli conferirono
un’aria terrorizzante. I quattro amici non seppero cosa rispondere.
-“In ogni modo domani la chiesa è chiusa”, disse
tornando normale.
-“Beh allora…grazie dell’ospitalità”,
disse Valery impacciata.
Il prete stava avanzando verso di loro, indirizzandoli pian piano
verso l’uscita.
-“Si…grazie ancora di tutto, è stato molto gentile”,
ribattè Colin.
-“Un’offerta?”, disse Giuseppe indicando la cassettina
quando furono vicino la porta.
-“Uh…si…certo”, Colin si passò le mani
in tasca e trovò qualche centesimo.
-“Grazie”, disse l’uomo e gli chiuse il portoncino
in faccia.
Una volta fuori, si ritrovarono sotto una leggera pioggerella. Con
rapidità rientrarono nell’auto lasciata poco distante.
-“Accidenti che tipo strano”, disse Mac.
-“Già…non sapevo come prenderlo”, concordò
Valery.
-“Ora che facciamo?”, chiese Colin.
-“Di certo non possiamo aspettare tre mesi per risolvere la
faccenda, anche se non vi nego che il prossimo indizio potrebbe giustamente
essere legato al fenomeno del solstizio”, disse Mac.
-“Non r-resta che t-tornarcene a V-vienna”, disse sconsolato
Josh.
-“Na na…c’è ancora domani”, disse Mac.
-“Ma il p-prete ha d-detto che la chiesa è c-chiusa…”
-“Appunto”, rispose con un sorriso furbo la donna.
Il giorno dopo
La
chiesetta giaceva lì, come l’avevano lasciata il giorno
prima. Senza problemi forzarono una delle vecchie porte sul retro.
In silenzio, i quattro amici cominciarono a dare un’occhiata
intorno con fare piuttosto incerto.
-“Sapete”, disse Valery come una maestra che dà
un imput ai suoi allievi per iniziare un ragionamento, “La prima
cosa che mi è venuta in mente venendo qui ieri è che
c’è un’altra chiesa, nelle vicinanze di questa,
che apparteneva ai Teutonici. Conoscevo già Santa Maria di
Siponto e pensavo che fossimo diretti lì prima che partissimo.
Una particolarità di quel posto è che è a forma
di cubo, una pianta alquanto strana per un classico edificio di culto
perché il quadrato è il simbolo della Terra in contrapposizione
al cerchio, simbolo celeste. Il legame con la terra comunque non è
casuale: gli ordini cavallereschi erano fortemente legati alla figura
della vergine dall’iconografia bruna, spesso addirittura trafugate
dalla Terrasanta. Questo mi ha fatto ripensare al legame di Federico
con la setta Sufi…”
-“Cioè?”, chiese Mac.
-“Forse l’idea dell’imperatore era quella di una
“religio” unica che avrebbe tolto potere alla Chiesa che
in quel periodo era sempre più legata ad una visione temporale
e materiale. Magari pensava di suggellare una pace tra i popoli, senza
più guerre o crociate, con un unico culto, un sogno di fraternità
sotto il segno della Vergine Maria. Ecco quindi le numerose chiese
in Europa dedicate alla vergine bruna, non ultima quella di S.Maria”
-“E questo come ci aiuta?”
-“Beh non so se può aiutarci, ma sto elaborando i concetti
per sviscerare l’argomento”
-“Hmm, vediamo…”, disse Mac pensierosa, “Di
sicuro tutto questo ci dice che la presenza di simboli e significati
esoterici, legati diciamo così ad un aspetto terreno, in questi
luoghi sacri è significativo del fatto che sia i Teutonici
sia Federico II professavano una fede a metà strada tra quella
puramente cattolica e quella legata a culti più terreni”,
concluse assecondando i ragionamenti dell’amica.
-“Esatto”
-“Se fossi stato nel Papa…non avrei gradito”, esclamò
Colin dal fondo dell’abside.
-“Beh, in effetti Federico fu più volte scomunicato…
Magari dietro i motivi storici giunti fino a noi in realtà
si celavano motivazioni diverse”.
Mac si abbassò per ispezionare il pavimento oggetto del fenomeno
astronomico.
-“Qui comunque non c’è nulla. Né un segno,
né un foro… Il pavimento è integro”
-“Io credo che al di là della sua funzione puramente
pratica, questo fenomeno potesse avere un ulteriore significato”,
disse Valery.
-“Quale?”
-“Avete mai sentito parlare di Omphalos?”
Mac annuì.
-“Il concetto di “ombelico” ricorre in molte culture
megalitiche, anche nella Bibbia… L’idea di una proiezione
in terra di un centro celeste, il “loco” dove risiedono
gli dei e tramite cui l’uomo può avere contatti con loro”,
rispose la donna.
-“Esatto. In questa accezione quindi, tale simbolo sarebbe un
segnale per il sapiente, un modo per indicare l’omphalos del
luogo sacro, in cui il divino si unisce con il terrestre. L’omphalos
stesso diventa simbolo di antichi culti, in particolare di quello
della vergine bruna, di cui dicevo poc’anzi, se ci rifacciamo
ad Omero per esempio, che chiama l’isola di Ogigia omphalos
appunto, e dove Ulisse incontra una dea, Calipso, che lo rigenera
e lo rinvigorisce”
-“Stando a tutto questo ragionamento quindi S. Leonardo diventa
l’omphalos della comunità cristiana, protetto dai cavalieri”,
concluse Colin. “Tutti questi discorsi sono affascinanti, non
c’è che dire… Ma siamo qui da ore ormai, sono le
quattro e non vorrei passarci la notte”.
Proprio mentre diceva queste parole, avvenne qualcosa di inaspettato.
Un raggio di sole entrò prepotentemente nella chiesetta da
un foro nella facciata ovest e andò a colpire un punto dell’abside.
-“Cos’…?!”, Mac rimase sbalordita.
Dalla loro posizione tra le due colonne, riuscivano chiaramente a
vedere il raggio che in qualsiasi altro punto della chiesa era come
invisibile.
-“Che accidenti è questo?!”, le fece eco Valery.
-“Cosa? Che c’è?!”, domandò ansioso
Colin.
-“Un raggio. Ma non quello di cui ci ha parlato il prete”,
precisò Mac.
Colin e Josh parvero non capire. Poi raggiunsero le amiche.
-“Ma oggi non è il solstizio!”, esordì confuso
Colin.
-“Infatti. Proviene da un altro foro gnomonico, guarda”,
indicò Mac, “E’ sulla parete ovest”
-“Che data è oggi?”, chiese Valery.
Josh controllò il suo orologio.
-“Il 21 m-marzo”, disse.
-“L’equinozio di primavera!”
-“Perché padre Giuseppe non ce ne ha parlato?”
-“Perché forse non ne era a conoscenza neppure lui. Comunque
ora non importa. Guardate”, disse Mac, “Dobbiamo sbrigarci
prima che sparisca”.
Rapidamente i quattro amici si diressero nel punto indicato dal raggio.
Illuminava una rappresentazione stilizzata della Madonna affissa in
basso sulla parete dell’abside, proiettando un medaglione di
luce solare.
Colin fece per prendere quel ritratto ma Valery lo fermò.
-“No aspetta!”, disse.
Poi come se sapesse qualcosa sconosciuto agli altri, tirò fuori
dalla maglia il suo ciondolo, se lo sfilò dal collo e dolcemente
lo mise sotto il raggio di sole. Come in una piccola eclisse, i tre
elementi furono allineati tra loro. L’ombra che comparve delineava
strani segni.
-“Che…cos’è?”, chiese Colin strizzando
gli occhi.
Valery non ebbe dubbi.
-“Una mappa”.
Vienna
– la sera stessa
-“Dunque
siete riusciti a trovare l’ennesimo indizio?”, chiese
Gabriel alla donna.
Mac vide l’uomo in uno stato pietoso. Evidentemente la condizione
della figlia gli aveva tolto ogni spinta vitale.
-“Si, ma per adesso nessuna novità. Josh ci sta lavorando
da ore”
-“Bene…”, disse poco convinto.
Aveva gli occhi persi nel vuoto e la testa affollata chissà
da quali pensieri.
-“Come sta Kate? Ancora niente?”, azzardò Mac.
L’uomo scosse appena il capo.
-“E’ stata… Non doveva entrare in questa storia”,
disse poi, “E’ colpa tua se è successo tutto questo”,
disse duro fissando la donna.
Mac sgranò gli occhi.
-“Non è colpa mia. È stato il caso a metterla
sulla nostra strada. Avresti dovuto tenerla tu lontana dalla missione”
-“Ah no”, i suoi occhi erano fiammeggianti, quasi folli,
“Tu…tu e quel dannato fascino che eserciti su di lei…
E’ per te che è rimasta… E’ per te che ha
voluto infilarsi in qualcosa che non le competeva! E per dimostrarti
cosa poi? Sono davvero curioso…sono…accidenti!…mi
irrita e mi fa andare fuori di testa immaginare quello che c’è
tra voi! Quella strana alchimia di sentimenti e relazioni interpersonali!
Come può una persona come lei perdere il senno e fare cose
così assurde per una come te?!”, disse come impazzito.
La donna lo guardò senza parole.
-“Ti sbagli. Se è rimasta qui è perché
ha scoperto che suo padre le ha mentito per una vita intera”,
disse dura, “Lei non ha fatto nulla per me, come credi tu…perché
io per lei non ho mai rappresentato nulla di importante”, fece
una pausa cercando di trovare la forza di dar fiato a ciò che
provava e che non aveva mai detto, “Lei non si è mai
messa in gioco per me, non mi ha mai dimostrato quanto ci tenesse.
Lei non mi ha mai amato.”, sentì un brivido dentro di
sé, “Quindi puoi stare tranquillo una volta per tutte”.
L’uomo si placò, paralizzato dalle parole della donna.
Poi capì qualcosa. Che entrambi erano più ciechi di
quanto pensassero. E che nessuno di loro due conosceva davvero Kate.
Si portò una mano sulla fronte, come se la testa stesse per
scoppiargli dall’emicrania.
-“Esci fuori di qui adesso per favore”.
La donna annuì.
Il giorno dopo
Lo
stridio del telefono che squillava fece svegliare di soprassalto Mac.
Prima di rispondere guardò accanto a sé: il letto era
vuoto. Forse Valery era già alla base. Afferrò il cellulare
e rispose.
-“Mac, Josh ha decifrato la mappa”, disse Adam.
-“Perfetto arrivo subito”.
Rapidamente si vestì, prese le sue cose e uscì dal cottage.
Poco dopo raggiunse gli amici nella sala computer. Trovò Josh
davanti la sua postazione insieme ad Adam e Stella.
-“Allora?”, disse impaziente.
-“Ecco guarda”, Adam le indicò sullo schermo senza
perdere altro tempo, “Abbiamo inserito il disegno della mappa
nel database analizzando l’orografia del territorio risalente
al periodo poco prima e subito dopo Von Salza. Ci è voluto
un po’ per questo. Comunque confrontandola con quella planetaria
attuale è saltato fuori questo”.
Mac osservò incerta.
-“Dove si trova?”
-“Schonbrunn”, rispose Stella.
-“E’ sempre qui a Vienna”, notò Mac, ormai
cosciente che era una certezza costante e provando quasi un senso
di stanchezza. “Bene. Andiamo allora. Dove sono gli altri?”
-“In realtà cercavamo Colin e Gabriel prima, ma sembrano
spariti nel nulla. Nessuno ne sa niente.”, disse Adam, “Valery
non era con te al cottage?”.
Un brivido corse per tutto il corpo di Mac.
-“No…”, rispose a fatica.
-“Allora dove…?”, chiese Stella perplessa.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
Mac fece lavorare il cervello a mille, poi qualcosa si fece largo
in lei e fu come fulminata.
-“Accidenti…”, esclamò preoccupata.
Altrove
-“Bene
bene bene…”, mormorò il Prescelto camminando al
centro della stanza.
Girava attorno alla sua nuova preda, scrutandola.
Colin si risvegliò in una angolo massaggiandosi la testa. Ricordava
solamente che Gabriel gli aveva detto di andare con Valery ad un incontro
con un’informatore. Una volta arrivati sul posto era accaduto
tutto in pochi secondi: qualcuno l’aveva colpito e da lì
il buio totale.
Si guardò attorno. La stanza era in penombra. Sembrava l’ambiente
di un castello medievale: pareti e pavimento in pietra, stemmi alle
pareti, pochi spartani arredi. Gli ci volle un po’ per mettere
a fuoco, poi si voltò verso la luce fioca. Vide una sedia al
centro della stanza e Valery legata sopra di essa. Ebbe un sussulto.
-“Ah, vedo che il tuo amico è sveglio”, disse l’uomo.
Valery si voltò con la rabbia negli occhi. Un bavaglio le impediva
di parlare.
Due uomini stavano in piedi accanto a Colin con le spade puntate su
di lui per tenerlo buono.
-“Che…che succede? Cosa significa?”, disse poi.
Il Prescelto sorrise.
-“Andiamo, non dirmi che non sapevi dove stavate andando quando
il tuo superiore vi ha lasciato nelle mie mani. Sbaglio o sei tu a
capo della missione?”.
Valery sbarrò gli occhi. Provò a dimenarsi e a dire
qualcosa, ma le parole restarono vani gemiti.
-“Io… non capisco… Gabriel non ci avrebbe mai fatto
una cosa del genere!”, disse arrabbiato.
Il Prescelto scoppiò in una sonora risata.
-“Dimmi Colin: hai mai avuto figli?”.
L’uomo parve non capire.
-“Per un figlio si fanno cose che molto spesso non hanno alcun
significato per il senso comune. Gabriel vi ha mandato qui per uno
scambio equo direi. L’antidoto per risvegliare sua figlia in
cambio…di te”, disse prendendo il volto di Valery tra
le mani.
Poi continuò a camminare. Colin lo osservò: era abbigliato
come un cavaliere e traspariva tutta la sua follia.
-“Ha mandato anche te perché ti lasciassi tornare da
lui con l’antidoto, ma forse ha pensato bene di non dirti nulla
credendo che non l’avresti assecondato in questa pazzia”,
ridacchiò.
-“Bastardo!”, scattò Colin, ma gli uomini lo costrinsero
a stare seduto, “Perché non è venuto lui allora?!
Perché mandare me?!”
-“Beh per non rischiare. Se fosse andato tutto bene saresti
tornato da lui con ciò che voleva, ma in caso contrario…lui
avrebbe potuto tentare ancora di salvare la figlia in qualche modo.
Un buono stratega senz’altro. Tuttavia…non puoi mai prevedere
la logica del tuo avversario”
-“Dì la verità: esiste questo antidoto o no?”,
domandò Colin duro.
Il Prescelto emise una smorfia.
-“L’antidoto esiste…”, piano fece scivolare
nella sua mano una fiala che teneva nell’abito e la sventolò
davanti all’uomo, “Ma credo che la terrò ancora
per un po’…almeno finchè non finirà questa
storia”
-“Brutto figl’…”, Colin scattò in piedi,
ma i due uomini lo picchiarono.
Valery si stava dimenando cercando di liberarsi.
-“Cosa vuoi farci?!”, urlò ancora, “Ucciderci?”
L’uomo sogghignò.
-“No. Non sono mai state queste le mie intenzioni…altrimenti
sareste già morti.”, fece una pausa, “Volevo lei.
E adesso è qui”, disse risoluto fissando Valery negli
occhi. Poi le strappò via il bavaglio e la baciò.
Valery cercò di dimenarsi, poi con rabbia gli morse il labbro.
L’uomo si allontanò, toccandosi la parte ferita e sanguinante.
I due giovani stavano per scagliarsi su di lei, ma il Prescelto fece
loro segno di restare dov’erano.
-“Pezzo di merda! Mi fai schifo!”, urlò rabbiosa.
-“Quanta foga”, sorrise l’uomo, “La mia piccola
dolce Hazel…”.
Valery sgranò gli occhi.
-“Come…mi hai chiamata?”
-“Hazel”, ripetè compiaciuto, “Tu sai di
chi sto parlando… Tu sai chi sei”, disse fissandola.
Valery parve confusa.
-“Io…non lo so più.”
-“Perché non la smetti di fare l’uomo dei misteri
e non parli?”, disse Colin in senso di sfida, “Chi è
questa Hazel?”
-“Davvero non lo sapete?”, il Prescelto sembrò
stupito.
-“Sappiamo che era la promessa sposa di Federico II…ma
amava Von Salza”.
L’uomo fece una smorfia.
-“Hazel era molto più di questo. Hazel…era la chiave”,
disse invasato. Poi continuò. “Era una giovane donna
piena di fascino e carisma. La sua famiglia era povera ma in qualche
modo era riuscita a far entrare le figlie a corte. Quando Hazel e
Von Salza si incontrarono fu amore a prima vista. Divennero amici
e amanti, due anime legate da un filo indissolubile. Condividevano
talmente tanto che il matrimonio sembrò loro la giusta evoluzione
di quel rapporto. Ma successe qualcosa di imprevisto. Federico notò
quella fanciulla e la volle per sé. Per capriccio o per amore,
decise che sarebbe stata sua. Ignaro dei sentimenti dell’amico,
confidò a Von Salza le sue intenzioni”
-“Si lasciarono perché Von Salza nutriva profondo rispetto
per Federico. Troncò ogni rapporto con la donna, abbiamo trovato
le sue lettere”, disse Valery.
Il Prescelto sorrise.
-“Non esattamente…”
-“Che significa?”, chiese Colin impaziente.
-“Che quando due anime si appartengono…nulla può
dividerle. I due rimasero lontani in un primo tempo. Provarono in
ogni modo a dimenticarsi l’un l’altro, ma invano. Hazel
doveva combattere contro il volere della sua famiglia, contro ciò
che era giusto fare e i doveri da rispettare, contro un amore non
corrisposto e tutto ciò che esso non le faceva mai mancare.
Von Salza doveva combattere contro il rispetto di certi valori come
l’amicizia e la lealtà. Entrambi sapevano tutto ciò.
Ma non poterono fare a meno di ritrovarsi. E così finirono
per diventare amanti.”, fece una pausa, “Hazel entrò
persino tra le donne missionarie dell’Ordine teutonico pur di
stare accanto al suo uomo”
-“Come sai tutte queste cose?”, chiese dura Valery.
L’espressione dell’uomo era soddisfatta.
-“I tasselli di questa storia erano tanti… Tra questi
c’era anche il diario di Hazel. Giunto fino a noi miracolosamente”
-“Per favore lasciaci andare adesso”, disse stanco Colin.
-“Mi dispiace, ma non è proprio possibile. Ora che ho
la chiave”, sibilò l’uomo sfiorando la guancia
di Valery.
La ragazza si dimenò.
-“Cosa vuoi da me?! Perché io?!”, urlò sfinita.
-“Perché Hazel era ed è la chiave per la spada
di Von Salza e tu hai questo”. Con un gesto rapido le strappò
la maglia sul braccio sinistro. “TU sei Hazel”
-“E’…solo una voglia”, disse allibita Valery.
-“Oh no…è molto più di questo!”
-“Tu sei folle”, incalzò Colin.
-“Una profezia ha circolato per secoli nel nostro ambiente…
Una profezia annunciata dalla stessa Hazel, che era diventata una
figura chiave all’interno dell’Ordine, dando sempre più
spessore alle donne… Alcuni dicevano persino che fosse l’unica,
oltre Von Salza stesso, a riuscire a maneggiare la spada dell’amato.
Altri che con la sua rilevanza e la sua tenacia avrebbe preso il posto
del Gran Maestro, ammettendo per la prima volta una donna a questa
carica. Ma tutto ciò non piaceva ai cavalieri di rango più
alto, che ritenevano queste blasfemie oltraggiose. Quando la tagliarono
fuori dall’Ordine, Hazel pronunciò alcune parole profetiche…
Ella disse che un giorno sarebbe nata una donna, che avrebbe portato
la croce sulla sua pelle, senza che alcuni l’avessero tatuata…che
avrebbe portato il simbolo dell’Ordine dentro di sé,
perché ella stessa sarebbe stata l’Ordine, e per la prima
volta questa donna avrebbe regnato e portato la santa spada…la
sola che avrebbe potuto impugnarla”
-“Sono solo idiozie!”, disse Colin furioso.
Vide Valery mesta, che non aveva più la forza di ribellarsi.
-“Per alcuni all’interno dell’Ordine non erano che
questo, è vero. Ma per noi…che siamo i legittimi discendenti
di quei nobili cavalieri che vollero preservare l’onore e le
leggi del nostro santo circolo…per noi è stata ed è
una battaglia personale”, disse con occhi da folle. “E
adesso che finalmente ti ho trovata, mi condurrai alla spada e ripristinerò
il giusto ordine delle cose. Io ne sarò il legittimo possessore
e diventerò Gran Maestro”.
Con rapidità i due giovani sciolsero le corde che tenevano
legata Valery. Il Prescelto la fece alzare con forza.
Colin si scagliò contro di lui disperato.
-“Lasciala stare!”
Ma l’uomo lo stese con un colpo secco.
-“Ora dimmi dov’è la spada”, disse duro avvicinandosi
al volto della ragazza, “Portami da lei”.
CASTELLO DI SCHONBRUNN
La
residenza estiva degli Asburgo, immersa nell’immenso parco che
la avvolgeva, sonnecchiava nelle tiepide ore del primo pomeriggio.
I visitatori erano pochi e il palazzo semideserto.
Mac scese dalla moto poco prima dell’ingresso. Aprì la
zip della giacca di pelle ed estrasse un apparecchietto. Aveva lasciato
gli altri alla base di fretta e furia, senza neanche spiegare. Forse
era la partita finale e non poteva metterli in pericolo. Già
troppe persone erano nei guai.
Superò il grande cortile d’ingresso sperando che tutto
si sarebbe risolto senza troppi danni. Ma in cuor suo sapeva che stava
per accadere qualcosa di pericoloso.
Portò per istinto la mano al fianco e sentì la sagoma
rassicurante della sua pistola.
Si avviò senza dare nell’occhio verso l’entrata.
Attraverso la porta a vetri vide la biglietteria, dove una donna era
assorta nella lettura in attesa di nuovi visitatori. Per entrare nel
palazzo era necessario fare un ticket, ma l’ingresso al parco
era libero.
Evitò di oltrepassare la porta e sgusciò nei giardini.
Diversi addetti alla cura del posto giravano qua e là. Appiettendosi
contro i muri e scivolando con cautela, si ritrovò nel parco.
Per qualche secondo si ritrovò ad ammirare la grandiosità
del posto: il palazzo e davanti il gran parterre che correva fin su
la collinetta dove spiccava la Gloriette. Era semplicemente magnifico.
Le aiuole erano già state arricchite dei fiori multicolori
primaverili.
Tutto questo idillio assumeva un’aria strana pensando a quello
che stava per succedere. Guardò sul piccolo schermo del suo
apparecchio. C’era la mappa del posto e l’indicazione
satellitare. Josh aveva fatto un buon lavoro. Doveva solo seguire
le coordinate. Non era certa di quello che avrebbe trovato. Ma l’avrebbe
scoperto presto.
Rapidamente si avviò lungo il viale. Raggiunta la grande Fontana
di Nettuno imboccò il sentiero a sinistra. Il segnale luminoso
si fece sempre più intenso finchè non emise un bip continuo.
La donna alzò gli occhi. Davanti a lei c’era un’altra
delle opere apposte nel parco dall’architetto di fiducia della
famiglia reale. Si trattava di una fedele copia di una rovina romana,
con tanto di laghetto e sculture. Senza aspettare oltre, vi si addentrò
e cominciò a guardarsi attorno. Il bacino era chiuso in fondo
da un possente arco e ai lati da mura classicheggianti. Usando l’apparecchio
come uno scanner, iniziò ad esaminare centimetro per centimetro.
Se c’erano piccole anomalie del terreno o delle cavità
nascoste, l’avrebbe trovate. Senza risultati passò poi
alle sculture. Ma anche in questo caso non trovò nulla. Perplessa,
ricontrollò sul piccolo apparecchio: il segnale confermava
la sua posizione.
Rimase a fissare lo stagno. E se si trovava lì ciò che
cercava? A questo punto tanto valeva provarci. Si guardò attorno:
non c’era nessuno. Poi lentamente scese in acqua. Era freddina
ma fortunatamente arrivava solo fino alle ginocchia.
Iniziò a tastare il fondo poco limpido meglio che potè,
ma sembrava abbastanza omogeneo.
-“Neanche una monetina”, borbottò ironica tra sé
e sé.
Qualche minuto dopo sentì una risata alle sue spalle.
-“Saresti perfetta per il remake de La dolce vita”, disse
sarcastica una voce.
Mac si voltò e capì in un istante chi fosse l’uomo
davanti a lei. Senza scomporsi rispose:
-“Non saprei…il biondo non mi dona”.
Si fissarono per qualche istante.
-“Finalmente ci conosciamo”
-“Finalmente”, gli fece eco la donna.
Era un uomo come tanti, robusto, non troppo alto, coi capelli scuri.
Un volto anonimo, ma due occhi neri come il petrolio che tradivano
la sua crudeltà.
-“Ero passato sperando che potessi aiutarmi…”, disse
ancora il Prescelto.
-“Non sai far altro che pedinare?”, lo sfidò Mac.
-“Beh, ho avuto a che fare con persone poco collaborative…
Mi hanno solo fatto perdere tempo…”
-“Con me non avrai questo problema”, disse dura la donna
e con un gesto rapidò gli puntò la pistola contro.
Il Prescelto non si scompose. Scrollò la testa, poi fece un
cenno con le dita.
Due uomini spuntarono alle sue spalle. Avevano Valery e Colin legati
e imbavagliati. Mac sbarrò gli occhi.
-“I tuoi amichetti sono in mia compagnia dalle prime luci dell’alba,
ma non hanno voluto aiutarmi sull’ultimo indizio… Anche
se il tuo socio ha già fatto abbastanza credo”, disse
con un sorriso beffardo. “Ho idea che ci siano problemi di comunicazione
nel vostro gruppo”.
Mac guardò Colin incredula.
-“Butta l’arma”, disse l’uomo.
La donna gliela gettò vicino ai piedi.
-“Ora dimmi dov’è la spada”, continuò.
-“Sta calmo amico. Sono qui già da un po’ e non
ho ancora trovato nulla”, rispose dura.
-“Cosa diceva l’indizio?”
-“L’indizio era una mappa. E indicava questo punto. Ma
ho perlustrato tutta la rovina e non c’è traccia della
spada”
-“Vuol dire che devi cercare meglio”, rispose puntandole
la pistola da lontano.
-“Posso almeno uscire dall’acqua? Comincia a fare freddino”.
L’uomo tentennò qualche istante poi le fece un cenno
col capo e Mac uscì dallo stagno.
Vide comparire altri tre uomini. Erano tutti abbigliati in modo buffo,
come cavalieri di un’altra epoca.
-“Vedo che hai portato la scorta…”, disse gettando
uno sguardo su di loro.
Poi notò un volto che aveva già visto. Era Jacob, il
giovane che seguiva il Gran Maestro McKnight.
Il ragazzo vide che lo stava osservando e le rivolse un inchino beffardo.
Mac si ricordò dell’inseguimento nei sotterranei e dell’uomo
in calzamaglia che aveva fatto lo stesso gesto.
-“Non mi ero sbagliata su di te…”, gli disse con
disprezzo, “Pregherò per la tua anima, se uscirò
viva di qui”
-“Non perdiamo altro tempo”, la incitò il Prescelto.
-“Voglio che sleghi i miei amici.”
-“Hmmm…non credo sia un’ottima idea, ma potrei almeno
allentare il bavaglio”, fece un cenno ai suoi uomini.
Valery e Colin ripresero fiato.
-“Mac!”
-“State bene? Vi hanno fatto qualcosa?”
-“No…sta tranquilla”, le rispose l’amica.
-“Basta così: non abbiamo tutta la mattinata”,
disse seccato il Prescelto.
-“Non è così facile. Non posso inventarmi cose
che non so!”, rispose Mac.
-“Fa come avete fatto fin ora e sono certo che risolverai il
mistero”
-“Prima lavoravamo in gruppo e soprattutto senza qualcuno che
ci puntasse armi addosso”, precisò, “Non posso
concentrarmi così, ho bisogno di calma”
-“Bene. Noi ce ne staremo buoni buoni qui, in silenzio”.
Il Prescelto e i suoi uomini si piazzarono sulle pietre antistanti
la rovina, in attesa. Passarono lunghi minuti, senza che nessuno parlasse.
Mac aveva ripreso a perlustrare la zona iniziale solo per prendere
tempo. Sapeva che lì non c’era niente, ma stava pensando
a come liberare Colin e Valery e uscire vivi da quella situazione.
-“Mi serve collaborazione, non riesco a lavorare senza confrontarmi”,
disse dopo un po’, gettando un’occhiata sui suoi amici.
-“Non se ne parla”, rispose deciso il Prescelto.
-“Se vuoi che ti portiamo alla spada devi lasciarci fare come
abbiamo sempre fatto”, insistette la donna.
L’uomo riflettè qualche istante, poi acconsentì.
-“Ok, slegateli. Ma teneteli sotto tiro”.
Mac si avvicinò agli amici. Non appena fu libera, Valery corse
ad abbracciarla.
-“Lui no”, disse poi Mac, rivolto ad uno degli uomini
che stava slegando Colin.
-“Ehi ma…”, l’amico restò di sasso.
Insieme a Valery si allontanò di nuovo nella rovina.
-“Che diavolo è successo?”, le chiese sussurrando.
-“Colin…lui era a capo della missione di Gabriel. Sono
rimasta di pietra quando l’ho scoperto”
-“Ora capisco…”
-“Gabriel ci ha mandato alla cieca facendoci credere che dovevamo
incontrare un informatore alle prime luci dell’alba. Neanche
Colin immaginava che saremmo finiti dal Prescelto”
-“Che razza di bastardo!”
-“Mac ascolta…quell’uomo è un folle, mi ha
raccontato una storia…”
-“Che storia?”
-“Non c’è tempo ora”, disse apprensiva, stringendole
il braccio, “Dobbiamo trovare la spada al più presto
e chiudere la faccenda”
-“D’accordo ma non so cosa cercare. Sono in un punto morto”
-“Ok senti…so che non ha senso e che forse è solo
frutto delle influenze di quel racconto ma… Fin dall’inizio
di questa storia ho sempre seguito più una specie di sesto
senso che un concreto susseguirsi di indizi…e forse anche ora…”
-“Ok che hai in mente?”.
Valery gettò un occhio agli uomini seduti tranquillamente poco
lontano, che tenevano le armi puntate su di loro. Mac notò
che era stranamente agitata.
-“Ehy, guarda me”, le girò il volto, “Parla
con me”.
La ragazza prese fiato.
-“E se il punto indicato dalla mappa…non è esattamente
questo?”
-“Cosa vuoi dire?”
-“Beh, la mappa risale a secoli fa. Mettiamo caso che chi l’ha
disegnata non sia stato preciso. Magari non era un abile cartografo,
né aveva strumenti adatti per la misurazione, e per ovvi motivi
non poteva rivolgersi a chi di dovere per farla disegnare. Diciamo
insomma che abbia abbozzato alla buona e meglio questo schizzo”
-“Ok ma non possiamo perlustrare l’intero parco, ci vorrebbero
giorni. E non so neppure come riprogrammare questo dannato aggeggio
con le giuste variabili: Josh non è qui ad aiutarci”
-“Si ma rifletti: di quanto mai può aver differito il
misterioso disegnatore? Qualche metro? Se già questo calcolo
ci ha condotto ad un punto preciso, probabilmente la spada si trova
in un altro punto focale nelle vicinanze”
-“Allora forza. Diamoci da fare”.
Le due amiche si avviarono verso gli altri. Il Prescelto le vide arrivare.
-“Allora, avete risolto l’enigma?”, domandò
sbadigliando.
-“Tu e i tuoi conoscete questo parco?”, disse Mac decisa.
-“Non nei minimi dettagli”
-“Il luogo non è questo. Dobbiamo cercare qualcos’altro
nelle vicinanze. Avete una cartina?”
-“No”
-“Allora ci divideremo lungo quest’asse”, continuò
la donna, “Manda un paio di uomini di là, noi cercheremo
di qua. Chi trova per primo qualcosa avvisa gli altri”.
Il Prescelto fece un cenno a due ragazzi che si avviarono verso destra.
Tutti i restanti proseguirono con Mac e Valery. Colin ormai aveva
smesso di protestare.
Non ci volle molto che davanti a loro comparve un’altra opera
scultorea. Si trattava di una fontana.
-“La fontana dell’obelisco a quanto pare”, disse
il Prescelto indicando l’elemento che sovrastava l’intera
opera.
La vasca era circondata da un parapetto guarnito di vasi e al centro
una piccola grotta era popolata da divinità fluviali. L’acqua
fuoriusciva dalla bocca di un mascherone centrale. Ai lati correvano
due scalinate che portavano fino alla scarpata retrostante dove c’era
la piattaforma con l’obelisco.
-“Ora si che le cose calzano molto di più…”,
esclamò Valery osservando.
-“Che vuoi dire?”, chiese Mac.
-“Che questo obelisco si inserisce meglio nelle linee guida
di questa storia. Già per gli egiziani essi erano in collegamento
con il culto del sole. Di solito infatti sono coronati da un disco
d’oro che rappresenta il sole e simboleggiano il percorso dei
suoi raggi fino alla terra. Questo cosa ti ricorda?”
-“L’omphalos”, esclamò Mac.
Valery annuì. Poi continuò a spiegare.
-“Nell’iconografia barocca l’obelisco era il simbolo
della stabilità del sovrano e della solidità del suo
governo”, la ragazza indicò alla base, “Queste
quattro tartarughe simboleggiano proprio questo”.
Gli altri ascoltarono interessati.
-“Guardate in cima”, disse poi.
-“C’è un’aquila”, disse Mac
-“Esatto. Oltre ad essere il simbolo che abbiamo incontrato
spesso in questa vicenda, legato com’era ai Teutonici, l’aquila
sul disco solare, l’unico essere che potesse avvicinarsi al
sole senza subir danno, simboleggiava il sovrano, che mediava fra
il cielo e la terra.”, concluse.
-“Sembra che tutto abbia un senso”, notò Mac.
-“Allora che aspettate? Sbrigatevi. Sento che la mia pazienza
inizia a vacillare”, disse nervoso il Prescelto.
Mac e Valery si guardarono.
-“Saliamo”, disse infine la donna.
Con calma si avviarono lungo la scalinata fino ai piedi dell’obelisco.
-“Cosa ci dovrebbe essere qui?”, chiese impaziente il
Prescelto.
Le due amiche lo ignorarono. Tastavano le superfici in cerca di un
segno, di qualcosa che le aiutasse.
-“E’ tutto molto suggestivo ma non vedo nulla di anomalo”,
disse poi Mac all’amica.
-“Aspetta…forse qualcosa c’è”, rispose
la ragazza. Poi inforcò gli occhiali e si avvicinò allo
zoccolo dell’obelisco dove c’era un’iscrizione.
“E’ datato 1777. A quell’epoca i geroglifici non
erano ancora stati tradotti. Solo nel 1822 verranno decifrati”
Le due amiche alzarono lo sguardo sulla lunga colonna di simboli.
-“Guarda, sono messi a caso, senza un criterio logico.”,
continuò la giovane, “E se osservi bene alcuni sembrano…capovolti!”,
esclamò.
-“Così il tutto sarebbe passato ancora più inosservato
a quell’epoca”, aggiunse Mac.
-“Questa fila…è tutta sbagliata”, disse ancora
Valery, assorta nelle sue conoscenze. “Forse…”.
Con un tocco, fece pressione sul primo simbolo della linea. La pietra
si mosse con difficoltà, ma lentamente il simbolo fuoriuscì
su un piccolo cilindro.
Mac guardò stupita l’amica. Valery le sorrise. Il Prescelto
e gli altri si sporsero curiosi.
-“Avanti, fai pressione sugli altri”, disse la ragazza
alla donna.
Mac imitò i suoi stessi gesti e tutta la fila di simboli venne
fuori su piccoli cilindretti di pietra.
-“Deve essere un sistema a molle”, constatò.
-“Ora ruotiamoli e sistemiamoli nel giusto orientamento”.
Quando ebbero finito si sentì un piccolo clic. Poi restarono
tutti in silenzio in attesa.
-“Perché non succede nulla?!”, incalzò il
Prescelto.
-“Forse se la piantassi di starci addosso sarebbe meglio!”,
urlò Colin che magicamente era riuscito ad allentare il bavaglio.
Provò a dimenarsi ma gli uomini lo tennero stretto e nel trambusto
che si creò avvenne tutto in pochi istanti.
La terra sotto i loro piedi tremò per qualche secondo, poi
si aprì un passagio in corrispondenza della piccola grotta
della fontana. In un baleno tutti vennero inghiottiti da essa assieme
all’acqua della vasca e il buio li divorò.