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::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni


A QUEEN'S THING

Cos'è una vita di viaggi ed avventure, se ogni tanto non ci si può concedere un momento di relax nelle fresche e tonificanti acque di uno splendido laghetto nascosto nel profondo di una foresta, magari con l'aiuto di una bottiglia di vinello e in compagnia della propria migliore amica, nonché amante, nonché sposa di ancora fresca data, per di più d'umore particolarmente allegro e giocherellone? Non male, eh? Evidentemente Xena e Olimpia sono della stessa opinione, visto che le troviamo esattamente nelle suddette condizioni, con Olimpia mollemente adagiata tra le gambe di Xena ad usarla come soffice schienale, dopo un'indiavolata battaglia a base di spruzzi d'acqua.

OLIMPIA: Tutto è lecito in amore e in guerra acquatica, Xena. Me l'hai insegnato tu.
XENA(ridendo): Vero. Ricordami di non darti tanti suggerimenti la prossima volta.

Xena prende la bottiglia e la stappa, versando il contenuto in due coppe e porgendone una ad Olimpia.

OLIMPIA: Comunque, comandare non è sempre tanto semplice, Xena. Io dovrei saperlo.
XENA: Sei tu che la fai complicata. E' molto più facile, se ti limiti a dire alla gente quello che deve fare, e quando non ti ascolta, la pesti.
OLIMPIA(bevendo e sospirando soddisfatta): Certo, se sei "tu". (guardandola da sopra la spalla) Ma io non sono te, e non è sempre così semplice a volte. Devi collaborare con le persone e fare in modo che facciano ciò che vuoi volontariamente. La forza non è sempre la risposta.
XENA: Lasciare il comando al popolo non lo è ugualmente, Olimpia. Prendi le Amazzoni... con loro tutto è una discussione.
OLIMPIA: E? Non verrai a dirmi che Velsinea aveva ragione, vero?
XENA(sorseggia il suo vino riflettendo): No.
OLIMPIA: Vorrei vedere. Nessuno ha tutte le risposte giuste. Io ho sempre pensato che ascoltare la gente... assumerne le idèe sia il modo migliore per prendere una decisione che possa fare tutti felici.
XENA: Non è compito dei capi fare felice la gente, Olimpia. Ma solo tenerla in vita. E' meglio il mio sistema.

Questi due inconciliabili punti di vista danno vita ad un nuovo round nella battaglia di spruzzi che viene però improvvisamente interrotta, quando riemergendo le due donne si rendono conto di essere osservate da un gruppo di persone in abiti bianchi. Temendo di essersi nuovamente imbattute nelle vergini del tempio di Hestia ( "Warrior... Priestess...Tramp", terza stagione, e "Crossroads", settima), Xena e Olimpia cercano di ricomporsi alla meglio, ma la presenza di uomini testimonia che non è questo il caso. E l'uomo a capo del gruppo che si presenta come Escobar conferma la cosa. Loro provengono dal villaggio di Delios e una volta l'anno vanno alla ricerca di colei che diverrà regina per un giorno. Inutile dire che la scelta, anche in base alla descrizione dei requisiti della potenziale regina ("Occhi come stelle, capelli del nero della notte, e bellezza incomparabile") riportati sulla pergamena che recano, è caduta immediatamente su Xena. Secondo la tradizione, nel loro villaggio la giustizia viene amministrata solo un giorno all'anno da una regina che viene scelta appositamente a questo unico scopo. La decisione piuttosto eccentrica è stata causata dai costi proibitivi di tenere un magistrato e un esercito costantemente presenti. Inoltre a loro dire, la gente del villaggio è pacifica e attende pazientemente ogni anno che arrivi il giorno per risolvere litigi e contenziosi. Molto perplessa da questa storia, Xena naturalmente non ne vorrebbe sapere, ma come è spesso capitato, ancora una volta la curiosità di Olimpia ha la meglio, e poi come le ricorda la compagna, questa potrebbe essere una buona occasione per verificare quale delle loro tesi sia la migliore. Così, tutt'altro che convinta ma come al solito disposta a qualunque sacrificio pur di accontentare Olimpia, Xena accetta di seguire Escobar e la sua gente al villaggio. Giunte sul posto, però le due compagne si rendono conto che la situazione non è così tranquilla ed intorno si avverte una certa impazienza da parte del popolo di vedere risolti i problemi lasciati in sospeso tanto a lungo. E mentre Xena incontra un certo Malcos, un grosso commerciante che sembra molto ansioso di esporre il proprio caso, Olimpia rimasta un po' in disparte, apprende che per legge, nessuno può avvicinare la regina prima del giudizio, e quindi nemmeno lei, e si ribella.

OLIMPIA: Questa forse è la vostra legge. Ma lasciate che vi dica qual'è la legge mia e di Xena. (...) Dove Xena va, vado io. Non potete avere una di noi senza l'altra. Siamo come un paio di stivali.(...) Un paio di scarpe? Una pariglia di cavalli? Sale e pepe? Un paio di remi? (...) Due piselli in un baccello? Due solchi sulla strada?

Riuscendo così per sfinimento ad ottenere il permesso di poter rimanere accanto alla compagna. Nel frattempo, Xena è stata condotta nella lussuosa stanza destinata alla regina dove ha trovato abiti sfarzosi e gioielli che dovrà indossare per apparire al popolo e poco dopo, una quasi irriconoscibile Principessa Guerriera, avvolta in un elegantissimo abito blu da sera e con i lunghi capelli raccolti ed ingioiellati, si aggira per la reggia con aria infastidita, senza accorgersi di Olimpia, ugualmente vestita a nuovo, ma in un rosso sgargiante, affacciata ad una finestra.

XENA(parlando tra sé): Quei piccoli figli di baccanti con tutti i loro arriccia qua e piega là...

Olimpia si volta. Nello stesso momento, Xena la vede, ed entrambe si bloccano guardandosi l'un l'altra.

OLIMPIA(senza fiato): Caspita.

D'un tratto il passo irritato e nervoso di Xena, assume un incedere seduttivo, reagendo all'evidente ammirazione di Olimpia.

XENA: Ahhh. L'adulazione ti porterà ovunque. Allora ti piace, eh?
OLIMPIA(tendendo una mano e sfiorandole i capelli): Eccome.

Xena comincia a girarle intorno esaminandola da capo a piedi, mentre Olimpia resta immobile seguendola con lo sguardo.

XENA: Altrettanto.

Xena le tocca i capelli agghindati con una ghirlanda di fiori. Poi le prende la mano e le due donne volteggiano l'una intorno all'altra, finendo per fissarsi negli occhi, faccia a faccia.

OLIMPIA(sorridendole): Sei bellissima.
XENA(sorridendole di rimando): La prima volta che me lo hai detto eri drograta fino agli occhi di giusquiamo.
OLIMPIA(ridacchiando): Sì, ma sapevo quello che dicevo.

L'espressione di Xena è tenera e anche un po' nostalgica nel ricordo.

XENA: Lo so.

Olimpia attira Xena a sé e le due donne si baciano perdendo la cognizione del tempo, mentre le candele si consumano e le prime stelle appaiono nel cielo. La porta si apre all'improvviso ed entra Escobar seguito da altre persone. Tutti si fermano guardando Xena e Olimpia ("Oh. Quel tipo di paio." sfugge a qualcuno nel suo seguito), che senza fretta, terminano quello che stavano facendo e guardano a loro volta gli intrusi. Soffocando gli imbarazzi dei suoi accompagnatori, Escobar comunica alla regina che se è disponibile, i cittadini sono pronti ad incontrarla. "Non hai idea di quanto sono disponibile" risponde la guerriera continuando a fissare la sua compagna. Olimpia soffoca una risatina e le due seguono l'uomo. In breve, Xena viene circondata da decine di citttadini che si affannano per conoscerla e il primo della lista appare chiaramente essere Malcos che invita addirittura tutti ad un banchetto nel suo palazzo. Insospettita da tutto questo agitarsi intorno a Xena, Olimpia si apparta per parlare con la gente del popolo e la sera comunica alla compagna esausta l'esito della sua inchiesta personale. A quanto pare la trovata estemporanea della "regina per un giorno" è solo una truffa elaborata da Escobar e dal ceto più elevato per legittimare le loro prepotenze sul popolo, tenendolo buono per mesi in attesa del giudizio di un monarca temporaneo e quindi facilmente corrompibile. Le due donne si adagiano sul letto una accanto all'altra.

XENA: Beh, non corromperanno me, Olimpia.
OLIMPIA: Potrebbe diventare molto complicato. (sorridendo) Ma almeno non pericoloso, per una volta.

Xena le si avvicina e l'afferra per la veste tirandola verso di sé.

XENA: Non per noi, vorrai dire.

Baciandola e rovesciandosi su di lei, Xena contemporaneamente, richiude le cortine del letto, troppo presa per accorgersi che all'esterno, sotto la loro finestra due figure nell'ombra hanno ascoltato tutto e si allontanano preoccupate. Di primo mattino, mentre Olimpia dorme ancora, dopo quella che deve essere stata una notte intensa, Xena riceve la visita non del tutto inattesa di Malcos, che dopo essersi informato sulla sua "incantevole consorte", lasciando per un attimo perplessa la guerriera, getta la maschera e le fa chiaramente capire che se avrà un occhio di riguardo per lui nella sua causa, le darà cinquecento denari, con cui potrà comprare tante belle cose alla sua "... amica...???". Inattesa è invece per l'improvvido visitatore, la reazione di Xena che lo getta praticamente di peso fuori dalla stanza. Ma quella di Malcos non è che la prima di molte altre visite di tutti gli esponenti più ricchi del luogo, evidentemente abituati a risolvere i loro contenziosi molto prima, e molto più redditiziamente per loro e per i giudici occasionali, di arrivare in sede di giudizio. La risposta per tutti non è molto diversa e più tardi una Xena furiosa incontra Olimpia nel giardino della residenza reale.

XENA: Non c'è uomo, donna o bambino in questa dannata città che non abbia cercato di comprarmi e non siamo neanche a mezzogiorno.
OLIMPIA: Dillo a me. Non voglio neanche dirti quello che mi hanno offerto per influenzarti. Potrei ritirarmi.
XENA(fissandola colpita dall'ultima frase): Ci stai pensando?

Olimpia si sente offesa credendo che Xena si riferisca alla prima parte della frase.

OLIMPIA: Cosa? Xena, non credo di essermi ridotta a questo anche frequentando te così a lungo.
XENA(guardandola sorpresa): Cosa? Per l'Ade, Olimpia, anch'io ci ho pensato.

Olimpia fa per aprire la bocca ma prima che possa uscirle una risposta tagliente, si ferma.

OLIMPIA: Aspetta un momento. Ma di che cosa stiamo parlando?
XENA: COSA? Di che cosa pensi che stiamo parlando?
OLIMPIA: Di accettare mazzette!

Comprendendo l'equivoco e che evidentemente Olimpia non ha colto il senso della sua richiesta, Xena accantona il tutto per dedicarsi finalmente al compito per cui si trova lì, ma come gli suggerisce Olimpia bisognerebbe trovare il sistema di risolvere il problema una volta per tutte o l'anno seguente, con una nuova regina, probabilmente più abbordabile di lei, i signorotti di Delios potrebbero ricominciare i loro giochetti. Poco convinta che questi siano affari loro, ma seguendo il consiglio di Olimpia, Xena dà inizio alle udienze con forte anticipo, costringendo i contendenti a presentarsi in aula in tutta fretta e non certo di buonissimo umore. Che questa regina, infatti, non sia come tutte le altre lo avevano già intuito, mentre volavano fuori dalla porta o dalle finestre della reggia, ma la conferma viene loro dalle sentenze veloci ed eque emesse e che non tengono minimamente in conto il lignaggio delle parti in causa. Ma mentre i casi vengono dibattuti in rapida successione (perché come dice Xena " a me piacciono le cose brevi", suscitando un sorriso malizioso in Olimpia), con grande meraviglia del popolo non abituato a vedersi trattato con giustizia, e Olimpia all'improvviso capisce la domanda che le aveva fatto Xena (" Non sto affatto pensando di ritirarmi"), le due misteriose figure che si sono già intrattenute in colloquio con Malcos, sono pronte al "colpo di stato" con le balestre puntate sulle due donne. Ma le loro quattro frecce, meglio evidentemente abbondare, finiscono strette nei pugni di Xena, che con la massima naturalezza le usa come fermacarte per la pergamena che riporta i casi da discutere, che Escobar non riesce a tenere srotolata. Non molto meglio va poco dopo con quattro dardi avvelenati che funzionano benissimo come puntine per tenere incollate le postille delle varie cause (dei veri "post it" antelitteram). E anche un tentato avvelenamento durante la pausa per il pranzo non ha miglior sorte e alla fine nella grande sala si scatena una rissa colossale (la frustrazione a lungo trattenuta dal popolo e quella più fresca ma non meno distruttiva del ceto agiato danno i loro frutti) e Xena può finalmente mettere in pratica la sua versione di "buon governo", a cui comunque Olimpia partecipa senza farsi pregare. E il risultato finale è la reggia saccheggiata dal popolo che si è risarcito autonomamente dei soprusi. Quella sera, pronte a ripartire con il loro solito abbigliamento, e con la coscienza di aver lasciato una situazione molto migliore di quella che avevano trovato, avendo "convinto" Escobar ad eleggere un consiglio con membri della cittadinanza, ricchi e poveri in egual numero, perché in futuro non si verifichino più soperchierie degli uni sugli altri (ma ripromettendosi comunque di tornare tra un anno a controllare), Xena e Olimpia devono riconoscere che questa storia ha in fondo provato che le loro opposte tesi si completano a vicenda, e che a volte si può risolvere un problema discutendo e a volte bisogna usare i calci per farsi ascoltare. Ma Olimpia ha portato anche un altro ricordo di questa strana avventura.

XENA: Cos'hai lì?
OLIMPIA: I nostri abiti. Li ho salvati dal saccheggio.
XENA(con aria intrigata): Sì?
OLIMPIA: Ho pensato che magari potresti unirti a me per una cenetta ed un ballo di mezzanotte.
XENA: Hmm... Credo che potrei lasciarmi comprare per convincermi a partecipare.
OLIMPIA: Ah sì? E quanto vuoi?
XENA(chinandosi a baciarla): All'incirca questo.

PS: Scritto da Melissa Good, questo episodio ci riporta un po' al sapore delle prime stagioni di Xena (scene d'amore a parte), tra regni, re e regine, cortigiani corrotti e doppiogiochisti, rammentiamo qui il divertentissimo "Warrior... Princess", prima stagione, con Xena sosia della principessa Danae, o "Blind Faith" ("Xena e il matrimonio di Olimpia"), seconda, dove la candidata a diventare regina era Olimpia, anche se si sarebbe trattato di un regno molto breve. Inoltre come quasi sempre le storie di Melissa Good, riconoscibili anche per i doppi sensi, i dialoghi maliziosi tra le due compagne e gli intervalli romantici, sono zeppe di riferimenti ad avvenimenti del passato. Velsinea è, come tutti ricorderete, l'aspirante regina delle Amazzoni, che nell'indimenticabile "The Quest", seconda stagione, voleva impadronirsi del titolo ad Olimpia e nel successivo, ed altrettanto indimenticabile "A Necessary Evil", faceva un salto di qualità notevole, contendendo addirittura la divinità alla neo-dèa Callisto. Olimpia invece era stata accidentalmente drogata col giusquiamo (una pianta con le stesse caratteristiche della belladonna) in "Altared States", prima stagione. Un elemento interessante è l'accenno, anche se risultato poi questa volta frutto di un equivoco, alla possibilità che Xena e Olimpia possano ritirarsi un giorno. Torna periodicamente (un po' come quello sui figli) e chissà che non possa avverarsi prima o poi. Dopotutto non dimentichiamoci che un altro riferimento periodico, quello sul matrimonio, si è poi concretizzato, quindi...


MY FAIR DITE

Olimpia, da sola, in piedi e bendata in una radura, attende con un leggero sorriso sulle labbra, quando d'improvviso il chakram le arriva sibilando contro. Con estrema calma la ragazza, cerca di individuare il suono e un attimo prima che la lama tagliente la colpisca, la sua mano scatta ad afferrarlo ed immediatamente lo rispedisce nella direzione da cui proviene. E prima che riusciamo a renderci conto di cosa stia succedendo, un urlo di battaglia risuona nella foresta ed una certa Principessa Guerriera irrompe sulla scena, afferrando a sua volta l'arma volante e con un salto atterra di fronte alla Poetessa Combattente ed estrae la spada. Una battaglia si scatena tra le due donne, e non abbiamo l'impressione che Xena stia assolutamente frenando i colpi. La guerriera sta mettendo tutto l'impegno nell'assalto, così come la sua avversaria che, nonostante sia ancora bendata, riesce con sorprendente facilità ad evitare ogni colpo ed a portarne numerosi propri con i suoi sai, fino addirittura a farle volare via la spada di mano. Con un ghigno sul volto, allora, Xena getta un lungo bastone alla compagna che lascia cadere i suoi pugnali e, presone uno anche per sé, subito ingaggia con lei uno scontro non meno violento, in cui ancora una volta, Olimpia si dimostra una valida rivale. E anche se la stanchezza comincia ad affacciarsi in lei, riesce con una straordinaria abilità ad intercettare delle frecce che partite da balestre strategicamente predisposte sono state fatte scattare grazie a delle corde azionate con i piedi da Xena, e che finiscono per conficcarsi alle estremità del suo bastone. Finalmente, la compagna le scivola alle spalle e la libera dalla benda, facendoci comprendere, quello che comunque ormai avevamo già sospettato. Ciò a cui abbiamo appena assistito, altro non era che un esame, per stabilire il grado di capacità acquisita da Olimpia nel combattimento in condizioni di estrema difficoltà e l'esito è decisamente positivo, come si evince anche dallo sguardo pieno di orgoglio che Xena rivolge alla compagna, insieme ai suoi complimenti. Ma Olimpia non ha il tempo di arrossire troppo per l'evidente ammirazione destata in Xena, perché altre frecce all'improvviso volano verso di loro. Bloccatane una col bastone, Olimpia sta già per indirizzare una battuta alla compagna pensando che sia un altro suo trucco, quando la vede afferrare al volo un'altra freccia e capisce che sta avvenendo qualcosa d'imprevisto. Infatti, un attimo dopo, Xena acchiappa un ragazzino armato di arco che si stava divertendo a prenderle di mira, ma la sorpresa è che lì vicino c'è anche tutta la sua famiglia felice che pare non rendersi affatto conto di ciò che stava combinando la piccola peste, di nome Castor, e i cui membri, il padre Weardus, la madre Junos e l'altro figlio più grande Wallius, sono troppo occupati a discutere tra loro. Costretti infine a prendere nota della cosa con i metodi un po' ruvidi di Xena, la famigliola si allontana e giunta a distanza di sicurezza l'invita a recarsi al tempio di Venere per imparare le buone maniere. Questo simpatico siparietto (oltre ad essere un riferimento ad una vecchia serie tv di cui parleremo, se vi andrà, nel post scriptum), serve a indurre Olimpia a ripensare alla dèa dell'amore, cosa che non accadeva da un po' di tempo. (Evidentemente la ragazza non sa della pur indiretta responsabilità della suddetta dèa nei problemi recentemente avuti in "A Funny Thing...".) Soprattutto Olimpia pensa alle possibili conseguenze che possa aver patito dopo il seppellimento di suo fratello Marte nel tempio in Macedonia, in "Final Options" di questa stessa stagione, avvenimento che dopo la strage di tutta la sua famiglia durante il Crepuscolo degli Dèi ("Motherhood", quinta stagione), l'ha praticamente lasciata sola al mondo. Pur già dirette in una città vicina, afflitta dal solito warlord che la taglieggia, Xena acconsente alla richiesta di Olimpia (chi ne dubitava?) di fermarsi prima al tempio della dèa per accertarsi del suo stato. In realtà, la Venere che risponde alla loro chiamata pare la solita Venere, allegra e spensierata, e non sembra proprio che abbia minimamente sofferto della recente perdita, ma Olimpia non è convinta del tutto e spontaneamente le chiede di accompagnarle nella loro missione, facendo strabuzzare gli occhi a Xena. Neanche Venere pare entusiasta dell'idea, ma alla fine accontenta Olimpia, indossando un abito meno appariscente, e dopo aver promesso a Xena di comportarsi da semplice mortale, e l'insolito gruppetto si mette in marcia. Ma ben presto le lamentele della dèa, per la fatica, per la polvere ed il sudore, superano il livello di guardia e Xena stufa acconsente a che si trasferisca con i suoi poteri a destinazione pur di godere di un po' di pace. Giunte a loro volta sul posto, Xena e Olimpia la ritrovano seduta poco fuori dalla città ad osservare l'imminente tramonto con le guance umide in modo sospetto. Xena si allontana discretamente per occuparsi di Argo, lasciando ad Olimpia il compito di raccogliere le eventuali confidenze della dèa.

VENERE(mormorando): Sai, quando eravamo più giovani, non che siamo mai stati "giovani" davvero, bada... Marte ed io facevamo sempre a botte per chi doveva salire sul carro con Apollo al tramonto.
OLIMPIA(sorpresa): Tu? Facevi a botte con Marte?
VENERE(ridendo): Forte, eh?
OLIMPIA: Io... ti crederò sulla parola.
VENERE: Comunque ti dirò un segreto. Lui sapeva quanto mi piacessero i bei colori, e mi lasciava vincere. Spesso. (tirando su le gambe e avvolgendovi intorno le braccia) Credo che sia una delle cose che più mi mancano di lui. Non lo mostrava molto, ma c'era un lato gentile in lui. Dovevi scavare molto in profondità per trovarlo, ma quando lo facevi... Non era tanto male come fratello.

Senza trovare nulla da dire, Olimpia si limita a starle vicina mentre il sole scompare dietro le colline. All'interno della taverna, l'attenzione di Venere viene attirata da una giovane cameriera che, come la città ed il locale in cui si trovano, porta le tracce della violenza che quel luogo subisce ormai da tempo: il suo braccio termina in un moncherino e sul volto ha un'orribile cicatrice che lo percorre dalla tempia all'angolo della bocca, distorcendola in un perpetuo ghigno. Venere è sconvolta da quello che vede e non riesce a smettere di fissarla, mettendo in imbarazzo la ragazza e ottenendo il rimprovero di Olimpia. Inoltre un piccolo dramma si svolge davanti a loro: la cameriera pare rivolgere sguardi insistenti verso un giovane seduto ad uno dei tavoli che però finge di non notarla nemmeno. Allora Venere vede almeno una possibilità di alleviare un peso dalla vita della ragazza, grazie ai suoi poteri, ma Olimpia non sembra d'accordo.

OLIMPIA: Non puoi semplicemente fargli un incantesimo per farlo innamorare di lei. (...) Venere, non è leale per nessuno dei due. Non dovresti forzare la gente ad innamorarsi.
VENERE: Andiamo, Olimpia, una volta che li ho colpiti con un piccolo fulmine amoroso, non si renderanno nemmeno conto del perché non stavano insieme! E' perfetto. Ora lasciami fare il mio lavoro e tu va' a pestare qualche puzzolente warlord o roba simile, d'accordo?
OLIMPIA: Venere, credo che vorrebbero poter dire la loro in merito, non credi?
VENERE: Come te e...

Venere accenna a Xena che continua a mangiare ignorando la conversazione.

OLIMPIA: Già.
VENERE: Scusa, Olimpia, ma voi siete un caso speciale, sai? Certa gente ha bisogno del mio aiuto.
OLIMPIA: Non ho detto che non potevi aiutarli. Ti sto solo chiedendo di non forzarli. Perché non vai da lei a parlarle?(...) Sembra che possa aver bisogno di un'amica.

Così seguendo il consiglio di Olimpia, Venere si avvicina alla giovane e comincia a parlare con lei, e quanto Lira, questo è il suo nome, avesse davvero bisogno di un orecchio comprensivo e di una spalla sollecita su cui piangere, è subito dimostrato dalla disponibilità con cui confida alla dèa, che si è presentata come Afar, nome esotico di origini egizie a sentire lei, i suoi problemi. Durante una delle numerose razzie che hanno subìto negli anni, una banda di predoni che battevano bandiera del dio della guerra hanno ucciso il suo fratellino di dieci anni e ridotto lei in quelle condizioni. L'uomo che Lira continuava a fissare, Falin, era in realtà colui che avrebbe dovuto sposarla, ma che dopo avere visto quello che le era accaduto, non aveva più voluto saperne di lei e fingeva che neanche esistesse. Allora Venere, memore della promessa fatta, decide che può comunque cercare di aiutare la ragazza, facendole ritrovare fiducia in se stessa. Nel frattempo, Xena e Olimpia hanno preso visione dei problemi locali: un warlord conosciuto come Katos il Crudele, ha stabilito il suo accampamento a poca distanza ed oltre ad attaccare periodicamente la cittadina depredandola, costringe i giovani ad unirsi al suo esercito, lasciando la popolazione sempre più povera e incapace di fare fronte alla situazione. La soluzione sarebbe naturalmente quella classica, andare da questo Katos e spaccare un po' di teste, risolvendo il problema. Ma come suggerisce Xena, questo non impedirebbe ad altri predoni di farsi avanti prima o poi e la storia ricomincerebbe. Molto meglio quindi, armare ed addestrare al combattimento gli uomini rimasti, le donne e tutti coloro in grado di tenere in mano un'arma, in modo da sistemare non solo questi ma anche tutti i banditi che si presentassero in futuro. Comincia così un corso rapido di duro addestramento, in cui tutti avranno un ruolo, visto che coloro che non sono in grado di combattere potranno contribuire curando i feriti che sicuramente ci saranno quando Katos e i suoi si presenterano a "riscuotere". E anche Venere vuole partecipare, dato che ha deciso di restare a dare una mano a Lira.

OLIMPIA: Venere...
VENERE: No, non in quel modo, Olimpia. E' tutto a posto, credimi. Potrei perfino aiutarla nell'infermeria, domani.
OLIMPIA: Venere, tu svieni alla vista del sangue.
VENERE: Già, beh, forse voglio dare un piccolo aiuto, no?
OLIMPIA: Sei sicura? Potrebbe essere davvero brutta.
VENERE: Sono sicura.
OLIMPIA(sorridendo): Bene, allora. Buonanotte. Ci vediamo domani.
VENERE: 'notte, dolcezza. Non lasciare che la tua guerriera ti tenga sveglia troppo.

Rossa come un peperone, Olimpia si ritira. Il giorno dopo, sui suggerimenti dell'esperta "Afar", è una Lira molto diversa quella che appare agli avventori della taverna. Pettinata e rivestita adeguatamente, la ragazza solleva l'ammirazione di Olimpia e qualche sguardo interessato perfino da Xena. Ma nonostante tutto il lavoro, l'oggetto delle attenzioni di Lira non ne dedica altrettante a lei. Venere è indignata dal comportamento dell'uomo, ma la ragazza riacquistata fiducia non sembra soffrirne troppo e prosegue allegra nei suoi compiti. Adesso però, è ora di occuparsi dell'imminente arrivo di Katos, e Xena, Olimpia e tutti i loro allievi dietro a barricate appositamente approntate sono in attesa che i predoni si facciano vivi, e quando questi sono abbastanza vicini vengono fatti bersaglio di frecce e delle trappole sistemate a protezione della città, e mentre le due compagne guidano gli uomini e le donne che hanno addestrato nella battaglia, anche Lira e Venere, che sta facendo violenza a se stessa per resistere senza scappare via alla vista del sangue, collaborano attivamente a curare e confortare i feriti che di volta in volta arrivano. Compreso il giovane che Lira ama, ma che neanche vedendola al suo capezzale impegnata a curarlo si ammorbidisce verso di lei. Stabilizzata la situazione nell'infermeria, Venere va a vedere come se la stanno cavando le sue amiche e giunge proprio in tempo, mentre Olimpia che stava cercando di fare riparo ad una donna ferita, resta disarmata di fronte a due dei banditi. Lasciando da parte la sua promessa, Venere investe i due uomini con una delle sue scariche a base di cuoricini, e questi dopo un attimo di perplessità scoprono in loro impulsi sconosciuti e cominciano a baciarsi appassionatamente, dimenticandosi di Olimpia e permettendole così di allontanarsi portando con sé la donna ferita. La battaglia è ormai finita e i cittadini salutano con alte grida gli ultimi aggressori superstiti che scappano dalla città, compresi due imbarazzatissimi banditi, appena liberati dall'incantesimo, e con un messaggio per il loro capo da parte di Xena. Ma Xena, Olimpia e Venere non hanno molto tempo per congratularsi tra loro, perché poco dopo Katos in persona arriva alle porte della città, portando con sé una specie di gigante, Mikos, alto almeno una spanna più di Xena. E' evidentemente al corrente di chi sia la Principessa Guerriera e non ha nessuna intenzione di ingaggiare un duello con lei, ma sarà invece il suo gigantesco luogotenente a sfidare quello di Xena. E quando è Olimpia a farsi avanti, Katos non potrebbe essere più tranquillo sull'esito dello scontro. Se vincerà il suo uomo (se? ah ah), lui si prenderà l'intera città, altrimenti (altrimenti? ah ah ah) non solo dovrà lasciare in pace quel posto, ma promettere anche di fare in modo che ogni altro warlord faccia altrettanto. Il combattimento ha inizio e mettendo in pratica la sua ormai lunga esperienza e tutte le astuzie imparate da Xena, prima con i suoi pugnali e poi con il bastone, davanti agli occhi increduli di Katos, Olimpia sconfigge il suo avversario, rifiutandosi però di ucciderlo. Sotto lo sguardo minaccioso di Xena, a Katos non resta che aderire alla sua parte del patto e andarsene con la coda tra le gambe, abbandonando Mikos, che ancora non riesce a credere di essere stato battuto, ma soprattutto di essere stato risparmiato, dalla giovane donna sorridente che ora gli tende la mano in segno di pace. Ma il destino ha in serbo un'altra sorpresa per lui. Lira, uscita dall'infermeria, incontra lo sguardo di Mikos e fra loro (senza interventi di Venere) scatta la scintilla dell'amore, e premurosamente la ragazza lo conduce con sé per curargli le ferite, mentre la città intera festeggia Olimpia. Il giorno dopo, i festeggiamenti sono ancora in corso e Venere è ancora una volta ad osservare il tramonto, da sola, quando Xena le si avvicina. E finalmente le due donne possono spiegarsi.

VENERE: Sai, ero davvero furiosa con te, Xena. Terribilmente. Voglio dire, tu avevi tutto, la tua anima gemella, tua figlia, tutto. E mi hai tolto l'unica cosa che mi fosse rimasta. Portata via... così, gettata via come se non significasse niente per te.
XENA: Venere, io...
VENERE: Io non ci arrivavo, capisci? Non capivo come potessi essere così. Non aveva nessun senso per me. Ma adesso credo che ne abbia. Più o meno. (...) Comunque, quello che sto cercando di dire è che forse ho imparato qualcosa. Forse ho imparato che noi dèi possiamo essere molto pieni di noi il più delle volte.

Xena le dà uno dei suoi sguardi.

VENERE: Già, che scoperta, eh? Ma io davvero non lo sapevo! E' solo quello che faccio, sai?
XENA: Una delle frasi preferite di Marte.
VENERE(ridendo): Già, beh, tale fratello, tale sorella. Ma io non avevo mai capito che quello che faccio poteva farvi del male, ragazze. Non ci avevo mai davvero pensato. Facevo solo le mie cose, perché è ciò che sono.
XENA(riflettendo): Credo che anche Marte l'avesse capito, una volta.
VENERE: Sì, non è stato forte il modo in cui ha salvato Olimpia e tua figlia? Ha fatto una cosa fantastica, eh?
XENA: Sì, davvero.

Il sorriso di Venere svanisce lentamente.

VENERE: Ma poi tu gli restituisti la sua divinità e lui dimenticò la maggior parte di ciò che aveva imparato. Ma io non dimenticherò. Cioè, cosa sarebbe successo se non avessi dato retta ad Olimpia e gettato la mia polvere d'amore su quell'idiota di Falin? Lira avrebbe potuto non incontrare mai il suo vero amore. Non dimenticherò mai una cosa simile. Mai.

Nuova pausa silenziosa. Poi...

XENA: Venere, voglio che tu sappia che se ci fosse stato un altro modo, Olimpia ed io l'avremmo usato.
VENERE(sorridendo): Lo so, Xena. Forse non lo sapevo allora, ma adesso sì. Mi ci vorrà forse un altro po' di tempo per digerirla del tutto, ma... so che ci riuscirò. Sono la dèa dell'amore, dopotutto.

E Xena, insieme ad Olimpia che l'ha raggiunta, può salutare Venere, che resterà nei paraggi per un po' ("Probabilmente Lira avrà bisogno di qualche suggerimento in amore"), ed andarsene via con la sua compagna e con un piccolo cruccio in meno.

PS: E così un'altra piccola ferita, lasciata dalla serie tv, e reiterata obbligatoriamente in questa SVS (per i motivi che abbiamo visto in "Final Options") può considerarsi guarita. Il compito prefissosi dallo staff di queste stagioni, virtuali solo di nome, pare proprio essere quello di chiudere tutti, o quasi, i cerchi rimasti incompiuti per una ragione o per l'altra nel passato. Era possibile, infatti, che la pur leggera e superficiale Venere (che torna da protagonista dopo "It's All in The Mind", settima stagione) non avesse minimamente sofferto lo sterminio della sua famiglia? Forse con un po' di ritardo, il quesito trova una risposta ed una soluzione in questo episodio, firmato da Susanne Beck e che ci mostra anche un aspetto malinconico ed un po' amaro della solitamente garrula dèa dell'amore, cosa che era avvenuta prima solo nella già citata "Motherhood", permettendole finalmente di comprendere che le azioni spesso sconsiderate degli dèi possono influire anche molto negativamente sulle vite umane e lasciandosi forse dietro una dèa più consapevole. L'altra grande protagonista dell'episodio è Olimpia che ha ormai raggiunto un grado di abilità e decisione in battaglia pari a quello della compagna (che in questa storia volutamente appare un po' in disparte). Soprattutto impressionante è la scena iniziale in cui la ragazza tiene testa con relativa facilità, e per di più bendata, agli attacchi di Xena che non trattiene affatto i colpi per metterne alla prova fino in fondo le capacità. Se mettiamo questa scena a confronto con quella iniziale in "Dreamworker", dei primissimi episodi, con un'Olimpia, ancora giovanissima che "gioca a fare la guerriera" con la spada di Xena, che a momenti non riesce neanche a sollevare, possiamo renderci conto di quanto sia cresciuta questa ragazza, che io continuo a definire tale nonostante sia ormai chiaramente in tutto e per tutto una donna completa. Un ultima notazione sulla simpatica famigliola incontrata da Xena e Olimpia all'inizio dell'episodio. Questa è veramente una citazione da esperti di serie tv: negli anni 60, quando la tv era ancora in bianco e nero, anche in Italia è arrivata quella che oggi chiameremmo una sitcom, "Il carissimo Billy" (in originale "Leave It to Beaver") ambientato in una famiglia della middle class americana, dove il piccolo di casa, appunto Beaver (Castoro), in Italia ribattezzato Billy (evidentemente l'abitudine di cambiare i nomi in doppiaggio non è nata con Xena), ne combinava di tutti i colori. Da noi se n'è perso il ricordo, ma in America è ancora molto popolare e qualche anno fa ne è anche stata realizzata una versione cinematografica.






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