Seconda
fatica: l'Idra di Lerna
L'Idra
di Lerna come il Leone di Nemea, era un mostro nato da Echidna, questa
volta però dall'unione con Tifone. Aveva le sembianze di un
comune serpente con l'unico particolare di essere immensamente più
grande e con ben nove teste. Otto di queste erano mortali, nel senso
che pur tagliandole non si poteva uccidere il mostro, e anzi esse
ricrescevano subitaneamente, una solo, quella di mezzo, era invece
immortale, perché costituiva il centro vitale della bestia.
Dalle nove fauci usciva un fiato pestilenziale che uccideva all'istante
chiunque ne venisse a contatto. Per il fatto che le teste ricrescevano
all'infinito, Eracle decise di affrontare quest'impresa con l'aiuto
del nipote Iolao (eh?). Ogni volta che Eracle ne tagliava una, Iolao
la bruciava con un tizzone ardente. Quando l'eroe recise finalmente
la testa immortale, il mostro morì. Dopodiché la bruciò,
la seppellì e poi sopra vi pose un masso pesantissimo. Nel
veleno che ancora usciva dal corpo del mostro intinse le punte delle
sue frecce. Era mandò in aiuto dell'Idra un granchio che cercò
di mordere un piede di Eracle, ma egli l'uccise. La dea allora lo
pose tra le stelle come dodicesimo segno dello zodiaco. Quando Eracle
ritornò da Euristeo, il re però non volle riconoscergli
il merito dell'impresa, dal momento che si era fatto aiutare dal nipote
Iolao.
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