La
Gabbia
di
Ira feat (Il Giullare)
Genere:Uber...siamo a New York....giorni nostri.
Desclaimer:Dunque,dunque.... i personaggi di Xena,Gabrielle,Ares,Joxer,Callisto
ecc, non mi appartengono,dunque se vi sembra di riconoscerli nei personaggi
di questo racconto sappiate che sono di proprietà della MCA/Universal
Pictures...io li utilizzo solo per puro piacere personale....e spero
anche per piacere di chi leggerà.
Reating:Bah......sono convinta che al telegiornale si veda di peggio.....diciamo
vietato ai minori per le scene di violenza che seguiranno; anche chi
è in grado di tollerare solo l'amore eterosessuale è pregato
di andare a leggersi dell' altro....magari qualcosa che sia d' aiuto
nell' allargare le proprie vedute ^__^
NOTE: 1-Questo racconto è dedicato alla fonte della mia ispirazione....tu
sai chi sei.
2-L' indirizzo a cui rivolgersi per critiche,complimenti,osservazioni,
e malocchi é: danger_ira_zone@virgilio.it <mailto:danger_ira_zone@virgilio.it>
3-Per entrambi questo vuole essere anche un omaggio a Kevin Smith: Ares,per
noi sarai eterno R.I.P
<<Mai più mi chinai nemmeno su un
fiore,
più non arrossii nel rubare l' amore,
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.
Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino,
non avevano leggi per punire un blasfemo
non mi uccise la morte ma due guardie bigotte,
mi cercarono l' nima a forza di botte.
Perchè dissi che Dio imbrogliò il primo uomo,
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo,
nel giardino incantato lo costrinse a sognare,
a ignorare che al mondo c' è il bene e c' è il male.
Quando vide che l' uomo allungava le dita,
a rubargli il mistero di una mela proibita,
per paura che ormai non avesse padroni,
lo fermò con la morte,inventò le stagioni.
Mi cercarono l' anima a forza di botte...
e se furon due guardie a fermarmi la vita,
è proprio qui sulla terra la mela proibita,
e non Dio ma qualcuno che per noi l' ha inventato,
ci costringe a sognare un giardino incantato,
ci costringe a sognare un giardino incantato.>>
(Fabrizio De Andrè. R.I.P )
Non ho mai neppure osato sognare di provare ,in
vita, un amore puro, irrazionale e, completamente incondizionato.
Non ho mai osato immaginare come questo avrebbe potuto mutare il mio
spirito.
Il mio cuore si è sempre ritenuto intoccabile,eppure di fronte
a quegli occhi le mie barriere cedettero miseramente.
La donna è stata la causa dell' allontanamento dell' uomo dal
giardino dell' Eden eppure, questa donna, mi ha fatto conoscere la vita
insegnandomi ad apprezzarne le cose semplici che prima ritenevo solamente
banali. Ella mi ha liberato dalla gabbia in cui mi ero rinchiusa, conducendomi
in un giardino incantato che sembrava costruito apposta per noi.
Scrivere non è il mio mestiere, quindi lettore,non utilizzare
un occhio troppo clinico su questo mio scritto e porta pazienza se ciò
non si rivelerà all'altezza delle tue letture abituali...
Questa è solamente una storia,una storia come tante nata dalla
strada di cui sono figlia.
Capitolo 1 L' INCONTRO
<<La realtà non può reggere
il confronto con la leggenda.>>
(Solid Snake)
Il silenzio che regnava nel reparto era rotto solo da alcuni lamenti
dei pazienti sotto effetto di tranquillanti e dal battere dei miei stivali
sul pavimento.Avanzavo a passo spedito facendo ondeggiare la lunga giacca
di pelle ad ogni mio movimento; sapevo già che l' obiettivo della
mia visita si trovava in fondo al corridorio,quindi non dovevo perder
tempo curiosando nelle altre camere.I grossi occhiali da sole che indossavo
rendevano inespressivo il mio volto.
Erano circa le 23.30 e l'infermiera di turno stava facendo una pausa
al distributore di caffè,fumando una sigaretta.
Arrivai alla camera 219 da dove provenivano dei lamenti simili a guaiti,allora
non ebbi più dubbi sul fatto di aver trovato chi stavo cercando:
mio fratello si dimenava sul letto conbattendo con i le funi che gli
immobiizzavano i polsi e le caviglie, un tipico espediente per evitare
che i pazienti si facessero del male da soli.
Quando mi scorse con le braccia incrociate sullo stipite della porta,
i suoi occhi si illuminarono come quelli di un bambino di fronte alla
sua torta di compleanno.
<<Possibile che debba venirti sempre a ripescare in qualche ospedale?>>
il mio tono era più stanco che seccato.
La sua risposta fu uno sguardo colpevole da cucciolo,unito ad una specie
di grugnito.
Mi avvicinai al letto,gli posai una mano sulla fronte carezzandolo leggermente,dopo
di che cominciai a slegarlo.
Aprii l' armadietto vicino al letto dove trovai i suoi vestiti, lo aiutai
ad indossare i jeans e quando gli tolsi il grembiulino che gli copriva
il petto, per fargli indossare la sua mimetica,scoprii che il motivo
per cui si trovava lì: aveva uno squarcio all'altezza del capezzolo
destro e uno sull' avambraccio.
<<Wolf, questi come te li sei fatti?>> domandai mostrandogli
la ferite gonfie per i punti messi da poco.
Silenzio.
<<Ted!>> lo spronai.
Nessuno chiamava mio fratello con il suo vero nome, e probabilmente
nessuno oltre a me conosceva il nome scritto sul suo certificato di
nascita.Anch' io,sua sorella di sangue, avevo smesso di chiamarlo Ted.Forse
perchè mi sembrava un nome da idiota e tra i due preferivo il
nome che più gli apparteneva:il nome che gli aveva dato la sua
famiglia.<<Jarod...>> rispose con voce rauca,facendo oscillare
la testa.
<<Capisco.>>
Una volta vestito si alzò in piedi e, camminando leggermente
ricurvo facendo oscillare le braccia un pò come uno scimpanzè,
mi seguì lungo il corridoio.
Sapevo di aver impiegato più tempo del necessario, e sperai che
anche l' infermiera avesse deciso di allungare un pò la sua pausa
caffè.Le mie speranze andarono a farsi fottere nel momento in
cui sentiì una voce gracchiare dietro di me:
<<Chi è lei? I pazienti non possono lasciare il reparto!>>
Mi voltai verso di lei, mi appoggiai gli occhiali in testa a mò
di cerchietto e catturai il suo sguardo fissandola con i miei gelidi
occhi azzurri.
<<Mi scusi, lei a ragione.-coprii la distanza che ci separava;
ora eravamo a circa un metro di distanza-Wolf,vai da lei.>> dissi
con tutta calma.
Mio fratello ciondolò,verso la donna dopo di che senza alcun
preavviso le saltò addosso mordendola con forza alla base del
collo.La poveretta non fece in tempo ad emettere un fiato che svenne...
suppongo più per lo schoc, che per l' entità della ferita.
Sapete,mio fratello è convinto di essere un lupo mannaro: si
è anche fatto limare i canini, ma non ha mai ucciso nessuno...utilizzando
i denti,intendo.Certo,magari non rientra in pieno nella definizioni
di "normale", ma lui è tutto ciò che rimane
della mia famiglia biologica e so che sarebbe disposto a dare la vita
per me; da parte mia gli ho giurato che nessuno ci avrebbe separati.
Uscimmo velocemente dall' ospedale,senza incontrare nessun altro scocciatore.
Attraversammo la strada dove trovammo la mia Viper gts della Chrysler
ad attenderci.Adoravo la mia macchina,spesso trattavo meglio lei di
alcune persone.
Misi in moto e partii alla volta della Tana,il luogo sicuro che condividevo
con il resto della mia famiglia.
Con lo sguardo sempre fisso sulla strada,estrassi il cellulare dalla
tasca e composi un numero di telefono; la voce roca di Jarod mi rispose
al terzo squillo:
<<Ti avevo avvertito di lasciarlo stare>> dissi con estrema
tranquillità.
<<Era ancora nel mio locale...e girava attorno a Nadine.Ti conviene
tenere a casa quell' handicappato o rischia di ritrovarsi una pallottola
in testa.>> rispose secco.
<<Forse sei tu che dovresti mettere il guinzaglio alla tua donna,
non credi?>>
<<Fottiti, Iena!>>
<<Jarod?>> la mia voce era diventata estremamente sensuale.
<<Ti ascolto...>>
<<Capiterà quando meno te lo aspetti...>> fu un sussurro.
<<No, aspetta...parl...>>
Riattaccai. Tutta la sua voglia di fare il grand' uomo sparì
di colpo:sapeva che sarei andata a fargli visita prima o poi, e sapeva
che io mantengo sempre le promesse.
Guardai mio fratello,i suoi corti capelli castani erano arruffati e
gli occhi incavati e stanchi.Mi osservò con quel suo sguardo
un pò tonto e abbozzò un sorriso che ricambiai.
La Tana era una vecchia fabbrica di due piani in disuso situata nella
periferia della città.Quello era veramente un luogo sicuro:isolato
e tranquillo tanto per cominciare,protetto come un bunker per concludere.Se
qualcuno per ragioni sconosciute,avesse deciso di forzare la grande
porta d'acciaio,entrando si sarebbe trovato di fronte ad una tastiera
numerica con una spia lampeggiante e un display digitale che richiedeva
un tesserino magnetico e dava trenta secondi per inserire la parola
chiave per accedere all' interno della struttura.A questo punto si poteva
scegliere di premere tasti a caso o iniziare a correre.
Anche se qualcuno, particolarmente abile,fosse riuscito ad arrivare
dopo la porta si sarebbe trovato di fronte ad una allarme a raggi infrarossi
munito di sensori termici in grado di fermare una squadra antiterrorismo.
Per finire,non da meno dei sistemi di sicurezza, al piano terra stavano
i miei tre uomini.
Se si supervano,cosa che mi riesce difficile da credere, si avevano
due opzioni: o salire le scale e raggiungere il secondo piano dove girava
liberamente Ares,un PittBull di sei anni e trenta chili di muscoli,più
letale di una 9 millimetri oppure scendere nel seminterrato, il nostro
garage oltre che deposito di armi.
Condividevo quel posto oltre che con Wolf,anche con Stan e Loki:essi
rappresentavano una parte della mia famiglia,il resto viveva in altre
zone ma tutti avevamo un punto di incontro dalle parti del Queens:il
locale di Eve.
Quando entrammo, Wolf lanciò una specie di richiamo che Ares
comprese benissimo: scese velocemente la rampa di scale e saltò
addosso a Wolf giocando come un cucciolo. A volte mi veniva il dubbio
che quei due si capissero veramente,ma in fondo la cosa non aveva molta
importanza.
<<Wolf,cominciavamo a credere che non saresti più tornato.>>
Esclamò divertito Stan, seduto con i piedi sopra al tavolo,intento
a lucidare la canna della sua Vecchia Betty.Era l' unica persona che
conoscessi che avesse battezzato un fucile a pompa; prima di iniziare
una missione ci parlava pure...ma si sa, il mondo è bello perchè
è vario.
<<Tieni tesoro- mi porse la bottiglia di birra che stava bevendo-
allora, era dove ti avevo detto?>>
<<Si, esattamente li.>> finii la birra. <<Dov'è
Loki?>> domandai guardandomi attorno.
<<E' andato dalla donna di turno.Ha detto che più tardi,
ci troveremo tutti quanti da Eve per spartire.>>
<<Ok,io vado a farmi un bagno.>>
Salii le scale e arrivai al secondo piano; li vivevo io.Stan e Loki,rararmente
salivano lassù,sapevano che quello era il mio mondo,l' unico
posto in cui mi concedevo il lusso di rilassarmi completamente e sapevano
che io ci tenevo ai miei spazi.
Riempii la vasca di acqua calda e iniziai a spogliarmi, misi i vestiti
sporchi in un angolo della stanza e riposi la mia 9 millimetri sotto
il cuscino,il pugnale con una lama di quindici centimetri che portavo
sempre allacciato al mio polpaccio nel cassetto del comodino e il piccolo
coltello con la lama a scatto automatico, che tenevo sempre fra i seni,
sul bordo della vasca.Preferivo le armi da taglio alle pistole, mi sembrava
di conoscerle meglio, non importava se l' usarle comportava trovarsi
ad una distanza ravvicinata dal bersaglio.
Mi immersi nell' acqua che mi avvolse e rilassò ogni parte del
mio corpo con il suo tepore.
Ripensai al lavoro appena svolto che mi aveva fruttato centocinquantamila
dollaroni fruscianti.
La figlia di una famiglia piuttosto benestante era stata violentata
e seviziata quattro giorni fa,ora si trovava in terapia intensiva che
lottava per la sua vita: il padre mi aveva incaricata di trovare quel
figlio di puttana prima della polizia, e consegnarglielo; io l' avevo
fatto.
A dire il vero,io e il mio cliente non ci eravamo mai visti, era stato
Morris a fare da intermediatrio tra noi.Morris è un componente
della squadra omicidi che mi deve un favore:qualche anno fa salvai la
vita a suo figlio che era ricercato da alcuni spacciatori di crack.In
cambio del mio silenzio sulle attività del figlio,egli mi trovava
clienti pronti a pagare e mi forniva qualche buona informazione quando
mi occorreva.
Io mi definisco una spazzina: una specie di netturbina sociale.Ripulisco
le strade da stupratori,pedofili,killer e quant' altro.Li trovo e li
consegno,oppure li elimino direttamente.Se la città è
una giungla io sono La Iena. In molti mi chiamano così,solo la
mia famiglia a volte mi chiama con il mio nome,Silvya, anche se per
me è del tutto indifferente.
Mi accorsi che ero immersa da un ora e mezza così decisi di uscire
ed iniziare a prepararmi.Asciugai e spazzolai con cura i lunghi capelli
corvini che scendevano lungo le mie spalle,dopo di che ancora nuda aprii
l'armadio per vedere cosa indossare.Presi subito il completino intimo
in pizzo color grigio perla che avevo comprato da poco,dopo di che,optai
per un paio di pantaloni in pelle,anfibi e una canotta nera che metteva
in risalto le mie curve.La mia pelle ha un colorito naturale abbastanza
scuro,e questo mi faceva evitare di truccarmi in maniera pesante.Non
sono una ragazza vanitosa,ma oggettivamente credo di avere un fisico
da potermi permettere qualsiasi tipo di abbigliamento anche perchè,
oltre alla forma smaliante,sono più alta rispetto alla media.
Come sempre,prima di vestirmi, rimisi i miei gingilli ai loro rispettivi
posti,quindi raccolsi la valigetta che si trovava ai piedi del letto,indossai
la giacca e scesi.
<<Che fai Stan?Vieni più tardi?>> domandai mentre
accarezzavo il muso di Ares.
<<Si, aspetto che Wolf torni umano e vi raggiungiamo.>>
rispose sogghignando.
Ci misi circa venti minuti a raggiungere il "Paradise", il
locale di Eve. Parcheggiai sul retro,dove vidi la moto di Loki,mi tolsi
la giacca e la riposi in macchina ed entrai da dietro come mio solito,salutando
con una pacca sulle spalle Scott:un ragazzone di colore alto quasi due
metri che pesava centotrenta chili,impiegato come butta fuori.Il miglior
antifurto per una macchina.
Entrai in una specie di cucina,dove io e i ragazzi di solito tenevamo
le nostre riunioni e ci ritrovavamo per mangiare (nella Tana la cucina
era formata da un lavandino, un frigo e un forno a microonde). Dato
che non era ancora arrivato nessuno, uscii dalla cucina e raggiunsi
il locale vero e proprio.
Il Pardise era formato da due stanza dalle dimensioni medio-grandi.La
prima era organizzata come birreria con alcuni separè e un paio
di tavoli, mentre l' altra ospitava un piccolo palco su cui si esibivano
gruppuscoli emergenti, per lo più punk e rap.Questa era la serata
punk a giudicare dal giro di gente.
Intravidi Loki occupare il nostro solito separè nell' angolo
più imboscato del locale,impegnato a bere una birra.Feci un cenno
del capo ad Eve in segno di saluto, dopo di che lo raggiunsi.
<<Iena! Sei riuscita a trovare Wolf?>> domandò mentre
prendevo posto di fronte a lui e appoggiando la valigetta fra le nostre
gambe.
<<Si,è ferito,ma ora è a casa con Stan e stà
bene.Verranno più tardi.Allora, oggi è Martedì
vero?Com' è andata con....Christine?>> chiesi dopo aver
riflettuto un secondo sul nome della donna.
<<Bah, l' ho mollata...pretendeva troppe attenzioni...diceva che
ero troppo assente.Insomma voleva che mi prendessi un impegno serio;
immaginerai la mia reazione...>> disse con un tono a metà
fra lo sconsolato e lo scazzato.
<<Loki, Loki...quando credi che sarai pronto a prenderti un impegno
serio con una donna?>> gli sfilai di mano la bottiglia di birra
e ne bevvi un sorso.
<<Tesoro, sai bene che l' unica donna per cui sarei disposto a
dare tutto sei tu!>> esclamò ghignando e mimando un bacio
con le labbra.
Io e Loki ci conoscevamo da quando eravamo adolescenti.Lui fu il mio
primo ed unico uomo.In principio ne ero innamorata ma poi ci lasciammo
poichè mi resi conto che i miei gusti in fatto di sesso non erano
più rivolti all' emisfero cui apparteneva.Restammo comunque uniti.A
volte io e lui scommettavamo su chi riusciva a portarsi a letto prima
la stessa ragazza...non era raro che vincessi io anche se lui rimaneva
in testa alla classifica.
Loki era grosso,e non nel senso di grasso, era proprio grosso: aveva
due spalle larghe muscoli da vendere e addominali scolpiti.I suoi capelli
erano corti e castani,aveva lunghe basette fine e un pizzetto che curava
molto.In genere vestiva in pelle,e la cosa a cui teneva di più
era una giacca borchiata senza maniche che lo faceva apparie ancora
più imponente.Il suo fisico,unito alla sua innata capacità
di mentire forniva il passaporto ideale per il letto di molte donne.
<<Si certo....vado da Eve a prendere qualcosa da bere.>>
risposi sorridendo.
Non feci in tempo ad alzarmi che Loki,mi bloccò il polso e disse:
<<Sil, aspetta un attimo ad andartene.>>
<<Perc..>>
<<Un attimo e capirai...>> disse osservando qualcosa alle
mie spalle,continuando a sorridere.
Rilasciò la presa quando una ragazza venne al nostro tavolo a
prendere le ordinazioni; fu quando alzai lo sguardo che la vidi: aveva
corti capelli dorati,portati a caschetto e due occhi verdi che mi ricordavano
due smeraldi di estrema purezza.Il suo viso aveva dei lineamenti dolci,
e le sue labbra sorridevano nella nostra direzione.Indossava una magliettina
nera che le avvolgeva le forme lasciandole scoperto l' ombelico, dove
aveva un piercing, e jeans a vita bassa che lasciavano intravedere il
colore del perizoma che indossava.L' afa che si respirava in quel 12
Luglio,il fatto di dover muoversi velocemente da un tavolo all' altro
le crearono delle goccioline di sudore che le imperlavano la fronte.Era
bellissima.
Ci chiese se volevamo ordinare,così scoprii che aveva,oltre al
corpo, anche un splendida voce.
<<Una cola e rum.>> dissi continuando a fissarla,poco mi
importava se si accorgeva, o meno,del mio interesse.
Un calcio partì in direzione di Loki,quando da bravo idiota le
disse una cosa del tipo:
"Io vorrei te....quando ti va bene?" il che mi fece guadagnare
un sorriso da parte sua,prima di lasciare il nostro tavolo.
Inutile dire che mi soffermai sulla forma rotonda del suo sedere, fino
a che non scomparve in mezzo alla gente che affollava il locale.
<<Allora,cosa mi dici?>> domandò l' uomo sghignazzando.
<<Chi è?>> gli chiesi.
<<La nuova ragazza che Eve ha assunto.Non so altro. E' notevole
vero?>>
<<Si...decisamente notevole.>> affermai,un pò assorta
nei miei pensieri.
Non mi era mai capitato di perdere completamente la testa per qualcuno,
e credo che per riassumere le volte in cui ho detto "ti amo"
ad una persona basti un solo dito.Non che non avessi mai amato, è
che non riuscivo a dirlo;non riuscivo ad esprimermi bene con le parole
quando si trattava dei miei sentimenti.Comunque sia, sentivo il bisogno
di saperne di più su quella linfa.
Mi alzai lasciando Loki a metà di un discorso che avevo dimenticato
di ascoltare e mi diressi verso il bancone.
Feci lo slalom tra la gente che mi separava dal bancone e fu in quel
momento che invasi la sua traiettoria.Era davanti a me e mi dava le
spalle.Si voltò di scatto armeggiando con il vassoio su cui stavano
la mia cola e rum e la birra di Loki, e per poco non cadde all' indietro
nell' intento di evitare di colpirmi con il vassoio.Afferrai il mio
bicchiere,che oscillava pericolosamente,prima che cadesse a terra.
<<Scu...scusami.>> disse timidamente,tenendo la bottiglia
di birra con una mano,per evitare altri incidenti.
<<Tranquilla,non è successo niente.>> risposi sorridendo.
<<Sicura?Non ti sei bagnata?>>
Quella domanda,proferita con tanta innocenza, fece nascere in me mille
risposte che non mi azzardai a pronunciare,limitandomi ad un:
<<Sicurissima.Va tutto bene.>>
<<Ok.>> detto questo,andò in direzione del separè
per dare a Loki la sua birra, ed io
sperai che quell' animale non saltasse fuori con qualche battuta davvero
pesante.
<<Iena!Ciao tesoro.>> disse Eve nel momento in cui raggiunsi
il bancone.
<<Eve,chi è quella biondina?>> domandai indicando
verso il separè.
<<E io che ne so!>>
<<Non quella strafatta,nel tavolo vicino al nostro!Parlo della
tua nuova ragazza!>> esclamai quasi indignata.
<<Ah,parli di Michelle.>>
<<Esattamente.Cosa puoi dirmi di lei?>> domandai recuperando,uno
sgabello e sorseggiando il mio alcolico.
<<Dunque, Michelle O'Connor,21 anni vive qui nel Queens, suo padre
continua ad entrare ed uscire di galera mentre sua madre stà
morendo di cancro.La vecchia Meg...è sempre stata una buona lavoratrice,la
conoscevo bene.La ragazza è l' unica che può far entrare
qualche soldo in casa.>> mi spiegò Eve.
<<Cos'è tutto questo interesse bambina?>> domandò
sporgendosi verso di me. Eve era una specie di madre per me.Aveva offerto
un rifugio a me e Wolf e ci aveva visti crescere.A 52 anni mandava avanti
un locale che era di sua proprietà, sapeva quasi tutto di tutti
ed era sempre pronta a coprirmi.
<<Allora?>>
<<Ti schizzeranno fuori le tette se ti pieghi ancora un pò,
Ma'.>> detto questo mi alzai e tornai al mio tavolo.
Quando tornai al tavolo Loki era impegnato a leccare il collo ad una
donna che non avevo mai visto.
Mi sedetti e mi schiarii la voce.
<<Tesoro,ora ho da fare.>> le disse allontanandola.
La donna si alzò e mi lanciò uno sguardo pittosto seccato,dopo
di che se ne andò.
<<Potevi aspettare due minuti.>>
<<No.>> e indicai con un cenno del capo Bruce e Cry che
stavano entrando.
<<Un tempismo perfetto.Sono arrivati anche Stan e Wolf.>>
rispose accennando alla porta che dava sul retro.
Il tavolo si riempì nel giro di pochi minuti.Cry si sedette accanto
a me,facendo battere la sua Beretta,fedelmente allacciata alla caviglia,
contro il mio coltello.Questa era la mia famiglia.
<<Sono contenta di vedere che sei tornato fra noi.>> dissi
rivolta a mio fratello.
Era incredibile:vederlo con i capelli pettinati, vestito con dei normalissimi
pantaloni neri e una camicia con il collo alto dello stesso colore,
lo facevano apparire come un' altra persona.
La sua risposta fu un sorriso.
<<A questo giovane è bastata una buona ora di sonno, a
casa sua,per mettersi a posto.>> aggiunse Stan come se stesse
parlando di suo figlio.
<<Bene.Signori è tempo di raccogliere i frutti del nostro
lavoro.>> annunciai tirando fuori la valigetta da sotto il tavolo.
Estrassi sei mazzette e le distribuii sul tavolo:
<<Venticinquemila a testa.Come d' accordo.>>
Tutti intascarono i soldi senza contarli: fra di noi non ci si sarebbe
rubati nemmeno un centesimo.
<<Come siete messi con Lidya Bellfock?>>
<<Abbi ancora un pò di pazienza,Iena.>> disse Bruce
lisciandosi quei suoi baffetti,che donavano al suo volto un' espressione
scaltra.
<<Si, creare un identità falsa è un lavoraccio tesoro.>>
aggiunse Cry.
<<D' accordo.>>
Bruce e Cry fabbricavano i miei documenti: passaporti,certificati di
nascita,tesserini sanitari.Lavori a regola d' arte,che valevano il prezzo
che li pagavo.
Wolf alzò un braccio e fece cenno a Michelle di avvicinarsi:
<<Sei birre bambina!>> esclamò.
Arrivarono le birre,e mentre Michelle le distribuiva i mei occhi cercarono
i suoi e per un istante che a me parve interminabile, li trovarono.Mi
sorrise prima di lasciare nuovamente il tavolo.
Dopo circa un ora di chiacchere inutili Cry e Bruce se ne andarono insieme
così come erano venuti.Erano una vera coppia:partners sul lavoro
e amanti; sembravano non stancarsi mai l' una dell' altro. Fui io a
portare Cry in famiglia, la conobbi in galera quando avevo 19 anni:
era dentro perchè aveva sparato allo spacciatore che aveva venduto
vero veleno a suo fratello,trovato morto in un parcheggio.Quando uscì
trovò me ad attenderla e la portai nel mio mondo.Per un pò
fu la mia donna.Fui io a lasciarla dopo qualche mese: fui onesta e gli
dissi chiaramente ciò che provavo,per questo ella non mi serbò
rancore.La cosa che più faceva incazzare Cry era essere presa
in giro.
Wolf era sparito nella parte del locale in cui si suonava e probabilmente
ora stava a petto nudo a pogare come un disperato,infischiandosene delle
ferite.Stan decise di andare al banco ad aspettare che Eve decidesse
di chiudere e al tavolo restammo nuovamente io e Loki:
<<Sil, chi ha ferito Wolf?>>
<<Jarod,ma l' ho già avvisato che presto riceverà
una mia visita.>> affermai,finendo la quarta birra della serata.
<<Così è stato Jarod?>> un ghigno assassino
comparve sulle labbra di Loki, mentre si accendeva una sigaretta.
Se mi fossi concentrata un pò,avrei potuto sentire il brulicare
dei suoi neuroni,mentre pensava a come ammazzarlo.Non avevo mai conosciuto
una persona più brutale di Loki,quando si trattava di far fuori
qualcuno.Ed il fatto che egli considerasse Wolf,come una sorta di fratello
minore non giocava a favore di Jarod.
Ho conosciuto vari assassini nel corso della mia vita, e tutti cercavano
sempre di fare un lavoro "pulito"....Loki,invece,optava per
il lavoro "teatrale"....
Guardai l' orologio:erano le 3:15. Mi guardai un pò attorno e
non vidi più la siluette di Michelle girare fra i tavoli:
<<Loki, io vado.Tu cosa fai?>> domandai alzandomi.
<<Bah, berrò un' altra birra e tornerò a casa con
Wolf.>>
Il modo in cui mi guardò,mi fece comprendere che sarebbe andato
a far visita a Jarod sta notte.
<<Eve, dov'è la biondina?>>
<<Ha staccato nemmeno 5 minuti fa.>> urlò dalla parte
opposta del bancone,intenta a servire da bere.
<<Ci vediamo,Scott!>> misi in moto e uscii dal parcheggio.
La vidi camminare lungo la strada, un cinquantina di metri davanti a
me,avrei voluto affiancarla e dirle qualcosa,ma la mia mente si rifiutava
di collaborare in maniera costruttiva così mi ritrovai a seguirla
fino a casa con molta discrezione.
Scoprii che abitava in palazzone grigio di cemento che distava circa
deieci minuti dal locale di Eve.
Un ragazzo seduto sulla scalinata d' ingresso sembrava attenderla.Spensi
il motore e mi misi ad osservare:
<<Sean, cosa ci fai qui?>> il tono di Michelle era piuttosto
duro.
<<Senti, io e te dobbiamo parlare.>> rispose l' altro, alzandosi
e andandole incontro.
<<Metti giù quelle luride mani!Ti ho già detto che
è finita,vedi di andare a farti un giro!>> esclamò
liberandosi dalla sua presa.
Uscii dalla macchina e mi appoggiai al cofano.
<<Senti bambina,ora stai esagerando>> dichiarò,afferandole
il polso mentre tentava di salire le scale.
<< Tu stai esagerando!Io ti ho mollato! Fattene una ragione e
lasciami andare!>> urlò con voce irata,mentre tentava di
liberarsi da quella morsa.
Il ragazzo le mollò una sberla:
<<Ho detto che dobbiamo parlare!>>
Ci vollero meno di cinque secondi per raggiungerli:
<<Lasciala.>> la mia voce era di una tranquillità
impressionante,sembrava che gli avessi appena chiesto l' ora.
<<E tu cosa cazzo vuoi?>> sbraitò,stringendo Michelle
vicino a se.
<<Te lo ripeterò un' altra volta soltanto:lasciala.>>
feci un passo verso di lui.
Potevo vedere la rabbia ribollire nei suoi occhi, e sono sicura che
lui potesse vedere il ghiaccio nei miei. Con uno strattone spinse Michelle,
lontano da noi.
<<Vedi, ora io sono molto arrabbiato- disse camminadomi attorno-
e quando sono arrabbiato non rispondo di me!>> così dicendo
estrasse un coltello a serramanico.
Il suo tentativo di impressionarmi fu vano: i miei occhi erano fissi
sui suoi.
Mi si scagliò contro, anche se era alto dieci centimetri più
di me, e probabilmente pesava anche quindici chili in più, non
mi fu difficile schivare l' attacco.
Giravo per le strade da quando scappai dall' orfanotrofio assieme a
mio fratello,allora avevo dieci anni.Fra strada e prigione ho potuto
conoscere molte persone abili nell' arte del combattimento e con molta
voglia di insegnare.Io sono sempre stata un ottima allieva:ho superato
molti dei miei maestri.
Il calcio che gli arrivò nella schiena,quando mi superò,lo
fece sbattere contro un cassonetto ma Sean non volle fare la figura
del coniglio di fronte alla sua ex ragazza. Ci riprovò, e questa
volta mi abbassai e con una sforbiciata di gambe lo feci cadere a terra.Gli
fui sopra in attimo e dopo averlo facilmente disarmato,gli passai sul
collo la lama del suo ex coltello.
<<Allora bimbo,la scelta stà a te: vuoi vedere sorgere
il sole domani,si o no?>> un sorriso predatore comparve sul mio
volto.
Un cenno del capo mi fece capire che aveva imparato la lezione:
<<Chi...chi sei?>> balbettò prima di alzarsi.
<<Tu puoi chiamarmi Iena.>> serrai il coltello e me lo misi
in tasca.
Il ragazzo se ne andò,ed io mi voltai verso di lei:
<<Grazie>> <<Stai bene?>> esclamammo all' unisono,il
che ci fece sorridere.
<<Stò bene.>> aggiunse poi.
<<Ragazzo irascibile eh?>>
<<Ho giurato a me stessa che non sarei mai stata assieme ad una
persona menesca.Come hai potuto vedere lui non corrisponde esattamente
ai miei canoni-si massaggiò la guancia colpita- Iena.>>
<<Tu puoi chiamarmi anche Silvya.>>
Ci guardammo negli occhi per un attimo,dopo di che domandò:
<<Cosa ci fai da queste parti? Insomma,non mi pare di averti mai
vista qui in giro...>>
<<Eve mi ha detto che te ne eri appena andata,perchè avrei
dovuto restare?>> avevo un mezzo sorriso stampato in volto.
La cosa la fece sorridere:
<<E cos' altro ti ha detto Eve?>> domandò scrutandomi
con occhi felini.
<<Nient' altro,Michelle.>> e questo le provocò un
altra risata.
Mi ringraziò ancora e fece per salire le scale d' ingresso,quando
le domandai:
<<Senti, hai lavorato e sei stata aggredita cosa ne dici di un
caffè?>>
<<Beh-stette per qualche secondo in silenzio- se bevo un caffè
a quest' ora rischio di non dormire più...ma una partita a biliardo
non mi dispiacerebbe; in fondo domani è il mio giorno libero.>>
<<Vada per il biliardo.>> dissi contenta.
<<Mi dai il tempo di rinfrescarmi?Questione di un attimo.>>
<<Chery,ti do tutto il tempo che vuoi.>> mi voltai e andai
a sedermi a gambe incrociate sul cofano della mia auto.
Michelle sorrise ed entrò nel palazzo.
Scese un quarto d'ora dopo, indossando un giubbotto di jeans che le
copriva una maglietta rosso fuoco.
Salì in macchina e,guardando l' orologio, mi chiese:
<<Allora,Silvya conosci un posto dov' è possibile giocare
a biliardo alle 4 del mattino?>>
<<Beh, si.>> Ingranai la marcia e partiì, sicura
della mia meta.
Durante il tragitto si parlò di cose inutili, discorsi che servivano
solo a non far calare quel silenzio che può esser confortate
quando lo condividi con un amico, ma che può trasformarsi in
pura tensione se cala fra due estranee.
Arrivammo alla sala biliardo di Brad,nel giro di quindici minuti:
<<E' chiusa.>> affermò Michelle.
<<Le cose non sono mai quello che sembrano.>> le risposi
chiudendo la portiera della macchina.
Bussai alla saracinesca per tre volte con colpi decisi,all' interno
si sentì un abbaiare di cani e poco dopo la saracinesca si aprì
per farci entrare.Sapevo che Brad si fermava sempre nel locale anche
parecchio dopo l' orario di chiusura: non eveva nessuno che gli desse
una mano e quindi tutte le mansioni spettavano a lui.
<<Iena! E' da un pò che non ci si vede!Come stà
il mio cucciolo?>> domandò con la sua voce roca,impastata
dalle troppe sigarette.
<<Ares non è cucciolo già da un pò di tempo>>
gli risposi. Mi inginocchiai a terra per accarezzare i due pittbull
che gli stavano affianco, e poi,prendendo una muso per mano dissi <<non
vi preoccupate il vostro bimbo è venuto su proprio bene!>>
Mi rialzai e,come si conviene,feci le presentazioni:
<<Brad,questa è Michelle.Mi chiedevo se potevi farci usufruire
di un tavolo....sai questa sera è il suo compleanno.Non ti preoccupare
che te lo chiudo io il locale.>>
Brad strinse la mano a Michelle,poi mi guardò con aria di sufficenza
e disse:
<<Si vabbeh...Sai dove portarmi le chiavi.>>
Armeggiò alla cassa per qualche minuto,richiamò i cani
e ci augurò una buona serata prima di andarsene.
<<A proposito Iena, sul bancone ci sono delle sigarette, serviti
pure.>>
<<Portatele via Brad: stò cercando di smettere.>>
La prima cosa che Michelle disse,avvicinandosi al tavolo da biliardo,
fu:
<<Il mio compleanno?>>
<<Sa benissimo che non è il tuo compleanno.E' solo una
scusa che tiro fuori quando voglio fermarmi a giocare oltre l' orario
di chiusura....Quest' anno ho compiuto gli anni almeno una trentina
di volte...>> Posizionai le palle nel triangolo.
<<Beh,li porti molto bene.- disse utilizzando la stecca prescelta
come se fosse un asta di sostegno,e poi- scherzi a parte,quanti anni
hai?>>
<<Non sono domande da fare ad una signora....ne ho 26- passai
il gesso sulla punta della mia stecca- mentre tu,dunque,fammi indovinare...>>
<<Eve ti ha detto anche questo! Aspetta che la veda!>> esclamò
falsamente arrabbiata.
<<Sai com'è Eve,quando parte a parlare non si ferma più.Allora
Michelle,chi spacca?>>
<<Comincia pure tu...devo confessarti che sono molto brava a biliardo.Questo
scommetto che Eve non te l' ha detto.>> aggiunse con soddisfazione.
<<Spero ci siano molte altre cose da scoprire su di te...>>
questo la fece arrossire.
Un colpo secco e le palle si sparpagliarono sul tavolo.
<<Ora tocca a me!>> si piegò sul tavolo e focalizzò
la sua attenzione sulla numero 4 che andò diretta in buca.
Dalla sua sicurezza,capii che la partita non sarebbe durata molto,e
così fu:
<<La Uno in buca d' angolo a destra.>> dichiarò,
firmando con un tiro da maestro la mia sconfitta.
<<Allora non scherzavi,sei davvero una professionista!>>
affermai mentre riponevo la stecca. <<Ti va qualcosa da bere?>>
<<Perchè no?>>
<<Ci penso io.Tu siediti, hai già lavorato abbastanza per
questa sera.>>
Si sedette su uno sgabello di fronte al bancone del bar,mentre io iniziavo
ad armeggiare con varie bottiglie.
<<Niente di troppo forte per favore.>>
<<Fidati di me.>>
Preparai un cocktail leggero dal gusto dolce della fragola,che Michelle
apprezzò.La raggiunsi e restai in piedi affianco a lei,con un
gomito appoggiato al banco che mi sosteneva:
<<Allora Michelle, raccontami qualcosa di te.Non posso chiedere
tutto ad Eve!>>
Rise,dopo di che iniziò a raccontarmi un pò della sua
vita,delle sue passioni,della sua famiglia e dei suoi sogni.Fra le altre
cose mi disse che la sua vera passione era scrivere: sembrava avere
una dote naturale.Mi disse che scrivendo riusciva ad esternare emozioni
e pensieri che non sarebbe mai riuscita ad esprimere a voce.
Il mio comportamento mi sorprese: mi interessava davvero quello che
mi stava raccontando.In genere quando le persone mi raccontano cose
non necessarie o i problemi che affliggono la loro esistenza,a meno
che non si tratti della mia famiglia, il mio cervello si mette in opzione
di stand-by...è veramente più forte di me:ma forse questo
è dovuto dal fatto che ho già abbastanza problemi e non
mi servono anche quelli degli altri.
Ma questa ragazza era diversa,io mi sentivo diversa. C'era qualcosa
di strano nei suoi occhi: mi apparivano così famigliari che mi
sembrava di averli già conosciuti.E quando i nostri sguardi si
incontravano potevo intuire,dal rossore che compariva sulle sue gote
e da quello sguardo curioso ma incerto, che anche lei sentiva qualcosa.
Mentre Michelle mi parlava del padre, andai al banco e versai del succo
all' ananas in due bei bicchieri:faceva veramente caldo in quel locale.
<<Non gli interessa assolutamente nulla del male che fa a me e
mia madre, lui continua ad enrare ed uscire di galere come se niente
fosse!Non ha mai provato a cambiare vita ed è anche colpa sua
se si è ammalata.>> esclamò con disprezzo, e aggiunse
<<Mamma non meritava una vita simile.Sai, il mio sogno è
di andarmene via da questo posto.Vorrei girare il mondo:vedere cose
nuove,conoscere culture diverse...>> il suo sguardo era perso
nel vuoto.
<<Beh,credo che andarsene da questo buco sia il sogno di molta
gente.>> le risposi riportandola alla realtà.
<<E tu?Quali sono i tuoi sogni Silvya?>>
<<Credo di aver smesso di sognare molto tempo fa....a volte anche
a me piacerebbe andarmene,ma finisco sempre con il pensare: e poi? La
mia vita è sempre stata qui,in queste strade, tra questa gente
un pò pazza...è ciò che le persone considerano
normale che mi spaventa, perchè non so cosa significhi.>>
rimasi stupita da me stessa:ero appena riuscita a parlare con un' estranea
dei miei pensieri.
<<Sai, prima di trasferirmi qui a New York, vivevo in California.Avevo
una casetta sulla spiaggia, poi quando avevo 10 anni mio padre perse
il lavoro e decise di venire qui nella grande metropoli....non fece
bene i suoi calcoli a quanto pare.Ora mi manca l' Oceano.>>
Calò il silenzio fra di noi e i nostri sguardi si trovarono:
ci stavamo fissando negli occhi con,entrambe, un espressione di cuoristà
e fascino dipinta sul volto.Mi resi conto che eravamo pericolosamente
vicine:
<<Michelle,chi sei?>> il mio fu un sussurro,come un pensiero
espresso ad alta voce.
<<E tu?>> i suoi occhi erano fissi sui miei.
Non feci in tempo a risponderle perchè le nostre labbra si trovarono,come
spinte da una volontà propria.
Temevo che mi potesse respingere,che si sarebbe staccata mollandomi
un sonoro ceffone,ma ciò non accadde; anzi, sentii Michelle dischiudere
le labbra per permettere alla mia lingua di entrare.Le nostre lingue
si intrecciarono e si misero a giocare fra loro,mentre le mie mani le
strinsero i fianchi come per impedirle di andarsene,cosa che non sembrava
minimamente intenzionata a fare.
Quando riaprì gli occhi vidi che la sua espressione era confusa,come
se si fosse pentita di ciò che aveva fatto; lei capì e
rispose alla mia domanda, prima che riuscissi a formularla:
<<Ecco,io.... non...non avevo mai baciato una donna prima d' ora...ma
tu....mi sembra di averti già conoscuta...>> si guardò
la punta delle scarpe,così le sollevai il mento e perdendomi
in quei suoi occhi smeraldini le dissi:
<<E' la cosa che ho provato io quando ti ho vista...per questo
ti ho seguita fino a casa... i tuoi occhi mi appaiono così famigliari...>>
Mi circondò il collo con le braccia e ci baciammo ancora e, in
cuor mio, avevo la sensazione di aver ritrovato una parte di me andata
persa molto molto tempo fa.
Appoggiai la mia fronte alla sua e chiusi gli occhi,assaporando quella
sensazione di pace che mi stava invadendo la mente e il corpo mentre
le tenevo il volto fra le mani carezzandole le guance.
Non sò quanto tempo stemmo ferme così,in un silenzio non
più carico di tensione, ma quando ella riaprì gli occhi
e mi disse che era tardi e doveva tornare a casa,guardai l' orologio
appeso al muro e appresi che erano le 6.00 : quand'è stato che
il tempo ha iniziato a volare?
Una mezz'oretta più tardi, eravamo di fronte alla porta d' ingresso
del suo palazzo:
<<Quand' è che ti rivedo?>> domandai scostandole
un ciuffo di capelli dagli occhi.
<<Oggi è il mio giorno libero.Hai una penna?>>
Oggi? Non mi ero nemmeno accorta che il sole era alto nel cielo. Aprìì
il cruscotto e le porsi una bic e il primo pezzo di carta che mi capitò
sotto mano:
<<Ecco questo è il mio numero,chiamami.>> disse mettendomi
il numero in mano e posando un casto bacio sulle mie labbra.
Scese dall' auto e si diresse verso l' entrata, poi si fermò
e tornò indietro facendomi segno di abbassare il finestrino:
<<Hai dimenticato qualcosa?>> le chiesi infilandomi gli
occhiali da sole.
<<Si.>> mi afferrò il viso e mi baciò come
avrei voluto avesse fatto anche prima e disse:
<<Buon giorno.>>
<<Yeah...This right here (tell me why),
goes outo to everyone who's lost
someone that they truly loved (come on)
Check it out
Seems like yesterday we used to rock te show
I laced the track,you locked the flow
So far from hangin'on the block for dough
Notorius,they got to know that
Life aint' always what it seems to be
Word cant' express what you mean to me
Even though you gone,we're still a team
Through your family,I'll fulfill your dreams
In the future can't wait to see
If you'll open up the gates for me
Reminisce sometimes,night they took my friend
Try to black it out,but it plays again
When it's real,feelings hard to conceal
You can't imagine all the pain i feel
Give anything to her hal you breath (hal your breath)
But I know you're still livin' your life after death
Chorus:
Every step I take,every move I make
Every single day,every time I pray,I'll be missing you
Thinking of one day, when you went away
What a life to take,what a bond to break,I'll be missing you
We miss you,Big...
It's kinda hard with you not around
Know you're in heaven smiling down
Watching us while we pray for you
Every day we pray for you
'Til the day we meet again
In my hearts is where I'll keep you friend
Memories give me the strength I need to proced
Strenght I need to belive
My thoughts,Big,I just can't define
Wish I could turn back the hands of time
Us in the 6th,shopping for new clothes and kicks
You and me taking flicks
Making hits,stages they received you on
Stille can't belive you're gone
Give anything to hear half your breath (half your breath)
I know you're still living your life after death
Chorus:
Every step I take,every move I make
Every single day every time I pray,I'll be missing you
Thinking of the day when you went away
What a like to take,what a bond to break,I'll be missing you.
Somebody tell me why
One glad morning
When this life is over,I know I'll see your face
Every night I pray,every step I take
Every move I make,every single day
Every night I pray (Every day that passes is a day that I get closer)
every step I take
Every move I make,(to seeing you again)every single day
Every night I pray (we miss you Big)
Every step I take (and we won't stop)
Every move I make ('cause we can't stop)
Every single day (that's right)every night I pray
Every step I take,every move I make (we miss you, Big)
Chorus:
Every step I take,every move I make
Every single day,every time I pray, I'll be missing you
Thinking of the day,when you went away
What a like to take,what a bond to brak I'll be missing you.>>
( "I'll Be Missing You" Puff Daddy e Faith Evans)
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