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::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni

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THE GIFT

Impegnate nel salvataggio di una carovana di contadini da un gruppo di banditi di strada, Xena e Olimpia si lasciano ammirare per la loro perfetta intesa nel combattimento come ad esempio, nel momento in cui per abbattere un ramo su cui sono appostati alcuni arcieri, Xena, malposizionata per il lancio, getta il chakram ad Olimpia che, utilizzando la punta del suoi sai, fa da "ponte", prolungando il tiro e provocando il taglio netto del ramo e la caduta di chi vi stava sopra. Messi in fuga i banditi, le due donne accettano un pasto offerto dai contadini per gratitudine e si appartano a consumarlo a una certa distanza dal rumoroso banchetto di festeggiamento. Nel bel mezzo della festa, Maltheus, il capocarovana e sua moglie si avvicinano alle loro salvatrici per ringraziarle ancora e probabilmente anche per togliersi qualche curiosità.

MALTHEUS: Sapete, quando ero più giovane, ho passato del tempo nella milizia locale. Ma mai in tutti gli anni in cui ho tenuto una spada in pugno, avevo visto ciò che ho visto oggi. E' stato... stupefacente.
( proseguendo un po' più a disagio per la mancanza di reazione di Xena e Olimpia) E quell'arma, quella che porti al fianco, come si chiama? Non ne ho mai viste di simili.
OLIMPIA: Chakram.
MALTHEUS: Salute.
OLIMPIA(ridendo): No, è così che si chiama. Chakram. E questo particolare chakram è unico, fatto apposta per Xena.
MALTHEUS: Ma... io ho vista anche te impugnarlo con maestrìa.
OLIMPIA: Sì, beh, occorrono anni ed anni di pratica.
XENA(ingoiando un boccone): Lei ha una dote naturale.
MALTHEUS: Beh, naturale o no, è stata sicuramente uno spettacolo da ricordare. (casualmente) Da chi bisogna andare per... procurarsi una simile arma?
XENA(piattamente): Da un dio.

Scambiandola per una battuta, Maltheus scoppia a ridere, ma la reazione non è evidentemente apprezzata da Xena che lo fulmina con uno sguardo, e la moglie dell'uomo accorgendosi del cambio di atmosfera, lo conduce via, rammentandogli i bambini da mettere a letto. Olimpia cerca di allentare la tensione tornando a ringraziare la coppia per le loro attenzioni e promettendo loro che resteranno per quella notte nei paraggi in caso di nuovi problemi. Poi, si prepara a dedicarsi alla sua improvvisamente pensierosa compagna.

OLIMPIA: Stai bene?
XENA(sorseggiando il tè): Benissimo. (Un altro sorso.) Miele?
OLIMPIA(sorridendo): Sì, amore?
XENA(levando gli occhi al cielo): Miele. Nel tè.
OLIMPIA: Mia madre diceva sempre che era ottimo quando qualcosa ti affligge.
XENA: Qualcosa ti affligge?(Olimpia la fissa con intenzione.) Io sto bene.
OLIMPIA: Mmh.
XENA: Davvero.(guardando di sottecchi Olimpia che la tocca con la spalla) Più o meno.
OLIMPIA(chinandosi verso di lei): Non credo che quel contadino ridesse per la tua risposta. Era solo... sorpreso, penso.
XENA(la guarda con un espressione tipo "non pensi che lo sappia?", poi sospira): E' passato tanto tempo da quando ho pensato a come l'ho avuto.

E rigirandosi tra le dita il chakram, Xena comincia a raccontare di un tempo ormai molto lontano. Dopo l'esperienza in Cina con Lao Ma, si era appena rimessa con Aristarco ed insieme avevano ricostruito la loro armata, ma il loro accordo non era durato molto. L'uomo era stanco di viaggiare e voleva stabilire il proprio dominio in una zona dove avrebbero potuto per anni vivere di razzie nei villaggi limitrofi, mentre Xena non vedeva l'ora invece di partire alla conquista di nuovi territori. Nessuno dei due pareva disposto a cedere e così erano giunti alla decisione di dividersi gli uomini, e Xena se ne era andata con la metà dell'armata verso il nord, dove aveva sentito di grandi ricchezze che aspettavano solo di essere prese. Ma nelle grandi steppe settentrionali li attendeva una brutta sorpresa: l'enorme esercito di Gengis Khan, padrone assoluto di quelle terre, non consentiva a nessuno il passaggio e Xena ed i suoi uomini lo apprendono nella maniera peggiore, quando una sia pur piccolissima parte di quell'immensa forza li travolge, lasciando dietro di sé solo morti e costringendo Xena a fuggire a piedi e ferita, inseguita da nugoli di frecce. Xena s'interrompe nel suo racconto. Non è abituata a parlare a lungo e la sua gola si è seccata. Olimpia che come bardo comprende bene il problema ed è lieta che ora anche la compagna lo capisca, le versa altro tè. Xena la invita silenziosamente a sedersi tra le sue gambe e la stringe a sé da dietro, poggiando il mento sui suoi soffici capelli, prima di riprendere a raccontare, crogiolandosi nel conforto di quel contatto, prima di proseguire. Catturata dai suoi inseguitori e legata per i piedi ad un cavallo, la guerriera era stata trascinata a lungo fino a giungere ad un fiume dove, con una spalla slogata e numerose altre ferite, era riuscita comunque ad aggrapparsi ad una roccia ed a sottrarsi ai Mongoli che, dopo averla nuovamente inseguita, avevano misteriosamente desistito, quando l'avevano vista entrare in uno strano tempio. Ormai debolissima per la perdita di sangue, Xena era crollata priva di sensi. E di nuovo, la guerriera deve interromper il racconto quando si accorge che Olimpia, stretta ancora tra le sue braccia, sta piangendo.

XENA: Perché stai piangendo? Non devi.

Olimpia scuote la testa e si asciuga le lacrime.

XENA: Tesoro, per favore, non piangere. Ciò che mi è successo allora era né più né meno quello che meritavo. Ero un'avida, egoista, stupida carog...
OLIMPIA: Non m'importa. Nessuno merita una sorte del genere, Xena. Nessuno.
XENA: Olimpia...
OLIMPIA: Io amo te, Xena, nella tua interezza. Quella che eri allora è parte di chi sei adesso. Ti prego, non chiedermi di non provare dolore per te ferita. Ti prego. Non ci riuscirei.

Ma ormai è tardi e, nonostante le proteste di Olimpia che vorrebbe continuare ad ascoltare il racconto, per le due compagne è ora di un meritato sonno. Ed il mattino dopo, ripresa la strada, Xena riprende anche la sua narrazione. Risvegliatasi, Xena apprende dal sacerdote del tempio, di esservi rimasta senza conoscenza per diversi giorni sotto le sue cure. L'uomo che dice di chiamarsi Aeneas è greco e il tempio stesso è dedicato ad una divinità greca: Marte, il dio della guerra. Xena è stupita di trovare in un luogo così distante dalla sua terra un tempio del genere, ma Aeneas le risponde che non esiste posto migliore dove erigere un monumento alla guerra. Il sacerdote saputo il suo nome, le confessa che vorrebbe sapere molte cose di lei, come ad esempio abbia sconfitto la sua zoppìa (noi lo sappiamo, vero?) ma per il momento è ancora troppo debole e necessita di altre cure e molto riposo. Pochi giorni dopo, la guerriera sembra aver fatto grossi passi avanti sulla via della guarigione e Xena vorrebbe già andarsene ma Aeneas la prega di trattenersi ancora. Le truppe di Gengis Khan percorrono ancora quelle zone e se le incontrasse nel suo stato non avrebbe molte possibilità di cavarsela. Temendo un tentativo di plagiarla per indurla al culto di Marte, Xena rifiuta all'inizio le offerte del sacerdote ("Io non mi inchino davanti a nessun dio. Neanche al dio della guerra."), ma Aeneas le ribatte che le cose non sono così semplici.

AENEAS: Xena, tu sei una guerriera. E Marte è la Guerra. Non capisci che ogni volta che estrai la tua spada, e come se lo invocassi? Che ogni volta che provi gioia nella battaglia, tu provi gioia in lui?
XENA: Qualunque gioia io provi, sacerdote, è solo mia. La forza è mia, la volontà è mia. Non mi serve un dio da due soldi che rivendichi credito per quello che faccio. Sono io a decidere il mio destino.

Tuttavia, nonostante la sua testardaggine, Xena deve ammettere che le parole di Aeneas non sono prive di senso e ottenuta da lui la promessa che non cercherà di convertirla in nessun modo e le riconsegnerà immediatamente le sue armi, accetta di restare. Presa ormai la sua decisione, Xena comincia a darsi un'occhiata intorno e la sua attenzione è richiamata da alcuni soldati male in arnese che fuori dalle porte del tempio si allenano al combattimento. Si tratta, le spiega Aeneas, di quello che resta di un armata di quasi cinquecento uomini, spazzata via dall'esercito di Khan. L'impressione che ne trae Xena non è delle più positive: malearmati e in scarsissima forma quegli uomini sembrano una causa persa in partenza, per cui quando il sacerdote le propone di allenarsi con loro non vuole saperne, ma guardandola come un'opportunità di recuperare le sue forze mettendole alla prova in combattimento, la cosa le appare subito più fattibile. Dal canto loro, nel vedersi proporre come sparring partner una donna e per di più in convalescenza, i soldati sono quanto meno perplessi, ma la loro perplessità passa subito quando ingaggiando la battaglia si ritrovano battuti con estrema facilità dalla guerriera, che dopo lo scontro passeggia tra i corpi contusi e tagliuzzati dei suoi improvvisati avversari, incolume e sogghignante. ("Bell'allenamento. Mi sento già più forte.") Tuttavia la lenta, ma assidua pressione di Aeneas su di lei, non sembra volersi interrompere e Xena si sente fare dal sacerdote la proposta di addestrare gli uomini con continuità trasformando quel gruppo di sbandati in veri soldati. Per sottolineare le sue parole, Aeneas le pratica un massaggio sul collo alleviando istantaneamente la tensione e il dolore provocati dal primo allenamento compiuto dopo settimane. Ma l'atteggiamento dell'uomo non convince Xena che sospetta altri scopi.

XENA: Tu affermi di essere interessato a me come ad un qualsiasi altro guerriero, ma non ti vedo andare là fuori a "confortare" quegli uomini che ho steso oggi. Sono certa che ce ne siano alcuni che stanno molto peggio di me.
AENEAS(sorridendo): Che posso dire? Tu sei un esemplare assolutamente unico, Xena. Una donna, sì, ma bella, intelligente e forte; una combinazione perfetta, non trovi? (...) C'è un grande potenziale in te, Xena. E io sento il bisogno di coltivarlo, di farlo emergere, splendente e glorioso.
XENA(gelidamente): Altri migliori di te hanno avuto lo stesso pensiero, sacerdote. Volevano usare quel potenziale ai loro scopi. Ma io non sono lo strumento di nessuno.
AENEAS: Io non voglio usarti, Xena. Sono solo un sacerdote di un oscuro tempio in mezzo al nulla. I barbari locali già mi temono. Che bisogno avrei di un altro guerriero, sia pure una... notevole... come te?
(...) Che tu impari a fidarti di me o no, certo non ti imporrò niente. Sei libera di andartene quando vorrai. Niente ti trattiene qui, se non il tuo desiderio.

Il racconto di Xena si interrompe, nel bivacco preparato per la notte, alla risata di Olimpia che Xena fissa senza capire. Per lei è chiara l'intenzione di Aeneas ("Tale dio, tale sacerdote. Li attiri come le falene alla fiamma, Xena."), ma Xena non risponde. E' tardi e adesso ha voglia di qualche altro genere di storie, come dimostra abbassando una delle spalline di Olimpia e depositando un bacio sulla spalla nuda. E il mattino dopo, le ritroviamo rannicchiate l'una contro l'altra sotto la coperta ad un'ora insolitamente tarda come rileva Olimpia svegliandosi meravigliata, ma dopo la nottata "agitata" appena trascorsa, Xena ha pensato bene di farla riposare più a lungo per recuperare le forze e sigilla con un bacio appassionato il suo risveglio. ("Caspita! Dovremmo fare tardi più spesso!") Recuperati i loro abiti sparsi per l'accampamento, le due compagne ripartono e dopo aver finto di ignorare per un po' le occhiate che Olimpia le lancia, Xena riprende il racconto da dove l'aveva interrotto. Così aveva deciso di accettare la proposta di Aeneas ed era rimasta altre tre settimane, durante le quali aveva riacquistato la piena efficienza fisica anche attraverso la quotidiana pratica con il gruppetto di soldati che stazionava intorno al tempio e che grazie al suo addestramento miglioravano in tecnica e resistenza di giorno in giorno oltre ad aumentare di numero per il continuo arrivo di nuovi aliievi. Rientrando, dopo una giornata particolarmente soddisfacente, Xena aveva trovato Aeneas a giocherellare con uno strano cerchio metallico che si divertiva a far rimbalzare sulle pareti e le colonne in tiri sempre più complicati. Il sacerdote le aveva detto che si chiamava chakram e che era un'arma molto particolare destinata solo al guerriero più speciale. Xena, puntandogli la spada alla gola, gli aveva intimato di insegnarle ad usarla, ma usando proprio il cerchio, Aeneas l'aveva disarmata con irrisoria facilità e poi lanciatolo in aria in un disegno ancor più complicato l'aveva sfidata a prenderlo. Dopo aver studiato per qualche attimo le traettorie, Xena c'era riuscita, ma la lama affilatissima le aveva aperto un taglio nella mano. Ad una nuova richiesta di Xena di insegnarle ad usarlo, questa volta Aeneas le aveva offerto un patto. Lui l'avrebbe accontentata, se lei gli avesse procurato una statuetta d'oro di Khan conservata in una città a nord e sorvegliata da guardie armate. Quella statua era un simbolo e Aeneas la voleva. Naturalmente avrebbe potuto portare con sé gli uomini che aveva addestrato. Seguita dalla sua piccola armata, Xena era riuscita a prendere di sorpresa la città e ad impadronirsi della statuetta, custodita nella casa del carnefice locale, dopo averlo naturalmente trapassato con la sua spada, e passata come una furia vendicatrice attraverso il centro abitato aveva lasciato dietro di sé solo morte e distruzione. Dopodiché, tornata al tempio, aveva consegnato l'idoletto, una mirabile opera di artigianato, al sacerdote che visibilmente soddisfatto, era passato a mantenere la sua parte dell'accordo e, in men che non si dica, la guerriera aveva imparato a lanciare e a riprendere il chakram, provando a sua volta tiri estremamente complessi e senza più bisogno di protezione per la mano. Tre giorni dopo, viene finalmente per Xena il momento di lasciare il tempio, completamente ristabilita e al comando della sua nuova armata, anche se ancora non numerosissima, che Aeneas le ha lasciato, ma il sacerdote ha un'altro dono in serbo. Estrae da sotto le vesti il chakram e lo porge a lei.

AENEAS: Anche questo è tuo.
XENA(sorpresa): Ma...
AENEAS: Ti avevo detto che era un'arma molto speciale, fatta per un guerriero molto speciale. Tu, Xena, sei quel guerriero. Prendilo, con i miei complimenti. E usalo per rendere Marte fiero.(ridendo allo sguardo sospettoso di Xena) Sempre lo stesso spirito diffidente. Mi piace in un guerriero. Adesso, prendilo.

Con cautela, Xena tende la mano e afferra il cerchio. Se lo rigira tra le mani, osservandolo, poi scruta l'uomo che la guarda con occhi ridenti. Quindi, senza una parola, monta a cavallo e seguita dai suoi uomini galoppa via. Aeneas resta a guardare le file compatte che si allontanano e quando i cavalieri sono scomparsi dalla vista, il tempio alle sue spalle comincia a brillare e tremolare, svanendo.Contemporaneamente anche l'immagine di Aeneas subisce lo stesso processo e un attimo dopo, al suo posto, vi è un'altra figura, imponente, in piedi immobile.

MARTE: Alla prossima volta, Xena. Alla prossima volta.

PS: Come abbiamo detto tante volte, tra gli innumerevoli meriti che la SVS può annoverare con orgoglio, c'è anche quello tutt'altro che secondario di aver colmato alcune lacune e discrepanze che la serie tv di Xena aveva lasciato dietro di sé. Nel corso di queste quattro stagioni ne abbiamo viste diverse, da "Crossroads", settima stagione, che ci raccontava finalmente della "prima volta" di Xena e Olimpia, a "Final Options", ottava stagione, che risolveva la questione del doppio chakram, a "Who Watches The Watcher", nona stagione, che ci ha fatto conoscere la sorte di Evi. Questo solo per citare alcuni degli esempi più significativi, e non vi è dubbio che questo "The Gift", firmato da Sue Beck, si ascriva alla lista delle lacune più importanti da colmare. Se infatti sapevamo tutto del secondo chakram, quello "unificato", per così dire, poco o nulla ci era stato rivelato sulle origini del primo, il chakram oscuro, che Xena portava al suo fianco fino dalla sua prima apparizione in Hercules. L'unica cosa che ci era stato detto era che Xena l'aveva ricevuto da Marte, ma nessun altro dettaglio ci era pervenuto in merito. La cosa provocava anche qualche perplessità, perché come abbiamo già visto per l'argomento sesso, nel sesto episodio della prima stagione, "The Reckoning" (che era anche la primissima apparizione di Kevin Smith nei panni del dio della guerra visto che in precedenza Marte, soprattutto nella serie di Hercules, era apparso come una presenza senza volto), Xena affermava di non aver mai visto "fisicamente" Marte, e quindi come avrebbe fatto a ricevere il chakram da lui? Questo episodio spiega brillantemente il quesito, dimostrando come Xena potesse aver incontrato il dio della guerra senza in realtà essersene resa conto. Una noticina finale va almeno fatta sull'inserimento, sia pure a margine, di Gengis Khan, il condottiero mongolo. I libri di storia ufficiali lo collocherebbero in realtà tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo, e quindi si tratterebbe di un evidente anacronismo, ma questo per gli autori di Xena o Hercules, non è mai stato un problema, visto come hanno rimesso spesso in discussione la storia ufficiale, andando a volte, secondo me, più vicini alla verità di quanto loro stessi sospettassero. Ah, quasi dimenticavo, Xena è naturalmente guarita dalla sua zoppìa, grazie alle arti della sua mentore Lao Ma ("The Debt II", "Xena e le perle di saggezza", terza stagione).

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