SOGNI
RIVELATORI
Di Krystalaime
Premesso
che non voglio infrangere nessun copyright, e che i personaggi di
Xena e Gabrielle sono di proprietà della Universal, ho scritto
queste poche pagine mossa dal sentimento che tutti conoscono ma in
cui pochi credono…
Sono presenti scene di intimità fisica tra due personaggi dello
stesso sesso, per cui sta a voi decidere se continuare a leggere.
Per critiche, commenti, suggerimenti e qualsiasi altra cosa krystalaime@yahoo.it
Vi auguro una buona lettura.
“ Tutto passa: il ricordo delle parole, dei baci, dell’amplesso
voluttuoso; ma il contatto di due anime che si sono congiunte per
una volta e si sono riconosciute tra la folla delle forme effimere,
non si cancella.” (R. Rolland)
“….quel
bacio…..”
Lisa guardò l’orologio, erano le 4.13 del mattino. E
continuava a pensare a “quel bacio”…
La stanza era ancora avvolta dall’oscurità, la luna quella
notte non regalava alcun chiarore, così la donna fu costretta
ad accendere la luce. Si sedette sul letto, appoggiando la schiena
contro il muro. I suoi occhi guardavano il vuoto, mentre la sua mente
ancora annebbiata cercava di fare luce sull’unica immagine che
ricordava di quello strano sogno. Un bacio. Certo non era la prima
volta che in sogno baciava qualcuno, ma stavolta… c’era
qualcosa di strano, di profondo, di caldo nell’unione di quelle
labbra… qualcosa che Lisa mai aveva immaginato di provare. L’espressione
seria del suo volto si tramutò in un leggero sorriso senza
che se ne accorgesse, ma subito si riprese.
“Al diavolo! Non posso permettermi di stare sveglia in piena
notte quando ho una pesante giornata di lavoro davanti!”. Decise
di provare a dormire nuovamente, e fortunatamente ci riuscì.
La sveglia squillò alle 8.00 in punto, facendo sobbalzare Jennifer
che non aveva la minima intenzione di alzarsi quel giorno. Si stirò
a lungo prima di decidere di mettere i piedi giù dal letto,
e lo fece solo perché sapeva che avrebbe avuto un importante
impegno, più precisamente, un importante incontro, e non poteva
starsene tutta la mattinata a poltrire! Con grande sforzo andò
verso la cucina e preparò un caffè caldo. Certo era
più consigliata una bella bibita ghiacciata visto il caldo
torrido che quell’estate offriva, ma se voleva darsi una svegliata
l’unico rimedio era una tazza di caffè. Successivamente
andò verso il bagno, fece una bella doccia rinfrescante e si
vestì. Quel giorno aveva scelto un jeans chiaro molto attillato,
abbinato ad una camicetta bianca senza maniche, ed un paio di comode
scarpe da ginnastica. Dopo una veloce occhiata allo specchio per controllare
che fosse tutto in ordine pensò che non era necessario perdere
troppo tempo per i corti capelli biondi, così uscì di
casa a passo svelto.
Erano circa le dieci quando la giovane si sedette su una delle panchine
del parco. Un luogo splendido a suo avviso, calmo, immerso nella natura,
ma soprattutto fresco! Attese quasi un quarto d’ora, quando
accanto a lei si sedette un ragazzo. Aveva circa la sua età,
vale a dire 22 anni più o meno, di bell’aspetto, capello
tagliato molto corto, due grandi occhi marroni ed un fisico che faceva
onore alle tanto sudate ore di palestra.
- Ciao Jen, come te la passi oggi? Scusa il ritardo ma la serata di
ieri è stata un po’… movimentata, e stamattina
non ero esattamente nelle condizioni di lasciare il letto….!-
Jennifer fu sfiorata da una leggera curiosità, seguita da quell’amara
sensazione che si può definire gelosia.
Jen:– Sempre il solito tu… eh Mark?? ma quando ti deciderai
a mettere la testa a posto? Dovresti cominciare a pensare ad una storia
seria con una ragazza….-
A quel punto Jen arrossì lievemente. Mark e Jennifer si conoscevano
da anni, praticamente dal primo giorno di asilo nido, e fin da allora
lei aveva sempre provato per lui qualcosa che andava al di là
dell’affetto comune, anche se non aveva mai avuto il coraggio
di rivelarglielo per paura di un rifiuto. Se così fosse stato
l’avrebbe perso anche come amico, oltre che come sogno nel cassetto.
Mark: - Beh tesoro mio la stessa cosa vale anche per te!!- rispose
il ragazzo con un sorrisetto stampato sulle labbra. A quel punto Jen
decise che era meglio cambiare discorso.
Jen: – Dimmi, sei riuscito ad avere quel posto come aiutante
di laboratorio nell’Università?- il ragazzo si fece serio
Mark – No, mi hanno nuovamente respinto, per loro sono “inadeguato”!
mi chiedo come sia possibile, insomma… non sarò un genio,
ma le capacità le ho!-
Jen gli prese la mano con dolcezza
Jen: – Lo so, sei un ragazzo pieno di risorse…vedrai che
prima o poi andrà meglio…-
Mark la guardò e le sorrise. I loro volti erano molto vicini…
troppo vicini, così entrambi un po’ imbarazzati voltarono
lo sguardo a terra, ma dentro di se Jen fremeva d’eccitazione.
Il silenzio era calato su entrambi, quando all’improvviso fu
interrotto dal forte rumore di una moto che si fermò sul piccolo
spiazzo davanti ai due giovani. Mark alzò la testa ed un sorriso
smagliante gli dipinse il volto alla vista di quel motociclista…
o meglio, di quella motociclista! Infatti, una volta tolto il casco,
lunghi capelli corvini andarono ad appoggiarsi sulle spalle di quel
corpo snello, coperto da una lucente tuta blu scuro.
Mark: – Ciao Lisa!!- disse Mark alzandosi dalla panchina, correndole
poi incontro e stringendola in un fortissimo abbraccio.
Mark – Cavoli sono secoli che non ti fai vedere!-.
Lisa - Beh sai com’è… il lavoro… anzi, sono
passata giusto per salutarti e dirti che starò in città
solo per pochi giorni…-
Mark - Ma come??? Sei appena arrivata e già te ne vai?? Ok
ok.. lo so… il lavoro!-.
Jennifer era rimasta seduta sulla panchina, ancora sconvolta per il
caloroso benvenuto che Mark aveva dato alla donna
Jen:“ Com’è possibile? Io non sono mai stata accolta
con tanto entusiasmo da lui…e in più quella donna sarà
più vecchia di almeno 5 anni!”. I suoi pensieri furono
interrotti dalla voce del ragazzo
Mark – Jen! Che fai lì in ombra? Vieni qua che ti presento…-
Jen lo precedette con tono pungente - …una delle tue recenti
fiamme??-
Mark senza dare peso continuò con voce serena – mia cugina,
Lisa!-
A quel punto Lisa scoppiò a ridere, seguita da Mark, mentre
Jennifer desiderava solo scomparire dopo la figuraccia. Lisa come
suo solito prese le redini della situazione
Lisa: – Dunque….Jen, mio cugino mi ha parlato molto di
te, purtroppo gli impegni di lavoro mi tengono sempre lontana da casa,
ma finalmente riesco a conoscerti!-
Jen, il cui rossore del volto cominciava ad attenuarsi, si sentì
più a suo agio. Con una semplice frase quella donna era riuscita
a tranquillizzarla, forse per la sua voce così armoniosa, forse
per il suo atteggiamento così sicuro ma calmo al tempo stesso,
o forse… per il colore di quegli occhi…così intensi
e profondi nel loro azzurro che pareva infinito… Jen si destò
da quello stato di ipnosi e con tutta la naturalezza che poteva permettersi
disse – Lui ti ha parlato di me? Ma pensa… io di te non
ho mai saputo nulla! O meglio, sapevo che c’era una cugina in
giro per il mondo ma niente di più!- Così Mark decise
di intervenire, quasi per giustificare questa imperdonabile mancanza,
e visto anche il fatto che Lisa gli lanciò un’occhiata
di traverso
Mark – No…beh…ecco.. non te ne ho parlato per il
semplice motivo che non pensavo che vi sareste incontrate…insomma
io…-
Lisa interruppe il giovane balbuziente – Si si… certo…
bene miei cari piccioncini, ora devo scappare, il lavoro chiama!-
Nel momento in cui fece per mettersi il casco, i suoi occhi incontrarono
quelli di Jen, e per la prima volta si accorse di quei meravigliosi
quanto lucenti occhi verdi, da far ingelosire anche il più
pregiato degli smeraldi. Strana la sensazione che sentì in
quell’istante, tanto che nemmeno lei riuscì a darne una
spiegazione. Lisa si staccò a fatica da quella visione, poi
accese il suo bolide e salutando sfrecciò nel traffico. In
realtà anche Jennifer avvertì una strana sensazione
durante quel breve ma intenso scambio di sguardi, ma pensò
fosse un sintomo della vergogna provata dopo quella brutta uscita
prima ancora di fare le presentazioni. Dopo la partenza della donna,
i due giovani decisero che era il caso di andare a mangiare qualcosa,
e mentre Mark si mostrava tutto eccitato per l’arrivo della
sua mitica cugina, Jen continuava a cercare una spiegazione per quella
sensazione che ancora viveva dentro di lei, ignorandone tuttavia la
vera natura.
“L’amore
nasce, vive e muore negli occhi” (Shakespeare)
Lisa
parcheggiò la potente moto non lontano dall’entrata del
grande edificio, al quale si avvicinò a passo svelto accendendosi
una sigaretta. Arrivata al settimo piano entrò nello spogliatoio
e si cambiò. Quando ne uscì si trovò davanti
un uomo sulla quarantina, che con sguardo sensuale le disse –
ben tornata mia cara… che ne diresti di una cena in compagnia
stasera?- l’uomo la squadrò con occhio languido, Lisa
indossava una maglia stretta di colore rosso acceso, con una generosa
scollatura, un paio di pantaloni neri sorretti da una cintura in pelle
dello stesso colore della maglia. Lisa: – Io ceno sempre in
compagnia, solo non la tua!-
A quel punto l’uomo rise – ma insomma! Non è giusto!
Eh ma io lo so che prima o poi cederai alle mie avances!-
Lisa: - se fossi in te non ci conterei molto…- detto questo
Lisa lo sorpassò, dandogli una pacca sulla spalla. Entrò
nel suo ufficio, se così si poteva chiamare. La stanza era
piuttosto spaziosa, ben illuminata, l’unico difetto era che
regnava il caos. Con la scusa che era sempre in giro per lavoro non
si preoccupava minimamente delle condizioni di quel posto, passava
talmente poco tempo al suo interno che a suo avviso era anche inutile
il fatto di averne uno di ufficio! Dopo aver letteralmente lanciato
alcune carte sulla scrivania riprese il corridoio e bussò alla
penultima porta. -Avanti- Lisa entrò. La stanza che la accolse
era molto più grande del suo ufficio, ben arredata in stile
moderno con qualsiasi tipo di comfort, dalla poltrona massaggiatrice
al frigo bar, al mini campo da golf. La donna si accomodò sulla
poltrona vicino alla grande scrivania. L’uomo che la stava aspettando,
sulla sessantina ma ancora in ottima forma, cominciò:
- ho saputo che l’affare è andato bene, come diavolo
hai fatto a convincere quel mentecatto?-
- Ho i miei metodi… Tom - rispose Lisa alzando un sopracciglio.
- si va bene, purchè non si presentino brutte sorprese…
lo sai che rischiamo molto, sia tu che io, se ci scoprono è
la fine e non solo per noi!-
Lisa assunse un’aria seria – conosco perfettamente i rischi
che corriamo, ma so anche quello che faccio! Diavolo non ho più
cinque anni ormai, e non ho intenzione di subire prediche all’infinito!
Se ho scelto di collaborare con te è perché quei poveretti….-
- non una parola in più - la interruppe Tom - ho capito, ti
chiedo scusa Lisa, so che mi posso fidare di te, perdonami -
Detto questo squillò il telefono, Lisa ne approfittò
per uscire salutando Tom con un cenno della mano. L’uomo in
questione, Tom Logan, era il padre adottivo di Lisa. Egli la trovò
proprio quando lei ne ebbe più bisogno. C’era stato un
tempo in cui dava pieno sfogo ai suoi istinti, vivendo di notte, preferendo
sesso e alcol a qualunque altra cosa, bruciando così quella
che poteva essere la sua brillante futura vita. Tom, un uomo solo,
di sani principi etici e morali, fu colpito dalla forza vitale di
quella giovane ribelle, così decise di accudirla come fosse
sua figlia, rendendo migliore la vita di entrambi. Lisa era rimasta
orfana all’età di 4 anni, fu affidata ad una lontana
zia che però a causa della sua vecchiaia non era in grado di
stare dietro alla scalmanata ragazza, che non tardò a trovarsi
amici poco raccomandabili cacciandosi spesso in situazioni pericolose,
finendo anche il galera.
Era ora di pranzo ormai, decise così di andare a mangiare un
panino in un bar poco distante da lì. Durante il pasto la sua
mente cominciò a vagare “ che giornata… avrei proprio
bisogno di un po’ di relax…” all’improvviso
le comparì un’immagine “quel bacio! Come ha fatto
a tornarmi in mente così senza neanche pensarci sopra? E chi
era l’altra persona?” di una cosa era certa, non si trattava
di un uomo, ma di una donna. Lisa aveva avuto moltissime storie in
passato, con entrambi i sessi, ma da un po’ di tempo aveva capito
che le sue preferenze tendevano verso il gentil sesso, anche se, nonostante
potesse avere tutte le donne che desiderasse, in questo periodo era
sola. Lisa aveva ormai terminato il panino, continuando a pensare
a quel bacio. All’improvviso come un fulmine a ciel sereno la
sua mente la portò a ricordare gli occhi della giovane fanciulla
appena conosciuta. Era proprio bella, le curve del suo corpo potevano
ispirare la più sublime delle melodie, la sua espressione così
innocente avrebbe addolcito il più feroce degli assassini…Lisa
si rese conto che provava attrazione per quella ragazza, ma non puramente
fisica, c’era qualcosa di più, come se una forza esterna
la spingesse verso di lei, come se quella biondina dalle frasi sfacciate
fosse in qualche modo parte di lei, della sua anima. “Ma che
razza di pensieri sto facendo? Andiamo, l’ho vista solo per
qualche minuto e già comincio a pensare che potrebbe essere
la mia anima gemella? Lisa mia cara, forse ultimamente guardi troppi
film romantici!” La donna uscì dal piccolo bar, diede
un colpo di telefono alla segretaria avvertendo che quel pomeriggio
non sarebbe andata al lavoro – motivi personali - fu la scusa,
prese la moto e tornò al parco, con la segreta speranza di
incontrare nuovamente Mark, ma soprattutto Jen. Quando arrivò
però non vide nessuno, così a malincuore girò
la moto e decise di andare a casa del cugino, chissà…magari
poteva scoprire qualcosa su quella ragazza…anche se lei stessa
ancora non sapeva cosa.
Mark
e Jen dopo essersi sfamati a dovere rimasero un po’ di tempo
a parlare del più e del meno, quando finalmente il giovane
propose qualcosa di interessante
Mark – senti ti va se andiamo a casa mia? Qui fa così
caldo! –
– Accetto molto volentieri!! – fu la risposta immediata
della ragazza. Si incamminarono e dopo circa dieci minuti arrivarono
a casa di Mark. Il giovane viveva in una piccola casetta situata vicino
al centro della città, quando entrarono Jen si accorse subito
del forte odore di alcol che aleggiava nell’abitazione, così
si affrettò a spalancare le finestre ammonendo il povero Mark
come se fosse sua madre.
Jen – ma insomma Mark! se fai delle feste almeno cerca di pulire!
Mio Dio come cavolo fai a vivere in questo stato? Ma non ti vergogni??
–
Mark non potè fare a meno di mettersi a ridere di fronte a
quella scena, portando anche Jen a fare lo stesso. La spassosa atmosfera
fu interrotta dal campanello d’ingresso. Mark andò ad
aprire e quando vide Lisa alla porta il suo viso si illuminò
di gioia, ma la cugina parlò prima di lui
Lisa – Mark devo parlarti, mi e succ… - le parole le morirono
in gola quando i suoi occhi incontrarono la figura di Jennifer, che
la accolse con un – Ciao Lisa! Che piacere rivederti! –
Mark: - cosa? Che ti è successo? –
Lisa - No, niente, lascia stare -
Lisa entrò in casa e sentendo l’aroma della sala concluse
che la serata precedente doveva essere stata parecchio movimentata,
ma non chiese nulla al cugino. La donna rispose al saluto di Jen con
un sorriso, andando a sedersi sul divano. Mark le si avvicinò
con fare preoccupato
Mark – Hey tutto bene? –
Lisa lo liquidò in fretta con un “si” e con un
cenno della la testa. Improvvisamente nella stanza si era venuto a
creare un’inspiegabile silenzio, rotto solamente dal vecchio
orologio a pendolo. Jen fu la prima a parlare
Jen – Lisa, ma tu non dovevi lavorare oggi? –
Lisa - Si in effetti, ma sono troppo stanca così ho preferito
prendermi mezza giornata libera!-
Jen - Beh se lo avessimo saputo prima avremmo potuto organizzare qualcosa
tutti insieme per il pomeriggio! Peccato…- disse Jen con fare
leggermente triste, ma di colpo il suo volto s’illuminò
Jen – però siamo ancora in tempo per la cena! –
Mark la guardò quasi incredulo, da dove aveva tirato fuori
la forza per una proposta del genere? Lisa era un’estranea agli
occhi della ragazza, e non credeva che avesse fatto quella proposta
solo per far piacere a lui…
Lisa – In realtà domani avrei parecchio lavoro…
-
Jen - Forza! Fallo per tuo cugino! –
A quel punto Lisa comprese che qualcosa albergava nel cuore della
ragazza, la sua insistenza non era comune a tutte le nuove conoscenza.
La donna allora accettò, provocando un sorriso di gioia sulla
bocca di Jen ed un grido di felicità da parte di suo cugino.
Si diedero appuntamento alle otto davanti alla casa del ragazzo, poi
avrebbero raggiunto il ristorante a piedi.
Lisa
arrivò a casa, il sole era ancora alto nel cielo e l’aria
era umida e piuttosto pesante, così andò in camera,
si spogliò in velocità e s’infilò nella
doccia, rimanendo sotto il getto d’acqua fresca per più
di mezz’ora. Quando ne uscì si sentì rinvigorita
e piena d’energie, ed il suo pensiero corse immediatamente a
Jen “ stasera devo capire se anche lei sente qualcosa nei miei
confronti ”. Scelse un abbigliamento non troppo impegnativo
ma piacevole all’occhio: pantalone in pelle nero molto stretto,
camicia in seta bianca che contro luce lasciava libera la fantasia
dello spettatore, scarpa con un tacco non esagerato… in fondo
a lei non serviva procurarsi una falsa altezza, era circa 1.80! Dopo
aver asciugato i lunghi capelli neri accese una sigaretta, avvicinandosi
alla grande finestra del salotto. Il panorama era magnifico, il sole
stava tramontando, il cielo sembrava infuocato e tuttavia lasciava
intravedere la luna, che presto sarebbe stata una grande perla alta
nel blu della notte. Si accorse che l’ora dell’appuntamento
si stava avvicinando, così, dopo aver spento la sigaretta,
uscì di casa.
Jen
fu la prima ad arrivare al luogo dell’appuntamento, ma decise
di non mettere fretta a nessuno, così si mise ad aspettare
pazientemente che gli altri due la raggiungessero. Dopo circa dieci
minuti arrivò Lisa
Lisa – Ciao! E’ da molto che aspetti? –
Jen - No solo qualche minuto – rispose Jen, che non era in grado
di staccare gli occhi di dosso a quella meravigliosa sagoma di donna.
Nei suoi pensieri prese vita un desiderio che non avrebbe mai immaginato…
poter sfiorare, toccare, baciare quel corpo, tanto sensuale e perfetto.
Lisa si accorse dello sguardo della fanciulla, avendo così
la conferma che stava cercando. Quasi a farlo apposta decise di stuzzicarla
un po’
Lisa – Come mai mi stai fissando? Ho scelto forse un abbigliamento
sbagliato? –
Jen un po’ imbarazzata trasalì – No… no anzi,
sei perfetta… -
Lisa squadrò da capo a piedi l’immagine della ragazza.
Portava una minigonna in jeans, con una camicia senza maniche di colore
rosso scuro, un filo di trucco per far risaltare il verde degli occhi
“…è favolosa…” fu il pensiero di Lisa.
La donna sentì che doveva dire qualcosa, ma prima che ne avesse
il tempo la porta della casa di Mark si aprì
Mark – Buonasera mie dolci signorine! Allora che stiamo aspettando?
Non ditemi che non avete fame! –
Jen: – In realtà io sto morendo di fame! Sei tu che non
arrivi mai puntuale!! –
Mark: – ok è vero, colpa mia, ma se un uomo vuole farsi
bello gli è concesso arrivare un po’ in ritardo…non
è solo un privilegio delle femmine! –
I tre si misero a ridere, avviandosi verso il ristorante. Arrivarono
piuttosto in fretta, il locale non era ancora pieno di gente, così
non vi furono lunghe attese prima di poter mettere qualcosa sotto
i denti. La cena fu piacevole, Mark era un bravissimo intrattenitore
e Jen si sentiva estremamente bene quella sera… e aveva già
capito che ciò non era dovuto alla presenza di Mark…
quando il trio si alzò da tavola era quasi mezzanotte, e tutti
convennero che era meglio avviarsi verso casa. Dopo aver accompagnato
il ragazzo, Lisa e Jen rimasero da sole, situazione che entrambe inconsciamente
desideravano, ma che creò un clima di tensione improvvisa.
Lisa – senti, se vuoi ti accompagno a casa, non è prudente
che una ragazza vada in giro da sola a quest’ora di notte –
Jen - Ti ringrazio ma abito davvero qui vicino, non credo ce ne sia
bisogno –
Lisa non aveva intenzione di rassegnarsi
Lisa – Non accetto rifiuti, ora io ti accompagno a casa e tu
dovrai rassegnarti a sopportarmi lungo tutto il tragitto! –
Jen sorrise, in fondo le faceva un immenso piacere poter godere ancora
un po’ della compagnia di quella donna… Si incamminarono
e Jen fece strada.
Jen – Di cosa ti occupi? –
Lisa era un po’ soprappensiero – Scusa come hai detto?
–
Jen - Ti ho chiesto di cosa ti occupi, che lavoro fai? –
Lisa - E’ un po’ complicato da spiegare, in pratica vendo
azioni e titoli –
Jen - Quindi lavori in Borsa! –
Lisa - Non proprio ma il meccanismo è sempre quello…
-
Jen - E come mai sei sempre in giro per lavoro? –
Lisa - Perché trattiamo con clienti molto importanti, ed è
necessario presentarsi di persona per ottenere la loro fiducia –
Jen - Beh non mi sembra molto complicato… che genere di titoli
vendi? –
Lisa - Ma quanto sei curiosa! –
Lisa non amava parlare di se, era un tipo piuttosto riservato, così
decise di sviare l’argomento
Lisa – E tu invece che fai nella vita? Studi? –
Jen - No, grazie al cielo ho già conseguito la laurea, ora
sono dottoressa in medicina! –
Lisa - Cavolo sei stata brava! –
Jen - Si ma ora ho solo un piccolo ruolo all’ospedale, ma col
tempo conto di fare molta strada! - - Sono sicura che ce la farai…-
Lisa fece a Jen un sorriso molto dolce, tanto da farla restare senza
parole. Erano ormai giunte a destinazione, ed entrambe in cuor loro
provavano una sorta di tristezza al pensiero di doversi salutare.
- Immagino che ora tu debba andare… - disse Jen tenendo gli
occhi bassi
Lisa - Già.. –
Jen - Allora…-
Jen non potè finire la frase, poiché Lisa l’aveva
afferrata per la vita, congiungendo le sue labbra a quelle della ragazza.
Jen non ebbe il tempo per reagire, semplicemente perché non
voleva farlo… quel bacio era la sensazione più dolce
che avesse mai provato, così intenso… e così familiare
allo stesso tempo… Dal canto suo Lisa aveva agito senza pensarci,
come se il suo corpo non avesse voluto rispondere ai comandi della
mente… e quel bacio…era come quello del suo sogno…
non proprio lo stesso, qualcosa era diverso, ma in quel momento non
le importava… Le loro lingue dapprima si sfiorarono, temendo
quasi il contatto, poi si unirono, si intrecciarono, cercando quasi
di diventare una cosa sola… Lisa allontanò il suo viso
da quello della fanciulla
Lisa – Io… ti chiedo scusa… non so cosa mi sia preso…
-
Fece per voltarsi ma si sentì afferrare il braccio, era Jen,
che non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare via. Lisa si voltò
e la guardò negli occhi… erano lucidi, ma nessuna lacrima
solcava quel bellissimo viso… i suoi occhi erano lucidi per
la gioia, e la speranza che quel bacio le aveva donato. Lisa sorrise
con quanta più dolcezza il suo cuore le concesse, stringendo
Jen a sé in un lungo abbraccio. E poi una altro bacio, meno
timido del precedente, carico di profonde emozioni, nessuna parola
era in grado di descrivere quel gesto…la complicità delle
due anime che si completavano a vicenda, massima espressione della
forza dell’universo. In quell’istante esistevano solo
Lisa e Jen, tutto il resto era vano. Jen prese per mano Lisa e senza
dire parola, semplicemente guardandola negli occhi, la condusse dentro
l’edificio, fino al suo appartamento e chiuse la porta d’entrata.
Vi appoggiò la schiena contro, aspettando che Lisa la cingesse
con le braccia, dandole poi un dolce e sensuale bacio… La donna
afferrò la giovane compagna alzandola da terra, per dirigersi
nella camera da letto. Una luce soffusa pervadeva la stanza, accogliendo
nel silenzio quelle due anime che presto si sarebbero unite. Lisa
adagiò Jen sul grande letto, la baciò nuovamente, dapprima
sulle labbra, poi sul collo, molto lentamente, mentre le sue mani
le accarezzavano la pelle… Infine prese la sua mano, la sfiorò
con le labbra e disse – E’ quello che vuoi? –
La ragazza, che non era in grado di trattenere i brividi di piacere
che quel tocco le aveva procurato, non rispose, tuttavia le sorrise,
cominciando a aprirle la camicia. Lisa a quel punto non potè
fare altro che assecondarla, sbottonandole la gonna… le due
donne si spogliarono rapidamente, ma senza fretta. Il contatto dei
loro corpi le faceva vibrare d’eccitazione, Lisa aveva il busto
alzato, in fianco Jennifer distesa. La donna baciò il petto
della ragazza, che ansimava vistosamente mentre poteva sentire le
mani dell’altra massaggiarle il seno, poi scendere, accarezzandole
il ventre, poi ancora più giù, fino alle cosce…
Il corpo della ragazza era bollente, i suoi sensi erano concentrati
sul tocco angelico e sicuro di Lisa, così intenso e travolgente.
Finalmente la donna raggiunse il punto più atteso, lo accarezzò,
poi fece scivolare il suo corpo verso il basso, per poter fare eccitare
ulteriormente la ragazza. La lingua di Lisa sembrava danzare nel sesso
di lei, procurandole gemiti di piacere, entrando, poi uscendo, fino
a che non portò Jen al raggiungimento dell’estasi. Lisa
le si sdraiò accanto, guardandola mentre il suo corpo si rilassava,
ed il respiro diventava regolare. Jen la abbracciò, in quel
momento era felice, si sentiva protetta, si sentiva completa.
– Non posso crederci… - sospirò Jen
Lisa – A cosa non puoi credere? –
Jen – A ciò che è appena successo, io… non
riesco a spiegarmelo… -
Lisa - che c’è da spiegare? Non capisco…- il suo
volto assunse poi un’espressione preoccupata
Lisa – ti sei pentita? –
Jen - No assolutamente! E’ solo che… non ero mai stata
così… nemmeno con un uomo… -
Lisa- Non è il fatto di essere maschio o femmina che fa la
differenza, ma l’anima… è lei che deve essere in
armonia con quella dell’altra persona… -
Jen - Allora le nostre anime hanno raggiunto un’armonia perfetta…!
–
Lisa - Già… deve essere così… o come mi
spieghi l’urlo di poco fa? –
Jen si mise a ridere, tirando un cuscino addosso a Lisa, che prontamente
schivò il colpo
Lisa – Ehi! Stavo solo scherzando!! –
Jen a quel punto le si avvicinò, baciandola appassionatamente.
Era ormai tardi e la stanchezza cominciava a farsi sentire per entrambe
le donne, così decisero di rilassarsi, e godersi quegli istanti
di pace derivanti da una giornata intensa di emozioni. Jen sembrava
ormai essersi addormentata, il suo respiro era regolare e sereno,
mentre Lisa ancora non era riuscita a prendere sonno:
Lisa - la mia anima è una nave incantata che, come un cigno
sonnolento, procede navigando sulle onde tranquille al canto della
tua dolce canzone. E la tua anima rassomiglia ad un angelo seduto
al governale mentre tutti i venti echeggiano di melodie. Mi sembra
di navigare sempre, per sempre, sulle rive di un fiume sinuoso, tra
le montagne, le foreste, gli abissi….-
Queste parole quasi impercettibili vennero interrotte dalla voce di
Jen:
Jen -…fino ad oggi, come una creatura avvinta dal sonno, portata
verso l’oceano, navigo in tutti i sensi nel seno del mare profondo,
in un’armonia che mi culla senza tregua.-
Lisa: - non so se mi meraviglia di più il fatto che sei sveglia
o che tu conosca le parole di Shelley! - Jen: - probabilmente entrambi…sai,
quello che esprimono questi versi rispecchia totalmente il mio stato
d’animo, e a quanto capisco anche il tuo…-
Lisa la guardò, poi le sorrise dolcemente, inebriata dallo
spirito innocente della ragazza e dalla sua bellezza. Un lungo abbraccio
fu seguito da un sonno profondo nel quale caddero entrambe.
Nebbia…silenzio…pace…
“dove mi trovo?” Degli alberi, non li vedo ma so che ci
sono, i miei piedi si muovono, sto camminando, ma non sento nulla
sotto di me, eppure so che c’è qualcosa…guardo
le mie mani, sono sporche di sangue. La pace si rompe, un dolore pungente
s’impadronisce del mio cuore, scendono le lacrime… “sono
tutti morti…per colpa mia…” so di dover fare qualcosa,
so che posso rimediare… “ma così perderò
lei…” il dolore aumenta, è insopportabile…
- Lisa! Lisa sveglia! - La donna aprì gli occhi, li sentì
gonfi e le facevano male.
Jen - Lisa perché stai piangendo? -
Lisa - Io…io non lo so…ho fatto un sogno, un incubo, non
capisco, sembrava più…un ricordo, e faceva male…-
Jennifer l’abbracciò, tentando di consolarla o per lo
meno farle capire che le era vicina, ma non capiva…come può
un sogno causare tanta sofferenza? Sentiva il dolore della compagna,
lo percepiva…ma non riusciva a capire… Lisa si alzò
dal letto, andò in bagno e si lavò il viso, riuscendo
così a calmarsi un po’, ma quella sensazione di dolore
continuava a bussare alla porta del suo cuore. Decise che era meglio
andarsene, doveva prepararsi per il lavoro.
Lisa - ora devo andare, a quest’ora dovrei già essere
in ufficio… oggi pomeriggio ti chiamo, va bene? -
Jen: - ma sei sicura di stare bene? Forse hai bisogno di un po’
di riposo…-
Lisa: - no tranquilla, è tutto ok… ci sentiamo più
tardi…-.
Le due si scambiarono un rapido bacio, che lasciò Jennifer
un po’ amareggiata, poi Lisa uscì dall’appartamento
e si diresse verso l’ufficio.
“Che
significato poteva mai avere quel sogno? E tutto quel dolore…
da dove nasceva?” durante il tragitto la mente di Lisa era invasa
da mille domande, una più difficile dell’altra, fino
a quando non arrivò a porsi un ultimo quesito: poteva il sogno
di quella notte essere collegato a quello in cui sognava il bacio?
E se si…qual’era il filo che li congiungeva?
Senza quasi accorgersene la donna era arrivata al suo ufficio. Appena
varcò la soglia del palazzo la sua attenzione fu richiamata
da una voce femminile:
- Lisa, il signor Logan la attende nel suo ufficio -
Lisa: - Grazie Rosy, avverti che sto salendo -.
Quando la donna aprì la porta rimase sorpresa nel vedere il
suo capo, e padre adottivo, in compagnia di altri tre uomini.
Tom: - Lisa, mia cara, finalmente ci raggiungi! -
Lisa: - Scusa, ho avuto un imprevisto…-
Tom: - Ti presento l’ispettore capo del dipartimento locale
di polizia, Frank Smither, mentre i due giovanotti in abito scuro
sono due membri dell’ FBI, i signori Ted e Leonard Penn che
oltre ad essere colleghi, sono fratelli -
Lisa: - E’ un piacere, ma mi sfugge il motivo della loro presenza
-
Frank: - Signorina, conoscendo la vera natura della vostra società
siamo venuti per proporvi un accordo -
Lisa guardò Tom dritto negli occhi, in cerca di un segno di
approvazione, e quando vide che l’uomo appariva tranquillo,
si rese conto che non stava succedendo nulla di male.
Lisa: - Che tipo di accordo? - disse alzando il sopracciglio.
Leonard: - Sappiamo quanto siete abili nel vendere azioni e titoli
fantasma ai leader mondiali potenzialmente pericolosi, facendoli così
crollare finanziariamente, portando ad ogni paese un personaggio politico
più capace e meno meschino di quello precedente… così
ci troviamo qui, a chiedervi di collaborare con noi in un progetto
che sfortunatamente, da soli non riusciamo a portare a termine -
Ted: - Il progetto consiste nel rendere inoffensivo il capo dei terroristi
di questa nazione -
Lisa non potè trattenere una risata.
Lisa: - Non mi dite! Con tutte le armi e gli uomini che possedete
non siete in grado di abbattere un essere umano? Scusate ma mi sembra
piuttosto banale come missione! -
Frank: - E’ questo il problema, a quanto pare questo capo dei
terroristi possiede un congegno in grado di far attivare tutte le
bombe sommerse rimaste inesplose durante le due grandi guerre…
se ciò fosse vero, si rende conto di quale disastro potrebbe
provocare? -
Il volto di Lisa si fece serio:
Lisa: - Si, capisco… ma come crede possibile che un crollo finanziario
di quest’uomo possa evitare il pericolo esplosione? -
Tom: - Semplice tesoro, non subirà un crollo finanziario stavolta…-
Lisa non capiva, le sembrava tutto fuori posto, cosa si aspettavano
da lei allora quegli uomini e suo padre?
Tom: - Vedi Lisa… il tuo lavoro fin ora ti ha sempre messo nella
condizione necessaria di guadagnarti la fiducia degli uomini con cui
hai trattato, questo significa che sei molto abile nel “lavorarti
le persone”… ed è proprio per questo che le forze
dell’ordine hanno scelto te, oltre che per le tue doti fisiche,
ovviamente! Tu sai difenderti molto bene in un combattimento corpo
a corpo, in più conosci l’uso delle armi… Lisa
si potrebbe dire che saresti un soldato perfetto! -
Lisa: - Quindi se ho capito bene voi vorreste che io mi avvicinassi
al capo dei terroristi per poi farlo fuori? -
Leonard: - In realtà vorremmo che tu ti infiltrassi nel suo
gruppo… e poi, al momento opportuno, gli tenderai una trappola
e noi lo cattureremo.-
Ted: - Come ha già detto il signor Logan, sappiamo che sei
una donna forte, in tutti i sensi, per cui riteniamo tu sia la più
adatta per questa missione -
Lisa: - Non è una decisione semplice… insomma si tratta
di una faccenda seria, mi dispiace ma non posso rispondere così
su due piedi.-
Tom: - Tesoro non fartene un problema di tempo, ne hai molto per decidere…-
Frank: - In realtà ha solo tre giorni, poi dovrà darci
la sua risposta… Signorina in questa operazione agirebbe per
il bene dell’intera comunità, una volta portata a termine
avrà onorificenze da tutti i capi di stato, sarà acclamata
per il suo coraggio…-
Lisa: - Non è questo che mi aiuterà a prendere una decisione,
scusate… vi farò avere una risposta…-
Detto questo la donna uscì dalla stanza e se ne andò
nel suo ufficio sbattendo la porta.
- E adesso cosa faccio? La mia vita era complicata prima… adesso
è proprio al colmo! Mio Dio che devo fare….? -
La mente di Lisa corse a Jennifer, si figurò i suoi bellissimi
occhi, il suo sorriso, il suo profumo… improvvisamente le balenò
l’idea di non riuscire nella missione, di restare uccisa…
una scossa le attraversò la schiena, e un dolore lancinante
le perforò il cuore… era lo stesso dolore vissuto nel
sogno… Lisa si sollevò dalla poltroncina in pelle nera:
- E se entrambi i sogni fossero premonitori? Insomma… le sensazioni
le ho vissute entrambe nella realtà, prima il bacio, poi questo
dolore…-.
In quel momento la donna sentì il bisogno di vedere Jen, doveva
parlarle… anche se ancora non sapeva cosa mai potesse dirle.
“Per
compiere grandi cose bisogna vivere come se mai si dovesse morire”
(Vauvenarques)
Jennifer spense la tv, tutti i programmi l’annoiavano a morte…
ma non era a causa della loro qualità, i suoi pensieri non
volevano abbandonare l’immagine di Lisa, una donna così
bella… ma anche tanto misteriosa… perché quella
mattina era così scioccata? Che avrà mai potuto sognare?
La ragazza non sapendo che fare cominciò a sfogliare alcune
riviste, quando fu attirata dal titolo di un breve articolo: “
Principessa Guerriera: realtà o fantasia di una giovane poetessa?”.
Jen cominciò a leggere: “ Un gruppo di archeologi si
è imbattuto lo scorso lunedì in una scoperta che potrebbe
fare luce su uno dei periodi più bui della storia europea.
Sono state infatti rinvenute delle antiche pergamene risalenti all’epoca
di Giulio Cesare che narrano le avventure belliche e non, di una donna
conosciuta con il nome di Xena di Anfipoli, chiamata anche Principessa
Guerriera. Pare che le pergamene siano state scritte da una fanciulla,
Gabrielle di Potidea, che accompagnava la coraggiosa guerriera durante
tutte le sue battaglie, inizialmente come barda, successivamente come
vera e propria guerriera. Dai manoscritti non è chiaro esattamente
il periodo a cui si riferiscono, infatti sembra che il primo gruppo
sia stato scritto circa venticinque anni dopo il secondo, il che non
è materialmente possibile vista la brevità della vita
a quell’epoca. Nelle pergamene si parla di “aiuto divino”
più di una volta… che gli dei dell’Olimpo abbiano
aiutato le due donne a preservare la loro giovinezza? Dagli scritti
traspare inoltre un forte sentimento tra la scrittrice e la guerriera,
ma questa è solo una supposizione iniziale, verrà approfondita
una volta studiate più attentamente le pergamene. Cari lettori,
questa potrebbe essere una notizia di grande portata per gli studiosi
di tutto il mondo, ma potrebbe anche rivelarsi una farsa messa in
atto da una giovane greca per dare voce alla sua fantasia”.
Jennifer fu come rapita da ciò che aveva letto, cominciò
a figurarsi il mondo ellenico in tutto il suo fascino, la natura ancora
integra, i villaggi, poi le battaglie ed i signori della guerra…
ed infine lei, la Principessa Guerriera…in sella al suo cavallo
dal crine color oro… ma, cosa strana, non riusciva a vederne
il volto… per quanto si sforzasse, sembrava che la Guerriera
non facesse altro che darle le spalle. Era impegnata in una battaglia,
urla e pianti erano il sottofondo di incendi e crudeltà, e
poi un grido…acuto…penetrante…e familiare.
Jennifer aprì gli occhi, la rivista sulle ginocchia…
si era assopita, ma nella sua mente le immagini viste poco prima erano
ancora nitide… lo sguardo perso nel vuoto… Ebbe un sussulto
quando sentì bussare alla porta, così rimise a posto
la rivista ed andò ad aprire:
Jen: - Lisa! -
Nel suo viso si dipinse un sorriso lucente. La donna inaspettatamente
la prese fra le braccia, la strinse a se come se avesse avuto paura
che da un momento all’altro ella dovesse sparire.
Jen: - Ehi come va? -
Lisa: - Vorrei poterti dire che va meglio, ma mentirei ad entrambe…-
disse poi dirigendosi verso il divano.
Jen: - Si tratta ancora di quel sogno? Cosa ti turba? -
Lisa: - Beh è partito tutto con quel sogno più o meno,
la confusione che provavo mista al senso di dolore per…- “…per
la perdita di lei…” -…per qualcosa che ora non riesco
a ricordare…e poi il lavoro che mi sommerge ed ora la situazione
è insostenibile… io non ce la faccio più…-
“…io non posso perderla…”
Jen si sedette in fianco alla compagna, le prese dolcemente la mano,
poi la guardò negli occhi:
Jen: - Lisa, io non so cosa ti tormenta, non pretendo di saperlo,
ma credi a me se ti dico che parlarne non può fare altro che
bene a te stessa… concediti un po’ di serenità…-
La voce della giovane era tranquilla, riusciva ad infondere a Lisa
un senso di sicurezza, come se all’improvviso i problemi apparissero
più facili da affrontare, così decise di parlarle…
le spiegò di quel sogno, della sofferenza a causa della perdita
di qualcuno, poi del suo lavoro e dell’incarico a cui non sapeva
se rinunciare o meno… Jen rimase in silenzio per un po’,
sembrava pensierosa.
Lisa: - Ti prego dimmi ciò che pensi, non sopporto questo silenzio
-
Jen: - In tutta sincerità non so che dire… pensavo di
non capire nulla di te quando non sapevo niente, ma ora che so, capisco
ancora meno! -
Il volto di Lisa parve rilassarsi per un momento, lasciando spazio
ad un accenno di sorriso. La donna si alzò dal divano per prendere
una bottiglia di birra mentre Jen riprese a parlare:
- Per quanto riguarda quell’incarico… è una cosa
molto pericolosa, e il mio cuore mi dice di non lasciarti partire…
ma devi essere tu a prendere l’ultima decisione…-
Lisa – Lo so… ma non è affatto semplice, è
una missione totalmente fuori dai miei canoni… e se non dovessi
farcela? Non intendo solo non portarla a termine, ma non riuscire
a tornare a casa…-
Jen – E’ difficile e lo capisco, e so anche che non è
l’idea di trovarti faccia a faccia con la morte a spaventarti…
cosa ti frena? -
Lisa tornò sul divano senza rispondere, così Jen appoggiò
la testa sulla spalla della compagna.
Jen – Spero solo che qualunque cosa tu decida sia la scelta
giusta…-
Dopo pochi minuti la ragazza cominciò a rilassarsi, chiudendo
gli occhi. Il silenzio regnava per tutto l’appartamento, quando
Jen diede chiari segni che il suo non era un sonno tranquillo, era
sudata e sembrava che il suo corpo tremasse… quando ad un certo
momento parlò:
Jen: - Non andare! Non voglio perderti! Non puoi lasciarmi…
ti prego…Xena non farlo! -
Lisa cominciò a preoccuparsi, così decise di svegliare
la compagna.
Jennifer aprì gli occhi, dentro di lei un profondo senso di
impotenza la fece sentire smarrita, tanto che guardandosi intorno
per qualche istante non riuscì a riconoscere il suo appartamento…
Jen: - Ma… dove sono? –
Lisa: - Sei a casa… e al sicuro… -
Jen: - Lisa! Oddio Lisa ma che è successo? –
Lisa: - Hai solo fatto un incubo… tutto qui… ma ora sei
sveglia e va tutto bene…-
Jen: - No, non era un incubo… io… - i suoi occhi fissarono
il vuoto, ed in quello stato ricominciò a parlare:
Jen - …io non posso andare avanti senza di te… -
Lisa: - Non ho alcuna intenzione di lasciarti… -
Gli occhi di Jen sembravano guardare qualcosa al di là della
realtà, il suo respiro era ancora molto affannoso… una
lacrima scese lungo la sua guancia… Guardò poi Lisa,
e non potè fare a meno di darle un bacio. La donna accolse
il gesto, pur non capendo il comportamento della compagna…
Dopo qualche minuto Jen cominciò a calmarsi, così Lisa
ne approfittò per preparare qualcosa da mangiare. Il telefono
cellulare di Lisa squillò, la donna rispose con voce calma
e serena, ma appena l’interlocutore finì la frase i suoi
occhi si spalancarono, diventò improvvisamente seria e chiudendo
la telefonata parlò a Jen:
Lisa: “E’ successo un problema in ufficio, devo lasciarti
sola per qualche ora… ci sentiamo stasera?”
Jen: “Ma… che è successo?”
Lisa: “Nulla d’importante ma serve la mia presenza.”
Jen: “Va…va bene… a stasera…”
Era già la seconda volta che Lisa se ne andava da casa sua
in malo modo, e questa storia cominciava a provocare un po’
di nervosismo a Jen, ma non lasciò trapelare nulla se non un
filo di delusione dipinta nei suoi occhi… ma Lisa sembrò
non accorgersene.
Jen passò la le ore guardando la televisione, prima un film
d’azione, poi un cartone animato, finchè non arrivò
il tg: “ apriamo la pagina di cronaca con una notizia che ci
è appena giunta in redazione grazie ad una nostra fonte. Ormai
è noto l’alto livello di terrorismo che invade il nostro
paese, ma a quanto sembra le forze dell’ordine e l’FBI
stanno collaborando per mettere in atto un piano al fine di estinguere
questa piaga che ci affligge ormai da troppo tempo. I dettagli della
missione sono ancora sconosciuti, ma vi terremo informati.”
Jen spense la tv e non potè fare a meno di pensare alla sua
donna, lei era la pedina principale di quella missione, e la tristezza
derivante dall’episodio di poche ore prima si mescolò
all’ansia di quello che poteva riservarle il futuro. Sentì
il bisogno di chiamare Lisa al cellulare, ma non lo fece… per
orgoglio forse o per principio: toccava a lei farsi sentire dopo il
comportamento che aveva avuto.
“C’è
mai stata una donna che abbia concesso profondità ad una testa
femminile, giustizia ad un cuore di donna? E non è forse vero
che chi ha dimostrato più stima per la donna è sempre
stata la donna stessa?” ( F. Nietzsche )
L’orologio
segnava le due e un quarto di notte quando Jen fu svegliata dal campanello
di casa che suonò. Si mise una vestaglia color azzurro chiaro
e andò alla porta:
- Chi è? -
- Sono io – rispose una voce femminile dall’altra parte.
Jen aprì di poco, i suoi occhi erano stanchi e il sonno aleggiava
su di lei.
Jen: - che vuoi a quest’ora? –
Lisa: - Non mi fai entrare? –
Jen lasciò libero accesso all’abitazione, andò
a sedersi pesantemente sul divano e guardò la compagna, solo
allora si accorse della bellezza che aveva davanti agli occhi, accentuata
da un tailleur blu molto elegante in giacca e pantaloni attillati.
Jen: - che ci fai qui? – chiese la ragazza con aria stanca e
scocciata
Lisa: - Lo so che è tardi, ma ero in giro e ho pensato di venire
da te per… -
Lisa fu interrotta bruscamente dalle dure parole di Jen
- per cosa? Perché non sapevi che fare? Tanto ormai vieni e
vai via da questa casa senza problemi vero? Non importa quando, ne
come, a te non importa di nulla!-
Le parole della bionda fanciulla erano cariche di rancore, aveva aumentato
il tono di voce e la sua espressione era seria e tagliente.
Lisa: - Jen ma che stai dicendo? Io volevo solo passare a farti un
saluto, non sono riuscita a chiamarti e avevo voglia di vederti…
Jen: - Ah certo! Ma quando si tratta degli altri il telefono lo usi
eccome! E corri sempre quando ti chiamano! Non esiti ad abbandonarmi
ogni qual volta si presenti l’occasione! Ma insomma Lisa non
sono il tuo giocattolo! –
Lisa non capiva l’eccessiva reazione della ragazza, decise così
di non lasciarsi prendere dal nervoso e mantenere la calma
Lisa: - Jen… - disse con voce serena avvicinandosi alla sua
compagna
Jen: - Non mi toccare! Vattene! Non voglio più star male per
te! –
Lisa continuò ad avvicinarsi alla ragazza, incurante dell’intimidazione,
quando arrivò ad abbracciarla stringendola forte, e nonostante
Jen in un primo momento cercasse di divincolarsi, sapeva che avrebbe
ceduto… così fu.
Lisa: - Amore ti prego… scusami…”
Jen: - Perché? Perché mi scappi sempre via? Perché
ho sempre questa sensazione di perderti? –
Lisa: - No tesoro io non scappo… io sono qui e sono vicina a
te… riesci a sentirmi? Senti il mio cuore? – Così
dicendo le prese la mano e la appoggiò al suo petto, la ragazza
annuì
Lisa: - Senti i suoi battiti… sono per te, e vengono da te…
Jen tu non immagini quanto ti sento vicina, ed è la prima volta
che mi succede… -
Gli occhi delle due amanti se incrociarono, fermando il tempo, poi
un bacio delicato, e poi finalmente Lisa parlò:
- Jen… io sono innamorata di te…-
A quelle parole la ragazza ebbe un esplodere di emozioni dentro di
se, le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi bagnandole il
viso… la sua donna si era dichiarata, la sua donna le aveva
detto le parole che avrebbe voluto sentirsi dire fin dal primo incontro
e per tutta l’eternità…
Jen abbracciò Lisa, la strinse con forza quasi a voler catturare
quel momento, metterlo via per non perderlo e conservarlo per sempre…
Jen: - Oh Lisa… - alzò la testa per guardare la donna
negli occhi
- Lisa anch’io… anch’io… ti amo…-
Quel momento sembrò fatato, come se fosse vissuto in un’altra
dimensione, dove l’amore aveva un corpo, era tangibile, e l’amore
erano loro… Lisa e Jen… in tutta la loro completezza,
nei loro occhi, nelle loro voci… e nel bacio che si scambiarono
in quel momento…
Lisa portò Jen in camera da letto, la spogliò dalla
vestaglia, assaporando ogni centimetro di quel suo bellissimo corpo,
mentre la ragazza era intenta sbottonare la giacca della donna, poi
la camicia, poi il pantalone… fino a lasciarla in completo intimo.
Lisa fece distendere Jen, le sue mani su di lei le provocavano gemiti
e piacere… i loro corpi si unirono anche quella notte, ma stavolta,
con più amore, con più passione… stavolta era
qualcosa di più di amore… stavolta era estasi, era qualcosa
che la mente non può concepire perché va oltre il pensabile…
stavolta era l’eterno che si manifestava in loro…era il
passato, il presente, il futuro… e loro lo sentivano, lo sapevano…
“Neve… freddo…uomini… due occhi verdi pieni
d’amore… e poi dolore, dolore fisico… ma nessuna
opposizione…”
Lisa aprì gli occhi, trattenne il respiro per qualche secondo
guardandosi e massaggiandosi le mani, poi cercò di rilassarsi.
Un altro strano sogno, ma sempre così vero…
Jen si girò da un lato ancora con gli occhi chiusi, la donna
la guardò, sorrise leggermente e le appoggiò le labbra
sulla fronte.
- Buongiorno… - fu la reazione della giovane a quel gesto, accompagnata
da un bacio
Lisa: - Hai voglia di un buon caffè? –
Jen: - Perché no… ma… sai farlo almeno il caffè??
–
Lisa: - Si da il caso che il mio sia il più buon caffè
che tu potrai mai gustare signorinella! –
Jen divertita dall’espressione della donna prese un cuscino
e glielo lanciò dritto all’altezza del petto, provocando
così una lotta che si tramutò in una nebbia di piume.
Jen si fermò un istante guardando le piume che volteggiavano
per la stanza
Jen: - Che strano… è come se stessero nevicando piume
d’oca…-
A sentire la parola nevicare Lisa provò una stretta al cuore,
così si alzò per preparare il caffè. Jen la seguì
ancora estasiata per lo spettacolo appena offertole, cingendo da dietro
Lisa per poi stamparle un bacio sul collo.
Fatta colazione Lisa andò in ufficio, dove già l’attendeva
Tom per parlare dell’impresa che avrebbe dovuto compiere, e
visto che la notizia aveva già fatto il giro dei notiziari
nazionali, si prospettava ancora più complicata.
Tom: - Ho già contattato l’FBI riguardo alla piega che
sta prendendo questa faccenda, dicono che se non te la senti allora
non sei costretta a fare nulla, ma se accetti sappi che potresti rischiare
la tua vita –
Lisa: - Lo so… ma quello che mi preme non è la paura
di morire, ma il terrore di perdere chi più amo…-
Tom: - Lisa, ora ti parlo da padre a figlia… Dio solo sa quanto
io detesti questa faccenda, quanto vorrei dissuaderti dall’accettare
questa impresa, ma qui non si tratta di un gioco… ne va della
sicurezza e del benessere di milioni di persone, famiglie intere che
ora sono felici ma che potrebbero non esserlo mai più, futuri
bambini che non conosceranno il significato della parola pace, città
intere che rischiano la distruzione… e perché? Perché
se tu non accettassi, o non riuscissi nell’impresa, allora il
Governo metterà mano all’unica arma che conosce…
una guerra fino all’ultimo morto… un inferno che divorerà
l’uomo per l’ennesima volta…-
Lisa fissò un punto all’orizzonte, pensierosa ma consapevole
della verità nelle parole del padre. Si alzò dalla poltroncina
in pelle, fece qualche passo su e giù per la stanza ed infine
guardò l’uomo:
Lisa: - Hai ragione, se io me ne stessi vigliaccamente in disparte
perderei comunque tutto, e con il doppio della sofferenza… e
non solo danneggerei chi mi sta vicino, ma tutti gli abitanti di questo
Paese…- fece una breve pausa, poi parlò nuovamente: -Accetto…
porterò a termine questa operazione, con la sola speranza di
poterne vedere i frutti…-
Tom andò incontro alla donna abbracciandola calorosamente,
dimostrandole così tutto il suo affetto.
I giorni passarono e il piano della missione andava via via perfezionandosi,
fino a raggiungere quella che si dice “sicurezza di riuscita”,
e portando all’atteso giorno di azione.
Durante questo periodo Lisa si mostrò calma e dotata di un
alto autocontrollo, al contrario di Jen, la cui tensione stava per
raggiungere il livello di disperazione.
Jen: - Lisa… mi raccomando… ti prego stai attenta! Lisa
non posso perderti, non voglio… se tu dovessi…- non riusciva
a pronunciare quella parola, le morì in gola, il solo pensiero
la terrorizzò, facendo bagnare ulteriormente il suo volto di
lacrime.
Lisa: - Tesoro, tu non mi perderai, io quanto te desidero che vada
tutto bene, potendo poi proseguire la nostra vita in serenità,
ma soprattutto insieme… Jen, tornerò da te… te
lo prometto…-
Jen la guardò, i suoi occhi erano rossi e gonfi
Jen: - Lo prometti?-
Lisa: -Si, lo prometto…-
Si scambiarono un bacio, intenso ed appassionato… pareva quasi
un addio…
Staccandosi dal volto della donna Jen disse a voce bassa:
- Non ti perderò un’altra volta…-
Lisa la guardò negli occhi, e dentro di sé sapeva…
“…sorella dell’amore: La Morte. Queste due potenze,
in apparenza opposte, esistono una per l’altra. Lottano, ma
con forze uguali. L’Amore non uccide la Morte, la Morte non
uccide l’Amore. In fin fine si intendono a meraviglia. L’uno
spiega l’altra.” ( J. Michelet )
Due settimane trascorsero dalla partenza di Lisa per compiere la missione,
i primi giorni la donna telefonava a Jen regolarmente, poi le chiamate
diminuirono, fino a non avere più notizie di lei. La giovane
era a dir poco preoccupata, i notiziari non fornivano alcuna notizia
e la paura cominciava ad albergare nel suo cuore… una paura
che più passava il tempo, più si trasformava in un terrificante
presentimento…
Jen: - Pronto? Pronto Mark mi senti? –
Mark: - Hey ciao bella! Come va?? Finalmente ti fai sentire! –
Jen: - Mark senti devo chiederti una cosa… hai sentito Lisa
di recente?-
Mark: - Mia cugina? Beh si due settimane fa… mi ha detto che
partiva per lavoro ma non so altro… perché la cerchi?
–
Jen: - No… niente… è che volevo solo chiederle…
si insomma, niente lascia stare…”
Mark: - Jen ma stai bene? Dalla tua voce sembra che sia morto qualcuno!”
Jen: - Devo salutarti ora…- la voce era rotta dal pianto
Mark: - Aspetta Jen dimmi sol… –
Jen riattaccò il telefono, piangeva mentre teneva in mano una
maglietta di Lisa… aveva ancora il suo profumo… quanto
avrebbe voluto poterla riabbracciare, poter sentire di averla vicino,
o anche solo il suono della sua voce… per Jen la situazione
stava diventando insostenibile. Le lacrime non volevano smettere abbandonarla…andò
in camera, si distese su quel letto che le aveva viste protagoniste
di molte notti, quel letto che era uno dei testimoni del loro amore…
Si addormentò.
“
Un bosco… silenzio… un silenzio senza pace… sono
pronta. Uomini armati, spade, frecce, cavalli, sangue ovunque…
sangue sul quel cerchio di metallo. È morta… il suo corpo
decapitato e trafitto, la sua testa su un cuscino. No! C’è
ancora tempo per salvarla! Corri destriero più veloce. La cima
del monte, la fontana… ma sta combattendo, non è ancora
il momento…e devo aiutarla… l’acqua, il bacio…
Ecco! Ha vinto! Le anime sono salve… ora posso, ora è
il momento! Vengo fermata… “Non posso tornare… non
posso…” ….mi sento morire… ”
- Nooooo! – Jen si alzò di colpo dal letto, madida di
sudore, il suo cuore sanguinante come un guerriero che ha perso una
battaglia… tremava con la consapevolezza di quel sogno.
Erano le dieci e mezza di mattina quando decise di andare all’ufficio
di Tom Logan, lui poteva sapere qualcosa, le bastava qualsiasi cosa
in quel momento…
Quando entrò nella stanza non fece caso al lusso che la circondava,
ma andò dritta al punto:
Jen: - Signor Logan lei non mi conosce ma io conosco sua figlia…
meglio di quanto immagina… so dov’è in questo momento,
so il perché, ma non so altro… io ho bisogno di avere
sue notizie… devo sapere come sta, se le è successo qualcosa…
se…” non voleva piangere in quel momento, ma i suoi occhi
erano lucidi…
Tom: “Mia cara, tu credi che io non ti conosca, ma i tuoi occhi
e quelli di mia figlia dicono più di quanto immagini…
Anch’io non so nulla di Lisa, le abbiamo prenotato tre voli
questa settimana per tornare a casa, in modo che potesse fornirci
personalmente il resoconto parziale dell’impresa con dati e
documentazione, ha già perso il primo e non ci ha ancora contattati
per gli altri due… non posso davvero aiutarti…mi dispiace…”
Jen, la cui disperazione non poteva raggiungere picco più alto,
chiese all’uomo:
- Per quando sono stati fissati gli ultimi due voli? -
Tom: “ Uno è per oggi pomeriggio, l’arrivo è
previsto alle 15.30, l’altro è domani alla stessa ora…”
Jen: - “La ringrazio… davvero… ma devo chiederle
una cosa, se mai dovesse avere informazioni su Lisa, se dovesse sentirla…
la prego… mi chiami…”
Tom sorrise alla ragazza, mostrando un’espressione piena di
comprensione che non lasciava dubbi sulla bontà di quell’uomo,
così Jen uscì dall’ufficio, andando direttamente
in aeroporto.
Le probabilità che la sua donna potesse arrivare con il volo
di quel pomeriggio erano a dir poco esigue, ma Jen non poteva fare
altro che sperare, e vedere con i suoi occhi.
Arrivata a destinazione la ragazza decise di andare immediatamente
al bureau d’informazioni.
Jen: - Buongiorno, senta ho assolutamente bisogno di sapere se nel
volo 748 il cui arrivo è previsto per le 15.30 è presente
il nome Lisa Logan –
Signorina – Lei è una parente? –
Jen: - No sono un’amica –
Signorina: - Allora mi dispiace ma non è mi consentito rilasciare
questo genere di informazioni –
Jen: - Ma è una cosa seria! Me ne frego delle vostre regole,
io voglio sapere se questa donna è su quel dannato volo! –
Signorina: - Mi scusi ma non posso, dovrà attendere fino all’arrivo
dell’aereo –
Jen tirò un pugno sulla scrivania della sua interlocutrice,
poi si voltò portando alzando le mani in segno di resa.
Erano le 15.25 quando la ragazza se ne stava seduta all’arrivo
passeggeri dell’aeroporto, la tensione le si leggeva sul volto,
e la paura, che andava aumentando col passare dei minuti. Jen si alzò
in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro.
Jen alzò lo sguardo, le porte del ritiro bagagli si aprirono,
un fiume di persone cominciò ad invadere la sala… quando…
la vide… là, in piedi a trenta metri da lei…un
sorriso… - Xena… -
Lisa alzò lo sguardo, le porte del ritiro bagagli si aprirono,
un fiume di persone cominciò ad invadere la sala… quando…
la vide… là, in piedi a trenta metri da lei…un
sorriso… - Gabrielle… -
Gabrielle
aprì gli occhi, il dondolio continuo e regolare della barca
non le dava più tanto fastidio, era ancora scuro fuori ma la
luce della luna bastava per consentire ai suoi occhi di riconoscere
gli oggetti intorno a lei. Si alzò a mezzo busto, si voltò
verso destra, guardando l’urna contenente le ceneri della sua
amata Xena, lasciando che un sorriso le ridonasse la felicità.
FINE