Sorpresa!
di
Aurora
"
E' ora che questa fiamma si estingua " le parole gli balenarono
nella mente come un lampo a ciel sereno. Era ormai da moltissimo tempo
che i mortali si erano dimenticati di lui, nessuno più credeva
nella sua esistenza o quasi
Marte si trovava sull'Olimpo, le braccia conserte e un'espressione
pensierosa sul viso; avrebbe dovuto essere contento: ormai esistevano
armi capaci di uccidere centinaia di uomini in pochi secondi; ma qualcosa
non gli permetteva di essere felice: Xena. L'aveva ritrovata, era
a un passo dal possedere il suo spirito ma
-Come andiamo fratello?- Venere era ricomparsa dopo una delle sue
lunghe assenze. Non ottenendo risposta -Sai, sta diventando sempre
più difficile
la gente non crede più in me, lascia
che l'amore le sfumi tra le dita e io non riesco più ad aiutare
tutti- Marte non si era neanche voltato, era rimasto con lo sguardo
fisso nel vuoto -Allora: non hai risposto alla mia domanda. -
Va tutto secondo i miei piani: forse scoppierà un terzo conflitto
mondiale. - il tono assai distaccato con cui Marte pronunciò
quelle parole insospettì Venere
-Sicuro che vada tutto bene?-
Silenzio.
Il dio neanche la stava ascoltando. Venere sospirò guardandolo
indispettita poi scomparve nuovamente.
-Ah,
Marte!- Xena spense il televisore e scagliò il telecomando
sul divano. Le pile rotolarono a terra.
-Che c'è! Se continui così dovremo aprire una fabbrica!-
Olimpia uscì dalla cucina asciugandosi le mani sul grembiule
e si diresse verso le pile che erano rotolate sotto il divano; le
inserì al loro posto e controllò che l'apparecchio funzionasse.
Xena si alzò dalla poltrona, infilò il cappotto e uscì
sbattendo la porta. L'amica rimase perplessa davanti all'uscio chiuso
-Ciao Xena- si disse.
-Marte!-
Xena chiamava, con disprezzo. Si trovava in aperta campagna, c'era
vento. Con un gesto secco si tirò indietro una ciocca ribelle.
Prese nuovamente fiato ma non fece in tempo ad aprir bocca che il
dio le apparve.
-Salve Xena
Bella macchina!-
-Cosa pensi di fare? Una nuova guerra? Non ti basta tutto quello che
sta gia succedendo?-
-Possibile che sai parlare solo di bene e di giustizia anche a distanza
di duemila anni?-
-Quali sono le tue intenzioni?-
-Se devo essere sincero, ultimamene io non prendo molte decisioni:
sono gli uomini da me prescelti ad organizzare il tutto, io mi limito
a godere lo spettacolo- Xena lo guardò con disprezzo
-Mi fai
neanche tu sei cambiato. Non cambierai mai. - si diresse
a passi svelti verso la macchina, aprì la portiera e la richiuse
accendendo il motore. Il dio comparve sull'altro sedile
-Non è divertente?-
-Cosa!-
-Un tempo eravamo sul carro, adesso sull'automobile ma
niente
è cambiato!- Xena corrugò la fronte e voltò un
attimo lo sguardo verso di lui
-Hai ragione: non è cambiato niente; ti dispiace andartene?
Cosa vuoi ancora da me?-
-Lo sai benissimo cosa voglio, Xena- la donna pigiò il pedale
dell'acceleratore e Marte fu costretto a sorreggersi
-Hei, hei, vai piano! -
-Nessuno ti aveva detto di salire. - diminuì leggermente la
velocità e imboccò l'autostrada. Il viaggio continuò
silenzioso fino a quando non rimasero bloccati nel traffico. Xena
sospirò esasperata, poggiò un gomito sul volante e si
sorresse la fronte con la mano: Marte la guardava divertito
-Vattene!- non alzò neanche gli occhi, rimase a fissare il
volante; il dio stava osservando con maniacale ammirazione ogni parte
del suo corpo
-Ti preferivo vestita di pelle ma
anche così non sei
niente male!- Xena sospirò furente, cercando di stare calma.
La macchina davanti alla sua si allontanò di qualche metro,
lei la seguì. Scorse una stradina sterrata, voltò il
volante e la imboccò a tutta velocità sollevando una
nube di terra. Marte si tenne saldamente al sedile
-Conosci questa strada, vero?-
-Non l'avevo neanche mai vista ma almeno non sono costretta a parlarti
insieme. - per un attimo rimasero entrambi pensierosi
-Perché mi hai chiamato?- la voce di Marte riportò Xena
in sé -Sapevi benissimo quali fossero le mie intenzioni. -
lei fermò l'auto e rimase a fissare il vuoto. Effettivamente
aveva agito senza pensare, con impulsività: cosa rispondere?
-Ti sono mancato?-
-Non farti illusioni- gli rispose con arroganza, fissando il suo freddo
sguardo su di lui.
-Dillo che infondo ti sono mancato; la battaglia, la vittoria, il
Male
-
-Vattene!-
-Non se prima non rispondi alla mia domanda-
-Se vuoi sentirti dire che mi sei mancato puoi aspettare in eterno-
-Il tempo di certo non mi manca!- Xena non sapeva più cosa
dire, come farlo andar via
-Te lo dico un'ultima volta: vattene, non ti voglio mai più
vedere-
-Ne sei proprio sicura?-
-Si. - mise mano sulla chiave per riavviare il motore ma il dio la
bloccò. Voltato il viso si trovò a pochi centimetri
da quello di lui. Sussultò sommessamente. Per un attimo i loro
occhi si incrociarono; nello sguardo di lei il dolore represso, lo
sgomento, la passione combattevano contro la ragione, il buon senso.
Questi ultimi ebbero il sopravvento, si voltò verso il volante
e accese il motore ripartendo per quella strada che sembrava non avere
mai fine. Tra i due regnava il silenzio, l'auto viaggiava tranquilla
mentre la mente di Xena era avvolta da estranei pensieri di una vita
passata, quasi dimenticata.
-Xena- lei trasalì. Il cielo era ormai quasi buio e la benzina
agli sgoccioli.
-Cosa vuoi?- la sua voce non risultò dura come avrebbe voluto
-Hai intenzione di andare ancora avanti?-
-E che cosa dovrei fare altrimenti?-
-Non so
fermarti qui- lei lo guardò spazientita e fu
contenta di sentire il suono smorzato del cellulare. Si voltò
indietro ed estrasse il telefono dalla borsa
-Pronto?-
-Ciao Xena, si può sapere dove sei?-
-Non ti preoccupare, vai pure a dormire. -
-Ma cosa
-
-Niente, buona notte. - attese la risposta e attaccò.
Accostò la macchina al ciglio della strada e rimase pensierosa:
Marte con i suoi poteri avrebbe potuto sicuramente fare qualcosa ma
era troppo orgogliosa per chiedergli il suo aiuto. L'oscurità
le impediva di vedere il dio ma percepiva la sua presenza e, nuovamente,
le affiorarono alla mente quegli strani pensieri di una sua vita passata,
di Marte
scosse la testa cacciando quelle illusioni; cercò
di ragionare in modo razionale: qualcosa doveva pur venirle in mente.
Schiacciò l'acceleratore e ripartì sgommando.
-Allora?La tua idea?-
-Vattene!-
-Vedo che hai trovato una soluzione-
-Qualcosa mi verrà in mente. - il motore della macchina stentò;
poi, si spense; l'auto fece ancora qualche metro con la spinta rimastale
e si fermò. Xena aprì controvoglia la portiera e uscì
sbattendola dietro si sé. All'esterno faceva molto freddo,
rabbrividì. A rompere il silenzio era solo il trillo delle
cicale che proveniva dai margini della strada. L'attenzione di Xena
si spostò su un fievole bagliore lontano. Innescò l'antifurto
e cominciò ad allontanarsi. Marte, che era rimasto dentro l'auto,
tentò il teletrasporto e riuscì a non far suonare la
spia.
-Potevi almeno aspettare che uscissi!-
-Ma i contadini non aspettano noi per andare a dormire- il dio borbottò
qualcosa che non venne inteso da Xena. Si addentrarono nell'erba che
arrivava loro alle ginocchia e continuarono a camminare in direzione
di quella luce.
-Non c'era una strada migliore?-
-C'è sempre una strada migliore-
.Ah, adesso ti metti pure a fare la filosofa?-
-No. Se tu ragionassi, capiresti di che sto parlando-.
Un trattore comparve sul campo vicino. Marte spinse immediatamente
a terra Xena e atterrarono sull'umido terreno.
-Anche se non mi stessi addosso il contadino non ci vedrebbe- la tagliente
voce di Xena risuonò sommessa nell'orecchio di Marte che si
trovava sopra di lei
-Si ma non capita tutti i giorni di poterti stare
- la mano di
Xena passò fulminea accanto alla guancia del dio e gli serrò
la bocca. Quando fu sicura che lui stesse zitto la scostò passando
le dita sulle sue labbra. Spostò la mano sulla guancia di lui,
poi sulla nuca e l'attrasse a sé. Marte la baciò.
-Hei
voi due! Non si sta qui!- un uomo sulla settantina puntava loro contro
una torcia e li stava minacciando con un bastone. Marte si alzò
immediatamente; Xena, intanto, stava nascondendo un soddisfatto sorriso
con una serie di smorfie
-Andate via! Questa è proprietà privata, sapete che
potrei denunciarvi?- poi si voltò, poggiò a terra il
bastone e si allontanò brontolando - Questi ragazzi d'oggi!
Possibile che debbano cercare i posti più strani? Ai miei tempi
non era mica così
-
Quando il vecchio si fu allontanato abbastanza, Xena si voltò
per continuare il cammino sulla strada sterrata dirigendosi verso
la macchina; Marte rimase ancora un po' a guardare il contadino che
si allontanava, poi, sempre fissandolo
-Xena- si voltò verso di lei indicando il vecchio -avevi capito
che stava arrivando, vero?- le corse accanto -Tu! Mi vuoi fare uscire
di senno?- Xena ridacchiò divertita -E ti diverti pure a prenderti
gioco di me!- lei si fece seria, si voltò dalla sua parte
-Io?! Non mi sto prendendo gioco di te!- affrettò il passo
senza più riuscire a trattenere le risa. Marte si fermò
un attimo
-Quando intendevi che c'è sempre una strada migliore: intendevi
i miei poteri?-
-Hai capito finalmente!-
-Cosa intendi dire con questo?-
-Niente!- Marte scosse il capo
-Ok, sali in macchina. - Xena disinserì l'allarme e si accomodò
sul sedile del guidatore.
Ricomparvero
su un'alta collina, era ancora buio. Xena scese dalla macchina
-Ma dove
?- si diresse verso un precipizio. Guardò giù.
Si intravedeva un paese; qualcuno passava per le strade semibuie con
una torcia in mano. Non ricordava quel posto, eppure, le sembrava
di conoscerlo molto bene -Anfipoli!- Sorrise e, in quel momento, il
sole comparve all'orizzonte. L'aurora illuminò il suo viso
e il villaggio, da lei tanto amato in tempi lontani. Qualcuno comparve
nella penombra; Xena si voltò di scatto: Olimpia.
-Ma cosa
- la ragazza le si avvicinò sorridendo
-Questa volta ci sono riuscita! Hai sempre prevenuto quello che facevo
ma questa volta no!
Tanti auguri!- Xena sorrise. La cinse con
un braccio
-Hai ragione:sei riuscita a farmi una sorpresa
- rimasero a guardare
il bellissimo paesaggio cercando entrambe, mentalmente, di ricostruire
quel lontano passato.
-Hei voi due! La gente qui non conosce ancora le macchine sportive!-
Marte, che si era allontanato, le aveva distolte da quei pensieri.
-Hai ragione: andiamo- Xena si sciolse dall'abbraccio, diede un ultimo
sguardo a quel magnifico posto, poi, tornò in macchina. Olimpia
la seguì.
L'auto ricomparve nel garage; le due donne uscirono e Olimpia aprì
la porta cominciando a salire le scale del condominio. Xena la stava
seguendo quando
-Xena, aspetta- lei si voltò; il dio la stava guardando. Gli
si avvicinò -Cosa farai adesso?-
-Di sicuro non potrò più rivestire i panni di Principessa
Guerriera per riportare il bene e ostacolarti
è compito
di qualcun altro, ormai-
-Ma sai che non cambierò mai. Rimarrò sempre il Dio
della Guerra, che la gente creda in me o no. -
-E' quello che spero- fece ancora qualche passo verso di lui
-Ma non hai ancora risposto alla mia domanda
: ti sono mancato?-
lei gli sorrise e lo guardò negli occhi
-Se vuoi che ti risponda
puoi aspettare in eterno- gli passò
la mano sulla guancia e lo baciò.
-Cel'hai fatta finalmente!- Olimpia la stava aspettando accanto alla
porta
-Perché non sei entrata?-
-Eh, ho dimenticato le chiavi!-
-Ah si?- Olimpia corrugò il naso asserendo -Ok- Xena girò
la chiave nella toppa ma non aprì la porta, si scostò
-Apri- Olimpia si avvicinò con mano esitante -Allora? Come
mai non apri?- la ragazza si mise a ridere -Una volta bene, ma non
pensare di riuscirci di nuovo!- Xena tirò un calcio all'uscio
ritraendo tempestivamente la gamba mentre una pioggia di farina si
depositò sul pavimento.