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Incroci

di Route 66

(quinta parte)

Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it (siate buoni, è il mio primo racconto!).


EL FASHER - SUDAN

La città di El Fasher, situata nella parte nordoccidentale del Sudan, è capoluogo del Darfur, regione piatta e desertica, occupata al centro da un vasto altopiano roccioso. I tre vi giunsero dopo un volo piuttosto agitato. Dopo aver deciso che muoversi con la barca sarebbe stato inutile, Marvin si era preoccupato di attrezzare il suo velivolo, che li aveva scaricati in uno dei tanti avamposti ai margini della città.
-"Non ti creano problemi?", chiese Mac all'amico.
-"Eccome! I primi tempi è stato un inferno. Poi diciamo che siamo giunti ad un accordo: loro fanno orecchie da mercante sul mio carico e io una volta a settimana mi metto a loro disposizione"
-"Cioè?"
-"Cioè mi prendo i carichi di gomma arabica e prodotti vari da esportare nelle altre città"
-"Come fai a vivere in questo modo? Voglio dire, potrbbero tradirti a loro piacimento, non sei sicuro che ti proteggano sempre"
-"Qui è così, Mac. Prendere o lasciare. E rischiare è l'unico modo per andare avanti in quello che faccio".
Dopo aver caricato le loro cose su una jeep che non vedeva l'acqua da tempi immemorabili, si avviarono verso una zona desertica appena fuori città.
Kate continuava a chiedersi dove stessero andando e di cosa trattava il misterioso carico a cui i due amici spesso accennavano. Nella sua mente molte idee avevano preso corpo, ma era troppo insicura per dar loro voce. E se si fosse trattato di commercio clandestino di armi? O di prodotti tabù tipo alcool o droga? Certo, per come Marvin e Mac erano tranquilli forse la sua idea era fuori luogo, ma dopotutto di queste storie se ne sentivano parecchie, senza contare che Marvin lo aveva conosciuto da poco e non poteva sapere se era affidabile o meno....scosse la testa per scacciare quelle idee assurde dalla mente.
-"Ehi, tutto bene lì dietro?", la voce della donna la ridestò.
-"Si...tutto ok. E' solo un pò di sabbia negli occhi"
-"Siamo quasi arrivati". Pochi minuti dopo un gruppo di capanne comparve davanti ai loro occhi.
-"Eccoci. Mi raccomando fate attenzione. Non vengono da qualche giorno, pensiamo che potrebbero attaccare a breve"
-"Non preoccuparti"
-"Mac...mi aiuterete con questo e poi andrete via, ok?". La donna fece un segno d'assenso, poi scesero.
Visto da vicino il gruppo di capanne ora appariva per quello che era: un piccolo villaggio con case di legno e fango. Tutte le poche abitazioni sembravano far da cornice ad un capanno più grande posto ai margini.
I tre scaricarono la loro roba e si avviarono. Mac teneva uno dei pacchi e seguì Marvin dentro il capanno. Kate rimase qualche passo indietro, fotografando quei volti che man mano sbucavano con timidezza da dietro le finestre delle case. Erano bambini curiosi o anziani che osservavano lo straniero passare tra le rovine di quel villaggio fantasma. Kate non aveva mai visto quei visi, se non in tv. Ma qui era tutt'altra cosa. Dai loro occhi traspariva paura, speranza, rassegnazione. Un insieme di sentimenti contrastanti che ora invadevano anche lei. Si sentì per la prima volta fuori posto. Ora non era lei ad analizzare il mondo con la sua macchina fotografica, ma erano quegli sguardi a scrutare, a farla sentire giudicata. Per un attimo fu invasa da una compassione profonda verso quelle persone che vivevano una vita impensabile. Richiuse l'obiettivo e si affrettò a raggiungere il capanno. Sentì la voce di Marvin che discuteva con un altro uomo.
-"Ma che stai dicendo? Ora il carico è qui! Ho messo a rischio la mia vita per portarlo!"
-"Senti, lo so, non è la prima volta. Ma ormai non siamo più sicuri. E io ho una famiglia a cui pensare"
-"Smettila e dillo chiaramente che vuoi lasciare!", seguì un minuto di silenzio, poi la voce aggiunse:
-"Mi dispiace Marv! Forse dovresti pensarci anche tu". Detto questo uscì. Kate vide l'uomo allontanarsi tra le case.
-"Ecco cosa abbiamo! Ora lo vedi anche tu! Un altro che lascia. Siamo rimasti in cinque! Come credi che ce la faremo?". Kate si decise ad entrare. Voleva sapere.
-"Sentite, mi dispiace entrare così ma voglio sapere di cosa state parlando. Ne ho diritto dopotutto! Cos'è? Armi, droga?". I due la guardarono stupiti, poi sulla bocca di Marvin comparve un sorriso amaro.
-"Forse se avessimo fatto i contrabbandieri avremmo avuto meno problemi", tacque un istante e si avviò verso un mobile, "Niente di tutto questo piccola", aprì un'anta.
Lo stipo era pieno di medicinali. Mac le si avvicinò e le disse: "Vieni, ti faccio vedere una cosa". La condusse in una sala più grande. Centinaia di letti e brandine la occupavano. Persone di ogni età e sesso erano lì, malati o feriti, che soffrivano aspettando cure che forse non sarebbero mai arrivate. Kate si sentì una nullità.
-"Mi spiace...io...non immaginavo"
-"Ehi, va tutto bene. Non preoccuparti".
Uscirono tutti e tre dal capanno e fecero quattro passi. Kate aveva in volto un'espressione sconvolta. Poi chiese a Marvin: "Qual'è il tuo ruolo qui?". Ancora quel sorriso lo sfiorò.
-"Io sono uno dei pochi medici che ha deciso di occuparsi di questa gente, ma oltre a questo facciamo tante altre cose. Qui non puoi permetterti di fare il difficile"
-"Sei un medico? Io credevo che..."
-"...fossi un cuoco? Beh, diciamo che all'occorrenza...!". Camminavano tra le case, Kate osservava stupita il degrado che la circondava.
-"Questo è un posto abbandonato da Dio. L'incessante guerra civile ha fatto il resto sull'economia già debole di suo. La stragrande maggioranza della popolazione vive ancora nella povertà più nera e questa regione più di tutte"
-"Perchè non riuscite ad avere aiuti?"
-"Perchè? Perchè come ti ho già detto qui c'è ancora la guerra civile. E le organizzazioni che abbiamo contattato, in un primo tempo hanno fatto il minimo indispensabile per fare bella figura, poi se ne sono lavate le mani dicendo che non volevano entrare nelle questioni interne. Siamo soli. Pochi medici contro tutti. I medicinali scarseggiano, non abbiamo fondi nè strutture adeguate e per di più dobbiamo curare centinaia di persone tra le incursioni armate dei guerriglieri"
-"Marvin dimmi che posso fare per aiutarti"
-"Mac, dovete solo andarvene. Non è sicuro per voi"
-"Se è per questo, non lo è neanche per voi"
-"Già, ma io ho fatto una scelta e me ne assumo le responsabilità"
-"Beh, senti, anche volendo ormai sta calando la sera per cui sarebbe meglio partire domattina". Marvin la guardò con rassegnazione: sapeva che non sarebbe riuscito a distoglierla dal suo proposito.
-"Ok. Starete nella mia capanna, io dormirò nell'ambulatorio. Ma domattina voglio vedervi lontane da qui"
-"Agli ordini capitano"


Era mattino presto quando Mac aveva raggiunto il capanno. Marvin era già al lavoro, stava effettuando un giro visite tra i letti e vicino a lui c'era un altro giovane che lo aiutava. Quando la vide, andarono nell'ambulatorio.
-"Ciao"
-"Ciao, spero abbiate dormito decentemente"
-"Si, questi letti sono più comodi di quanto pensi"
-"Allora, ho predisposto un gommone per quando arriverete al Nilo, all'altezza della terza cateratta. Prendete la mia jeep, tempo due giorni sarete lì"
-"Bene, allora".
In quel momento il telefono squillò. Marvin scambiò alcune parole incomprensibili con la voce all'altro capo e riattaccò. Quando si girò, Mac notò il volto cupo dell'amico.
-"Che succede?"
-"Dovete andarvene, forza". Prese delle carte e fece per tirare Mac.
-"Marvin, che diavolo hai?". La donna si fermò trattenendo l'uomo.
-"Era un amico. Voleva avvisarmi che stanno tornando"
-"Quanti sono? Fra quanto saranno qui?"
-"Sono pochi. Ormai sanno che siamo quattro gatti e non sprecano la cavalleria pesante che invece serve altrove. Entro sera arriveranno"
-"Perfetto. E noi li aspetteremo"
-"Cosa? Tu sei fuori di testa! Voi dovete andarvene e subito"
-"Senti, lo hai detto tu che sono pochi, ce la possiamo fare. Una volta sistemati ti giuro che ce ne andremo". Marvin rimase pensieroso per un pò.
-"Non c'è modo di farti cambiare idea, vero?"
-"No", sorrise la donna.


-"Mac sarà un massacro!"
-"No che non sarà un massacro. Faremo in modo che non arrivino al capanno"
-"Ti rendi conto che questa gente non sa tenere in mano una pistola?"
-"Kate, tu non preoccuparti di questo. Dovrai solo rimanere nascosta con gli altri. Vedrai che non succederà nulla. Ora scusami". La donna uscì di corsa dalla casa, portando con sè una sacca. Quando raggiunse l'ambulatorio vi trovò dentro Marvin e altri quattro giovani.
-"Mac questi sono i miei aiutanti, gli unici che possono combattere. Gli altri del villaggio, quei pochi che sono rimasti, sono infermi"
-"Bene. Sapete usare una di queste?". Mac cacciò alcune semiautomatiche. I ragazzi risposero di si. Più o meno erano in grado di usarle, anche perchè quando avevano deciso di relegarsi in quella zona del mondo, sapevano che non sarebbe stata una passeggiata.
-"Aspetta, quelle non bastano per tutti", Marvin aprì una cassapanca e ne estrasse due fucili mitragliatori.
-"Perfetto, questi andranno ai due appostati sul dosso vicino il capanno. Speriamo che non dovranno usarli, perchè vorrà dire..."
-"...che noi abbiamo fallito", concluse l'amico.
-"Ok, non fasciamoci la testa prima del previsto". La donna spianò la cartina del posto su un rozzo tavolino e cominciò a dare direttive.


La giornata era cominciata piuttosto soleggiata e la calura era insopportabile. Kate si chiedeva se sarebbe stato meglio morire squagliata dal sole o uccisa dai guerriglieri.
-"Kate! Dove sei?". Mac era appena ritornata e la vide che si sventolava invano vicino una finestrella. "Sei qui. Vieni"
-"Che c'è? Non lo vedi che sto morendo?!"
-"Non essere tragica. Tieni"
-"Cos...? Che dovrei farci?", la ragazza guardò l'arma che le porgeva l'amica.
-"E' una pistola, di certo non puoi usarla per mangiare!"
-"Non intendevo questo! Perchè me la stai dando?"
-"Perchè mi sento più sicura se anche tu ne hai una. Qualunque cosa entri da quella porta, tu spara"
-"Io...non...so se saprò usarla"
-"Certo che si, è facile. Guarda". La donna le fece impugnare l'arma, si mise dietro di lei tenendo le mani chiuse su quelle della giovane e mostrandole come doveva fare.
-"Ok, ora prova tu". Kate si rimise in posizione, puntando l'arma verso il nulla.
-"E'...più facile dimostrato da te"
-"Vedrai che sarai in grado. Ma spero comunque che tu non la debba usare", la guardò negli occhi, congliendo la paura della giovane. "Kate, mi dispiace di averti trascinato in tutto questo"
-"Non pensarci ora. Domattina ripartiremo sane e salve da qui". Mac non disse nulla, si limitò a fissarla, cercando di darle una certezza che forse neppure lei aveva.
-"Ora vado ad aiutare Marvin col giro delle visite. Ci vediamo dopo".


Era passata poco più di mezz'ora, quando Kate decise che avrebbe fatto un giro e magari avrebbe dato un'occhiata al lavoro dei medici. Mentre si incamminava verso il capanno diede spazio ai pensieri. Non immaginava che Mac fosse in grado di aiutare un medico nel proprio lavoro, ma dopotutto era il genere di cose tipico della ragazza. Ce la vedeva bene con un camice bianco a salvare vite in un affollato ospedale cittadino. O forse aveva visto troppi telefilm.
Quando entrò nel capanno vide solo Marvin e i suoi aiutanti al lavoro. Passò lungo il corridoio formato dai letti e lo raggiunse. Stava visitando un bambino. Poteva avere all'incirca nove anni e sembrava in salute, se non fosse stato per quel moncherino alla gamba. Kate si sentì travolgere dalla tristezza.
-"Che gli è successo?", chiese a Marvin.
-"Una mina antiuomo. Stava giocando con suo fratello"
-"E' terribile. Una vita così giovane"
-"E lui è stato fortunato. Suo fratello non ce l'ha fatta". Ovunque si girasse Kate vedeva dolore e sofferenza. Si chiedeva come fosse possibile che così tanta gente dovesse soffrire per stupide discordie. Nulla valeva la vita delle persone. Si spostò più in là, osservando i volti straziati in fila uno accanto all'altro. Una donna la chiamò chiedendole dell'acqua. Kate si avvicinò porgendole un bicchiere. La donna le sorrise ringraziandola. Era incredibile come per un gesto così insignificante avesse ricevuto la gratitudine di una persona. Si chiese se nella sua quotidianità era ancora possibile trovare gentilezza. Come le appariva tutto futile paragonato a quel dramma. Si incamminò verso una porta che dava in un'altra stanza adiacente al capanno. Uno dei medici le disse che lì c'erano i casi senza speranza.
Aprì piano la porta e vide Mac seduta al fianco di una donna. C'erano in tutto dieci letti e le persone che li occupavano avevano volti ancor più grevi di quelli precedenti. Vide che l'amica stava infilando un ago nel braccio della donna, la quale con un alito di voce la ringraziò. Dopo qualche istante chiuse gli occhi e accasciò la testa. Kate non riusciva a credere a quello che aveva appena visto. Mac si alzò e la notò. Raggiunse la porta, la guardò fisso negli occhi e uscì.

-"Mac! Fermati!". La giovane era uscita dal capanno e stava camminando a passi svelti lungo la stradina. "Mac, che hai fatto?! Tu...", Kate aveva un groppo in gola, "l'hai uccisa". Mac si fermò e la ragazza la raggiunse.
-"Che hai fatto?!", ripetè strattonandole un braccio e costringendola a guardarla negli occhi.
-"Si è così"
-"Perchè?!", gli occhi di Kate erano velati.
-"E' stata lei a chiedermelo. Stava soffrendo e aveva deciso di farla finita"
-"Ma tu...oddio...non dovevi...", ora le lacrime stavano cominciando a scorrere. Mac fu invasa da un fuoco imprrovviso.
-"Non dovevo cosa? Eh? Darle la pace e troncare le sue sofferenze?! Queste cose turbano il tuo piccolo mondo perfetto vero? Beh, ti dirò una cosa: al di fuori della Florida esiste un altro mondo fatto di ingiustizie e dolori, cose che non puoi aggiustare nè puoi evitare. E per quelli che non hanno più la speranza, per coloro che questi conflitti distruggono fino all'anima, non puoi fare più nulla. Non tutto va sempre come deve andare Kate. Svegliati!"
-"E' vero, forse le cose non sono sempre tutte rose e fiori, ma tu avresti potuto non ascoltarla. Chi credi di essere per fare una cosa del genere?!"
-"Lei aveva fatto la sua scelta. Giusta o sbagliata, ne ha pagato il prezzo e per questo esige rispetto. Io ho solo rispettato il suo volere"
-"Io....hai fatto una cosa orribile"
-"Beh, almeno io non vivo in una gabbia dorata, ignorando il mondo esterno ed elemosinando i propri sentimenti ad un amico solo per pietà". Kate rimase zitta come pure Mac, l'una guardando negli occhi l'altra e scorgendovi solo dolore. Poi la donna se ne andò, lasciando Kate nella polvere della strada. I suoi occhi erano arrossati e umidi, ma ben poco c'entrava il vento sabbioso che le accarezzava il volto.


Era sera quando Mac avvisò Marvin che un manipolo di uomini si stava avvicinando. Tutti erano ai loro posti, un paio di uomini sul dosso vicino il capanno e i restanti nella parte bassa per lo scontro diretto. La gente del villaggio, quei pochi che non erano ammalati, furono comunque messi al sicuro nell'ambulatorio. Le case erano vuote, la stradina deserta e un venticello freddo spazzava la sabbia rendendo tutto ancora più fatiscente. Kate si era piazzata dove le era stato detto, davanti la porta principale del capanno, pronta a fare fuoco su chiunque. Ma se doveva essere sincera, in quel momento avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì. Un sentimento misto tra paura e sconforto la invadeva, rendendola nervosa.
-"Ehi, sono all'incirca sette-otto", sussurrò Marvin. Lui e Mac erano alla finestra di una delle case, pronti a sparare a vista.
-"Ok, dobbiamo farli avvicinare ancora, altrimenti non ce la facciamo. Va da Jack e digli di star pronto".
Il piano di Mac non era nulla di spettacolare. Già era troppo averne potuto organizzare uno. Più che altro contavano sull'effetto sorpresa, perciò avevano deciso di paizzarsi dentro una delle abitazioni all'inizio della strada. I guerriglieri sarebbero dovuti passare per forza di lì per giungere al capanno. La cosa che più la innervosiva era che non conosceva bene il nemico. Non sapeva come si sarebbero comportati nè di cosa erano equipaggiati. E la prima regola per lei era proprio questa: se vuoi sconfiggere il nemico devi conoscerlo. Cacciò un sospiro e puntò la pistola. Ormai erano ad una distanza adeguata. Poteva vederli chiaramente alla luce della luna: otto uomini, di cui tre a cavallo. E naturalmente ben assortiti: fucili d'assalto, moschetti automatici e qualche altro gingillo.
Due uomini a cavallo si fecero avanti per controllare la situazione, poi diedero un cenno agli altri. Quello fu il segnale anche per Mac, Marvin e Jack. Una pioggia di proiettili vagò nell'aria. Gli uomini, chiaramente presi di sorpresa, tentennarono per qualche secondo e un paio caddero a terra morti. Il tempo di riprendersi che cominciarono a far fuoco anche loro, ma sparavano al nulla, non riuscendo a vedere dove fossero i nemici. Poi un uomo a cavallo si avvicinò, coperto dai compagni, ad una delle case. Mac lo vide che con un lanciafiamme dava fuoco all'abitazione.
-"Porc'...! Usciamo di qui o finiremo arrosto"
-"Ma dove andiamo? Ci prenderanno", Jack era visibilmente terrorizzato.
-"Calma! Ci muoveremo tra le capanne cercando di farci scudo con esse, andiamo!". Uscirono e si divisero, ognuno nascosto come poteva, tentando di salvare la pelle. Gli uomini ormai erano entrati. Marvin ne vide uno correre nella sua direzione e sparò. L'uomo cadde a terra, ma uno dei suoi amici a cavallo gli era alle spalle: in un attimo fu colpito alla testa. Mac, riparata dietro una capanna, stava ingaggiando uno scontro a fuoco con un altro uomo appostato di fronte a lei.
-"Di questo passo andremo avanti in eterno", disse fra sè e sè. Girò dietro la capanna e gli arrivò vicino. Con un calcio in faccia, l'uomo indietreggiò perdendo equilibrio. La pistola gli cadde e iniziarono a combattere. Jack, per quanto impaurito, aveva preso coraggio dopo essere riuscito a far cadere uno degli uomini da cavallo. Stava tentando di schivare i suoi colpi, ma non era molto bravo in questo. Mac lo vide in difficoltà e in un attimo afferrò una padella che era vicino allo steccato e la lanciò come un boomerang, andando a colpire in pieno l'avversario. Da lontano il giovane la ringraziò. Intanto l'uomo col lanciafiamme stava dando fuoco alle altre capanne, spinto ancora di più dall'ira. Marvin si era rialzato. Prese una corda e la legò velocemente, facendone un lazo. Quando l'uomo gli passò vicino per dar fuoco allo steccato, lanciò la corda afferrando il cavallo, che si imbizzarrì, facendo cadere il suo fantino.
-"Ora mi hai davvero scocciato", disse Mac, assestando un calcio definitivo all'uomo con cui stava lottando e mettendolo ko. Mentre Marvin teneva occupato l'uomo col lanciafiamme, una baionetta sibilò nell'aria andando a colpire la gamba del medico. Si accasciò a terra, permettendo così all'avversario di scappare e andare ad appiccare altri fuochi. Mac si accorse del fatto, vide che ora un altro uomo stava puntando il suo fucile su Marvin. Prese slancio, correndo su un'asse di legno inclinata e saltò. Atterrò proprio sull'uomo che in breve fu disarmato e colpito mortalmente. La donna corse da Marvin aiutandolo ad alzarsi.
-"Lascia, pensa a Jack piuttosto". Mac guardò nella sua direzione: due uomini lo avevano trascinato a terra e lo stavano pestando. Per un secondo guardò la scena che la circondava: le case in fiamme illuminavano quello scenario notturno di sangue e morte, Marvin era ferito, Jack stava rimettendoci la pelle e l'ultimo uomo a cavallo si stava dirigendo al capanno. Doveva agire subito, anche se non poteva fermare due situazioni nello stesso tempo. Alla fine confidò nell'intervento dei loro amici sul dosso e corse da Jack.
-"Ehi, perchè non ve la prendete con me?". I due uomini si voltarono. Uno si avventò subito su Mac e cominciarono a lottare. Jack nel frattempo si era alzato e stava correndo nella direzione di Marvin per mettersi al riparo. L'uomo col lanciafiamme lo vide. Stava per far fuoco su di lui, quando Marvin da terra afferrò un fucile puntando sul serbatoio e facendo saltare per aria l'uomo.
-"Grazie amico! Appena in tempo per evitare che diventassi una torcia umana"
-"Beh, io ho sempre sognato di far parte dei Fantastici 4".
All'improvviso si sentirono dei colpi a raffica provenire da lontano: erano i due medici sul dosso. Per un secondo rimasero tutti in ascolto. Anche Mac si bloccò per tendere le orecchie, ma l'unico rumore era dato dal crepitio del fuoco. Una luce diversa comparve negli occhi della donna.
-"Mi dispiace amico, vorrei trattenermi con te, ma ho di meglio da fare". Un calcio in pancia fece piegare l'uomo in due e con un gesto fulmineo gli spezzò il collo.
-"Ragazzi state bene?"
-"Si, non ti preoccupare, ma lassù...non so cosa sia successo". I tre si voltarono in direzione del capanno. Per un attimo ci fu un silenzio di tomba. Poi videro una figura correre per la strada. Era l'ultimo uomo, ma senza cavallo. Mac si piazzò al centro della via attendendolo come un pistolero che sta per affrontare l'ultimo duello. L'uomo aveva cacciato un pugnale, ma era sconvolto e stava tentando il tutto per tutto. Quando gli fu vicino, Mac si alzò a mezz'aria sferrando un calcio e disarmando l'uomo. Con gesti rapidi gli assestò qualche pugno, prima di farlo crollare sfinito a terra. Poi gli fu sopra, bloccandogli le braccia dietro la schiena e puntandogli la pistola alla nuca.
-"Riferisci pure che il campo medico ha finalmente ricevuto gli aiuti militari dello stato, per cui non fatevi più vedere".
L'uomo in preda al terrore corse via. Mac raggiunse Marvin e Jack aiutandoli ad alzarsi.
-"Mac perchè diavolo hai detto quella bugia? Noi non abbiamo nessun aiuto"
-"Già, ma loro non lo sanno. Se ne staranno buoni per un pò".


Kate stava tremando. Era da un pò che non sentiva più alcun rumore, ma questo silenzio la rendeva più agitata dei suoni della battaglia. Non trovava il coraggio per aprire la porta e guardare fuori. Poi sentì dei passi, sempre più vicini. Strinse ancora di più il pugno attorno alla pistola. La porta si spalancò e in un istante tutta la tensione accumulata si sciolse. Davanti a lei c'era Mac. Era affannata e sporca di sangue, ma sana e salva. Il sollievo negli occhi di entrambe era visibile. Corsero l'una incontro all'altra e si abbracciarono.
-"Oddio, stai bene"
-"Si! E tu, non sei ferita vero?". Kate le posò una mano sulla guancia e la guardò, sperando di non trovare ferite.
-"Sto bene, Kate, sto bene", la ragazza la riabbracciò come per constatare che era vero ciò che diceva.


La mattina dopo tutto era pronto per la partenza. Mac e Kate si ritrovarono nell'ambulatorio per salutare Marvin e gli altri.
-"Allora avete preso tutto?"
-"Si, stai tranquillo. Ce la caveremo"
-"Come sempre"
-"Ragazzi, grazie ancora. Il vostro aiuto è stato prezioso", Mac strinse la mano di quei giovani medici, percependo per un istante l'incredibile forza di volontà che avevano.
-"Venite, vi accompagno alla jeep". Marvin aprì la porta. Un sole accecante li invase. Camminarono per la stradina, guardando quello che restava della sera precedente: la maggior parte delle capanne erano un ammasso di cenere.
-"Ora questo luogo sembra ancora più triste di prima", disse Kate.
-"Io invece vedo del potenziale. Certo è tutto da rifare, ma c'è speranza. E' come se il fuoco di ieri notte fosse stato purificatore", Marvin allargò le braccia.
-"Vedo che sei ritornato l'ottimista di sempre", disse sorridendo Mac.
-"Beh, in questo c'entra molto anche la telefonata di stamane. Ho contattato Rush e praticamente l'ho costretto a venire qui con un paio di amici"
-"Parliamo dello stesso Rush?"
-"Esatto"
-"Come diavolo hai fatto?! Lo sai che per smuoverlo..."
-"Oh, beh, mi doveva...diciamo...un favore", sorrise. Arrivarono alla jeep, caricarono le loro cose e si salutarono.
-"Mac grazie di tutto"
-"L'hai già detto". Si strinsero la mano e Marvin la fissò negli occhi, "La verità è che tu sei sempre l'eroina che arriva in punta di piedi offrendo il suo aiuto e non pretendendo nulla in cambio", l'abbracciò.
Kate li fissò per qualche secondo: c'era davvero un rapporto speciale tra loro. Poi Marvin salutò anche lei:
-"Madame...è stato un piacere", le baciò la mano.
-"E poi dicono che di gentiluomini non se ne trovano più", tacque un istante, poi aggiunse: "Mi dispiace di aver dubitato di te"
-"Tranquilla. Anche io avrei avuto qualche dubbio...", sorrise. Le due salirono in macchina.
-"Mi raccomando ragazze...prudenza". La jeep riprese il su normale tremolio. Marvin le vide andar via: "E ricordatevi di restare unite...". vide i cenni delle loro mani, poi il deserto le inghiottì.


La jeep procedeva con andamento piuttosto sostenuto, emettendo un ronzio fastidioso. L'unico vero rumore in quel mare sconfinato di sabbia. In effetti il silenzio che c'era tra le due era diventato alquanto imbarazzante, se non addirittura insostenibile.
-"Senti...", esordì Mac. Kate sorrise. "E ora che c'è?"
-"No, è che credevo che sarei stata io la prima a rompere il silenzio. Di solito non resisto molto senza parlare e invece..."
-"Ok, se vuoi inizia tu"
-"No, avanti".
Mac sospirò, come se le servisse per riprendere coraggio. Non era mai stata brava con i discorsi.
-"Mi dispiace per ieri. Non volevo dirti davvero quelle cose...ero così arrabbiata e stanca, che tutta la tensione è venuta fuori in quel modo. Non mi permetterei mai di giudicare le tue scelte, tantomeno di poter dire quello che è giusto o sbagliato", rimase un secondo in silenzio, "Era la prima volta che facevo una cosa del genere, con quella donna intendo. Sono la prima ad odiare quello che ho fatto, mi sono trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato...o giusto, a seconda di come la si voglia vedere. Ho solo scelto di rispettare le ultime volontà di un essere umano"
-"Ok, Mac, ora ascolta me. Ti chiedo scusa....dentro di me ieri c'è stato un turbinio di emozioni nuove: la vista di quella povera gente, la scoperta di una realtà di cui sapevo l'esistenza, ma che ho fatto finta di non vedere per tutta la mia vita. Io...ieri ho pensato molto a quello che hai detto...è vero, vivevo in una gabbia dorata, ignorando quello che c'era fuori. Ma da quando ho intrapreso questo viaggio per ritrovare mio padre, i miei occhi e la mia mente stanno spaziando all'infinito, sto conoscendo tutto un mondo che è immenso e variegato e...questo è meraviglioso. Non mi sono mai sentita così viva. Ma ci sono anche i lati più terribili e tragici. Quello che voglio dire è che, uscendo dal mio quotidiano, è tutto amplificato. Ieri quando ho visto quello che hai fatto mi sono sentita così impotente nel vedere che gente come noi ha la vita appesa ad un filo e...io non potevo farci nulla. Credo che la vita umana è il bene più prezioso e che nessuno ha il diritto di appropriarsene, perciò ho reagito così. Ma...ripensando al tuo gesto, ho capito che io nella stessa situazione forse avrei fatto la stessa cosa. Mi dispiace".
Mac era rimasta in silenzio. Poi disse:
-"Cavoli, ora che me lo fai notare...tu parli davvero tanto". Sorrisero. "Marvin ha detto una cosa giusta...dobbiamo restare unite d'ora in poi. Le cose si complicheranno", aggiunse.
-"Già. Credo che Marvin abbia sempre detto cose sagge...", Kate sorrise, guardando l'amica che guidava. Si sentiva stranamente bene, anche se chiunque in quella situazione avrebbe avuto paura.

 





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