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Il subtext in X:WP

Da "When Fates Collide"

Tradurre in italiano la parola “subtext”, un termine del gergo teatrale inglese, non è difficile: potrebbe essere resa con “sottotesto”. Ma quello che significa veramente è molto più difficile da spiegare. Può voler dire “improvvisazione”, può voler dire “interpretazione”, può voler dire “recitazione”: insomma vuol dire quello che l’attore (ma anche il regista o il direttore della fotografia se si tratta di cinema) mette di suo al di là del testo scritto sul copione.
David Mamet dice riguardo a un testo drammatico (o una sceneggiatura cinematografica): “Non c’è niente tranne frasi di dialogo. Se sono compilate correttamente e in maniera ‘minimale’, daranno al pubblico l’illusione che siano espresse da ‘gente comune’, specialmente se le frasi sono recitate veramente da gente comune (come se fosse un’intervista, diciamo, o la lettura di un discorso, ndr.)… gli attori invece sono portati ad arricchirle. Così, buona parte della tecnica di scrivere drammi o sceneggiature consiste nell’‘impoverire’ i dialoghi”.
Così, tutto quello che il buon drammaturgo o il buono sceneggiatore toglie al dialogo originale per “impoverirlo”, deve essere compensato da qualcosa che è lasciato alla responsabilità di coloro che mettono in scena il testo: questo qualcosa si chiama “subtext”. E’ l’elemento che cattura l’interesse dello spettatore, che gli fa sentire quant’è diverso leggere un testo teatrale e vederlo recitato. Il “subtext” deve mostrare, senza bisogno di parole, i pensieri e le motivazioni dei personaggi…
Per fare qualche esempio: i due protagonisti del testo teatrale si amano… Per quante volte possano dirselo, decine, centinaia, la storia non sarà credibile finché non dimostrino fisicamente, attraverso sguardi, carezze, baci, abbracci o atti erotici, che si amano veramente… Altro esempio… i due protagonisti invece si odiano. Come renderlo davvero credibile? Meglio farglielo ripetere mille volte o farglielo dire una volta sola, ma in maniera agghiacciante? E farlo precedere e seguire da fisiche azioni e atteggiamenti d’odio?...
(Nota: ogni accenno a “Bitter Suite” è ovviamente premeditato).
Insomma, in origine il “subtext” è tutto quello che non è scritto, non è evidente e lampante, è sottinteso, in un testo teatrale o cinematografico, e tocca gli attori e alla troupe farlo venir fuori.

L'inizio di un rapporto

Da "Sins of the Past"

Con “Xena: Warrior Princess”, il termine “subtext” assume un significato ulteriore: l’inferire attraverso dialoghi, scene, sottintesi e giochi di parole o visuali, che le protagoniste di un telefilm avventuroso (o di un film, o qualsiasi altra rappresentazione) siano lesbiche… O che i protagonisti maschi siano gay, suppongo, ma per ora non ci sono esempi lampanti (beh, da “Ben Hur” a “Spartacus” al “Gladiatore”, o addirittura “Master and Commander”, il film per me più bello del 2003, forse sì… Ma sono tenuti un po’ in sordina: vedremo in seguito il perché, secondo il mio parere).
Immagino che né Tapert e soci né la Universal abbiano mai immaginato che il telefilm avrebbe potuto mai diventare un autentico “cult”… per le comunità omosessuali, per i cultori del fantasy, per la tribù telematica di internet, e per chi, come me, è rimasto affascinato dalla diversità di qualcosa che mai prima di allora era apparso in tv!
Ma quand’è stato il momento esatto in cui il “subtext” lesbico è entrato nella serie di Xena? I “subtexter” più agguerriti sostengono dalla prima puntata, “Sins of the Past”… E’ un’ipotesi possibile, ma solo vista a posteriori: a mio parere, è stato soltanto a metà della prima serie che gli autori del telefilm si sono accorti dell’opportunità di fare di X:WP un telefilm unico…
Nel primo episodio i “subtexter” fondamentalisti trovano un sacco di elementi che dimostrerebbero che l’attrazione sentimentale e anche fisica tra Xena e Gabrielle sia già in atto. Ma si basano sul fatto che nelle puntate e nelle serie successive si mostra la Xena del passato già interessata alla compagnia di giovani donne: nell’ordine M’lila (Destiny), Lao Ma (The Debt), Akemi (Friend in Need), Anokin (Adventures in the Sin Trade I), Cyane (Adventures in the Sin Trade II), Satrina (Past Imperfect)… infine Otere (Adventure in the Sin Trade), come surrogato di Gabrielle nel caso l’amata barda non fosse stata ancora viva. Non parliamo di Alti e di Callisto, con le quali il rapporto, sebbene conflittuale, è sempre ammantato di erotismo e sensualità.
Sta di fatto che il rapporto con le varie giovani donne con cui Xena ha avuto a che fare è sempre stato di maestra-alunna, conduttrice-seguace, dominante-sottomessa… Xena, volta per volta, interpreta l’una o l’altra parte: una volta è allieva e una volta è maestra. La svolta della sua vita avviene quando incontra colei che allo stesso modo, ma specularmente, può essere maestra e allieva allo stesso tempo: Gabrielle.
Non c’è subtext, secondo me, in “Sins of the Past”, ma ce ne sono le fondamenta… Prima Xena salva Gabrielle dalla cattura e dalla schiavitù, poi Gabrielle salva Xena da una lapidazione, oppure dal rischio di dovere sterminare i suoi stessi concittadini, o di scappare con la coda fra le gambe… In pratica Gab ha salvato Xena dal fallimento. Un debito reciproco insaldabile con un “ok, siamo pari”…




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