Telefilm
Magazine
marzo
2006
(trascritto
da Debby)
Cronaca
di un successo galactico?
A quasi trent’anni di distanza la Battlestar Galactica sta per
tornare sulla Terra, o meglio, in Italia. Non alzate gli occhi al
cielo, ma chiudetevi in casa, sedetevi sul divano e accendete la tv…
L’arrivo della miniserie da due episodi è previsto per
sabato 25 marzo alle ore 21,00 sul canale Fox.
Scritto
da Matteo Conti
(scan
di Alice)
Nel
2002 il network americano SciFi annunciò di volerne produrre
un remake. Nell’autunno 2003 va in onda una miniserie in due
episodi e l’immediato riscontro di pubblico e i successivi riconoscimenti
accademici (VES Award per gli effetti speciali e due nomination per
musica e plastici), convinsero SciFi a produrre una serie televisiva
completa. Finalmente il 25 marzo anche il pubblico italiano potrà
vedere (e godere) di questa miniserie di fantascienza che tanto successo
ha ottenuto oltreoceano.
Un successo annunciato?
La più grande accusa che venne mossa alla serie originale era
di non essere poi così “originale”. La trama e
lo stesso design delle astronavi presentavano ben più di una
similitudine con il kolossal uscito l’anno precedente: Guerre
Stellari (1977). Venne anche intentata una causa da parte della produzione
di Lucas, ma i giudici decisero che le somiglianze non erano così
grandi. La serie venne comunque chiusa l’anno successivo alla
messa in onda per il costo esorbitante (intorno al milione di dollari
dell’epoca) di ogni episodio e trasformata in Galactica 1980
ambientata sulla terra e molto più economica per gli sfondi…
Ma perché allora una serie non così originale, durata
una sola stagione, è entrata nel mito fino a far scomodare
i vertici di SciFi per farne un remake? Il segreto risiede nel culto
che nel corso degli anni si è creato intorno alla serie, dovuto
principalmente al fatto che fino a quel momento nessuno aveva mai
visto una produzione di così alto livello sul piccolo schermo.
Battlestar mostrava, oltre ad una storia ambientata nello spazio,
alle battaglie tra astronavi a colpi di laser ed altre armi futuristiche,
una trama fitta ed intricata, dando spazio ai personaggi, alla loro
storia e alle loro vicissitudini.
Per andare sul sicuro comunque SciFi affidò il progetto a Ronald
D. Moore (già veterano di Star Trek) che modernizza personaggi,
storia e ambiente, confezionando un prodotto assolutamente innovativo
di cui da anni si sentiva la mancanza in televisione, creando una
serie intelligente, in grado di intrattenere in virtù di un
trattamento realistico della materia fantascientifica. Per ottenere
un coinvolgimento maggiore nell’azione, nei sentimenti e nelle
paure dei protagonisti, Moore decide di utilizzare uno stile quasi
documentaristico di ripresa che aumenta il realismo delle scene girate.
Gli effetti speciali curati e elaborati si adattano efficacemente
allo stile di ripresa dinamico e il montaggio delle scene regala allo
spettatore la sensazione di essere immerso nelle vicende e nei combattimenti
spaziali che risultano realistici e avvincenti.
Qualcosa è cambiato
Il nuovo Battlestar non poteva che presentare anche un nuovissimo
cast, di cui fanno parte Edward James Olmos nel ruolo di Adama, Mary
McDonnell nel ruolo del presidente Laura Roslin, James Callis nel
ruolo di Gaius Baltar e Katee Sachoff nel ruolo di Starbuck (diventato
un personaggio femminile in questa miniserie). I personaggi sono avvincenti
anche perché non appartengono ai classici stereotipi degli
eroi del genere: ogni figura ha i suoi difetti, i suoi punti deboli.
Il plot non si discosta molto da quello originale e ci presenta, nelle
prime battute, l’inaspettato incontro del rappresentante coloniale
(umano) con la delegazione Cylon (robot creati inizialmente per rendere
la vita più facile sulle 12 colonie e poi ribellatisi ai loro
creatori). Un incontro che si svolge all’interno della stazione
spaziale costruita tempo prima perché gli umani e i Cylon potessero
incontrarsi e mantenere relazioni diplomatiche dopo la sanguinosa
guerra che li aveva visti contrapposti. Due avveniristici robot fanno
l’ingresso nella sala dell’incontro, scortando quella
che sembra essere una donna estremamente attraente. La portavoce Cylon
rivolge però al coloniale queste semplici ma inequivocabili
parole: <<E’ iniziata>>. Dopodichè la stazione
spaziale viene completamente distrutta e con essa viene sferrato un
attacco a tutte le 12 colonie e a tutte le navi da guerra coloniali.
Soltanto 48.000 persone si salvano dallo sterminio. Tra queste navi
superstiti vi è anche la Battlestar Galactica, unica nave da
guerra ad essere sopravvissuta alla ferocia dei Cylon in quanto, per
espressa richiesta del comandante Adama, unica nave a non essere completamente
dipendente da computer collegati alla rete planetaria. I resti della
civiltà umana raggruppati in poche navi spaziali e scortati
dalla Battlestar Galactica cominciano così la loro fuga dal
sistema solare conquistato dai Cylon, e sebbene nessuno sappia dove
trovarla, o se davvero esista, le navi si dirigono verso quella che
tutti chiamano la 13° colonia: il pianeta Terra.