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Fine all'ultimo verso : quando l'amore è poesia

del gruppo Xena rpg

1 Verso Micene

Il debole sole cercava di farsi spazio tra le nuvole, per svolgere il proprio compito di riscaldare la terra, fresca, in quella giornata. Xena, Gabrielle e Solan, stavano attraversando una piccola foresta, terra di nessuno, non lontano da Micene. I tre, erano diretti proprio in quella cittadina. Era molto presto e tutto, si stava appena svegliando, intorno loro. Xena, teneva in una mano le briglie di Argo II, camminando, vicino al figlio.

Solan camminava affianco alla madre. Era leggermente pallido. Non aveva dormito quella notte e si sentiva triste. In effetti era silenzioso. Aveva lo sguardo triste e guardava avanti a sé ma sembrava non vedere niente.
* Ci stiamo allontanando sempre di più da lei.* pensava, sospirando.
La voce di Xena sembrò risvegliarlo.
<<Scusa, madre. Che cosa hai detto ?>>

Xena sospirò pesantemente, un po' sconsolata dall'atteggiamento affranto del figlio. <<Ho detto che mi dispiace vederti così.>>Disse, quindi, per la seconda volta, anche se non amava ripetere le cose.

Il ragazzo guardò sua madre, e solo dopo un po' rispose :<<Sto bene! Non preoccuparti per me, madre.>> con aria poco convincente. Solan non aveva voglia di parlare ma non voleva mancare di rispetto a sua madre. Cercò di trovare la forza di rivolgerle un sorriso affettuoso. Si voltò dall'altra parte, sapendo che non era riuscito nel suo intento. Perfino la disposizione delle pietre, gli riportavano alla mente il sentiero del territorio amazzone e quindi lei !

Gabrielle camminava dietro a Xena e Solan con lo sguardo fisso a terra ed un'espressione decisamente scura in volto. Un fastidioso malumore l'aveva colta fin dal risveglio e la situazione non accennava a migliorare. Non aveva praticamente quasi aperto bocca per tutta la mattina e ciò che più la innervosiva era il fatto che Xena sembrava non accorgersene minimamente! Anzi, sembrava non accorgersi nemmeno della sua presenza! L'amazzone alzò lo sguardo ed osservò la Principessa Guerriera mentre camminava al fianco del figlio.
*Non si degna neanche di voltarsi per un istante!* pensò la giovane, innervosita dalla mancata attenzione della guerriera nei suoi confronti.

Xena era concentrata sul malumore del figlio e, notando che la linea di madre apprensiva e disponibile all'aiuto non stava funzionando, decise di assumere un altro atteggiamento. Quindi, scherzosa, diede un piccolo pugno affettuoso sulla spalla del figlio. <<Su con la vita!>> Gli disse, volendo evitare d'entrare in discorsi seriosi. Solan non voleva quindi, non era il momento.
<<Scusa, madre, non ho voglia di scherzare.>> rispose il giovane, con aria afflitta e aggiunse, più a sé stesso che a sua madre <<Come potrei in questo momento ? Ora che so che non starò più con lei ?>> e distolse lo sguardo perché non voleva che sua madre vedesse quanto stesse soffrendo. Ma come si voltò il pensiero tornò a lei, che non c'era ma era sempre presente nei suoi pensieri.
Solan si voltò verso la madre, accorgendosi che stava per dire qualcosa.

Xena non sapeva più che dire. Non era parte di se il piangersi addosso e non sapeva come relazionarsi con l'atteggiamento del figlio. <<E' solo una donna!>> Esclamò, all'ultima espressione di Solan, un po' infastidita. Era risaputo che la Principessa Guerriera aveva un carattere difficile, s'infiammava subito, era un'irascibile.

Gabrielle non riusciva a credere alle sue orecchie quando sentì le parole di Xena. Come poteva essere tanto insensibile e superficiale?
Incapace quindi di nascondere ancora il suo malumore, ora decisamente peggiorato da quell'infelice espressione della Principessa Guerriera, l'amazzone sbottò: <<Cosa?! Come sarebbe a dire è solo una donna?!>> Questa volta, Xena si fermò, voltandosi verso di lei...
<<Che c'è?>> Chiese, Xena, come se niente fosse, apparendo sorpresa della reazione irritata di Gabrielle.

<<Che c'è ?! - ripeté l'aedo in tono sempre più adirato - Xena, è possibile che tu non ti renda neanche conto di quello che dici?!>> Gabrielle si portò le mani ai fianchi assumendo un'aria ostile ed attendendo da Xena una spiegazione plausibile per il suo irritante comportamento.

Xena emise un piccolo sbuffo misto ad un ghigno. <<Ti sei svegliata male, oggi ?>> Chiese. Solan, intanto, assisteva alla scena sconcertato. Quella possibile lite proprio non ci voleva.

<<Perché? T'importa forse? - rispose Gabrielle pungente, nel tentativo di far capire a Xena quello che realmente l'aveva irritata - Sono solo una donna, infondo...>> continuò poi qualche istante dopo ironicamente. Solan, tra le due, continuava a spostare lo sguardo da Gabrielle a sua madre, con un'aria decisamente smarrita.
Xena sgranò gli occhi, quello che diceva Gabrielle non aveva senso! Aveva frainteso tutto! La Principessa Guerriera fece per parlare ma prima che potesse farlo la poetessa s'era già rimessa in cammino a passo spedito. Così, Xena, scosse la testa e con il braccio fece un cenno di rassegnazione. Quindi riprese a camminare anch'ella, con l'umore alterato, a causa del malinteso.

Solan notò che l'atmosfera si stava facendo pesante. Sperò di non essere coinvolto nel litigio tra le due e, per evitarlo, camminò leggermente distanziato da Xena e Gabrielle.
Ad un tratto, con un certo sollievo, disse : <<Guardate ! E' Micene !>> indicando la città che si intravedeva in lontananza. Guardò con la coda dell'occhio le due guerriere, notando che anche i loro sguardi erano rivolti nella direzione della metropoli.

Gabrielle alzò lo sguardo e vide da lontano ergersi l'imponente città. Tirò un sospiro di sollievo nel vedere che erano quasi giunti a destinazione; le dolevano le gambe e non vedeva l'ora di rifocillarsi un po'. <<Oh, siano ringraziati gli Dei!>> disse poi l'amazzone rivolta a Solan, ma lasciando trasparire dal tono della sua voce l'evidente obiettivo d'infastidire ancora la Principessa Guerriera. Quando Xena poi si voltò verso di lei, Gabrielle le lanciò una torva occhiata che non lasciava alcuna ombra di dubbio: la giovane amazzone non aveva ancora buttato giù il battibecco precedente.

Xena inarcò un sopracciglio <<Che hai da guardarmi così? Oh, noi mi dirai che sei ancora arrabbiata!>> Esclamò.

<<Oh, e perché dovrei?>> continuò ironicamente l'amazzone.

<<Appunto!>> Replicò, la Principessa Guerriera, come se ciò che dicesse fosse ovvio.

<<Appunto!>> sbottò Gabrielle, senza sapere cos'altro aggiungere. Il solito atteggiamento tranquillo e quasi indifferente di Xena la stava facendo andare su tutte le furie. Sembrava quasi che per lei tutto fosse assolutamente normale.

Xena roteò gli occhi, il comportamento infantile dell'amazzone stava cominciando ad irritarla sul serio. Non disse niente, non avendo ne nulla da dire, ne volendo alimentare il dissapore di Gabrielle e quindi, il proprio. Così i tre arrivarono entro pochi minuti a Micene. La città brulicava di gente: tutti sembravano contenti, quasi agitati. Stava avvenendo qualcosa di speciale.
Xena si guardò intorno, scrutando con i suoi occhi cerulei, ogni cosa, cercando di cogliere qualche particolare che le potesse far capire cosa stava accadendo. Vide alcuni bambini che giocavano, si rincorrevano, ridevano. Nella sua mente tornò il ricordo di se e di suo fratello Lynceus. Sorrise, a questo pensiero. Poi, notò delle bancarelle e della gente intorno. Sembrava tutto normale, tranne il fervore, superiore al consueto.

Appena entrati in città, Solan ebbe la sensazione che non ci fosse più molta tensione tra le due guerriere, forse grazie all'attenzione che suscitava in loro quel posto pieno di allegra confusione. Il giovane chiese informazioni a un passante che gli parlò di una gara di poesia. Poco dopo, in compagnia di Xena e Gabrielle, Solan si diresse verso una delle piazze più importanti della città. Al centro della quale videro una donna in che recitava versi.

Tra tutto quel frastuono, che sembrava il preludio a una grande festa, c'era in disparte un gruppo di persone: anziani, giovani e bambini intenti ad ascoltare una donna che recitava alcune poesie. Gli occhi di essa si abbassavano a leggere i versi e poi si alzavano, bruscamente, come a cercare negli sguardi dei presenti un segno di approvazione o di noia; il volto teso come se fosse sottoposta a una grande fatica, le mani strette sul libro come se temesse che potesse fuggire. Poi come se un fulmine avesse squarciato il cielo azzurro, gli occhi della donna si soffermarono sul gruppo capeggiato da Xena ed subito ebbe un tuffo al cuore. Sappho discese veloce dal piccolo pulpito su cui si trovava, si fece largo tra la folla che nel frattempo osservava la scena con perplessità, mentre si alzava un leggero brusio. La poetessa di Mitilene si fermò davanti al gruppo e subito disse volgendo gli occhi al cielo e stringendo le mani al petto: <<Se questo è un sogno, vi prego non svegliatemi, ma se è realtà ringrazierò Aphrodite con ogni sorta di dono. Non ho mai visto tanta bellezza in un sol corpo - quindi afferrò la mano di Gabrielle - Ti prego rivelami il tuo nome, cosicché io possa decantare con una poesia la mia gioia nell' averti conosciuta e il tuo mirabile splendore>>.

Gabrielle arrossì vistosamente sulle gote. Non aveva mai visto quella donna in vita sua e non sapeva cosa dire, sentendosi fortemente in imbarazzo. <<Io... il mio nome è Gabrielle.>> rispose timidamente l'amazzone, cercando poi Xena con lo sguardo.

<<Gabrielle>> ripeté sussurrando Sappho e i suoi occhi marroni brillarono come una stella. <<Che nome leggiadro, come una farfalla che si solleva accarezzando l'aria con i suoi mille colori, biondo, verde, rosa come i tuoi capelli, i tuoi occhi e la tua pelle così liscia e forte, al tempo stesso, come lo sono i tuoi muscoli>> poi gli occhi di Sappho incontrarono quelli della Principessa Guerriera. <<Ma noi ci conosciamo - disse lasciando la mano di Gabrielle- Sì, io ti ho già vista, non potrei, mai dimenticare quegli occhi così azzurri dello stesso colore del cielo>>.

Xena cercava di reprime entro se stessa la rabbia che stava provando in quell'istante. Odiava le scenate, non avrebbe di certo voluto farne una anche se sentiva le dita avere l'impulso d'afferrare il chakram o di contrarsi a pinch. <<Ed io non posso dimenticare chi parla tanto a sproposito.>> Rispose Xena, acida.

<<Se decantare le bellezze di una giovane donna vuol dire parlare a sproposito bè, credo che dovresti chiedere scusa a Gabrielle perché vorrebbe dire che quello che ho detto finora è falso... Noto un certo risentimento nei miei confronti e ne sono amareggiata, spero che ti passi presto. Intanto mi presento - quindi la donna fece un inchino - mi chiamo Sappho>>.

<<Le parole si sperdono al vento. - rispose, Xena, fissando Sappho dritta negli occhi. - Gabrielle, sarò alla Taverna. Solan, andiamo.>> Aggiunse, poi, con tono mutato, apparendo glaciale.

<<Xena, aspetta!>> esclamò Gabrielle andandole dietro e tentando di fermarla. Non voleva che la guerriera se ne andasse così malamente...

Xena ritrasse il braccio in modo che l'amazzone non potesse sfiorarla.<<Sarò alla taverna.>> Ripetè la guerriera. Dal tono della sua voce Gabrielle capì che non era il caso di contraddirla, quando agiva in questo modo, non si poteva obbiettare.

La giovane amazzone restò quindi immobile a guardare mentre Xena e suo figlio si allontanavano da lei, diretti verso la taverna. Era consapevole di non poter far nulla al momento per sistemare le cose e sospirò, rassegnata. Si voltò poi verso Sappho che aveva finora osservato la scena in rispettoso silenzio. Gabrielle s'avvicinò alla celebre poetessa, sorridendole e cercando di apparire quanto più serena riuscisse. Non poteva nascondere, però, a se stessa, la sua felicità nel trovarsi ora di fronte la più grande poetessa mai esistita, colei che rappresentava per Gabrielle una maestra, un ineguagliabile modello da seguire. L'aedo aveva, infatti, letto qualcuno dei suoi scritti e ne aveva amato lo stile ed il sentimento. Le riaffiorò alla mente, così, la pergamena che Xena le aveva donato per il suo genetliaco, scritta per lei proprio dalla poetessa di Mitilene, ma, all'istante, Gabrielle cercò di cancellare quel pensiero. Era troppo doloroso ricordare ora la gioia di quel momento. Si limitò quindi a sorridere a Sappho, sperando che il comportamento di Xena non l'avesse offesa.<<E' un onore per un umile bardo come me conoscerti, Sappho.I tuoi versi ispirano da sempre l'umiltà dei miei.>> aggiunse solennemente la giovane, abbassando gli occhi in segno di devoto rispetto e riverenza verso la grande poetessa.

Sappho sorrise dolcemente ascoltando le parole di Gabrielle ma, essendo un animo sensibile, comprese subito che il giovane bardo era stato ferito dall'atteggiamento della sua amica guerriera. <<Non ho mai ricevuto così tanti complimenti in una sola volta - disse la poetessa di Mitilene - e poi da una fanciulla così bella. Ma un attimo, sbaglio o hai chiamato la tua amica: Xena? Adesso ricordo, quegli occhi, quella donna, venne da me perchè le scrivessi una poesia da dedicare a una fanciulla>>.
Sappho sgranò gli occhi e subito capì <<Quella fanciulla eri tu!Temo proprio di aver errato nel decantare il tuo aspetto fisico davanti a Xena e me ne rammarico, non vorrei essere la causa dell'improvviso mutamento del tuo volto da lucente in tenebroso.
Posso fare niente per aiutarti?>>.

Gabrielle fece cenno di no con la testa, sorridendo. <<Non preoccuparti, Sappho. Xena è...un po' impulsiva certe volte... - disse l'amazzone imbarazzata - Spero tu possa perdonarla. Sono certa che non intendeva offenderti.>>

<<Il mio cuore non ha risentito delle sue offese perché troppo intento a battere per te, mia dolce Gabrielle - disse Sappho perdendosi negli occhi verdi del bardo e incamminandosi tra la folla con a fianco la giovane dai capelli biondi- Ma dimmi, veramente anche tu scrivi? Mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo... Ma perché non partecipi alla gara di poesia che si terrà tra qualche giorno?>>

<<Una gara di poesia? Davvero ci sarà?>> esclamò Gabrielle euforica, incapace di nascondere il suo entusiasmo. Avrebbe davvero voluto parteciparvi.

<<Sìì>> rispose altrettanto euforica la poetessa di Mitilene, quindi afferrò la mano di Gabrielle e la strinse. <<E' così bello, mi sembra di toccare il cielo con un dito al vedere che questa mia notizia ti ha fatto tornare l'entusiasmo e il sorriso. Ebbene, sarà una gara come non se ne sono mai viste, verranno da tutta la Grecia, saranno tantissimi sfidanti, devi iscriverti immediatamente o sarà troppo tardi!>>.

Il sorriso sul volto di Gabrielle era davvero raggiante, ma si oscurò non appena il pensiero di Xena tornò alla sua mente.
Una loro possibile e prolungata permanenza a Micene avrebbe aggiunto altri ostacoli alla loro già difficile situazione?
Gabrielle era preoccupata per come sarebbero andate le cose tra lei e la Principessa Guerriera, ma non voleva perdere un'occasione così invitante come quella di partecipare ad una gara di poesia tanto ambita, come Sappho stessa le aveva sottolineato.
E poi lei e Xena avevano superato ben altro in passato e l'amazzone si convinse perciò che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che probabilmente sarebbe bastato un semplice chiarimento tra loro per riportare tutto alla normalità.
Distoltasi quindi dai suoi pensieri, il bardo riportò il suo sorriso alle labbra.
<<Sarebbe fantastico se potessi parteciparvi... dove potrei iscrivermi
alla gara?>>

<<Seguimi nobile fanciulla - disse Sappho- e se vuoi un consiglio, quando sarai nel silenzio, da sola, e penserai ai versi migliori da scrivere per questa gara, fallo con l'immagine di Xena davanti ai tuoi occhi, perchè sono sicura che verrà fuori la più bella poesia che sia mai stata scritta in tutta la Grecia e sicuramente se la tua amica, prima, è rimasta insensibile alla tua richiesta di chiarimento, non lo resterà davanti a un così amorevole gesto>> quindi, dopo aver sorriso, la poetessa di Mitilene fece cenno a Gabrielle di seguirla.

Intanto, sempre nella graziosa cittadina di Micene, Xena e Solan, sedevano in una piccola ed accogliente taverna.
La Principessa Guerriera sorseggiava, con sguardo assente, del sidro.

Solan afferrò il suo boccale, con energia. Aveva una gran sete. Ma prima di bere voltò lo sguardo verso la Principessa Guerriera. Notò che aveva un'aria impensierita.
<<Madre, sei preoccupata ?>> chiese, sorpreso, Solan a Xena.
Il giovane pensò che sua madre doveva essere turbata a causa del litigio che aveva avuto qualche ora prima con Gabrielle.

La guerriera fu riportata alla realtà dalla parole del figlio. <<No, no. Tu, piuttosto?>> Rispose, rivolgendo la domanda a Solan.
Prima che il ragazzo potesse rispondere, Xena s'accorse che tre uomini dall'evidente aria ubriaca, la stavano fissando, parlottando tra loro. La Principessa Guerriera emise un piccolo mugugno annoiato, a quel pensiero. Non aveva proprio voglia di quello che immaginava sarebbe successo entro i prossimi minuti.

Per Solan, quel verso di Xena era un segnale. Si voltò dove la Principessa Guerriera aveva guardato un momento prima e vide tre ubriachi che si erano appena alzati da un tavolo per avvicinarsi a quello di Solan e di sua madre. Il giovane sentì i tre uomini fermarsi minacciosamente alle spalle sue e di Xena.
<<Bella guerriera, che ne dici di un po' di compagnia ?>> disse uno di loro, accostandosi alla Principessa Guerriera.
Gli altri due per lo più ridevano, sonoramente.
Solan, furioso, si alzò dal suo posto, e senza pensarci due volte, lanciò un pugno a quello che, più di tutti, aveva mancato di rispetto alla madre.
Gli gridò, infuriato :<<Maledetto ! Come hai osato ?>> mentre l'altro cadeva a terra.

Xena si sentì orgogliosa di come aveva reagito il figlio, era un vero gentiluomo. Quindi, senza pensarci due volte, atterrò lo sventurato che era in procinto di scagliarsi contro Solan.
<<Aria.>> disse, quindi, minacciosa, ai tre che, subito, codardi, se la diedero a gambe.
Gli altri presenti nella taverna, dopo aver osservato la scena, tornarono alle proprie attività, tranquillamente e, lo stesso, fecero Xena e Solan.
<<Mi rendi una madre orgogliosa. - Aggiunse, Xena, rivolta al figlio. - Sei un brav' uomo.>>

Solan sorrise, affettuosamente, alle parole della madre. Stavano per mettersi a sedere, quando il giovane notò che le sorprese non erano finite. Si accorse che qualcun altro stava dirigendosi in direzione delle loro spalle. *Maledetti rompiscatole !* pensò, furente. Attese che l'uomo fosse vicino per voltarsi e sferrargli, con tutta la sua forza, un pugno in faccia. Dopo che l'ebbe colpito, tuttavia, sentì la mano di Xena sul suo braccio. Il giovane si voltò verso la Principessa Guerriera. Le chiese, stupito :<<Che cosa c'è, madre ?>>

<<E' Joxer>> rispose, Xena, allungando, allo stesso tempo, un braccio, con l'intento d'aiutarlo ad alzarsi, in direzione dello stordito uomo, disteso a terra.
<<Un nostro caro amico.>> Aggiunse, quindi, mentre Joxer s'alzava pian piano, ancora dolorante.

<<Che... che cosa è stato ?>> chiese, intontito, il poveretto, mentre Xena lo aiutava ad alzarsi <<Questo dolore alla testa, e lo svenimento... forse è la birra. Eppure ho la sensazione di non avere bevuto niente.>> continuò, confusamente.
<<Xena !>> esclamò, come risvegliandosi, sorridendo all'amica <<Mi era giunta voce che eri da queste parti.>>

Xena sorrise, notando che l'amico era preciso identico a come lo ricordava. <<Sei stato colpito da lui. - disse, indicando Solan. - Egli è mio figlio Solan.>>
Notando l'espressione di totale confusione dipinta sul volto di Joxer, Xena gli fornì una breve spiegazione.
<<E' stato riportato in vita da Callisto ed ha l'età che avrebbe se non fosse mai deceduto.>>

<<Ah ! Capisco ! Fantastico ! Il piccolo Solan !>> rise, allegramente, Joxer, che sembrava trovare quell'incontro divertente, poi notò il volto serio del ragazzo che aveva di fronte e si corresse, immediatamente :<<Volevo dire, il grande Solan ! Il guerriero Solan ! Degno erede di sua madre>> facendo un passo indietro e mettendosi le mani sul viso come per parare gli altri possibili pugni del figlio di Xena.

*Che tipo !* pensò Solan, alzando gli occhi al soffitto.
<<Gli amici di mia madre sono miei amici !>> affermò il giovane, stringendo la mano al nuovo arrivato, come si usava per presentarsi tra guerrieri.
Vide la madre tornare a sorridere in presenza dell'uomo. Evidentemente doveva esserci una grande amicizia tra lei e Joxer.

<<Qual buon vento, Joxer?>> Chiese, la Principessa Guerriera, risedendosi al tavolo, seguita dai due uomini.

<<Sai, Xena tra breve si terrà qui a Micene una gara di poesia - rispose Joxer, mentre si sedeva al tavolo con la Principessa Guerriera e suo figlio - e mi sono iscritto anche io, come bardo, in quanto maestro... anzi... allievo di Gabrielle. Conosci le mie opere, vero Xena ? Pensa che ho appena iniziato un poema che parla del mio rapporto con la scrittura. Una cosa in - te -res- san -tis -si- ma ! Ehi, oste ! Porta del sidro !>> continuò a spiegare, in modo un po' incoerente. <<E poi ho visto che c'è anche Eve qui in città ! Forse è interessata anche lei a questa gara... chissà !>>

<<Eve?! - Chiese Xena, mentre i suoi cerulei occhi s'illuminavano, apparendo disinteressata a tutto il resto del quale stava parlando Joxer. - E' qui in città? Solan! Conoscerai tua sorella!>> Aggiunse, quindi, felice.

<<Sì, madre !>> rispose, Solan colpito da quella inaspettata notizia.
*Mia madre è davvero felice.* pensò, commosso, il ragazzo mentre la guardava.
Si accorse che né lui e né la Principessa Guerriera stavano più ascoltando il povero Joxer che continuava a parlare e a bere sidro.
<<Bene ! Andiamo a cercarla !>> propose, con entusiasmo, Solan, guardando sua madre.

Xena annuì con la testa, per poi avvisare Joxer di quello che stava andando a fare, assieme a Solan.
I tre si congedarono, programmando di vedersi dopo. Joxer sarebbe andato a cercare una stanza, nella taverna, per i propri amici e, poi, a cercare Gabrielle. Inoltre, doveva prepararsi per la gara di poesia. Era vicina!
Xena e Solan, invece, andarono in giro per la città, chiedendo informazioni sulla presenza di Eve, in città.


2. Poeti a lavoro

Joxer camminava per le strade di Micene, con una penna e una pergamena. Cercava di scrivere e per questo, non guardava dove andava e continuava a scontrarsi con i passanti.
<<Lo stufato di maiale, non è cosa tanto male ma le radici in una zuppa possono far contenti una truppa ... ehi ! Stai attento a dove vai, tu !>> diceva il guerriero, distratto.
Vide da lontano la sua amica poetessa e gridò :<<Gabrielle ! Gabrielle ! Sei tu ?>> facendo voltare tutti.

Gabrielle, che si era appena iscritta alla gara, stava discutendo con Sappho sull'evanescenza dell'ispirazione quando da lontano scorse un amico al quale era molto legata.
<<Joxer!>> esclamò l'amazzone, felice, mentre il sempre impacciato guerriero le andava incontro, sorridendo.

<<Gabrielle che combinazione incontrarti da queste parti ! Ma dimmi è per la gara di poesia che sei qui a Micene ? Curioso, ero qui anche io per lo stesso motivo. Sai, prima di essere un grande cuciniere sono un abile poeta dal cuore romantico. E per l'appunto, volevo farti sentire una mia opera che sto componendo proprio ora ! Ascolta :

Non c'è cosa più bella
che una scodella
che contiene budella
di una pecorella...

Ecco che ne pensi ! E questo non è nulla !>>
Joxer osservò la poetessa e la sua amica. Come prevedeva, erano rimaste senza parole.

Gabrielle cercò di trattenere una risata e vide che Sappho, a fianco a lei, stava lottando per la stessa causa.
Joxer continuava a fissare Gabrielle in attesa di un responso e l'amazzone decise quindi d'esprimere il suo parere con il maggior tatto possibile.
Un'idea le balenò così alla mente, indotta da quel clima allegro e spensierato...
<<Non è male, amico mio,
ma ascolta ciò che dico io.
Se è una poesia che vuoi comporre,
il cuor sopra ad ogni cosa tu dovrai porre.
E se più sentimento vi metterai,
un capolavoro di certo otterrai!>>

Gabrielle si rese conto dallo sguardo di Joxer di essersi
completamente dimenticata le presentazioni.
"Oh, scusate, non vi ho ancora presentati! - esclamò ridendo un po'
imbarazzata la giovane - Sappho... lui è il nostro più caro amico,
Joxer.
Joxer...ti presento Sappho."

Sappho regalò un ampio sorriso a Joxer <<E' davvero un piacere
conoscerti, non si ha spesso l'occasione di incontrare poeti che
trattano temi così allegri e divertenti>>.

<<Sappho ! Ho sentito molto parlare di te ! Anche io mi diletto molto nello scrivere poesie. Ho sempre avuto questa passione, veramente. Certo, la prima era il coraggio visto che sono un guerriero e spesso Xena e Gabrielle mi accompagnano nelle missioni... cioè volevo dire che andiamo in missione insieme... cioè le accompagno io, veramente. Un altro mio interesse è la cucina. Parlando modestamente, sono un grande cuciniere e Gabrielle può confermare i prelibati piatti a base di radici che adoro cucinare. Quando invece non combatto e non cucino mi dedico spesso alla nobile arte della poesia e della scrittura in genere e scrivo spesso poemi sulle mie ardimentose gesta. Ho giusto qui un poema>> disse Joxer impugnando con ardore una pergamena e porgendola a Sappho <<che ho appena finito di scrivere, in cui racconto di come ho sconfitto Callisto... cioè di come Xena l'ha sconfitta con il mio aiuto... cioè con l'aiuto di Gabrielle.. ma io comunque c'ero !>>

<<Mi par di notare che il tuo amico è un po' confuso>> disse Sappho
lanciando un'occhiata a Gabrielle e abbozzando un sorriso, divertita
dalla presenza di quello strano giovane.
<<Sei un uomo dalle mille risorse - continuò la poetessa di Mitilene-
hai detto che sei persino bravo in cucina? Ottimo! Allora potresti
preparare quel tuo piatto, sì, quello che hai menzionato poco fa, per
i presenti alla gara, sai, queste competizioni mettono sempre un
certo appetito!>> quindi entusiasta dell'idea afferrò la mano di
Joxer.

<<Le budella di pecorella ? E' una mia specialità, Sappho !>> rispose, allegramente Joxer <<Specie se con quelle radici che dico io ! Servono per dare al piatto un'aroma particolare . Le trovo spesso dove pascolano le vacche !>> fece una breve pausa e proseguì <<Sono contento di partecipare a questa gara. Non lo faccio certo per lo scrigno di monete d'oro ma il titolo di aedo dell'anno è quello che più mi interessa, naturalmente. Anche se con tutti quei soldi mi potrei comprare un armatura nuova, anzi potrei comprare anche un accademia militare, a dire il vero.>>

Gabrielle esordì in una sonora risata.
Joxer non era cambiato per niente!
Era sempre il solito simpatico chiacchierone che tutti adoravano.
"Bè, Joxer, nessuno mette in dubbio le tue... qualità di scrittore, ma
ad essere onesta, le... ehm... budella di pecorella... me le
risparmierei volentieri!"
Gabrielle e Sappho si lasciarono andare ad un'altra risata sotto agli
occhi di un contrariato Joxer.
Ma, poco lontano dall' allegro gruppo d'amici, qualcuno osservava la
scena furtivamente ed ascoltava attentamente i loro discorsi.

Cicreus si avvicinò al gruppo di amici e disse con
tono sgarbato e senza presentarsi: <<Ho sentito che
anche voi parteciperete alla competizione. Beh,
faresti meglio a ritirarvi, non avete speranze contro
di me. Tu! - disse rivolgendosi a Sappho - Le tue
poesie sono orribili e noiose, faresti meglio a
tornartene sulla tua isoletta! Per non parlare di te!
-disse indicando Joxer - Le tue poesie danno il
voltastomaco, probabilmente come i tuoi piatti. Sembri
un buono a nulla e probabilmente lo sei; fossi stato
tuo padre ti avrei annegato da piccolo. Infine tu,
biondina! - disse a Gabrielle - per fortuna non ho mai
sentito una tua poesia, ma ricorda: IO VINCO SEMPRE>>

"Ma come ti permetti?! - sbottò Gabrielle, indignata - Chi sei tu per
giudicare?!"
L'avevano molto infastidita i commenti di pessimo gusto che
l'arrogante sconosciuto aveva appena rivolto ai suoi amici.
"Se tu fossi tanto bravo, non avresti alcun bisogno di stare qui a
gettare fango su di noi, ma saresti da qualche parte in santa pace a
comporre qualcosa di decente per la gara!
Ma dubito seriamente che tu ne sia capace!" continuò poi Gabrielle
decisamente fuori di sè.

<<Come ti permetti tu di parlarmi in questo modo!
Farai meglio a tacere se non vuoi che ti tagli la
lingua... o meglio le mani, così non potrai più
comporre e avrò fatto un favore al mondo
risparmiandogli di sentire le tue orrende poesie.>>
disse Cicreus. Poi aggiunse:
<< Farai meglio a prostrarti
se non vuoi che ti squarti
poiché di tutto il re io sono
e non concedo perdono.

I miei nemici riduco in catene
o li trasformo in cibo per le iene.
La mia voce sentirai come un tuono
poiché di tutto il re io sono. >>

<<Noto con dolore
che sei pieno di rancore.
Il tuo odio per noi è ingiustificato,
ricordati che verrai giudicato
da chi hai senza motivo insultato,
faresti meglio a scusarti
non vanno mai lontano gli arroganti>> recitò Sappho, quindi lanciò un'occhiata piena di sfida al giovane guerriero presuntuoso.

Cicreus rispose <<Ti credi brava vero? Non sei altro
che un verme in confronto a me! Vedremo chi vincerà!
Vi ho avvertito.>> e se ne andò.

<<Ah ! Che vigliacco ! E' andato via prima che potessi rispondergli !>> affermò Joxer, con ardore, solo quando lo sconosciuto si era allontanato. Vide che le due fanciulle si girarono verso di lui con uno sguardo che non sapeva come interpretare.
<<Non dovete temere fanciulle di un briccone del genere ! Joxer vi difenderà !>>
E insieme alle due donne, il guerriero proseguì a parlare di poesia senza dare altra importanza all'incontro con quel tizio.

Solan camminava a passo svelto insieme alla madre per le vie di Micene alla ricerca di Eve. Vide poi Xena avvicinarsi ad una giovane che le somigliava. Solan si mantenne a qualche passo di distanza lasciando alle due donne il tempo per parlare. Vide la commozione nello sguardo della fanciulla. Non poteva vedere il volto della Principessa Guerriera perché in quel momento gli stava dando le spalle ma potè intuire che anche lei si sentisse intenerita.

Infatti, Xena, aveva gli occhi lucidi. Era da tempo che non vedeva la
figlia ed ogni volta che se la trovava di fronte, era una gran
emozione.
La guerriera accarezzò amorevolmente il volto della figlia, che, a
quel gesto, socchiuse gli occhi un istante.
<<E' una gioia rivederti...>> Disse, Xena.
Quindi, guardò in direzione di Solan che le rivolse uno sguardo
interrogativo, lasciando trasparire, inoltre, un velo di commozione.
Xena annuì, confermando al giovane che era proprio Eve, colei che
stava accanto a Xena.
<<Eve... - Disse, poi, la guerriera. - Quel giovane la - ed indicò
Solan con un piccolo movimento del capo - è Solan, mio figlio...>>
Xena s'aspettava una reazione da parte di Eve. Ciò però non avvenne
quindi la guerriera decise d'aggiungere qualcosa.
<<So che sembra impossibile ma non sto mentendo, è la verità. E' tuo
fratello...>>

Eve rimase in silenzio per alcuni secondi, che
sembrarono ore. Poi chiese "Mio fratello?" e la voce
le tremò. In realtà la sua non era una domanda, stava
solo cercando di prendere consapevolezza di ciò che le
era stato riferito. Guardò quel giovane che
improvvisamente le sembrò così familiare. Le sembrò di
vedere in lui qualcosa di sé stessa. Poi gli si
avvicinò e protese le braccia verso di lui, aspettando
che lui facesse lo stesso, per poterlo abbracciare.


Solan, commosso, non esitò a ricambiare l'abbraccio di Eve Dopo avere riabbracciato sua madre, ora conosceva la sorella di cui finora aveva sentito soltanto parlare. Un'altra ferita nella sua vita era stata chiusa. La sua vita stava prendendo il corso che avrebbe dovuto avere se non ci fosse stato l'intervento di Hope che lo uccise quando era ancora un fanciullo. Ma nulla, neanche l'intervento di una semidea, era riuscito a impedirgli di rivedere la sua famiglia.
<<Eve, anche se non ti avevo mai visto prima, sei sempre stata nel mio cuore.>> disse Solan, affettuosamente.

<<Le tue parole mi commuovono, Solan.>> Poi respirò a
fondo e quasi liberandosi da un peso disse: <<Finalmente
la mia famiglia è al completo.>> Con le lacrime agli
occhi Eve guardò prima Solan e poi Xena e d'un tratto,
quasi riscuotendosi da un sogno disse: <<Ma come è
possibile che tu sia qui?>>

<<Il fatto che io sia qui è una conseguenza delle ire che Callisto nutriva nei confronti di nostra madre.>> rispose Solan e raccontò alla sorella tutto ciò che era accaduto da quando era tornato in vita. Dell'odio che, per colpa della regina guerriera, aveva provato verso Xena e di quanto fosse stato lieto il momento della riconciliazione con la madre e con Gabrielle. Si voltò verso la madre, affinché potesse partecipare alla conversazione e testimoniare ciò che era già stato detto dal giovane.

Xena annuì, concordando sulla spiegazione del figlio.
<<E' un'immensa gioia avervi qui tutt'e due. Torniamo a villaggio?>>
Disse quindi, pensando che i due figli avevano bisogno di parlare
tranquillamente tra loro.

Solan tornava verso la piazza centrale del villaggio, dove aveva visto l'ultima volta Gabrielle. Era al fianco di Eve che, a sua volta, procedeva a lato di Xena.
L'allegra confusione del luogo in festa aumentava man mano che si addentravano verso il centro di Micene. Il viaggio fu breve. Presto Solan rivide Gabrielle, la quale andò loro incontro immediatamente.

Gabrielle, Sappho e Joxer stavano ancora tranquillamente conversando
circa la poesia e la gara che si sarebbe disputata, quando la regina
amazzone vide da lontano Xena camminare in loro direzione.
A fianco a lei, Solan sorrideva radioso.
Da molto tempo Gabrielle non vedeva più quel sorriso sincero sul
volto del giovane.
E lo stesso sorriso apparve sul viso della poetessa quando i suoi
occhi misero a fuoco la ragazza che camminava insieme a Xena ed al
figlio.
<<Eve!>> esclamò, commossa.
E senza esitare corse incontro alla giovane messaggera di Eli.

Eve sorrise ed aprì le braccia per accogliere la
ragazza.
<<Gabrielle, amica mia, che piacere rivederti.>> disse
Eve con sincerità, dopodiché salutò Joxer con un
sorriso.
<<Allora ci siamo proprio tutti eh>> ed il suo viso
esprimeva tutta la sua gioia.

Joxer ricambiò il saluto di Eve, e quando la vide abbracciata a Gabrielle, si asciugò una lacrima esclamando :<<Questi sono momenti di pura poesia ! Sento che potrei comporre chissà quali opere in questo momento, certo sarei più ispirato dopo un lauto pasto visto che è sceso il sole e io non ho ancora mangiato. Ecco cosa potrebbe darmi l'estro: una buona cena.

Un saporoso arrosto
ho bisogno tosto
che possa fornirmi l'impulso
per non scrivere nulla di insulso

che ve ne pare, amici ? A questo proposito vorrei invitarvi a cena. Ho fornito io stesso al taverniere una delle mie pregevoli ricette e ci attende, credo, con una grossa porzione di zuppa di radici già pronta.>>
Joxer stava incamminandosi con tutto il gruppo, quando si voltò e vide che Xena e Gabrielle erano rimaste indietro.

Gabrielle si passò distrattamente una mano tra i capelli e sorrise in
direzione di Joxer.
<<Ehm...bè, a dire la verità... non ho molta fame... credo
che... ehm... farò un bel giretto qui intorno!
C'è così tanto da vedere a Micene!>> disse con enfasi la donna, nel
chiaro tentativo di scampare ancora una volta alla terribile cucina
dell'amico.
Dal suo canto, Joxer non sembrò molto convinto, ma, alla fine, annuì
e si allontanò con gli altri verso la taverna.
<<Vi raggiungerò presto!>> continuò ancora l'amazzone rivolta al gruppo
d'amici.
Xena, dall'espressione ancora scura in volto, stava per seguire gli
altri, quando Gabrielle l'afferrò dal braccio.
<<Xena, aspetta...>>

Xena si voltò, senza proferire parola, aspettando che fosse Gabrielle
ad intervenire, avendola chiamata.

Gabrielle vide Xena osservarla con espressione severa e sentì come
una morsa allo stomaco che le impediva di parlare.
Provò a rompere il silenzio che si stava facendo pesante:
<<Xena, io...>> poi si bloccò cercando le parole migliori per
esprimersi.
Nonostante fosse abile con le parole, questa volta non riusciva a
trovare quelle giuste.
Cercò allora semplicemente di esprimere ciò che provava in quel
momento.
<<Mi dispiace per quello che è successo. Mi rendo conto ora che non
ha senso litigare tra noi per delle sciocchezze. Dopo che ti ho
vista con Solan ed Eve, mi sono sentita in colpa. Perdonami, non
voglio turbare la tua serenità proprio ora che l'hai ritrovata.>>
Dopodiché si interruppe aspettando una reazione di Xena.

<<Non crucciarti, non sono sconvolta dal dolore.>> Rispose, Xena,
sapendo di ferire Gabrielle, con le sue parole.
In quell'istante, non sapeva perché aveva reagito in quel modo, aveva
semplicemente seguito l'istinto, come sempre. A volte, Xena, non
riusciva a capire, immediatamente, se stessa.
S'allontanò, lasciando l'aedo sola, con il suo stato d'animo.

Gabrielle si asciugò gli occhi velati di lacrime,
trasse un profondo respiro e sorrise a Sappho.


3. Il Giorno della gara

Quella mattina il sole splendeva alto nel cielo, non c'erano nuvole
a oscurare l'orizzonte. Tutta Micene era in festa, i preparativi per
la gara di poesia erano terminati.
Nella piazza principale si ergeva un largo palco in legno con molte
sedie per lo più già occupate dai molti curiosi e appassionati di
poesia.
Un piccolo mercato era predisposto in un angolo della piazza e qui i
venditori invitavano i forestieri ad acquistare statuette della Dea
della poesia, pergamene pregiate, penne d' oca con calamai
dall'inchiostro miracoloso che, assicuravano i commercianti, faceva
scrivere bellissime poesie, e tante altre cianfrusaglie.
Improvvisamente una piccola banda cominciò a suonare un allegro
motivetto segno che mancava ormai poco all'inizio della gara,
infatti i membri della giuria stavano prendendo posto a sedere a un
lungo tavolo posto di fianco al palco sul quale adesso era calato un
sipario rosso porpora.

Sappho, in quanto presidentessa della giuria, aspettò che la folla
di spettatori cessasse di bisbigliare, quindi salì sul palco e dopo
essersi schiarita la voce recitò

<<Cittadini e forestieri,
poeti e guerrieri,
ha inizio oggi questo certame
a Micene della poesia il reame.
Partecipanti tutti, fatevi onore
e che, come sempre, vinca il migliore>>.

Subito tra i presenti di sollevarono grida di approvazione e battiti
di mani a cui Sappho rispose con un profondo inchino e un largo
sorriso, quindi scese dal palco lasciando spazio al primo
concorrente della gara.

Joxer salì sul palcoscenico. Diede un'occhiata circolare al pubblico. Si schiarì la voce e iniziò a decantare :<<

Sono Joxer il guerriero
vado per il mio sentiero
combatto il nemico
e difendo l'amico

combatto con la spada
chi mi sbarra la strada
sono molto virile
soprattutto in aprile.>>

Arrivarono degli applausi poco convinti dal pubblico che comunque soddisfecero il guerriero. Convinto di avere avuto successo, fece un cenno di saluto a Sappho e scese dal palcoscenico.

Una signora del pubblico, tutta imbellettata per l'occasione, urlò a
Joxer con occhi scintillanti <<Ad aprile potremo incontrarci!>>.
Sappho tossì cercando di richiamare l'attenzione del pubblico che
incitava la signora a saltare addosso al concorrente <<Grazie Joxer,
per la tua poesia così... Vedi neanche riesco a parlare tanto è
stata carica di sentimento>> poi presentò il concorrente successivo
e poi quello ancora dopo e così avanti si susseguirono poesie
d'amore, che narravano di combattimenti o di addii strazianti tra
innamorati.
<<Adesso dò il benvenuto sul palco a Gabrielle>> disse infine la
presidentessa.

Gabrielle salì sul palco ed aspettò che tutto tacesse per iniziare a
declamare i suoi versi.
Chiuse gli occhi per concentrarsi, poi arrivò il silenzio, riaprì
gli occhi e si ritrovò a fissare Xena che tra il pubblicò la
osservava.
Così iniziò:
"I miei occhi hanno incontrato i tuoi,
così profondi come il mare.
Soltanto tu capire puoi
il mio cuore che ha iniziato a palpitare.

I miei occhi hanno visto il tuo viso,
bello come quello di una divinità.
La mia bocca si è aperta in un sorriso,
ed il mio animo ha conosciuto la serenità.

Diventammo un giorno amiche e poi di più,
ci definimmo sorelle,
ma qualcuno da lassù,
ci ha chiamato anime gemelle."

Per un istante tutto tacque, si udì solo il canto degli uccelli, poi
un giovane, tra il pubblico, si alzò in piedi e cominciò a battere
le mani, una donna poco distante fece altrettanto annuendo con la
testa, poco dopo tutti si alzarono acclamando Gabrielle.
Sappho sorrise al bardo e si unì alla folla che batteva le mani
assieme al resto della giuria. Quando tutto tornò normale la
presidentessa chiamò l'ultimo concorrente: il guerriero Cicreus.

Cicreus salì sul palco e, senza inchinarsi né salutare
il pubblico, iniziò a recitare la sua poesia:
<< Se fossi fuoco il mondo farei bruciare;
Se fossi vento lo scuoterei;
Se fossi acqua lo annegherei;
Se fossi un dio tutti farei sprofondare;

Se fossi principe sarei giocondo,
Perché tutti ammazzerei;
Se fossi imperator sai che farei?
A tutti mozzerei il capo tondo.

Se fossi la morte andrei da mio padre,
Se fossi la vita fuggirei da lui;
Ugualmente farei con mia madre.

Se fossi Cicreus come sono e fui
Terrei le donne giovani e belle
E le vecchie le lascerei altrui.
>>

Xena, in fondo alla sala, non aveva neanche udito le parole di
Cicreus. La sua mente era ancora rivolta al pensiero dei versi di
Gabrielle che come una candida brezza, le avevano sfiorato il cuore,
facendolo vibrare al suo leggero tocco.
Xena provava quasi un certo piacere nelle discussioni con Gabrielle,
il suo lato sadico non riusciva a restare totalmente inespresso ma,
allo stesso tempo, non era in grado neanche di non provare amore, nei
confronti dell'Amazzone.

La poesia di Cicreus trovò ampi dissensi tra la folla, ma anche
molti consensi tra i numerosi guerrieri intervenuti per l'occasione i
quali applaudirono il giovane.
Conclusa la lista dei partecipanti, la giuria si riunì in un luogo
appartato mentre sul palco un allegro gruppo musicale suonava
melodie leggiadre intrattenendo il pubblico.
Poi la giuria riprese posto al tavolo e Sappho nelle vesti di
presidentessa disse <<Ci tengo a precisare che tutti siete stati
molto bravi e che avete dato onore a questa città con le vostre
poesie, ma ahimè come in tutte le gare c'è un solo vincitore>>.
I tamburi cominciarono a rullare: <<E' con grande piacere che
comunico che a vincere questa gara di poesia è...>> il pubblico
restò col fiato sospeso: <<Gabrielle!!>>.
Sappho sorrise al bardo mentre la folla si alzava in piedi
applaudendo e chiamando per nome la giovane poetessa.

Gabrielle rimase immobile per un istante; non era
sicura di aver capito bene, ma quando Sappho le fece
cenno di salire sul palco sorridendole, Gabrielle la
raggiunse.
Il pubblico la accolse con un lungo e caloroso
applauso. Gabrielle emozionantissima si schiarì la voce
e poi disse:
"Ringrazio tutti i membri della giuria, che hanno
apprezzato la mia poesia, e ringrazio voi del pubblico
che siete stati lì ad ascoltare. Ma più di tutti
vorrei ringraziare una persona, che mi ha ispirato
questi versi e che è mia compagna di viaggio ormai da
lungo tempo. Grazie, mia Musa."
Gabrielle guardò Xena dritto negli occhi e le sorrise.

Cicreus era furioso: <<Cosa? Quella sgualdrina ha
vinto? Non è possibile, io, Cicreus battuto da una
donna! Ma avrò la mia vendetta!>>. Così sguainò la
spada e corse sul palco verso Gabrielle.

Gabrielle vide Cicreus lanciarlesi contro, con la
spada puntata verso di lei, e senza neanche pensarci
sguainò i sais dai suoi calzari e si mise in posizione
di difesa.
Non appena l'uomo l'ebbe raggiunta parò il suo colpo
incrociando i sais e respinse la spada.

Cicreus cercò nuovamente di colpire Gabrielle con
tutta la forza che aveva, ma questa volta non fu
necessario parare il colpo, infatti la mancò e la
spada andò a conficcarsi nel pavimento del
palcoscenico.

Gabrielle vide Cicreus lanciarsi verso la spada per
cercare di riprenderla.
Fece roteare allora i suoi sais nelle mani e girandoli
dalla parte dell'impugnatura colpì Cicreus, prima allo
stomaco e poi al mento, mandandolo lungo per terra.

La folla cominciava ad infervorarsi, alla vista di quell'inaspettata
rissa.
Il popolo era sempre stato e sempre avrebbe continuato ad essere
soggetto e vulnerabile a tali atti.
<<Ora basta!>> Intervenne Xena, stancatasi.
Quindi, senza esitare, salì sul palco, afferrando Cicreus per la
tunica, in modo da tenerlo fermo.
<<Questo momento è di Gabrielle - Disse, lanciando uno sguardo pieno
di profondo amore alla poetessa. - Facciamo in modo che resti tale>>

Dopo che Cicreus fu legato e rinchiuso in un posto sicuro, per
evitare che facesse altri danni, Gabrielle e Xena rimasero sole.
<<Xena, credo che non ci sarebbe bisogno di dirtelo, ma voglio farlo
lo stesso. Avrai capito che quella poesia che ho recitato era
dedicata a te. Sei stata tu ad ispirarmi quelle parole. In fondo è
grazie a te se io oggi sono quella che sono. E' come se io fossi
nata il giorno in cui i nostri occhi si sono incontrati.
Grazie Xena.>> Gabrielle si avvicinò a Xena e l'abbracciò teneramente
e i loro dissapori sparirono in un momento.

La Principessa Guerriera racchiuse in quell'abbraccio tutto l'amore
che provava per Gabrielle.
I loro corpi, stretti l'uno all'altro, emanavano un forte calore ma
mai potente quanto l'unita energia delle loro anime.

<<Acta est fabula!>> disse Sappho attirando l'attenzione dei
presenti.
<<Lo spettacolo è finito
ma niente è perduto
dobbiamo ancora brindare
all'amicizia e all'amore.
I vostri sguardi lo urlano tacendo
nessuna incomprensione può restare a lungo.
Alziamo i calici: a Gabrielle e Xena
la dolce poetessa e la guerriera regina>> recitato ciò, Sappho
afferrò una bottiglia di sidro posta sul tavolo di una bancarella e
la sollevò verso l'alto in segno di vittoria.
Tutti i partecipanti urlarono divertiti e si radunarono intorno alla
poetessa di Mitilene per dare inizio ai festeggiamenti.
Intanto l'orizzonte si tingeva di arancio e di rosso: i colori
dell'amore e della gioia.





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