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Sweet little events

di Route 66

(Seconda parte)


I personaggi di Xena e Gabrielle sono di proprietà della MCA/Universal Pictures, pertanto non intendo infrangere nessun Copiright.
Questo racconto è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto della mia immaginazione o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it


SCOZIA

L'aereo atterrò ad Edimburgo di mattino presto. La ragazza non perse tempo e si diresse ad una concessionaria di macchine come previsto. Aveva meditato a lungo durante il viaggio: l'unica cosa saggia da fare era sbrigare la faccenda al più presto. Avrebbe risolto tutto in fretta, senza coinvolgimenti.
-"Buongiorno, dovrebbe esserci una macchina affittata a nome Cunningham". Lizzie si rivolse al giovane dietro il bancone.
-"Un momento, prego".
Dopo poco comparve un uomo piuttosto anziano, ma con un'aria di tutto rispetto. Fissò la ragazza dietro le spesse lenti, poi abozzò un sorriso.
-"Lei dovrebbe essere la signorina Elizabeth. Non c'è che dire....davvero sorprendente...", la squadrò da capo a piedi.
-"Come scusi?".
L'uomo ridacchiò: "Mi perdoni...è identica ad una mia cara vecchia amica....", tornò dietro il bancone e prese delle carte.
-"Ecco. Questa....era da tanto che aspettava lei", le porse una chiave, "Benvenuta in Scozia".


Chissà perchè quelle parole e il volto del vecchio per un attimo l'avevano fatta sentire come un personaggio di quei film fantastici, che stanno per iniziare un'avventura strepitosa e ancora non lo sanno.
Peccato che l'auto di classe economy predisposta non contribuisse a rendere la stessa atmosfera. Lizzie era certa che l'avrebbe lasciata a piedi quanto prima. Era tutto un traballare e un tremolio. Senza contare poi quel fischio sinistro che l'accompagnava da quando era partita.
Mise un attimo da parte l'udito e rimase pensierosa. Sua nonna aveva davvero pensato a tutto da quando era nata. La cosa le provocava un brivido lungo la schiena. O era tutto frutto di una grande dote manageriale e organizzativa o era il risultato di un piano diabolico. L'essere al centro di un qualcosa del genere la faceva rabbrividire. Pensò che sua nonna doveva essere stata davvero una donna grandiosa per farla sentire a disagio anche dall'aldilà.
Imprecò qualcosa e riprese a guidare con attenzione. Guardò la cartina piuttosto malridotta che aveva sul sedile accanto. La sua meta era Inverness, caratteristica cittadina alle porte delle terre alte, come diceva la guida, a 250 chilometri da Edimburgo.
Non era mai stata in Scozia, anzi, mai in Gran Bretagna in generale. Sembra ridicolo, visto che i suoi genitori erano di quelle parti, ma lei era nata a Boston, era americana a tutti gli effetti. E fino alla loro morte non c'era mai stata occasione di visitare questi posti. Era troppo piccola per capirci qualcosa, nè successivamente aveva mai approfondito la cosa. In effetti, crescendo aveva messo da parte in un cassetto tutto ciò che riguardava la sua vita con mamma e papà. Era come se l'incidente avesse chiuso per sempre un capitolo e lei non aveva mai voluto riaprirlo. Non che avesse vissuto come una larva fino ad ora, certo. Aveva superato quella tragica fatalità. Era cresciuta serena (grazie all'aiuto di Sandy e Peggy), era diventata una giovane donna in gamba e non aveva problemi a ricordare i bei momenti con i suoi genitori. Tuttavia, c'era un lato della sua famiglia che non aveva mai voluto indagare. Una semplice forma di protezione che aveva messo in atto il suo cuore. Ed era più che normale.
Guardò davanti a sè: l'autostrada era piuttosto sgombra. Per il momento non aveva ancora visto le meraviglie paesaggistiche di cui tutti farneticavano. E da un lato era meglio così: si era scoperta più d'una volta a rimanere a bocca aperta davanti a foto di panorami mozzafiato. Col tempo aveva capito che era una di quelle persone che ammutolivano davanti alla bellezza della natura, al chiaro di luna in una sera d'estate, alla mattina soleggiata di primavera. Non poteva farci niente, era più forte di lei. Per cui tutto sommato forse era meglio così.
Dopo essersi arresa al grigiume dell'asfalto, prese il cellulare. Almeno una breve conversazione l'avrebbe tenuta sveglia, sempre se non avesse sbandato o peggio fosse stata multata.
-"Pronto?". Dall'altro capo del telefono una voce rispose come dall'oltretomba.
-"Steve! Ciao, sono io! Ma stai bene? Mi sembri un pò....cadaverico"
-"Ciao Lizzie, ecco...è un momento un pò cruciale...."
-"Sei in redazione? Ti sento lontano! Parla più forte!"
-"Non ti sento bene neanche io, sarà la distanza....sono qui col capo....ehm...forse è meglio se ti chiamo dopo".
Lizzie riuscì a percepire un confuso schiamazzo di voci, poi un "passamela" piuttosto agitato e infine la voce cavernosa di Sandy.
-"Lizzie, tesoro!", esordì con una calma innaturale, "Dove sei, cara?".
La ragazza rimase alquanto sorpresa, poi si sciolse.
-"Oh Sandy, sei tu...sai, quasi temevo che la prendessi nel modo sbagliato. Steve ti ha detto che mia nonna è morta?"
-"Certo che si. Era qui or ora che mi stava delucidando sulla tua fulminea scomparsa....."
-"Ecco, sono dovuta volare in Scozia all'improvviso e...".
Ci fu un attimo di silenzio in cui Lizzie potè percepire un certo aumento di elettricità nell'aria. Poi capì cosa significasse assistere allo scoppio di una bomba: l'urlo disumano di Sandy invase tutta la vettura e per qualche secondo si ritrovò a sbandare nella corsia d'emergenza. Alla fine non rimase che un sibilo sordo nelle sue orecchie.
-"Sandy mi dispiace, non prenderla come una cosa personale...cosa avrei dovuto fare?! Tornerò al più presto"
-"Ma certo, fa pure con comodo....e se troverai una lettera di licenziamento al tuo ritorno non prenderla come una cosa personale!".
Si sentì un ultimo boato, poi la cornetta fu messa giù (con un tocco poco cortese, avrebbe giurato).
Lizzie gettò il cellulare sul sedile.
-"Al diavolo! Non posso pensare ai tuoi chiari di luna ora!", mormorò fra sè.
Vide il cartello per svoltare giusto in tempo, prima che lo passasse del tutto, ed effettuò una virata parabolica di considerevoli dimensioni.
-"E' incredibile! Più sei una persona ligia al dovere e rispettosa degli altri, più ricevi lamentele! Ora sono davvero stufa di Sandy e delle sue farneticazioni! Non gli va mai bene nulla: se sono in redazione sbraita, se non ci sono sbraita lo stesso! Ahhhhrgh! Che nervi!".
Mentre era intenta a maledire Sandy, Lizzie non aveva notato il radicale cambio di sfondo tutto intorno: dalla monotona autostrada, la svolta l'aveva immessa su un percorso immerso nella campagna. Frenò di scatto.
-"Accidenti devo aver sbagliato strada. Eppure il cartello era giusto". Scese dall'auto e controllò sulla cartina. "No, è esatto....vediamo un pò...seguendo l'autostrada potevo arrivare in un baleno, perchè diavolo c'è segnato questo percorso?!", la ragazza sbuffò. "Ora ci mancano solo le idiozie di una donna defunta! Anche il tragitto in macchina doveva programmare! Ma in che razza di pazzia sono finita?!".
Si passò le mani fra i capelli, sfinita, poi rimontò in auto. Girò la chiave, ma questa volta il motore emise un ultimo flebile rumore e morì del tutto.
-"Perfetto! Che altro manca? Una mandria di tori in corsa che mi travolge?!", tornò fuori sbattendo furiosamente la portiera.
-"Ok, calma....".
Si guardò attorno: miglia e miglia di verde e, in lontananza, un mare blu come non aveva mai visto. "No, non posso cedere a tutto questo ora! Mi servo lucida e non imbambolata!". Guardò ancora la cartina: la stazione di servizio era troppo lontana per arrivarci a piedi, autobus non se ne vedevano e di macchine ne passavano una ogni secolo!
-"Ma che meraviglia! Sono bloccata nel bel mezzo della campagna e non posso neppure chiedere aiuto!", sibilò, "Non mi resta che aspettare qualche anima compassionevole che mi dia un passaggio! Perchè prima o poi passerà pur qualcuno!".


Dopo una lunga e interminabile ora di attesa (durante la quale Lizzie sfoggiò tutte le sue doti più nascoste per ammazzare la noia) le luci di un camioncino illuminarono lo specchietto retrovisore. Lizzie si fiondò letteralmente fuori dalla macchina e cominciò ad agitare le braccia.
La vettura accostò.
-"Ti serve aiuto?".
Una donna fece capolino dal finestrino.
-"Si, la macchina mi ha abbandonato del tutto...."
-"Ok, monta su".
Lizzie non se lo fece ripetere due volte, prese la sua roba e salì su quel rottame ambulante.
-"In vacanza?", chiese la donna notando la valigia.
-"Ehm...non proprio...è lunga da raccontare"
-"Allora non mi interessa. Joey"
-"Piacere, Lizzie. Grazie mille per esserti fermata. Qui non si vedono molte auto, eh?"
-"No, ormai la maggior parte prende l'autostrada".
Già, l'autostrada!, pensò Lizzie tra sè e sè.
-"Aspetti da molto?"
-"Un'ora...ma in compenso mi sono fatta una cultura su Walter Scott, Robert Burns, Braveheart e Rob Roy", mostrò la guida.
Joey sorrise.
-"Dov'è che vai?"
-"Ad Inverness. Mi basta anche se mi lasci alla prima stazione di servizio o comunque dove ci sia qualche traccia umana"
-"Anche io vado lì. Per me non è un problema, ma naturalmente si fa a metà col liquido"
-"Come scusa?"
-"La benzina"
-"Ah, si. Perfetto!". Lizzie si rilassò e cominciò a cacciar fuori dal suo beauty-case un'infinità di ninnoli.
-"Cosa stai facendo scusa?", domandò Joey, gettando uno sguardo fugace alla ragazza.
-"Ho un'aspetto orribile: tra viaggio in aereo, macchina, urla al cellulare....Devo riprendermi", disse passandosi della cipria sulle guance.
-"Ehm, no....forse ti sfugge qualche dettaglio: sei nel mio camioncino e non puoi trasformarlo in una sala trucco!"
-"Quanto sei esagerata...solo per qualche cosuccia qui sul cruscotto!".
Joey mugugnò qualcosa e tornò a guardare la strada. Lizzie la fissò: era una ragazza carina, mora, dai bei lineamenti.
-"Anzi, sai che ti dico? Dovresti provare anche tu questo: fa miracoli. Non che tu ne abbia bisogno, ma dovresti valorizzare di più le tue qualità!", le afferrò il viso.
-"Ma che fai?! Toglimi questa roba di torno! E lasciami guidare!"
-"Ok, ok! Calma! Non sia mai detto che si possa sbadare per colpa mia!".
Joey si rassettò.
-"Cos'è, sei una venditrice di cosmetici porta a porta?"
-"Uff! Era solo per rompere il ghiaccio, per scambiare qualche parola!"
-"Io non vedo nessun ghiaccio da rompere! Dobbiamo solo passare qualche ora insieme! E possibilmente in silenzio!"
-"Hmm, che pesante! E va bene! Tanto sono anche stanca, penso che dormirò!"
-"Saggia decisione".
Lizzie si rigirò sul sedile, coprendosi con la giacca e chiuse gli occhi. Ma la pace durò poco.
-"Sai, mi chiedevo: che lavoro fai?", Joey fece una smorfia di impazienza. "Bisogna pure che facciamo conoscenza: per quanto ne so, potresti essere una serial killer! Al giorno d'oggi non si sa mai...."
-"Per quanto ne so io, potresti essere tu una serial killer!"
-"Ma andiamo! Secondo te una serial killer sfodera rossetti e fondotinta, invece di una bella automatica?!
-"Beh, in effetti..."
-"Allora, avanti! Dimmi tutto: chi sei, che fai, dove vai....."
-"Lasciami indovinare, sei una giornalista?"
-"Come hai fatto a indovinare?"
-"Beh, ci sono solo due categorie di rompiscatole al mondo: avvocati e giornalisti. E a giudicare dal tuo aspetto....avvocato non sembri", la squadrò fugacemente.
-"Che vuoi dire!?", Lizzie le affibiò una botta sul braccio, "Che sono...", si guardò, "....pessima?!".
Lo sguardo di Joey fu eloquente.
-"Sei proprio una maleducata! Anche se una persona non è al top, non si dice per educazione!"
-"Mi hai chiesto tu come ho fatto a capirlo"
-"Beh, potevi inventare una scusa! Ma che mi meraviglio a fare...", mormorò Lizzie.
-"Oh, oh! Attenzione! Sento profumo di superiorità! Nessuno ti ha detto di venire fin qui e insultare le persone! Sai, mi ricordi una stupida mocciosa che frequentava la mia stessa scuola"
-"Immagino che sia finita male, perchè ora mi farai la morale no?".
Si fulminarono con lo sguardo. Joey fissò l'orologio.
-"Meno 120 per fortuna", e ingranò la quarta.
Lizzie si voltò.
-"E' una qualche battuta contro di me per caso?"
-"Si esatto. Solo 2 ore e poi non ti rivedrò più!", esordì.
-"Sappi che la cosa è reciproca. Non pensavo che fare l'autostop fosse così stressante! E poi questo camioncino...ma a quanto risale?! Allo scontro tra neanderthaliani e homo sapiens?! E' un vero rottame!"
-"Certo hai una bella faccia tosta! Non solo ti sto dando un passaggio! Avrei potuto lasciarti a piedi, cosa ti fa pensare che non ti scarichi qui sul ciglio della strada dopo questi insulti?!"
-"Il semplice fatto che ti pago metà benzina. E se ti ho capita solo 1 pò....", sorrise maliziosamente.
Joey la guardò spazientita.
-"Accendo la radio, almeno sentiamo qualcosa che non sia un fastidioso ronzio".
Lizzie fece una smorfia. La radio emise prima un confuso brusio, poi si sintonizzò sulle note country di una canzone malinconica.
-"Ma che roba è?!", sibilò Lizzie e cambiò stazione. "Ecco"
-"Ma che roba è questa, vorrai dire!", incalzò Joey.
-"E' musica italiana, sciocca! Ma dopotutto tu sarai abituata ai campanacci delle pecore!"
-"Ora anche allo starnazzare delle oche!", e cambiò ancora stazione. Nell'auto si diffusero le note dei Corrs.
-"Hmm...questa forse potrei fartela passare....", disse Lizzie allungando la mano verso la radio.
-"No! Ora tu e la tua manina state buone buone sul sedile e mi lasciate guidare in pace con questa maledetta canzone!".
Lizzie la fissò qualche secondo, poi con aria da psicologa disse:
-"Tu hai della rabbia mai sfogata racchiusa in te"
-"Beh allora devo ringraziarti: sei riuscita a farla venir fuori!", rispose nervosa Joey.
-"Immagino di si". Lizzie tornò a guardare l'asfalto, poi dopo qualche minuto esordì: "Bene! E' finita! Ora posso girare?!". Con gesto fulmineo cambiò ancora una volta frequenza.
-"Dio aiutami tu ti prego!", mormorò sfinita Joey. Poi sterzò all'improvviso e frenò fuori dalla carreggiata.
-"Ma che fai?! Sei matta?!", disse Lizzie sobbalzando sul sedile.
-"Ok, ora stammi a sentire", Joey guardò la ragazza, "Ecco cosa faremo: Rosy....Maggie...."
-"Lizzie!"
-"Lizzie, si, ascolta: che ne dici di finirla e di rilassarti completamente?! Stiamo attraversando uno dei più bei paesaggi al mondo, siamo nella campagna scozzese....quindi perchè non te la godi e basta?! Guarda il mare, il verde a perdita d'occhio, i fiori, gli alberi e lasciati cullare dalla musica in silenzio. Non servono parole, non hai bisogno di intavolare alcun discorso con me e soprattutto per un pò possiamo finire il nostro continuo punzecchiarci! Ti va?!".
Lizzie era rimasta immobile con gli occhi sbarrati.
-"O-Ok....era quello che stavo per dire"
-"Perfetto!".
Joey rimise in moto e riaccese la radio. In quel momento iniziò Heaved away di Mackeel. Si voltò verso Lizzie con sguardo severo aspettando una reazione.
-"E-è incredibile....la mia canzone preferita!", disse con riso isterico la ragazza.


Pensate che sia finita così? Un viaggio tranquillo, sull'onda della musica, il paesaggio..... Vi sbagliate. Già, perchè purtroppo Lizzie è tornata alla carica. Non subito, intendiamoci. Per buona parte del tragitto ha ceduto un pò alla stanchezza, un pò alle meraviglie attorno a lei.
E diciamolo, la colonna sonora (di tutto rispetto) ci ha messo lo zampino. Vedete, il viaggio è già di per sè un uscire fuori dagli schemi quotidiani, sia che siate in terra straniera, sia solo che vi troviate in macchina nella vostra città. Ma quando poi vi accompagna la musica è tutta un'altra faccenda. Succede qualcosa che è difficile spiegare...
Dunque, dicevamo, mettete insieme un paesaggio stupendo e delle ottime canzoni. Questa alchimia può far ammutolire anche Lizzie Cunningham. Anzi, in alcuni momenti, con alcune melodie, Joey aveva notato come il suo sguardo fosse più perso e triste del solito. Beh, non ho mai detto che non esistono questi risvolti della medaglia. Ogni musica ha un effetto diverso. E quelle più malinconiche ti fanno inevitabilmente toccare gli angoli più remoti dentro te.
Comunque sia, il silenzio fu interrotto all'incirca a metà strada. E da qualcosa di molto meno poetico: campanacci. Numerosi campanacci.
Joey rallentò l'andamento del furgone, avvistando una distesa bianca sull'asfalto.
-"E ora che succ...?", esordì Lizzie voltandosi. "Perfetto! Ci mancava solo questo!"
-"Sono solo pecore!", disse Joey fermandosi a pochi centimetri da una di esse.
-"Già! Me ne sono accorta!", sbuffò.
-"Mi rendo conto che sarai abituata a sfrecciare a gran velocità nella tua città! Peccato che non ci sia la metro!", disse ironica.
-"Per favore, risparmiati le battute. Certo, non mi capita tutti i giorni di imbattermi in stupidi ovini lanosi!".
Joey scosse la testa e si appoggiò al volante, restando in attesa.
Dopo qualche minuto Lizzie parlò:
-"Pensi che ripartiremo prima del prossimo anno?!", chiese sarcastica.
-"Mi dispiace ma i reattori posteriori per volare sono fuori uso oggi! Però forse potremmo fare come tutti: aspettare che attraversino"
-"Certo! E quanto ci vorrà? Sono un bel pò!"
-"Vedrai che prima o poi se ne andranno"
-"Magari se le incitassi con il clacson forse si darebbero una mossa!"
-"Si vede che non sei di qui....da queste parti siamo noi ad aspettare i loro comodi. Mi chiedo perchè non hai preso l'autostrada se preferivi la schiacciante vittoria umana sulla natura!". Spense il motore.
-"Già. Me lo chiedo anch'io!", sibilò.
Passarono all'incirca 15minuti. Poi un uomo col cappello calato sul volto e il bastone emerse dal ciglio della strada. Aveva in mano un agnellino. Joey lo salutò.
-"Ecco Norman", disse.
-"Chi?"
-"Il pastore. Norman. E' un amico".
Joey scese per salutarlo.
-"Magnifico! Magari possiamo anche fermarci a tosare le pecore tutti assieme in armonia!".
Lizzie vide la ragazza chiaccherare amichevolmente col vecchio. Questi sorrideva ed era gentile, nonostante l'evidente fatica. Dopo cinque minuti Joey rientrò in macchina. Lizzie rimase in attesa.
-"Allora?"
-"Allora cosa?"
-"Che ti ha detto?"
-"Oggi è riuscito a vendere parecchi capi al mercato e ci ha fatto un bel gruzzolo, poi è venuto qui nella piana per pascolare ma sta rientrando prima a casa perchè la moglie non sta tanto bene. Pensa di farle una zuppa calda stasera"
-"Davvero divertente"
-"Scusa?"
-"Quando pensano di levarsi dai piedi?!"
-"Ah, beh a volte possono metterci anche ore...", Joey vide Lizzie fare una smorfia, "Scherzavo. Sei strana sai? Non sei curiosa, divertita, affascinata, di vedere cose nuove che non hai tutti i giorni sotto gli occhi?! Quando ti ricapita di essere travolta da un gregge?"
-"Spero mai più!"
-"Ok, mi arrendo! Sei un caso disperato".
Finalmente anche l'ultima pecora si unì alle compagne dall'altro lato della starada. Norman salutò ancora Joey. Poi il furgone ripartì.
-"Halleluja!", esultò Lizzie.
Joey si limitò a sospirare.
-"Lo so cosa stai pensando....mi reputi una viziata città-dipendente", aggiunse Lizzie.
-"Per carità, il mondo è bello perchè è vario"
-"No, dillo, non aver paura!"
-"Non ho paura. Sono parole tue".
Lizzie rimase pensierosa.
-"Probabilmente hai ragione, ma non credi che questo mio modo di essere, come di molti altri, sia dovuto ad un radicale cambiamento della società?".
Joey parve confusa. Ok, dopo molto silenzio Lizzie aveva bisogno di sgranchire le tonsille. Quindi stava per intavolare un discorso (forse senza senso) e una volta fatta la premessa, nessuno poteva più interromperla. La sua tesi era questa: la perdita e la scomparsa delle tradizioni, dovuta alla radicale e sempre più veloce omologazione della società a determinati modelli. E di conseguenza la nascita di quel modo di pensare snob e anti-tradizionalista molto diffuso soprattutto nelle grandi metropoli.
Non c'è bisogno di dire che Joey fece un pò di fatica a seguire le sue argomentazioni, ma non potè restare in silenzio di fronte ad una teoria secondo lei così assurda.
Controbattere Lizzie era pericoloso. Purtroppo se ne accorse troppo tardi e a suo discapito. Perchè alla sua risposta (Non la metterei proprio così: per me è ancora possibile trovare antiche usanze radicate in ogni società), Lizzie elencò una serie interminabile di posizioni a suo favore. Avrebbe potuto benissimo fare l'avvocato difensore di un serial-killer e farlo passare per un agnellino. E parlava, parlava....senza lasciare a Joey nessuna possibilità di entrare nel dibattito (che proprio così non può essere definito, visto che era più un monologo).
Probabilmente Lizzie era d'accordo con lei, ma non le diede mai la soddisfazione di ammetterlo e il discorso raggiunse picchi di alterazione che superavano di gran lunga i precedenti.
Per fortuna arrivarono ad Inverness poco dopo. Joey frenò appena potè: ne aveva fin sopra i capelli. Se fosse stata un fumetto, dalla testa si sarebbe visto uscire del fumo.
-"Ma che fai?", disse Lizzie.
Joey era scesa come una furia dall'auto.
-"Ti aiuto! Non vorrai restare un secondo di più con me!?", gettò la valigia della ragazza sull'asfalto.
-"Ma figurati! Non ci tengo proprio! Hai reso il mio viaggio un inferno! Sei una maleducata, troglodita, incivile, insensibile e potrei continuare all'infinito!", disse Lizzie raccogliendo le sue cose da terra.
-"Oh, su questo ci scommetto! Beh, addio, allora! E' stato un vero (dis)piacere! Se il destino vorrà metterti ancora sulla mia strada, mi auguro di essere ubriaca quel giorno!", mise in moto e sfrecciò via.
-"E io mi auguro di accaparrarmi il pezzo per l'incidente in cui sarai coinvolta! Capito?!", le urlò dietro, ma il camioncino ormai aveva preso il largo. "Caprona! Uno Yeti avrebbe più classe!", disse mugugnando.
Tra battibecchi e discussioni varie Lizzie non si era accorta che era già sera inoltrata e lo stomaco brontolava. Afferrò la cartina che gli era stata allegata: il tragitto per arrivare all'albergo era tratteggiato in rosso e c'era segnato persino il numero dell'autobus da prendere. Senza perdere altro tempo s'incamminò.
Dopo una ventina di minuti il minibus la scaricò a destinazione.
Il Glen Mhor Inn era un piccolo albergo caratteristico, tipica costruzione in pietra che affacciava sulle rive del fiume Ness (si avete capito bene: a pochi chilometri dal famoso Loch Ness). Come Lizzie potè scoprire subito dopo, il lodge era a gestione familiare, il che, come spesso accadeva, riusciva a conferire una certa atmosfera che in un qualche modo nei grandi alberghi di lusso si perdeva. Le camere erano accoglienti e dotate di ogni comfort. O perlomeno era quello che le sembrò quando si gettò sfinita sul letto.
Prese il cellulare e chiamò Steve.
-"Ciao! Allora sei viva!"
-"Ciao...viva non è la parola adatta..."
-"Dove sei ora? Come è andato il viaggio?"
-"Lasciamo perdere il viaggio! La macchina si è fermata lasciandomi a metà strada, ho dovuto fare l'autostop e come se non bastasse mi è capitata una caprona delle Highlands"
-"Cioè hai proseguito in sella ad una pecora?! Bel salto di qualità!"
-"Sarebbe stato un tragitto più tranquillo, te lo assicuro. Ora sono in albergo...sfinita...senti la voce come è flebile?"
-"Veramente sembri più viva ora che quando ti trastullavi sul divano di casa! Comunque mi spiace per Sandy...ha esagerato, ma vedrai che fra un paio di giorni avrà rimosso tutto! Soprattutto se torni con una bella bottiglia di whiskij per lui....!"
-"Ah, Sandy...l'avevo dimenticato....". In quell'istante bussarono alla porta della camera. "Scusa Steve, ti spiace aspettare? Hanno bussato"
-"Certo, tanto la chiamata internazionale la stai facendo tu!".
Lizzie si alzò a fatica e andò ad aprire. Davanti a lei una donna di mezza età, bassa e con i capelli rossi le sorrise.
-"Elizabeth Cunningham, vero?"
-"Si".
La donna la strinse in un forte abbraccio.
-"Oh, sei molto più bella di quanto immaginassimo! Io sono Dorothy. Fa come se fossi a casa tua, giù abbiamo dei piatti in caldo, immagino avrai fame! Ma sarai anche stanchissima, il viaggio è stato lungo! Quindi mettiti comoda e raggiungimi quando vuoi!". La riabbracciò e sparì per le scale.
Lizzie, ancora stupita, richiuse la porta e tornò sul letto.
-"Steve ci sei?"
-"Si e mi è sembrato di riconoscere frammenti di discorsi sdolcinati"
-"Ora comincio a preoccuparmi davvero: secondo te è normale che qui mi conoscano tutti ma io non conosco loro?!"
-"Beh, di solito questo accade per le star, quindi....no, non è normale"
-"Davvero Steve, mi sembra di essere al centro di un piano diabolico!"
-"Si...hai ragione....vedo una coda spuntare dal tuo sedere....e...o mio Dio! Ora anche due corna!"
-"Potresti risparmiarmi il tuo sarcasmo?! A proposito, come procede lì in redazione?"
-"Come sempre, ossia un mortorio!"
-"Hai captato qualche segnale..ehm...particolare?"
-"Ti riferisci alla signorina Beth e a Sandy? No, nulla"
-"Andiamo! Avrai pur notato qualcosa!"
-"Ora che mi ci fai pensare...."
-"Si?!!"
-"Ora che mi ci fai pensare....Beth aveva una faccia più solare del solito stamattina...."
-"E vai!"
-"Forse perchè aveva la finestra praticamente di fronte"
-"Scemo! Ma se è vero quello che mi dici.....chissà....probabilmente stiamo assistendo in diretta al nascere dell'amore più sconvolgente del secolo!"
-"Sarà! Ora ti saluto, ci sentiamo domani?"
-"Ok, ma sempre in serata. Domattina ho il fatidico incontro"
-"Buona fortuna, allora"
-"Grazie". Lizzie attaccò. "Credo che me ne servirà una buona dose".


Lo studio legale Miller si trovava in un elegante edificio vittoriano ristrutturato, con vista sul parco della città. Era proprio vero: quando lavori in un posto stupendo, anche il dovere diventa un piacere. Chissà se avevano bisogno di una segretaria. Sorrise, pensando a come Sandy avrebbe accolto la notizia. Poi si ricompose ed entrò.
Una donna, distinta e cordiale, la fece accomodare. Poco dopo un uomo sulla sessantina arrivò sorridendo nella sua direzione.
-"Signorina Cunningham, che piacere. Sono Walter Miller. Mi dispiace tanto per sua nonna". L'uomo aveva i capelli grigi ma quasi nessuna ruga. Le strinse forte la mano e l'accolse con la sua voce calda nell'ufficio.
-"Deve essere stato uno shock per lei".
Veramente no: non la conoscevo neppure!, pensò.
-"Beh, la perdita di un caro è sempre qualcosa di spiacevole", rispose.
-"Prego, si accomodi. Come è andato il viaggio? Tutto bene spero, anche la sistemazione".
Sul viaggio avrei qualcosa da ridire....!
-"Tutto benissimo grazie", sorrise.
-"Bene. Aspettiamo mio fratello e poi possiamo procedere".
Lizzie si guardò attorno: uno studio davvero impeccabile. Buon gusto, ordine e pulizia. C'erano anche parecchie foto, cosa insolita.
-"Ah, eccolo!", disse dopo qualche minuto Walter.
-"Scusate il ritardo! Molto lieto, signorina Cunningham. James Miller". Anche lui, come il fratello era uno splendido sessantenne.
-"Bene. Manca solo la signorina MacLeod, ma arriverà a momenti. James vuoi prendere il testamento?"
-"Certo".
Lizzie vide l'uomo alzarsi e andare verso una cassaforte a muro. Chissà come mai d'improvviso aveva perso la sua apparente calma e le era aumentata la sudorazione. Le mani tremavano e aveva un peso sullo stomaco. Walter la vide sbiancare.
-"Tutto bene? Stia tranquilla, faremo presto". Le strinse la mano.
-"Ecco, c'è tutto. Che ore sono?", disse James, poi guardò l'orologio, "E' in ritardo di 15 minuti. Che facciamo?", stava parlando col fratello.
-"Aspettiamo, ovviamente".
Lizzie non stava affatto badando ai due. Sentiva un'ansia dentro indescrivibile. Ma che stava facendo lì? Non sapeva niente di quella donna che chiamava nonna eppure si trovava coinvolta in questo gioco messo in atto proprio da lei. Prendere la sua eredità sarebbe stato così....squallido! No, indubbiamente avrebbe dovuto dir loro che non poteva...
-"Sentite, io..."
-"Su, su, si rilassi signorina". Walter le strinse ancora una volta la mano, poi aggiunse: "Ah bene, ora ci siamo tutti. Direi di cominciare"
-"Scusatemi ma ho avuto problemi con la macchina...".
Una voce parlò trafelata alle spalle di Lizzie. Quando si voltò, non potè credere ai suoi occhi.
-"Tu?!". Entrambe le ragazze pronunciarono quel piccolo pronome con lo stesso tono.
-"Accidenti, capita raramente, non trovi Walter?", disse divertito James.
-"Beh, si. A quanto pare vi conoscete già. Meglio, faremo prima".
Ma le due non stavano ascoltando affatto le parole dell'avvocato.
-"Oddio! Vorrei solo sapere cosa ho fatto di male!", esclamò Joey andandosi a sedere di fronte a Lizzie.
-"Non ci posso credere! Ma che diavolo ci fai qui?! Contavo di non vederti più dopo che mi hai letteralmente buttata fuori dalla tua auto!"
-"Ci contavo anche io! Ma evidentemente siamo entrambe molto sfortunate!"
-"Scusate, ma io non ho affatto intenzione di restare un minuto di più in questa stanza con lei! Me ne vado!"
-"No, resta, per carità! Sono io che tolgo il disturbo!", Joey si alzò.
-"Ragazze, ragazze, per favore! Non se ne andrà nessuno, invece!", esordì Walter.
-"Non capisco cosa c'entra questa specie di cavernicola qui! Si sta parlando di me, di mia nonna!"
-"Vuoi ricominciare con le offese?! Ti avverto che non ho più la pazienza di ieri!"
-"Piantatela una buona volta!", incalzò Walter.
-"Non vedevo una scenetta così divertente dai tempi del divorzio dei MacDonald!", disse ridendo James.
-"Non ti ci mettere pure tu ora! Aiutami a calmare le acque"
-"Si, scusa", l'uomo si ricompose meglio che potè, "Allora, silenzio! Siete qui tutte e due perchè la defunta ha citato entrambe nel testamento. Signorine MacLeod e Cunningham....andremo avanti solo quando darete segno di maturità".
James e Walter le fissarono.
-"Non sarò certo io a fare il primo passo", disse Lizzie.
Ci fu qualche minuto di silenzio, poi Joey esordì:
-"Ah, al diavolo!" e le porse la mano. Lizzie dopo qualche secondo la strinse, anche se con una certa riluttanza.
-"Bene! Possiamo procedere", aggiunse Walter.
-"Tuttavia non capisco proprio la sua presenza....Nella lettera che ho ricevuto mi avete scritto che ero unica erede....", disse ancora Lizzie.
-"Piccola snob ingorda", sussurrò Joey.
-"Come scusa?!"
-"Per favore! Siamo in uno studio legale tra persone civili! Un pò di rispetto anche per la defunta!", disse Walter.
Poi James aggiunse:
-"Signorina Cunningham, ragazze....avevamo ricevuto precise istruzioni riguardo le vostre comunicazioni e se volete farci leggere il testamento sono certo che si chiariranno tutti i dubbi".
Dopo qualche minuto di silenzio, finalmente i due avvocati aprirono quella busta dall'aspetto così serio. James si schiarì la voce e lesse:
-"Io Elizabeth Margaret MacCullum, di Inverness, Scozia, dichiaro che queste sono le mie ultime volontà, nonchè il mio testamento, da me redatto addì 16 luglio 2005.
1) Nomino Walter e James Miller, di Inverness, esecutori testamentari di questo mio testamento.
2) Lascio ai suddetti Walter e James Miller, in pegno della grande amicizia e dell'affetto e della stima che porto loro, tutti i miei oggetti sportivi: 2 canne da pesca con i conseguenti utensili allegati, un kajak e non ultimo il mio fedele e caro cavallo. Infine, in ricordo delle tante bevute e dei momenti indimenticabili passati assieme, dono loro la mia collezione di whiskj pregiati, contenuti nella cantina di mia proprietà.
Grazie per essere stati gli unici più grandi amici della mia vita."

James si interruppe, commosso. E anche gli occhi di Walter divennero umidi.
-"Su, coraggio", lo incitò il fratello. James continuò.
-"3)Lascio tutti i miei beni mobili e immobili e le mie proprietà personali, di cui non sia stato altrimenti disposto secondo questo mio testamento o qualsiasi codicillo ad esso aggiunto, che consistono nella mia unica proprietà Maple Court e tutto ciò che essa contiene, alla mia unica erede Elizabeth Cunningham, nipote adorata.
Non posso tuttavia dimenticare una persona cara, restatami vicina fino al giorno della mia morte. A Josephine MacLeod, prima fedele tuttofare al mio servizio, poi sincera e leale amica, lascio il 50% nella quota amministrativa della suddetta proprietà, con la speranza che possa mantenerla come ha sempre fatto.
Dunque le suddette, Elizabeth Cunningham e Josephine MacLeod, sono da me chiamate ad occuparsi, con gli stessi diritti e nel rispetto l'una dell'altra, di Maple Court. Ogni decisione riguardo alla sorte della qui citata proprietà dovrà essere presa da entrambe, il potere dell'una senza prevaricare quello dell'altra, ma in una cordiale armonia derivata dal fatto che sono state due delle persone più importanti della mia vita.
4) I miei esecutori testamentari dovranno altresì impegnarsi a versare tutto il mio patrimonio, rappresentato dal denaro liquido in mio possesso, all'orfanotrofio St. James di Edimburgo, Scozia.

A conferma di quanto sopra, io, Elizabeth Margaret MacCullum, scrivo ancora qui, di mio pugno, la data dell'anno e del giorno, già indicata più sopra.
Firmato dal sunnominato testatore, quali sue ultime volontà e testamento, alla presenza delle due persone che in sua presenza e dietro sua richiesta e alla reciproca presenza hanno qui sotto appostola loro firma in qualità di testimoni.".

Seguì qualche minuto di silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Poi Walter si scosse e ritornò in sè.
-"Elizabeth ha lasciato anche queste", prese due lettere, "Una per lei e questa per lei", ne diede una a ciascuna delle due.
Lizzie aveva gli occhi persi.
-"Scusate...io ho bisogno di prendere un pò d'aria....", disse alzandosi.
-"Certamente. Possiamo continuare in un altro momento", disse comprensivo James.
La ragazza si ritrovò fuori. Era una giornata soleggiata e luminosa. Si sedette sulla scalinata dell'edificio, senza sapere cosa pensare esattamente, fissando prima la lettera, poi il parco davanti a sè.
Dopo poco uscì anche Joey. Si fermò in cima alle scale, fissando anche lei il parco, ma in effetti non guardando nulla.
-"Elizabeth Cunningham, eh?", disse poi. Comparve un sorriso beffardo sul suo viso.
Lizzie si girò e la guardò senza capire il significato di quella affermazione. Poi la vide andar via.
Sinceramente, se fosse stato anche uno dei suoi soliti insulti ora non aveva alcuna forza di addentrarsi in nessun ragionamento.


Forse era stanca, assuefatta dalle emozioni, incredula, ma Lizzie pensava che non aveva proprio alcun senso questa storia. Perchè per una volta nella sua vita non poteva esserci qualcosa di semplice? Era venuta fin qui con l'idea che sarebbe stata una passeggiata, ci aveva proprio voluto credere. Ma forse avrebbe dovuto ascoltare i suoi presentimenti prima della partenza.
Sua nonna non aveva dato cenni di sè finchè era stata in vita e ora da morta riusciva a creare situazioni paradossali. Non poteva dimenticarsi di lei anche per il testamento?! Forse era peccato pensare queste cose...eppure non riusciva proprio ad essere in pace nei suoi confronti: era arrabbiata e la odiava pur non sapendo con precisione il motivo.
Stesa sul letto, fissava con occhi di fuoco quella lettera.
-"Accidenti, no! Non riuscirai ad intimorirmi con una stupida lettera! Vediamo che hai da dire, vecchia malefica!", afferrò la busta e la scartò con rabbia.
Aprì il foglio e lesse:
"Cara piccola Lizzie,
ora sarai una donna splendida e in gamba. Sono fiera di te. Non abbassare mai lo sguardo e non avere mai paura. Ti voglio bene.
Nonna".
Lizzie rimase con gli occhi sbarrati.
-"Come.....si fa? Io....mi chiedo come accidenti si fa....che razza di persona devi essere per lasciare una sola riga ad una nipote che non hai mai visto!?! Non è possibile!", rossa in volto si alzò di scatto dal letto, accartocciò la lettera e la gettò per aria, poi guardò in alto, "Elizabeth MacCullum sei la persona più sgradevole, insensata, crudele e stolta che abbia mai conosciuto! Ti odio con tutta me stessa, capitoooo?!", urlò con tutta la forza che aveva.


-"Lizzie calmati! Se urli e vai di fretta non capisco nulla! Già qui c'è confusione!", Peggy, con un orecchio tappato e l'altro in cui rimbombava la voce della ragazza, cercava di placarla.
-"Ok, ho capito, ma tu dovresti stare più calma! La tua è una reazione....esagerata!". Un altro urlo seguì l'affermazione. "Ok, ok! Come non detto! Senti...tua nonna era fatta così: di poche parole. Anzi forse quella nella lettera è la frase più lunga che abbia mai proferito!", sorrise.
-"E questo dovrebbe essermi di un qualche conforto?!", disse Lizzie arrabbiata.
-"Non so...è che lei era così, però in poche frasi riusciva a dire tutto...io la trovo una lettera molto dolce. Si vede che ci ha messo il cuore".
Dall'altro capo Lizzie sospirò. Peggy non c'entrava nulla e scaricare la rabbia su di lei non era giusto.
-"Scusa Peggy...sono così confusa....conoscere una persona della mia vita tutto d'improvviso.....", rimase qualche secondo in silenzio, poi disse: "Perchè non è venuta anche lei a Boston con i miei...perchè non la conosco?".
Peggy sospirò:
-"Beh, è tutto un pò complicato...vedi, tua madre Giorgia non era come lei, odiava il suo modo d'essere e di vivere, perchè non le consentiva di avere una vita normale, inserita nella società. A tua nonna bastava il suo allevamento e le sue coltivazioni, tua madre invece voleva essere come le sue compagne, avere dei genitori normali, frequentare gli amici, insomma...essere una bambina accettata dal resto delle persone. Ma col carattere e gli atteggiamenti di Elizabeth tutto questo restava solo un' utopia. Fin da piccola tua madre è stata in conflitto con lei, faceva di tutto per opporsi alla sua volontà"
-"Ora che la conosco appena scatena anche in me degli istinti omicidi! Posso capire mia madre!", ululò, "Poi che successe?", chiese.
-"Poi, tesoro, tua madre è cresciuta. E come avviene per tutti ha conosciuto l'amore..."
-"E scommetto che ci furono altre liti"
-"Già! Tua nonna non approvava quell'omuncolo senza barba e carattere che aveva fatto perdere la testa a sua figlia, ma....si sa! Quando un cuore è in tempesta non c'è comando che tenga! E dopotutto, nonostante Giorgia si sforzasse di essere diversa, era identica a sua madre: impetuosa e testarda. Quell'uomo era tuo padre, Lizzie"
-"Ma mio padre aveva la barba...e anche carattere, ora che ci penso"
-"Si...si aveva entrambi! La verità è che Elizabeth questo lo sapeva, solo...non voleva accettare che la figlia fosse cresciuta, non voleva perderla definitivamente. Tuttavia accadde proprio questo. Giorgia e tuo padre partirono: il suo lavoro lo portò fin qui. Tua madre lo seguì perchè lo amava più di qualunque altra cosa. Elizabeth si oppose sempre alla loro unione e neppure quando seppe che si trasferivano volle stabilire un contatto, anzi, si chiuse in un silenzio testardo e carico di rancore. Per anni persero ogni contatto...."
-"Non immaginavo che si potesse essere così cocciuti! Accidenti, perfino Sandy non regge il confronto!"
-"Già! Beh, l'animo umano percorre sentieri oscuri a volte....non sempre è facile capirne il senso...!".
Dall'altro capo del telefono si sentì un urlo.
-"Che succede?!", chiese Lizzie preoccupata.
-"Deve essere il nuovo ragazzo....mi ha già sfasciato mezzo locale! Avrà combinato qualche altro guaio dei suoi!"
-"Ok, va pure...io sto bene"
-"Liz, ascolta, so che può sembrare tutto complicato e senza senso, ma....prova a lasciarti andare, non opporre resistenza...se vuoi capire tua nonna e il suo mondo devi semplicemente accettarla per quello che era. Solo così troverai pace. Ora scappo! A presto".
Lizzie riattaccò e rimase a pensare alle parole di Peggy. L'ennesimo punto oscuro della giornata.


La mattina dopo si svegliò con gli squilli insistenti del telefono.
-"P-pronto...?"
-"Signorina Elizabeth...?", chiese la voce dall'altro capo.
-"Si...hmm...chi è?"
-"Sono Walter Miller. Mi perdoni se l'ho svegliata, ma...vede ieri è andata via in quel modo....non che non ne avesse diritto, per carità! Solo...ci sono delle cose in sospeso: bisogna apporre la sua firma e quella della signorina Josephine sulle carte del testamento"
-"Si, capisco. So quello che bisogna fare, ma vede...io non ho alcuna intenzione di avere rapporti di alcun genere con quella sottospecie di caprona...per cui...faccia un pò lei!"
-"Senta...capisco che può essere una situazione spiacevole o quantomeno stramba, ma si metta nei miei panni....mi mette in difficoltà così facendo...."
-"Lo so, mi dispiace. Io in effetti ho le idee chiarissime: non voglio che Joey MacLeod prenda possesso di un solo pezzo dell'eredità o che faccia parte in qualunque modo della mia vita!"
-"Vorrebbe contestare il testamento? Io...ehm...se posso permettermi....le consiglio di risolvere i suoi disguidi con Joey a quattr'occhi. Se la faccenda finisse in tribunale, oltre ad una perdita di tempo e denaro, beh...queste storie lasciano solo dell'amaro in bocca...non portano nulla di buono a nessuno".
Lizzie si strofinò gli occhi, stanca e sfinita già alle prime luci del giorno.
-"Si, beh....mi lasci del tempo per riflettere"
-"Certo, ma entro due giorni dovrete essere entrambe nel mio studio. Qualunque cosa abbiate deciso"
-"Va bene. Grazie e mi scusi".
Lizzie si alzò sbuffando. Bel modo di iniziare la giornata. Andò in bagno e guardò quella che doveva essere la sua immagine nello specchio. Davvero vergognosa. Non si riconosceva più. Insomma, lei era pur sempre una giornalista! Ma che diavolo stava facendo? Un pò di amor proprio, accidenti! Doveva riprendere possesso di sè, della sua vita, delle sue decisioni. Da ora in poi si sarebbe fatto a modo suo.
Con lo sguardo risoluto, andò decisa verso l'armadio, si vestì e scese giù in cucina da Dorothy.
-"Buongiorno!"
-"B-buongiorno, Lizzie....oggi sei radiosa!"
-"Grazie, ma...ho bisogno di ricaricarmi!"
-"Hmm...a questo penso io", Dorothy le fece l'occhiolino.

Lo sapevate che la colazione in Scozia può essere una vera esperienza gastronomica? Soprattutto se, come per Lizzie, si passa dalle piatte e grigie ciotole di cereali alle abbondanti e squisite degustazioni locali. Al diavolo la dieta: nel mandare giù quelle cose nuove, dal profumo e dall'aspetto invitante, Lizzie si accorse come bastava poco per cominciare la giornata nel modo giusto. Dorothy era davvero brava in cucina: il suo porridge era il migliore della città, a detta di tutti. E Lizzie scoprì per la prima volta che le dicerie popolari avevano fondamento. E poi quei panini ovali e sofficissimi...
-"Come hai detto che si chiamano?", disse con la bocca piena.
-"BAPS!", ripetè Dorothy sorridendo.
Già, baps...come si faceva a resistere?!
Dopo aver ingollato di tutto un pò, prese l'autobus diretta da Joey. Avrebbe parlato chiaramente con lei, senza lasciarsi trasportare dalla voglia irrefrenabile di strozzarla.
Dorothy le aveva dato un foglietto spiegazzato su cui aveva scritto l'indirizzo della ragazza, avvertendola che poteva anche non esserci, che "di solito va a fare commissioni ad Edimburgo". Ma qui si conoscono tutti?, pensò Lizzie.
Eppure quella mattina nessun imprevisto avrebbe buttato giù il suo umore. Era decisa più che mai a concludere la faccenda e tornare a Boston prima possibile.
Sul minibus la calca era notevole. A fatica riuscì ad estrarre dalla borsetta il cellulare che squillava.
-"Pronto?"
-"Ehilà! Forestiera!"
-"Steve! Questa si che è una sorpresa! Non posso credere che stai facendo la telefonata a tuo carico!", sorrise.
-"E infatti io mantengo sempre la stessa linea di comportamento...sto chiamando dalla redazione!"
-"Come ho fatto a non pensarci?!", disse ridendo Lizzie.
-"Ascolta, ti chiamo in qualità di tuo inviato speciale...."
-"Hmm...questa è un'altra sorpresa....non eri scettico?!"
-"Lo so, ma....senti un pò...", il giovane si posizionò per bene tirando fuori una cartellina piena di appunti, "Da quel giorno in cui Beth era radiosa...ricordi?"
-"Si, come potrei dimenticare?!"
-"Beh, da allora ho fatto una specie di tabella giornaliera...registro giorno per giorno tutte le cose strane o che insospettiscono la mia indole di giornalista, sia di Sandy che di Beth....ci sono delle cose che non mi sono chiare, magari col tuo intuito femminile....!"
-"Wow! Steve! E chi se lo aspettava! Però noto con piacere che la tirannia di Sandy non ha piegato i nostri cuori di reporter....sei più scrupoloso di un agente segreto! Dài, spara!"
-"Allora..vediamo...ah, si ecco! Martedì, ore 15.17. Fuori piove e fa freddo. Beth ha finito il turno. Sandy la raggiunge prima che sparisca in ascensore e le dà l'ombrello della redazione. Che ne dici?"
-"Beh, considerando che fuori pioveva...!"
-"Già...."
-"Però...Sandy non ha mai fatto un gesto del genere con noi! Ricordi il giorno dell'asta di beneficenza?!"
-"Hai ragione...quel giorno dovevamo fare il pezzo sull'asta all'aperto e pioveva! Non ci ha dato neanche un impermeabile e poi si è lamentato che gli appunti erano illegibili!", esultò Steve.
-"Ok, calma. Che altro hai?", disse Lizzie eccitata.
-"Hmm....ho iniziato anche a tenere d'occhio eventuali cambi nell'aspetto. Ti risulta che Sandy avesse una cravatta rosa?"
-"Certo che no! Lui odia tutti i colori! Oh, Steve! Che ti dicevo?! C'è qualcosa nell'aria!"
-"Beh, in effetti ora comincio anche io a convertirmi alla tua tesi. C'è da dire che il suo comportamento è sempre uguale, anzi forse ancora più scontroso, però con Beth....sembra che gli occhi gli si illuminano ogni volta che la vede e lei cammina su una nuvoletta tutto il giorno....!Credo di cominciare a leggere i segni. Devo preoccuparmi?"
-"No! Anzi mi ringrazierai, perchè ti sto rendendo un reporter più completo!"
-"Già. E' magnifico poi che la mia prima esperienza di cronaca rosa sia qui in redazione con Sandy e Beth....mi sento appagato!".
Lizzie rise.
-"Grazie, hai reso il mio tragitto in bus meno drammatico di quanto non sia stato....c'è un grassone puzzolente che mi sta appicicato da quando sono salita"
-"Figurati! Dov'è che stai andando?"
-"A chiudere una questione definitivamente spero"
-"Hmm....sembri uno di quei thriller di quarta categoria....ok, allora vado! Anche se Sandy è al settimo cielo, controlla ancora le bollette! Ci sentiamo mostro"
-"Ok, ciao".


Il bus scaricò Lizzie sulla collinetta a pochi chilometri da Inverness. Gettando uno sguardo a valle era possibile intravedere le famose distillerie Glen Grant.
-"Humpf! Così prevedibile! Magari è anche un' ubriacona!", commentò soffermandosi a guardare il panorama.
Il piccolo lodge dove abitava però doveva ammettere che era carino. Non aveva un aspetto trascurato, anzi.
-"Beh, anche gli ubriaconi hanno i loro momenti di lucidità", disse, accelerando il passo.
In casa non c'era nessuno, come potè constatare bussando ripetutamente e spiando dalle finestrelle come una guardona. Comunque ormai era lì, non sarebbe tornata indietro. Anche se avrebbe dovuto accamparsi lì fuori per molto e molto tempo. Si sedette su una sedia in legno sul porticato e per un attimo le parve di essere come la protagonista de La collina del pianto, immersa in un paesaggio da favola. Sorrise.
In fondo lei aveva sempre sognato di vivere in un posto così, in una casetta del genere, in pace, immersa nel verde, con la sua anima gemella.....già si vedeva intenta a preparare ai fornelli e ad accogliere sulla porta il suo principe azzurro tornato dalla città con un carico di legna per il camino.....
Un rombo di motore le fece riaprire gli occhi....accidenti, possibile che il suo sogno si stava avverando?!
Dal camioncino scese Joey. No, decisamente si era svegliata.
La ragazza appena la vide fece una smorfia. Lizzie si alzò.
-"Se vuoi torturarmi basta dirlo, ma piantala di far sembrare tutto una coincidenza", disse caricandosi sulle spalle un sacco di terra.
-"Buongiorno anche a te! Premesso che non sono qui spinta da un impeto di gioia, spero che potremmo parlare civilmente", rispose Lizzie.
-"Fa un pò come ti pare". Joey mise tutti i sacchi sotto il porticato, poi prese degli attrezzi ed entrò in casa.
-"Questo posto non è niente male", disse Lizzie ferma sulla porta.
-"Che stai facendo?"
-"Come scusa?!"
-"Che fai lì?"
-"Beh, pensavo di entrare, o vorresti parlare tramite segnali di fumo?!"
-"A me sta bene. Tu in casa mia non metti piede"
-"Cavolo, tu non sei una cafona come pensavo....sei molto di più!"
-"Oh, stanotte non dormirò!".
Lizzie trattenne a stento la rabbia. Si impose di rimanere calma: se voleva mettere la parola fine a questa faccenda era meglio sorvolare. Con un sorriso forzato disse:
-"Ok, resto qui se ti fa piacere"
-"Ammirevole. Stai vedendo uno psichiatra?"
-"Andrò oltre i tuoi modi da incivile perchè sono una persona evoluta. Dunque veniamo al sodo: sono qui per l'eredità"
-"Oh, no!Mi hai distrutto! Pensavo fossi venuta per un thè"
-"Ascolta, non ho intenzione di dividere niente con te. Voglio che tutte le cose di mia nonna restino in famiglia per cui ti chiedo di rinunciare alla tua parte.".
Joey sorrise.
-"E' incredibile. Sei davvero il massimo. Ma con che coraggio vieni a dire una cosa del genere?"
-"Dacci un taglio, vuoi farmi credere che ti importa davvero di occuparti di una vecchia tenuta? Ti liquiderò la tua parte firmandoti un assegno e la finiamo con questa messinscena"
-"E' chiaro. E' così che si fa nel tuo mondo. Hai sempre fatto così. Vattene da qui.", disse Joey risoluta.
-"Ma come ti permetti? Sono venuta fin qui per parlare di faccende serie, c'è di mezzo un'eredità che riguarda la mia famiglia e...."
-"Bubbole"
-"Come?!"
-"Balle". Joey la guardò fissa negli occhi. "Tu sei qui per te stessa. Non per chiudere un affare, nè tantomeno per quella stupida eredità. Tu vuoi mettere chiarezza nella tua vita, riannodare i fili del tuo passato".
Lizzie rimase zitta. Forse quella caprona incivile non aveva tutti i torti.
-"E ora va via. Ho da fare e la tua presenza mi disturba". Joey diede uno strattone alla ragazza che si ritrovò di nuovo sul porticato.
-"Ehi! Ma che modi!"
-"Mi adeguo a chi ho intorno".
Lizzie divenne rossa in volto, esausta.
-"Ok, ora basta. Dimmi qual è il tuo problema."
-"Che? Io non ho nessun problema"
-"E invece si! Dapprima ho pensato che fosse per via del viaggio assurdo fatto assieme, poi che fosse colpa dell'eredità, ma sinceramente ora come ora mi sfugge il perchè tu ce l'abbia tanto con me!".
Joey la guardò e sorrise.
-"Elizabeth Cunningham...."
-"E perchè continui a ripetere il mio nome come un oracolo?!".
-"Davvero non ricordi?", chiese Joey.
-"Cosa dovrei ricordare?!"
-"Paddington High School, classe B, Joey MacLeod".
Lizzie vagò un pò con lo sguardo per fare mente locale.
-"Forse però mi ricorderai meglio come Joey BigMac", aggiunse.
Un lampo attraversò la mente di Lizzie.
-"Tu....sei Joey...la bambina grassa che prendevamo in giro?", disse esitando e provando un immenso senso di vergogna.
Joey la fissò negli occhi con tutto il disprezzo che aveva in sè.
-"Esatto". E le sbattè la porta in faccia.
Lizzie rimase immobile, non sapendo esattamente cosa provare. Sapeva solo che avrebbe voluto sprofondare.
-"Già. E io la stupida mocciosa antipatica", sussurrò triste.


Da quando era arrivata qui in Scozia quella era stata senz'altro la giornata peggiore. Come aveva potuto non ricordarsi di lei? Ma forse era stato meglio così, perchè tornare indietro a quegli anni e ripensare a quanto era stupida, assieme a Violet, la faceva stare peggio.
Forse lei e Joey avevano cominciato col piede sbagliato. Malgrado tutto, era doveroso scusarsi con lei. Si sentiva un verme. Nel pomeriggio sarebbe andata a casa della ragazza, sperando che non le puntasse un fucile contro.
Arrivò in albergo distrutta e col morale sotto i piedi. Trovò Dorothy in cucina, intenta a preparare il pranzo.
-"Oh, eccoti qui! Giusto in tempo per mangiare! Oggi ho cucinato qualcosa di speciale!".
Lizzie le sorrise a fatica e andò a sedersi.
-"Ma che hai? Sei riuscita a trovare Joey? Oh, lei non sta ferma un attimo! E' una ragazza d'oro!"
-"Già. Sono io quella che meriterebbe la forca"
-"Ma che dici? Siete entrambe due brave ragazze"
-"No, ti sbagli. Non mi riconosco neppure più io. Credo...di aver perso la bussola Dotty".
Dorothy interruppe quello che stava facendo e si sedette accanto alla ragazza.
-"Questo viaggio ti sta facendo impazzire, eh?", sorrise, "Si stanno mischiando una marea di cose nuove e vecchie e non trovi il percorso verso te, verso la vera Lizzie..."
-"Già".
Doroty sorrise.
-"Ah, se solo avessi avuto io tutti i dubbi e le crisi che hai tu! Ai miei tempi non c'era spazio per essi. Eppure non sai cosa darei per ritornare indietro e lasciarmi cullare dal dolce malessere dell'incertezza giovanile!", sorrise. Lizzie la guardò come se fosse pazza.
-"Vediamo se indovino: tu e Joey avete avuto qualche malinteso. Perchè non la raggiungi e vi chiarite? Lei...ha davvero un animo buono...sa perdonare".
Probabilmente era davvero così, pensò. Per essere diventata quello che era, una persona generosa e in gamba, doveva aver perdonato quei fantasmi del suo passato, Lizzie, Violet o chiunque altro. E se stessa.
-"Si. Andrò da lei nel pomeriggio. Ma...non si tratta solo di questo. Ho una tale confusione in testa!"
-"Beh, stai calma. Come diceva tua nonna: si comincia sempre da un piccolo pezzo. Tu comincia con questo, chissà! Poi il resto verrà di conseguenza".
Lizzie fissò Dorothy. Era strabiliante come quella donna potesse sprizzare solidità da tutti i pori. Avrebbe dato chissà cosa per possederne solo un briciolo. Forse era una caratteristica di questa gente: ovunque si girasse vedeva persone calme e tranquille, sicure di sè. Erano loro a gestire la vita e non viceversa.
-"Ora smettila di restare sovrapensiero con la bocca aperta, sembri una trota! Vatti a lavare le mani, è pronto, forza!".
La ragazza sorrise.
-"Corro!"





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