|
"AMORE VERO - Uno studio sul subtext in XENA WARRIOR PRINCESS" di A. Scaglioni QUARTA
STAGIONE (1998-1999) >>sezioni speciali>>Amore Vero
Il ritorno di Xena e Olimpia in patria coincide con l’incrociarsi della loro strada con quella di un personaggio conosciuto non molto tempo fa, ma che ha lasciato una profonda impronta in loro (e in noi): Nerissa, la sacerdotessa guerriera guidata da entità invisibili, da lei chiamate Lumin, e che folgorata dalla vista di Olimpia era andata vicinissima a riuscire a portarla via a Xena. Mentre Corilo che, incidentalmente ha ucciso Critone, un feroce signore della guerra, sta cercando il coraggio di confessarlo al figlio di questi, che lo riteneva invece un valoroso difensore dei deboli, e Olimpia sperimenta la sua nuova arma di difesa: una scatoletta in cui conserva della polvere che soffia in faccia agli avversari per disorientarli, la nostra attenzione si appunta sul nuovo duello psicologico che si accende tra le due guerriere. In apparenza, Nerissa, che Xena e Olimpia hanno soccorso prima di riconoscerla, fuggita dal carcere, ferita e ridotta a malpartito, afferma di aver abbandonato definitivamente la strada della violenza, dopo aver udito la parola di Belur. Olimpia, che continua a subirne l’indiscutibile fascino, è tentata ancora una volta di crederle e lasciarla libera, avendo essa stessa abbracciato la via della pace proprio grazie a Belur, mentre Xena vuole riportarla alla prigione. OLIMPIA:
E come hai vissuto? E più tardi, Nerissa torna alla carica, approfittando di ogni minima occasione che le venga fornita di poter parlare ad Olimpia da sola. NERISSA: (…) Xena resta fedele alla sua via. Ma se crede che me ne vada da qualunque parte ora che ho ritrovato te e il nostro sentiero… è pazza. Buona notte, Olimpia. Ma Xena, ovviamente non crede alle parole di ravvedimento di Nerissa, ed è molto preoccupata. Stesa accanto ad Olimpia, vicino al fuoco quella notte, mentre Nerissa giace legata a pochi passi da loro, non riesce a dormire e il mattino dopo cerca di chiarire il suo punto di vista con lei. NERISSA:
Eppure tu dici di essere cambiata. Perché non io? Dopotutto
entrambe abbiamo avuto la stessa ispirazione… Olimpia. E la donna non cessa il suo pressing asfissiante su Olimpia, nel tentativo di convincerla a lasciare Xena. OLIMPIA:
Nerissa… Io penso che ciò che stai facendo sia meraviglioso…
Aver abbandonato la battaglia, lavorare per la pace… e aprire
un ospizio sarebbe una buona cosa per te. Ma non fa per me. Il mio
posto è accanto a Xena. E Olimpia comincia a mostrare qualche dubbio che manifesta alla stessa Xena. OLIMPIA:
Xena (…) stavo pensando. So che non ci sono giustificazioni
per quello che Nerissa ha fatto… Ma Nerissa ha evidentemente fretta di raggiungere i suoi scopi e usa un’altra strategia: rivela al figlio di Critone, che si è unito al gruppetto e che ha fatto amicizia proprio con Corilo, il quale non ha ancora trovato il coraggio di confessargli la verità, che stato lui ad uccidere suo padre. A stento Xena e Olimpia riescono a ricondurre alla ragione il giovane impedendogli di vendicarsi e quando Corilo le chiede perché lo ha fatto, la sua risposta, che è diretta soprattutto alle orecchie di Olimpia è: “Tutti hanno diritto di sapere la verità su coloro che amano.” E Olimpia continua a dibattersi tra due opposti sentimenti. OLIMPIA:
Nerissa stava solo cercando di aiutare. Alla fine la sostanza dei fatti è sempre quella. Xena è convinta che Nerissa non sia sincera, ma il suo vero timore è vederla portarsi via Olimpia. Cerca di fidarsi di Olimpia e del suo buonsenso (oltre che del suo amore per lei) ma sa che mai prima che incontrassero la ex-sacerdotessa guerriera, aveva corso un rischio così serio di perdere la sua compagna e ne è spaventata. Ma la situazione precipita improvvisamente. Gli uomini di Critone raggiungono il gruppo per vendicare il loro capo e la battaglia si accende feroce. Olimpia sta per andare ad aiutarla, ma Nerissa l’afferra con violenza per impedirglielo. Disperata, Olimpia cerca di sottrarsi alla stretta della donna che ora pare impazzita e per farlo deve ricorrere alla scatola di polvere. Xena che nel frattempo, benché ferita, si è sbarazzata dei suoi avversari, interviene e un ancor più feroce battaglia incomincia. Le due donne gettano fuori tutto l’odio che provano l’una per l’altra a causa del sentimento che sia pur in modo diverso sentono per Olimpia ed alla fine Xena prevale. Una Nerissa ferita quasi mortalmente e priva di conoscenza viene affidata ad un ricovero. OLIMPIA:
Pensi che si sveglierà mai? Nerissa non è più tornata. Che sia morta oppure no, non è molto importante. Un altro difficile ostacolo sulla strada delle due compagne è stato rimosso. Xena ora sa che dovrà combattere anche per Olimpia, ma sa anche che sarà felice di farlo se così le permetterà di mantenere la sua missione di pace. E tuttavia, il destino, o chi per lui, ha deciso altrimenti ed una svolta ancora una volta decisiva le attende. XENA E LA SCONFITTA DI POMPEO I
proponimenti di Olimpia di non tornare mai più sulla strada
della violenza stanno per subire un primo duro colpo, quando Anfitea,
sua amica e nuova regina delle Amazzoni, che lei stessa ha nominato
al suo posto, resta uccisa in combattimento da Bruto, braccio destro
di Cesare, il cui esercito è in lotta con quello di Pompeo
per la conquista del potere assoluto su Roma. Pompeo ha deciso di
catturare tutte le Amazzoni su cui riuscirà a mettere le mani
per venderle al mercato degli schiavi e finanziare così la
sua campagna contro Cesare. Dopo la morte di Anfitea, per diritto
di casta il titolo di regina torna ad Olimpia e questo la mette in
grande disagio. Il suo stato d’animo è perfettamente
compreso da Xena che cerca di mediare tra gli scrupoli di coscienza
della sua compagna e l’entusiasmo delle giovani Amazzoni che
salutano il ritorno della loro regina, ignare del suo giuramento.
Tra queste c’è anche un nuovo arrivo: Andromeda, una
giovane proveniente da un’altra tribù, e che finirà
per unirsi a Xena e Olimpia per qualche tempo. Andromeda, impetuosa
e assetata di vendetta (si ritiene parzialmente responsabile della
morte di Anfitea, uccisa per salvare lei) vorrebbe partire subito
all’attacco dei Romani, ma Xena riesce a tenere a freno lei
e le altre. Con un abile colpo di mano cattura Bruto, e giocando sulla
sua fedeltà a Cesare, ne fa un momentaneo alleato. Con l’aiuto
delle sue truppe, Xena e le Amazzoni riescono a sconfiggere l’esercito
nemico e ad uccidere Pompeo. Ma l’offerta di pace di Olimpia
a Cesare tra Roma e il popolo amazzone finirà in cenere per
mano di Cesare stesso, suscitando i primi dubbi in Bruto su quali
possano essere le reali motivazioni che spingono il suo comandante.
L’episodio riveste una grande importanza anche perché
qui inizia il lento sterminio delle Amazzoni che da regno vasto e
potente si ritroveranno a poche sperdute tribù, come vedremo
nella sesta stagione, per poi finire cancellate dai libri di storia
e condannate a vivere solo nelle leggende. Ma in ambito sub-text,
vorrei segnalare la bellissima scena finale che vede Xena e Olimpia
presenziare silenziosamente alla cerimonia funebre per Anfitea. Olimpia
piangente si aggrappa alla sua compagna e Xena l’abbraccia baciandole
la testa che lei ha appoggiato al suo seno, il tutto mentre l’immagine
si allontana sulle struggenti note del canto funebre delle Amazzoni.
Da groppo in gola, e quasi un presagio degli avvenimenti funesti che
stanno per abbattersi su di loro. Ed eccoci al momento chiave della quarta stagione. Questo episodio per sua stessa struttura doveva essere il finale della stagione e solo una complicata questione di ritardi, relativi ai già citati problemi avuti da “XENA CONTRO I DEMONI D’INDRAJID”, costrinsero la produzione a posticipare l’episodio successivo, per avere il tempo di rimuovere immagini eliminate da quella puntata e già inserite come “clips” in questo. Relegato in un luogo di tormento chiamato Inferno, che fa impallidire gli inferi gestiti da Plutone, lo spirito di Callisto viene rimandato sulla terra con uno speciale incarico da parte del signore del luogo che teme che l’anima di Xena sulla quale pensava di aver già messo le mani, gli possa sfuggire a causa della sua decisione di seguire il suo karma. (Qui dobbiamo aprire una parentesi per chiarire un equivoco in cui sono purtroppo caduti i traduttori italiani. Nella versione apparsa nel nostro paese, chissà perché al posto di questo innominato Signore delle Tenebre, presumibilmente il Mefistofele che apparirà nella sesta stagione, i dialoghi fanno riferimento al Dio della Guerra, Marte, invece assolutamente estraneo ed innocente. Si tratta di una cosa totalmente falsa ed arbitraria. Probabilmente uno dei peggiori tradimenti al testo originale perpetrato in tutte le sei stagioni.) Per eseguire il suo incarico, Callisto appare a Cesare e gli offre la possibilità di ottenere ciò che ha sempre desiderato: diventare imperatore di Roma e sbarazzarsi una volta per tutte di Xena. Intanto Xena, Olimpia e Andromeda, in viaggio verso i luoghi di predicazione di Belur, scoprono che Cesare ha posto una taglia di 6000 sesterzi sulla testa della Principessa guerriera. Xena decide così di recarsi a Roma per porre fine al problema una volta per tutte uccidendolo, ma preoccupata più che mai che la sua visione sia vicina ad avverarsi, convince Olimpia a non seguirla, affidandola ad Andromeda che proprio non riesce a capire perché abbia rinunciato a combattere. Giunta a Roma, Xena, perseguitata da Callisto che continua ad apparirle cercando d’indurla a recedere dalla sua decisione, poiché questo l’allontanerebbe dal suo karma e la condannerebbe all’inferno, rifiuta di ascoltarla e s’introduce a palazzo, ma il suo piano per uccidere Cesare fallisce, mentre a sua insaputa, Bruto per incarico di Cesare stesso, prende prigionieri Belur e tutti i suoi seguaci, Olimpia e Andromeda comprese, che vengono scortati in un penitenziario nelle vicinanze di Roma. Bruto promette ad Olimpia che non verrà loro fatto del male, ma un colloquio con Xena, che fuggendo dalla capitale ha appreso dall’onnipresente Callisto della loro cattura, gli mette una pulce nell’orecchio sulle reali intenzioni di Cesare: questi vuole proclamarsi imperatore alle Idi di Marzo di fronte al Senato e probabilmente vuole sbarazzarsi di tutti coloro che potrebbero osteggiarlo, lui compreso. Messo di fronte all’evidenza, Bruto organizza la congiura. Nel frattempo, Xena è giunta al penitenziario per liberare Olimpia e gli altri, mentre all’esterno si stanno già costruendo le croci per le esecuzioni, e continua a non dare ascolto alle offerte sempre più allettanti di Callisto. CALLISTO: Io posso fare in modo che tu e Olimpia (…) ve ne andiate via di qui senza che nessuno si faccia del male. E (…) potrete vivere per sempre felici. Interessante notare come ormai la relazione di coppia tra Xena e Olimpia sia data per scontata. Ma il destino sta ormai suonando la sua ora. Nel tentativo di fuga, Xena e Olimpia restano indietro per trattenere gli inseguitori e Callisto, nel vedere frustrati tutti i suoi tentativi di convincere Xena, s’impadronisce del suo chakram e la colpisce alla schiena. Il chakram si spezza, come la spina dorsale della Principess guerriera, lasciandola inerme a terra. Nel vedere la sua compagna indifesa, mentre un soldato sta per colpirla, Olimpia compie la sua scelta: afferra una lancia e lo trafigge. Poi come una furia scatenata si getta sui Romani che le stanno circondando, uccidendoli senza pietà. Quando si arresta, comprendendo che ormai i suoi proponimenti di pace e non violenza sono stati definitivamente cancellati, i nemici l’afferrano e le trascinano via entrambe. Più tardi, nella cella, mentre fuori continuano a risuonare i rumori della costruzione delle croci, Xena paralizzata, giace tra le braccia di Olimpia che le bacia la fronte. Segue un dialogo appena sussurrato e dolcissimo. XENA:Olimpia?
XENA:
Olimpia… Tu eri la cosa migliore della mia vita. E mentre i chiodi penetrano nelle loro carni, in un magnifico montaggio incrociato, i pugnali dei cospiratori guidati da Bruto penetrano nelle carni di Cesare. E il corpo senza vita del dittatore crolla sul pavimento del Senato. Sotto la neve che cade fitta sul paesaggio che vede le due croci issate con i corpi delle due compagne che ne pendono ormai immobili, lo spirito di Xena si distacca dal suo corpo e dopo aver risvegliato quello di Olimpia, i due spiriti sorridendosi svaniscono lasciando quel luogo di desolazione e di morte. XENA RIVIVE NEL 2000 Uno degli episodi più sorprendenti e inaspettati (in una serie che certo non ce ne ha risparmiati in passato e sempre meno lo farà in futuro) chiude una grande stagione. La tesi delle anime gemelle destinate ad incrociare i propri destini in un infinito ciclo di reincarnazioni era già stata affrontata in “XENA E IL SUO KARMA” in maniera seria, adesso la storia torna sul concetto ma lo fa in modo più leggero e divertente con una spiazzante inversione di ruoli e personaggi. Ai nostri giorni, Annie, una giovane donna, piuttosto timida e insicura (interpretata da Lucy Lawless, Xena), soffre di incubi che la proiettano ai tempi della Principessa guerriera e le fanno rivivere i momenti più intensi delle avventure di Xena. Questo lentamente la convince di esserne la reincarnazione, supportata dal fatto che nelle ultime notti, una misteriosa vigilante vestita proprio come Xena e armata di spada e chakram, compie raids contro teppisti e malviventi. Il suo uomo, Harry (interpretato da Ted Raimi, Corilo) non le crede e pensa che sia tutto il risultato di uno stato di esaltazione dovuto ad un eccessivo fanatismo nei confronti della serie televisiva. Per vedeci chiaro, Annie decide di rivolgersi ad una terapista specializzata nell’indagare sulle vite passate. Harry continua ad essere contrario, ma acconsente ad accompagnarla. Qui, in un ambiente piuttosto folle, in cui le presunte reincarnazioni di Giovanna D’arco e del generale Custer attendono spalla a spalla di essere ricevute, Annie incontra Mattie, la psicoterapeuta (interpretata da Renée O’Connor, Olimpia), che mettendola in stato d’ipnosi, la rimanda indietro e le fa rivivere vari momenti della vita di Xena. Scossa, Annie cerca di rafforzare la sua convinzione, ma una nuova regressione le fa invece balenare una diversa angosciante possibilità: quella di essere stata in realtà Corilo. Le urla di Annie a questa scoperta richiamano l’intervento di Harry che irrompe nello studio a dispetto delle resistenze di Marko, l’assistente di Mattie, e obbliga la terapeuta a cercare di porre rimedio allo stato d’isterìa in cui si trova la sua donna. Inizia così una serie di regressioni di gruppo, a cui partecipano anche Harry e Mattie (tra le quali ritroviamo anche il mitico momento del bacio in “XENA ALLA RICERCA DELL’AMBROSIA” della seconda stagione, che tra l’altro è anche la prima volta che vediamo in Italia, perché al momento della trasmissione dell’episodio originale era stato censurato) che finiscono per precisare una situazione difficilmente prevedibile: Annie è davvero la reincarnazione di Corilo, Mattie è la reincarnazione di Olimpia e, incredibilmente, Harry è la reincarnazione di Xena, e l’autore dei raids notturni della vigilante che compiva senza poi conservarne la memoria. Annie non sa se essere più sconvolta per aver scoperto di essere stata Corilo o per aver appreso che il suo uomo è stato Xena, ma non c’è tempo per riprendersi dallo shock. Marko, l’assistente di Mattie, fa il suo ingresso con una pistola in pugno per rivelare la sua vera identità: Marte, il Dio della guerra, che ha organizzato tutto per ritrovare Xena. In un indiavolato finale, Harry/Xena, ormai conscio della sua identità, riesce a neutralizzare con l’aiuto di Annie/Corilo, il piano di Marte. Una volta sparito il Dio della guerra, i tre devono fare i conti con le loro nuove consapevolezze. HARRY/XENA(piuttosto
imbarazzato): Annie… Annie, io, ehm… Annie esce ed Harry si siede accanto ad una Mattie ancora un po’ confusa. MATTIE/OLIMPIA:
Harry… E’ buffo. Mi sento stranamente legata a te. E sotto lo sguardo triste di Annie, che non se ne è ancora andata e li spia da uno spiraglio della porta, Harry e Mattie si scambiano un lungo bacio. Xena e Olimpia si sono ritrovate. Questa scena finale, girata con estrema intelligenza e sensibilità, evitando gli strali della solita miope e bieca censura, attraverso la lente dell’ironia e del divertimento, consente al tema del legame tra le due compagne di spingersi fin dove non si era ancora osato. |
|