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UNA SERA, ALLE TERME…


di Aurora

Era da tempo immemorabile che la sua pelle non veniva avvolta nelle calde acque termali…Sentiva il suo corpo risanarsi mentre s’immergeva nel liquido fumante; era tranquilla…Anche quello non le capitava da tempo! Si sentiva strana: l’esser rinata (di nuovo!) questa volta l’aveva profondamente cambiata; le pareva d’esser quasi… più umana. Ogni sensazione era più forte, la viveva fino in fondo e ora, immersa nell’acqua calda, in una Roma profondamente diversa da come la conosceva…beh, era davvero una strana sensazione! Sentì Olimpia in lontananza: sembrava avere qualche problema con l’oste…di quei tempi la loro fama non era più la stessa: la gente cominciava a considerarle nient’altro che ciarlatane, due pazze che si credevano le grandi eroine del passato, le grandi Xena e Olimpia che tutti ormai credevano morte. Xena non si preoccupò nel sentir l’amica litigare…era talmente tranquilla che riuscì solo a sorridere. Un attimo dopo una porta sbatté e comparve Olimpia, il viso nero di rabbia
-Dobbiamo trovarci un altro posto in cui dormire- tolse nervosamente i calzari –quell’uomo ha davvero esagerato!- Xena le si avvicinò lenta, ascoltando il frusciare dell’acqua al suo passaggio
-Che è successo?-
-Pretendeva che “intrattenessimo” gli ospiti per l’intera serata…- il suo sorriso nervoso fece capire a Xena che sicuramente l’oste non intendeva che narrassero qualche loro passata avventura…
-Dai, vieni. Troveremo un altro luogo; se no…da quanto tempo è che non dormiamo al chiaro di luna?- Olimpia tolse gli abiti di dosso, lasciandoli scivolare lentamente sulla liscia e candida pelle, quindi s’immerse accanto all’amica
-Di questi tempi…è troppo pericoloso- Xena le sorrise dolcemente
-Nessuna di noi due morirà, Olimpia. Non ora…ti prometto che arriveremo insieme alla vecchiaia e insieme abbandoneremo questo mondo-
-E’ una promessa? Già troppo ho sofferto, pensando di non rivederti più…- Xena sollevò la mano ormai intorpidita dall’acqua e la tese all’amica che la strinse con affetto
-E’ una promessa!-

Il sole stava calando, l’acqua scrosciava addosso alle due donne, comodamente sedute tra le rocce lisce. D’un tratto l’attenzione di Xena si rivolse verso qualcosa, poco lontano: era un gruppo d’individui vestiti di nero, camminavano lentamente, in modo circospetto, tutti in fila, e il primo teneva tra le mani del fuoco, forse una lanterna; le loro ombre erano spettralmente allungate dal sole ormai al tramonto …Anche Olimpia posò su loro gli occhi, preoccupata
-Chi…chi sono?- si rivolse verso la guerriera e notò ancora una volta i suoi occhi di ghiaccio riempirsi dell’antico vigore
-Sono i miei seguaci, o almeno quel che ne resta…- la voce maschile alle loro spalle le fece sobbalzare
-Il Dio della Guerra ha ancora dei seguaci?- Xena non si era neppure voltata verso Marte, che ora stava inginocchiato a terra, in modo da esser alla loro altezza. Olimpia cercò di avvolgersi tra le acque, coprendo il suo corpo nudo
-Pochi ormai…Vengono massacrati ogni giorno da questi imbecilli che venerano un solo Dio…- la guerriera si accigliò: sapeva di esser la causa del tramonto dell’Olimpo, o ad ogni modo la causa ultima, ma…faceva male pensare che nel mondo non venisse più permesso a chi ancora ci credeva di venerare i propri dei…si morsicò il labbro, pensierosa; i suoi occhi si spostarono lungo la fila di uomini che camminavano in silenzio fino a che non scorse un tempio, piccolo, lontano e provato dalle razzie cristiane
-Riusciranno ad arrivare al tempio indenni?- Marte scosse il capo sconsolato
-Chi può dirlo? Forse si, ma più facilmente no…- stava per aggiungere qualcos’altro, quando un gruppo di uomini armati accerchiò la breve fila, urlando. Istintivamente Xena si sollevò dall’acqua sotto l’occhio ben felice di Marte che potè ammirarne il corpo, e si diresse verso i suoi abiti. Olimpia attese che il dio fosse distratto e fece altrettanto, seguendo preoccupata l’amica
-Xena che vuoi fare?-
-Salvare quei poveri disgraziati!- inforcò la spada e cominciò a muoversi velocemente verso il drappello di fanatici armati, seguita da Olimpia.

Appena in tempo incrociò la sua spada con quella nemica: solo un momento dopo questa avrebbe raggiunto dritto il petto del primo della fila. Quest’ultimo atterrito lasciò cadere a terra la fiaccola e il fuoco ebbe gioco facile tra le foglie secche. Olimpia corse a prendere dell’acqua alle terme, mentre Xena fronteggiò abilmente gli aggressori, aiutata dai seguaci di Marte che intanto avevano sfoderato i loro pugnali. In breve riuscirono a sconfiggere l’attacco, ma le fiamme non sembravano volersi spegnere; mentre Olimpia correva disperatamente avanti e in dietro con un secchio, alcuni cominciarono a gettar sabbia sulle fiamme che, però, estinte in un punto, prendevano vita in un altro. Fu in quel momento che, sotto gli occhi dei fedeli, Marte intervenne dissipando il fuoco: in un attimo tutto si spense.
Gli uomini incappucciati si prostrarono al loro dio; il silenzio della sorpresa aveva riempito l’aria: nessuno dei seguaci aveva mai realmente visto Marte; il suo culto non era altro che cieca fede, forte delle più antiche tradizioni…Xena e Olimpia si guardarono intorno preoccupate: per fortuna nessuno a parte loro aveva notato l’avvenimento; in caso contrario sarebbe accaduto qualcosa di inimmaginabile: i cristiani non credevano negli dei…cosa sarebbe successo se ne avessero visto uno all’opera?
Marte scomparve.
Gli uomini sollevarono il capo nel vedere la luce e rimasero a bocca aperta. Xena e Olimpia ci misero un attimo a capire cosa stava per accadere…furono accerchiate dagli individui incappucciati che s’inchinarono a loro
-E adesso?- Olimpia stava tentando con un mezzo sorriso, tra i denti
-Brutto figlio di una…Riesce ancora a fregarci!- Xena spostava gli occhi da ogni lato, tesa; aspettava che accadesse qualcosa. Poi, d’un tratto, un uomo si alzò
-Siamo al vostro servizio, o antiche guerriere greche- Xena corrugò la fronte voltandosi verso Olimpia e sussurrandole
-Sembro così tanto vecchia?
-Beh, forse…-
-Non intendevo offenderti Xena- l’uomo s’inchinò –Intendevo che molte sono le leggende su di voi…-
-Potete alzarvi, non è necessario farvi venire male alla schiena…-
-Oh, ma è un onore potervi offrire tutta la nostra devozione-
-Non ne dubito, ma preferiamo che stiate in piedi…- Xena aveva uno strano sorriso sulle labbra. L’amica la fissò un attimo e le bastò per rendersi conto che si stava spazientendo
-Xena vorrebbe dire che vi è riconoscente, ma che non è necessario che vi prostriate a noi…Abbiamo semplicemente fatto quanto ci era possibile per aiutarvi…No?-
-Certo…- la guerriera aveva fulminato con sguardo inviperito la povera Olimpia
-Permettete che vi invitiamo a brindare con noi, per la liberazione del tempio…- le amiche si guardarono per un momento, poi fu Xena a rispondere
-Grazie, ma dovremo declinare l’invito…Ci aspettano ancora diverse ore di viaggio: sarà il caso che ripartiamo subito…-
-Oh…se è così…Allora non insisto; spero solo di poter ricambiare il favore, in futuro…- Xena gli sorrise, molto più amabilmente di quanto avesse fatto prima
-Potete farmi un solo grande favore: non dimenticate quanto avete visto oggi…I nostri dei ancora ci sono: non perdete la fiducia in loro, vi proteggeranno; come hanno fatto oggi…-
-Certo Xena, su questo puoi contarci: non potremo mai cessare di ricordare…E così sarà per i nostri figli e per i figli dei nostri figli…-
-Già…- Xena e Olimpia si guardarono, ben consce che così non sarebbe stato – Ah, e fate attenzione: i templi non sono più sicuri. Continuate a pregare, ma tenete per voi il vostro credo, se desiderate la possibilità di tramandarlo…-
In fila, uno dopo l’altro, gli uomini si alzarono e passando davanti alle due guerriere fecero un breve inchino. Poi, scomparvero nella foresta.
Olimpia stava guardando sorridente Xena
-Che hai?- la guerriera sembrava infastidita
-Da dove hai tirato fuori tutte queste buone parole per i tanto odiati dei dell’Olimpo?- il suo viso si addolcì un poco, mentre l’angolo delle sue labbra si arricciava in un sorriso
-A dire il vero non ne ho idea…Ma non bisogna dimenticare che mi hanno riportata in vita.- cominciò a camminare: si sentiva più leggera, quasi contenta –Non vieni? Ci aspetta una lunga notte sotto il pericoloso cielo stellato…-
-Arrivo…che ne dici del tempio? Potremmo anche dargli una sistemata…-
-Vada per il tempio, ma per oggi penso di aver fatto anche troppo per questi dei…-

Guardò il viso di Olimpia: dormiva…era il momento di uscire un po’, si sentiva soffocare li dentro. Le carezzò i capelli biondi, sfiorando la sua fronte con le labbra; quindi si alzò.
Fuori tirava un vento fresco, l’abito leggero che aveva indosso la fece rabbrividire. Si strinse sulle spalle in manto di velluto un po’ stracciato e bruciacchiato che un tempo doveva ricoprire l’altare. In quel momento una mano le carezzò la guancia. Conosceva fin troppo bene quel tatto; appoggiò la schiena al suo petto, lasciando cadere il mantello in modo che i loro corpi aderissero perfettamente. Sentiva il suo calore: il freddo era passato.
-Grazie per le parole che hai detto oggi…- l’alito caldo, sussurratole nell’orecchio fece rabbrividire Xena, che chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare per un attimo dai ricordi
-Sapevo che saresti venuto…- lui la prese per i fianchi e la girò, in modo da vederla in viso; lei trattenne il fiato, persa nei suoi occhi lucidi. L’espressione del dio la colpì: c’era qualcosa…era cambiato, anche lui. Non sapeva dire se in meglio o in peggio, ma non era più lo stesso. Sentiva il proprio cuore battere forte, le rimbombava nelle orecchie…Strano: non si era mai sentita così…Marte le aveva provocato sempre forti emozioni, magari anche più forti, ma mai si era sentita in quel modo…Le carezzò il viso, poi la sua mano scese, sul collo, sul petto e giù…sempre più giù…La guerriera si sentì conquistare dal calore; un piacevole bruciore le invase la pancia. Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare in quelle sensazioni. Passò le sue labbra sul collo del dio, sentendo un profumo conosciuto che l’eccitò di più. Lui le prese il viso, con forza, e le sfiorò la bocca, poi la prese tra le braccia e la trascinò a terra, sul comodo muschio.


- THE END -




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