Sweet little
events
di Route
66
(Prima
parte)
I personaggi di Xena e Gabrielle sono di proprietà
della MCA/Universal Pictures, pertanto non intendo infrangere nessun
Copiright.
Questo racconto è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi
e avvenimenti sono prodotto della mia immaginazione o, se reali, sono
utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi
o scomparse è del tutto casuale.
Potete
scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it
L'imprevisto è ciò che c'è di più divertente
al mondo
(Dumas)
BOSTON
-"Buongiorno
Lizzie...sei in ritardo, il capo ha già bestemmiato una decina
di volte e si è scolato almeno una mezza dozzina di caffè....brutto
segno", il giovane stava spingendo l'amica ancora assonnata verso
l'ufficio, riempiendola di carte e scartoffie varie, "ha urlato
il tuo nome spesso, quindi suppongo che voglia vederti al più
presto, ah qui ci sono gli articoli della prima pagina e le bozze
da spedire, non dimenticarti di richiamare Melanie, sa essere davvero
asfissiante! E poi queste: le telefonate per te con...."
-"Steve?"
-"Che c'è?"
-"Buongiorno anche a te", disse la ragazza con aria distrutta,
ed entrò nella tana del leone.
Sandy Greentoad era il direttore della piccola quanto sconosciuta
testata giornalistica in cui lavorava. Era un uomo sulla cinquantina,
grasso e dal colorito che faceva onore al cognome che portava.
Lizzie lo trovò urlante al telefono.
-"Ho detto di no, imbecille! Quale parte della sillaba non ti
è chiara?!". Riattaccò, facendo sobbalzare la cornetta.
Quando era arrabbiato (cioè sempre) i suoi baffoni grigi si
agitavano in sintonia con le smorfie della bocca, sembrando una specie
di medusa marina.
Mentre si asciugava il sudore dalla fronte, notò la ragazza
sulla porta. Era l'unico uomo che Lizzie conosceva capace di essere
un bagno di sudore tutto l'anno, anche in pieno inverno.
-"Buongiorno capo"
-"Buongiorno un corno! Dove diavolo eri finita?! Forse non te
ne sei accorta, ma l'ufficio ha aperto un'ora fa!"
-"Mi dispiace, c'è stato..."
-"Non mi interessa un accidente! Puoi aver incontrato anche il
Papa, ma è per me che lavori! Ed esigo puntualità! Non
ti ha detto nessuno che è anche mancanza di rispetto verso
i tuoi colleghi?!"
-"Ma se siamo solo io e Steve a lavorare qui", disse assonnata
la giovane.
-"Dimentichi la signorina Beth! E comunque questo non è
un buon motivo per fare il porco comodo tuo!".
La signorina Beth era una quarantacinquenne smilza e trascurata che
Sandy aveva conosciuto nel coro della Chiesa. Quando aveva scoperto
che oltre alla passione per i virtuosismi lirici condividevano anche
quella della scrittura, si era offerto di affidarle la rubrica della
domenica. Così una volta a settimana quella donnina sciatta
e timida faceva la sua comparsa in redazione. Quando l'ascensore si
apriva, la prima cosa che si avvistava erano i suoi occhialoni tondi
e spessi. Con lo sguardo basso si dirigeva alla sua postazione e in
silenzio si metteva al lavoro con le sue manine isteriche. Ora che
Lizzie ci pensava, non ricordava di aver mai scambiato qualche chiacchera
con lei.
-"Insomma rimbambita vuoi svegliarti?!!", urlò Sandy,
facendo ridestare la ragazza.
-"Si, eccomi!"
-"C'è parecchio lavoro da fare! Ti aspettano le bozze
da correggere! E chiama una volta per tutte quel pervertito del consigliere,
magari riusciamo ad ottenere qualche scoop da prima pagina! Ah, entro
mezzogiorno voglio finito quel pezzo..."Paure e tattiche dei
Koala Blu"....sento che avrà successo!".
Lizzie si domandò a chi sarebbe interessato leggere dei travagli
interiori dei boy-scout del campo estivo.
-"Non potremmo...ehm...scrivere che so, qualcosa sul nuovo film
di Jimmy Smeraldo? Ho sentito che avrebbe una relazione segreta con
l'attrice co-protagonista...."
-"Sciocchezze! A chi vuoi che importi chi si porta a letto quel
manichino ossigenato?! E ora fila di là!"
-"Pensavo solo..."
-"Stammi bene a sentire biondina, il fatto che io abbia tenuto
il tuo sederino puzzolente tra le mani quando sei nata, non ti autorizza
a controbattere quello che dico! Sei ancora una ragazzina inesperta,
non sai come si manda avanti una vera rivista!".
Lizzie si richiuse la porta alle spalle e sospirò. Ebbene si.
Quel brontolone, oltre ad essere l'uomo per cui lavorava, era anche
il suo padrino (anche se questo non lo esonerava dalle continue battute
che Lizzie e Steve facevano alle sue spalle). Dopotutto, e molto in
fondo, lei gli voleva bene. Era stato come un secondo padre, l'aveva
presa sotto la sua ala protettiva dopo la morte dei suoi genitori.
Steve vide l'amica con un'espressione abbattuta:
-"Niente Jimmy Smeraldo, eh?"
-"A quanto pare i Koala Blu sono il must del momento"
-"Lizzie, Lizzie...ascolta chi ha più esperienza di te!",
disse sogghignando.
-"Il guaio è che non capisce che così facendo perdiamo
sempre l'occasione della ribalta! Lunedì l'articolo sarà
sulle pagine di tutti i settimanali, tranne il nostro!", si lasciò
cadere sulla sedia.
-"Già mi immagino la faccia di quell'odiosa di Violet",
il giovane le fece il verso.
-"Beh, almeno lì al Monday i giornalisti vengono tenuti
sul piattino d'oro".
La ragazza sospirò pensando all'ex compagna. Una volta sognavano
che sarebbero entrate a lavorare insieme per il Monday. Quando andavano
al liceo erano inseparabili, praticamente uguali in tutto. Indossavano
gli stessi abiti, ascoltavano la stessa musica, impazzivano per gli
stessi ragazzi. Anche se restava sempre Violet l'indiscussa reginetta
della bellezza. E dell'odiosità. Lizzie se n'era resa conto
troppo tardi. Doveva molto a Violet riguardo al suo stile, ma non
poteva sopportare di veder calpestati i suoi sani principi morali
solo per sentirsi adulata dal resto della scuola. Così, prima
del college aveva chiuso definitivamente con lei, ma aveva comunque
potuto assistere alla sua squallida scalata verso il successo.
-"Ehi, ora mi preoccupi....quando mai abbiamo ceduto al desiderio
di essere come quelli?!", disse Steve.
-"Si, hai ragione, ora ritorno in me".
Per fortuna c'era Steve a impedire che quei momenti di sconforto prendessero
il sopravvento. E, se doveva essere sincera, ultimamente le capitavano
sempre più spesso. Con lui aveva fatto un patto: non cedere
alle tentazioni della carriera facile, ma lavorare sempre sodo e onestamente.
E da quando lavoravano per Sandy di tentazioni ce n'erano state eccome.
"...e tra di loro, il veterano Josè si è distinto
per intelligenza e prontezza, doti necessarie per poter far parte
del corpo degli scout. La povera famigliola di scoiattoli è
dunque potuta tornare sana e salva alla vita selvaggia grazie alla
generosità di quest'uomo che ha messo a rischio la sua stessa
vita per l'amore incondizionato verso la natura. Per festeggiare la
sua dipartita definitiva dall'associazione, il nostro Josè
è stato invitato alla conferenza che si tiene annualmente al
Sequoia National Park in California, dove riceverà un premio
alla carriera....". Lizzie sbuffò.
-"Carina la foto! Te l'ha inviata per posta?", la canzonò
Steve, indicando la stampa che ritraeva Josè sotto una sequoia
millenaria.
-"Ti prego, risparmia le battute! Non ne posso più! Perfino
il pc si rifiuta di scrivere questo abominio!"
-"Qui urge un piano!", disse meditabondo il giovane.
-"Come?"
-"Un piano! Un escamotage! Un asso nella manica!"
-"Ma che stai farneticando?"
-"Dobbiamo prendere noi le redini della situazione, altrimenti
potremo anche marcire qui dentro! E' ora che le nostre qualità
vengano valorizzate!"
-"Sai che ti dico? Hai ragione"
-"Certo che ho ragione!"
-"Me ne vado, o penso che impazzirò qui!". Lizzie
si alzò e prese la sua roba.
-"Ehi, aspetta, non intendevo questo! E che dico a Sandy?!"
-"Digli che sono andata ad intervistare la famigliola di scoiattoli
scampata alla morte"
Per scaricare i nervi Lizzie conosceva una sola parola: squash. Aveva
provato diversi antidoti nel corso della sua vita: yoga, meditazione,
corsa, palestra.....ma al diavolo tutto! Quando ne avevi fin sopra
i capelli, tutte queste soluzioni da star depressa non servivano a
niente. Bisognava andarci pesante, essere violenti (certo, nei limiti
del legale), dare sfogo alle emozioni. E lo squash glielo permetteva.
Era già poco più di mezz'ora che stava strapazzando
la racchetta e stava per sferrare un potente rovescio, quando nella
cabina accanto entrò un ragazzo che la salutò cordialmente.
Lizzie si voltò appena in tempo per vedere la pallina finirle
in un occhio.
"Ti prego, ti prego, fa che non mi abbia visto", pensò.
Decise che per oggi poteva bastare e si avviò verso gli spogliatoi,
sperando che Mark non si fosse accorto della figuraccia.
-"Lizzie!". Il giovane la chiamò, ma lei fece finta
di non aver sentito.
-"Ehi, aspetta!", insistette Mark.
"Accidenti!"
-"Mark! Che bello vederti!"
-"Tutto ok? Ho visto che la pallina ti è finita in faccia...".
Lizzie mostrò il sorriso migliore che aveva.
-"Oh, benone grazie! Un colpetto da nulla!".
Mark sorrise poco convinto.
-"Ok...allora...ti va un caffè dopo che finisco qui?".
Lizzie rimase imbambolata. "Avanti digli di si....guarda quel
sorriso abbagliante, quegli occhi scuri...che diavolo ti prende?!",
pensò fra sè e sè.
-"Ehm....veramente...dovrei ritornare al giornale...oggi il capo
ha un diavolo per capello!"
-"Ah...beh, sarà per un'altra volta allora!"
-"Si...certo...ciao!", sorrise cordialmente e vide il ragazzo
correre via. Poi cacciò un sospiro. "Cretina! Stupida!
Idiota! Anche un bambino in fasce avrebbe capito che era un'occasione
unica!", si disse.
Questo si che poteva essere un bel pezzo da prima pagina: "Lizzie,
la single incallita che rifiuta le avances di un giovane adone!".
Sua madre glielo aveva sempre detto fin da piccola: tu non sei normale.
Beh, tralasciando per un attimo l'assenza di incoraggiamento che la
frase in sè conteneva, dopotutto non se la sentiva di darle
torto. Mark era davvero un ragazzo carino, serio, simpatico. L'aveva
conosciuto l'anno prima in palestra. All'inizio si limitavano a lanciarsi
occhiate attraverso le pareti trasparenti delle cabine da squash.
Poi Lizzie aveva capito che era qualcosa di più di una semplice
coincidenza il fatto che lui si allenasse sempre nel campo accanto
al suo. E, accantonata la timidezza, un giorno lui le zuccherò
amorevolmente il caffè al distributore automatico. In effetti
non c'era mai stato nulla di esplicito. Mark si era sempre limitato
a fare proposte caste e innocenti. E questo a Lizzie in un certo qual
modo stava bene. Se da un lato poteva anche sentirsi attratta da lui,
dall'altro sentiva che mancava quella scintilla che l'avrebbe spinta
a saltargli addosso negli spogliatoi. Insomma era l'uomo perfetto
e lei si bloccava. C'è qualcosa di normale in questo?
Quella sera Lizzie aveva deciso di reagire. Non poteva permettere
che il fiasco della sua vita sentimentale e il disastro di quella
lavorativa prendessero il sopravvento sulla sua voglia di vivere.
Afferrò il barattolo di gelato al pistacchio e si sistemò
sul divano. In tv davano la replica del suo telefilm preferito: La
collina del pianto. A detta di Steve, era l'unica che poteva riuscire
a trovare conforto in quella spazzatura. Beh, quantomeno immaginare
di essere al posto della protagonista le alleviava il dolore. E per
chi non lo sapesse, la protagonista aveva una ricca e passionale vita
amorosa.
Proprio sul più bello, squillò il telefono.
-"Pronto?"
-"Lizzie? Sei tu?"
-"Ciao Steve", disse mogia.
-"Hai una voce orribile....Aspetta! Non dirmi che sei sul divano
ad ingozzarti di gelato e a farti venire gli occhi lucidi per quel
telefilm da quattro soldi?!"
-"Sono così scontata?"
-"Oh, Lizzie! Ci sono tanti modi per affrontare il tuo stato
d'animo! Non potresti darti all'alcool come tutti?"
-"Bell'amico che sei! Allora, che c'è?"
-"Il capo vuole che domattina tu vada dal consigliere per quella
faccenda"
-"Se volevi farmi ridere ci sei riuscito"
-"Non era una battuta. Ha detto che vuole darti un'ultima occasione
prima di licenziarti".
Lizzie non si scompose. Sapeva che Sandy abbaiava, ma non era capace
di mordere.
-"Va bene, ci andrò. Però avresti potuto offrirti
tu!"
-"Beh, tu non c'eri...così ne ho approfittato per aizzare
Sandy contro di te...mi serviva la giornata libera!"
-"Spero che le tue figlie si guardino bene dal prendere da te"
-"Troppo tardi....ora ti lascio...stanno usando Margaret come
totem...a domani!"
-"Ok, salutamela....ciao"
La mattinata era spuntata meravigliosamente lucente. Lizzie aprì
gli occhi nel suo lettone abbagliata dal sole. Quando spalancò
la finestra sentì una lieve brezza tiepida e sorrise. Le giornate
cominciavano a farsi belle e la primavera era il periodo dell'anno
che preferiva. Si buttò giù dal letto con una rinnovata
energia, si lavò, preparò la colazione (da quando aveva
deciso di togliere qualche chilo si era accorta che i cereali non
erano poi così nauseanti) e rimase una mezz'ora buona a pianificare
i giri per negozi che aveva in mente di fare. Era sabato, il sole
splendeva alto nel cielo e lei era nel fiore degli anni: cosa si poteva
desiderare di più? Poi un vago ricordo della sera prima le
attraversò fugacemente la testa.
-"Merda! Il consigliere!".
In fretta e furia indossò un abito decente che lasciasse trasparire
la sua impeccabile professionalità e allo stesso tempo un pericoloso
"giù le mani", afferrò il bloc-notes e la
sua borsa ed uscì.
Arrivò sotto il palazzo comunale dopo aver zig-zagato nel traffico
come una matta e mandato al diavolo un paio di passanti. Riamse seduta
in macchina ad aspettare. Secondo i vari appostamenti e le ricerche
approfondite che Sandy aveva effettuato per scoprirne le abitudini,
il consigliere sarebbe dovuto uscire di lì a poco. Fare come
i comuni mortali e chiedere di essere ricevuti non sarebbe servito
a nulla. Il consigliere era un uomo intelligente e astuto e più
d'una volta aveva evitato le irritanti domande di Sandy circa le sue
abitudini poco chiare. Col risultato che aveva dovuto sguinzagliare
Steve e Lizzie per strappargli una volta per tutte un'intervista decente.
Lizzie si portò un chewingum in bocca per ingannare l'attesa.
Sinceramente non capiva cosa poteva esserci di interessante in quell'uomo:
era da poco stato eletto nuovo consigliere nella giunta comunale,
dopo che il più che attempato predecessore si era finalmente
deciso a dare le dimissioni. Era una persona come tante, forse un
pò più riservato, ma non per questo doveva necessariamente
nascondere un orribile segreto. A volte proprio non capiva perchè
Sandy si ostinava a proporre servizi così stupidi e lontani
dall'interesse comune. E' vero, lui era uno all'antica, faceva parte
della gloriosa vecchia scuola, ma questo non voleva dire che non potesse
stare al passo con la nuova era. Molti suoi amici e colleghi avevano
accettato questa realtà, i tempi erano cambiati e i lettori
avevano altre esigenze e pretese. Solo lui, da testardo com'era, continuava
ad impostare la rivista come trent'anni fa. Lei e Steve erano gli
unici due giovani che potevano portare una ventata di freschezza in
redazione e invece erano due automi nelle sue mani. Non potevano proporre
articoli e servizi che non fossero di suo gradimento (quindi praticamente
tutti) e non avevano una qual minima gratificazione (sia dal punto
di vista personale che economico).
Certo, chiunque potrebbe obiettare: basta licenziarsi e trovare lavoro
altrove. Figuriamoci se Lizzie e Steve non ci avevano mai pensato
(una volta avevano persino stilato una lista delle riviste in cui
desideravano entrare). Ma per lei c'erano almeno due buoni motivi
che la frenavano. Prima di tutto non si sentiva all'altezza dei giornalisti
affermati che scrivevano per le riviste più famose. Nonostante
avesse studiato in una buona scuola e fatto una gavetta promettente,
in lei covava il germe dell'insicurezza. Senza contare che non era
mai stato il suo sogno diventare una giornalista al top: a lei bastava
una via di mezzo, che le permettesse di vivere decentemente e avere
una vita all'infuori della redazione. Il secondo motivo era che, per
quanto Sandy non lo avesse mai ammesso, vederla andar via dal suo
giornale gli avrebbe procurato uno shock non indifferente. Riguardo
a Steve, ormai lui e Lizzie facevano fronte comune da sempre, si spalleggiavano
a vicenda e, parole sue, "se annegheremo, annegheremo insieme".
Mentre questi pensieri le attraversavano la mente e faceva scoppiare
palloncini di chewingum, vide qualcuno uscire dal municipio.
-"Accidenti, eccolo!".
Scattò fuori dall'auto e prese a rincorrerlo, prima che sparisse
nella sua comoda macchinona poco lontana.
-"Consigliere!", chiamò Lizzie. Ma l'uomo invece
di fermarsi aveva accelerato il passo. "Consigliere Scott! La
prego si fermi!".
Finalmente lo raggiunse.
-"Chi diavolo sei? Un'altra palla al piede di quel branco di
sanguisughe?!".
Lizzie immaginò una moltitudine di sanguisughe giganti che
assalivano il consigliere vestito da carcerato. Poi si accorse che
stava salendo in macchina e si ridestò.
-"Senta, aspetti...non potrebbe concedermi qualche minuto?"
-"Certo, a voi giornalisti bastano pochi minuti per rovinare
la vita di un uomo!"
-"Penso che lei stia generalizzando...non tutti sono come li
descrive...", Lizzie fece gli occhi dolci.
Sarebbe voluta sprofondare ma era l'unico modo per attirare la sua
attenzione.
-"Davvero?"
-"Si....e anzi, mi ritengo alquanto offesa per essere stata paragonata
a quella massa di ignoranti insensibili....la mia etica professionale
è stata sempre sinonimo di serietà e rispettabilità.
Non a caso ho una certa reputazione che mi precede...". "Sicuro,
basta guardarmi ogni venerdì sera quando danno La collina del
pianto....", pensò fra sè e sè.
Il consigliere rimase pensieroso, poi disse:
-"Beh...forse siamo partiti col piede sbagliato...che ne direbbe
di approfondire la conoscenza davanti ad una bella tazza di caffè?"
"Ma neanche se ci fosse un'invasione aliena e tu fossi l'unico
che potesse salvare il mondo, brutto porco schifoso!". Le sarebbe
piaciuto rispondere così, ma si limitò ad acconsentire.
-"Bene, conosce il Fizzy Bar? Domattina alle 11.00. Ora mi scusi,
ma ho un appuntamento e sono in ritardo", sfoderò un sorriso
compiaciuto e sparì nel traffico. Lizzie rimase come un palo
sul marciapiede.
-"Ecco, sono cose come queste che ti fanno desiderare di essere
un cane pulcioso".
Arrivò al giornale come se fosse stata investita da un tir.
Steve le andò incontro.
-"Accidenti! Tutto bene col consigliere?"
-"Domani Sandy avrà la sua benedetta intervista"
-"Perfetto! Brava Liz! Lo sapevo che eri l'unica in grado di
farcela!"
-"Oh, non ti sminuire così...anche tu potevi riuscirci...se
ti fossi fatto un'operazione al posto giusto!"
-"Ti ha fatto delle avances?!"
-"Il bello è che ho iniziato io, capisci? Altrimenti lui
non ci avrebbe neanche pensato....beh, non del tutto almeno...comunque
sia, ho dovuto inventarmi qualcosa prima che lo perdessi!"
-"Oh, andiamo! Un vero giornalista deve saper anche scendere
in basso quando necessario!"
-"Avrei preferito scendere in basso per Jimmy Smeraldo o per
chiunque altro valesse un'intervista decente! E non per un viscido
verme che parlerà solo di politica e donne!"
-"Almeno stavolta non ci sono scoiattoli o puzzole di cui scrivere.
Ti ricordi quell'anno il pezzo sulle gare di velocità dei criceti...quantomeno
non dovrai interagire con nulla che abbia il pelo!"
-"No, infatti....considerando la calvizie galoppante del consigliere!",
Lizzie mordicchiò il tappo della penna, "Sandy mi ha davvero
seccato con questi pezzi da paranoico!".
Lizzie si presentò all'appuntamento con un buon quarto d'ora
di ritardo. Naturalmente questo faceva parte della sua tattica. Con
un tipo così diffidente come William Scott era necessario far
vedere che lei era prima di tutto una donna (anche se questo gli era
già balzato all'occhio) e poi una giornalista ruffiana in cerca
della svolta.
-"Mi scusi per il ritardo consigliere....lo so che le sembrerà
stupido, ma mi si era smagliata una calza e....sa come siamo noi donne",
fece una risatina. Vide l'occhio dell'uomo che si posava abilmente
sulle sue gambe e il colorito farsi leggermente rosso. Colpito!, pensò.
-"La prego mi chiami pure William...", disse timido, "Vogliamo
entrare?".
Nel locale non c'era molta gente. Una donna andò loro in contro
e senza neanche farli parlare li spinse in una saletta appartata.
-"Prego, di qua....gli altri tavolini sono tutti occupati",
strizzò l'occhio a Lizzie.
Peggy era la proprietaria del bar, nonchè grande amica di famiglia
e Lizzie aveva orchestrato tutto col suo aiuto. Da quando erano morti
i suoi genitori, Peggy era stata la sua seconda madre: le aveva insegnato
tutto sulle faccende di casa e i trucchi in cucina (anche se preferiva
continuare a mangiare lì al locale). Qualche volta aveva perfino
approfittato della sua spalla per piangere, ma doveva ammettere che
con Peggy erano stati più i momenti allegri. Quante risate
si erano fatte su Sandy mangiando gelato al pistacchio!
-"Cosa vi porto?", disse sbrigativa.
-"Per me un Manhatthan e uno anche per la signorina"
-"Oh, no...solo the...sono in servizio", sorrise.
-"Allora...", esordì William quando Peggy se ne andò,
"...ora che ci penso non so ancora il suo nome...non vorrà
che rilasci un'intervista ad uno sconosciuto?!". Lizzie emise
una risatina isterica.
-"Oh, per carità! Non sia mai detto che Elizabeth Cunningham
pecca di professionalità!"
-"Elizabeth....un nome molto elegante...", l'uomo fece gli
occhi dolci.
Lizzie rimase visibilmente impietrita.
-"Ah, guardi....ecco i nostri drink!".
Peggy arrivò con un vassoio, lasciò i bicchieri sul
tavolo ed esordì:
-"Oh, consigliere! Mi permette?! Io sono una sua grande fan!
Lei è davvero un uomo impeccabile, di sani principi morali,
e io sostengo ogni sua iniziativa, da quelle in campo artistico a
quelle sportive e sociali! Non le dispiace se le scatto una foto?!"
-"Ehm...non ho la macchina fotografica", disse l'uomo impacciato.
-"Oh! Ma non c'è problema! Ho il mio telefonino!",
come un lampo accostò il viso a quello del consigliere e scattò,
"Chissà la faccia delle mie amiche! Grazie mille!"
-"Uhm...di niente...".
Peggy fece un altro occhiolino all'amica e tornò in cucina.
La trovata della donna era servita quantomeno a far ritornare dietro
gli steccati William, che si era sciolto un pò troppo anche
senza drink. Lizzie la ringraziò silenziosamente.
-"Dunque, io proporrei di iniziare la nostra intervista...sa,
i tempi stringono..."
-"Per quale giornale ha detto che lavora?", disse l'uomo
sorseggiando il suo drink.
Lizzie impallidì: se avesse detto che il suo datore di lavoro
era Sandy si sarebbe giocata l'intervista e d'altronde era contro
la legge occultare la sua reale posizione. Tutto dipendeva da come
avrebbe risposto. Ci fu un attimo di silenzio nel quale riuscì
chiaramente a sentire il lento ticchettio delle lancette dell'orologio.
-"Ehm, veramente....la mia situazione è un pò complessa...",
vide gli occhi dell'uomo perdere contatto con i suoi e tentò
di riprendere il gioco in mano, "...ma lei mi sembra un uomo
molto affidabile e intelligente....le confiderò i miei travagli,
anche se non dovrei parlarne....".
Un sorrisetto malizioso riaffiorò sul volto del consigliere.
Lizzie si sporse sul tavolo e bisbigliò come se fossero due
cospiratori.
-"Sono stata appena linceziata da L'occhio indiscreto...",
William sgranò gli occhi, "....per opposte opinioni circa
una certa intervista...."
-"E...per caso....sarei io l'argomento di questa discordia...?"
-"In effetti si....il redattore Greentoad mi ha fatto capire
chiaramente che non sarei stata in grado di sostenere un'intervista
con un pezzo grosso come lei....", Lizzie vide William Scott
compiacersi a quelle parole, "Capisce?! Io svalutata e umiliata
così da un grassone che non sa apprezzare le qualità
di una giovane piena di speranze! Così mi son detta: al diavolo
tutto! Io non rinuncerò ad incontrare una persona che stimo
così tanto! Piuttosto mi licenzio e propongo il pezzo a qualcun
altro!".
Il consigliere si animò all'improvviso e si lasciò rasportare
dal momento di euforia.
-"Mi lasci dire signorina Cunningham che ha fatto la cosa giusta!
Lei è una donna piena di qualità e professionalità!
Deve aspirare a qualcosa di più che un misero posto in quella
rivista da quattro soldi! Senza contare che quel Sandy Greentoad è
un uomo che non merita di avere accanto persone di valore e piene
di gioia di vivere!".
Lizzie si complimentò con se stessa per essere riuscita nel
suo intento, anche se Sandy non meritava affatto questo trattamento.
Beh, il fine giustificava il mezzo.
-"La ringrazio signor Scott! Non sa come mi siano di conforto
le sue parole! Al giorno d'oggi è così difficile per
noi giovani barcamenarsi nel mondo del lavoro senza l'appoggio di
persone più esperte!".
L'uomo le sfiorò la mano.
-"La prego, mi chiami pure William....e mi permetta pure di affermare
che per qualunque consiglio o aiuto può contare su di me...sarò
ben lieto di rendermi utile...".
Certo, ci scommetto che vorresti renderti utile....pur di soddisfare
i propri istinti primordiali a cosa non arrivano i vermi come te!...Piena
di qualità, eh? Ma se neanche mi conosci! Ancora un pò
e vomito!
-"Sei davvero un uomo eccezionale...lo si capisce già
dando uno sguardo a tutte le attività che promuovi: chi altri
in questa città può vantare un manifesto come il tuo?!
A questo proposito mi piacerebbe saperne di più...dimmi per
esempio cosa ti ha spinto a finanziare quella nuova galleria d'arte..!".
Il consigliere si fece rosso ed emise qualche mugugnio incomprensibile.
-"Uh, beh...ecco...dunque...."
Da lì in poi per Lizzie fu semplice attirarlo nella sua rete.
Lo scoglio più grande l'aveva aggirato magistralmente. Ed era
proprio in questi (rari) momenti in cui sapeva sfoggiare le sue qualità
di reporter d'assalto che ritrovava la fiducia in se stessa.
Dopo un'ora si ritrovarono fuori dal bar. William la salutò
così cordialmente che per un attimo Lizzie dimenticò
quanto era stato viscido. Afferrò il biglietto da visita che
l'uomo le stava porgendo invitandola a chiamarlo per qualunque necessità
e saltò in macchina.
Arrivata a casa, si gettò sfinita sul divano. Era strano che
una stupida intervista ad un altrettanto stupido personaggio l'avesse
resa così allegra e soddisfatta. In realtà avrebbe preferito
lavorare a qualche altro pezzo e non subirsi un'ora di idiozie sulle
strategie politiche e le attività sociali sponsorizzate dal
consigliere Scott. Tuttavia era bastato così poco perchè
smettesse di sentirsi una persona inutile. Evidentemente, si disse,
quando passi la maggior parte della tua vita senza ricevere gratificazioni
o comunque senza essere conscio delle tue qualità è
normale meravigliarsi alla prima piccola vittoria.
Allungò un braccio verso il cumulo di posta e cominciò
a sfogliarla.
-"Pubblicità....pubblicità....bollette....critiche
dei lettori....pubblicità....". Più o meno tutti
i giorni era la stessa filastrocca.
-"E questo bel plico da dove sbuca?! Avranno di nuovo sbagliato...sarà
della vicina". Rilesse il nome del destinatario: era proprio
per lei. Guardò quello del mittente: Studio legale Miller.
Lizzie cominciò a riflettere se in questi ultimi mesi avesse
violato la legge in qualche modo, ma non le venne in mente nulla.
Certo era disperata, ma....! Che lei ricordasse non aveva tamponato
nessuno (i suoi reati per strada si limitavano alle offese personali,
e qui in effetti....), non aveva infranto norme di altro genere, tutte
le carte dopo la morte dei genitori erano state sistemate da anni,
non aveva mariti da cui divorziare, nè figli dispersi, nè
pensava che Sandy potesse licenziarla per vie così indirette....
-"Beh, non mi resta che aprirlo". Divorata dalla curiosità,
scartò l'involucro riducendolo a carta straccia. Afferrò
i fogli e lesse:
Egregia
sig. na Elizabeth Cunningham,
ci rammarica metterla al corrente della morte di sua nonna Elizabeth
MacCullum avvenuta qualche giorno fa. In quanto esecutori testamentari,
nonchè cari amici, della defunta la invitiamo a raggiungere
il nostro studio legale il giorno 21 Marzo, c.m., dove avverrà
l'apertura del testamento e la verifica dei lasciti, per i quali lei
è stata designata unica erede.
Le alleghiamo il biglietto aereo per il viaggio. Inoltre come da disposizione
è stato già provvisto tutto per la sua sistemazione
fintanto che resterà qui in Scozia.
Cordiali saluti
Walter&James Miller
Lizzie posò le carte e rimase con lo sguardo perso nel vuoto.
Mille domande le saltarono alla mente: sua nonna? Non ricordava di
averne avuta mai una. O meglio c'era un vago ricordo di una figura
materna nella sua mente, ma era annebbiato e lontanissimo. Forse perchè
i suoi si erano trasferiti qui a Boston dalla Scozia prima che lei
nascesse. O forse perchè i loro rapporti con la donna erano
praticamente nulli.
E allora se era così perchè l'aveva eletta unica erede?
Evidentemente aveva saputo che i suoi genitori erano morti e non le
restava che lei. Ma allora perchè non si era fatta viva prima,
cercandola, stabilendo un contatto? Era confusa e spiazzata.
Guardò ancora la lettera. 21 Marzo.
-"Cacchio! E' fra tre giorni!", si passò una mano
fra i capelli, "Ho giusto il tempo di fare la valigia e avvisare
Sandy! Sempre se non mi uccide prima! Penserà che ho inventato
qualche scusa per prendermi delle ferie....".
In quel momento bussarono alla porta. Lizzie si alzò dal divano
senza energie.
-"Oh, cara! Per fortuna ci sei. Devi aiutarmi, Fuffy è
scappato verso il parco! Andiamo, forza!".
La signora Polly. Ci mancava solo lei. Con aria abbattuta Lizzie le
disse di aspettarla solo qualche secondo.
La donna si piazzò sul marciapiede chiamando a gran voce il
suo cucciolo, mentre aspettava la ragazza.
Lizzie prese borsa e giacca e prima di uscire fissò la sua
immagine nello specchio.
-"Mia cara Liz, la tua vita non è uno schifo.....è
una vera mer...!". In quell'istante la voce di Polly la richiamò.
Il giorno dopo, Lizzie arrivò in ufficio sperando in un miracolo.
Un miracolo che servisse a rendere meno tragica la notizia a Sandy.
Aveva anche pensato di affittare una guardia del corpo, ma, ripensandoci,
avrebbe fatto scappare a gambe levate anche quella!
Quando varcò la soglia dall'ascensore al secondo piano un silenzio
innaturale la invase. Peggio, pensò. La calma prima della tempesta.
Aprì la porta dell'ufficio e vide la testa di Steve fare capolino.
-"Ciao mostro, oggi che Sandy non c'è arrivi puntuale?!",
disse ingozzandosi un sandwich strabordante di maionese.
-"Non c'è?"
-"No. La signorina Beth stava poco bene e così lui ha
pensato di farle visita".
Lizzie sgranò gli occhi.
-"Coooosa?!", disse eccitata, "Parliamo dello stesso
uomo burbero, scontroso, agorafobico e asociale che lavora con noi??!"
-"Si. Vuoi?", disse il giovane indicando quella massa informe
e multicolore che divorava con avidità.
-"No, grazie. Sento profumo di rose.....", aggiunse Lizzie
sorridendo.
-"Sarà la mostarda"
-"No, idiota. Intendevo dire che tutte queste premure da parte
di Sandy per la signorina Beth sono sospette....sarà amore?!"
-"Che? Ma hai presente i due soggetti?! Lui è Sandy, sai
quell'abominevole alieno mascherato da umano? E lei è Beth,
una zitella timorata di Dio che ha paura perfino di versarsi dell'acqua!
Sei fuori di testa?!"
-"Sei tu che non sai interpretare i dettagli.....mi meraviglio,
un giornalista della tua statura! A volte sono proprio i poli opposti
che si attraggono!".
Steve rimase un pò pensieroso, poi sul suo volto comparve una
smorfia di ribrezzo.
-"Andiamo, non fare così! La signorina Beth ha del potenziale
nascosto...fidati del mio occhio femminile....con qualche ritocco
quà e là...! E Sandy...beh, si...forse lui è
un caso più critico, ma ci si può lavorare"
-"Ti prego, lasciami mangiare senza conati di vomito!".
Lizzie rise.
-"Beh, comunque sia dovrai essere tu ad occuparti della faccenda....sarai
il mio portavoce mentre non ci sarò"
-"Che stai farneticando?!"
-"Tienili d'occhio tu, io domani ho un aereo per la Scozia. Mia
nonna è morta"
-"Tesoro mi piace l'idea della vacanza fuori stagione, ma devo
avvisarti che la scusa della nonna morta non regge più: Sandy
mi ha scoperto già un paio di volte"
-"Magari in vacanza! E' la verità purtroppo, dovrò
presenziare all'apertura del testamento"
-"Una nonna? Non ne sapevo niente"
-"Quasi neppure io...sono ancora frastornata...ora scappo! Mi
raccomando, cerca di indorare la pillola al capo e tieni gli occhi
aperti....", le affibiò un bacio sulla guancia.
-"Ancora con questa storia?! Vuoi capire che non ci saranno fiori
d'arancio?! Comunque và tranquilla e cerca di star bene. Chiamami
se hai bisogno"
-"Grazie, ti telefono appena arrivo!".
Il fattorino del taxi stava caricando le valigie sulla vettura, mentre
Lizzie, presa dal nervosismo, aveva iniziato a mangiarsi freneticamente
le unghie. La mattinata era cominciata così: un'inquietudine
e un'ansia crescente. Che poi, analizzando i fatti con la mente lucida,
non c'era proprio nulla per cui agitarsi. Non doveva andare a nessun
appuntamento. Era proprio questo il bello (se bello era la parola
giusta in un caso del genere): niente tensioni da affrontare, niente
questioni da dibattere, niente scontri diretti con qualcuno, solo
un testamento da aprire e ritornare a casa. Tutto sarebbe andato liscio
come l'olio. E allora perchè si sentiva come se stesse per
tenere un comizio alla casa bianca? Lo sapeva bene perchè.
Perchè era una vergogna non aver mai conosciuto sua nonna e
ora, alla sua morte, andare a battere cassa. Si sentiva inadeguata
come non mai. Dalla sera precedente fino a qualche minuto prima che
arrivasse il taxi aveva pensato un centinaio di volte di lasciar perdere
e non prendere quell'aereo. Che si fossero arrangiati, avrebbero dato
tutto in beneficenza! Ma poi una molla le scattava dentro e le impediva
di disfare la valigia. Era la molla dell'avidità? Forse stava
venendo a galla il suo lato avaro e insaziabile.
-"Ma quale avidità! Sei la persona più generosa
e incurante dei soldi che conosca! Altrimenti perchè lavoreresti
ancora per Sandy?!", disse Peggy dall'altro capo del telefono.
-"Oh...non lo so...forse....ora dico al taxi di tornare indietro"
-"Lizzie, non fare la sciocca! La molla che senti scattare so
io cos'è: è il sangue, tesoro! E' pur sempre tua nonna,
morta o viva. E tu senti di appartenerle, com'è giusto che
sia. Vai serena, questo viaggio ti aiuterà a capire anche le
tue origini"
-"Forse hai ragione..."
-"Certo che ho ragione"
-"Senti Peggy, tu eri grande amica dei miei e avrai di certo
conosciuto mia nonna....potresti....dirmi qualcosa di lei?"
-"Certo piccola, anche se per telefono non è l'ideale
e mi becchi proprio in un momento di caos qui al Fizzy, ma....ok",
la donna si sedette, chiuse gli occhi e sorrise, "Elizabeth MacCullum...lei
era una forza della natura. E in fondo tua madre aveva il suo stesso
carattere, perciò furono sempre in contrasto. Era forte e indomita,
non accettava di sottostare a niente e a nessuno. Era un pò
burbera e scontrosa, ma chi può biasimarla? Ha cresciuto tre
figli da sola, in un epoca in cui non avere un uomo accanto era considerato
disonorevole....eppure non ha mai ceduto, non si è mai piegata
agli sguardi maligni della gente, alle difficoltà, alla sofferenza...."
-"Sembra la descrizione di un personaggio di un romanzo",
dise Lizzie con gli occhi sognanti. Peggy rise.
-"Si, hai ragione! Lei in fondo era quello. Nonostante fosse
cersciuta e vissuta in una terra selvaggia come può essere
la campagna scozzese aveva una mente totalmente aperta e sognante.
E' per questo che è stata sempre emarginata dalle persone che
vivevano lì...non la capivano...era già troppo avanti
per quei quattro zoticoni di inizio secolo!"
-"Beh, ti lascio lavorare. Io sono quasi arrivata all'aeroporto.
Ti ringrazio"
-"E di cosa? Chiamami se hai ancora bisogno di me. Un bacio".
Lizzie spense il cellulare e respirò profondamente.