Incroci
di Route
66
(terza
parte)
Potete
scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it (siate buoni,
è il mio primo racconto!).
IBARRA
- ECUADOR
Due
giorni dopo, l'equipaggio, spossato dal viaggio e provato dalle insormontabili
incompatibilità caratteriali, si apprestava a mettere finalmente
piede a terra. Chi pensa che la frase "è meglio viaggiare
in barca solo con gli amici più stretti" sia solo una
sciocchezza, probabilmente non ha mai navigato con degli sconosciuti.
O peggio non ha mai fatto da paciere tra due fuochi. Ed era proprio
quello che toccava a Kate. Dalla sera della cena con relativa ramanzina,
le cose erano tutt'altro che migliorate. Ormai sia Luke che Mac cercavano
ogni pretesto per attaccarsi e, consci del fatto che la ragazza avrebbe
messo fine alle loro discussioni, sembrava quasi che si dessero appuntamento
altrove per potersi rimbeccare. Se Kate avesse potuto, avrebbe fatto
un tuffo e abbandonato quella barca di dannati, ma a mente fredda
si era convinta che non sarebbe stata una buona idea.
Quando la terra ferma fece capolino davanti ai loro occhi, tutti e
tre seppero per la prima volta cosa volesse dire essere naufraghi.
Una piccola insenatura accolse l'imbarcazione e il contatto dei piedi
con la sabbia dorata fu la sensazione più bella degli ultimi
giorni. Tre uomini erano sulla riva ad aspettarli. Luke aveva predisposto
che si aggregassero a loro dei boys locali in modo da alleggerire
il carico sulle spalle. Mac non aveva obiettato: in fondo non aveva
tutti i torti e poi c'erano meno possibilità che il giovane
avesse a che fare con lei.
Questa volta per raggiungere Ibarra nell'entroterra della regione
si sarebbero affidati solo alle loro giovani gambe, cosa che sconvolse
non poco sia Kate che Luke. Ma questi erano i fatti ed era noto a
tutti che l'impresa non sarebbe stata una scampagnata. In due giorni
di cammino sarebbero giunti a destinazione e Mac sapeva di non poter
pretendere troppo dai suoi compagni, per cui fissò delle tappe
in più sul percorso, cercando di alleggerire i carichi e tagliando
per scorciatoie.
Luke si guardò i piedi: due scarponi sformati erano i suoi
nuovi compagni di viaggio che Mac, controvoglia ma costretta, aveva
scovato per lui. Di certo non poteva affrontare un tragitto del genere,
tra foresta e montagna, con le sue scarpe tirate a lucido, per quanto
avrebbe voluto vederlo steso a terra che si massaggiava i piedi doloranti.
Ma quando era partito Luke si aspettava tutto tranne che finire nelle
mani di una cacciatrice di taglie, che percorreva rotte di contrabbando,
o di camminare per miglia e miglia tra disagi di ogni sorta.
Kate stava indossando a fatica il suo zaino e rimase a fissare Mac:
questa volta aveva portato con sè qualcosa in più di
una semplice sacca. Le tasche dei pantaloni erano goffe e Dio solo
sapeva cosa contenevano. Alla vita una cintura reggeva una fila interminabile
di munizioni, nonchè una frusta arrotolata su un lato; sulle
spalle un'imbracatura di pelle si intrecciava sotto le braccia per
terminare in due fondine. Il tutto appesantito dal carico dello zaino
che, poteva giurarci, nascondeva altre sorprese.
-"Aspetta ti aiuto", Mac le era andata incontro vedendola
in difficoltà, ma Kate era ancora imbambolata. "Tutto
bene?"
-"Si...credo. Ma come fai a portare tutto quel peso?"
-"Non è poi così pesante, sai?", rispose abbozzando
un sorriso, "Ecco fatto. In marcia gente".
I due giorni di cammino passarono più velocemente di quanto
avevano immaginato. I tre uomini che gli accompagnavano si erano rivelati
piuttosto volenterosi e avevano facilitato anche la camminata al resto
del gruppo. Mac era stata più silenziosa che mai, limitandosi
a parlare con una delle guide e cercando di evitare sia Luke che Kate.
Il giovane era ben contento di non averla tra i piedi e aveva cominciato
ad esporre a Kate tutta una serie di pensieri che gli affollavano
la mente di recente, tra cui quello di fare un viaggetto loro due
soli. Kate, dal canto suo, era rimasta stupita dagli atteggiamenti
di entrambi.
Una volta giunti nei pressi di Ibarra, Mac finalmente parlò:
-"E' meglio se ci accampiamo fuori della città. Eviteremo
fastidi"
-"Non ti viene in mente che invece i fastidi possiamo averli
stando qui fuori all'aperto piuttosto che in un comodo hotel?!",
sbottò Luke.
-"Non credo sia una saggia idea e comunque abbiamo il necessario
per poter sostare qui", Mac cercò di mantenere la calma.
-"Me ne frego di quello che abbiamo con noi! Stiamo camminando
da due giorni e non ce la facciamo più, vogliamo solo mangiare
e dormire in un posto decente!"
-"Stammi bene a sentire, credi che io mi diverta a farvi vivere
come dei ricercati? Ma il fatto è che non possiamo rischiare
di trovarci nei guai! Se qualcuno sta seguendo suo padre sta anche
mettendo insieme il puzzle e noi ora ne facciamo parte!"
-"Sai che ti dico? Se prima ho cercato di convivere con questa
tua specie di girl power ora ne sono arcistufo! Mettiamola così:
questa spedizione la finanzio io e io decido d'ora in avanti come
procedere. Discorso chiuso". Luke prese lo zaino e raggiunse
gli uomini che erano rimasti in disparte ad osservare la scena.
Kate, che non era affatto intervenuta, si avvicinò a Mac sfiorandole
il braccio in segno di comprensione, ma la donna lo ritirò
con rabbia e si incamminò.
Alla
fine le uniche camere disponibili erano quelle di una modesta pensione.
Un pò misera per i gusti di Luke, ma sempre meglio che dormire
nella foresta. Il giovane, senza neanche interpellare gli altri, si
piazzò nella matrimoniale con Kate. Stranamente era piuttosto
euforico e non faceva che cercare la sua compagnia.
-"Oh, piccola! Non dirmi che ce l'hai ancora con me per stamattina?!".
Erano entrambi sul grande letto a due piazze e Kate si era girata
dandogli le spalle.
Vedendo che la giovane non rispondeva, incalzò: "Andiamo,
se l'è meritata! Non posso credere che con tutti i mezzi a
disposizione dobbiamo viaggiare come barboni! Ho cercato di avere
il meglio e dovrei sentirmi anche in colpa?"
Kate si voltò e lo fulminò con lo sguardo: "Ti
odio quando fai così. Sai essere l'uomo peggiore di questa
Terra", e si rigirò.
-"Hmm...ora fai l'imbronciata ma forse so io come calmare il
tuo spirito", così dicendo si avvicinò alla ragazza
cominciando a baciarle il collo.
-"No, Luke! Non è con qualche effusione che puoi sperare
di cancellare quello che è successo oggi!". Kate si alzò
e indossò un maglione sulla t-shirt.
-"E ora dove diavolo vai?!"
-"Vado a prendere un pò d'aria fresca!", e sbattè
la porta alle sue spalle.
-"Ah! Chi capisce le donne è bravo!". Luke si gettò
rassegnato sul cuscino e dopo poco si addormentò.
Kate
scese le scale di legno decrepito che portavano in quella che doveva
fungere da hall. I padroni avevano lasciato accese alcune luci e,
seppur a malapena, si riuscivano a scorgere le sagome del mobilio.
Di fronte al banco della reception, dietro cui il custode si era addormentato,
c'era una piccola saletta. I divani che la arredavano erano ormai
dei pezzi d'epoca, ma c'era una calda atmosfera. Negli angoli delle
piccole palme conferivano quel tipico aspetto esotico all'ambiente
e in fondo, vicino alla grande vetrata a tutta parete, c'era un pianoforte
che aveva visto tempi migliori. Muovendosi piano per non svegliare
il custode, la giovane si avviò al piano e sedette sullo sgabello.
Notò che al bancone del bar c'era ancora un garzone che stava
finendo di sistemare i bicchieri.
-"Non le spiace vero?", disse sottovoce, alludendo al piano.
-"No, figurati", sorrise il ragazzo.
Kate posò le dita sui tasti color avorio e scoprì con
stupore che, nonostante l'aspetto, il piano era accordato e in buono
stato. Rimase a far ondeggiare le mani per un pò, creando una
morbida melodia. Poi il ragazzo sussurrò: "Molto brava.
Scusa ma ora vado a dormire, tu resta se vuoi. Ti lascio in compagnia",
disse facendo un cenno con la testa.
Kate si voltò e vide che su uno dei divani in penombra c'era
Mac. Era semisdraiata e aveva una bottiglia di cognac quasi vuota
in mano.
-"Da quanto è qui?", chiese.
-"Da quando abbiamo finito di servire la cena. Il bar apre a
quell'ora".
Il giovane se ne andò e Kate si alzò per raggiungerla.
-"Mac che fai qui?"
-"Non sapevo fossi così brava col piano...", Kate
la guardò severa, "Si stava un pò stretti in camera.
E tu invece?"
-"Già, anche da me si stava un pò stretti",
rimase un istante in silenzio, "Mi dispiace per oggi"
-"Non preoccuparti. Sono abituata a gente come lui. Sapevo che
saremmo arrivati a questo"
-"Domani proverò a parlargli...magari a mente fredda..."
-"No...è dall'inizio che voleva farlo, mettermi con le
spalle al muro e far valere la sua autorità. Non tornerà
sui suoi passi", la donna fece un altro sorso di liquore.
-"Mac, dammi questa bottiglia. Vorresti ubriacarti per Luke?!"
-"Già, sarebbe il colmo no? Ma ti assicuro che lui è
l'ultimo dei miei pensieri"
-"E ti andrebbe di dirmene uno?". Mac guardò Kate
negli occhi.
-"Hai degli occhi bellissimi"
-"Hmm....ti ringrazio anche se non credo che tu ti stia votando
al cognac per i miei occhi"
-"Ho sonno....ci vediamo domani ok?". Posò la bottiglia
sul tavolino e si sdraiò sul divano. Chiuse gli occhi senza
neanche aspettare la risposta della ragazza.
Kate le tirò su la coperta che aveva ai piedi e le scostò
una ciocca di capelli dal viso.
-"Buona notte", sussurrò.
Mac
si svegliò in camera che era già mattino inoltrato e
con un forte mal di testa. Come fosse arrivata fin lì era un
mistero, perchè l'ultima cosa che ricordava era di essersi
addormentata giù nella sala da tè. L'enigma fu svelato
dopo che trovò un biglietto vicino al letto. Kim, la guida,
avvertito dal garzone del bar, l'aveva portata via prima che arrivassero
i clienti dell'albergo per la colazione. Doveva dire che con Kim aveva
instaurato subito un buon rapporto. Lui non parlava bene inglese,
ma entrambi conoscevano lo spagnolo. Le aveva raccontato che per mantenere
la sua famiglia doveva arrotondare lo stipendio facendo saltuariamente
da guida ai turisti, perchè con il suo lavoro di operaio a
Quito non riusciva ad arrivare a fine mese. Quando parlava della sua
condizione non ostentava rammarico nè disperazione, ma forza
di volontà e tenacia. Era tipico delle grandi persone, umili
ma coraggiose. Mac ne aveva conosciute poche nella sua vita.
La mattina era soleggiata e faceva piuttosto caldo. Il gruppo aveva
già fatto colazione e aspettava nella piazzetta antistante
l'albergo. La donna prese al volo una barretta di cioccolata nello
zaino e raggiunse gli altri.
-"Bene, ora ci siamo tutti", esordì acido Luke.
-"Dov'è Kate?", chiese Mac ignorando la frase del
ragazzo.
-"E' andata a riempire la sua borraccia. Che si fa?"
-"Beh, cominciamo a cercare in giro". Mac prese la carta
che aveva con sè e parlò con la guida.
-"Cosa dice?", esordì qualche minuto dopo il giovane,
sentendosi escluso.
-"Ho chiesto alcune delucidazioni sul posto"
-"E allora?"
-"Allora ci divideremo come stabilito in gruppi di due",
Mac alzò il volto dalla carta e rimase cupa.
-"Che c'è ora?!"
-"Kate ci sta mettendo troppo tempo". La donna si incamminò,
accelerando il passo man mano che si avvicinava.
Raggiunta la fontana, raccolse la borraccia da terra. Subito arrivarono
anche gli altri.
-"Dov'è?!", incalzò Luke. Mac esaminò
qualche secondo il terreno intorno a loro, poi disse: "E' stata
presa"
-"Cosa? Vuoi dire che l'hanno rapita?".
Mac non rispose, si limitò a dire qualche incomprensibile frase
in spagnolo alla guida che, dopo aver asserito col capo, prese a correre
con gli altri due uomini in una direzione.
-"Andiamo. Dobbiamo ritrovarla"
-"Già, ma come? Qui intorno ci sono chilometri e chilometri
di foresta! Potrebbe essere ovunque!"
-"Tanto per cominciare non è qui! Vedi? Abbiamo già
escluso una possibilità!", disse Mac con tono ironico.
-"Brava, riesci a fare del sarcasmo anche in situazioni del genere!"
-"Senti, sarai anche tu che hai i soldi, ma ora come ora non
sei in grado di trovare Kate senza di me, quindi sta zitto e seguimi".
Luke non obiettò. Si incamminarono con passo svelto, inoltrandosi
nella foresta.
-"Vorrei
capire in base a cosa stiamo andando da questa parte!". Luke
era un bagno di sudore, gli scarponi pieni di terra, e desiderava
solo tuffarsi nella sua piscina privata a Miami.
-"Stiamo seguendo queste orme, se ancora non te ne sei accorto",
rispose Mac, continuando a farsi largo tra il fogliame.
-"Già le orme! Non so come tu faccia a capirci qualcosa,
c'è solo fango qui!"
-"Sono due uomini, di cui uno a cavallo. Forse hanno un rifugio
all'interno. Si stanno inoltrando parecchio"
-"Non sapevo che fossi anche una Giovane Marmotta! Sei sicura
che non ci perderemo?!"
-"Non ci perderemo"
-"Beh, qui è tutto così uguale che mi sembra un
labirinto". Luke superò Mac e prese a osservare la vegetazione,
poi si girò con un sorriso beffardo: "Non pensi che questo
tuo stile di vita sia piuttosto demodè?!". Mac lo scrutò
con aria interrogativa.
-"Voglio dire, fare l'avventuriera mercenaria è un pò
ridicolo ai giorni nostri! Ci sono altri modi per fare soldi sai?"
-"Per esempio come fai tu?"
-"Per esempio. E non metteresti neppure a rischio la tua vita"
-"Cos'è, un'offerta di lavoro?"
-"Ah ah ah ah, no! No per carità! Anche se forse un posticino
in azienda te lo troverei..."
-"Tu credi di essere più furbo degli altri, non è
vero?"
-"Beh, credo che, per essere dove sono, ci sia voluto un pò
più di una semplice competenza in materia. Quindi...si"
-"Accidenti, mister modestia in persona"
-"Questa è la società. Le regole sono crude e la
gente non guarda in faccia a nessuno"
-"E' questo il tuo slogan? Se vuoi qualcosa ottienila con ogni
mezzo, anche a scapito degli altri?"
-"Mi dispiace svegliarti dai tuoi bei sogni, ma si, è
così". Luke si fermò un attimo, aveva il fiato
corto e si appoggiò ad una roccia.
-"Beh, a me dispiace dirti che ora non sei nella tua bella società.
Sei in terra straniera, nella foresta, e che tu ci creda o no, anche
qui ci sono delle regole. Ma del tutto nuove dalle tue: qui sopravvive
il più forte". Lo fissò negli occhi e per un secondo
le sembrò di percepire un guizzo di paura nello sguardo del
giovane.
Luke fece un sorso dalla sua borraccia, poi disse: "E' per questo
che hai portato dietro tutto un arsenale? Quella per esempio a che
ti serve? E' per le belve feroci?!", indicò la frusta
alla cintola della donna e rise di gusto alla propria battuta.
Mac con un gesto fulmineo la srotolò e sferrò un colpo
rapido all'altezza del braccio del giovane. Luke rimase con gli occhi
sbarrati per la paura, che divenne sollievo quando vide ai suoi piedi
un serpente semimorto.
-"Tanto per cominciare, serve per questi. Ora muoviamoci".
Dopo
aver seguito le tracce per un pò i due si fermarono.
-"Che c'è?", chiese Luke. Dal tono della sua voce
Mac riusciva a percepire delle vibrazioni di timore.
-"C'è del fumo. Ci siamo". Fece segno al giovane
di stare zitto e di seguirla.
Appostati dietro la vegetazione, videro una casa di legno dal cui
comignolo usciva del fumo. Fuori c'erano una moto e, legati ad un
albero, due cavalli. Mac sfoderò una pistola e disse sussurrando:
-"Tu resta qui in silenzio. Se non mi vedi uscire entro venti
minuti, scappa". Più chiara di così non poteva
essere e Luke non ebbe bisogno di aggiungere altro. La vide allontanarsi
come un felino: silenziosa e circospetta.
Raggiunta la casa, Mac esaminò il perimetro come meglio potè,
girando intorno ai quattro lati: due uscite su due lati opposti, tre
finestre di cui una illuminata. Si sporse appena per riuscire a vedere
dentro: c'erano tre uomini che giocavano a carte.
Girò su un lato, tagliò alcuni fili della moto e raggiunse
l'ingresso principale. Sfoderò la seconda pistola, salì
gli scalini e assestò un calcio deciso alla porta che, per
tutta risposta, si aprì sbattendo.
-"Mac!"
-"Kate! Tutto bene? Tu alza le mani e non muoverti. Vai contro
il muro". Nel frattempo gli uomini nella stanza accanto, sentendo
il trambusto, erano comparsi.
-"Fermi voi, se non volete ritrovarvi un bel decoro al centro
della fronte".
L'uomo che era con Kate aveva alzato le mani e si era messo contro
il muro, con un'aria più incredula che impaurita.
-"Mac metti giù le pistole, queste persone non vogliono
farmi del male"
-"Ma che...? E allora perchè ti hanno rapita?"
-"Rapita? Loro mi hanno solo accompagnato fin qui, volevano farmi
vedere una cosa".
La donna abbassò finalmente le armi, mostrando un' espressione
piuttosto sorpresa.
-"E
allora la borraccia per terra? Il fatto che sei sparita così
nel nulla?", Mac cercava di rimettere insieme i pezzi.
-"Ah, la borraccia! Quella mi sarà caduta quando sono
salita a cavallo!". Kate sorrise e raccontò i fatti.
-"All'inizio quando mi si avvicinò quest'uomo ebbi un
pò di timore, mi chiedeva di seguirlo e sinceramente poteva
essere chiunque", indicò uno dei tre che Mac aveva visto
giocare a carte. "Poi quando mi ha detto che riguardava mio padre
mi son detta: al diavolo, forse riuscirò a scoprire qualcosa"
-"Ti rendi conto che avresti potuto cacciarti nei guai?!",
Mac aveva uno sguardo severo.
-"Si, ma ho voluto rischiare lo stesso"
-"Io non ci sto capendo niente". Luke era seduto su una
sedia e si passava il fazzoletto sulla fronte umida, ancora agitato.
-"Però qualcosa non mi torna. Come sapevano che eri tu
la figlia di Gabriel Walters?"
A quel punto l'uomo che era con Kate parlò.
-"Grazie a questa", mostrò una foto che ritraeva
Kate con suo padre prima che sparisse, "Io sono Burt e ho aiutato
suo padre qui in Ecuador".
L'uomo era sulla quarantina, il volto scuro dal sole e segnato di
certo da molte vicende. La sua voce emanava tranquillità e
sicurezza, forse per questo Gabriel aveva fatto affidamento su di
lui, pensò Mac.
-"Che vuol dire ha aiutato? Si può sapere che diavolo
sta succedendo? Perchè inseguono suo padre e soprattutto dov'è
ora?!", disse la donna con decisione.
-"Gabriel sta scappando e vi sta lasciando degli indizi. Il mio
compito era quello di dare a Kate questo", aprì un mobile
di legno scuro da cui prese un diario piuttosto malconcio e chiuso
da lacci. Kate lo prese e lo guardò, poi lo strinse a sè,
come se in realtà stesse abbracciando suo padre. L'uomo continuò:
-"Non chiedetemi altro perchè in effetti non so altro.
Faccio parte di questa storia ma sono solo un tassello, come molti
altri. Lui sapeva che sua figlia si sarebbe messa sulle sue tracce
e per questo ha fatto in modo che lo riuscisse a seguire".
Gli occhi di Kate erano velati di lacrime, era contenta ma allo stesso
tempo aveva paura, perchè man mano che metteva insieme i pezzi
si rendeva conto che suo padre era davvero in pericolo.
-"Io invece credo che tu ci stia nascondendo qualcosa, non è
così uomo della foresta?!", sbottò Luke, "Avanti,
tu sai molto di più di quello che vuoi farci credere! Dov'è
il signor Walters?!", così dicendo si lanciò sull'uomo
prendendolo per la gola.
-"Fermati! Sei fuori di testa?!", Mac era corsa ad intervenire.
Lo staccò da Burt in tempo, prima che potesse fargli davvero
del male.
-"Brutto figlio d'un cane! Dì la verità, l'hai
rapito per ottenere un bel riscatto!", Luke continuava a scalpitare
sotto la presa ferrea di Mac.
-"Basta Luke, finiscila! Burt ci sta solo aiutando!", ora
negli occhi di Kate c'era rabbia.
-"Ora piantala! Andiamo a prendere un pò d'aria",
Mac aprì la porta e lo spinse fuori. Poi Kate parlò:
-"Mi dispiace.... non era in sè". L'uomo si massaggiò
la gola.
-"Dispiace a me. E' chiaro che non è una siutazione facile.
Kate, posso solo dirti che tuo padre è in gamba e sa cavarsela.
Quando mi ha parlato di te aveva negli occhi una luce....ti ama tanto
e ha fiducia in te, sa che lo troverai".
Burt prese le mani della ragazza nelle sue e la guardò negli
occhi, "Ha bisogno d'aiuto e solo tu puoi darglielo. Prendi questo
diario e trovalo". Una lacrima rigò il volto della giovane.
-"Grazie Burt", disse abbracciando l'uomo. In quel momento
entrò Mac.
-"Dobbiamo andare". La ragazza prese con sè il diario,
avviandosi alla porta.
-"Kate...sta attenta. Il nemico è ovunque e ha tanti volti.
Anche quello che ti appare sincero può rivelarsi fatale".
Tacque qualche secondo poi aggiunse:
-"Percorrete le vie meno battute. Se siete andati in giro a fare
domande sanno già che siete qui".
La ragazza guardò l'uomo negli occhi per un'ultima volta e
uscì. Burt sospirò e si appoggiò al tavolo. Mac
era rimasta ad osservarlo.
-"Allora, chi sei tu? Per chi lavori?", lo guardava fisso,
aspettando una risposta esaustiva, e la ebbe.
-"Diciamo che aiuto le persone in difficoltà".
A Mac non serviva altro: nei suoi occhi poteva riconoscere solo la
fierezza di chi combatte per la causa giusta. Prima di uscire lasciò
sul tavolo delle monete.
-"E quelle per cosa sono?"
-"Devi scusarmi, ma avevo manomesso la tua moto". L'uomo
sorrise, ricambiato.
-"Buona fortuna".
Ritrovarono
Kim con gli altri due boy sulla via del ritorno, sollevato di notare
che stavano tutti bene. Ripresero il cammino diretti alla barca. Avevano
da percorrere parecchie miglia nella foresta e per giunta l'umidità
era aumentata notevolmente, rendendo la calura insopportabile.
-"Ci fermiamo qui per la notte, ormai è tardi per continuare
e per giunta siamo tutti stanchi". Mac posò lo zaino a
terra e gli altri la imitarono.
Qualche ora più tardi Luke aveva ripreso la sua abituale calma
e stava convogliando nuovamente le sue energie in quelle attività
che riuscivano a proiettarlo lontano dal gruppo: il suo lavoro davanti
al pc, interrotto sul più bello a causa degli eventi, lo riassorbì,
come pure le telefonate di lavoro che, grazie al telefono satellitare,
poteva continuare a ricevere anche nella foresta. E proprio dopo una
di queste, annunciò agli altri che doveva rientrare a Miami.
-"Cosa? Stai scherzando?!", Kate era incredula.
-"Mi dispiace Kate, ma è davvero importante. La società
ha bisogno di me, verranno degli importanti compratori da Washington"
-"Ma certo, la società ha bisogno di te", disse la
giovane facendosi scura in volto.
-"Senti, cerca di capire, sono affari molto seri. E poi qui non
sono di grande aiuto, Mac sa cavarsela egregiamente da sola".
La donna era rimasta in silenzio ad osservare la scena.
-"E non pensi a me? Ho bisogno del tuo supporto!"
-"Mi dispiace, Kate. Ma ormai è deciso. Domattina prenderò
il primo volo per Miami", e chiuse il discorso.
Quando calò la sera Kim accese un fuoco. Era rimasto ben poco
cibo negli zaini, le provviste erano state dimezzate durante il tragitto
d'andata. Tuttavia le scorte di frutta che avevano portato i boy bastarono
a calmare i crampi di fame che, passata la tensione, si erano fatti
sentire.
Dopo aver mangiato crollarono tutti. Indubbiamente erano stati dei
giorni faticosi. Solo Mac rimase sveglia: non si sentiva sicura e
preferiva tenere gli occhi aperti. Le parole di Burt l'avevano lasciata
un pò titubante e mille domande le affollavano la mente. In
effetti la possibilità che li stessero tenendo d'occhio l'aveva
messa in conto già da quando aveva capito che dietro la sparizione
di Gabriel ci fosse un tentativo di fuga. Chiunque fossero le persone
da cui scappava di certo ora sapevano che loro lo stavano cercando.
Avrebbe voluto sapere qualcosa di più che riuscisse a far luce
sul fatto, ma per ora non sarebbe arrivata a nulla di plausibile.
Per esperienza sapeva che questi casi dovevano seguire un loro percorso:
a tempo debito tutti i nodi sarebbero venuti al pettine. Fissò
il diario che Kate stringeva a sè. Forse lì c'era la
soluzione a tutto o quantomeno la risposta a molti interrogativi.
La luce del fuoco danzava sul volto sereno della ragazza. Ora, mentre
dormiva, sembrava quasi che tutto quello che avevano passato fosse
stato solo un sogno. Si domandò quanto ancora avesse dovuto
soffrire.
Mentre tutti questi pensieri le affollavano la mente, vide che l'amica
stava avendo un sonno piuttosto agitato: parlava appena e si rivoltava
nel suo sacco.
-"No! Papà, noooo!", la ragazza si alzò di
scatto, con la fronte sudata e il respiro affannato.
Mac la raggiunse, facendo piano per non svegliare gli altri.
-"Kate...tutto bene? E' stato solo un brutto sogno", si
inginocchiò, posandole le mani sulle spalle.
-"Io...si...ho avuto un altro incubo". A queste parole Mac
si chiese se Kate avesse ogni notte questo genere di sogni.
-"Tuo padre?"
-"Si, ancora....che moriva", la ragazza si passò
una mano sugli occhi per cacciare via le lacrime che volevano uscire.
-"Kate...guardami", Mac le alzò il volto e la costrinse
a perdersi nei suoi occhi, "Ti prometto che lo troveremo. Lui
è vivo, capito? Vivo".
Kate si rese conto che quello sguardo era molto più che una
promessa, era una conferma. Abbracciò l'amica, ringraziandola.
Superato il primo momento, in cui imbarazzo e stupore facevano a gara
per il primo posto, Mac la cinse con le sue braccia, infondendole
di nuovo coraggio.
Era
mattino presto quando il gruppo riprese il cammino. Mac si sentiva
stranamente inquieta. C'era qualcosa nell'aria che la rendeva nervosa.
Gli altri, invece, mostravano una calma quasi anormale, merito forse
della bella dormita.
A metà starda, le sue inquietudini erano diventate qualcosa
di più. E Kim aveva letto nei suoi pensieri meglio di chiunque.
Le si avvicinò mentre camminavano, sussurrando per non farsi
sentire dal resto del gruppo.
-"La foresta è stranamente silenziosa oggi". Mac
si limitò a fare un cenno d'assenso col capo.
-"E' da quando abbiamo ripreso il cammino", disse ancora
Kim e tacque qualche secondo per poi riprendere, "Quanti pensi
che siano?"
-"Non so, forse una mezza dozzina"
-"Come ci muoviamo?"
-"Ci stanno tenendo d'occhio, sono alle nostre spalle. Facciamo
come se nulla fosse per un pò"
-"Dico ai miei di stare davanti, noi chiudiamo la fila"
-"Sta attento, potrebbe essere un segnale per loro". Quando
i boy ebbero raggiunto Mac, questa si staccò da loro per parlare
con Kate.
-"Tutto a posto?"
-"Si, stamattina mi sento un pò meglio grazie", sorrise.
La donna indietreggiò e riprese a camminare con Kim. Luke notò
qualcosa.
-"Ehi, voi due là dietro! C'è qualcosa che non
va?" , nello stesso istante Mac sentì qualcosa sibilare
nell'aria e le grida dei boy davanti a loro.
-"Che succede?", Kate divenne scura in volto. Vide dietro
di lei Kim e Mac che correvano, incitando lei e Luke a fare lo stesso.
Raggiunsero i corpi dei poveretti stesi a terra. Mac si chinò
e vide un ago conficcato nel collo di entrambi.
-"Cianuro", lo sguardo di Kim si fece cupo, "Avanti
non c'è tempo da perdere. Kim tu va avanti con loro, io vi
copro le spalle". In preda al panico più totale, sia Luke
che Kate, si affidarono completamente a quello che era stato deciso.
-"Forza", Kim tirò via la ragazza iniziando a correre.
-"Mac!", Kate si era voltata guardando l'amica con occhi
timorosi. Mac la tranquillizzò, cogliendo la sua silenziosa
domanda, abozzando un cenno con la testa prima di vederla sparire
con gli altri.
-"Finalmente un pò di movimento", si disse. Vide
un paio di uomini correre nella sua direzione. Sorrise, sfoderando
la frusta, che fece un piccolo schioppo per terra. I due si lanciarono
su di lei con le armi bene in vista. Con due rapide sferzate la donna
fece finire i loro macheti al suolo.
-"Bene! Ora veniamo a noi", lanciò il suo cappello
a debita distanza e fece scrocchiare le dita.
Il primo uomo sferrò un pugno che finì a mezz'aria.
Mac si abbassò in tempo e lo colpì allo stomaco con
un destro ben piazzato. L'altro era riuscito a prenderla per le spalle
impedendole di muovere le braccia, ma la donna si divincolò
riuscendo a ferirlo in faccia. Una volta libera, gli assestò
una scarica di pugni che lo fece cadere sfinito a terra. Il primo
uomo, vedendo la scena, era indietreggiato cercando di ponderare le
sue scelte. Sfoderò un coltello sperando di impressionare Mac,
ma questa, con abilità di gesti, scansò i suoi colpi:
corti e ben localizzati, dimostravano che l'uomo, seppur mercenario,
non era uno sciocco. Infatti riscì a bloccarla, puntandole
l'arma al torace. Per un pò rimasero fermi, le mani che si
sfidavano per avere la meglio. Poi Mac con un gesto inaspettato sferrò
un calcio al ginocchio del rivale, che crollò, permettendole
di conficcargli il coltello nella schiena. Nel frattempo il secondo
uomo si era ripreso, anche se ancora barcollante. Prima che la donna
potesse fare qualcosa, fischiò. Era un segnale.
-"Accidenti a te!", esordì Mac. Afferrò la
frusta, indirizzandola alla gola del nemico e mettendo definitivamente
fine alla sua vita. Vide in lontananza un altro manipolo di uomini
che la stavano raggiungendo, prese il suo cappello e corse per raggiungere
i compagni. Non ci volle molto che li vide davanti a lei, ancora intenti
a correre, ma già quasi sfiniti.
-"Kim! Stai attento ai lati! Vogliono accerchiarci!", raggiunse
il gruppo, "Ci stanno sbarrando la strada alla barca. Dobbiamo
prendere il fiume, è l'unica via d'uscita", Kim le diede
un segno d'assenso, poi si rivolse a Kate e Luke:
-"Voi ce la fate?"
-"Non credo che abbiamo scelta", rispose il giovane ancora
affannato.
-"Andiamo", ripresero a correre. Mac poteva sentire il rumore
degli uomini dietro di loro, che si faceva sempre più vicino,
e i fruscii delle piante ai loro lati.
Uno di essi sbucò all'improvviso, Kim se lo ritrovò
faccia a faccia, ma fu pronto a reagire schivando i suoi attacchi
e stendendolo con un potente gancio.
Tuttavia il diversivo era servito comunque a rallentare la loro corsa,
permettendo agli uomini di raggiungere il gruppo. Mac si fermò.
-"Ok, proviamo a combattere, ormai non possiamo far altro",
Kim fu d'accordo. Allontanò Luke e Kate e si mise in posizione.
Mac contò velocemente: dieci uomini, più o meno.
-"Vogliamo scaldare l'ambiente?", sorrise a Kim.
-"Con piacere".
La donna si sfilò lo zaino e tirò fuori un paio di candelotti.
-"Hai da accendere? Io non fumo", disse con un sorriso beffardo
Kim. Mac estrasse un accendino.
-"Io invece non mi decido mai a smettere", diede fuoco alle
due micce. Gli uomini erano ormai a pochi metri e sui loro volti comparve
un'espressione terrorizzata quando capirono ciò che stava per
succedere.
-"Pronto? Al mio tre. Uno...due...tre!", un boato echeggiò
per la foresta.
Mac e Kim si erano gettati a terra. Un fumo denso si era alzato dal
punto d'impatto e quando si diradò, videro tre uomini frastornati
ma ancora vivi: gli unici che prontamente si erano scansati, gettandosi
di lato dal sentiero. Dopo essersi rimessi in piedi, si lanciarono
sul gruppo. Mentre due si tenevano occupati lottando con Mac e Kim,
il terzo raggiunse Kate e Luke. La donna lo vide correre verso di
loro e cercò di liberarsi del rivale. Con una mossa inaspettata,
girò su se stessa, affibiando un calcio in faccia all'uomo
che per tutta risposta cadde a terra stordito. Poi prese a correre.
Vide l'uomo spintonare Luke e tentare di afferrare Kate. Ma la ragazza
reagì in modo inaspettato: brandendo il bastone da viaggio
di Kim, colpì il mercenario all'altezza del collo, permettendo
così a Mac di stenderlo definitivamente.
-"Ben fatto!", disse Mac, sorridendo all'amica ancora incredula.
"Andiamo".
Il gruppo riprese la folle corsa, ma ormai mancava poco al fiume.
Kim vide lo sguardo di Mac.
-"No, non se ne parla, resto con voi!"
-"Kim, non essere sciocco! Se vai di qua puoi seminare quelli
che restano. Noi siamo quasi arrivati e io posso affrontarli da sola"
-"Io vi aiuterò e poi ci saluteremo"
-"No! Ora tu sparisci e subito!". Mac non avrebbe tollerato
un'altra soluzione: Kim sapeva che volente o nolente si sarebbero
salutati qui. Si fermarono tutti e quattro laddove la foresta si diramava
ulteriormente. L'uomo salutò il gruppo e gli augurò
buona fortuna.Un solo grazie valse più di mille altre parole
di congedo. Quando fu inghiottito dalla vegetazione, Mac si rivolse
a Kate e Luke.
-"Ok, ascoltatemi. Abbiamo dovuto fare una deviazione...dobbiamo
attraversare il Rio. Ce la fate?". I due avevano ancora il fiatone
ma Kate espresse comunque la sua titubanza.
-"Il Rio? Parli del Rio delle Amazzoni? Stai scherzando vero?!",
guardò Mac con occhi di supplica.
-"No...ci hanno costretto a deviare, non possiamo arrivare alla
barca. Se vogliamo avere una chance dobbiamo passare per il fiume"
-"Cosa?! Ma dico sei fuori di testa?! Siamo praticamente dalla
parte opposta alla barca! Vuoi farci perdere nel cuore della giungla?!
Senza contare che io domani devo essere a Miami!!", Luke era
allarmato.
-"Tu non preoccuparti, una volta arrivati a Manaus prenderai
il tuo benedetto volo. Per quanto riguarda la barca, mi metterò
in contatto con un amico", la donna guardò i due aspettando
che parlassero.
-"Beh, se non abbiamo scelta...", Kate parlò per
entrambi.
Mac si guardò intorno, poi disse: "Va bene, allora andia...".
Non finì la frase che sentì fendere l'aria sopra le
loro teste. Alzando lo sguardo videro due uomini armati che da sopra
alcuni alberi stavano per lanciarsi su di loro.
-"Porc'...correte!". Kate e Luke erano impietriti e non
riuscivano a muoversi. Mac li spinse con forza, mettendoli in moto.
Mentre correvano, una pioggia di colpi iniziò a cadere. Quando
la donna vide che si stavano avvicinando quanto bastava si fermò.
-"Che fai? Sei impazzita?!", gridò Kate.
-"State indietro!", rispose Mac. Gli uomini erano ormai
giunti sopra di lei. Un colpo aveva forato il suo cappello, passando
da parte a parte. "Acc'...Adesso si che siete veramente nei guai".
Mac incrociò le braccia per afferrare le pistole che aveva
sotto le ascelle, le puntò in direzione degli uomini sulle
liane e prese a sparare con entrambe. Kate rimase impietrita ad osservare
la scena. Dopo qualche istante si sentì un tonfo a terra: un
uomo era stato colpito e giaceva al suolo. Mac scaricò i due
caricatori con un semplice gesto delle mani e ne caricò altri
e due che aveva alla cintura con una velocità impressionante.
Tornò a puntare in alto e a sparare una raffica di proiettili.
Un secondo uomo cadde a terra morto. Si accorse che un terzo stava
arrivando, posò le pistole e afferrò il coltello alla
cintura. Si posizionò e rimase in attesa: quando l'uomo fu
quasi sopra la sua testa, lanciò l'arma che con una precisione
agghiacciante andò a recidere la liana che lo sosteneva, facendolo
precipitare ai suoi piedi.
Lo afferrò per la gola, tenedogli un braccio in tensione dietro
le spalle. Nel frattempo Kate e Luke l'avevano raggiunta.
-"Allora per chi lavori?"
-"Fottiti!", l'uomo abbozzò un mezzo sorriso.
-"Se fossi in te riproverei", prese a stringere ulteriormente
la gola e il braccio con forza. Kate era spaventata.
-"Chi ti manda?", l'uomo era rosso in volto, senza fiato.
Guardò alle spalle di Mac, dove i volti di Luke e Kate facevano
capolino. Con rapidità estrasse dalla tasca un ago e se lo
conficcò nel collo. In un istante morì.