L'ultimo
warlord
di
warrior heart
continuazione
del racconto "Destino di sangue"
"Hai intenzione di tenertelo?" Chiese Xena dall'alto del
proprio cavallo "Che cosa?" ri-spose Gabrielle perplessa
"Il chakram" "ehm, no, avevo giusto intenzione di ridartelo"
"Hai imparato ad usarlo bene" "Bè, ho dovuto
che
te ne fai di un'arma se non la sai usare? Ti confesso che all'inizio
è stato abbastanza difficile da controllare; ma con il pas-sare
del tempo tutto è diventato automatico" Erano in una foresta
della Grecia occiden-tale, si stavano recando ad una città
chiamata Liath. Sembrava che un warlord ne avesse preso possesso,
e mirasse ad estendere i propri domini sui villaggi circostanti "Strano!
Pensavo non ci fossero più warlords in circolazione!"
Aveva esclamato Xena perplessa "Infatti!" Era stata la risposta
di Gabrielle, alquanto stupita. Così avevano immediata-mente
preso la strada per questa cittadina.
Gabrielle porse il chakram a Xena un po' seccata (se lo voleva tenere!).
Ella lo depose nel gancio sul fianco destro, non prima di avergli
fatto fare un paio di piroette in aria "Aaah, che bella sensazione!"
esclamò soddisfatta "Uffa!" sbuffò la poetessa
sommessamente, a bassa voce, per non essere udita dalla Principessa
Guerriera. Xena era incredibilmente gelosa del proprio chakram e Gabrielle
si stupì che gliel'avesse chiesto solo in quel mo-mento. La
guerriera si fermò di botto, imitata dall'amica. Si guardò
un po' attorno so-spettosa, come per cercare qualcosa, poi gridò
"MARTE!!!" Il dio comparve davanti alle due. "Vedo
che con il tempo non hai perso il tuo fiuto; mi stupisci sempre
"
Entrambe scesero da cavallo. Egli allargò le braccia ed andò
incontro a Xena per abbracciarla "Sei tornata e non mi dici niente?!?"
Xena si spostò di lato ed evitò l'abbraccio "Sinceramente
avrei preferito non lo sapessi" rispose con un sorriso ironico
dipinto in volto "Oooh, non sei affatto gentile; capisci? Gentile
GEN
- TI - LE" "So cosa vuol dire! - esclamò Xena spingendolo
via - cosa ti fa credere che voglia esserlo?" "Vuoi farmi
credere che non ti interessa niente del dispiacere che ho provato
in tutto questo tempo? Mi spezzi il cuore
" disse portando
le mani al petto, facendo finta di essere triste "Non mi permet-terei
mai
" rispose la guerriera con fare drammatico, portando
la mano destra sulla fronte "Non mi prendere in giro, Xena. Sto
dicendo sul serio. Ero molto dispiaciuto per la tua morte" "Oh!
Eri dispiaciuto come l'altra volta, mente eri occupato con mia figlia?!?"
"Eddai, ce l'hai ancora con me per quella storia?!? Sto cercando
di farti capire che questa volta mi ero davvero preoccupato. Chiedilo
a Gabrielle" "Per la prima volta nella sua vi-ta è
sincero
almeno un po'
credo" disse alzando le spalle
"Marte
sincero? Stai sicu-ramente scherzando. Marte non
lo è mai stato!" "Così mi offendi! Io so essere
sincero, quando voglio. Il problema è che non voglio esserlo
spesso" Xena però non l'ascoltava: stava montando a cavallo.
Gabrielle la seguì "Senti, noi andiamo a Liath. Abbiamo
un warlord da prendere a calci nel sedere" "Già"
"Hai detto Liath? Ne ho sentito parlare. Dicono che ora sia governato
da uno di nome Rogar. Brav'uomo, davvero
" "Ecco, lo
vedi? È sempre lo stesso! Questo tipo, Rogar, è un brutto
ceffo. Stiamo andando là per restituire il villaggio alla propria
gente" "
ok, vengo con voi" Xena alzò le
spalle, spro-nò il cavallo, poi disse "Fai come ti pare;
basta che non ci vieni a mettere i bastoni fra le ruote" "Lo
prometto!" Esclamò Marte alzando le braccia. L'improvvisato
ed alquanto bizzarro trio proseguì la lenta marcia verso Liath
"Dimmi, cosa hai fatto in tutto questo tempo?" chiese il
dio della guerra incrociando le braccia dietro al collo "Moh,
non tanto. Razziato, ucciso, sterminato
" Marte si fermò
spalancando gli occhi. Una risata gli sgorgò spontanea "Non
scherzare! Sto parlando seriamente!" "Anche io!" sbuffò
Xena con una vena di ironia nel tono "Un dio egiziano di nome
Seth mi ha riportata in vita, mi ha restituito il potere di uccidere
le divinità e mi ha resa sua schiava. Se non fosse arriva-ta
Gabrielle - aggiunse guardandola intensamente negli occhi - sarebbe
stato un vero ma-cello, per tutti quanti" "Tu
hai il
potere di uccidere gli dei?" "Così pare" rispose
spen-sierata, trottando allegramente sul proprio cavallo. Marte sbiancò
in volto e si allontanò di qualche passo dalla guerriera "A
- hem
stacci attenta, ok? Non vorrei che, diciamo per caso,
ti scappasse un fendente, o magari perdessi il controllo del tuo chakram"
"Con-tinua a parlare e potrebbe anche succedere qualche spiacevole
incidente
spiacevole per te, ovviamente" "Uff
"
sbuffò Gabrielle. La strada per Liath sarebbe stata molto,
mol-to, molto lunga; di certo battibecchi, litigate e dispetti non
sarebbero mancati. Quei due bisticciavano sempre; anche se erano attratti
l'uno dall'altra. Era il loro modo di dimo-strarsi qualcosa che la
giovane non comprendeva. Xena era attratta da Marte. Certo, solo un
po', residuo del suo passato. Il dio invece provava una forte passione
nei confronti della Principessa Guerriera. Diversa da quella che provava
Gabrielle, ma di pari intensità. Quello fra loro tre era uno
strano senso unico; però del resto di cose strane nel mondo
ce n'erano; molte delle quali positive, altre no. La regina amazzone
pensava che questa lo fosse
in parte, almeno. C'erano comunque
degli aspetti negativi nell'influsso che Marte inconsciamente trasmetteva
a Xena "Incantami con le storie delle tue avventure, o bardo
guerriera" esordì Marte abbozzando un inchino in direzione
di Gabrielle "Dimmi cosa vuoi sapere e ti accontenterò"
rispose la donna sorridendogli "Raccontami di come hai liberato
Xena. Qual è stata l'arma vincente?" "Amore
- disse sommessamente - amore e morte" "Amore e morte -
ripeté Marte perplesso - strana combinazione" "Eppure
è andata proprio così
" e Gabrielle gli racconto
tutto; dal principio, il seme del dolore, le lotte nel regno di Seth,
la sua ferita, la Sfida Reale e lo scontro finale con Seth, nei mini-mi
dettagli. Marte era incuriosito da questa divinità di cui non
aveva mai sentito parlare. Era consapevole dell'esistenza di altri
dei, ma non si era mai realmente preoccupato di averne maggiori informazioni.
C'erano divinità egizie, indiane, oltre il grande mare nei
continenti occidentali ed in quelli del sud. Ve ne erano inoltre alcuni
nell'estremo oriente, dove quasi nessuno era andato (per lo meno nessun
greco, romano, germanico, macedo-ne o siriano. Le uniche tre eccezioni
erano Xena, Gabrielle e Borias, che vi si era recato in passato
)
ma del resto quelle terre uscivano dalla sua area d'azione quindi
perché in-teressarsene? Seth aveva provato a soggiogare il
mondo; ma aveva dovuto fare i conti con Xena e Gabrielle. Era stato
inesorabilmente sconfitto. Quelle due erano degli ossi decisamente
troppo duri per chiunque, riuscivano sempre a sconfiggere i propri
nemici. Eh, già, non la si faceva a Xena! Egli l'aveva sperimentato
sulla pelle anche troppe volte per i propri gusti. Separate erano
distrutte, perse; ma insieme avevano una forza inimma-ginabile, pari
a quella degli dei. Eppure Marte non riusciva a comprenderla del tutto:
co-nosceva l'intensità dell'affetto che le legava, ma non riusciva
ad accettare il fatto che Xe-na avesse rinnegato quasi interamente
il proprio lato malvagio, l'unica cosa che ancora la rendeva sua "Siamo
arrivati!" Esclamò ella "Vieni, che fai lì
tutto mogio?" "
eh? Nien-te
arrivo!" Marte
riemerse dai propri pensieri e seguì le due dentro la cittadina.
Liath era ridotta piuttosto male: le case erano malandate, alcune
bruciate, altre distrutte. La gente vestiva abiti stracciati e laceri,
oltre che lerci. In realtà non sembravano nemmeno umani: erano
dei morti viventi cadaverici e scheletrici; pieni di fame. Sembravano
non avere più una volontà propria, vagavano per il villaggio
come dei fantasmi. Xena e Ga-brielle scesero da cavallo. Un bambino
molto piccolo (Doveva avere all'incirca sette o otto anni) gli si
parò di fronte con le manine protese. Era tutto pelle ossa;
uno scheletro con della pelle pallida attorno "Cibo
per
favore" mormorò con un filo di voce. Mossa da infinita
compassione, Xena trasse dalla bisaccia una pagnotta e gliela porse,
mentre Gabrielle gli diede il proprio otre, pieno d'acqua. La Principessa
Guerriera si inginocchiò e gli posò una mano sul capo
"Dimmi, piccolo, qual è il tuo nome?" "Mi
mi
chiamo Tobias" rispose egli timidamente "Bene, Tobias! Bel
nome. Ora, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Noi siamo qui per cacciare
via l'uomo cattivo che vi comanda. Puoi dirmi do-ve trovarlo?"
Tobias sembrò terrorizzato nell'udire quelle parole. Xena se
ne accorse e chiese un po' preoccupata "Ehi, che succede? Stai
calmo, non ti faremo del male" "Non è per quello
il
Signore punisce chiunque osi opporsi al suo volere! Ve ne dovete andare
o vi ucciderà!" "Tu dicci dove trovarlo, che noi
poi faremo il resto" Tobias indicò timi-damente la collina
col dito. Su di esse era situato un imponente palazzo fortificato
dall'aspetto inespugnabile, oltre che raccapricciante "Grazie"
"Avete davvero intenzione di lottare?" "Non preoccuparti,
siamo perfettamente in grado di affrontarlo" "Voi non sapete
quel che dite! Il signore di ucciderà! Nessuno è mai
riuscito a batterlo, anche se molti valorosi guerrieri ci hanno provato"
"Stai tranquillo
ora vai a mangiare la tua pa-gnotta"
rispose Xena sfoggiando un raggiante sorriso. Tobias fece un profondo
inchino e corse in un angolo a mangiare. "Per fortuna questo
Rogar era un brav'uomo! Pensa se fosse stato cattivo, cosa avremmo
trovato
" ironizzò Xena alzandosi "A - ha! Divertente!
Meglio proseguire prima che la spiritosona di turno si metta a fare
altre battute!" le due donne montarono di nuovo a cavallo e galopparono
velocemente su per la collina "Ehi, no, asp
" Troppo
tardi. Erano già quasi in cima "Scortesi!" L'uomo
svanì dal centro della città per ricomparire alla fine
della salita, proprio mentre le due stavano giungendo di fronte al
palazzo. "Potevate almeno aspettarmi!" "Già,
quasi non fossi in grado di arrivare qui da solo, e soprattutto più
in fretta di noi!" "Entriamo!" esclamò Gabrielle
esasperata, scendendo da cavallo "Come facciamo?" chiese
Marte incuriosito. Le due si guardarono un istante negli occhi con
espressione da furbacchione, poi risposero in coro "Bussiamo!!!"
"Ma vi è dato di volta il cervello?!? E pensate che
"
Xena però stava già bussando all'enorme portone "Ma
che parlo a fare, se poi non mi ascoltano?!?" concluse il dio
scuotendo il capo ed accodandosi alle due. Sei guardie aprirono il
grande ingresso del castello. Nemmeno il tempo di rendersene conto
ed erano tutte stese. Era bastato un attimo ai tre per metterle fuori
combattimento: Xena si era avventata su quello che stava in mezzo,
l'aveva stordito e l'aveva scaraventato contro quello che gli era
vicino; Gabrielle aveva colpito quello sull'estrema sinistra e poi
si era occupata del compare di sventura, mentre Marte aveva letteralmente
fatto volare i due poveracci sulla destra "Ti ho detto che avrebbe
funzionato!" Tutta fortuna
" "Eh, sempre bravo
a criticare tu, ma per caso avevi un'altra idea?!? Dai, sentiamo!"
"Bè, secondo il mio modesto parere, sarebbe stato meglio
portare delle catapulte, magari un esercito, buttare giù il
portone ed irrompere come dei prodi conquistatori nel castello seminando
il panico
" "Stai scherzando, vero?" "Una
voglia avresti approvato il mio piano" sibilò Marte "Una
volta! Ma ora è diverso. Siamo entrati lo stesso, senza catapulte,
eserciti, conquistatori e terrore. Se il signor io-so-tutto ha finito,
possiamo andare a stanare questo warlord" Xena si avviò
verso il centro del salone adiacente all'ingresso. Esso si presentava
un po' buio e freddo, ma adorno di mobili pregiati ed oggetti in oro
dalle forme bizzarre (Delle specie di falchi, sciacalli, cavalli,
ed animali che i tre non avevano mia visto prima, simili a mucche)
numerose armi di vario tipo, alcune delle quali sconosciute a Xena
come del resto anche a Marte ed Gabrielle, erano appese ai muri. Sotto
il balcone del primo piano era collocato un imponente tavolo in mogano
con delle sedie molto elaborate sistemate attorno. All'improvviso
un uomo emerse dalla penombra e comparve davanti al balcone "Ah!
- esclamò Marte portando una mano sulla fronte - mi sono dimenticato
di dirvi che
" Rogar balzò giù dal cornicione
ed atterrò con leggerezza sul tavolo "Fammi indovinare!"
esclamò Xena sarcastica "
è una divinità"
concluse il dio "Ma non mi dire!!" sbuffò Gabrielle
battendo le mani sui fianchi "Grazie per averci avvertito in
tempo!" aggiunse Xena un po' arrabbiata "A dire il vero,
io non sono una divinità comune - disse con espressione grave
- vengo da un luogo molto lontano ed estremamente diverso dalla Grecia;
un luogo che non è stato ancora raggiunto da voi primitivi
è
oltre il grande mare dell'ovest. L'unico motivo per cui sono qui è
sconfiggerti, Xena. Ho sentito dire che la tua forza eguaglia se non
addirittura supera quella di noi dei. Mi è anche stato riferito
che avresti il potere di uccidere le divinità; ma sono sicuro
che con me non funzionerà!" "Uff
sempre la stessa
storia! Sono stufa di dover avere sempre a che fare con divinità
presuntuosi; sembra che tu e Venere siate gli unici con il cervello
a posto
" sospirò voltandosi verso Marte. Rogar era
un uomo alto, moro, con la carnagione scura e dei lineamenti strani,
mai visti nelle terre conosciute. Aveva degli occhi grandi verdi,
le sopracciglia folte, un naso abbastanza pronunciato (non troppo
però) una bocca carnosa, degli zigomi squadrati. Indossava
una corona dorata con delle piume variopinte e sgargianti sulla fronte.
Portava un mantello rosso che teneva sulla spalla sinistra, un gonnellino
bianco simile a quello che usavano gli egizi legato alla vita con
una cintura dorata. Era scalzo; alle mani ed alle caviglie aveva dei
braccialetti formati da piccoli sonagli che trillavano ad ogni suo
movimento. Con la mano destra teneva un lungo bastone che in cima
era intagliato a forma di falco, mentre con la sinistra si appoggiava
all'elsa della spada appesa al fianco. Sembrava molto sicuro di sé;
anche troppo. Xena sbuffò storcendo il naso, Rogar aveva voluto
stupirla ed intimorirla, ma non vi era riuscito. Lei non aveva paura
di nulla e di nessuno. "Immagino che il tuo nome non sia Rogar,
giusto?" "Infatti - rispose egli sorridendo - io mi chiamo
Ah Puch, e dalle mie parti sono conosciuto come il dio della guerra."
"Ah
Puch
- ripeté Xena perplessa - mai sentito
un nome così brutto! Non te la prendere troppo, eh! Qui i nomi
sono molto diversi, e magari tu trovi orribili i nostri. Questione
di diversità" Gabrielle fece per dire qualcosa di spiritoso
(a stento tratteneva le risate
) ma poi si trattenne e si accostò
a Xena "Hai sul serio intenzione di lottare? Mi sembra abbastanza
spavaldo" "Stai tranquilla - la rassicurò Xena posandole
la mano destra sulla spalla - in fondo ho il potere di uccidere gli
dei!" "Certo, ma lui ha il potere di ammazzare te! Mi raccomando,
eh!" "Non ti preoccupare
" Xena fece un paio di
passi avanti ed estrasse la spada "Avanti, Puchy
ti posso
chiamare così? - esclamò agitando la spada in aria -
mostrami quanto sei forte" "Io non ho bisogno della forza.
Dalle nostre parti gli dei lottano in un modo diverso dalla vostra
rozza e primitiva maniera di combattere" aggiunse con tono di
disprezzo e superiorità "Vedremo se la tua nobile tecnica
sarà in grado di battere la mia primitiva arte del contendere"
rispose Xena con tono tagliente. Infine l'uomo impugnò saldamente
il bastone con entrambe le mani, lo fece roteare un po' sopra la testa
e lo batté violentemente a terra provocando un secco rumore.
Gli occhi del piccolo falco scolpito sul lato superiore del bastone
si illuminarono, e generarono una potente sfera di energia. Xena protese
la spada in orizzontale, tenendola con entrambe le mani. Riuscì
a respingere l'attacco, che andò a distruggere il muro sulla
sinistra. "Notevole
" Xena so voltò in direzione
di Marte ed Gabrielle, esclamò a gran voce "Uscite subito
di qui!" "Non ti lascio da sola!" fu la risposta secca
e decisa della bardo guerriera "Ti ho detto di andartene!"
ruggì imperiosa la Principessa Guerriera "Xena, non puoi
chiedermi di
" La donna le si fece incontro, le sorrise
dolcemente e le accarezzò la guancia. Il suo viso poi si fece
cupo, e la colpì violentemente alla nuca con l'elsa della spada.
Con un gemito di dolore, Gabrielle le crollò fra le sue braccia,
tramor-tita "Perdonami". La affidò a Marte "Portala
in salvo". Il dio la strinse a sé e scomparve. Xena era
pronta ad affrontare Ah Puch senza limiti o preoccupazioni. Il suo
stile di lotta, per quel che aveva visto (e per quel che ne sapeva)
sembrava essere radicalmente diverso da quello che Xena era abituata
a vedere ed affrontare. Puch conosceva il modo di com-battere adottato
dalla guerriera, mentre ella non aveva alcuna idea di cosa avrebbe
potuto tirare fuori dal cappello il dio. Egli prese un sacchetto che
teneva nascosto nel mantello e lo aprì lentamente, ne trasse
un pizzico di polvere color ocra. Con un movimento fluido del braccio
sparse il pulviscolo per tutta la stanza, poi richiuse il sacchetto
e lo depose nuovamente nel posto in cui stava. Xena portò l'avambraccio
davanti al viso per proteg-gersi ma a nulla servirono i suoi sforzi:
quando levò il braccio, la sua vista era notevol-mente diminuita.
Vedeva tutto sfuocato, i colori si mescolavano e le forme si distorceva-no
"Cosa mi hai fatto?!?" "È una polvere speciale,
ha inibito la tua vista. L'effetto è tem-poraneo, dovresti
guarire in poco meno di mezza giornata; ma per allora sarai già
morta!" Xena si accovacciò a terra: non ci vedeva più.
Riuscì miracolosamente a rimettersi in piedi; tutto era più
complicato "Sei pazzo se credi che mi arrenda alla prima difficoltà!"
La guerriera impugnò la spada con la mano sinistra ed il chakram
con la destra. I sonagli che Puch indossava erano un vantaggio: concentrandosi
come meglio poteva, e con il silenzio, avrebbe potuto intuire gli
spostamenti del dio. In teoria, almeno. In pratica era tutta un'altra
storia.
Marte portò Gabrielle fuori dal castello. Xena era stata chiara:
non le sarebbe dovuto ac-cadere nulla. Quasi ci fosse il bisogno di
dirlo
la depose sull'erba all'ombra di un albe-ro e le si sedete
accanto, attendendo il suo risveglio. La guardò attentamente,
come non aveva mai fatto. Era bella; incredibilmente bella. Il suo
viso sembrava quello di una fan-ciulla ciò la rendeva ancora
più adorabile. Il suo volto però era corrugato. Chissà
quali erano i suoi sogni tormentati
stava sicuramente sognando
Xena; era preoccupata per lei forse più di quanto non fosse
la guerriera stessa. Era un'ulteriore conferma del tenero affetto
che provavano l'una per l'altra. A Gabrielle non importava più
della propria vita se c'era in ballo quella di Xena. Lo aveva dimostrato
innumerevoli volte in passato; e sa-rebbe stata in grado di provarlo
ancora se si fosse presentata la necessità. Tutto questo discorso
ovviamente era valido anche per la Principessa Guerriera. Ciò
che le legava era qualcosa di magico, raro, prezioso; una perla in
mezzo ad una distesa di sassi opachi. Gabrielle lentamente iniziò
a riprendersi; si alzò e prese a massaggiarsi vigorosamente
il collo "Dannazione a te, Xena! Quando capirai che non sono
più una bambina?!?" co-minciava a ricordare tutto quel
che era accaduto in precedenza. Fece per lanciarsi di nuovo dentro
la fortezza ma Marte, alzatosi a sua volta, la trattenne, bloccandola
per il braccio "Dove credi di andare?!? Xena è stata abbastanza
chiara; ha detto di restarcene qui buoni" "Al diavolo quel
che dice Xena! Non ce la faccio più a restare! Dovrei essere
dentro quel maledetto castello a lottare!" gridò battendo
un piede a terra "Non c'è nulla che tu possa fare là
saresti
solo di peso" Gabrielle sembrò scossa nell'udire quelle
parole. Prese vita dentro di lei il terrore provocato dall'idea di
essere sempre stato di peso alla guerriera, fin dal principio
no,
non era affatto possibile. Marte aveva esagerato. "Lasciami!"
Gabrielle strattonò il braccio e riuscì a liberarsi
della presa. Corse verso l'ingresso. Quando Marte fece per venirle
incontro ella portò una mano in sua direzione e disse "Non
ti preoccupare. Resto solo a guardare" La porta era chiusa. La
aprì un po', lentamente, di quel poco che bastava per guardare
dentro. Xena era accovacciata a terra. Ferita? Morta? Non ne aveva
idea. Aveva il terrore di scoprire che una delle due teorie era esatta.
Non lo voleva. Sul pavimento però non c'era sangue, per fortuna.
Forse quel misterioso ed inquietante dio aveva adottato una tecnica
speciale, sconosciuta ai tre intrepidi guerrieri; forse era solo stordita
o addormentata. O forse no. Ma fu la guerriera stessa a togliere ogni
dubbio: si rialzò barcollando, passò la spada alla mano
sinistra e prese il chakram con la destra. Iniziò a muoversi
su se stessa, in circolo. Aveva gli occhi chiusi. No! Non di nuovo!
Non poteva aver perso la vista un'altra volta
"Xena!"
esclamò "Gabrielle! Cosa diavolo stai facendo qui?!? Ti
avevo detto di andartene!" "Detto? Credo che tu l'abbia
detto al mio collo" Xena incespicava; depose spada e chakram
come meglio poté e si mosse in direzione di Gabrielle con le
mani protese a cercare quelle della bardo guerriera. Anche la donna
portò le mani in avanti, finché le due si incontrarono.
"Sarei dovuta rimanere
" "Per finire nel mio stesso
guaio? No; meglio così
" "Non puoi continuare
a lottare in questi stati" "Posso eccome!!!" Xena scansò
Gabrielle di lato e si voltò verso il punto in cui presumeva
si trovasse Puch; ma era totalmente di spalle al dio. "Ehi, guarda
che sono da questa parte!" Xena si voltò di scatto in
quella direzione, prese il chakram e lo lanciò. Dannazione!
Non aveva mai provato a farlo senza poterci vedere
poteva udirne
il suono, ma non sapeva come diavolo fare a prenderlo al volo. Puch
comunque riuscì ad evitare l'arma che continuò a schizzare
da ogni parte. I tre che si trovavano dentro riuscivano a schivarla
ogni volta che essa passava loro vicino. "Gabrielle!!! Prendi
il chakram!" "Ah! Poco fa avresti detto di farcela da sola
"
"Non ci pensare più! Prendi il chakram!" la donna
fece un salto in avanti ed acchiappò l'arma con la mano destra,
giusto prima che esso andasse a cozzare violentemente contro la faccia
di Xena "Per un pelo
" la Principessa Guerriera era
sbiancata in volto; sapeva di averla rischiata grossa "Ti ringrazio"
disse appoggiandosi al braccio di Gabrielle ed alzandosi. Puch era
su di loro. Colpì Xena con il bastone alla nuca e l'altra allo
stomaco. Caddero entrambe a terra "Meno male che tu non avevi
bisogno di usare la forza
" "Beh; a mali estremi, estremi
rimedi. So che con te non potrei vincere in altro modo. Mio malgrado,
devo adattarmi al tuo stile di combattimento così rozzo e controproducente"
"Vedrai; il mio stile sarà controproducente, ma per te,
mio caro" Xena si rialzò e riprese in mano la spada. Non
era decisa a perdere, per nulla al mondo. Puch l'aveva chiaramente
sfidata; ormai non poteva più tirarsi indietro. Voleva forse
dargliela vinta? Assolutamente no. Nel suo cuore si era riacceso l'ardore
della lotta, l'aspro sapore dell'attesa, la tensione
emozioni
indescrivibili che non si potevano provare in nessun altro luogo.
Aveva un ghigno soddisfatto dipinto in volto. Non poteva vincere,
Puch era troppo forte, superiore, le rodeva ammetterlo, ma doveva.
Ma era giusto coinvolgere Gabrielle; la giovane, generosa, audace,
indifesa Gabrielle? Già; perché lei non aveva il potere
di uccidere gli dei, era più esposta. Non poteva rischiare
di perderla di nuovo. La poetessa si era messa in pericolo anche troppo
in passato per salvarla
stavolta non sarebbe andata così.
"E-sci!" "No, Xena, non ti lascio sola a combattere.
Non ce la faresti mai" "Devi salvarti, tu devi vivere; te
lo meriti. È molto il bene che potresti fare là fuori,
almeno tu ti devi salva-re" le rispose con un dolce sorriso dipinto
in volto "Lo sai fin troppo bene che da sola non potrò
mai vivere. Non posso farcela, Xena
dopo essere tornata dal Giappone,
mi è sembrato di morire" "Era un effetto del seme"
"No, Xena, non è così. Il mio dolore era autentico,
dovresti saperlo! Quando mi sono imbarcata su quella nave era come
se mi fossi lasciata una parte di me alle spalle. Dannazione, ne abbiamo
passate tante assieme; troppe per poter separarmi da te! Le nostre
anime sono unite, ricordi ?" Gabrielle stava piangendo mentre
pronunciava quelle amare parole. Xena però riuscì ad
accorgersene solo dal tono incerto e tremolante della sua voce "No
"
disse iniziando a piangere a sua volta "Sei tu quella che piange
ora" Xena portò in avanti la mano ed accarezzò
il vol-to della donna, asciugandole le lacrime. Fu un attimo. Le mani
delle due si incontrarono, stringendosi saldamente "Sei così
coraggiosa
" disse sommessamente Xena chinando il capo "Ho
imparato da te" rispose Gabrielle sorridendo "Eh, magari
vorrei tanto esse-re forte come te, eppure non riesco a trovare il
coraggio di andare avanti; so che se tu morissi, per colpa mia, non
riuscirei più a vivere. In qualsiasi caso non potrei mai andare
avanti senza di te" "E allora vedi che siamo pari? Dobbiamo
andare incontro al nostro destino, insieme" "e allora, avete
intenzione di combattere o volete restare lì a farvi gli occhi
dolci?!? Scusate ma io mi sento un po' da parte, qui. Scusate se vi
disturbo, sapete, eh?!?" "Ma figurati, caro!" "Arriviamo
"
"Fra un po' maledirai il momento in cui ci hai sfidate!"
Gabrielle prese le proprie armi. Era la resa dei conti. Dopo anni
di avventure, lotte e vicende entusiasmanti, avevano trovato qualcuno
che forse era più forte di loro. Ah Puch batté di nuovo
il bastone a terra e creò un'altra sfera di energia che scagliò
ad-dosso alle due. Gabrielle gettò Xena a sinistra e si lanciò
sulla destra. Non fece abbastan-za in tempo: fu colpita gravemente
al fianco sinistro. "Aah!" "Gabrielle!" La giovane
ri-cadde a terra in preda al dolore; la Principessa Guerriera era
in ginocchio e cercava di raggiungerla a tastoni, senza riuscirvi
"Mi fate pena! Sembravate imbattibili poco fa; ed ora siete lì
per terra, entrambe indifese, in attesa del giudizio finale
beh, io vi condan-no alla pena di morte" Xena riuscì finalmente
a raggiungere l'amica "Gabrielle, che ti succede?" "Il
fianco
" fu l'unica cosa che riuscì a dire. Era in
preda alle convulsioni. Quella maledetta sfera di energia era dannatamente
potente. Xena pianse amare lacrime; non per la propria imminente fine,
ma per il tragico destino che la giovane amica aveva dovuto condividere
con lei. Lentamente la vista iniziava a tornarle. Strano: non erano
passate nemmeno due ore da quando era stata esposta alla polvere.
Dapprima era tutto confuso; poi i dettagli cominciarono a venire a
galla, per primi gli occhi della giovane po-etessa "Ci vedi?"
chiese debolmente ella "Sì" rispose Xena prendendo
la mano che ella aveva proteso in sua direzione. "Ora ti porto
in un luogo sicuro" "No
voglio
restare con te
"
"Non ti preoccupare" Xena la colse fra le braccia e la portò
un poco più lon-tano, dietro una colonna, dove c'era ombra
"Non puoi più combattere, resta qui" la de-pose al
suolo, poi prese degli stracci che trovò su di un tavolo e
li pose sulla ferita "Re-statene qui buona" la donna annuì
"Riposa" "Non pensi che il nostro amico ci stia dan-do
un po' troppa libertà?" "Lui è convinto di
averci già battuto, si sente superiore. Sarà proprio
questo che lo porterà alla sconfitta" Xena si voltò,
prese in mano la propria spa-da e corse incontro a Puch "Il vero
scontro inizia ora!!!" il dio estrasse a sua volta l'arma che
teneva appesa al fianco sinistro. Era una sciabola, sembrava molto
resistente, con un'elsa dorata e decorata con pietre preziose. La
Xena di un tempo avrebbe ucciso solo per poter possedere quella spada.
Ora però il suo unico scopo era quello di sconfiggere Ah Puch,
per quanto disperata potesse sembrare la sua impresa. Le due spade
si incro-ciarono, come pure gli sguardi minacciosi dei due contendenti.
Puch fu sbalzato indietro: sul piano fisico Xena era più forte,
ma il dio aveva molti assi nella propria manica; nume-rose tecniche
segrete contro cui la Principessa Guerriera era totalmente indifesa.
Infatti egli trasse dal mantello un altro sacchetto scarlatto e lo
aprì lentamente. Xena si allonta-nò il più possibile
da lui, Puch sparse nuovamente la povere per tutta la stanza "Gabriel-le!
Copriti il volto con uno straccio!" la giovane obbedì,
e fu salva. Xena invece si limitò a portare il braccio davanti
al viso, come aveva fatto in precedenza. E, come prima a nul-la servì.
La guerriera si inginocchiò impotente. Non riusciva a muovere
nessun muscolo. "Xena!"
"Non
mi
posso
muovere" pochi istanti e la
paralisi fu completa. "Ah! Ah! Ah! Ora non sfuggirai alla sconfitta,
mia cara Xena!" con la spada protesa in avanti, Ah Puch si preparava
a colpirla. Gabrielle si alzò di scatto e corse in sua direzione.
Piantò le proprie armi nello stomaco del dio. Egli non si scompose
nemmeno: non provava dolore. L'unica in grado di ferirlo era Xena.
Puch colpì la bardo guerriera con un potente calcio direttamente
sulla ferita. Ella piombò di nuovo nel punto in cui era stata
posta da Xena; tramortita. "Avresti fatto meglio a restartene
ferma come ti aveva detto la tua amica, e forse ti saresti salvata!"
"Che razza di vita avrei potuto condurre sapendo di aver lasciato
morire la mia migliore amica senza muovere un dito?!?" Puch scosse
il capo sorridendo, poi si voltò nuovamente verso Xena. "Ed
ora a noi". Gli occhi della donna erano colmi di rabbia; gridavano
vendetta per l'amica che egli aveva malamente ferito. "Xena
non
puoi nemmeno muoverti ed ancora cerchi di salvare Gabrielle? Se la
metti in questo mo-do, finirò prima lei, in modo tale che la
sua sofferenza non duri ancora a lungo" sferrò un micidiale
pugno sul viso alla donna e la fece voltare in direzione dell'amazzone
"godi-ti lo spettacolo!" "Nooo!" ma Puch era già
davanti alla donna, con la spada alzata al cielo pronta ad ucciderla,
una volta per tutte. Con un incredibile sforzo di volontà,
oltre che fisico, Xena riuscì a mettersi in ginocchio e cominciò
a muoversi carponi verso i due. Man mano che si avvicinava, i suoi
movimenti divennero leggermente più fluidi. Si alzò
a fatica, e si trascinò verso Ah Puch. Quando gli fu dietro,
allungò la mano e fermò la spa-da che stava per piombare
sulla giovane donna. Gli occhi della poetessa, prima terroriz-zati,
ora erano sereni, anche se un po' preoccupati "Cosa?!? Come diavolo
hai fatto a muoverti?!? È impossibile!!!" Xena aveva tolto
a Puch la spada di mano, e aveva cercato di piantargliela nello stomaco.
Ma le forze l'abbandonarono momentaneamente ed essa andò a
conficcarsi nella gamba destra del dio. La donna ricadde a terra esausta.
Almeno l'aveva colpito. Il sangue usciva a fiotti dalla ferita dopo
che egli ebbe estratto la spada. Xena era a terra esausta, ansimava
vistosamente; eppure era ancora viva. Aveva avuto la forza di alzarsi,
di colpirlo
per cosa poi? Per salvare quella insignificante giovane?
Il dio si inginocchiò a terra dolorante. Non aveva mai provato
nulla di simile. Ora conosceva la devastante forza del potere posseduto
da Xena. Fino a quell'istante era stato scettico in proposito; ma
si era dovuto ricredere. Da cosa derivava quel terrificante potere?
Dall'affetto che provava per la propria amica, Gabrielle. La guardò:
si era rialzata, e si stava muovendo a passi lenti e trascinati verso
la propria compagna di viaggi. Le si sedet-te accanto "Allora;
a noi, Puch" "Gli scontri qui cominciano a diventare massacranti;
penso proprio che mi ritirerò in un bel posticino caldo e soleggiato,
con una spiaggia do-rata e un sacco di cibo
" "Sei
sicura di sentirti bene?!?" "Come no! Escludendo il fatto
che non posso muovere un solo muscolo e che sono completamente esausta,
tutto be-ne." Scoppiarono entrambe a ridere. 'che diavolo ci
troveranno mai da ridere quelle due in mezzo ad una battaglia che
stanno perdendo?!?' "questa è la fine" "Certo.
Almeno ce ne andremo assieme" "È il nostro destino"
Le due si presero per mano e chiusero gli oc-chi, in attesa della
fine. Puch si rialzò e raccolse la spada. Si mosse zoppicando
verso le guerriere, deciso a farla finita una volta per tutte. Quello
scontro era durato anche trop-po per i suoi gusti. Xena era stata
un valido e valoroso avversario; ma quella lotta doveva finire. Una
luce sfolgorante esplose improvvisamente nella stanza. Quando essa
si dira-dò, un uomo apparve davanti ad Ah Puch. Stava bloccando
la spada del dio. "Tezcatil-poca!!! Che diavolo stai facendo?!?
Sai che devo ucciderle! Sono una minaccia per tutti noi! Guarda la
mia gamba! Mi hanno ferito, dannazione! Nessuno oltre a te l'aveva
mai fatto prima!" "No, Ah Puch, non puoi ucciderle. Non
è giusto farlo" "Allora ti vuoi met-tere di nuovo
contro di me! Tu e i tuoi maledetti compari aztechi!" "Qualcosa
contro i miei fratelli?!? Saranno meglio i maya!" Xena aprì
lentamente gli occhi. Quelle due divini-tà stavano bisticciando
fra di loro come due galletti. Non riusciva a capire. Il nuovo arri-vato
era alto, simile ad Ah Puch per colore della pelle, ma egli aveva
lineamenti delicati, meno marcati di quelli di Puch. Indossava un
mantello nero sulla spalla destra e dei cal-zari simili a quelli romani.
Sul fianco sinistro aveva appesa una spada. Anche egli indos-sava
una corona dorata; ma non aveva piume. Era invece marcato un leone
su di essa, al centro. Aveva anche una preziosa collana in oro, simile
a quella indossata dai faraoni egi-ziani. Era a torso nudo, come Puch,
coperto solo in parte col mantello. Ed ovviamente, il solito gonnellino
bianco. "E tu chi sei? Ti ringrazio per il tuo aiuto; ma questa
è la mia lotta" "Il mio nome è Tezcatilpoca,
e fra la mia gente sono conosciuto come il dio del nord, del cielo.
Noi due - aggiunse indicando Puch - proveniamo da due diverse stirpi
di divinità che regnano sul medesimo territorio. Questa è
anche la mia battaglia, Principessa Guerriera. Ci combattiamo ormai
da millenni per stabilire quale delle due casate abbia il diritto
di dominare sulle terre dell'ovest" "È chiaro che
sarà la mia stirpe a dominare! Voi siete troppo buoni, verrete
sopraffatti!" "E voi siete troppo crudeli; per cui sarete
sconfitti. Queste due guerriere sono valorose, meritano di vivere
molto più d te" Puch tentò di colpire Tezcatilpoca
con la spada ma egli, estraendo la propria, parò l'attacco
"Senti, Tezca - coso
io non so che cosa succede fra di
voi, e sinceramente non me ne importa assolutamente nulla; ma questo
scontro l'ho iniziato io e sarò io a terminarlo" "Allora
chiariamo le cosa! Primo, mi puoi chiamare anche Tezca. Secondo, Puch
si è intromesso in una civiltà a lui estranea ed ha
tentato di sottometterla ai maya, non avrebbe dovuto. È ora
di ricacciarlo a casa propria, dove verrà punito adeguatamente.
A noi divi-nità azteche e maya è proibito interferire
con la gente delle terre oltre il grande mare; ha trasgredito alla
prima delle nostre leggi" "In questo caso è tutto
tuo. Ho una sola richie-sta da farti: non è che potresti rimetterci
in sesto? Hai il potere di farlo?" "Certamente" Tezca
prese per mano entrambe le donne, si concentrò e, pronunciando
uno strano rito (il linguaggio che usava era veramente bizzarro!)
riuscì a guarire le guerriere "Ti ringra-zio
"
disse Xena rialzandosi "Permetti che ti dia una mano?" aggiunse
poi riprendendo da terra la propria spada "D'accordo. Fai attenzione,
però, non lo dobbiamo uccidere. Verrà sottoposto ad
una punizione adeguata nelle sue terre" "Uff
ok, non
lo uccido" rispose Xena seccata. Voleva vendetta. Il suo cuore
era colmo di una rabbia che non riu-sciva a placare in alcun modo.
Puch sembrò molto spaventato. "Ok, ora è abbastanza
per me" se la diede a gambe come un codardo, svanendo. In fondo
Puch non era niente altro se non un vigliacco buono solo a prendersela
con i più deboli. Ma i conigli in un i-stante si erano tramutati
in leoni, ed egli era fuggito. "A quanto pare non abbiamo dovu-to
nemmeno lottare" "Maledizione!" esclamò Xena
deponendo la spada "Avrei voluto lasciargli un bel ricordino"
"Bè, Xena, abbiamo vinto. Non ti basta?" disse Gabrielle
rial-zandosi "Hai ragione" le rispose ella sorridendo "Ora
è tempo che io ritorni dalla mia gente. Mi stanno sicuramente
aspettando" una ombra oscura però irruppe fra i tre. Era
di nuovo Puch. "Non è ancora finita!" Xena prese
di nuovo la spada, pronta a combatte-re. Egli però si limitò
ad afferrare Gabrielle per un braccio e a scomparire "Xena!!"
gridò lei spaventata prima che Puch la portasse via "Noooo!"
"Maledizione a te, Puch! Non lo dovevi fare!" esclamò
Tezca "Dove l'ha portata?!?" "Conosco un luogo in cui
andava sempre, un posto sicuro per lui" "La dobbiamo riportare
qui!" Xena depose nuovamente la spada "Questa volta per
Puch non ci sarà scampo. Dobbiamo andare subito ad U-xmal;
i miei fratelli sapranno di sicuro cosa fare "Giuro che se la
tocca, io l'ammazzo!" "Non preoccuparti per la tua amica;
Puch è vile, ma non fino al punto di ucciderla senza una ragione
più che valida. Lui la ritiene più importante come ostaggio"
"Sto arrivando, Gabrielle
" Tezca pose una mano sulla
spalla di Xena ed insieme svanirono. Marte, na-scosto all'entrata,
rimase ancora qualche istante attonito. Non poteva credere ai propri
occhi: era successo il finimondo, ed egli non aveva saputo fare niente.