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L'urna del potere

di Xenafun

seconda parte

Al cospetto del Faraone

Un lampo di luce rosa illuminò per un attimo, il luogo buio e gelido dove solo un leggero fascio di luce, proveniente da una fessura, proiettava su un punto della stanza dove stava un uomo, sdraiato su un trono di marmo dall’aria stanca e avvilita che sorseggiava una bevanda scura da un calice d’argento.Dal lampo di luce rosa, apparve una donna dai riccioli d’oro che le incorniciavano il viso candido e vanitoso. Portava una veste rosa e trasparente.Marte: -salve, sorella!- disse il dio della Guerra.Venere: -Marte, sono venuta a parlarti di….di Xena- disse con voce triste.Il dio della Guerra la guardò, si alzò dal trono, poi si avviò verso la sorella.Marte: -Xena, Xena, Xena- disse pensieroso. -Mmmh…..mi ricorda qualcosa….- aggiunse beffardo.Venere: -Marte!- disse alzando di poco il tono della voce cercando di attirare la serietà del fratello. Ma il dio non l’ascoltava e andava avanti e indietro cercando di ricordare. Poi aggiunse;Marte: - ah si! Mi ricordo!- esclamò. - Xena! Una grande guerriera!-.Venere: -Marte!!- disse la dea con l’intenzione di attirare la sua attenzione ma senza risultato.Marte: -si, proprio una grande guerriera!-, si fermò a pensare e scagliò con tutta la sua potenza una sfera d’energia contro una brocca posata su un tavolino.Marte: -quella guerriera che poteva essere mia!- e con un grido di rabbia scagliò un’altra sfera distruggendo il tavolino.Marte: -poteva essere qui- disse mostrando uno spazio vuoto vicino al trono: -qui al mio fianco!- e scagliò una terza sfera d’energia contro il muro.Marte: -uniti potevamo regnare su tutto il mondo! Avremmo potuto fare grandi cose!! Ma no! Perché lei doveva rimanere vicino ad Olimpia!- un’altra sfera uscì dalla sua mano colpendo uno scudo appeso al muro. Con rabbia scagliò a raffica, sfere d’energia che colpirono ogni cosa. Una di esse colpì una colonna che si ricostruì subito grazie al potere di Venere che fino a quel momento era rimasta ferma al centro della stanza a guardare quell’orribile scenata in silenzio.Venere: -Marte! Ascolta.- disse stufa.Il dio della Guerra si fermò e poggiò le mani sul davanzale di una finestra cercando di mantenere il controllo. Ci fu un momento di silenzio. Poi la dea dell’Amore disseVenere: -Marte non so come dirtelo, ma Xena è…è….-Marte: -…morta- continuò il dio della Guerra con un filo di voce -lo so-. Detto questo tornò a sedere sul trono poggiò la testa sullo schienale e chiuse gli occhi stanchi. Poi un lampo di luce rosa illuminò di nuovo la stanza per un attimo e la dea dell’Amore scomparve lasciando il dio solo in quel tempio ricoperto da un velo di tristezza. Il sole era ormai alto nel cielo. Olimpia, come ogni mattina da quando erano partiti, era sul ponte della nave affacciata a guardare il mare, stringendo a se l’urna di Xena mentrel’imbarcazione si avvicinava lentamente al porto della Terra dei Faraoni: l’Egitto.“L’Egitto” pensava l’amazzone osservando le meravigliose dune dorate che si estendevano all’orizzonte, poi abbassò gli occhi verso l’urna pensando ancora una volta a Xena e a quanto sarebbe stato bello averla accanto a lei in quel momento.Fece un bel respiro, sorrise e chiuse gli occhi mentre un leggero vento le sfiorava il viso portando con se l’odore della brezza marina e…una voce! Sì, una voce arrivò alle orecchie dell’amazzone che chiaramente invocava: “Olimpia!” Era una donna che chiamava il suo nome, una voce a lei molto familiare; subito pensò a Xena. Di nuovo sentì: “Olimpia!Olimpia!”. Aprì gli occhi sperando di trovarla accanto a lei…Autolico: -Olimpia, siamo arrivati dobbiamo scendere- disse il Re dei ladri mostrando il ponte deserto.Olimpia si guardò intorno, poi tornata in sé, abbassò lo sguardo verso l’urna, la posò nella borsa che aveva con se, e scese dalla nave insieme ad Autolico. Prima di continuare a proseguire, si girò per l’ultima volta verso il punto dove aveva sentito quella voce che le sembrava così reale.La città era piena di gente che andava avanti e indietro, intenta a fare compere tra bancarelle e botteghe.Autolico: -allora? Che vuoi fare?- domandò all’amazzoneOlimpia: -mmmh…che ne dici di andare a mangiare?- rispose sentendo un certo brontolio nello stomaco.Autolico: -ottima idea!-.Così si avviarono alla ricerca di una taverna dove mangiare e anche risposare un po’!Olimpia pensava ancora alla voce sentita sulla nave, “sarà stata la stanchezza”. Ma anche se pensava così, nel profondo del suo cuore qualcosa le diceva che non era vero; qualcosa le impediva di credere che quella voce non era reale! Questo pensiero fu interrotto quando Olimpia sentì la gente brontolare al suo passaggio. Si guardò intorno. La gente brontolava e guardava non lei ma l’oggetto che portava attaccato alla cintura….il chakram!Autolico: -Olimpia ci fermiamo qui?- disse indicando una taverna.Olimpia: -ehm…cosa?...oh! si, si, va bene…- rispose distratta.Entrarono nella taverna; era stracolma di gente. Lo sguardo di Olimpia si fermò su un tavolo infondo alla taverna dove stavano mangiando un gruppo di persone dall’aria non buona….Si avvicinarono al bancone e Autolico chiese al cameriere un tavolo libero e anche una stanza con due letti singoli.Cameriere: -Per il tavolo dovrete aspettare un po’. Per la stanza vedrò cosa posso fare. Vede, sono sbarcate molte navi oggi e dubito che ci sia una stanza. In ogni caso controllo lo stesso-Il cameriere prese dei fogli di papiro da sotto il bancone e cominciò a leggere…Autolico: -ehi! Olimpia che hai?- chiese mentre aspettava il verdetto del cameriere.Olimpia: -non è un posto tranquillo, non mi piace!- disse preoccupata continuando a guardarsi intorno: -vedi quelle persone laggiù? Non ti sembrano strane?-Autolico: -Olimpia sono solo persone…e comunque non continuare a fissarle in quel modo!-Cameriere: -allora, è rimasta solo una stanza con un solo letto singolo. Che volete fare?- disse guardando prima Autolico e poi Olimpia.Autolico: -la prendiamo lo stesso, va bene Olimpia?-Olimpia: -si, va bene- rispose anche se non era molto convinta.Cameriere: -bene! Si è liberato anche un tavolo. Seguitemi-Il tavolo si trovava proprio accanto al gruppo di persone che aveva visto Olimpia. Erano ubriachi, bevevano e facevano scommesse. Uno di loro si voltò verso Olimpia e poi disse ai suoi compagni: -scommettiamo che la biondina verrà a letto con me!- disse alzandosi.Intanto Autolico e Olimpia si stavano sedendo quando videro avvicinarsi l’uomo ubriaco:-avanti biondina! Andiamo di sopra!- ma mentre Olimpia stava per sferrarli un pugno in faccia, uno dei suoi compagni lo fermò e con gli occhi indicò l’oggetto che portava alla cintura. L’uomo ubriaco esclamò: -non è possibile!- disse -tu non puoi essere…- ma venne interrotto di nuovo dal compagno: -certo che non può essere lei! Idiota! Non vedi che è bionda!-Olimpia: -che cosa volete?!-Uomo: -tu devi essere la sua amichetta…quindi…hai con te l’urna!!- disse sogghignando -forza ragazzi!!alzatevi!! Ci aspetta una grande ricompensa! Prendiamola!!-Olimpia: -te l’avevo detto che non era una buona idea stare qui!- disse rivolgendosi ad Autolico.Così ebbe inizio una nuova battaglia dove Olimpia ed Autolico sicuramente ebbero la meglio dato che stavano combattendo con degli ubriachi.Cameriere: -ehi! Mi state distruggendo il locale!!- poi uscì fuori e gridò -guardie!!guardie!!mi stanno distruggendo il locale prendeteli!!-La battaglia era finita, gli uomini erano stati battuti ma presto l’amazzone e il re dei ladri, si accorsero che erano stati circondati dalle guardie del Faraone. Così non poterono fare altro che arrendersi. Dopo essere stati legati, vennero portati su un carro scortato dalle guardie. Si stavano avviando al palazzo del Faraone.Olimpia: -maledizione!- esclamò mentre cercava di slegarsi -tutto questo non sarebbe successo se mi avessi dato ascolto!- disse dando un’occhiata fulminea ad Autolico.Autolico: -su dai! Riusciremo a cavarcela!- disse alzando le mani e con stupore Olimpia vide che riuscì a slegarsi, infatti il re dei ladri era conosciuto anche per la sua abilità di slegarsi da ogni legatura, che siano corde o catene. Poi slegò anche Olimpia e quest’ultima aggiunse: -bene, e ora?- chiese al re dei ladri.Autolico: -non lo so- rispose con indifferenza -io ho pensato a liberarci dalle corde, ora tocca a te pensare ad un piano per scappare!-Olimpia fece per rispondere ma si fermò a pensare ad un piano; ma guardandosi intorno, sì rese conto che non era possibile in quanto erano scortati da una decina di guardie che li tenevano sottocontrollo.Autolico: -allora? Che hai intenzione di fare?- chieseOlimpia: -sinceramente….non lo so. Forse, per il momento è meglio lasciare le cose come stanno…magari riusciremo a cavarcela alla presenza del Faraone.- fece un sospiro e infine aggiunse: -stiamo per arrivare…è meglio che ci leghiamo…potrebbero pensare che volessimo scappare-Autolico: -ma non era quello che volevamo fare?- disse mordace. Ma Olimpia, facendo finta di non averlo sentito, prese la corda e, mostrandola ad Autolico, fece capire che volesse essere legata.Autolico: -e a me chi mi lega?- disse dopo averla legataOlimpia: -te la dovrai vedere da solo….mi spiace- disse divertita.Ormai erano arrivati a destinazione; erano arrivati davanti all’immenso palazzo del Faraone.Il carro si fermò. Due guardie si avvicinarono e tirarono giù dal carro Olimpia ed Autolico conducendoli nel palazzo.Entrarono nella grande sala dove il Faraone stava pranzando coricato su un lettino e arieggiatoda due ancelle.Le guardie si avvicinarono al lettino, ma con un gesto della mano, il Faraone fece capire che non voleva essere disturbato. Ma, le guardie con timore, s’inginocchiarono portando lo sguardo sul pavimento. Poi una di loro alzò il capo e disse: -mio Faraone, ci dispiace disturbare il vostro pranzo ma, ecco…noi…-Guardia 2: -…noi abbiamo arrestato due fuorilegge che hanno devastato un locale e…-Faraone: -e allora? Non sapete cosa dovete fare?- chiese seccato -che incompetenza!- e così dicendo si alzò dal lettino e, con un altro gesto di mano, fece segno di far avvicinare i due “fuorilegge”.Così le guardie spinsero Olimpia e Autolico verso il Faraone che disse loro: -allora? Cosa pensavate di fare eh? Lo sapete che in queste terre è reato ciò che avete fatto?-Autolico: -veramente…- ma non aggiunse altro perché bloccato da un’occhiata gelida da parte di Olimpia.Olimpia: -con il vostro permesso vorrei difendermi da quest’accusa- chiese al Faraone.Faraone: -oh si, si…vediamo cos’hai da dire-.Olimpia notò che lo sguardo del Faraone era posato sul Chakram di Xena che aveva con sé. Poi continuò.Olimpia: -Grazie. Bè, vede noi volevamo semplicemente sederci per mangiare qualcosa ma…un gruppo di briganti, ubriachi, ci ha…-Faraone: -quindi, se ho capito bene, le persone con cui vi siete confrontati erano anche ubriachi?- disse interrompendola, e rispose con un secco: -si-.Faraone: -quindi, da come ho capito, ve la siete presi con gente più debole di voi- disse e vedendo gli sguardi sbalorditi dei due interlocutori, e aggiunse: -si, “gli ubriachi”, sono considerati gente debole, poiché in quel momento non sono capaci di difendersi né a parole, né con le armi. E questo è un reato!- esclamò -e ora come volete difendervi da quest’accusa?-.Non vedendo nessuna reazione, disse: -giustiziateli!-Olimpia: -cosa? Ma….-Autolico: -…non è giusto! Ci hanno provocato loro!- disse cercando di staccarsi dalla presa di una delle guardie, ma senza risultato.Faraone: -giustiziateli domani all’alba!- così dicendo uscì dalla sala.Vennero portati nei sotterranei dove si sentivano i lamenti dei prigionieri che chiedevano cibo e acqua. La cella, in cui vennero rinchiusi, era un posto umido e oscuro. Le guardie li avevano privati delle armi che possedevano e anche della borsa di Olimpia contenente l’urna.Passarono delle ore da quando erano stati condotti nella cella, ore di lunghissimo silenzio. Finché, Autolico disse: -allora? Cosa facciamo, come usciamo da qui?!-Olimpia: -non lo so…-Autolico: -bene!- disse -grandioso!-Olimpia: -perché non pensi tu ad un piano eh?- disse nervosa.Autolico: -scusa…non volevo-Olimpia: -no, scusami tu- e poi aggiunse -perdendo la pazienza non otterremo un modo per uscire da qui-Autolico: -già! Ci vorrebbe un miracolo- disse cercando di calmare la tensione.Proprio in quel momento, un fascio di luce rosa illuminò la stanza.Venere: -finalmente ti ho trovato!- poi si guardò intorno e aggiunse -ma dove siamo? Che posto orribile!-Olimpia si alzò sorpresa di vedere la sua amica Venere e, corse verso di lei abbracciandola.Olimpia: -Venere! Che piacere vederti!-Venere: - Olimpia! Anche per me è un piacere!- poi ricordandosi il perché era lì, aggiunse:-Olimpia, mi dispiace tanto per la morte di Xena-.In quel momento gli occhi dell’ amazzone si riempirono di lacrime.Autolico: -Olimpia, non vorrei interrompervi ma…magari ci potrebbe aiutare ad uscire da qui?-Olimpia:-oh si!- disse riprendendosi -Venere, potresti darci una mano ad uscire da questa cella?-Venere: -ma certo!-Olimpia: -ma prima dobbiamo recuperare le nostre cose…-.Venere: -ci penso io-. Così dicendo, sparì per poi riapparire un secondo dopo con le armi e la borsa di Olimpia.Olimpia: -ok, possiamo andare-. E così, con uno scocchio di dita, Venere trasportò tutti in un tempio sulla riva di un fiume.Venere: -questo è il tempio di una dea egiziana, mia amica- disse: -qui potrete riposare-Olimpia: -grazie Venere, ma non dispiacerà alla dea? Cioè siamo venuti qui senza che lei lo sapesse e..-Venere: -oh! Non ti preoccupare di questo!- disse sorridendo.-ah no! Non si dovrebbe preoccupare dici?- disse una voce alle loro spalle.Venere: -Iside! Che piacere vederti! Come stai? E’ tanto che non ci vediamo!-Iside: -Venere, per favore evita di fare la carina davanti ai tuoi amici usurpatori di templi-.Era una dea dai lineamenti bellissimi che parlò, aveva capelli scuri raccolti da un fermaglio d’oro e smeraldi azzurri; indossava una veste lunga color viola trasparente. Era la dea dell’amore egiziana e tra lei e la nostra Venere non tirava una buona aria, soprattutto dopo la straordinaria vittoria di Venere ad un concorso di bellezza tra dee.Venere: -ehi, non ti permetto di parlarmi in questo modo!- rispose -lo sappiamo tutte e due che sei gelosa di me solo perché ho vinto quel concorso diventando Miss Divinità!- disse, poi con la mano si sfiorò i ricci capelli portandoli indietro. L’aria iniziava a scaldarsi tra le due dee.Olimpia: -ehmm….scusate? non c’è bisogno di prendersela tanto…ce ne andiamo subito-Autolico: -cosa?.......oh si, si ce ne andiamo…- si corresse dopo aver visto il solito sguardo di Olimpia fulminante.Iside: -tacete stranieri! Voi non avete il diritto di parlare così liberamente ad una dea!-Venere: -oh si che ce l’hanno!- disse per ribattere.Iside: -se ti fai parlare così da due comuni mortali- rivolgendosi nuovamente a Venere -bè allora sei una dea debole, che non riesce a mostrare la sua autorità, gli dei sono superiori agli uomini per questo, e significa anche che non ti meritavi quel premio; dopotutto…sono io la più bella!-.Dopo questa affermazione Venere scagliò una sfera rosa contro la dea facendoli crescere un brufolo enorme sul naso.Venere: -ecco! Ora chi è la più bella tra le due? Eh?- disse con aria vanitosaIside: -ahahaha!!- gridò la dea guardandosi il naso -Come hai osato! Viscido rospo!!- disse, poi scagliò una sfera viola contro Venere facendo diventare i capelli di lei crespi e arruffati.Venere: -brutta vipera!!!-; così iniziò una guerra di insulti.Olimpia: -Venere!-disse cercando di fermare lo scontro.Autolico: -Olimpia, forse è meglio che ce ne andiamo veramente- disse a voce bassaOlimpia: -ma…non possiamo…-Autolico: -Olimpia, ascolta…essendo un ruba cuori, ho imparato una cosa: è meglio non intromettersi tra due donne che litigano su chi è la più bella! Soprattutto se sono dee!-Intanto lo scontro si faceva più pericoloso; dagli insulti erano passate a veri e propri attacchi e, mentre Autolico ed Olimpia discutevano sul da farsi, una sfera colpì l’amazzone che venne scaraventata al muro e cadde a terra svenuta.





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