Il condannato
di Prometheus78
Il sole stava sorgendo
dalle cime già innevate delle montagne facendole risplendere
di un bagliore dorato, intanto i suoi raggi si diffondevano sulla
campagna asciugandola dall’umidità della notte che evaporando
formava un tenue velo di bruma, che si depositava nelle concavità
del terreno erboso, indisturbato nella limpida mattina di novembre
senza vento.
Le due guerriere stavano ancora riposando nei loro giacigli ,un esile
filo di fumo si alzava dai resti del fuoco acceso la sera precedente,
le cui braci erano ancora vive.
Man mano che il sole sorgeva, il bosco andava illuminandosi da occidente
finché i suoi raggi raggiunsero il volto di Olimpia facendo
risplendere i suoi biondi capelli e, dopo che li ebbe dolcemente aperti
, i suoi verdi e luminosi occhi.
Olimpia si mise a sedere , si stiracchiò e poi pose lo sguardo
sulla sua compagna ancora addormentata e rivolta su un fianco, il
suo viso aveva un’espressione serena che la rese felice , la
baciò sulla fronte.
“La notte è stata piuttosto fredda” pensò
“ma ci sono ancora le braci nel fuoco, ci vorrà un attimo
per ravvivarlo” e si alzò , prese qualche ramo secco,
lo spezzò e lo mise nel focolare, cominciò subito a
liberarsi del fumo e la legna cominciò a scoppiettare. Voltandosi
vide che i luminosi occhi della compagna erano aperti e la osservavano
“Buon giorno principessa dormigliona, il sole è già
alto” le disse sorridendo “Come mai sei già i piedi?”
rispose Xena con uno sbadiglio “accidenti che fame , mi mangerei
un capretto con tutti gli zoccoli, è pronta la colazione?”
“Se vuoi la colazione non hai che da scegliere: andare nel bosco
a catturare un coniglio oppure tuffarti nel torrente, se sei abile
nella pesca subacquea.” Rispose Olimpia chinandosi verso di
lei
“Ma non avevamo della carne secca?, stamattina non mi va proprio
di andare a caccia, e inoltre ho qui la preda più succulenta”
rispose Xena e mettendo la mano dietro la testa della compagna la
strinse a sé fino ad incontrare le sue labbra. Dopo aver fatto
una lesta colazione le due guerriere si misero in cammino “Quanto
tempo è che non dormiamo in un vero letto?” disse Olimpia
“Mi sembrano secoli” rispose Xena “Ma non preoccuparti,
Atene si trova ad un paio d’ore di cammino ed oggi se non sbaglio
dovrebbe essere giorno di mercato, potremo fare qualche spesuccia
strettamente necessaria, visitare la città e alloggiare per
la notte in una locanda come si deve”
“Forse incontreremo il grande Socrate” disse Olimpia “desidero
molto di assistere ad uno dei suoi discorsi” e Xena: “Socrate?
Quello che dice che sa di non sapere?” “Proprio lui”
rispose Olimpia “Allora lo conosco” riprese Xena “è
stato un grande combattente , da giovane, durante la guerra del Peloponneso
ha combattuto contro Potidea che si era ribellata all’alleanza
ellenica ,e diversi anni più tardi combatté contro Anfipoli
caduta in mano ai persiani , indubbiamente è un vero cittadino
ateniese, ligio ai suoi doveri”. “Pensavo che lo conoscessi
per il suo pensiero, non per il suo valore militare” rispose
Olimpia con scherno.
“Beh dovresti sapere che le faccende militari mi sono più
congeniali della filosofia.”
Percorsero tutta la valle, fiancheggiando il torrente in direzione
est e con il sole che rischiarava i loro visi infondendo nei loro
animi forza e buonumore fino a giungere alla confluenza del torrente
in un piccolo e rapido fiume che scendeva dalle catene montuose a
nord. Dopo aver attraversato il fiume su un esile ponte voltarono
a sud “Se non ricordo male dovremo seguire questo fiumiciattolo
per qualche altro miglio, poi volteremo ancora ad oriente , ed allora
dovremmo essere in vista della città” disse Xena guardandosi
intorno “Dovremo anche affrettare il passo altrimenti arriveremo
ad Atene troppo tardi per il mercato” le rispose Olimpia.
Le due guerriere giunsero sotto le mura della splendida città
nel primo pomeriggio, varcarono la porta principale e si diressero
verso la piazza centrale imboccando una delle strade che dal centro
si dipartono a raggiera. Olimpia : “Che bello ! siamo in città
, potremo per un po’ fare una vita comoda , a proposito, Xena
io ho un certo appetito, cerchiamo una locanda” e Xena “stavo
per proporlo io, rimandiamo il mercato a dopo pranzo ”.
Giunsero nella locanda, era piuttosto affollata “Mi sembra un
bel posto per passarci la notte” disse Xena guardando maliziosamente
la compagna “Se le stanze sono accoglienti come l’atrio
direi che siamo capitate nel posto giusto, finalmente potremo avere
un bel letto caldo e comodo.” rispose Olimpia , “Non vedo
l’ora di controllare personalmente...” disse Xena guardando
maliziosamente la compagna “Ma adesso vorrei placare il mio
stomaco, che ne diresti se ci sistemassimo attorno un tavolo?”
“Va bene, ho fame anch’io” acconsentì Olimpia.
Le due guerriere chiamarono il locandiere che le fece accomodare ad
un tavolo, poi prese le ordinazioni e andò in cucina, tornando
con piatti, bicchieri , un vassoio ricolmo di vivande sostanziose.
“Abbiamo anche un ottimo vino, lo facciamo noi con le migliori
uve che crescano sulle colline qui attorno, in tutta la Grecia non
esiste clima migliore per il vino” disse il locandiere depositando
il tutto sul tavolo. “Se è buono come dici allora ne
berremmo volentieri” rispose Xena prendendo un pezzo di carne
dal vassoio e poi, guardando la compagna “Se siamo venute in
città non è per indugiare di fronte ai piaceri della
tavola”
Xena: “Quel giovane seduto all’angolo vicino la finestra
ci sta osservando da parecchio” e Olimpia “Non sarebbe
la prima volta” “Si ma mentre mangio la cosa mi da piuttosto
fastidio, forse bisognerebbe andare lì e chiedergli che cosa
vuole” e Olimpia ,scherzosamente: “Va bene ma cerca di
evitare di usare le brutte maniere” “Certo, non è
nel mio stile” rispose Xena strizzando l’occhio.
La principessa guerriera si alzò e si avvicinò al tavolo
dove il giovane stava seduto insieme ad alcuni amici che fino a quel
momento non si erano accorti della presenza della guerriera, “Hai
qualcosa da dirmi?” chiese Xena e lui “N..no , che cosa
ti fa pensare che io debba dirti qualcosa?” “Beh, forse
il fatto che ci stai osservando da quando siamo entrate” “E’
naturale che un uomo rivolga il suo sguardo verso le donne, specialmente
se così belle” rispose lui con un certo imbarazzo “Ti
ringrazio per il complimento, ma non mi piace chi mi guarda insistentemente
, specialmente quando sto mangiando, perciò se non ti spiace,
pensa agli affari tuoi, è più salutare” e lui
“va bene, non volevo essere scortese”.
Xena tornò al suo tavolo “più passa il tempo e
più impari ad adoperare la lingua al posto della spada, tra
un po’ il termine principessa guerriera sarà inappropriato”
scherzò Olimpia e Xena: “Non ti capisco: prima mi dici
di non usare la forza e poi ti lamenti perché sto diventando
troppo pacifica” Dopo aver mangiato le due donne decisero di
fare un giro per la grande piazza della città.
Mentre guardavano le merci esposte sotto il grande portico Olimpia
che la compagna aveva parlato invano, infatti lo stesso giovane nascondendosi
tra i banchi dei venditori seguiva le due donne mantenendosi ad una
certa distanza. “Xena credo che il nostro amico non abbia capito
bene le tue parole, oppure è talmente attratto da te da rischiare
la tua ira” disse Olimpia in tono scherzoso “questa volta
è solo” osservò Xena e Olimpia “ forse sta
solo facendo la nostra stessa strada” “Questo ce lo dirà
lui stesso” rispose Xena “Che vuoi fare?” chiese
Olimpia “Discutere con lui; in maniera un po’ più
schietta ,stavolta” le rispose Xena e velocemente scomparve
tra la folla raggiungendo il giovane alle spalle , fulmineamente gli
cinse il collo con il braccio stringendo. “Salve , forse questa
città non è poi così grande come si dice, o forse
prima non sono stata abbastanza chiara ” e lui “lascia
che mi spieghi!” disse a stento “Sarebbe opportuno”
disse Xena allentando un po’ la presa.
Il giovane riprese fiato e disse: “Volevo soltanto parlarvi...
se me ne aveste dato il tempo” “Ne hai avuto abbastanza
di tempo alla locanda” rispose Xena “Si ma là non
ero solo, non ho potuto parlare apertamente ma ora posso farlo”
e Xena “Siamo tutt’orecchi” “Forse parlerebbe
meglio se lo lasciassi” disse Olimpia “sentiamo cos’ha
da dire” . Xena lo lasciò avendo visto che non portava
armi. “Mi chiamo Critone” disse il giovane “e sono
qui per chiedere l’aiuto di Xena”
“Non potevi dircelo prima?” incalzò Xena “No
perché i miei amici non sarebbero d’accordo per una risoluzione
come dire...violenta, e inoltre l’idea di chiedere il vostro
aiuto mi è venuta in mente solo quando vi ho viste, ma non
ero sicuro che foste voi, circolano molte descrizioni della principessa
guerriera e della sua compagna, ma ora me ne sono convinto definitivamente”
concluse Critone massaggiandosi il collo.
“Che cosa intendevi per risoluzione ?” disse Xena e lui
“E’ successo un fatto incredibile e assolutamente ingiusto
, Socrate, mio maestro e mio migliore amico è stato condannato
a morte, ma la sentenza non è stata eseguita perché
la nave sacra partita per Delo ,com’è usanza in questa
città, non è ancora tornata in porto, decisi allora
che se volevo salvarlo non potevo fare altro che tentare di liberarlo,
ma i miei amici hanno paura e non posso contare sul loro aiuto”
“Per quale motivo?” chiese Xena “hanno paura di
dover affrontare l’opinione degli ateniesi , ma non si rendono
conto che sono proprio gli ateniesi ad aver commesso una grave ingiustizia.”
Disse Critone visibilmente addolorato.
Le due guerriere si guardarono un attimo e poi Xena disse: “Anche
se accettassimo, come pensi che potremmo farcela contro tutte le guardie
della città? Non si tratta di entrare nella prigione di un
piccolo villaggio.
E Critone “A farlo uscire penserò io, sono sicuro che
qualche guardia si lascerà corrompere, voi dovreste coprirci
la fuga fino al porto dove ci aspetterà una nave che salperà
per la Tessaglia”.
“Spiacenti Critone, non possiamo aiutarti, tu dici che la sentenza
è stata ingiusta e forse hai ragione, ma non possiamo interferire
nella decisione di un tribunale di una libera città , la decisione
è stata presa dal popolo e quindi va rispettata, anche se ti
sembra ingiusta” disse Xena “Ma Socrate non si è
mai macchiato di nessun delitto, lo hanno condannato solo per invidia
verso la sua intelligenza accusandolo di empietà ” rispose
Critone “Scusaci ma non possiamo fare nulla” disse Xena
ed insieme alla compagna si allontanò.
Le guerriere ripresero la visita al mercato ma il loro animo non era
affatto allegro “Cos’hai?” chiese Xena alla compagna
vedendola un po’ pensierosa “Pensavo a quello che ha detto
Critone” rispose Olimpia “deve avere davvero molto a cuore
il suo maestro”. “E’ vero e questo giustifica il
suo desiderio di volerlo liberare a tutti i costi” rispose Xena
. “Pensi che sia davvero colpevole?” Chiese Olimpia “
Non lo so... bisognerebbe sapere il motivo per cui gli ateniesi l’hanno
giudicato colpevole” rispose Xena, e
Olimpia “Comunque anche se lo fosse mi sembra assurdo condannare
a morte un uomo solo perché ha mancato di rispetto verso gli
dei” “Condivido quello che dici, ma non credo sia giusto
interferire nella giustizia” disse Xena “Anche se le leggi
sono ingiuste?” chiese Olimpia “Credo proprio che questo
Socrate ti stia molto a cuore” ribatté Xena , e Olimpia
“Non sei forse tu la guerriera che va in giro a combattere le
ingiustizie?” “Siamo noi vorrai dire ma a volte il confine
tra quello che è giusto e quello che non lo è può
essere molto sottile” rispose Xena.
“Forse hai ragione” disse Olimpia , ma il modo in cui
pronunciò quelle parole lasciavano intendere che non ne era
molto convinta, Xena lo comprese immediatamente.
Le guerriere continuarono il loro giro parlando d’altro e discutendo
scherzosamente sulle ultime trovate della moda ateniese.
A sera le guerriere tornarono alla locanda nella stanza che avevano
preso per la notte e trovarono ,come avevano chiesto, un catino pieno
d’acqua calda . Dopo il bagno ristoratore si sedettero nude
sulla grande pelle d’orso accanto al caminetto per asciugarsi,
il quale emanava un magnifico tepore in quella fredda serata , finalmente
potevano rilassarsi in totale intimità . Olimpia senza dire
nulla iniziò a massaggiare le spalle e il collo della compagna
che disse: “Adoro sentire le tue dolci manine su di me”
e l’altra “E io non smetterei mai di accarezzare la tua
pelle, il tuo profumo è inebriante” Xena si voltò
e immerse le mani nella dorata chioma della compagna, che vide nei
suoi profondi occhi blu crescere una passione travolgente, la stessa
che sentiva in ogni battito del suo cuore. Xena l’abbracciò
toccandole la fronte con la sua, fino a sentire il suo respiro tremolante;
non riuscì più resistere e la baciò . Olimpia
era ormai preda delle emozioni, si abbandonò completamente
tra le braccia di lei, che la sollevò delicatamente e la depositò
sul letto continuando a baciarla. Olimpia le fu sopra baciandole il
collo, scendendo sul suo seno e poi sempre più giù fino
a scomparire sotto le coperte. Xena ebbe un fremito contrasse tutti
i suoi muscoli e un gemito che non riuscì a trattenere si mescolò
al fruscìo delle coperte e al tenue baluginare della rossa
fiamma del camino, unica luce nella stanza.
Era ancora notte e un vento freddo muoveva la cima di un albero nell’aria
buia, ad oriente non si poteva scorgere nessun chiarore.
Olimpia si alzò , si avvolse in una coperta e andò alla
finestra fissando pensierosa la chioma dell’albero che continuava
ad ondeggiare, le nuvole passavano veloci sulla falce lunare.
Xena aprì gli occhi e la vide nella penombra ,con il volto
illuminato della pallida luce lunare “Cos’hai?”
le chiese “Pensavo” le rispose la compagna sorridendole
“Il fuoco si è spento da un pezzo e comincia a fare freddo
qui dentro, dovresti tornare a letto, hai solo una coperta addosso”
Olimpia si tolse la coperta e tornò a letto, la compagna l’abbracciò
e la baciò sulla fronte “Cosa ti frulla nella tua bella
testolina? Vediamo se indovino.. pensi a ciò che ha detto Critone
vero?” “Sì , secondo me era in buona fede”
rispose Olimpia, “Lo credo anch’io ma questo non cambia
la situazione, non sappiamo a quali conseguenze porterà il
nostro gesto, liberando Socrate vorrebbe dire sfidare l’intera
città” disse Xena “Tuttavia ci sono molti ateniesi
che parteggiano per lui, che lo stimano” aggiunse Olimpia “ed
è proprio questo che mi preoccupa” obbiettò la
principessa guerriera “nel caso Socrate venisse fatto evadere,
una parte dei cittadini potrebbero essere sospettati di tradimento
verso le istituzioni da coloro che lo hanno voluto condannare”
“Temi che possano scoppiare disordini?” chiese Olimpia
“E’ quello che temo, nella peggiore delle ipotesi”
rispose Xena rimanendo per qualche istante immersa nei suoi pensieri,
poi aggiunse : “non ci resta che andare nella prigione , forse
riusciremo a trovare il modo di agire” .
La mattina seguente le due guerriere si recarono alle prigioni della
città, l’edificio non era molto alto ed era situato alle
pendici del promontorio del Pireo, dove l’unica via di comunicazione
era una stretta stradina serpeggiante fino alla sommità che
lo collegava con il resto della città; le celle si trovavano
nel piano seminterrato e le loro finestre spuntavano dal terreno come
tane di conigli.
“Tutto sommato non mi sembra un carcere molto custodito”
disse Olimpia osservando l’esiguo numero di guardie che pattugliavano
il perimetro dell’edificio. “Osserva meglio” le
rispose la principessa guerriera “il carcere si trova in questa
stretta gola e l’unica via di fuga è il mare, ma non
ci sono punti di attracco nella baia , e l’unico modo di giungere
al porto è girare attorno al promontorio, un percorso lungo
e difficoltoso, specialmente se dobbiamo portarci dietro un uomo anziano”
“Una piccola barca a remi però potrebbe arrivare fin
qui , e con quella portare Socrate fino al porto dove lo aspetterebbe
la nave” disse Olimpia. Una guardia si accorse della loro presenza
“Voi due! Cosa state facendo qui?!” “Ehm.. dobbiamo
fare visita ad un amico” rispose Olimpia, e la guardia “Allora
avete sbagliato lato, l’ingresso per i visitatori è da
questa parte”
“Grazie” rispose educatamente Xena “Che facciamo?”
chiese le Olimpia sottovoce “Siamo venute per questo no? Andiamo
a fare visita al nostro amico” rispose Xena. Le guerriere entrarono
nell’atrio, la guardia chiese loro chi dovessero visitare. “Socrate”
rispose Xena “Anche voi? , da quando è stato arrestato
questa prigione è più frequentata del postribolo”
commentò la guardia “Però dovete consegnare le
armi” ,Xena gettò uno sguardo inequivocabile alla compagna
“E’ davvero necessario?” chiese “Credo proprio
di si , non si può entrare armati nel corridoio delle celle”
“Ma si tratta solo di una visita breve” disse Olimpia
“Poche storie” esclamò la guardia e tentò
di togliere la spada a Xena che con una mano gli torse il braccio
sferrandogli un calcio sul petto. La guardia cadde a terra e l’altra
tentò di aggredire Olimpia che parò il colpo e gli restituì
un pugno in faccia e un calcio nel ventre stendendolo.
“Le altre guardie sono ancora fuori , per ora non sembra si
siano accorte di nulla” disse Xena “Se dobbiamo fare qualcosa
facciamolo in fretta” . Nascosero le guardie svenute in una
stanzetta attigua dopo averle ben legate poi andarono alla cella di
Socrate, aprirono il chiavistello. Nell’angusta cella, la cui
unica fonte di luce era una stretta finestrella , trovarono un uomo
anziano, seduto sul pagliericcio, indossava una vecchia tunica sdrucita
ed aveva un aspetto sereno, come se la cosa non lo riguardasse “Sei
tu Socrate?” chiese Xena “Lo sono” rispose il vecchio
“Da quando sono qui molta gente è venuta a farmi visita
, coloro che sono venuti li conoscevo tutti ma non posso dire altrettanto
di voi” “Io sono Xena e lei è la mia compagna Olimpia,
siamo amiche di Critone” “Vi manda lui?, lo sapevo che
non si sarebbe rassegnato , siete qui per farmi evadere vero?”
“Esatto, e faremmo meglio a sbrigarci prima che le guardie si
accorgano della nostra presenza, ma anche se ne restassero ignare
fino a domani, la nave sacra sarà in porto entro questa sera”
rispose Xena. Il filosofo sorrise e poi aggiunse “Prima o poi
sarebbe dovuta arrivare , e sono consapevole di ciò che comporterà
il suo arrivo, voi piuttosto , siete altrettanto consapevoli che il
gesto che state per compiere sia giusto?” “Non so se è
giusto” rispose Xena “ma sicuramente è ingiusto
che ti abbiano condannato a morte” e Socrate “lo penso
anch’io, ma penso anche che nella vita non si debba mai commettere
un’ingiustizia, anche se si è subita; sei d’accordo?”
intervenne Olimpia: “Ma tu non hai infranto nessuna legge e
ti hanno condannato ugualmente, e alla pena più severa!”
“Lo so” riprese il filosofo, “Ma lo farei evadendo,
ed io ho sempre sostenuto che bisogna sempre obbedire alle leggi,
perché sono esse che regolano la vita dell’uomo, sono
esse che permettono di generarlo e di crescerlo, le leggi mi hanno
insegnato il rispetto dello stato e mi hanno dato il coraggio di difenderlo
in battaglia” “Ma se muori non portai più insegnare
agli uomini cos’è la virtù e la giustizia”
rispose Olimpia “E quale insegnamento potrò dare dopo
che io stesso non sono stato capace di comportarmi secondo virtù
e giustizia?, e soprattutto, una volta fuggito da Atene e rifugiatomi,
ad esempio, in Tessaglia, dove gli uomini vivono nella dissolutezza,
a chi potrei dare i miei insegnamenti? E tutto questo per prolungare
di qualche anno la mia vita che giunge alla fine? ; come vedete non
ho scampo al destino che gli dei hanno scelto per me”. Le due
guerriere rimasero silenziose, non avevano argomenti da contrapporre
a quelli di Socrate ma Olimpia aggiunse “E di coloro che ti
amano non ti importa nulla ?” e Socrate: “Se mi amano
capiranno, e come ho già detto non potranno essermi di nessun
conforto se dovrò lasciare Atene, inoltre darò loro
un ulteriore dispiacere sapendomi vivo ma costretto a rimanere in
terra straniera fino alla fine dei miei giorni”
Xena dopo aver riflettuto qualche istante disse “Sei un uomo
saggio, se hai deciso così noi rispetteremo la tua decisione
, anche se ci addolora” poi guardò Olimpia : sulla guancia
le scorreva una lacrima. “Mi fa piacere che tu comprenda le
mie considerazioni, Xena di Anfipoli” disse il filosofo e accortosi
dell’espressione sorpresa della guerriera aggiunse : “Conosco
le tue imprese, principessa guerriera, sia quelle buone che quelle
cattive, e mi fa molto piacere che tu abbia scelto la strada della
giustizia” “Non è solo merito mio” rispose
Xena rivolgendo lo sguardo verso la compagna.
Le guerriere con grande rammarico uscirono dalla cella che Xena richiuse
, trattenendo le lacrime, ad un tratto il filosofo le chiamò
: “Riferite a Critone quello che vi ho detto, a malincuore capirà
, nel caso non lo dovessi rivedere, ma credo che non sarà così”
Xena e Olimpia lo guardarono un attimo poi Xena disse “Sono
sicura che l’umanità ti renderà giustizia”.
Mentre risalivano la tortuosa stradina che costeggiava il promontorio
le guerriere incontrarono Critone e lo misero al corrente degli ultimi
avvenimenti l’uomo ne fu molto addolorato “Il vero guaio”
disse piangendo “è che non riuscirò mai a trovare
un argomento che lo possa far ricredere sulla sua scelta” “Non
colpevolizzarti” le rispose Xena “Ma fa’ in modo
che il suo pensiero venga diffuso e il suo nome ricordato” detto
ciò si salutarono.
Giunte nella locanda stava ormai facendo scuro e Venere splendeva
a occidente nel cielo terso tra gli ultimi bagliori del sole, salirono
nella loro stanza e Olimpia vide dalla finestra la nave sacra che
entrava in porto. “Il tempo per Socrate sta per scadere, la
nave è tornata” Xena le si affiancò cingendole
la vita e guardando lo splendido eppur nefasto panorama del porto
di Atene “Ne sono sicura ,non verrà dimenticato”
disse incrociando lo sguardo della compagna “ma non voglio passare
un’altra notte qui” “Nemmeno io” rispose Olimpia.
In breve tempo furono abbastanza lontane e, trovando un buon luogo
riparato tra gli alberi decisero di accamparsi, la notte era scesa
da un bel pezzo ma il fuoco rischiarò i loro splendidi visi
ed i loro foschi pensieri; dopo una cena frugale si distesero nei
loro giacigli sotto le loro coperte di pelliccia . Olimpia si strinse
alla compagna e le disse: “Per un attimo in quella cella sono
stata felice” “Ah si?, e quando?” chiese Xena “Quando
ho sentito il tuo sguardo su di me” “Se non ti avessi
mai incontrata Olimpia, adesso non sarei nulla, soltanto un’ombra
cupa resa tale dalle sue malefatte, tu mi hai salvata” disse
Xena avvolgendo la compagna in un tenero abbraccio.