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Sweet little events

di Route 66

(Quarta parte)

Potete scrivermi a questo indirizzo: us.route66@hotmail.it


Col calare della sera, tante piccole luci si accesero nella piana. Ormai si poteva dare inizio alle danze. E nel vero senso della parola. Il ceilidh aveva il suo cuore proprio nei canti e nelle danze tipiche del posto. Certo, restando in un furgoncino in disparte non si poteva entrare nel vivo della festa......Beh, tanto valeva andare a dare uno sguardo. Nonostante ce l'avesse con Joey, non doveva dimenticare che era pur sempre una giornalista. Il suo compito era appunto tenere la mente aperta e documentare eventuali novità. Si, avrebbe fatto un giretto, ma niente di più.
Lizzie si mischiò alla calca che man mano andava aumentando. Poco alla volta le sembrò di tornare indietro nel tempo: quasi tutti, eccetto pochi, erano vestiti con kilt e abiti tipici. Passarono alcuni uomini con delle cornamuse, dirigendosi verso un piccolo palco sistemato in fondo. Una bambina le porse un foglio con il programma della serata: danze in costume, canti, gare di cornamuse, giochi..... Ce n'era per tutti i gusti, a quanto pareva.
Si diresse verso una bancarella tenuta da una grassa signora che non faceva altro che ridere (probabilmente aveva già ingurgitato qualche boccale di birra): accanto ai tessuti, c'era una varietà di gioielli ispirati allo stile celtico. Altre bancarelle esponevano quanto più potevano dell'artigianato locale: articoli in pelle e legno, candele, ceramica, pelli di pecora (una di queste a Sandy starebbe bene, pensò sorridendo).......certo, come in ogni posto, bisognava saper discernere il kitsch da quelli che sono i veri prodotti tipici, ma poco importava in effetti. Il solo guardarsi attorno e vedere tutte quelle persone spensierate e sorridenti, che per una sera avevano accantonato gli affanni e le preoccupazioni, ripagava più di tutto.
Lizzie si voltò verso degli schiamazzi sempre più forti: alcuni ragazzi stavano facendo a gara a chi beveva più whisky. Da un altro lato degli uomini ridevano di gusto mangiando qualcosa di indecifrabile. Per un attimo si ritrovò a sorridere anche lei, senza un vero motivo. La gioia, si sa, è contaggiosa. E poi quel posto, quell'aria....c'era qualcosa. In fondo lei apparteneva a quella terra, non c'era da stupirsi se se ne sentiva attratta.
Improvvisamente un uomo anziano con lunghi baffi pieni di schiuma la agganciò. Tra i vari singhiozzi Lizzie riuscì a distinguere un "vieni a farti un boccale".
-"No....no, la ringrazio", sorrise isterica allontanandosi. Ma il vecchio la marcava stretta.
-"Forza! Non si rifiuta mai un bel bicchiere di buona birra!"
-"O-ok, ma non tiri!".
Il vecchio la portò al banco più affollato e le porse un boccale traboccante.
-"Assaggia e poi dimmi se ne hai mai bevuta una così!".
Lizzie, un pò titubante, sorseggiò appena, fissando gli occhietti lucidi dell'uomo.
-"Allora?"
-"Hmm....niente male...".
-"Ragazzi, avete sentito?! La donzella ci ha dato l'ok!".
Si alzò un boato di risa e applausi.
Lizzie sorrise e fece un altro sorso. Effettivammente quella birra era diversa. Aveva ragione la nonna. Alzò la brocca al cielo.
-"Alla tua, vecchia". Mandò giù quello che restava tutto d'un fiato.
Dopo qualche minuto cominciò a trovare tutto piuttosto divertente e piacevole: la gente, la festa, il posto....non aveva più tanta fretta di andarsene.
Beh, la birra, come qualunque altra bevanda alcolica, riesce a fare miracoli. Ma, per quanto magici, questi elisir possono tirar fuori solo quello che abbiamo già dentro (magari nascosto piuttosto bene).
Lizzie fissò la schiuma sul fondo del boccale.
-"Sono sicura che tu c'entri qualcosa, brutta schiuma malefica! E' troppo facile incolpare sempre il liquido!", disse singhiozzando.
In quell'istante la musica attaccò e tutti si lanciarono nelle danze. Un uomo piuttosto grasso tirò Lizzie con sè nella mischia.
Per una mezz'ora la giovane si ritrovò a muovere i piedi in modo strano e buffo....per fortuna non era in sè. Sul piccolo palco intanto attaccarono anche le cornamuse. Dopo una giravolta piuttosto azzardata, Lizzie si ritrovò vicino la pedana. Quando alzò lo sguardo verso i musicisti si paralizzò.
-"Che....?!".
Non poteva credere ai suoi occhi. Per quanto fosse ubriaca, quella non poteva essere un'allucinazione. Lì sul palco, a suonare una cornamusa e con un kilt bello sfavillante, c'era l'ultima persona che si sarebbe aspettata. E a quanto pareva, anche questa persona non poteva credere ai suoi occhi.
-"Tu?!".
L'uomo, accortosi della giovane, scappò dietro le quinte. Lizzie si rialzò più in fretta che potè, provando a non sbandare, e lo seguì.
Joey si trovò sul suo percorso all'improvviso e l'afferrò prima che cadesse.
-"Ehi....vedo che ti stai divertendo"
-"Scusa, non posso trattenermi, sono nel bel mezzo di un inseguimento!".
-"Mi sembri un pò brilla"
-"No, ti sbagli", disse biascicando.
Si divincolò dall'amica e continuò a correre.
-"Ho capito. Mi tocca andarle dietro", mormorò Joey.
Dopo qualche minuto di inseguimento, disse:
-"Ti vedo un pò su di giri, perchè non ti fermi a prendere aria?!"
-"No, non posso!"
-"Mi dici chi stai seguendo?!"
-"E' lui....è qui! Devo raggiungerlo!"
-"Molto chiara non c'è che dire", sussurrò tra sè Joey. "Aspettami!".
Le due corsero ancora per qualche metro, poi Lizzie vide la figura entrare in una delle casette adiacenti al faro.
-"E' andato di là, presto!"
-"Liz, quella è la casa del guardiano del faro, dove credi di andare?!"
-"Ma....io...". La ragazza rimase qualche istante ferma, pensierosa, poi riprese a correre.
-"E ti pareva!", esclamò Joey.
Le due si ritrovarono sotto la porta e Lizzie cominciò a bussare freneticamente.
-"Liz, smettila. Chiunque sia lascialo in pace"
-"Signor consigliere mi apra! Lo so che è qui!"
-"Ah, ecco. Ora è tutto chiaro", mormorò Joey, "Tu hai questa specie di fissazione! Vorrei capire che ha fatto di male quel poveretto per meritarsi....te!".
Lizzie non badò all'amica.
-"Consigliere Scott! Apra ho detto!".
Dall'interno finalmente una voce rispose.
-"No!"
-"Voglio solo parlare civilmente!"
-"Certo! Come per l'intervista!"
-"Lo so...è stata inaspettata, ma ora...capirà che sono sempre una giornalista!"
-"Lei è un'infida e una falsa manipolatrice! Ha rigirato l'intervista e me come una viscida serpe! Non merita di essere definita giornalista!"
-"Ora esagera! E' vero, le ho mentito pur di portare il pezzo a Sandy, ma non ho cambiato poi tanto le carte in tavola!"
-"No certo! Non ricordo di aver alluso alla mia testa pelata durante il nostro incontro!"
-"Quante storie! Faceva parte della descrizione fisica!"
-"Avrei dovuto capire con chi avevo a che fare! Sandy si circonda solo dei suoi pari!".
Lizzie si appoggiò allo stipite: la testa le girava ancora di più.
-"William Scott! Faccia l'uomo ed esca! Voglio solo sapere che ci fa qui...e vestito a quel modo!"
-"Non vedrà la mia faccia se non in tribunale! La denuncerò!"
-"Beh, questo è troppo! Se pensa che mi farò intimorire dalle sue minacce si sbaglia! Lei è l'uomo più viscido e schifoso e...."
-"Ok, basta così!", Joey la prese di forza, caricandosela sulle spalle.
-"Ma...che fai?! Mettimi giù!"
-"Ci scusi tanto signor Scott...è ubriaca. Ora ce ne andiamo e lei potrà uscire tranquillamente, ok?"
-"G-grazie...".
Joey si allontanò, andando verso la torre del faro, tra lo scalpitare e le lamentele di Lizzie.
-"Hei John, ti spiace passarmi le chiavi?", disse rivolgendosi all'amico fermo sulla porta.
-"Certo, ecco. Una prigioniera?", disse ridendo.
-"E' ubriaca, la porto a prendere aria"
-"Ok, ma non toccate nulla"
-"Tranquillo".
Le due sparirono dietro la porticina.
-"Vuoi mettermi giù?!"
-"No, altrimenti scappi"
-"Ti giuro che non lo faccio!"
-"Non ti ha insegnato nessuno che le promesse di un ubriaco non valgono nulla?!"
-"Non sono ubriaca!"
-"No, certo che no".
Joey salì per la scala a chiocciola e dopo un pò si trovarono in cima.
-"Eccoci. Accidenti, credevo di morire. Pesi, sai?". Si accasciò al suolo affannata.
Lizzie uscì sul ballatoio e l'aria fredda la colpì in faccia come un pugno.
-"Stai attenta, è alto, anche se non ti sembra".
Lizzie la fulminò con lo sguardo.
-"Sto già meglio".
Joey la raggiunse.
-"Mi spieghi perchè continui a inseguire Scott?"
-"Sono una giornalista"
-"Beh, a suo dire ti si può chiamare in tutti i modi tranne che in questo", sorrise, "Violet ti ha lasciato più di quanto pensi"
-"Per favore. Non sono in vena di ramanzine, mi fa male la testa"
-"Ok".
Rimasero qualche minuto in silenzio a scrutare il nero orizzonte.
-"Joey...hai mai provato una sensazione di...disagio? Hai mai voluto allontanarti da una situazione troppo complicata che ti faceva star male? Sparire?".
Lo sguardo di Joey si fece cupo.
-"Si".
Lizzie si voltò, guardando l'amica e scrutandola dubbiosa.
-"Ti ho fatto così tanto male, non è vero?"
-"Già". Joey si girò, incrociando gli occhi della ragazza.
Lizzie tacque qualche istante, poi disse:
-"Mi dispiace tanto".
E' incredibile come un cuore sincero possa comunicare tramite la limpidezza degli occhi. Sembra magia. E invece è umano.
-"Ora lo so, tranquilla".
Lizzie le prese la mano.
-"Joey....se potessi tornare indietro a quegli anni e prendermi tutto il tuo dolore, lo farei"
-"Non serve. Fa parte del passato ormai", le sorrise.
-"Tu sei una persona eccezionale. Vorrei avere io un briciolo della tua forza".
Joey sorrise.
-"Ce l'hai Liz"
-"No, ti sbagli. Vorrei essere migliore, vorrei saper vivere la mia vita, gestire le situazioni, sapere cosa fare ora, prendere in mano le redini della mia carriera, trovare una persona che mi ami.....Sono una fallita. Su tutti i campi. E' questa la verità"
-"Beh, questo non è quello che vedo io"
-"E cosa vedi?"
-"Vedo una ragazza nel fiore degli anni che può fare di sè ciò che vuole. Basta credere in sè stessi".
Eccola finalmente. La parolina magica.
-"Colpita e affondata".
Joey la scrutò.
-"Perchè, Liz, non credi in te?"
-"Bella domanda. Non lo so. Non so come nasce tutto. Penso che si accumuli nel corso degli anni e poi...ecco il risultato".
Joey sorrise ancora.
-"Il risultato è bellissimo. E divertente, e forte, e capace, e intelligente. E dolce".
Lizzie la guardò e arrossì appena.
-"Credo che solo tu veda queste cose"
-"Beh in effetti...ho scoperto di avere poteri magici da poco, quindi...non dirlo a nessuno".
Lizzie sorrise.
-"Mi ricordi tanto tua nonna", aggiunse Joey, tornando a fissare il mare. "Le assomigli molto"
-"No, non credo. Da come me ne hanno parlato...lei era una donna forte e sicura di sè"
-"Si, hai ragione. Era forte, testarda, tenace, faceva di testa sua e a volte finiva anche per ferire gli altri. Ma accanto a questo suo lato ce n'era un altro....più nascosto, raro da vedere...lei era dolce, amava la vita e la gente, era timida e non sempre aveva le risposte per tutto. Aveva amici, pochi, ma ne aveva. Perchè solo pochi riuscivano a capire la vera Elizabeth. Io sono stata fortunata ad incontrarla, per me è stata come una nonna e molto di più. Ci intendevamo a meraviglia, andavamo d'accordo e ci scontravamo duramente", sorrise, "E....mi parlava sempre di te e io rimanevo incantata come un bambino davanti ad una storia fantastica....c'eri tu e i tuoi genitori. Sempre, in ogni istante della sua vita. Ti invidiavo sai? Perchè avrei voluto che parlasse di me come faceva di te".
Una lacrima solcò le guance di Lizzie.
-"Ti invidio io. Perchè tu hai potuto viverle accanto".
Joey le prese il volto tra le mani.
-"Liz non piangere. Io guardo te e vedo lei", sorrise.
Era il momento perfetto per lasciar cadere le difese e arrendersi allo stress e alle paure accumulate fino ad ora. Gli occhi dell'amica erano un improvviso porto dopo giorni di deriva, erano forti, sinceri, sicuri. Doveva schiacciare solo un piccolo bottone affinchè potesse lasciarsi andare, era stanca, aveva bisogno di qualcuno come Joey su cui appoggiarsi. Ma non glielo disse. Distolse lo sguardo verso un punto imprecisato.
Joey non sapeva se avrebbe rischiato la vita, ma lo fece lo stesso. L'abbracciò dolcemente. E fu felice di sentire Lizzie non opporre resistenza, non dire nulla.
-"Non è giusto....i miei genitori...mia nonna...", disse dopo qualche minuto.
-"No. Non lo è.".


Quella sera finalmente pianse. Ok, ok....a volte si ha bisogno di un piccolo aiuto per lasciarsi andare....Lizzie ormai la conoscete. Era stato tutto così inaspettato e, per questo, piacevole. E finalmente per la prima volta qualcuno non aveva detto cose stupide, classiche frasi di circostanza e di consolazione. Le era grata per questo. La mattina dopo si svegliò con la testa dolorante, ma sicuramente meno annebbiata: la prima cosa da fare era andare dal consigliere Scott e chiedergli scusa. Ci sono due strade che un giornalista può imboccare: quella della menzogna, delle vie facili e della meschinità o quella della verità, dell'onestà e dell'amore per la giustizia. Certo la seconda implica un mare di difficoltà, di delusioni e di sofferenza. Ma era quella che Lizzie aveva scelto fin dall'inizio.
Prese il cellulare e chiamò Joey.
-"Pronto?", disse una voce assonnata.
-"Ancora dormi?! Non lo sai che il mattino ha l'oro in bocca?"
-"Che c'è?"
-"Devi aiutarmi a fare una piccola cosa....".


-"Signor Scott!". Joey trovò l'uomo in uno dei suoi abituali ritrovi mentre parlava con degli amici. William si voltò di scatto.
-"Ci conosciamo?"
-"Certamente! O meglio, quasi!". La ragazza lo prese sottobraccio, allontanandolo dal gruppetto.
-"Ma...!"
-"Sono Joey, ieri sera l'ho salvata dalla mia amica ubriaca..."
-"Ah!"
-"Vorrei scusarmi con lei invitandola a pranzo in un posto davvero speciale! So che lei è un buongustaio e le assicuro che si leccherà i baffi! Inoltre potremmo parlare della festa di ieri! Sa, anche io sono nello staff dell'organizzazione! Impeccabile, non c'è che dire, ma avrei delle idee niente male...".
Joey non gli permise di aprire bocca mentre lo trascinava verso l'auto.
-"Oh, beh...."
-"Bene! Andiamo!".


Da dietro la finestrella della cucina, Dorothy vide arrivare la macchina. Si rassettò il grembiule e andò alla porta.
-"Oh! Benvenuti!"
-"Signor Scott, questa è Dorothy, la sua cucina la lascerà di stucco!".
Dotty sorrise cordialmente e poi trascinò l'uomo dentro, strizzando l'occhio a Joey.
-"Venite, vi ho riservato un posticino tranquillo!"
-"Perfetto! Scusatemi solo un attimo, vado alla toilette!", disse Joey sparendo.
-"Ecco si sieda qui!", la donna lo spinse su una sedia, "Le mando subito la cameriera!".
William ancora frastornato, si guardò attorno, aspettando qualcuno. Speriamo che la cucina non sia pietosa come questa saletta, si disse. Anzi, più che una saletta sembrava uno sgabuzzino ripulito alla bene e meglio all'ultimo minuto.
Dopo un pò d'attesa, ecco finalmente arrivare la cameriera.
-"Buongiorno"
-"Che...tu?!", il consigliere inorridì di colpo.
-"Esatto!".
Lizzie, con divisa bianca e crestolina, si mise seduta di fronte all'uomo. La porta fu chiusa di colpo e si sentì distintamente girare le chiavi nella toppa.
-"Ma che succede?! Fatemi uscire!", disse agitato Scott.
-"Mi dispiace, ma Dorothy non aprirà lo sgabuzzino finchè non ci chiariremo"
-"Lo sapevo che era un ripostiglio! E avrei dovuto capire che c'eri tu dietro! Riesci a truffarmi sempre nei luoghi dove si mangia!"
-"E' vero, ora che ci penso....potrebbe diventare una mia tattica!", disse Lizzie pensierosa.
-"Non ti servirà, dato che ti impedirò di lavorare ancora!"
-"Signor Scott....io voglio scusarmi con lei, siamo partiti col piede sbagliato...o meglio, sono io che ho sbagliato. Ma voglio cambiare molte cose nella mia vita, a cominciare da qui: non sono più la ragazzina che fa tutto quello che dice Sandy, ho in mente di essere una vera giornalista e voglio riscattare me e lei".
Lizzie vide lo sguardo irremovibile dell'uomo, ma non si arrese.
-"Mi conceda un'altra intervista. Qui, ora. Come vede non potevo presentarmi in una veste più vulnerabile", alluse alla buffa divisa.
William si ammorbidì.
-"Credo che sia sincera questa volta..."
-"E' così. Faremo una vera intervista. Allora?".
William la fissò qualche istante, poi disse:
-"Va bene. Ma tutto dovrà essere vero, niente falsità, commenti taglienti, allusioni...."
-"Niente di tutto ciò, promesso!", sorrise, "Bene, cominciamo. E....per prima cosa voglio sapere il motivo dell'astio tra lei e Sandy....", disse con sguardo furbo.


Dopo un'ora erano di nuovo fuori di lì. Dorothy e Joey erano rimaste in attesa, curiose. Ma non seppero quello che i due si erano detti per tutto il tempo. O meglio, non lo seppero fino alla pubblicazione dell'articolo.
Il consigliere uscì piuttosto sorridente.
-"Mi hai ingannata, eh?!", disse rivolto a Joey.
-"Già. Purtroppo facevo parte di un piano anch'io!", sorrise.
-"Allora, me lo sono meritato un vero pranzo?", disse l'uomo a Dorothy.
-"Certamente! E anche ad un vero tavolo!".
La donna lo trascinò nella sala. Joey vide Lizzie nel ripostiglio, soddisfatta, togliersi la crestolina.
-"Potresti adottarla come divisa d'attacco per il tuo lavoro", sorrise.
-"E immaginarmi te che te la ridi ogni volta che capito in tv? No grazie!"
-"Bene! Allora è tutto sistemato con lui"
-"Già....immagino di doverti ringraziare"
-"Hmm...ti risparmio questa umiliazione"
-"Scema".
Lizzie si tolse il grembiule e ritornò in possesso della sua dignità.
-"Beh, insomma?", chiese Joey curiosa.
-"Insomma cosa? Non saprai nulla, per il momento....segreto professionale! Però posso descriverti le sue facce e i suoi commenti: è stato...inaspettato, devo ammetterlo. Mi sono dovuta ricredere su di lui, non è un porco viscido e schifoso, è divertente (a modo suo), solare, educato, colto. Pensa che mi ha parlato delle attività sociali che intende sponsorizzare qui. Avrei dovuto capirlo che era scozzese, per via del suo cognome intendo. E quando gli ho detto delle mie origini...penso di averlo conquistato definitivamente con quella mossa! E poi mi ha raccontato di quella volta che ha vinto la gara di cornamuse e della medaglia che....".
La ragazza aveva preso a parlare ininterrottamente come il suo solito. Joey la baciò inaspettatamente, per la seconda volta.
Lizzie, a dispetto della sua successiva reazione, per i primi secondi rimase come in trance. Poi ritornò in sè, affibiando un sonoro schiaffo sulla guancia dell'amica.
-"Ma che fai?!"
-"Vedo che stai migliorando nei riflessi....", Joey si massaggiò la parte arrossata, "Era per farti smettere di parlare a fiume"
-"Potevi semplicemente dirmelo! Se fosse passato qualcuno?!", si precipitò alla porta, guardando nel corridoio.
-"Io non...sono...come te!", aggiunse poi sbuffando.
Joey sorrise.
-"E come sarei io?!"
-"Beh, hai capito!".
Joey scoppiò in una sonora risata.
-"Non mi piacciono i clichè, ma se questo ti aiuta a sopravvivere...."
-"Ora non farmi passare per una bigotta! Io ho la mente più aperta di un porto di mare e non ho nulla in contrario verso le persone come te, ma io...non lo sono! Tutto qui!"
-"Ok". Joey si incamminò verso l'uscita dell'albergo.
-"E ora dove vai?"
-"A casa. Se non ti ricordi, oggi abbiamo un appuntamento con i Miller".
Incredibile. Se l'era dimenticato del tutto. Per giorni non aveva fatto altro che pensare alla faccenda del testamento e ora, magicamente....


Lizzie chiamò Steve mentre era sul letto a fare palloncini di chewingum anti-stress. Era una tattica di Sandy, passata magistralmente dal maestro all'allievo senza perderne in artisticità. Anzi, lei l'aveva perfezionata: riusciva a fare un mini palloncino in quello più grande. Ancora meglio, a suo dire: più impegno, più concentrazione, meno si pensa a ciò che preoccupa.
-"Ciao Steve, come butta?"
-"Benone sorella! E a te?"
-"Alla grande fratello"
-"Ok"
-"Ok"
-"Ok".
Ci fu qualche istante di silenzio.
-"Basta, oggi arriverei si e no ad un altro ok"
-"Che peccato! Vabbè, come al solito ti ho battuto io!".
Era un giochetto idiota che lei e Steve avevano inventato da piccoli, quando facevano a gara per imitare i ragazzi più grandi in stile e linguaggio. Naturalmente l'unico risultato era un mare di risate. Però c'era da dire che col tempo avevano raggiunto traguardi ragguardevoli: per esempio al capodanno di due anni fa in redazione si era toccata la modica cifra di 500 OK. Erano stati per ben mezz'ora concentrati in quella snervante gara, mentre tutt'intorno le altre persone li prendevano per matti.
Per ora era Steve a detenere il primato (anche perchè, a insaputa di Lizzie, si allenava a casa torturando le sue figlie!).
-"Come va in quel di Boston?"
-"Il solito. Peggy vorrebbe sapere quando torni: a parte te, nessuno le ordina frullati. Ah, quasi dimenticavo! Credo che ci siamo sbagliati di grosso su Sandy e Beth"
-"Come? E perchè?!"
-"Beh, segni non ne ho più colti....anzi ecco, ho un buco in tabella di ben tre giorni e poi giovedì c'è stato quel fatto...."
-"Che fatto?"
-"Beth è arrivata in redazione con un uomo....orrendo naturalmente, ma molto affettuoso nei suoi riguardi...l'ha presentato a Sandy e dovevi vedere che faccia aveva lui!"
-"Chi poteva essere? Il suo fidanzato?!"
-"Non lo so, forse. Un pò troppo attempato a dire il vero, ma chissà!"
-"Beh, tu non hai sentito quando lo ha presentato?!"
-"Ehm, no...erano nell'ufficio di Sandy...io spiavo da fuori"
-"E' strano....non so come interpretare questa cosa! Però che peccato!"
-"Eh, si! Sarebbero stati la coppia perfetta, dopo Scilla e Cariddi"
-"Ah, ho una grande notizia.........indovina?!"
-"Ti sei aggregata ad una compagnia circense e girerete il mondo in carovana?!"
-"Qualcosa di meno idiota....il consigliere Scott: ho sciolto il mistero!"
-"E vai! Almeno tu hai fatto qualcosa: io sto letteralmente scaldando la sedia! E poi qui non succede mai niente! Ah, aspetta! Oggi stranamente è passata un'anima: un certo Mark per te!"
-"Mark?", Lizzie rimase pensierosa, "Accidenti, avevo dimenticato di dirgli che partivo...!"
-"Avevi dimenticato di dirgli che partivi?? Ma chi diavolo è questo Mark a cui devi dire i tuoi spostamenti?!"
-"E' un tizio che ho conosciuto in palestra, è carino e mi ha invitato più di una volta ad uscire"
-"Scusa, e io non ne so niente?!"
-"Mi è passato di mente! Beh, che voleva?!"
-"Mi spiace ma non l'ha detto, ti cercava solo....Allora?"
-"Allora cosa?"
-"Che combini?"
-"In che senso?!"
-"Mark, Joey....sarà difficile la scelta....oppure no, considerando come sono diversi....moooolto diversi!", sghignazzò.
-"Steve sei davvero un idiota! A parte il fatto che Joey è solo un'amica, ti ricordo una cosa importante: è stata lei a baciarmi e non io a baciare lei! Questo dovrebbe dirla lunga!"
-"No, considerando che sono sempre gli altri a prendere l'iniziativa con te! Anche questo Matt!"
-"MARK! Beh, pensala come vuoi! Ora non ho tempo! Oggi vado dagli avvocati e domattina dovrei ripartire...se tutto va bene!"
-"Hmm..."
-"Che c'è?"
-"Sta finendo allora".
Lizzie rimase qualche istante in silenzio.
-"Già. Ora ti lascio, ciao".


Il pomeriggio arrivò veloce come un treno. Che buffo, pensò Lizzie, dal primo giorno che era qui non desiderava altro che andarsene e ora sentiva dentro una strana ansia. In fondo doveva essere contenta, oggi avrebbe chiuso una volta per tutte quella faccenda, poteva archiviare quel capitolo e ritornare alla sua vita di sempre.
Ripassò mentalmente il discorso: non faceva una piega. Ma...se doveva essere sincera, non era neanche più sicura di quello che voleva davvero da questo incontro.
I Miller erano nello studio, impeccabili come sempre. Le sorrisero quando la videro.
-"Signorina Elizabeth, che gioia. Come va?"
-"Bene grazie"
-"Ci fa piacere che alla fine lei e Joey abbiate deciso di venire. In questi casi un comportamento adulto e responsabile è la sola via d'uscita"
-"Già"
-"Bene, sono le 17 in punto", esordì Walter, "Come al solito Joey è in ritardo. Prego si accomodi".
Lizzie si mise seduta sulla morbida sedia di pelle, sprofondandovi fin dentro. Calò uno strano silenzio. I Miller erano assorti nelle loro scartoffie e Lizzie sentiva dentro di sè un peso che cresceva sempre più. L'attesa è snervante. E lo è ancor di più quando ci sono cose in ballo che non sei sicura di voler affrontare....
Il ticchettio dell'orologio non la aiutava di certo. Sembrava di essere in una sala d'attesa di un ospedale, di dover ricevere una notizia spiacevole da un momento all'altro.
Dopo dieci minuti arrivò Joey. Era affannata per la corsa e quando superò la porta a vetro dell'ufficio trovò i tre ad attenderla. Lizzie abbozzò un sorriso.
-"Bene! Possiamo cominciare!", esordì Walter.
Lizzie cominciò a giocherellare con le dita, presa dal nervosismo.
-"Dunque, le carte necessarie per...."
-"Aspettate", Joey interruppe James. "Sono venuta qui solo per comunicarvi che intendo rinunciare alla mia parte di eredità".
Lizzie la guardò sconcertata.
-"Come?", disse incredulo James.
-"Rinuncio. Ecco, questo è il mio plico di documenti. Scusate". Joey strinse la mano ai due uomini, prese la giacca e si avviò alla porta. Si fermò accanto a Lizzie posandole davanti una busta da lettera, poi uscì.
-"Beh, comunque sia, ora possiamo chiudere la faccenda. James prendi i fascicoli per la firma di Elizabeth. Allora....".
Lizzie rimase in silenzio, fissando la lettera. Le voci dei due sparirono lentamente dalla sua testa, facendo posto allo stupore e ad una miriade di pensieri.


L'indomani era sul primo volo. Destinazione: la tanto sospirata Boston. Le pareva così irreale. Era stato tutto così semplice? Si. Aveva sempre voluto che per una volta le capitasse qualcosa che non fosse complicato ed ora l'aveva ottenuto. Però avrebbe dovuto sentirsi felice, o quantomeno appagata. In meno di un'ora aveva firmato tutto quello che c'era da firmare e sistemato tutte le carte, poi era andata in albergo, aveva fatto le valigie, salutato Dorothy (con tanto di lacrime) e preso il treno per Edimburgo. Ora era lì, qualche ora di volo e fine.
Tirò fuori dalla borsa la lettera. La carta era stropicciata e Per Joey un pò sbiadito. Doveva leggerla. Dopo quanto l'aveva voluta non poteva rinunciare.
E Joey? Beh, il suo ultimo gesto aveva dimostrato quanto fosse eccezionale. Certo, a parte nei loro momenti di nervi! Anche se ripercorrendoli tutti, dall'inizio alla fine, le cacciavano un sorriso, se non addirittura una risata. In fondo aveva reso il suo soggiorno lì abbastanza divertente.
Ora non le univa più nulla, non c'era una casa che poteva tenerle in contatto, nè un altro testamento che potesse riportarla in Scozia.
Lizzie sospirò e aprì la busta. La carta era ingiallita, anche se l'inchiostro era recente.
"Cara Joey, quando leggerai questa lettera io non ci sarò più. Ma non piangere, sii forte e ricordami con un sorriso. Sempre.
Probabilmente conoscerai mia nipote quando verrete chiamate per il mio testamento. Devo metterti in guardia: lei sarà diventata una ragazza eccezionale e probabilmente riuscirà a tenerti testa. Se ha ereditato solo una piccola parte dei miei geni allora sarà una donna forte, coraggiosa, leale, con i piedi ben piantati in terra. Ma avrà anche un cuore generoso, sarà dolce e indifesa.
Io ho sbagliato tutto. Prima con mia figlia e suo marito e poi con lei. Capisco solo ora, ora che è giunta il mio momento, che forse potevo scegliere diversamente per lei e per me. La mia testardaggine, la paura e l'insicurezza mi hanno fatto perdere l'unica cosa bella che mi era rimasta.".
Lizzie si interruppe, guardando fuori dall'oblò dell'aereo. Poi riprese.
"Purtroppo per me non c'è più tempo, ma...chiedo a te di starle vicino. Forse quando arriverà sarà confusa, spaventata e avrà bisogno di qualcuno che la aiuti. La aiuti a capire. So cosa vuol dire perdere una famiglia e crescere sola, perciò anche se ostenterà forza e tenacia, dentro avrà solo paura e rabbia. Chiedo a te questo perchè tu mi sei stata accanto per molti anni e hai potuto conoscermi a fondo. Forse meglio di chiunque altro. Ti ho voluto bene come una nipote e in un certo qual modo hai riempito il vuoto causato dalla mia codardia.
Ho predisposto che il mio bene più prezioso, Maple Court, fosse diviso tra te e lei. Scommetto che ora starai sorridendo, perchè mi conosci e sai il significato intrinseco di ogni mio gesto. Sei stata una impeccabile aiutante e so che con il tuo aiuto Elizabeth potrà mantenere la tenuta come è stata per tutti questi anni. Ma sei stata anche qualcosa di più di una tuttofare: sei diventata per me un'amica preziosa.
Hai un animo antico, Joey. Come non se ne trovano più. E per questo so che l'unica persona in grado di stare vicino ad Elizabeth sei proprio tu. Aiutala a capire chi ero e a ricomporre il pezzo mancante nella sua vita. Spero di poter colmare il vuoto che le ho causato, donandole te.
Sarà difficile, ma...prova a farle sapere quanto profondamente l'ho amata.
La mia piccola, dolce, Lizzie....sarò con lei ovunque e per sempre.
Ti ringrazio per tutto...non mi hai mai deluso e mai lo farai.
Elizabeth"

Lizzie ripiegò il foglio e provò a trattenere le lacrime. Ma era davvero impossibile. Guardò fuori: c'era solo il cielo, nuvole bianco panna e nient'altro. Con la mano sfiorò il finestrino: era lì, da qualche parte, accanto a lei. E poi lasciò che cadessero. Sorrise e pianse.





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