L'ultimo
inverno
di
Marco
DISCLAIMERS:
Xena: Warrior Princess e i relativi personaggi sono proprietà
della Universal Pictures
tutti gli altri sono proprietà
mia.
NARRAZIONE: Molto dialogata
PERIODO: E' ambientato alla fine del 1800
LUOGHI: I fatti si svolgono tutti nella vecchia casa della famiglia
Buckland, a Londra
PERSONAGGI PRINCIPALI:
- Lucille Buckland: E' la padrona di casa e la protagonista. Una donna
misteriosa e acida che qualcuno considera addirittura pazza a causa
di eventi accaduti quando era molto piccola.
- Bernadette Roche: Cameriera di casa Buckland, è il membro più
giovane della servitù. Si occupa delle pulizie e di servire a
tavola
- Anette Tupé: Svolge le stesse mansioni di Bernadette e come
lei è un'emigrata Francese
- Rosy Williams: Anche lei lavora per la signora Buckland, è
una donna di mezza età la cui unica mansione è di pulire.
- Abigail Halliwel: E' la più vecchia. Serve a casa Buckland
da quando aveva venticinque anni e ora ne ha sessanta. Conosce meglio
la padrona di casa perché l'ha vista crescere. Svolge il ruolo
di cuoca.
- Edward Brown: Il patrigno di Lucille. Una personaggio viscido e senza
scrupoli. La sua unica preoccupazione sono i soldi.
- Rose McRee: E' la cameriera personale di Edward Brown, se la scarrozza
ovunque. Una ragazza fresca e innocente solo in apparenza perché
sa essere molto dura e spietata.
NDA: Gradirei le vostre opinioni sulla FanFic! Scrivetemi pure a iltempiodixena@email.it
Buona Lettura ^_^
***
I. Una donna molto cattiva
L'autunno era sopraggiunto già da tempo nelle fredde terre d'Inghilterra,
la nebbia sembrava nascondere appositamente con il suo manto di seta
ogni oggetto, mentre sui viali alberati le foglie morte stendevano un
tappeto castano ai passanti infreddoliti. Sopra una piccola collinetta
ai limiti della città sorgeva imponente il solido edificio di
legno, una volta casa lussuosa, ora cadente dimora della famiglia Buckland.
Il legno annerito dell'esterno e il giardino quasi incoltivato farebbero
presumere all'abbandono della villa, ma le urla che ne venivano dall'interno
erano chiaro segno che ancora qualcuno vi abitava
Le scale di mogano dell'ingresso sembravano tremare sotto i passi della
signora Buckland, una donna sulla trentina, alta e con lunghi capelli
neri sempre raccolti in un elegante chignon portato sopra la nuca.
Gli occhi azzurri della donna, ora chiusi in una fessura, sembravano
saltare da una parete all'altra della sala sottostante mentre il lungo
e casto vestito nero volteggiava lasciando intravedere la sottoveste
bianca e gli stivaletti che andavano tanto di moda in quel secolo.
- Bernadette! - Urlò la Signora Buckland, la sua mano scivolava
sul corrimano di ferro mentre scendeva rapidamente la scalinata. - Bernadette!!
- Chiamò di nuovo ma con fare più seccato. Finalmente
da una porta buia alla destra della scala una pallida e magra figura
fece capolino, infossava un uniforme nera e sopra di essa un grembiule
bianco, i capelli castani erano ordinati dietro le spalle mentre gli
occhi, anch'essi castani, guardavano la signora Buckland.
- Mi avete chiamata signora? - disse timida la cameriera
- Se ti ho chiamata? Sono cinque minuti buoni che mi sto sgolando! -
- Mi spiace io
io non ho sentito -
La padrona scese l'ultimo gradino e poggiò le mani sul ventre
assumendo poi un aria incollerita
- Da una delle mie cameriere non accetto un comportamento simile
- sentenziò mentre la giovane chinava il capo in segno di sottomissione
-
Non intendo assistere a un'altra negligenza simile. Quando
chiamo voglio essere sicura che qualcuno risponda mia cara Bernadette
- La fanciulla chinò ancora di più il capo facendo si
che una ciocca dei suoi lunghi capelli le scendesse sulla spalla e senza
levare il capo domandò con fare di profondo timore
- Posso fare qualcosa per lei signora? -
- Comincia con il raccogliere quei capelli. Non voglio rischiare di
trovare nemmeno un pelo nella cena -
- Certo signora -
- E ora portami un the, non hai visto che sono le cinque passate? Lo
stavo aspettando di sopra ma nessuno si è degnato di portarmelo!
-
- Chiedo scusa -
- Ora sbrigati. Io sarò in salotto -
E dicendolo la donna le voltò le spalle camminando decisa verso
la porta sull'altro lato della stanza, Bernadette la vide sparire nel
buio del salotto.
Una volta scese le scale che danno alla cucina, la giovane cameriera
venne come avvolta dal tepore del caminetto che solo in quella stanza
era acceso, l'odore del rosmarino e delle altre erbe appese a seccare
le pervase le narici tranquillizzandola. Intorno al massiccio tavolone
di legno stavano sedute altre tre donne, tutte abbigliate come Bernadette
ma tutte di età molto superiore a lei.
- La signora ti ha dato una bella strigliata eh? - disse una di esse,
si chiamava Rosy e si presentava come una persona piuttosto rozza, i
capelli rossi erano disordinatamente legati a formare una coda e il
viso rotondo dava sempre la parvenza di essere sporco da chissà
che cosa. - Si è solo un po' arrabbiata
tutto qua
- si giustificò Bernadette. Da quando pochi mesi prima era entrata
a far parte delle cameriere di casa Buckland si era sempre sentita molto
a disagio con il resto della servitù, e mai e poi mai avrebbe
dato loro la soddisfazione di far notare che era offesa o contrariata
dalle parole della sua padrona.
- Non preoccuparti tesoro fa così con tutti quella zitellaccia
acida - disse un'altra che rispondeva al nome di Anette. Anette era
la più giovane dopo Bernadette e come lei era emigrata dalla
Francia, era forse per questo che era l'unica di cui si fidasse in quel
postaccio. Non si può dire che Anette fosse bella
aveva
gli occhi decisamente troppo incavati e le occhiaie erano molto profonde
e tutto questo veniva delineato soprattutto dal fisico troppo esile.
Bernadette accennò a un sorriso. - Ti ha chiesto il the vero?
- Chiese Anette
- Si -
- Se vuoi ti aiuto a farlo
fino ad adesso ti sei occupata solo
delle pulizie -
- Ah
faccio io. Voi bambine non sareste capaci nemmeno di far
bollire l'acqua - disse alzandosi un'altra donna, era la più
vecchia e il suo nome era Abigail. Serviva in casa Buckland da quando
aveva vent'anni e ora ne aveva circa una sessantina, lei era l'unica
ad aver conosciuto il signor Buckland quando ancora era bambina
- La signora Buckland non è sempre stata così
-
disse Abigail mentre prendeva una pentola per far bollire l'acqua
-
quando era giovane era una ragazzina stupenda e piena i gioia
ve lo dico io che c'ero -
- Si può dire tutto di quella donna tranne che sia piena di gioia
- disse Anette con un mezzo sorriso
- Bhe certo! Ora è così! Ma prima
prima era forse
la donna più sorridente di tutta Londra -
- E cosa le è successo? - domandò Anette curiosa, Abigail
la guardò con una aria molto triste
- Sapete che la signora Buckland si sposò molto giovane con Mr
Jhon Buckland
un'affarista dell'alta società di Londra.
Ma sposarsi non la rese felice
tutt'altro
-
- Se non voleva sposarsi perché lo ha fatto? - disse sempre più
curiosa Anette
- Non fu una sua scelta di fatto
non lo conosceva neppure il signor
Buckland quando si sposarono
fu tutta una scelta dei suoi genitori,
che riposino in pace. - Dicendolo si fece il segno della croce poi prese
l'acqua che aveva cominciato a bollire e la versò nella teiera
di porcellana facendo bene attenzione a non scottarsi.
- E poi cosa accadde? - Rincarò Anette vedendo che la donna tardava
a proseguire. Abigail finì di mettere a posto il vassoio con
il the poi lo porse a Bernadette dicendo
- Ne parleremo un'altra volta. Ora porta il the alla signora o si spazientirà
di nuovo -
Bernadette annuì e sparì su per le scale.
La signora Buckland stava comodamente seduta sul divanetto vittoriano
a ricamare. La stanza in cui si trovava era molto grande e con una moltitudine
di oggetti. I grossi tendoni in velluto rosso coprivano i finestroni,
il caminetto era di dimensioni notevoli e la polvere depositata al suo
interno dava di certo a notare che non se ne faceva largo uso nonostante
il freddo autunnale. L'intonaco era sbiadito o caduto in certi punti
del soffitto color panna e il grande lampadario di cristallo pareva
illuminare la stanza anche se le sue candele erano tutte spente. La
nobil donna sembrava talmente concentrata nel suo lavoro di ricamatrice
che non si accorse, o non volle accorgersi, della giovane Bernadette
che facendo traballare le tazze entrò lentamente nella stanza
calpestando il tappeto di moquette di un rosso sbiadito.
- Appoggiale lì sul tavolo e portami la tazza - disse la signora
Buckland senza distogliere lo sguardo dall'ago. Bernadette versò
un po' di the nella tazza decorata, poi prese il cucchiaino e mise due
cucchiaini di zucchero. Afferrò saldamente la tazza bollente
e la porse alla padrona che posò prontamente il suo lavoro di
cucito sul comò.
- Cos'è questo schifo?! - Sbraitò la signora Buckland
non appena sorseggiò il the - Io non bevo the zuccherato! -
- Oh mi spiace signora, gliene preparo subito un'altra tazza - disse
affrettandosi a versarne dell'altro.
- Hai già sistemato le stanze da letto? - domandò la padrona
mentre prendeva la tazza dalle mani della cameriera
- Si signora -
- Anche quella in fondo al corridoio? -
- No signora, non pensavo di doverne preparane due -
- Bhe prepara anche quella allora. Mr Brown porta con se anche la sua
"amichetta" -
- Vuole che prepara la stanza con il letto matrimoniale? -
La signora Buckland la guardò con fare di profondo disgusto
- Non sia mai detto! Se Mr Brown se la fila con la sua cameriera non
sono certo affari miei
ma non nella mia casa! -
- Oh
mi spiace
ho
ho capito male
-
- E questo è uno dei tuoi difetti Bernadette
- disse appoggiando
la tazza sul comodino accanto al ricamo
-
tu non devi capire, devi eseguire e basta. Spero non mi farai
fare brutte figure quando avremo qui ospite il signor Brown -
- Certo Signora Bukcland -
- Ora porta via il the e quando torni in cucina di a Rosy che voglio
vedere la casa lucida domani mattina -
- Come desidera -
Bernadette prese la tazza e dopo che la ebbe messa sul vassoio si affettò
a lasciare il salotto. Appena tornata nelle cucine le tre donne la stavano
aspettando con un sorriso sulle labbra
- Ebbene? Cos'aveva stavolta da urlare? Hai respirato in modo sbagliato?
- disse sarcastica Anette
- No
le ho messo lo zucchero nel the
-
- Mh
brutt'affare
comunque non potevi sapere che lei piace
amaro -
Anche la vecchia Abigail si intromise nella discussione - Lei prende
tutto amaro
ha un'avversione per lo zucchero -
- Credo che una bella inzuccherata non le farebbe male - rispose Anette.
La più giovane cambiò subito discorso ricordandosi di
ciò che aveva detto la signora Buckland
- Ah Rosy, la signora ha detto che domani vuole trovare la casa lucente
-
- Sz
se provasse ad aprire le finestre forse splenderebbe un pò
di più
- rispose Rosy
- Ma chi è questo signor Brown che aspetta?
- domandò
Bernadette -
è quasi un mese che preannuncia il suo arrivo
-
- Mr Edward Brown è il padre della signora Buckland - disse Abigail
sorridendo, le altre tre assunsero facce sorprese
- Il padre? Ma io pensavo fosse morto! - azzardò Rosy
- In effetti è così. In padre della Signora morì
quando lei aveva solo dodici anni
così la madre si risposò
con questo Edward Brown -
- Oh
non deve aver avuto una vita facile la signora - osservò
Bernadette con fare triste
- Bhe
non è tutto! - continuò Abigail - Pensate
che dopo due anni di matrimonio con quest'uomo la madre lo sorprese
a tradirla con un'altra donna -
- E cosa successe? - chiese Anette presa dal racconto
- Nulla
-
- Nulla?! -
- Purtroppo la madre della signora non era abbastanza forte economicamente
per potersi separare da Edward Brown
così dovette cacciare
giù questa brutta storia
pensate che
-
Un urlo proveniente dal piano superiore interruppe Abigail.
- Oh
rieccola che comincia a starnazzare
- osservò
Anette sentendo la signora Buckland che chiamava il suo nome a gran
voce - Vado a vedere cosa vuole
- e si alzò dal tavolo
correndo su per le scale che davano all'ingresso.
Appena giunta nella camera da letto dalla quale chiamava la signora
Buckalnd, Anette si trovò a fissare la tetraggine della stanza.
La donna stava seduta su una poltroncina accanto alla finestra semi
aperta da cui entrava un vento gelido, le tende blu svolazzavano come
se mille mani le stessero tirando. Anette si strinse nello scialle di
lana.
- Mi dica signora Buckland -
- Vai giù nel salotto e portami il ricavo che stavo terminando
-
- Subito signora - Fece per girarsi ma venne fermate dalla voice della
padrona
- E vedi di tenere la tua lingua a posto se non vuoi ritrovarti a usarla
fuori da queste casa -
- Come signora? - chiese confusa. Gli occhi della donna si socchiusero
e le labbra si protesero leggermente in avanti, un espressione che la
signora Buckland riservava solo ai momenti in cui era compiaciuta di
qualcosa
e quanto pare ora era molto felice di aver colto in fallo
la sua cameriera.
- Ho sentito che mi hai dato della zitellaccia -
- Io
io
-
- Quando torni in cucina riferisci pure alle altre che se vogliono parlare
di me lo facciano dove le mie orecchie non possano sentire -
Anette si riprese per un attimo - Si signora
-
- Ora sbrigati e portami il mio ricamo -
La cameriera si precipitò giù per le scale fino al salotto,
prese il ricamo e tornò su. Prima di entrare nella camera lo
osservò: benché non fosse ancora completo si poteva distinguere
una testa di donna con lunghi capelli biondi che reggeva una spada sporca
di sangue, Anette rabbrividì per un attimo poi entrò nella
camera per consegnare l'oggetto
- Ora puoi andare. Non voglio più essere disturbata fino a domattina
- la congedò la donna. Anette accennò a un inchino e se
ne andò.
Giù nelle cucine Abigail stava insegnando alla giovane Bernadette
come fare un buon the ma mentre la vecchia stava per iniziare a spiegare
come mettere le foglie nella bustina Anette sopraggiunse sbattendo la
porta che dava sulla scala di pietra
- Quella donna è capace di mettermi davvero paura - disse
- Cos'è successo ora? - chiese Rosy dal findi della stanza dove
stava prendendo la scopa
- Ci ha sentite
- iniziò a spiegare dopo essersi seduta
con le mani appoggiate alla testa -
ci ha sentite parlare male
di lei -
- Si è arrabbiata molto? - domandò Bernadette
- No
l'ho vista più arrabbiata
ha detto che se ci
sente ancora ci sbatte fuori -
- Se dovessi tenere conto di tutte le sue minacce mi troverei nel campo
santo da quarant'anni - disse Abigail
- Ma come hai fatto a resistere tanto tempo con quella? - domandò
furiosa la giovane Anette
- Basta non farci caso
e saperla prendere dal verso giusto -
- L'unico verso da cui la puoi prendere è per i piedi
e
poi buttarla dalla finestra - disse Rosy ridacchiando
- Taci Rosy
l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che
ci senta di nuovo
Approposito
ho visto il suo lavoro di
ricamo
è orribile
non nel senso che sia fatto male
ma
bhe non era certo una cosa allegra -
-La signora ricama da quando si sposò
cosa ha ricamato
stavolta? - chiese l'anziana Abigail. Anette senza pensarci su cominciò
a descrivere la figura
- Non era ancora terminata ma ormai si capiva bene. Era una donna bionda
con i capelli lunghi. Aveva una specie di vestito che mostrava la pancia
e degli stivali lunghi da guerriera
tutta vestita di nero e
ah si! Aveva anche una spada insanguinata in mano! -
- Callisto - disse all'improvviso Bernadette. Tutte le tre donne si
voltarono insieme a fissarla
- Chi? - chiese Anette sorpresa, subito l'altra ripose un po' timorosa
- E'un personaggio della mitologia greca
viene menzionato molte
volte nei rotoli di Xena-
- E da quando ti intendi di mitologia tu? Pensavo che non fossi andata
a scuola
-
- Si
in effetti non sono andata a scuola
ma quando ero in
servizio dai miei precedenti padroni prendevo in prestito dei libri
dalla loro biblioteca
e una volta lessi uno di questi racconti
-
Abigail non si mostrò affatto sorpresa e spiegò - La signora
Buckland è sempre stata molto affascinata dalla mitologia greca
le venne questa ossessione quando si perse nelle foreste giapponesi
vent'anni fa -
- Cosa?! E come ha fatto a perdersi in una foresta? -
- Non so bene come è andata
era andata con suo padre in
Giappone per un viaggio di lavoro
e durante un'escursione si perse
quando la ritrovarono il giorno dopo delirava
diceva di aver ritrovato
se stessa nel passato
poverina
era molto giovane e lo spavento
la fece impazzire per qualche tempo -
- E cosa c'entra con la mitologia greca? -
- Non lo so
ma appena è tornata si è messa a leggere
tutto ciò che riguardava i miti greci
una vera ossessione
-
- Strano
dodici anni che sono qui e a parte i libri non ho mai
notato nulla - affermò Rosy
- Non lo da a vedere
ma i ricami sono la prova che ancora quel
delirio non le è passato
- disse Abigail.
Un silenzio innaturale scese nella stanza, tutte e quattro le donne
pensavano a questo fatto. Lavoravano davvero per una padrona inferma
di mente? Che voleva dire che aveva trovato la sua lei passata nella
foresta del Giappone?
Anette fu la prima a rompere il silenzio - Sono già le undici,
domani mattina dobbiamo preparare tutto per gl'ospiti
buonanotte
- disse frettolosamente prima di scappare su per le scale, le altre
tre si ritirarono subito dopo.
II.
Serva e Padrone
I primi raggi del sole venivano velati dalle nubi grigiastre del cielo
londinese. Da poco la servitù di casa Buckland si era messa all'opera:
la vecchia Abigail era in cucina a preparare la colazione per la padrona
e gli ospiti, Rosy stava finendo di lucidare i vetri delle credenze
mentre Anette e Bernadette davano gli ultimi ritocchi alla tavola apparecchiata.
Dei rumori al piano superiore preannunciarono l'arrivo della padrona
di casa e di fatti dopo pochi minuti Lucille Buckland avanzò
con il suo passo deciso verso il piano inferiore.
- Bernadette! - chiamò, la giovane arrivò subito alle
sue spalle
- Mi avete chiamata? -
- Metti subito in ordine le mie stanze. Avete preparato la stanza per
il signor Brown? -
- Si signora -
- Bene. Abigail ha già finito di preparare la colazione? Mr Brown
sarà qui a momenti -
- Vado subito a vedere
-
- No, tu prepara la mia stanza. Andrò io. -
- Come vuole lei signora Buckland -
Lucille scese svoltò a destra lasciando che la cameriera faccia
il suo lavoro e, per la prima volta dopo molti anni, scese nelle cucine.
- Il bacon lo voglio ben cotto - disse facendo sussultare la vecchia
Abigail che stava china sui fornelli
- Oh! Signora! Ce
certo il bacon sarà ben cotto
-
- Voglio che appena hai finito fai portare tutto a tavola subito -
- Certo signora, sarà fatto -
La donna stava per girarsi quando dalle scale ecco scendere Anette che
vedendo la sua padrona nella cucina si fermò di scatto, Lucille
senza badare al comportamento le impartì gli ordini
- Se hai finito con le stanze ti consiglio di darti una sistemata e
di farti trovare subito all'ingresso -
Anette annuì e si appiattì contro la parete della scala
per lasciare passare la signora Buckland.
- Cosa ci faceva lei qui? - Domandò Anette non appena l'ombra
della donna fu sparita
- Mi ha chiesto di cuocere bene in bacon - rispose Abigail
- Non l'ho mai vista scendere nelle cucine
-
- Sono due anni che non ci mette piede, da quando ospitammo l'ultimo
ospite -
- Sembra ci tenga molto a questo signor Brown -
- No
in realtà lo odia per quello che ha fatto a sua madre
-
- E perché ci tiene che sia tutto in ordine allora? -
Abigail alzò le spalle per fare cenno che non ne aveva la minima
idea, in quel momento il campanello suonò.
- Oh è arrivato! - Urlò Anette scappando al piano di sopra
Arrivata nell'ingresso trovò la signora Buckland davanti alla
porta ad aspettare, Anette aprì lasciando entrare la brezza mattutina
che per una attimo la fece rabbrividire. L'uomo entrò nella casa
seguito a ruota da una giovane e graziosa fanciulla.
L'uomo era Edward Brown, il patrigno di Lucille. Indossava una giacca
verde bottiglia e dei pantaloni grigio scuro, la bombetta nera nascondeva
la testa calva, il bastone elegante, i baffi a spazzola e l'occhiale
davano un'aria di nobiltà alla figura. La ragazza invece se ne
stava seminascosta dietro l'uomo, non era molto alta e i capelli biondo
chiaro le arrivavano alla nuca, cosa molto strana per la moda di quel
tempo. Gli occhi verdi erano messi straordinariamente in risalto dal
vestito color cenere sovrastato dal classico grembiule che differenziava
i padroni dalle loro cameriere. La padrona di casa si fermò
come incantata da quegl'occhi languidi che in qualche modo le ricordavano
qualcosa che non ricordava.
- Lucille
- disse il signor Brown togliendosi il cappello e distogliendo
l'attenzione della signora Buckland -
è sempre un piacere
vederti -
Lucille non si scompose minimamente, ferma e immobile come una statua
con le mani sul grembo.
- Ho fatto preparare le vostre stanze
spero che dormiate separati
- disse lanciando un'occhiata malevola al patrigno. Lui rispose come
se quella della figlioccia fosse una battuta
- Ma certo certo! Rose è solo la mia cameriera personale -
Disse indicando la giovane. Lucille la guardò di nuovo ma il
suo sguardo non era ricambiato, la ragazza guardava fissa a terra.
- Date pure le vostre cose ad Anette, ci penserà lei a sistemarle
-
Edward Brown si tolse il cappotto e insieme alla bombetta e bastone
li porse alla cameriera di casa che si affrettò a portarli presso
l'appendiabiti poi guardò Lucille che per tutta risposte gli
diede le spalle
- La sala da pranzo è da questa parte
-
- So benissimo dov'è la sala da pranzo Lucy
-
La donna su girò e con fare piuttosto seccato
- Ti prego di non chiamarmi più Lucy. E ora seguitemi -
- No
Rose mangerà in cucina con la servitù
vero Rose? -
La ragazza abbassò la testa. Lucille avrebbe voluto avvicinarsi
e accompagnarla in cucina
ma sapeva che non era il caso così
le indicò la porta che dava alla scala di pietra. Poi i due svanirono
nella sala da pranzo.
Rose scese i gradini e quando si ritrovò nell'accogliente e calda
cucina si sentì quasi sollevata. Abigail appena la vide entrare
le andò in contro dicendole di sedersi e mettendole davanti una
bella tazza di the fumante con un piatto di biscotti.
- Tu dei essere la cameriera personale di Mr Brown non è così?
-
la giovane mise giù la tazza che si era portata alla bocca per
rispondere
- Si. Mi chiamo Rose, Rose McRee -
Abigail le sorrise amorevolmente e le passò una mano sui capelli.
- Mangia ora. Dopo Bernadette ti farà vedere dove passerai la
notte -
L'ultima frase sembrò turbare un po' la ragazza.
Al piano di sopra Lucille Buckland stava seduta a capo tavola mentre
dall'altra pare Mr Brown la guardava. Anette arrivò ben presto
con il vassoio colmo di tazze, pasticcini e fette di torta e mentre
la cameriera serve loro cibo e the l'uomo inizia a parlare
- Come puoi ben immaginare non sono certo qui per una visita di cortesia
-
- Ne sono più che sicura - controbatté Lucille, Anette
lasciò la stanza. Edward sorrise poi continuò
- Ultimamente ho dovuto molto faticare per mantenermi
come sai
gli affari di borsa non vanno troppo bene ultimamente -
- Le tue finanze non mi riguardano -
- E invece si
vedi
questa casa, la casa in cui sei cresciuta,
è mia -
- Menti, qui ci abito io -
- Si
ma lasciami finire Lucy
-
- Lucille -
- Certo
Lucille
. Questa casa alla morte di tua madre è
passata a me di proprietà
ma ho voluto lasciartela per
permetterti di costruirti una vita
Ora che le mie finanze hanno
subito una grave perdita ho deciso che è il caso di vedere qualcosa
-
- Non intenderai vendere la casa? -
- No
non esattamente. Venderò la casa in cui ho abitato
fino ad oggi, è molto grande e di certo frutterà molti
soldi -
- Cosa c'entro io? -
- Vendendo quella casa mi ritroverei in mezzo a una strada
ma
visto che anche questa per legge è mia
-
- Vorresti trasferiti qui?! -
- Si
-
- Mai -
- Oh Lucille
non è una proposta questa
è un
dato di fatto! Non hai scelta. O vendo l'altra casa e vengo ad abitare
qui con te, o vendo questa casa e ti sbatto in mezzo a una strada
-
Lucille dall'altra parte del tavolo guardò il patrigno con aria
disgustata, non solo aveva raggirato e ingannato sua madre ma era venuto
anche per farlo con lei.
- Sei disgustoso - disse la donna alzandosi dal tavolo e buttando il
tovagliolo accanto al piatto.
- Calmati Lucille. Domani partirò di nuovo per Oxford, devo sistemare
alcune cosette laggiù. Quando tornerò voglio che tu abbia
preso una decisione -
La signora Buckland scoccò un'occhiata che sembrò trapassare
l'uomo e poi indignata se ne andò dalla stanza. Precipitandosi
su per le scale non si accorse di una esile figura che camminava dalla
parte opposta sulla grande scalinata e con la testa china, assorta nei
suoi pensieri, le andò quasi a sbattere contro.
- Mi perdoni signora Buckland - disse mogia la ragazza, Lucille sollevò
lo sguardo e si ritrovò a fissare per la seconda volta gli occhi
verdi di Rose, la cameriera del suo viscido patrigno.
- Non
non importa
- disse la padrona di casa come rapita
da quel verde. Rose scese dalle scale e tornò nella cucina mentre
gli occhi dell'altra la guardavano sparire nella scala buia poi anch'ella
sparì nella sua stanza.
Il mattino seguente tutta la servitù, compresa Rose, si era già
ritrovata in cucina.
- Vuoi altro the cara? - domandò Abigail gentilmente con la teiera
in mano
- No grazie, ne ho abbastanza - rispose cupamente Rose. Anette, che
tra tutte era la più loquace, si sedette davanti alla nuoca arrivata
e guardandola dritta negl'occhi cominciò a interpellarla
- Lavori da molto con il signor Brown? -
- Da pochi mesi
-
- E' un bravo padrone? Cioè
paga bene? -
- No
non molto
ma mi offre vitto e alloggio -
Anette si sporse verso l'interlocutrice
- Lo sai chi è la signora Buckland? -
Rose scosse la testa per dire no, l'altra guardò Bernadette e
poi tornò a fissare lei
- Devi sapere che il signor Brown tempo fa sposò la madre della
Buckland
poi la tradì
e quando morì tutti
gli averi della famiglia Buckland andarono nelle sue mani. Ma non è
tutto! Ieri dopo che ho servito il the mi sono nascosta dietro alla
porta e li ho sentiti discutere -
- Anette! Se ti avesse scoperto la padrona ti avrebbe di certo cacciato!
- strillò Rosy, Anette la guardò sorridendo maliziosamente,
poi continuò il racconto
- Bhe
a quanto pare Edward Brown vuole venire qui ad abitare o
in alternativa cacciare la signora da questa casa -
Le donne guardarono Anette esterrefatte
- Ma
ma se la signora se ne va noi verremo licenziate! - osservò
Bernadette
- Come se quella si lascia mettere i piedi in testa dal patrigno
- disse Rosy
- Quello ha la faccia di uno che venderebbe sua madre per i soldi
un viscido approfittatore - appena Anette finì la frase la tazza
vuota di Rose cadde per terra frantumandosi, sulle guance della ragazza
si dipinsero due rivoli di lacrime che caddero silenziose sul tavolo.
- Sei una maleducata Anette! Non si parla male dei padroni altrui! -
disse arrabbiata Bernadette. Mentre Rosy raccoglieva i cocci Abigail
corse dalla giovane
- Non preoccuparti tesoro
nessuno voleva parlare male del signor
Brown
sono solo un branco di pettegole non
-
la materna parlata della vecchia venne interrotta da quella singhiozzante
di Rose
- Loro hanno ragione
-
- Come? -
- Edward Brown è un mostro - e dicendolo si scoprì la
spalla mostrando un grosso livido violaceo.
- Come te lo sei fatta? - domandò Anette senza preoccuparsi dello
stato della ragazza che scoppiò di nuovo in lacrime. Abigail
l'abbracciò massaggiandole dolcemente la schiena e cercando di
calmarla ma vedendo che non accennava a smettere decise di accompagnarla
nella sua stanza.
- Vieni tesoro ti accompagno di sopra
non preoccuparti -
Lucille Buckland, che fino a quel momento stava nella sua stanza a ricamare,
venne attirata nel corridoio dal suono di un pianto disperato. Aprendo
di fretta l'uscio si trovò a fissare la vecchia Abigail che poco
più avanti girata di spalle conduceva una singhiozzante Rose
nella sua stanza. Senza essere stata notata Lucille rimase a fissare
la porta in cui erano entrate le due.
- Ora riposati piccola mia, vedrai che quando ti sveglierai è
tutto passato - sentì dire dalla vecchia, poi la porta si chiuse
e Abigail camminò a fatica verso la signora Buckland che prontamente
la fermò
- Cosa le è successo? - domandò con un tono di preoccupazione
che stupì non di poco Abigail
- Oh signora
quella ragazza soffre molto
-
- E' forse malata? - l'anziana cuoca sembrò ancora più
sorpresa, mai aveva chiesto come stava una delle sue cameriere e ora
stava lì a preoccuparsi di un'estranea
- In verità signora
soffre di più nello spirito
oltre che nel corpo -
Lucille la guardò senza capire - Si spieghi Abigail -
- A quanto ho capito il signor Brown la maltratta
-
- Vuoi dire che le mette le mani addosso? - azzardò la signora
- Si
ma in che modo non l'ho capito
ha dei lividi sulle
spalle
forse percosse o
- si fermò come se avesse
paura a continuare
- O
? -
- O come se fosse stata stretta troppo forte signora Buckland - sospirò
amareggiata. Il viso della padrona si mutò in una maschera di
disgusto, le ci volle qualche secondo per congedare la vecchia cuoca
poi rientrò nella sua camera. Seduta sul letto la sua mente venne
trapassata da mille pensieri e un peso le si accalcò sullo stomaco,
pesante come un mattone. Si sdraiò sul letto ancora vestita,
e pensò
pensò a Rose
c'era qualcosa che non
andava in quella ragazza, dalla prima volta che la vide le comunicò
qualcosa di strano, qualcosa che non sapeva spiegare a parole ma che
stava lì, nella sua testa e aspettava di uscire. Le parole di
Abigail l'avevano turbata, sapeva che il suo patrigno Edward Brown era
un uomo viscido e senza scrupoli che avrebbe potuto vendere la propria
madre per i soldi ma ora
ora sapeva anche che si approfittava
delle sue cameriere in un modo che non osava nemmeno immaginare
non glielo avrebbe permesso, non con Rose almeno. Scattò dritta
sulla schiena come se qualcosa l'avesse punta. La sua mente aveva ragionato
abbastanza per prendere una decisione: qualsiasi cosa abbia messo in
moto Rose in lei doveva scoprirlo, e l'unico modo per farlo era fare
in modo che rimanesse in quella casa. L'indomani, quando il signor Brown
sarebbe tornato da Oxford, Lucille avrebbe accettato la sua proposta
di convivenza.
Quasi completamente soddisfatta della decisione si preparò per
la notte e si mise a letto aspettando che il sonno la rapisse.
III.
Quei profondi occhi verdi
Erano circa le undici di mattina quando il campanello suonò per
la seconda volta, Bernadette aprì la porta dell'ingresso facendo
entrare Mr Brown
- Fuori c'è il diluvio universale - disse l'uomo dando il cappotto
bagnato alla cameriera - Lucy è in casa? -
- Lucille
- disse cupa la padrona di casa che come un fantasma
era appena comparsa in cima alle scale
- Certo, certo
Lucille
- ripeté Edward poggiando
bombetta e bastone sull'appendiabiti, poi la guardò camminando
in sua direzione e una volta giunto al suo fianco disse:
- Vado a preparami per il pranzo
. Rose sta bene? -
la donna venne come percorsa da un brivido di rabbia, ma si trattenne
e rispose molto freddamente
- Benissimo, credo sia in cucina con le altre -
- Perfetto. Spero tu abbia preso una decisione in merito al discorso
della casa, ma ne parleremo a tavola -
Circa un'ora dopo la signora Buckland e Mr Brown stavano seduti al grande
tavolo ai due capi della tavola. Erano già arrivati al secondo
piatto e nessuno dei due aveva proferito parola. Anette entrò
con un vassoio colmo di arrosto tagliato in fette sottili e dietro di
lei era entrata anche Rose, silenziosa e malinconica come al solito,
che reggeva un grosso piatto contenete contorni di ogni tipo. Senza
badare ai membri della servitù Edward parlò
- Sono ansioso di sapere cosa hai deciso Lucille -
Lucille sollevò lo sguardo dal piatto e una volta ingerito il
boccone di carne rispose
- Sarai felice di sapere che accetto la tua proposta -
- Oh bene bene! Sapevo che avresti fatto la scelta giusta! Rose
- disse cingendole la vita con un braccio e tirandola accanto a se,
facendo quasi cadere il piatto del contorno -
metti subito in
fresco una bottiglia di champagne, c'è da festeggiare! -
La ragazza non sorrise
tutt'altro, appena il tocco dell'uomo la
sfiorò lei chinò il capo diventando più simile
a un fantoccio di pezza che a un essere umano. Vedendo che Mr Brown
non lasciava stare la ragazza Lucille la chiamò a se
- Rose potrei avere altre patate? -
Benfelice di staccarsi il padrone scappò dall'altro lato del
tavolo per servire poi se ne andò nelle cucine. Edward cambiò
argomento
- A Oxford fa molto più freddo che qui. Ormai è arrivato
l'inverno
forse prima degl'altri anni -
In effetti l'inverno era davvero giunto per Lucille, passare la sua
intera vita nella stessa casa dell'uomo che odiava di più
si sentiva gelare il sangue nelle vene al solo pensiero. In pranzo terminò
in silenzio come era iniziato.
La signora Brown salutò il patrigno augurandosi in silenzio di
non vederlo più fino al prossimo pasto.
Lucille passò la giornata nella biblioteca leggendo il suo volume
preferito dei miti greci. Leggere quei racconti le dava sensazioni particolari
leggere di come la principessa guerriera batté le divinità
dell'Olimpo la faceva sentire come partecipe di quelle avventure, sollevò
lo sguardo come attirata da una strana sensazione e davanti a se vide
Rose, intenta a spolverare gli antichi vasi del corridoio. La fissò
per qualche istante, notò i suoi capelli biondi e la sua carnagione
chiara e per un attimo le sembrò di averla sempre conosciuta
non sapeva spiegarselo
vide qualcosa mentre la guardava, un'immagine
confusa che da sempre stava nella sua mente ama che in qualche modo
non riusciva ad emergere. Il dondolo batté le ventidue e trenta,
Lucille chiuse il libro e passando accanto a Rose raggiunse la sua stanza.
Dopo essersi cambiata, lavata e sciolta i lunghi capelli scuri la donna
si coricò sul sontuoso letto a baldacchino, le ci vollero pochi
minuti per addormentarsi e sognare
Si trovava in un grande bosco
una foresta con alberi enormi ed
era una bambina
aveva solo dodici anni
si sentiva agitata
perché sapeva di non essere sola in quella foresta così
grande
sentiva dei tamburi
grandi tamburi che battevano
un ritmo regolare e ansiogeno
Poi un rumore la faceva voltare
ed ecco che non era più una sperduta bambina
era diversa
era diventata grande, indossava un'armatura dorata e portava i capelli
sciolti
non era lei
non era Lucille
ma lo era
il suono dei tamburi le riempiva la testa, qualcosa brillò appeso
al suo fianco
qualcosa di circolare
abbassò la testa
per vederlo quando
Qualcosa la svegliò di soprassalto.
Lucille si levò seduta sul letto con la fronte madida di sudore,
respirava affannosamente come se si trovasse ancora nell'incubo. Guardò
la stanza buia per capire cosa l'aveva svegliata
tutto sembrava
a posto. Un urlo la fece sussultare, svelta scese dal letto e a piedi
scalzi, con la svolazzante camicia da notte nera di seta, uscì
nel corridoio mettendosi in ascolto. Che lo avesse solo immaginato?
Davanti a lei il corridoio era deserto e tutto sembrava immobile nel
freddo della notte. Si, solo l'immaginazione pensò mentre si
voltava per tornare in camera, l'incubo le aveva portato alla mente
un brutto ricordo e ora era solo un po' scossa. Ma proprio mentre aveva
poggiato il piede oltre la soglia della camera ecco ancora un altro
strillo ma stavolta c'era qualcosa che tentava di soffocarlo. Con un
po' di esitazione si allontanò dalla porta diretta nel profondo
del corridoio, dopo qualche metrò notò una porta semi
aperta da cui proveniva un leggero trambusto. Lucille si accostò
all'apertura per vedere cosa succedeva e quando la sua mente mise a
fuoco l'immagine si sentì la rabbia ribollire nel sangue, nella
camera stese sul letto vi erano due figure ben distinguibili: la giovane
Rose stava sdraiata con la camicia da notte bianca strappata sui seni
mentre un rivolo di sangue le scendeva dalla guancia arrossata; Edward
Brown invece stava in ginocchio sopra di lei con la camicia aperta e
la mano sopra la testa pronta per dare un altro schiaffo a Rose.
- Brutta puttana, forse questo ti farà cambiare idea! - sibilò
Edward. La mano dell'uomo si protese ancora verso l'esterno pronta a
colpire con potenza ma qualcosa l'afferrò saldamente, Mr Brown
si voltò e si ritrovò a fissare i gelidi occhi di Lucille
- Tu?!- disse ad alta voce l'uomo sorpreso prima di liberarsi dalla
presa della figliastra e alzarsi dal letto. In pochi attimi si allacciò
la camicia, non sembrava affatto imbarazzato. Tentò di giustificarsi.
- Questa sgualdrina voleva derubarmi -
La signora Buckland spostò lo sguardo verso Rose e vedendola
stesa sul letto con gli occhi spaventati pieni di lacrime e le gambe
divaricate le sembrò di impazzire. La sua mente sputò
mille pensieri e in una frazione di secondo le tornò in mente
la madre e tutte le cattiverie che fin da piccola aveva dovuto subire
da lui, la rabbia la stava accecando come mai in vita sua l'aveva fatto
ora davanti a lei non vi era Edward Brown ma un insetto da schiacciare
la testa le girava e le sembrava che le mancasse il respiro, poi delle
parole le uscirono dalla bocca senza nemmeno pensare
- Gabrielle! -
Urlò afferrando la lampada d'ottone, Edward cominciò ad
indietreggiare mentre Lucille andava lentamente verso di lui con la
lampada in mano e la rabbia negl'occhi.
- Lucille calmati
possiamo trovare un accordo
- diceva l'uomo,
ma lei sembrava non sentire
- Garbrielle, Gabrielle, Gabrielle
- ripeteva a bassa voce quasi
come in una specie di trance
- Lucille
non so chi sia questa Gabrielle ma di certo c'è
un errore
-
- Gabrielle
Gabrielleeeee!!!! -
Disse ad alta voce colpendo con tutte le sue forze l'uomo con la lampada.
Il corpo del signor Brown cadde a terra con un tonfo sordo, la moquette
beige si intrise di sangue rosso che a fiumi usciva dalla ferita alla
testa, Lucille lasciò cadere la lampada e rimase a fissare il
cadavere
- L'ho
l'ho ucciso
- sussurrò mettendosi le mani
nei capelli mentre grosse lacrime le cadevano dagl'occhi, il suo volto
scattò verso Rose che stava rannicchiata in un angolo del letto
spaventata.
- Io
non so cosa mi sia preso
non volevo
non
volevo
- disse tra le lacrime Lucille -
Oh mio dio cosa
ho fatto -
Rose vedendola inginocchiarsi davanti al corpo si mosse dall'angolo
del letto e si avvicinò alla donna mettendole una mano sulla
spalla
- Non possiamo tenerlo qui - disse Rose seria. La signora Buckland sollevò
lo sguardo fino a incontrare quello di lei e nei suoi occhi non trovò
alcun dispiacere per la morte del suo padrone
- Ma
io l'ho ucciso
- disse, Rose si inginocchiò
accanto a lei
- Avrebbe potuto uccidermi. Mi ha salvato la vita signora Buckland -
La donna annuì e si rialzò asciugandosi le lacrime con
il braccio
- Hai ragione - osservò Lucille
- Lei è stata buona con me signora Buckland, non voglio che finisca
nei guai per colpa di quest'uomo -
Lucille sentì qualcosa nello stomaco, come una morsa. In questi
giorni avrebbe di certo voluto parlare con Rose ma mai avrebbe pensato
che si sarebbero conosciute così
uccidendo un uomo
se poteva chiamarsi uomo il signor Brown.
- Lo seppelliremo in giardino - decise la donna, Rose annuì.
- Prendi le lenzuola, ce lo avvolgeremo dentro - ordinò Lucille.
La cameriera strappò via il telo bianco e lo adagiò ai
piedi del letto, poi insieme presero il cadavere e lo avvolsero nel
lenzuolo.
- Ora prendilo per la testa, io lo prenderò dai piedi. Pronta?
Al mio tre. Uno, due
tre -
Il corpo di Edward venne portato nel giardino a con molta fatica e poi
seppellito sotto il ciliegio con le vanghe del giardiniere.
Appena riempita la fossa Lucille guardò il viso di Rose illuminato
dalla luna
era così bella
una bellezza candida e
innocente ma allo stesso tempo dura e spietata. Sul volto della giovane
non vi era dispiacere per la perdita dell'uomo ma una certa preoccupazione
che a Lucille non sfuggì
- Non preoccuparti Rose, nessuno lo scoprirà mai - cercò
di rassicurarla, gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e
come lei aveva fatto prima con Lucille, Lucille lo fece con lei abbracciandola.
Rose strinse la camicia da notte nera della signora Buckland bagnandola
con le lacrime che le sgorgavano a fiumi dagl'occhi verdi: solo ora
aveva capito cosa aveva fatto.
- Non volevo
ma lui insisteva
- tentava di dire Rose, Lucille
la tolse dal suo petto e la guardò negl'occhi decisa
- Non volevi cosa? -
- Lui
voleva toccarmi
ma io non volevo
così
così mi ha schiaffeggiato
mi ha strappato la camicia da
notte
e poi
-
La donna la strinse di nuovo a se - Ora va tutto bene, non preoccuparti
-
- No
Non ho più un lavoro -
La scostò ancora
- Vivrai qui con me, lavorerai a casa Buckland quanto vorrai -
Rose si asciugò le lacrime e sembrò ritornare in se
- Grazie signora Buckland - disse
Lucille sorrise, cosa che non faceva ormai da parecchio tempo, poi rimase
lì a guardare Rose come impietrita
il suo viso
i
suoi capelli
i suoi occhi
le ricordavano qualcosa
ma cosa?
- Forse è meglio che torniamo dentro - disse Rose
- Certo
- rispose la signora Buckland appena riemersa dai suoi
pensieri
VI.
Un legame dal passato
L'indomani Lucille venne svegliata da un gran baccano, dopo essersi
vestita scese nell'ingresso dove trovò Anette e Rosy che parlavano
a voce alta
- Io ti dico che non è uscito! Se no avrebbe preso il cappotto!
- disse Anette seccata
- Dimmi tu dove è sparito allora! - disse l'altra, la voce della
padrone le interruppe
- Posso sapere cos'è questo casino? -
- Oh
signora Buckland buongiorno
- parlò Rosy, Anette
si affrettò a spiegare
- Mr Brown è sparito signora, il cappotto è rimasto qui
ma lui non c'è, abbiamo provato a guardare il camera ma sembra
proprio sparito
-
- Il signor Brown è partito
- mentì Lucille -
non
credo tornerà più -
- Ma le sue cose sono ancora qui - osservò Anette
- Non credo siano affari della servitù questi! - urlò
arrabbiata
- Certo signora, mi scusi - poi entrambe le domestiche se ne andarono.
Per tutta la giornata Lucille ebbe occasione di vedere Rose solo poche
volte e mai si parlarono, solo qualche sguardo ma che Rose evitava accuratamente.
la notte giunse inesorabile, non era stata una gran giornata, la signora
Buckland l'aveva passata dando spiegazioni affrettate a chi le chiedeva
del suo patrigno e lei doveva ripetere la solito scusa ogni volta. Dopo
essersi coricata rimase per qualche istante a fissare il tettuccio blu
del baldacchino
perché Rose sfuggiva alla sua vista? Perché
non voleva parlarle? Perché la evitata? E soprattutto, perché
se ne preoccupava tanto? Da quando aveva messo piede in quella casa
due giorni prima le sembrava di essere profondamente cambiata
di essere un'altra persona in un certo senso
un'altra persona
che però era lei stessa
e con questo pensiero si addormentò.
Il sogno stavolta era molto più nitido di quello precedente.
Gli imponenti alberi erano ovunque come era ovunque il suono dei tamburi.
La sua armatura d'oro rifletteva i raggi del sole debole mentre in mano
reggeva un arco di manifattura giapponese
Che quella era lei non
ne aveva dubbi: stessi capelli scuri e stessi occhi di ghiaccio. Si
vide arrampicarsi come una felino su per un albero e da lì scoccare
frecce
ma a chi? Quello non lo vedeva
Ora non aveva più
l'arco in mano ma teneva una spada
una di quelle che usano i samurai,
leggera e affilata
stava combattendo contro una miriade di persone
sentiva i muscoli ritraesi per lo sforzo, poteva quasi sentire il sangue
degli avversai bagnarle le mani sull'impugnatura della katana.
Ora
ora tutto era silenzioso invece
non c'erano più
gli alberi secolari
nemmeno il suono dei tamburi
e lei stava
inginocchiata, con l'armatura al suo fianco e guardava dritta davanti
a se
e parlava
ma non udiva cosa diceva
sapeva solo
che erano parole d'addio
tristi e piene d'affetto per
Rose!
La donna del sogno che tanto le somigliava parlava con Rose?! Ma non
era proprio Rose
anche se
stessi occhi verdi e profondi
stesi capelli
stesso viso
era lei
ma non era lei
poteva sentire le sue mani sulla pelle liscia di lei
poteva perdersi
in quegl'occhi
oh si
quegl'occhi
se solo avesse avuto
trenta secondi di vita
li avrebbe passati guardandoli
La sosia di Rose sparì e di nuovo si ritrovò nel bosco,
tamburi e alberi erano riapparsi e lei era di nuovo lì con la
sua spada a falciare i nemici
lo sguardo però si era annebbiato
sentiva la paura
ma non per se stessa, non voleva lasciarla sola
ma doveva
non poteva
non voleva
ma doveva
le
immagini cominciarono a ruotare
e d'improvviso
- Gabrielle!!! - urlò Lucille alzandosi dal letto. Si toccò
la fronte, era sudata, persino il cuscino era intriso di sudore. Si
sedette sul bordo del letto e mise il volto tra le mani.
- Cosa mi sta succedendo
? - disse, poi si alzò e andò
sul balcone dove il gelo trasformava il suo respiro in nuvole, guardò
il cielo stellato e pensò
Quei sogni non era la prima volta che li faceva, da quando si era persa
in quel bosco del Giappone ne faceva in continuazione. Poi un giorno
sparirono e ora
eccoli tornare
forse era davvero pazza come
diceva la gente, a quel pensiero non potè fare a meno di sorridere
- Sta bene signora? - disse una voce nella stanza
era Rose che
timidamente si affacciò alla portafinestra del balcone, sembrava
preoccupata - L'ho sentita gridare e pensavo che stesse male
mi
spiace non volevo disturbarla -
Lucille sorrise e le fece cenno di avvicinarsi
- Si, sto bene
ho fatto solo un brutto sogno -
- Vuole che le porti una camomilla? -
- No
ora sto meglio
davvero
-
- Posso
posso farle una domanda? - chiese Rose impaurita
- Certo -
- Chi è Gabrielle? Quando mi salvò dal signor Brown continuava
a ripetere il suo nome -
Lucille sorrise di nuovo, come se tutto le fosse chiaro e poggiò
le sue mani sul volto della giovane, proprio come lei faceva nel sogno
sul volto di quella ragazza che tanto somigliava a Rose
- Sei tu - mormorò dolcemente, Rose sforzò un sorriso
e disse
- Non capisco
-
- Non c'è bisogno che tu capisca
ma questo è l'ultimo
inverno che passerò da sola
ora siamo di nuovo insieme
-
La cameriera scosse leggermente la testa, Lucille le mise le mani tra
i capelli e glieli scompigliò
- Vai a dormire ora. -
- Buonanotte signora Buckland - disse allontanandosi nel buio della
camera
- Buonanotte
- disse la donna aspettando che Rose fosse uscita
-
Gabrielle -
FINE
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