UN
ATTESO RITORNO
di
Ranma
(seconda
parte)
CAPITOLO
3
Olimpia, che aveva riposato per un po’ stanca di stare li senza
far nulla, decise di fare un giro per l’oasi. Fu meravigliata
nel vedere uomini, donne e bambini che si aiutavano a vicenda nei
vari lavori. E fu presa da un senso di pace e di serenità che
proveniva da questo spirito di collaborazione collettivo.
“Tutto merito di Evi” pensò. Mentre camminava ad
un certo punto un giovane di bel aspetto, che stava lavorando con
gli altri la vide ;lasciò quello che stava facendo e corse
da lei.
“Ciao, vedo che stai bene adesso!” disse il ragazzo.
“Ciao, e tu chi sei?” chiese Olimpia sorpresa.
“Piacere, il mio nome è Aaron, sono io che ti ho trovata
nel deserto e ti ha portata qui. Mi fa piacere vedere che stai meglio”
“Grazie del tuo aiuto Aaron. Il mio nome è Olimpia, piacere
di conoscerti!”fece la poetessa.
“ Non devi ringraziarmi, se c’è qualcuno che ha
bisogno di aiuto, mi piace dare una mano, è quello che ci ha
insegnato la nostra guida ,Evi. Lei è una maestra per tutti
noi, e ci ha insegnato che l’amore è la cosa più
importante.”
“Capisco. Questo è molto bello”rispose Olimpia
con un sorriso.
“Hai sete?” fece Aaron un po’ imbarazzato.
“Si, Un po’”
“Vado a prenderti dell’acqua, aspetta qui.”
“Si, grazie.”fece Olimpia.
Aaron si precipitò a prendere una ciotola d’acqua e tornò
da lei come un razzo.
“Ecco, bevi piano però”fece poi.
Olimpia lo ringraziò, prese la ciotola nelle sue mani, e bevve
l’acqua.
“E’ molto buona.” Disse.
Aaron la guardò, poi chiese “Da dove vieni?”
“ Vengo da Potidea, si trova in Grecia”
“Da così lontano?”
“Si, ho viaggiato molto ultimamente”disse Olimpia,ma il
suo viso divenne più triste.
Aaron se ne accorse subito. “Olimpia , cosa c’è
che non va?”
“Niente, è che mi sono successe troppe cose ultimamente
di cui non mi va di parlarne al momento”rispose il bardo.
“Mi dispiace, non volevo rattristarti”
“No, non è colpa tua, scusa me piuttosto.” Disse
Olimpia.
“Ho un’idea, Olimpia. Ti porto in giro per l’oasi,ti
farò da guida. Un po’ di distrazione ti farà bene.”
“Come vuoi?” disse la ragazza con un sorriso.
“Vieni” Aaron la prese per mano, guidandola per l’oasi
e facendole conoscere tanta gente nuova.
Tutti si mostrarono estremamente gentili con lei, ed erano felici
di avere una persona in più con loro.
Mentre camminavano, Olimpia si sentì chiamare.
“Evi”! esclamò la ragazza vedendola arrivare. Evi
aveva gli occhi ancora arrossati per via del pianto, e il viso accaldato.
“Olimpia, ti stavo cercando, meno male che sei qui.” Disse
“Evi, stai bene? Dove sei stata?” Chiese l’amazzone
preoccupata.
“Non importa dove sono stata, quello che importa ora è
che voglio venire con te Olimpia, dovunque tu intenda andare.”
“ Evi, io ho intenzione di trovare un modo per riportare in
vita tua madre, ci ho pensato su mentre riposavo nella tenda. E voglio
cercare delle risposte nella valle dei Re.” Rispose Olimpia.
“Allora permettimi di venire con te, perché se c’è
un modo per riportare in vita mia madre, voglio conoscerlo anch’io.”
Fece Evi decisa.
“ E questo posto, allora?” chiese Olimpia.
“Non c’è più bisogno di me qui, darò
le ultime disposizioni e poi quando sarai pronta partiremo.”
“Va bene Evi. Sono contenta che tu abbia deciso di venire con
me, questo mi farà sentire meno sola.”
“Grazie!” rispose la ragazza.
Aaron le guardò sorpreso. Notò che tra loro c’era
una grande confidenza.
“Sembra che vi conosciate molto bene, voi due” Disse ad
Olimpia, quando Evi andò a dare le ultime disposizioni ad un
anziano del luogo.
“Lei è la figlia della mia migliore amica, l’ho
vista nascere e in un certo senso è come se fosse anche mia
figlia”.
“Come si chiamava la tua migliore amica?” chiese lui curioso
“Xena, Principessa Guerriera.” Rispose lei pensierosa.
“ Come mai non è qui con te adesso?”
Olimpia ebbe come un brivido interiore, poi rispose: “Purtroppo
è morta, lasciando nel mio cuore un vuoto incolmabile.”
Il viso di Olimpia venne rigato da una lacrima.
“Che stupido che sono! Ecco, ti ho fatto di nuovo rattristare.
Perdonami!”disse lui.
“Non fa niente, non preoccuparti” Dette queste parole
Olimpia andò nella sua tenda a riposare.
Il mattino dopo sia lei che Evi erano decise a partire. Presero tutte
le loro cose e si avviarono.
Aaron corse da loro.
“Olimpia, Evi, voglio venire con voi.” Disse.
“No Aaron, resta qui, hanno bisogno del tuo aiuto.” Rispose
Evi.
“ Va bene… Olimpia! Abbi cura di te. Spero di rivederti
presto!”
“Anch’io spero di rivederti. Ciao Aaron.”!
Olimpia e Evi partirono, mentre Aaron le guardava allontanarsi. Nel
cuore del ragazzo stava nascendo un sentimento nuovo per lui, stava
cominciando a sentire qualcosa per Olimpia, ma neanche lui sapeva
esattamente cosa.
CAPITOLO
4
Aaron
stava ancora guardando Olimpia e Evi allontanarsi, quando si sentì
chiamare.Si girò ma nessuno lo stava chiamando.
“Aaron!” fece ancora la voce.
“Oh no! Comincio ad avere le allucinazione adesso?” si
disse preoccupato
“No, non hai le allucinazioni” disse la voce.
“Chi sei ? Fatti vedere!”disse Aaron sempre più
confuso.
“Non posso, ma devi fidarti di me!”
“Come faccio a fidarmi di ciò che non vedo!”Aaron
era sempre più impaurito.
“Non hai nulla da temere Aaron, ho solo bisogno del tuo aiuto!”disse
ancora quella voce.
“Chi sei? Dimmi almeno il tuo nome”!
“Il mio nome è Xena, e sono uno spirito.” Il ragazzo
sbiancò in volto.
“Come uno …. Spirito!!!”
“Si, sono morta!” fece la voce di Xena.
Aaron stava per svenire. Xena parlò ancora.
“Aaron, io sono la madre di Evi e grande amica di Olimpia. Loro
sono la mia famiglia e sono tutto per me. Ma adesso si trovano in
grave pericolo. Hanno deciso di riportarmi in vita, ma non sanno a
cosa stanno andando incontro!”spiegò Xena.
“Adesso capisco!”fece Aaron pensieroso.
“Adesso capisco perché avevano tanta fretta di partire.”
Continuò.
“ Ma perché sei venuta da me?” chiese incuriosito
“Perché vorrei che tu le seguissi per proteggerle?”
“Si , ma perché io?”
“Perché per un attimo sono stata dentro di te, e ho potuto
vedere nel tuo cuore. Tu sei un bravo ragazzo, puro e generoso. E
so che dentro di te senti che proteggerle è la cosa giusta.”disse
Xena
“Tu sei stata dentro di me? Ma come, io non me n’ero accorto.”
“Lo so, essendo uno spirito posso entrare nel corpo di chiunque,
anche nel tuo.!”
“Wow! Ma cosa posso fare io per proteggerle, non so neanche
impugnare una spada!”
“Sarò io a guidarti, se mi permetterai ancora di entrare
in te. Io e te insieme possiamo proteggerle!”rispose lo spirito.
“ Va bene, Xena , ti aiuterò! Lascia solo che prenda
le mie cose, poi partirò subito, cioè volevo dire, partiremo
subito.”
“Ti ringrazio Aaron.”fece Xena.
Aaron corse nella sua tenda e un attimo dopo era già pronto
per partire.
Olimpia e Evi intanto stavano attraversando il deserto.
“Evi, stai bene?” chiese Olimpia vedendola pensierosa.
“No Olimpia. Vorrei tanto che mia madre fosse ancora viva.”
Rispose la ragazza.
Olimpia si fermò e si girò verso Evi.
“Anch’io vorrei che Xena fosse qui con noi. Dobbiamo cercare
di farci forza Evi e andare avanti. E così che lei vorrebbe.”
Rispose Olimpia, anche se dentro di lei sentiva la forza mancare,
e provava un immenso dolore al pensiero che Xena non era con loro
. Per il bene di Evi però, aveva deciso di farsi coraggio e
dare quella forza alla giovane per continuare ad andare avanti.
“Olimpia grazie. Lo so che anche tu stai soffrendo, ma nonostante
tutto incoraggi me a reagire, sei molto forte.
Capisco perché mia madre ti voleva bene. Le hai dato tanta
gioia e le hai cambiato la vita.” Disse la ragazza.
Olimpia deglutì con forza, e trattenne le lacrime. Poi diede
una pacca sulla spalla ad Evi e disse:
“Andiamo Evi, continuiamo a camminare.” Olimpia andò
poi avanti e senza che Evi la potesse vedere pianse. Le lacrime continuavano
a scendere giù dalle gote senza fermarsi. La sua mente tornò
a quando ferita da una freccia avvelenata lanciata da un soldato dell’armata
persiana, lei era quasi sul punto di morire.
Le parole di Xena risuonavano ancora nella sua mente: “ Se questo
è il nostro destino, Olimpia, lo affronteremo insieme. Neanche
la morte potrà mai dividerci”
“Forse ti sbagliavi, Xena. La morte ti ha portata via da me
adesso e io ho bisogno di te più che mai.” Disse fra
se e se la poetessa.
Intanto il giorno stava per finire e l’ombra della notte cominciava
a distendere il suo buio manto.
La temperatura era diventata più fredda, mentre le due donne
continuavano a camminare.
Ad un tratto si fermarono e Olimpia disse:
“E’ meglio fermarci qui per stanotte Evi. Ma dovremmo
accendere un fuoco.”
“Va bene Olimpia”disse Evi.
Per fortuna Olimpia, piena di risorse nella sua bisaccia aveva tutto
l’occorrente per accendere il fuoco.
Dopo averlo acceso, prepararono i loro giacigli e andarono a dormire.
In un’altra parte del deserto Aaron aveva trovato un posto sicuro
per la notte. Lo spirito di Xena era con lui.
“Xena, devi essere molto affezionata ad Olimpia, vero?”chiese
curioso.
“Non è semplice affetto ciò che provo per lei…
“ disse Xena.
“Ah, no? Cos’è allora?” domandò Aaron.
“Io l’amo. L’amo con tutta me stessa e vorrei vederla
felice!” rispose dolcemente la guerriera.
Aaron rimase senza parole. Poi si riprese e chiese
“E lei?”
“ Suppongo che anche per lei sia così. Anzi ne sono sicura.
Noi due siamo anime gemelle e il destino ha voluto che c’incontrassimo.
Abbiamo vissuto mille avventure insieme e avevamo giurato che non
ci saremmo mai lasciate.” Rispose Xena.
“E poi cos’è successo? Perché tu…
Beh perché sei morta?” chiese Aaron.
“Perché ho fatto una scelta. Ho scelto di sacrificare
la mia vita per la salvezza di 40. 000 anime, di persone che sono
morte a causa mia.”
Xena continuò la sua storia, scendendo nei più minimi
particolari, mentre Aaron l’ascoltava con profondo interesse.
La notte la passò così, ascoltando Xena mentre le parlava
di come Olimpia l’aveva cambiata e di quante avventure avevano
vissuto insieme da quando si erano conosciute.
Il ragazzo non era affatto stanco ed era sempre più affascinato
e stupito dalla grande amicizia, anzi dall’amore che le legava.
“Olimpia è stata un arcobaleno di gioia nella mia vita
e se non fosse stato per lei io a quest’ora starei bruciando
nelle fiamme degli Inferi da non so quanto tempo. Lei mi ha salvata.”
Finì Xena, quando ormai le luci dell’alba cominciavano
a fare capolino.
“E’ stupendo Xena, da ciò che mi hai raccontato
ho capito che Olimpia è una persona veramente speciale. Adesso
più che mai desidero aiutare te e lei. Ma tu sai che genere
di pericolo l’aspetta.?”
Chiese Aaron.
“C’è una forza misteriosa di cui ho percepito la
presenza non appena Olimpia è stata portata nell’Oasi.
Qualcosa ci sta osservando e non credo che si tratti di un comune
essere umano. Credo sia uno spirito che sta tra questo mondo e il
mondo dei morti. E da ciò che percepisco si tratta di uno spirito
malvagio.”disse Xena, che adesso mostrava il suo aspetto ad
Aaron.
“Hai capito di chi si tratta?” chiese preoccupato.
“Forse. Se è chi penso io Evi e Olimpia sono in grave
pericolo.” Rispose Xena.
Il sole stava ormai sorgendo e nonostante Amon non avesse dormito
per niente era sempre fresco come una rosa.
“D’accordo. Allora dobbiamo muoverci.” Disse il
ragazzo prendendo la sua roba.
Xena rimase stupita dalla sua tempra forte. Eh si ! Aveva fatto la
scelta giusta.
Intanto anche Evi e Olimpia si erano alzate di buon mattino ed erano
a metà strada ormai.
“Olimpia!”la chiamò Evi.
“ Cosa c’e? fece il bardo.
“Stanotte ti ho sentita piangere nel sonno, cosa c’è?”
“Niente Evi, non preoccuparti per me.”
“Olimpia, io mi preoccupo invece. Tu mostri il tuo lato più
forte, mentre invece stai soffrendo,ma non ne vuoi parlare. Forse
perché non vuoi far star male me ?”continuò Evi.
“Io..”
“ Olimpia, perché non ti sfoghi una volta per tutte.
Tenerti tutto di dentro ti fa ancora più male.”
“Evi, hai …ragione!” La voce di Olimpia tremava.
“Io sto male! Sento il vuoto totale dentro di me. Mi manca quella
parte di me che amavo con tutta me stessa! Mi manca Xena! Lei era
tutta la mia vita, Evi. Mi dava forza… era lei il mio sostegno,
e adesso io non ce la faccio!”
Le lacrime continuavano a venir giù ininterrottamente. A quel
punto Evi le si avvicinò abbracciandola.
“Olimpia, perdonami. Sono stata un’egoista e non ho pensato
a quanto tu stessi soffrendo per la morte di mia madre. Perdonami!”
“Non c’è niente di cui ti debba perdonare. Non
sei un’egoista Evi. Io so quanto tu soffra per la morte di tua
madre ed è per questo che non volevo fartelo pesare. Volevo
essere forte e cercare di starti vicina trasmettendoti serenità,
ma a quanto pare non ci sono riuscita. Mi dispiace molto per questo.”
Disse il bardo con gli occhi ancora lucidi. Ad un certo punto alzò
la mano ed accarezz ò il volto di Evi
“Sai Evi, i tuoi occhi sono come quelli di tua madre. Quando
li guardo, rivedo i suoi e questo mi da la forza di andare avanti
nonostante tutto.” Disse dolcemente, abbassando poi la mano.
Evi sentì una profonda tenerezza a sentire quelle parole. In
cuor suo si era ripromessa di stare accanto ad Olimpia per darle coraggio.
Il bardo fece un sospiro e alzò le spalle. “Andiamo adesso,
o non ci muoviamo più.” Disse, sforzandosi di sorridere.
Le due donne proseguirono il loro cammino.