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XENA: WARRIOR PRINCESS

ARES & XENA: l’Ultima Battaglia


In memory of Kevin Tod Smith
1963 - 2002

L'attore che interpretava Ares, in Italia conosciuto come Marte (Kevin Smith) nel telefilm Xena, The Warrior Princess, purtroppo è venuto mancare il 16 febbraio del 2002, a causa di un incidente in Cina, con modalità non chiare e che variano da fonte a fonte. Ha lasciato una moglie e tre figli.

Dedico questa modesta fanfiction a Kev: con tutto il rispetto possibile, mi rivolgo a lui come ad un amico, come se lo avessi sempre conosciuto, anche se non l'ho mai incontrato e mai ne avrei avuto la possibilità. So che lui era una persona straordinaria; che diversamente dal personaggio che interpretava, era invece un uomo generoso, allegro, che faceva un sacco di battute divertenti. La sua maggiore caratteristica era quella di non essere superbo; era solito trattare tutti allo stesso modo, fossero essi bambini, persone comuni o vips.

Il tuo personaggio Kev che hai interpretato, forse inconsapevolmente, magistralmente bene, mi ha fatto compagnia nei miei momenti bui; nessuno aveva mai interpretato un Ares o un Marte così perfetto e io sono convinta che avresti meritato di più di questo telefilm! Ti sarebbe spettato un ruolo che ti avrebbe dato maggiore notorietà, facendo giustizia alle tue grandi doti artistiche.
Hai rispolverato la figura di un vecchio dio dimenticato, rendendolo attuale e verosimile. Ti parla una persona che, per motivi di studio, conosce bene la figura mitologica di Ares e in special modo quella di Marte, quello italico. Nella mia immaginazione lui, avrà sempre il tuo bellissimo volto.

Grazie, Kev...ti ricorderò sempre per le emozioni che sei riuscito a trasmettere a me e a tante altre persone nel mondo.

INTRODUZIONE
Per tutti coloro che hanno sempre voluto vedere Ares(Marte) e Xena assieme, e consumare finalmente la loro passione fatta di Amore ed Odio, verrà qui accontentato.
Questa storia si svolge in un periodo antecedente all’altra mia fanfiction”La Corona della Gloria”, quindi pochi mesi prima della morte di Xena in Giappone (termine della sesta serie, Friend in Need), quindi sulla linea temporale del telefilm si colloca dopo l’episodio Path Of Vengeance .
Ares nella prima parte appare quello di sempre, sbruffone ed arrogante, ma è soltanto una finzione; l’esperienza umana lo ha cambiato profondamente, e dopo essere tornato ad essere il Dio della Guerra, non riesce più a comportarsi come faceva prima.
Xena pian piano scoprirà questa verità su di lui, pur all’inizio essendo molto scettica al riguardo.
Afrodite, con un incantesimo cerca di aiutarlo; ma anche lei non è esattamente la frivola e poco intelligente dea, a cui ci si era abituati. La bionda e sensuale Dite dimostrerà una notevole arguzia e la capacità di comprendere con sensibilità i tormenti del proprio prossimo.
L’inizio della vicenda riprende il genere commedia-comico, alle volte presente nel telefilm, per poi sfociare in una seconda parte decisamente seria, dove il genere che si fa largo è quello sentimentale-erotico.
Sono presenti, solo nelle prima parte, alcuni riferimenti all’ambiguo rapporto tra Xena e Gabrielle(Olimpia) e al legame che entrambe hanno con Ares.
Le puntate a cui mi sono ispirata più direttamente sono le suguenti: Path Of Vengeance (Xena e il sentiero della vendetta),Coming Home (Xena e l'ambrosia delle amazzoni), Old Ares Had a Farm, Succession, Seeds of Faith, God You Know.
PERSONAGGI PRINCIPALI: Xena, Ares/Marte (il Dio della Guerra), Gabrielle, Afrodite/Venere(Dea dell’Amore).
COPPIE: Xena ed Ares
Per critiche e commenti: mars2@tele2.it e mars2@hotmail.it

CAPITOLO I
Il DIO DELLA GUERRA CERCA MOGLIE

Era una mattina assolata faceva davvero caldo, le cicale cantavano imperterrite, mentre Xena e Gabrielle erano nel pieno di un litigio.
Erano in un bosco, ma l’ombra degli alberi non dava giovamento all’atmosfera surriscaldata che si era creata tra le due.
“Smettila Xena, di tirarmi le nostre uniche pentole!”
“E tu…piantala di farmi accuse assurde”
“Perché non dovrei?” Rispose la bionda con le mani ai fianchi, con il viso delicato e pulito contratto in un'espressione rabbiosa, e gli occhi verdi-azzurri in fiamme.
“Perché, mia cara, tra me ed Ares non c’è più nulla! Anzi, neanche in passato, ultimamente poi da quando è tornato un dio, combinando quella situazione con le amazzoni che ha messo in pericolo di nuovo Eve: lo trovo ancora più odioso! Non è cambiato per niente!”
Però la mente di Xena volò al momento in cui lui, proprio in quell’occasione le era arrivato da dietro, attirandola sul suo petto massiccio passandole una mano lasciva, illuminata dal suo rosso potere, dalla bocca dello stomaco fino a sfiorarle i seni protetti solo in parte dalla sua corazza di cuoio.
Lei gli aveva chiesto, afferrando la sua mano ben fatta:” Perché ti comporti così, ancora?”
L’eccitazione, che lui all’istante era stato in grado di suscitarle, l’aveva lasciata senza fiato e le aveva strappato un sospiro di piacere. Le aveva risposto sussurrandole all’orecchio, lambendolo con le labbra contornate dalla barba scura: “Conosci la Storia del Cigno e dello Scorpione? Cosa rispose alla fine, quest’ultimo a quella domanda?”
E lei aveva replicato” É nella mia natura!”
Gli occhi azzurri e cristallini vagarono smarriti a quel ricordo.
La poetessa che indossava il suo solito completo amazzone di cuoio e di stoffa color arancio, la fissò per qualche istante. Scosse il capo contrariata; giratasi preparò il cavallo mettendo la sella sopra il suo dorso e sistemando alcune cose nelle borse.
Gabrielle era già montata, quando Xena scossasi dall’incanto si era accorta di quello che la donna stava facendo.
“Dove stai andando?”
“Vado da mia sorella! -Esclamò con le sottili labbra serrate, in una smorfia di disgusto rivolta verso la compagna- È malata e ha bisogno di me. In tutti questi anni non sono stata presente per lei: è il momento che le dedichi un po’ del mio tempo!”
Xena afferrò le briglie: ”No, aspetta!”
“Smettila di guardarmi con quell’espressione dispiaciuta, questa volta non attacca! Lo so che cosa provi nei suoi confronti: perché non lo ammetti specialmente con te stessa?”
“Gabrielle, qualunque cosa sia, nessuno potrà rovinare il rapporto che c’è tra noi perchè è un legame eterno: siamo anime gemelle! Capisci? Perché non ti fidi di me?”
Il viso della poetessa si distese e le sorrise, ma solo per qualche istante: “No, sono stata troppo in silenzio in questi anni, ti ho lasciata troppo libera; sono stanca di essere considerata un’ingenua, sempre pronta a tollerare ogni cosa!
Ho bisogno di stare da sola per qualche giorno…! Ti prego, non trattenermi!”
Xena lasciò la presa e l’altra spinse l’animale al trotto, sempre più veloce quasi che stesse fuggendo.
La guerriera corvina si sentì triste, mentre vedeva quelle spalle tanto familiari allontanarsi. Era da molto che non si separavano. La risolutezza di Gabrielle, questa volta l’aveva ferita, poiché non si era mai comportata a quel modo: era sempre così remissiva nei suoi confronti, non si lamentava mai. Eppure quel giorno, mentre parlavano del passato il discorso era caduto sul Dio Guerriero, e la compagna doveva averle letto negli occhi qualcosa che l’aveva mandata su tutte le furie…
Forse, era da troppo tempo che covava verso di lui quel risentimento, quella gelosia…
Se invece era una faccenda più complessa?
Era accaduto che in alcune occasioni, aveva osservato Gabrielle ed Ares scambiarsi sguardi profondi, come a comunicarsi un messaggio misterioso dal quale lei era esclusa…
Tra loro vi erano sempre state sfida e competizione. E se da esse era nata ad un certo punto forse, una passione trasgressiva, covata a lungo nel lato più oscuro di loro stessi?
Sì, i due si erano a lungo misurati per avere la meglio su di lei, per conquistare il suo cuore, ognuno con le proprie armi. Era oltremodo sicura di un altro fatto: che il Dio della Guerra la amava, ma che nutriva un certo rispetto anche per la sua compagna. Una sorta di ammirazione che spesso era andata ben oltre; come quel giorno che le aveva offerto il ruolo di sua ‘erede’, oppure quella volta che le aveva addirittura proposto di diventare una divinità e implicitamente di vivere accanto a lui.
Gabrielle ovviamente aveva sempre infine rifiutato, cosa che non aveva fatto altro che aumentare la dignità della poetessa agli occhi del dio.

La Principessa Guerriera come era solita fare non si perse d’animo e si impose di non pensare più all’accaduto: tra qualche giorno la compagna sarebbe tornata e le cose sarebbero andate come in precedenza.
Montata in groppa ad Argo percorse qualche miglio e dopo aver letto, alcune indicazione lungo la strada, si fermò a una stazione termale molto rinomata, frequentata dalle famiglie romane più in vista.
Da qualche giorno una vecchia ferita alla schiena le doleva, e non c’era nulla di meglio che fare il baglio nell’acqua calda.
Pagati pochi oboli all’entrata, si diresse verso lo spogliatoio e lì si liberò della corazza, che la stava facendo soffocare. Il suo corpo appariva ancora flessuoso ed invitante nonostante non fosse più giovanissima; dopotutto era tutto merito del combattimento, se a lungo avrebbe mantenuto ancora le sue forme così rigogliose.
Si immerse nella grossa vasca comune, che a quell’ora era già affollata dalle altre donne, e si fermò in punto vicino al bordo e si rilassò.
Non era trascorso molto tempo quando, mentre stava immobile ad occhi chiusi, le arrivarono alle orecchie i discorsi di alcune grasse matrone:
“Sai, l’ultima?”

“Cosa Clodia ha una altro amante? No, risparmiamela!”

“No, questa è meglio!Si tratta del Dio della Guerra!”

Xena, pur tenendo le palpebre abbassate aveva alzato un sopracciglio scuro.

“Ti prego mi annoiano i discorsi riguardo alle battaglie…”

“No, credo proprio che l’argomento ti interesserà, è tra i tuoi preferiti: pare che Ares stia cercando moglie!”

Le altre donne si avvicinarono.

“Sì, anche se gli dei sono decaduti, è certo che lui gode ancora di un certo prestigio…”

Le donne ridacchiarono all’unisono, maliziose.
“Sembra che in queste periodo moltissime fanciulle siano interessate a lui, e che affollino i suoi templi in ogni località! Dicono che lui sia ancora più avvenente di prima e, che tutte le donne gli cadano ai piedi! Non c’è ragazza in tutto l’Impero che non farebbe pazzie per entrare nel suo letto!”

“Già, alcune Ateniesi mi hanno detto che faccia più strage di cuori, e non solo di quelli, che di nemici in battaglia!” Era intervenuta un’altra e tutte di nuovo risero fragorosamente.

“Lui ha dichiarato che ne sceglierà solo una tra le tante, la prenderà come sposa a Roma davanti all’imperatore!

Xena spalancò gli occhi, e guardò verso le pettegole; la più informata tra loro aveva una parrucca rossa con un’acconciatura molto eccentrica, che non si era tolta nemmeno per fare il bagno, tanto era vanitosa.

“Sì, è così! Ve lo assicuro! Le fanciulle si recano in continuazione ai suoi templi nei loro vestiti migliori a portargli offerte nella speranza di essere notate. Sai, che vi dico io mando anche mia figlia…mi dispiace, di essere troppo anziana per provare anche io! Infatti, dicono che lui…

“Sì e che …lo abbia ….”
Xena andò sott’acqua per non sentire il resto del discorso, poichè si era sentita imbarazzata.
Che donne senza pudore…
Che ne sapevano poi loro, se neanche lei…
La guerriera uscì furiosamente fuori della vasca, appena notata dalle matrone che non curanti continuavano il loro discorso.

Le voci del popolo nascondono sempre un fondo di verità: sicuramente dietro a tutto ciò doveva celarsi uno dei piani di Ares, di cosa si trattasse lo avrebbe scoperto immediatamente. E poi, avrebbe reso un fallimento ogni suo tentativo di far del male al prossimo, come sempre del resto.

Si rivestì in fretta; quasi, per l’agitazione senza badare al fatto che la schiena le doleva ancora molto, uscita fuori si mise in cammino con i lunghi capelli neri, ancora umidi sulle spalle.
In breve, giunse ad uno dei templi del dio: il sudore dovuto all’elevata temperatura le stava rendendo quasi insopportabile quella pesante corazza, le stava venendo un prurito…
I templi degli dei avevano il vantaggio di mantenere al loro interno una temperatura costante in estate, perché erano edifici costruiti di grosse pietre e appena entrata sentì un po’ di refrigerio.
Il trono del dio si trovava in fondo alla sala, aveva sulla spalliera l’orribile riproduzione di uno scheletro umano, che recava un elmo in testa, con un alto pennacchio. Davanti vi era l’ara dove erano deposte talmente tante offerte, che alcune erano state ammucchiate anche a terra.

“Ares, fatti vedere!”

Urlò lei spavalda.
Il dio apparve in un lampo di luce azzurra, accomodato scompostamente sul suo scranno, e allo stesso tempo tutte le candele sui lunghi candelabri si accesero.

“Ssh!”-Le intimò lui, con il dito su cui aveva un vistoso anello, portandolo sulle labbra -”Ti prego Xena, non urlare così forte, potrebbero sentirti!”

Lei si avvicinò salì tre gradini verso la nicchia, dove era sistemato lui a sedere, e guardandolo sarcastica chiese:

“Chi?” bisbigliò la donna, adeguandosi al suo tono di voce.

“Quella mandria di furie inferocite! Se sanno che sono qui…!”

“Le Furie le ho uccise io!” dichiarò la guerriera.

“Non quelle, a proposito…perché sei venuta?”
Le chiese lui guardandola con sospetto.
“Sono io quella che fa le domande: cosa c’è sotto a questa storia del matrimonio? Che cosa stai facendo? Credi di essere il principe di una favola?”

Ares si alzò in piedi, scese gli scalini baldanzoso con il petto in fuori, e rispose alzando un sopracciglio:

“Perché? Non avrei potuto decidere di prendere moglie e mettere su famiglia?”

Lui rise sarcastico mettendo in mostra i denti bianchi.
Lei fatti alcuni passi lo aveva già preso per il collo e con un’espressione dura gli disse:

“Non prendermi in giro, sputa il rospo!”

Lui le afferrò il polso con saldezza e si liberò agevolmente dalla stretta.

“Ok, è vero...c’è qualcosa sotto, ma non è come pensi! Io non c’entro nulla con quello che sta accadendo! Non ci crederai, ma è stata Afrodite. Ebbene, quella dispettosa di mia sorella ha fatto in modo che tutte le fanciulle in età da marito, siano attirate inesorabilmente da me!

“Cosa?” sbottò Xena, che rimase con la bocca spalancata e le mani ai fianchi.

“Proprio così! Appena mi vedono mi saltano addosso come cavallette; è per tenerle a bada che ho dovuto inventarmi la scusa del matrimonio, per avere un po’ di pace!”

Commentò lui con un’espressione davvero esasperata, corrugando la fronte e le sopracciglia scure.
“Ma come, non era quello che hai sempre desiderato?”

Commentò lei che con un sorriso tagliente e sardonico.
“No… proprio per niente! Io ho una dignità!”
Osservò lui aprendo le braccia.
“Perché Afrodite ti ha fatto questo? Tu devi avere attuato una delle tue malefatte!”
“Non proprio. Credo che lei mi abbia visto da solo in questo ultimo periodo …e per rimediare abbia, a suo modo, combinato uno dei suoi soliti pasticci!”
L’espressione smarrita di Ares, stimolò nella guerriera un’ilarità inaspettata.
“Ah, Ah! Si può dire tutto di lei, ma non che non abbia il senso dell’umorismo.”
Xena cominciò a ridere fragorosamente e le vennero le lacrime agli occhi.
“Ssh ! Smettila, o ti sentiranno!- diceva lui gesticolando concitatamente- Cosa credi, che sia una cosa piacevole dover tenere a bada tutte quelle donne che ti palpano dappertutto!”
“Mi dispiace, ma non riesco a…fermarmi” la guerriera si dovette tenere la pancia, che le doleva. Da quando non rideva con tanto gusto?
Alla fine si era seduta e si era calmata.
“Oh no, troppo tardi!” Esclamò lui con uno sguardo scuro di chi aspetta un orda barbarica, fissando l’entrata.
Un folto gruppo di fanciulle, spalancando il portone del tempio si era fatto strada correndo:
“Ares, perché ti stai divertendo solo, con lei? Ci siamo anche noi!”
Prima che il dio potesse replicare gli erano già tutte addosso e l’avevano sospinto sull’altare sdraiandolo, mentre alcune offerte venivano frantumate sotto il peso del corpo di lui o cadevano a pezzi a terra.
La guerriera a quella scena aveva ricominciato a sghignazzare.
“Xena, ti prego aiutami!” La supplicava lui, mentre nonostante la sua resistenza, gli avevano già strappato la casacca di dosso.
“Non posso, è troppo divertente! Il grande Dio della Guerra battuto da un “armata” di donne invaghitesi di lui!”
Ormai gli stavano quasi per togliere anche gli attillati pantaloni di pelle, quando lui disse: “ E voi ora basta!” E con uno schiocco di dita, le aveva già rese tutte immobili.
Ares, con un fulmineo scatto di reni si era rimesso in piedi, avvicinatosi a lei disse:
“Credi che sia eccitante? Ascoltami, bisogna risolvere al più presto questa situazione; parla tu con mia sorella, anzi manda Gabrielle, sai che ha un debole per lei e che perciò le darà retta!”
La Principessa Guerriera si era ricomposta ed era di fronte a lui: “Mi dispiace lei non c’è! Andrò io personalmente da Afrodite e la convincerò, con le buone o con le cattive, a toglierti quest’incantesimo. È un abominio per il tutto il genere femminile, che tutte devono essere attirate da te come api al miele!”
Lei conclusa la frase con un’alzata di spalle, stava facendo per andarsene.
Il dio si era fatto serio e con due lunghi passi l’aveva già raggiunta sbarrandole la strada: le era arrivato così vicino con le labbra, che quasi le sfiorava le sue.
“Dimmi la verità, ti sei precipitata qui perché hai creduto davvero che qualche altra donna potesse stare al mio fianco?”
“Cosa vorresti insinuare?”
“Che sei gelosa di me!” Disse lui piegando il viso affilato da un lato e guardandola negli occhi.
Xena ridacchiò beffarda:” Hai ancora…” E gli mise una mano sulla testa cercando di sistemare i capelli corvini e setosi di lui, che a causa del recente 'scontro' si erano scompigliati. Lui girò gli occhi in alto.
“Ecco!” –osservò lei- “Non era molto dignitoso che tu andassi in giro a quel modo.”
“Non hai risposto alla mia domanda!” Sibilò lui.
“Gelosa, io? Ma andiamo, solo un sortilegio può fare in modo che tutte le fanciulle cadano ai tuoi piedi!”
Lui la afferrò per la vita con decisione e forza con il braccio muscoloso, con fare provocatorio: lo sguardo gli si era fatto tagliente.
“Davvero credi che io non sia abbastanza attraente?”
Lei adorava sfidarlo, era un gioco che le piaceva ed anche a lui.
Ares sorrise bieco e la strinse di più verso il suo petto massiccio e al ventre.
Xena smise di respirare. Egli era così caldo e non solo…oltre ad essere un uomo sovraumanamente bello per le perfette proporzioni del corpo, sapeva rendersi estremamente affascinante. Lui non doveva intuire quello che stava pensando, e il modo in cui lo stava desiderando in quel momento. Egli era così…carico di oscuro mistero: sperò che i suoi stessi occhi non la tradissero.
“Lasciami! -Gli disse con voce ferma ed arrogante- o non potrò andare da Afrodite! Se vuoi che metta le cose a posto…”
Il dio continuava sogghignare sotto i baffi scuri. Inclinò la testa, facendo dondolare l’orecchino a forma di spada che portava al lobo sinistro, e si era avvicinato di nuovo con più insistenza, pericolosamente alle sua bocca.
“No, non ti lascerò, finché non avrò sentito dirti quello che voglio sentirmi dire: ammettilo Xena, avanti!”
Perché gli aveva permesso di arrivarle così vicino? Che le stava succedendo?
“Potrei farti male, Ares! Toglimi le mani di dosso!”
In un’altra occasione lo avrebbe già colpito, perché ora non ci riusciva?
“Potrei rischiare, mia Principessa Guerriera! Però ti dirò che il tuo respiro è troppo accelerato per essere quello di una, che non sta provando nulla…”
Le sussurrò lui con un tono molto caldo. Lei sentiva il suo odore misto a quello del cuoio delle sue vesti, ma odiava lasciarlo vincere e avrebbe voluto sottrarsi. La sua presa però, si era fatta troppo ardente ed intima; dopotutto era pur sempre una donna, e Gabrielle era così lontana…
Non seppe come accadde e forse neanche lui se ne rese ben conto, ma si trovarono avvinti in un bacio alquanto sensuale. Lei aveva assecondato i suoi movimenti e si era stretta a lui facendo aderire il proprio ventre al suo, mentre le agili mani del dio erano scese in basso a sfiorarle il sodo fondo schiena.
All’improvviso si destò da quell’attimo di debolezza. Era lei a desiderarlo davvero o era quell’incantesimo ad essere troppo potente?
Si liberò dalle sue braccia . Aveva abbassato lo sguardo azzurro solo per un istante, per rialzarlo nel momento successivo assai aggressivo:
“Questo sortilegio è davvero efficace: la Dea dell’Amore è assai migliorata!”

“Dici così, perché sei imbarazzata da quello che provi! Ti è piaciuto: ammettilo, Xena…”

“No, sei sempre il solito! Pronto ad approfittarti dei momenti in cui abbasso solo per qualche istante la guardia. Oh, se l’esperienza umana accanto a noi ti avesse cambiato almeno un po’! Sarebbe stato tutto diverso!”

Negli occhi di Ares balenò una luce, che dopo poco fu nascosta di nuovo. La donna non la vide perché se ne era già andata, sbattendo le grosse ante del portone dell’edificio.

La guerriera corvina dopo aver percorso un breve tratto a cavallo, ne era scesa e camminando a pugni e a denti stretti, dirigendosi vero il tempio di Afrodite.
Come aveva potuto concedergli quel momento così intenso? Perché lui riusciva ancora ad ingannarla, dopo tanto tempo, a rigirarsela come voleva?
Come lo odiava!
Malediceva il giorno in cui per la prima volta, dopo una lunga e sanguinosa battaglia le era apparso dinnanzi! Ricordava che era bellissimo e vestito di pelle; con i lunghi capelli scuri sparsi sulle spalle che gli davano un aspetto assai selvaggio, il volto dagli zigomi alti e dai lineamenti ben modellati.
Lui l’aveva guardata subito con desiderio…
Quella specie di maniaco dai poteri divini!
Perché però, doveva essere tanto eccitante e terribilmente sexy?
Oh, Ares ti detesto!
Perché non sei mai cambiato, nonostante tutto?
Eppure quando l’aveva visto umano e fragile, ferito nel corpo e nell’anima, era riuscita a provare affetto, tenerezza verso di lui: non più quell’attrazione fatale e pericolosa che poteva distruggerla!
Perché Ares, anche con tutti i miei sforzi non sono riuscita farti maturare?

Quello che aveva sentito pochi minuti prima, però le era davvero piaciuto! Lui aveva ragione tutto sommato…
C’era anche dell’altro…era solo una misera sensazione, ma era oltremodo convinta di aver percepito dentro di lui qualcosa di diverso, come la certezza che vi fosse un fuoco tenuto ben represso. Non si trattava di semplice passione, bensì un che di molto di più complesso che non sapeva classificare.
C’era un elemento nuovo o forse vi era sempre stato nel dio: per adesso non sarebbe stata in grado di stabilire, se ciò fosse un bene o un male.

Fu con questi pensieri funesti, che Xena spalancò il portale del tempio della dea.
Andò vicino alla statua di culto e in preda all’ira urlò:
“Afrodite, esci fuori immediatamente!”
Quest’ultima rispose all’appello e apparve dietro di lei, tenendo sbarazzina le braccia dietro la schiena e sorridendo giuliva:
“Ciao, Xena! Come stai e…dov’è Gabrielle?”

La guerriera con uno scatto felino le agguantò i capelli di boccoli biondi.

“Mi fai male!” Piagnucolò la dea.

“Cosa diavolo hai fatto?”

“Lasciami! Permettimi di spiegarti!”

“Annulla quell’incantesimo immediatamente!” Le intimò la guerriera digrignando i denti.

“Ti prego, non è così come sembra. Sediamoci e parliamo! Per favore, cerca di essere un poco civile. Ti scaldi sempre troppo, quando si tratta di Ares!”

La donna spalancò gli occhi per la frecciata dispettosa di Afrodite e lasciò la presa: certo, stava esagerando.
“Oh, grazie!” disse la dea graziosamente imbronciata e prendendosi i capelli fra le mani cercando di sistemarli.
“C’è un motivo per il quale ho agito così: accomodati e ascolta!”

Dite fece apparire uno scranno a due posti intrecciato di rami, sul quale vi erano dei soffici cuscini.
La guerriera un po’ restia alla fine accettò l’invito.
La dea dopo essersi sistemata le pieghe del vestito rosa, tanto trasparente da far intuire tutte le sue forme con estrema facilità, disse:
“Sai, mia cara Xena, io non sono stupida come credi, e non agisco…perché non ho nulla da fare tutto il giorno!
“Spiegati, ma fallo presto!”
L’altra scosse il capo contrariata, e accavallate le gambe cominciò la narrazione.
“Va bene. Ti dirò quale è il motivo per quale ho deciso di fare questo incantesimo su Ares. Qualche tempo fa ero impegnata… Beh, sono la Dea dell’Amore, e ho bisogno anche io delle mie distrazioni: ero riuscita a trovare due giovani amanti persiani davvero bellissimi, talmente ben fatti che…”
“Non mi interessa, vai avanti!” Sbottò l’altra con lo sguardo con cui era solita minacciare i nemici.
“Allora…ad un certo punto ho sentito nelle orecchie un pianto lontano, di un neonato e una voce femminile. Sai che noi dei possiamo sentire le suppliche di chi ci invoca, dovunque egli sia. Ho pensato che fossero delle persone in pericolo e ho lasciato di fretta e furia i miei due splenditi ragazzi, e mi sono recata sul posto!”
Ero apparsa dietro a degli alberi, non rendendomi visibile e ho visto che una donna bruna litigava con un uomo, ella recava tra le braccia un neonato avvolto in un panno. Lui, ad un certo punto le aveva dato uno schiaffo, che era stato così terribilmente violento da gettarla a terra; il bambino le era scivolato sull’erba fresca e piangeva ancora più forte. L’uomo se ne era andato montando su di un carro: li aveva abbandonati lì senza scrupoli.
A quel punto, volevo intervenire, ma erano sopraggiunti all’improvviso dei lupi affamati attirati dall’odore delle teneri carni, e io non mi decidevo ad agire. Io odio quegli animali!
Prima che io mi muovessi, un’ombra scura era saltata nel circolo formato dai lupi con un’acrobazia, e aveva raccolto sia la madre che il piccolo.
Portati al sicuro le due ignare vittime, per allontanare i predatori cominciò a lanciare delle palle di fuoco, che provocarono un bagliore tale da illuminare il volto del misterioso guerriero. Fu solo a quel punto, che mi resi conto che si trattava di mio fratello Ares.
Non c’era dubbio. Nonostante la sorpresa, rimasi nell’ombra perché mi volevo accertare della natura delle sue intenzioni, infatti nutrivo dei forti sospetti.
Lui aveva preso il neonato tra le sua braccia muscolose e lo teneva con attenzione.
Lo guardava intensamente e dopo aver abbozzato un sorriso disse:
“Piccola, non preoccuparti, anche se tuo padre non ti vuole, un giorno non dovrai più preoccuparti dei nemici, perché io farò in modo che tu possa imparare a difenderti da sola. Sarai una guerriera…”
Detto ciò afferrata anche la madre svanì, ma io lo seguii.
Le aveva condotte presso le amazzoni. Mise la bimba nelle braccia della stessa Varia, Regina delle Amazzoni, chiedendole di addestrarla nelle arti del combattimento, non appena fosse cresciuta e per la madre dispose che fosse curata e ospitata…”
Xena era arrivata al limite e dovette interrompere il racconto della dea:
“Cosa stai cercando di dirmi? Che Ares avrebbe salvato devi innocenti senza nessuno scopo? Che il superbo e crudele dio guerriero, si sarebbe occupato di mettere al sicuro, due esseri umani inermi? Ti sbagli, forse non era lui!”
“Ma come potrei sbagliarmi: adesso, non sarei in grado di riconoscere mio fratello?”
La donna aveva gli occhi e la bocca spalancati; lui non poteva mutare, non era possibile che avesse compiuto un’azione del genere!”
“Allora avrà un qualche interesse!”Sbottò la guerriera alzandosi in piedi furiosa.
“Io credo proprio di no, invece! Io sono sicura che lui sia cambiato!”
Afrodite afferrò le mani dell’altra invitandola a sedersi di nuovo e guardandola con i suoi occhi innaturalmente azzurri, sorridendole con le fossette, le disse:” Lui, è orgoglioso e non vuole far sapere a nessuno quello che gli è accaduto dentro; dopo che ha sacrificato la propria divinità, senza chiedere nulla in cambio, per salvare te, Gabrielle ed Eve. Sai, lui è davvero molto bravo a fingere, a dissimulare: è ciò che sa fare meglio.
Alle volte penso, che se fosse nato umano non sarebbe diventato un guerriero, ma un attore: ha anche un ottima presenza scenica, non trovi?” La dea fece una delle sue risatine.
Xena restava incredula.
“Stai dicendo sul serio, credi davvero che lui stia fingendo di essere il ‘malvagio Ares’ di un tempo?”
“Certo!” ammise lei convinta di essere stata capita questa volta.
“Adesso, torniamo al punto: perché gli hai fatto questo incantesimo?”
“Semplice io sono convinta, che lui abbia bisogno di qualcuno accanto di una donna e di una famiglia. Credo che questo sia il suo desiderio più grande, anche se rimane inespresso all'interno del suo animo. Io, voglio aiutarlo a trovare quello che sta cercando!”
Afrodite aveva assunto l’aria di colei che si sentiva un’eroina illuminata.
Xena si schiarì la voce e poi la alzò: ”Credi che questo sia il modo? Vincolare tutte le donne del mondo a un essere come Ares, infedele, donnaiolo e non dimentichiamocelo, violento e senza scrupoli?”
“Ti dico, che lui non è più così! Pensa a quanto gli sia difficile, ora essere consapevole di tutto il resto e fare i conti con il proprio ruolo e la propria natura! Lui soffre!”
“Lui soffrire? È un‘assurdità!”
“Lo conosco. So anche che non è mai stato del tutto malvagio e tu lo dovresti aver capito, meglio di chiunque altro! Adesso poi…”
“Senti, a me non importa nulla di Ares e dei suoi “turbamenti”, voglio solo che le fanciulle non siano costrette ad essere attratte da lui! Ci vuole un po’ di rispetto per il genere femminile!
Io non mi dimentico delle malvagità a cui mi ha sottoposto in passato, e di recente ha messo in pericolo di nuovo la vita di Eve, e di come ha fatto quasi sterminare tutte le amazzoni! È un essere odiosissimo!
Non merita il tuo impegno, e non credo che sia cambiato!”
Xena, era stata dura a livello verbale, ma Afrodite le lesse negli occhi che non pensava davvero quelle parole che aveva pronunciato.
La dea mise su un finto e grazioso broncio: “Quando era in balia di Caligola, mio fratello, pur privo delle suoi poteri è venuto ad aiutarmi. Questo non l’ho dimenticato, io! Glielo devo! ”

La Principessa Guerriera si era alzata in piedi e ormai non la ascoltava più.
“Togligli quell’ incantesimo e basta! Non mi interessano tutte queste stupide chiacchiere!”
La dea pensò con terrore che se lei fosse stata qualcun altro, sicuramente l’avrebbe già attaccata.
Ella si alzò in piedi urlò con voce stridula, mettendo le mani ai fianchi: “Non posso, mi dispiace! Il sortilegio se ne andrà automaticamente nel momento in cui Ares avrà trovato una donna che lo ami per quello che è, e solo nel caso che anche lui ricambi questo sentimento. Dopo di ciò tutte le altre saranno libere. E tu Xena, dovrai aiutarmi, se vuoi che la situazione si risolva al più presto!”
La guerriera si dovette sedere con gli occhi fuori dalle orbite.
“Qui non si tratta di combattere contro i signori della Guerra, mostri, 'divinità crudeli' o eserciti: è un’impresa impossibile! Io non sono in grado, nessuno è in grado di trovare una donna per il Dio della Guerra!”
Afrodite si sedette accanto a lei, la prese per le spalle con delicatezza e la guardò negli occhi, con uno sguardo fin troppo eloquente. Avrebbe voluto dirle che l’unica donna al mondo giusta per Ares era proprio lei, e che egli si struggeva d’Amore per causa sua da troppo tempo ormai. All’inizio era stata un’ossessione per lui, una sfida eccitante, ma poi se ne era innamorato perdutamente.

La dea si ricordava del giorno in cui aveva trovato suo fratello sull’Olimpo, ritornato da poco ad essere una divinità: appariva piuttosto abbattuto. Sedeva con le spalle curve su di un gradino del podio, dove era messo il trono del Re degli Dei.
“Sono di nuovo il Dio della Guerra e ho già fatto del male alle uniche persone a cui non avrei voluto farlo. L a mia natura e mio ruolo mi impongono un certo comportamento…
Sai l’unica cosa che avrei desiderato? Restare umano e vivere con loro due in quella miserevole fattoria sperduta. Mi sarei accontentato anche di non avere mai Xena, mi sarebbe bastato starle discretamente accanto; avrei sopportato perfino quell’irritante di Gab: ormai mi sono affezionato anche a lei. Mi sarei anche rassegnato ad invecchiare, pur di rimanere lì con loro…
Non posso, Afrodite, capisci, non potrò mai!”
Lei si era seduta accanto a lui sullo scalino di marmo bianco.
“Mi dispiace è quello che siamo. Tanto potere e molta solitudine! Bisogna accettarlo.”
Sentenziò lei.
“Xena non dovrà mai sapere quello che provo, quanto l’amo oltre misura, e in special modo quanto sono cambiato! Voglio che viva felice con la sua poetessa…Ah! Quanto darei perché mi vedesse una sola volta, con gli occhi con cui guarda lei! Non si è accorge di me, non mi guarda dentro! Ma non vorrei nemmeno farle pena!
Alla bionda dea parve un bambino perso.
“Porterò avanti il ruolo che mi è stato affidato dal Fato! Tornerò peggiore di prima! La Guerra mi consolerà, il fragore delle armi mi renderà più forte. Lì solo è il mio posto, sul nudo e sterile campo di battaglia! Devo andare…”
Quando il dio alzò il capo si avvide che sua sorella stava piangendo. Ella lo abbracciò e appoggiò il viso al suo, bagnandogli di lacrime sincere la barba corvina.
“Non è giusto!” -Diceva tra i singhiozzi- “Che gli uomini possano scegliere il proprio destino, mentre tu no. Ti fa onore provare questi sentimenti, non devi vergognartene!”
“No…calmati, cara Dite!” -Le diceva lui asciugandole le goccie di pianto con le nocche- “Mi passerà e sarò quello di un tempo, non preoccuparti per una vecchia canaglia come me!”
“Io non voglio che tu sia più‘il vecchio Ares’: non soffocare più le emozioni che provi verso Xena e, la compassione che senti verso tutti gli uomini, adesso!”

Trascorso qualche minuto lei si era quietata, rimasta in silenzio e alzatasi in piedi porse una mano affusolata al fratello, che lui afferrò mettendosi in piedi. Pian piano lo condusse dolcemente nella Sala d’Oro, dove gli dei attraverso degli specchi potevano vedere presente, passato e futuro. Lì vi era un kline foderato di velluto blu; ella vi si adagiò sopra e le sue lunghe gambe che uscivano dallo spacco laterale dell'abito succinto, si mostravano sode e sensuali.
Si tolse con delicatezza la parte superiore della veste, mostrando il torso e il seno pieno splendidamente modellati.
La dea prese entrambi le mani di lui, ma egli abbassò lo sguardo.
“No, non questa volta…”
“Ma starai meglio dopo…”
“È passato quel tempo…io non posso!”
Lui si girò deciso con la mascella serrata, incrociando le braccia sul petto.
Lei si alzò e gli cinse la vita con le braccia di lui voltato, appoggiando la guancia alla sua schiena.
“Lasciami…”
“La ami troppo, non è vero? Non ti avevo mai visto così perso per una mortale…mai!”
Le mani bianche, ornate da lunghe unghie dipinte di lei, si spostarono pericolosamente verso il basso ventre di lui, muovendosi sul morbido cuoio nero.
Lui inalò forte dal naso: “Fermati…!” Le intimò afferrandole le mani e girandosi verso di lei.
Ares le sussurrò: “Per secoli è stato compito del Dio della Guerra e del Dea della Amore congiungersi in questa stanza. L’intento era quello di unire le nostre energie opposte; nei momenti in cui il mondo era in difficoltà e ripristinare l’equilibrio perduto, in modo che tutto non ripiombasse nel caos originario. Adesso, però gli dei non regnano più come un tempo come Signori e Padroni incontrastati, e perciò non è più indispensabile che noi due…
Gli uomini attraverso la nuova fede stanno imparando a autogestirsi e sento che diverse forze si stanno muovendo e crescendo! Non dipendono da noi: non siamo più così necessari. Se vogliamo potremo ancora intervenire, le nostre presenze potrebbero servire, ma…presto saremo dimenticati! E forse perderemo il nostro Potere e svaniremo nel nulla…” Disse lui schioccando le dita con un gesto enfatico, per sottolineare quelle ultime parole.
“Perciò credo, che sia arrivato il momento che questo obbligo abbia termine, anche se entrambi ne abbiamo sempre tratto un rinvigorimento delle nostre stesse Energie!”
Sentenziò lui seriamente.
Lei abbassò lo sguardo, si morse il labbro e avrebbe voluto far scorrere le lacrime che le salivano agli occhi. Dentro di lei qualcosa le si stava spezzando dolorosamente: non aveva mai sperimentato nulla del genere. Per lui quindi, 'quell’Unione Mistica', alla quale Zeus li aveva consacrati fin da adolescenti in segreto, era stato solo un ‘obbligo’…
Non doveva dare a vedere ciò che sentiva. Non avrebbe mai creduto di provare nei confronti di lui, qualcosa che non fosse: ’quell’odioso di Ares, inviso a tutti gli dei e agli uomini’.
Lei rise sbarazzina con una risata che sembrava un tintinnio di campanellini, e disse:
“Sono d’accordo. Sei l’unico che mi sia rimasto e ti voglio bene, dopotutto! Perciò farò qualunque cosa purché tu sia felice! Anche comportarmi sempre e solo da brava sorellina nei tuoi confronti, da ora in avanti!”
Lui deciso la prese saldamente per i polsi: “Ti prego, non fare nulla che potrebbe nuocere a loro due. Mi sono sfogato con te, perché tu sei l’unica che mi possa capire!”
“Mai, anche io tengo a loro!
Sai, sei così mutato…ultimamente, sei talmente bello: pieno di dignità e fervore! Io non ho potuto realizzare questo per te in passato, solo lei ci è riuscita!”
Gli occhi del Dio della Guerra la guardarono con tenerezza.
“Io vado, ho molto da fare!”
Lui si era già materializzato altrove.

Afrodite sospirò a quel ricordo: la Principessa Guerriera non avrebbe mai dovuto sapere niente di ciò.
“Bene, Xena andiamo! L’unica cosa da fare è organizzare un bel concorso, come di quelli che si fanno a Lesbo! Facciamo sfilare le fanciulle davanti ad Ares, in modo che possa esaminarle una per una, anche ponendo delle domande!”
“Come, facciamo?” Urlò la guerriera ormai spazientita afferrando la dea per il collo, come se fosse una gallina.
“Ahi! Mi stai facendo malissimo!”
“E potrei fartene ancora! Annulla l’incantesimo!
“Ti ho detto già che non è possibile! L’unica cosa che puoi fare è aiutarmi a trovare questa persona per lui!”
“Ok!- disse la donna con un‘espressione terribile sul volto, e lasciando la dea- basta che questa storia finisca presto!”
Afrodite sorrise: le cose stavano andando come aveva previsto.

Qualche giorno dopo, una lunghissima fila vociante di ragazze imbellettate e con le chiome raccolte stava davanti al tempio del Dio della Guerra.
Xena vi entrò con un passo deciso: “Ares, fatti vedere!”
“Salve, ah ma ci sei anche tu Afrodite; immagino che abbiate raggiunto un accordo, bene!”
Esclamò lui sorridendo, con delle piccole rughe che gli si formavano intorno agli occhi e la bocca.
“Sì, l’unica soluzione è trovare una donna per te!”Esclamò la guerriera con una smorfia minacciosa, come se stesse per intraprendere una battaglia.
Lui alzò inverosimilmente le sopracciglia, sorpreso.
Lei andò a spalancare il portale dell’edificio, mentre la dea invitava le ragazze a disporsi in maniera ordinata.
“Oh, no! Quelle arpie!” esclamò lui andando a nascondersi dietro al trono.
“Ares, avanti siediti…non fare il codardo: volente o nolente, dovrai esaminarle!” gli urlò Xena.

Quando il dio stava per convincersi ad accettare l’ingrato compito, all’estero si sentì urlare.

Il Dio della Guerra balzò con la spada in pugno, con le gambe divaricate e piegate; sembrava essersi destato da un sonno profondo, il cipiglio gli si era fatto oscuro e con una voce atta al comando, disse: “Xena, c’è qualcosa di terribile là fuori, lo sento! Fai entrare tutte le ragazze, io esco!”
Lui con pochi balzi era già all’esterno. La donna affidò ad Afrodite il compito di badare alle fanciulle e chiuse il portone dietro di sé e andò ad affiancare Ares, con la spada sguainata.

Quello che avevano di fronte era un demone, gigantesco e mostruoso, che li sovrastava entrambi:
“Salve, mi manda Lucifer, il Signore dell’Inferno: sono venuto per la Principessa Guerriera!”
“Come sei arrivato qui?” gli chiese il dio: sapeva, infatti, che esseri del genere non potevano accedere al mondo terrestre se non trovavano un passaggio, o se qualcuno non si faceva da tramite chiamandoli.
“Non sono autorizzato a parlare! Voglio lei!”
Xena si fece avanti senza mostrare esitazioni:”Lascialo a me!”
La guerriera con il suo famoso grido di battaglia, fece una capriola in aria e si catapultò sull’essere che aveva ali di pipistrello, il quale spiccò il volo e la raggiunse a mezz’aria. L’attacco di lei, non fu affatto efficace, perché il demone con una manata la respinse e la sbattè a 20 metri di distanza, a terra.
Ella cercò di rialzarsi, ma non vi riuscì. Solo allora si ricordò di quella sua vecchia ferita alla schiena, perché non era più in grado più di sollevarsi e sentiva un forte dolore.
Il colpo era stato terribile ed Ares resosi conto della situazione in cui vessava la sua amata, con un salto in aria si avventò sul nemico.
Convinto di non essere scorto, cominciò a combattere con una grinta inaspettata e una tecnica sopraffina: era velocissimo e preciso.
La creatura delle tenebre vistasi in difficoltà, si precipitò di nuovo verso la guerriera. Mentre accadeva ciò, il dio con il braccio disteso ruotando la mano, stava aprendo una sorta di vortice, che avrebbe risucchiato l’essere in un’altra dimensione.
Egli si accorse tardi, che quel mostro aveva afferrato Xena.

Mentre stava per essere trascinato con lei nel passaggio, che lo attraeva inesorabilmente al suo interno, aveva minacciato con una voce cavernosa:
“Lei verrà con me!”
Ares con un altro salto si buttò verso l’immondo. Senza esitare lo infilzò con la spada e riuscì strappargli la guerriera, ma l’essere prima di essere inghiottito, con i suoi artigli lo aveva colpito al ventre.
Infatti, i demoni avevano la capacità di poter ledere le divinità, di solito invulnerabili alle armi umane.
Lui strinse forte a sé Xena. Ella era semi-cosciente, sul viso aveva dei piccoli tagli da cui usciva del sangue, lo guardò attonita mentre le bisbigliava: “Tieniti forte a me, non lasciare la presa per nessun motivo: non ce la faccio a tornare indietro, stiamo per essere risucchiati dentro anche noi! Non preoccuparti, ce la caveremo lo stesso!”
Il passaggio dimensionale si richiuse trascinando con sé entrambi.
Afrodite era uscita dal tempio sconvolta e con le braccia conserte, mentre lo spostamento d'aria le muoveva i capelli e la veste rosa, disse: “Mi dispiace, non credevo che sarebbe stato così pericoloso: l’ho fatto solo per aiutarvi…”

CONTINUA…


ANTICIPAZIONI
La situazione in cui i due protagonisti si troveranno non sarà delle più facili. Nonostante ciò finalmente, dopo tanti anni di incomprensioni avranno modo di passare del tempo insieme da soli. Daranno sfogo alla loro passione che era stata soffocata, ricordandosi prima di tutto, di essere un uomo e una donna, che si amano.

NOTA
Dal mio punto di vista è scontato che Ares/Marte e Afrodite/Venere abbiano avuto una relazione; perché mi baso sulla mitologia classica, sia greca che romana, dove tra gli dei era una fatto piuttosto normale che i parenti stretti, si accoppiassero e avessero figli. Non a caso gli stessi Zeus ed Era erano allo stesso tempo sia fratello e sorella, che consorti, nonché re e regina. Ho voluto mettere questo appunto, per coloro che magari non hanno avuto una formazione classica, o sono giovani non sono tenuti a sapere questi fatti (grandi autori e artisti, tra cui Ovidio nelle Metamorfosi per quanto riguarda la letteratura latina, o Omero nel VII canto dell’Odissea, hanno splendidamente trattato gli Amori tra Marte e Venere) e da ciò che ho scritto sopra potrebbero rimanere leggermente turbati.
È vero, nel telefilm non era presente questo riferimento, ma mi è sembrato che il farne menzione, rendesse più interessante la vicenda.
Inoltre, spesso nell’arte questo tema è stato oggetto di ispirazione, che più volte gli artisti hanno interpretato in chiave simbolica: “solo l’Amore può placare la Guerra”o “l‘Unione di opposti necessaria…” ecc...
Di esempi se ne trovano moltissimi, metto qualche links qui sotto:

http://www.artinvest2000.com/canova-venere-marte.jpg





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