torna all'home page


Incroci

di Route 66

(quarta parte)

Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it (siate buoni, è il mio primo racconto!).


RIO DELLE AMAZZONI

Il Rio Napo, uno dei tanti affluenti del Rio delle Amazzoni, li aveva accolti nelle sue calme acque. Con grande sorpresa di Kate, un canotto era stato preparato per loro: un altro dei tanti misteri che avvolgevano le risorse di Mac.
Il giorno dopo avrebbero navigato nel grande fiume, ma per il momento Mac aveva ritenuto più sicuro remare, invece che affidarsi al motore del canotto, il che costringeva Luke a fare la sua parte.
-"Ricordatemi di non fare più viaggi del genere", disse tra un sospiro e l'altro.
Le due donne erano silenziose, ognuna immersa nei propri pensieri. Kate non aveva ancora avuto il coraggio di aprire il diario del padre. Dentro di sè aveva tante di quelle emozioni che lo scivolare lento del canotto sull'acqua ne acuiva ancora di più la presenza.
Mac per quel giorno aveva visto abbastanza. C'erano dei dettagli che continuavano a passarle davanti agli occhi che forse erano insignificanti, ma che sentiva avessero un ruolo. Nonostante il quadro fosse chiaro per grandi linee, aveva una strana sensazione, che lo scontro di oggi aveva alimentato. Continuava a pensare a quella giornata partendo dal principio come se avesse tralasciato qualcosa di vitale che fosse la chiave di tutto.
Quando calò la sera, il canotto venne ancorato nel bel mezzo del fiume.
-"E' meglio non toccare la riva. Rimaniamo qui", disse Mac passando a Kate e Luke un paio di coperte. "Non vi preoccupate, io resterò comunque sveglia".
-"No, Mac. Oggi è stata una giornata faticosa, devi riposarti", disse Kate, mettendosi più comoda che poteva.
-"Si ha ragione, ci daremo il cambio". La donna rimase accigliata e Luke interpretò quel segno, "Mi servi lucida, altrimenti non arriverò mai a Manaus per prendere il volo".
Mentre sgranocchiavano quel che rimaneva delle barrette ipocaloriche, i tre presero a rievocare i fatti della giornata, complici alcune fiaschette di liquore che aveva lasciato Kim nello zaino.
-"E' stato incredibile! Mi sembrava di essere in uno di quei film d'avventura!", disse Kate.
-"Già! La nostra Lara Croft qui ci sa davvero fare!", aggiunse Luke.
-"Mac, sei stata fantastica! Quando hai combattuto all'ultimo sangue con quei farabutti...!", la ragazza muoveva le braccia in aria imitando i gesti del combattimento.
-"Non esagerare", disse umilmente Mac.
-"Andiamo, non essere modesta! Ma la scena migliore è stata quando hanno lanciato i candelotti! Unico!", riprese Luke.
-"Già! C'è stato un boato...credevo di essere morta anch'io!", sorrise Kate.
-"Ma piantala! Era evidente che non ci avrebbero sfiorato!"
-"Oh, ora fai il gradasso ma l'ho vista io la faccia che avevi!".
Mac sorrideva, contagiata dalle loro risate e rilassata dal liquore. I suoi occhi guardavano entrambi e pensava che se fosse andata così fin dall'inizio tra loro, forse sarebbe stato un viaggio più semplice e meno faticoso, anche in cuor suo sapeva che in realtà questo momento era solo frutto di una serie di fattori: la stanchezza, la paura, il liquore, l'incertezza di arrivare alla fine del viaggio. Eppure non le importava. Contava solo quell'istante. Poteva sentire le sue membra sciogliersi e rilassarsi, e quella pace che la stava invadendo bastava.
-"...e poi pam!bum! ed è stramazzato al suolo!", la voce di Kate la ridestò da quel torpore.
-"Beh, quando hanno colpito il mio cappello non ci ho visto più! Nessuno può permettersi di toccarlo!", una risata generale si alzò di nuovo, prima di lasciar posto al tanto sospirato sonno.


Il Rio delle Amazzoni, con i suoi 6280 km, si dirama verso est per gran parte del territorio brasiliano, sino a raggiungere l'Oceano Atlantico, dove il suo colossale estuario si tuffa.
Era mattina presto quando Kate si svegliò. Per quanto fosse stata stanca, il pensiero di dover dormire nel bel mezzo di un fiume nella foresta amazzonica non la rendeva tranquilla. Si accorse che Mac e Luke erano svegli e stavano remando, probabilmente già da un pò.
-"Ehi, già siete in piedi"
-"Già, lavoriamo per te tesoro, mentre tu fai le ore piccole e ti svegli tardi!", disse Luke.
-"Hmm...anche volendo in questo momento non riuscirei neanche un pò a far tardi". Kate sembrava un cucciolo appena svegliatosi: gli occhi ancora semi chiusi e la coperta che l'avvolgeva fin sotto il mento. Mac sorrise alla sua vista e Kate se ne accorse.
-"Sono così buffa?!"
-"Tieni prendi questo", le passò un cioccolatino al caffè, "E' l'unica cosa disponibile che si avvicina ad un caffè"
-"Grazie. Dove siamo?"
-"Siamo entrati nelle acque del Rio. Fra un pò potremo accendere il motore".
La giornata era grigia, non accennava a piovere ma nemmeno a schiarirsi. Gruppi di zanzare e altri insetti, che Luke non aveva ben identificato, avevano attanagliato i tre per tutta la notte e con l'arrivo del giorno sembravano diminuire.
-"Accidenti! Queste zanzare sono insopportabili. Dubito perfino che siano normali insetti", disse Luke schiacciandosene una in faccia.
-"Se fossi in te, ringrazierei il cielo per aver visto solo zanzare", aggiunse Mac.
-"Che vuoi dire?", chiese Kate con timore.
-"Beh...stiamo attraversando la foresta amazzonica. Tanto per cominciare questo fiume è popolato da caimani e piranha". Un gridolino soffocato attraversò l'aria.
-"Che vuol dire tanto per cominciare?", riprese Luke.
-"Meglio che parliamo d'altro, mi sono tenuta a debita distanza dalle rive per questo motivo. Quando sarai a casa potrai documentarti meglio sulla fauna locale, ora aiutami col motore". Lo accesero e partirono. Ora il vento accarezzava i loro volti e dava un leggero sollievo al caldo umido e appiccicoso che sembrava attaccarli già dalle prime ore della giornata.
-"Quando arriveremo a Manaus?", chiese Kate.
-"Domattina presto, non possiamo farcela prima", disse Mac.
Kate guardò Luke, che era seduto a prua scrutando davanti a sè. Mac capì cosa le attraversò la mente.
-"Non preoccuparti, lui già lo sa. Ne abbiamo discusso stamane".
Kate si tranquillizzò. La paura di un'ennesima scenata del giovane si allontanò, facendo posto allo stupore. Da quando Mac e Luke affrontavano discorsi senza litigare?


MANAUS - BRASILE

Misero piede a terra proprio quando la pioggia cominciò a cadere. Luke prese il suo zaino e fece i debiti saluti.
-"Non preoccupatevi da qui in poi so farcela anch'io"
-"Già. La tua sospirata civiltà", sorrise Mac, notando che un taxi era già pronto per accompagnarlo all'aeroporto.
-"Kate, mi raccomando, sta attenta. E ricordati che per qualsiasi cosa puoi chiamarmi e verrò a prenderti"
-"Non ce ne sarà bisogno, sono in buone mani", sorrise abbracciando il giovane.
Luke si avvicinò a Mac. "Ecco, ci siamo", pensò Kate, "adesso può succedere di tutto, tanto il loro viaggio insieme è finito". I due si fissarono per qualche istante, poi si strinsero la mano.
-"Un vero uomo sa quando deve fare un passo indietro. Proteggi Kate e portamela sana e salva a casa"
-"Non dubitarne". Kate rimase a bocca aperta: la giornata si stava rivelando davvero una sorpresa. Due fatti del genere a distanza di poche ore potevano far ammutolire perfino lei.
Una volta che Luke fu sparito nel traffico, Kate guardò Mac sorridendo. La donna se ne accorse:
-"Che c'è?"
-"Sono fiera di te"
-"Come scusa?"
-"In questi giorni tu e Luke avete dimostrato che in fondo sapete comportarvi da adulti"
-"Hmm, non farti illusioni"
-"Secondo me invece potreste perfino diventare amici"
-"Non credo. Luke ha solo meditato molto su come far fruttare la nostra vicinanza. Ha capito che gli servivo per arrivare sano e salvo a casa e non mi ha messo i bastoni tra le ruote". Stavano camminando lungo la strada che affacciava sul porto.
-"Beh, è sempre un inizio"
-"Ne dubito", Mac guardò l'orologio.
-"Cosa facciamo?"
-"Dobbiamo aspettare un amico, sarà qui tra poco".
Kate approfittò di quel tempo per fare qualche scatto. In effetti da quando era partita non faceva altro che fotografare di tutto, dai paesaggi alle persone. E nel farlo rimaneva incantata come un bambino che osserva per la prima volta il mondo che lo circonda.
Mac era appoggiata ad una balaustra e la fissava divertita. La sua era una vera passione e lo si capiva dallo sguardo che aveva: i suoi occhi brillavano. In quello che faceva metteva tutta sè stessa e il risultato era strabiliante. Kate la raggiunse.
-"Sei molto brava"
-"Ma se non hai neanche visto le mie foto?!", sorrise.
-"Lo immagino. Chi lavora con la tua passione non può che creare grandi cose"
-"Vedi...per me la fotografia è tutto. E' un seconda pelle, ormai tutto quello che vedo e vivo ho bisogno di fotografarlo. E' un modo per raccontarlo, per esprimere me stessa e quello che mi circonda. La macchina fotografica non è solo un mezzo, qualcosa di passivo, è un tutt'uno con l'occhio, deve interagire con te, deve fondersi in te. Non tutti lo capiscono"
-"Beh, hai saputo esprimerlo molto bene"
-"E' difficile arrivare a questo grado di completezza, molti fotografi oppongono resistenza, riuscendo solo in parte e calarsi in quest'ambito. Invece per me l'apparecchio fotografico significa osservare il mondo con occhi nuovi, raggiungere una visione d'insieme del tutto diversa". Mac era sbalordita: Kate era come in estasi nel parlare di ciò che faceva.
-"La tua è molto più di una passione. E' qualcosa che invade tutto il tuo essere". Kate la fissò: con una sola frase aveva saputo cogliere il punto.
-"Nessuno mi ha mai capito davvero", sorrise, "Dài, fatti fare una foto!"
-"Cosa?! Non se ne parla nemmeno!"
-"Andiamo! Una sola!"
-"Ma...neanche per sogno! E poi sta piovendo". In quell'istante la pioggia cessò, permettendo ad un debole raggio di sole di farsi largo tra le nubi.
-"Ecco! Ora non piove più! Forza!"
-"Cos'è una congiura?!"
-"Dài! Non avrai mica paura che ti rubi l'anima?!"
-"Come?"
-"Alcuni dicono che una foto fatta bene riesca ad immortalare l'anima di chi è stato fotografato"
-"Non credere a tutte queste scemenze". Mentre la donna si stava incamminando Kate la raggiunse e l'afferrò per un braccio, riuscendo a fare uno scatto.
-"Bene, ora sarai contenta?!"
-"Direi di si!".
In quell'istante si sentirono dei bip corti e acuti. Kate controllò il suo cellulare, ma niente. Mac estrasse un apparecchietto dalla tasca e lo fissò.
-"Cos'è? Un palmare?", domandò la ragazza.
-"Diciamo...che è un palmare un pò più accessoriato. Andiamo, è ora". Kate seguì la donna senza proferire parola. Se c'era qualcosa che aveva imparato su Mac in tutto questo tempo era che c'erano momenti in cui non doveva chiedere nulla. Percorsero la strada per un pò, poi raggiunsero una parte del porto ormai abbandonata, che serviva perlopiù da deposito.
-"Ma...come..?", Kate non credeva ai suoi occhi. Davanti a lei c'era la barca di Mac.
-"Gentilmente restituita da un amico". Salirono a bordo e un uomo venne loro incontro.
-"Mac!"
-"Marvin!". Si abbracciarono.
-"Ehi, ci voleva questo perchè ti rivedessi?"
-"Mi spiace amico, ma sai come vanno le cose"
-"Già, con te è sempre tutto in balia del caso". Kate rimase ad osservarli in disparte. Era la prima volta che vedeva una conoscenza di Mac. E a prima vista dedusse che dovevano essere grandi amici.
-"Marvin ti presento Kate, sto lavorando per lei. Kate questo è Marvin, un mio grande amico"
-"Piacere"
-"Piacere mio, madame!". Kate si ritrovò a stringere la sua mano abbronzata. Era un giovane sulla trentina, alto e moro, con un gran bel sorriso. Il tipo giusto per Mac, pensò.
Dopo aver ripreso confidenza con la barca, la donna propose di rimanere a bordo per analizzare il diario di Gabriel.
-"Dobbiamo capire qual è stata la sua prossima mossa, diamoci da fare". Kate prese coraggio e cominciò a sfogliare il diario. Nel frattempo Mac ne approfittò per scambiare quattro chiacchere con l'amico.
-"Insomma è una situazione complicata. E lei, come l'ha presa?", guardarono Kate seduta al tavolo che leggeva attenta.
-"La sta affrontando con molto coraggio. E' forte, anche se non sembra"
-"Lo vedo. E comunque può contare su di te", ci fu uno sguardo d'intesa tra i due, poi Mac riprese ad armeggiare con gli attrezzi da cucina.
-"A te piuttosto come va?"
-"Siamo pochi Mac, non ce la facciamo più. Stanno tentando di toglierci di mezzo"
-"Come? Io credevo...che dopo l'arrivo di Ron le cose andassero meglio"
-"Ed è stato così per un pò. Mac...Ron è morto". La donna smise di fare quel che la teneva impegnata e guardò l'amico con occhi comprensivi.
-"Mi dispiace. Quando...?"
-"Dieci mesi fa. L'hanno ucciso. Dopodichè ci hanno tolto quel pò di finanziamenti che ricevevamo. Ormai siamo soli e non possiamo neppure difenderci"
-"Marvin devi abbandonare. Non potete più fare nulla"
-"Mi stai chiedendo di mandare all'aria tutto ciò in cui credo". Rimasero per un pò in silenzio, poi l'uomo disse: "Sto andando là, ho un altro carico da portare. Non ce li consegnano neanche più. Quando mi hai contattato stavo prendendo l'ultimo del mese"
-"Ti accompagneremo"
-"No, Mac. Tu stai seguendo già questo caso. Non voglio che ti esponga"
-"Ti devo un favore per la barca, ricordi?"
-"No, senti, me lo renderai un'altra volta. Senza contare che hai un'altra persona a carico e non voglio che la metti in pericolo. Fanno delle incursioni armate, non è più sicuro come una volta". Mac rimase pensierosa per un pò.
-"Ti lasceremo lì e ce ne andremo. Questo è quanto e non provare a controbattere".

Quando giunse la sera Kate era sfinita. Aveva letto in lungo e in largo il diario, si era soffermata su molti passi ambigui e, ancor prima di arrivare alle ultime pagine, si sentiva rassegnata.
-"Dannazione, mi sembra di impazzire!". In quel momento Mac era rientrata sotto coperta.
-"Ehi, che ne dici di fare una pausa? Vieni a prenderti un pò d'aria fresca sul ponte"
-"Io...non vorrei disturbare"
-"Come scusa?"
-"Beh, ecco...voi non vi vedete da tanto...vorrete stare soli", si fece piccola nel dirlo, facendo cadere lo sguardo per terra.
-"Vuoi scherzare?! Ma che ti salta in mente? Senti non so quale idea tu ti stia facendo, ma è del tutto sbagliata. Ti aspetto fuori".
Raggiunse i due poco dopo. Erano seduti sulle sdraio e ridevano, sorseggiando un tè. Kate si sedette vicino a loro.
-"Eccoti finalmente! Ne vuoi anche tu?"
-"Si grazie". La donna scese di nuvo nella cucina e, alzando un pò la voce, disse:
-"Sai Marvin, Kate credeva che noi due stessimo insieme". La ragazza si fece rossa, sperando che nel buio non si notasse.
-"Ah ah ah ah ah ah! Questa si che è bella!", rise il giovane.
-"Io...non intendevo..."
-"Oddio, devi scusarmi! E' che quando si parla di me e Mac insieme ci facciamo un sacco di risate". Mac ritornò a sedersi porgendo una tazza a Kate.
-"Già! Quante persone hanno fantasticato su di noi?", la donna sorrideva. Marvin fece un sorso e poi riprese:
-"Mhmm...praticamente tutti quelli che conosciamo! Ma puntualmente si sono ricreduti!", risero ancora.
-"Perchè? Io vi vedo bene insieme", disse Kate incredula.
-"Vedi piccola, noi siamo come due fratelli, stare insieme sarebbe un'incesto", spiegò l'uomo.
-"In effetti...una volta...ti ricordi?, abbiamo provato...ma era tanto tempo fa"
-"Già! Io mi innamorai di te e ci mettemmo insieme, ma poi tu avevi bisogno di trovare te stessa e ci lasciammo"
-"No aspetta, quella era la seconda volta!"
-"No! Ti sbagli!"
-"Perchè, c'è stata anche una seconda volta?", indagò Kate.
-"Si, dopo allora ci ritrovammo"
-"Ma questa volta eri tu che avevi bisogno di spazio e mi lasciasti", i due rievocavano quei fatti ridendo e scherzando, e Kate ne rimase stupita.
-"Esatto! Alla fine capimmo che funzionavamo di più come amici che come coppia"
-"E' incredibile. Voi due siete un caso raro!"
-"Infatti, ce lo dicono in molti. Scusate un attimo". Mac ritornò sotto coperta.
-"E' grandiosa", disse Marvin scrutando l'orizzonte buio.
-"Me ne sono accorta. Ho passato parecchio tempo con lei per via di questa storia", tacquero un istante poi Kate aggiunse, "Da quanto vi conoscete?". Marvin rise.
-"Praticamente da sempre! Il nostro primo incontro risale a quando avevamo quindici anni. Ah, che meraviglia quando la incontrai! Un sollievo per gli occhi...era già bellissima allora"
-"Lo immagino. In che occasione vi siete conosciuti?"
-"Beh....io all'epoca cercavo un lavoretto estivo e finii per caso nel ristorante di sua madre. Il giorno dopo ero diventato aiuto cuoco", sorrise, "Che gran donna la madre, davvero eccezionale. E Mac ne ha ereditato tutto il carattere. Forse è sconveniente, ma quell'estate ricordo di aver preso una bella cotta!". Kate emise una risatina.
-"E lei? Come è finita a fare questo lavoro?"
-"Beh, ad un certo punto sai com'è. Ti trovi a dover scegliere quale strada dovrà seguire la tua vita. All'inizio voleva prendere le redini del ristorante, ma dopo la morte della madre....diciamo che si è buttata su tutt'altra cosa"
-"Mi dispiace...non credevo..."
-"Oh, non devi. Lei è stata sempre forte e testarda. Ce l'ha sempre fatta". In quell'istante tornò Mac.
-"Allora, di cosa stavate parlando?"
-"Oh, mia dolce donzella! Si disquisiva sul senso della nostra misera vita e sulle maraviglie di cui è colmo l'aere!"
-"Ho capito, sei ubriaco! Anche se non ricordo di aver corretto quel tè". Scoppiarono a ridere tutti e tre.


Prima di lasciarsi per la notte, si soffermarono ancora un pò sotto coperta.
-"Voglio finire di leggere il diario. Dev'esserci dell'altro", disse Kate.
-"Ok, ma stavolta lo guardiamo insieme". Passarono circa tre ore ad esaminare il materiale.
-"Come ti dicevo: tutti studi sui miti americani. Quello di cui si stava occupando prima della sua scomparsa"
-"Già. E viene anche menzionato quel famoso Ictinike, ma dice esattamente quello che riferiscono le mie ricerche", aggiunse Mac.
-"A parte queste ultime pagine", Kate le mostrò agli altri, "Non hanno senso"
-"Forse risalgono a dopo la sua fuga. Saranno appunti di viaggio"
-"Già, ma su cosa. Ci sono frasi sconnesse, che cozzano anche tra di loro"
-"Ok, ammettiamo per un attimo che queste pagine non siano connesse al resto del diario, che siano in realtà degli indizi per noi. Dopotutto come sappiamo lui sta tentando di farci seguire una strada. Decontestualizzarli dal resto è l'unico modo per capirci qualcosa", nel dire ciò Mac si era alzata, camminando su e giù per la stanzetta. Ora era Marvin a tenere il diario e lo sfogliava con attenzione.
-"Beh, se fossi in voi comincerei dalla prima pagina che non ha senso. Sarà da lì che partono le tracce"
-"E' dove ho messo il segno", aggiunse Kate.
-"Ecco. Beh, non c'è che dire: un vero oracolo!". Mac si avvicinò a lui e lesse:
-"La chiave è laddove nel solstizio d'estate l'uomo conobbe la grandezza del creato". Mac rimase un attimo pensierosa, "Hmm....non gli piace essere chiaro, a quanto vedo"
-"Già! Penso che di questo passo non arriveremo a nulla!"
-"Beh, io proporrei di andare a dormire. La notte porta consiglio!", disse la donna, trovando il favore degli altri.


Di enigmi, nel corso della sua vita, Mac ne aveva visti tanti, a cominciare da quello che era stato il matrimonio dei suoi genitori. Si era sempre chiesta come due persone così diverse in tutto avessero potuto costruire una famiglia che, per quanto ogni tanto doveva fare i conti con problemi assurdi, tuttavia era sempre stata unita. Un enigma questo che però non aveva mai risolto. Alla morte dei suoi genitori poi aveva capito che forse non era necessario chiarirlo. Che forse era proprio grazie a questo mistero che si era mantenuta salda l'unione.
Sdraiata sul divanetto, mentre faceva rimbalzare la pallina sulla parete, le venne da sorridere: questa era proprio una sfida di quelle che lei amava. In queste occasioni, la sua mente era accesa da misteriosi processi chimici che mettevano in moto il suo cervello e lo spingevano ad elaborare finchè non fosse giunto ad una soluzione plausibile. Si sentiva come una bambina in una stanza piena di giocattoli. E le piaceva.
Era da poco passata l'una quando la sua gola reclamò un pò di sollievo. Si alzò e andò nella cucinetta per bere qualcosa. Vide la pallina sul tavolo che lentamente scivolava, per poi finire a terra rimbalzando. La raccolse e la mise nel posacenere, da anni ormai usato come fermacarte. Quella piccola sferetta aveva un valore affettivo notevole per lei. Quando suo padre gliela regalò, dopo essere tornato da uno dei suoi tanti viaggi, lei aveva solo dieci anni e a quei tempi vedeva spesso i suoi amici divertirsi con giocattoli costosi e alla moda. In cuor suo sperava sempre che suo padre tornasse con chissà che cose sbalorditive comprate in paesi sconosciuti, ma puntualmente la sua attesa veniva delusa. Eppure quel giorno, nel vedere gli occhi fieri del padre e la mano che muoveva quell'oggetto davanti a lei, restò come incantata. "Mac, guarda. I tuoi amici hanno bambole e robot. Io invece ti ho portato il mondo". Ora, quando la teneva in mano, le sue dita conoscevano a memoria quei piccoli continenti in rilievo che vi erano disegnati.
Fu quando la vide lì, ferma, che ebbe una folgorazione. Corse a svegliare Kate e Marvin, che la raggiunsero nella sala.
-"Eureka!"
-"Che ti prende? Che hai?", disse l'uomo sbadigliando.
-"Ho capito il significato della frase. Per puro caso devo dire, ma almeno restare svegli a giocherellare è servito a qualcosa"
-"Mac è tardi. Ti spiace arrivare al punto?", Kate aveva gli occhi ancora chiusi.
-"Certo! Il prossimo passo è Alessandria d'Egitto"
-"Vorresti illuminarci, tesoro?!", disse Marvin sedendosi.
-"Guardate qui. Dice: ...laddove nel solstizio d'estate l'uomo conobbe la grandezza del creato. Ho cercato di analizzare parola per parola. Il solstizio d'estate come tutti sappiamo è il 21 giugno. Per creato tuo padre ha voluto intendere la Terra. E grandezza della Terra sta a significare la sua circonfernza. Ora, dovete sapere che nel III secolo a.C. Eratostene di Cirene tentò di misurare la circonferenza terrestre e vi riuscì, risolvendo una semplice proporzione e differendo dalla misura reale di pochissimo"
-"E allora? Come c'entra questo con il resto"
-"Egli per arrivare a calcolare la circonferenza partì dalla convinzione che le città di Alessandria e Syene, cioè l'odierna Assuan, si trovassero sullo stesso meridiano. Vide che il 21 giugno a mezzogiorno a Syene i raggi solari erano perpendicolari, non creavano ombra, mentre ad Alessandria si. In seguito misurò l'angolo che i raggi formavano con la verticale della città. Mise in proporzione i dati raccolti e ottenne un risultato grandioso per l'epoca. Ma non è questo quello che ci interessa. La cosa importante è che ora sappiamo qual è il luogo a cui fa riferimento".
Marvin e Kate erano rimasti in silenzio, con gli occhi sbarrati. Mac interpretò la loro incredulità. "Ehm...andavo molto bene in geografia astronomica al liceo"
-"Beh, lo vedo. Fanciulle, a questo punto io mi congedo! Bonne nuite!", Marvin sparì nel corridoio.
-"Bene, allora si va ad Alessandria", disse Kate sorridendo, "Grazie per aver risolto l'enigma"
-"E' stato tutto merito di questa", indicò la pallina sul tavolo. "Neanche a farlo apposta siamo di passaggio di lì"
-"Come?"
-"Beh...ho promesso a Marvin di accompagnarlo in Sudan. Non ti dispiace vero?"
-"No...no figurati. Insomma, l'operazione la dirigi tu. E poi avrò l'occasione di vedere un altro posto"
-"Grazie. E' molto importante per lui"
-"Grazie a te. Stai facendo davvero molto per me". Si sorrisero. "Com'era la storia di quella proporzione?". Mac le lanciò il cuscino in faccia, tra le risa della ragazza.

 





torna all'home page