Marte
e le Graie decidono di lasciare Olimpia nella sala dove l’hanno
adagiata considerandola al sicuro da occhi indiscreti. Intanto i quattro
si dirigono poco distante per incontrare le Parche nel luogo convenuto:
- Ancora non sono arrivate … maledizione! Prima Xena, adesso
loro … stiamo perdendo solo tempo prezioso. Potrebbero scoprirci.
Tornate da Olimpia voi tre, sarebbe sospetto se vi vedessero. Io rimarrò
qui ad aspettare –
Le Graie borbottando per il troppo cammino che sono costrette a fare,
si dirigono lentamente nella sala del bardo, mentre Hercules senza
essere notato, trova il fratellastro e appena le tre megere sorelle
si sono allontanate si avvicina a Marte che se ne sta appoggiato a
una colonna:
- Sorpreso di vedermi? –
- Tu qui?! Come ci sei arrivato? –
- Ho anch’io le mie risorse, cosa credi… -
- C’è anche Xena, vero? Dov’è? –
- Tu dove credi che sia? … Non ci metterà molto a trovare
Olimpia. Ormai il tuo piano è sfumato. Dì pure addio
ai tuoi sogni di gloria e alla tua invincibile stirpe di guerrieri.
–
Preso dall’ira, Marte scaglia una sfera infuocata contro il
fratello che lo schiva per un soffio, spostandosi velocemente di lato.
- Vuoi fare a botte qui? Ne sei sicuro? –
Marte si arresta riflettendo sulle parole di Hercules:
"Non ha tutti i torti, Giove potrebbe facilmente vederci
e questo mi creerebbe grossi problemi"
- Che cosa vuoi da me? - riprende nervosamente parola il dio della
guerra - Non potevi continuare a farti gli affari tuoi, invece di
aiutare Xena? –
- … Mhm no! – e così dicendo, l’eroe tira
un sonoro pugno alla mascella di Marte, facendolo indietreggiare di
qualche passo.
Il dio della guerra, preso ancora di più dalla rabbia, si lancia
contro il fratellastro che cerca di schivarlo, ma il dio riesce a
toccargli il braccio destro e a portarlo con sé lontano dall’Olimpo,
materializzandosi a pochi metri dal cratere di un vulcano:
- Che dici di questo posto per divertirci un pò? –
- Non c’è male… - commenta Hercules, soddisfatto
di avere allontanato Marte dall’Olimpo, per lasciare Xena libera
di salvare Olimpia.
Il combattimento tra i due ha inizio: Marte scaglia una serie di sfere
di fuoco contro il fratello, senza mai riuscire a colpirlo. Stanco
dei vani tentativi continua la sua offensiva cercando di avvicinarsi
il più possibile ad Hercules per dare avvio ad uno scontro
corpo a corpo. Un colpo violento allo stomaco e uno al mento, mettono
a terra il figlio mortale di Giove che trova però prontamente
la forza per rialzarsi e di iniziare un contrattacco sferrando una
serie di calci contro il dio della guerra; il guerriero para gli attacchi
per poi reagire al momento opportuno, assestando un pugno ben calibrano
riuscendo ad allontanare l'avversario.
Non è semplice per i due concentrarsi sul combattimento: fiumi
di lava incandescente scorrono lungo la montagna e permettono la lotta
solo all’interno di un triangolo largo pochi metri.
Hercules si guarda intorno in cerca di uno spiraglio: raggiungere
un isola di terra più grande gli risulta impossibile in quanto
un grande colata incandescente lo separa dalla meta e non vi sono
pareti da sfruttare per ottenere una spinta necessaria ad un tale
balzo. Il calore è molto forte e questo rende difficile la
respirazione dell’eroe a cui più volte si annebbia la
vista, ma nonostante le condizioni ambientali scelte da Marte, Hercules
continua la sua lotta contro il fratello che risulta, per forza ed
abilità alla pari.
CAPITOLO
VIII
Intanto sul monte
Olimpo, Xena dopo aver cercato in molte stanze, accede finalmente
a quella in cui è nascosta Olimpia, ignara di ciò che
sta accadendo tra Hercules e Marte.
La principessa guerriera entra nella prima sala, anch’essa come
le altre molto simile ad un tempio e dimora di chissà quale
divinità. Osserva con attenzione le statue di marmo che raffigurano
vari personaggi che impugnano alcuni oggetti simbolici:
"Devo stare attenta in questo posto … l’apparenza
può ingannare e qualcuno potrebbe spiarmi nell’ombra"
Con la coda dell’occhio la guerriera scorge un pezzo di veste
marrone, che sporge da dietro una statua. Temendo una presenza divina,
Xena, si nasconde dietro una colonna, attendendo un movimento del
presunto avversario che di sicuro l’ha vista entrare. Passano
alcuni minuti di silenzio senza che nessuno dei due si muova, poi,
il misterioso personaggio esce allo scoperto: è Denio. L’anziana
divinità credendo che Xena si sia allontanata, ancora impaurita
gironzola in giro dirigendosi verso la porta d’ingresso per
verificare se la guerriera sia uscita dell’edificio.
Intanto Xena silenziosamente, riconoscendo la Graia, le scivola alle
spalle e le punta la spada alla schiena impedendole di girarsi:
- Aahh! Sei ancora qui! – grida Denio che ha l’occhio
per poter vedere.
- Non gridare. Sarà meglio per te ... non fare strani incantesimi
e conducimi da Olimpia… -
- Non puoi uccidermi! Io sono immortale! – dice ostentando sicurezza
la Graia.
- Questo lo so, ma potrei rendere la tua immortalità un eterna
agonia ... Alza le mani ben in vista. –
Non appena Denio le ha obbedito, la principessa guerriera afferra
la corda che la sorella delle Parche porta in vita come cintura e
la usa per legarle i polsi.
- Adesso andiamo insieme da Olimpia. Marte è con lei? –
Innervosita per essere stata immobilizzata la Graia lancia un urlo
e prova a mordere Xena su un braccio, ma ottiene in cambio solo un
pugno sui denti che la zittisce. Il troppo rumore provocato dalla
gracchiante divinità, costringe Xena a nascondersi nuovamente
dietro l’imponente colonna di marmo con l’ostaggio, avendo
cura di tapparle la bocca con la mano intuendo l’arrivo delle
sue due sorelle .
Panfredo e Enio aprono la porta della sala dove erano rinchiuse con
Olimpia, ma non avendo l’occhio per poter vedere, si muovono
cautamente restando in ascolto con il loro insuperabile udito, temendo
per la sorte della sorella. Xena vendendole intuisce la loro difficoltà
e senza farsi problemi, le raggiunge a passo svelto tirandosi dietro
Denio ancora legata:
- C’è Xenaaaa! – grida la Graia alle due sorelle,
che identificata la minaccia, si barricano in sala chiudendo la porta.
Tuttavia prima di poter attuare un incantesimo, la principessa guerriera
apre la porta con un vigoroso calcio ed entra estraendo la spada,
mentre Panfredo e Enio corrono a nascondersi dietro ad una statua
come meglio possono:
- Dov’è Marte? – chiede ancora una volta alla Graia
prigioniera.
- E’ andato ad aspettare le Parche, lasciaci andare! –
- Olimpia! – Xena vede il bardo stesa sul triclinio e vestita
per le nozze. E’ sveglia ma ha lo sguardo assente e sembra non
averla riconosciuta.
Per evitare nuovi incantesimi, prima di dedicarsi alla bionda guerriera,
Xena, si avvicina alle due Graie e utilizzando la sua frusta, le lega
con la sorella alla statua, senza che queste possano opporre resistenza:
- Non puoi farci questo lasciaci andare! –
- - Tacete! –
Xena si avvicina ad bardo per salutarla e guardarla negli occhi. Ma
il suo sguardo è assente:
- Olimpia … cosa ti hanno fatto … dimmi qualcosa ti prego…
Sono io: Xena! Mi riconosci? –
- … Xena … -
L’espressione di Olimpia è inebetita e ha ripetuto meccanicamente
il nome della principessa guerriera senza rendersi conto di averla
di fronte a sé dopo tanto penare.
- Cosa avete fatto ad Olimpia? – chiede Xena adirata alle graie
voltandosi verso di loro e accorgendosi che Denio sta provando a recitare
delle formule, guardando verso la sfera del potere dell’occhio
posta per terra in un angolo, semi nascosta dal sacco che la contiene.
Perciò corre verso l’oggetto causa di buona parte dei
suoi guai e afferratolo, si avvicina alla finestra da cui si vede
tutta la Grecia e minaccia le graie di lanciarla nel vuoto.
- Noooooo!!!!! La sfera! – gridano in coro le sorelle, piagnucolando
per la sorte della fonte dei loro incantesimi. – Come faremo
senza? Non farlo ti prego! – Supplica Panfredo dimenandosi per
la stretta presa della corda.
- Fate tornare Olimpia come prima, muovetevi! – ordina Xena.
- Non possiamo, devi farle bene il contenuto dell’ampollina
che è nel sacco con il tappo d’oro. – dice Enio
mentre la principessa guerriera si china per rovistare nel sacco e
trovare ciò che ha detto.
- Bene … vedo che quando collaborate andiamo d’accordo…
adesso voglio che la Olimpia di questo presente perda memoria di ciò
che è successo da quando l’avete mandata nel futuro fino
ad oggi e si ricordi di tutto quello che le è successo prima
di questa storia. … obbeditemi, Olimpia è qui fuori e
posso verificare se mi state ingannando… – finge Xena
per convincere le Graie a riportare le cose a posto.
Le sorelle recitano delle formule per sciogliere l’incantesimo
preoccupate della sorte della sfera e dopo pochi attimi una di loro
afferma prontamente:
- La memoria della tua amica è stata cancellata e ha dimenticato
ciò che è successo in questi giorni. – dice Panfredo
- Adesso rimetti a posto la sfera! – intima Enio, chiedendo
che la parola venga mantenuta.
Xena, sapendo di non poter correre altri richi, dopo aver riflettuto
per qualche istante decide di lanciare la sfera nel vuoto:
– Mi dispiace ma non posso accontentarvi… - dice lanciandola
con forza fuori dalla finestra mentre le Graie iniziano a piagnucolare
per aver perso la fonte dei loro incantesimi.
- Nooo!!! Come hai potuto!!!! –
- Non avreste mai dovuto aiutare Marte. Chissà .... se siete
state fortunate, può darsi che la sfera sia ancora intera…
- sorride Xena beffandosi delle tre sorelle, prima di avvicinarsi
ad Olimpia con in mano l’antidoto al suo incantesimo.
- Bene … vedo che quando collaborate andiamo d’accordo…
adesso voglio che la Olimpia di questo presente perda memoria di ciò
che è successo da quando l’avete mandata nel futuro fino
ad oggi e si ricordi di tutto quello che le è successo prima
di questa storia. … obbeditemi, Olimpia è qui fuori e
posso verificare se mi state ingannando… – finge Xena
per convincere le Graie a riportare le cose a posto.
Le sorelle recitano delle formule per sciogliere l’incantesimo
preoccupate della sorte della sfera e dopo pochi attimi una di loro
afferma prontamente:
- La memoria della tua amica è stata cancellata e ha dimenticato
ciò che è successo in questi giorni. – dice Panfredo
- Adesso rimetti a posto la sfera! – intima Enio, chiedendo
che la parola venga mantenuta.
Xena, sapendo di non poter correre altri richi, dopo aver riflettuto
per qualche istante decide di lanciare la sfera nel vuoto:
– Mi dispiace ma non posso accontentarvi… - dice lanciandola
con forza fuori dalla finestra mentre le Graie iniziano a piagnucolare
per aver perso la fonte dei loro incantesimi.
- Nooo!!! come hai potuto!!!! –
- Non avreste mai dovuto aiutare Marte. Chissà .... se siete
state fortunate, può darsi che la sfera sia ancora intera…
- sorride Xena beffandosi delle tre sorelle, prima di avvicinarsi
ad Olimpia con in mano l’antidoto al suo incantesimo.
- Bevi Olimpia, vedrai che ti sentirai meglio… -
La principessa guerriera avvicina l’ampolla alle labbra del
bardo e lascia scorrere il contenuto nella sua bocca, facendoglielo
ingoiare. Dopo pochi secondi la donna avverte un forte dolore alla
testa e quando riapre gli occhi si rende conto di avere Xena di fronte
a sé:
- Oh Xena, sei tu! – esclama abbracciando teneramente la mora
guerriera che ricambia l'effusione.
- Ti senti meglio adesso, vero? –
- Si, meglio… - risponde la donna, vedendo finalmente la principessa
guerriera davanti a sé. Tuttavia entrambe sono disturbate dalla
presenza delle Graie e dopo essersi guardata intorno per qualche istante
Xena propone di allontanarsi:
- Vieni, andiamo via di qui, prima che torni Marte - dice Xena prendendo
Olimpia per mano.
Le due lasciano insieme la sala dirigendosi a passo svelto fuori dall'edificio
lasciando le sorelle delle Gorgoni a dimenarsi cercando di allentare
la frusta che le imprigiona.
Cautamente le due guerriere corrono tra le sale dell'Olimpo facendo
attenzione a non destare alcun sospetto tra gli immortali trovando
poi riparo dietro ad una grande fontana da cui scorre copiosa dell’ambrosia
in cui si erge al centro una grossa statua raffigurante il dio del
fulmine in tutto il suo vigore. Le due donne trovano riparo dietro
di essa coperte da alte piante di fiori mai visti sulla terra. Xena
fa sedere Olimpia sul bordo della fontana e si inginocchia ai suoi
piedi per parlarle.
- Stai bene? Cosa ti ha fatto Marte? – chiede preoccupata la
guerriera prima di passare a tutt’altro discorso.
- Non preoccuparti sto bene. Marte non ha osato farmi del male. In
verità, però, non so chi mi abbia vestito così,
né dove mi trovo… -
- Siamo sull’Olimpo ... era qui che dovevano essere celebrate
le nozze dopo che hanno scoperto il nostro arrivo. Le Graie ti hanno
fatto un incantesimo che probabilmente ti avrebbe fatto cedere al
fascino di Marte, ma poco fa ti ho fatto bere l’antidoto. –
- … Capisco …ma come sei arrivata qui? –
- - Le Parche mi hanno aiutato ... mi hanno rivelato qual'era il loro
debito ... appena avremo un po’ di tempo te ne parlerò;
adesso dobbiamo stare in guardia perché non sò dove
sia Marte e non vedo più Hercules in giro. Gli altri dei non
devono sapere di questa faccenda, altrimenti le Parche potrebbero
avere dei problemi con Giove. Dobbiamo nasconderci. –
Dopo qualche istante
le custodi del destino compaiono accanto a Xena e Olimpia rispettando
i tempi richiesti per liberare il bardo:
- Dov’è Marte? –
- Sta combattendo con Hercules, lontano da qui… - risponde Cloto.
- Non ci metterà molto a tornare perciò dobbiamo riportarvi
nel futuro. – aggiunge Lachesi.
- Siamo pronte … -risponde prontamente Xena ponendosi di fronte
alle tre dee.
- Prima di riportarvi al vostro tempo abbiamo deciso di aiutarvi affinché
Marte non cerchi più di usare le vostre anime come pedine di
un meschino ricatto … - dice Atropo sorridendo.
- Aiutarci? E come? – domanda Olimpia incuriosita dall’inaspettato
gesto delle Parche.
- Uniremo i vostri destini e ne faremo una cosa sola, così
che nessuno possa mai più provare a separarvi. – conclude
Lachesi.
- Questo significherebbe che le nostre reincarnazioni future saranno
destinate ad incontrarsi?. – domanda Xena.
- Si, principessa guerriera. – risponde Cloto.
- Io sono d’accordo. – conclude il bardo sorridendo alla
principessa guerriera.
- Cosa stiamo ancora aspettando allora? – conclude Xena ricambiando
il sorriso.
Accordate sul da farsi le due eroine seguono le Parche verso la loro
dimora mentre il loro cuore si riempie di gioia; stanno per vivere
un momento estremamente importante, un occasione che fin da quando
si sono incontrate hanno sempre sognato: unire i loro destini per
l’eternità.
- Un topo! Un
topo!! – urla Denio, cercando di divincolarsi dalla frusta che
la tiene legata alla statua con le sorelle mentre Panfredo le pesta
un piede con violenza:
- Smettila di urlare! Ormai per noi è finita! Xena ha lanciato
nel vuoto la nostra sfera e tu pensi ai topi?! Ma ti è rimasto
un po’ di sale in quella zucca vuota? –
- Ma cosa posso fare adesso? Stiamo qui ad aspettare che qualcuno
ci liberi… se mai qualcuno verrà! Le nozze sono sfumate
e Marte non ci darà nemmeno un seguace di Dahak! Io ho fame
... Vorrei almeno consolarmi con un topo! –
- Sei senza speranza sorella … - conclude Panfredo.
- Coraggio non abbattiamoci! – incita Enio – Cercheremo
la sfera quando ci avranno liberate e torneremo più forti di
prima! –
- Sei ottimista sorella...troppo ottimista … - risponde Panfredo.
Nella dimora dell’Olimpo
destinata ad accogliere le Parche, tra fusi e centinaia di fili, Xena
e Olimpia stanno per sancire la loro eterna unione dinanzi a un sobrio
altare. Le Parche si avvicinano ad esso lentamente posizionandosi
al centro ed alzando le braccia al cielo indicano alle due eroine
di essere pronte per il rituale. Xena e Olimpia si scambiano uno sguardo
per poi avvicinarsi alle dee e porsi di fronte all'altare attendendo
in silenzio che l’unione abbia inizio:
- Il destino vi ha condotto fin qui oggi, per unire le vostre vite
e tutte quelle che verranno nei secoli. – dice Lachesi stando
al centro tra le sue sorelle, dinanzi alle due guerriere.
- Nessuno potrà rompere questo vincolo che noi oggi celebriamo,
perché queste anime sono da sempre insieme e per sempre lo
resteranno. – dice Atropo mentre segna la fronte di Xena e Olimpia
con dell’acqua, tracciando un cerchio con il pollice.
Il simbolo tracciato rimane visibile per qualche secondo, brillando
di luce propria, per poi svanire alla vista dell'occhio umano rimanendo
però impresso nell’anima delle due donne.
- …Adesso nessuno potrà più dividervi. Siate felici
in questa vita, perché non ce ne sarà mai più
un’altra che vi vedrà insieme forti e unite…altre
ne verranno, ma non potranno mai essere paragonabili a questa. –
sentenzia Atropo sul futuro delle due donne.
Terminato il rituale Xena e Olimpia si scambiano uno sguardo e si
abbracciano prese dall’emozione per poi ringraziare le Parche
per aver concesso un simile privilegio a due mortali:
- Vi ringrazio…senza di voi, tutto questo non sarebbe mai stato
possibile. –
– La vostra condotta e il vostro coraggio, si sono conquistati
questo merito. - risponde Atropo - Noi non vi abbiamo regalato nulla.
–
CAPITOLO
X
Intanto, nel vulcano
in piena eruzione, il combattimento tra i due figli di Giove prosegue
senza esclusione di colpi. Una serie di pugni al volto stanno mandando
Hercules al tappeto, ma l’eroe sta solo prendendo tempo prima
di sferrare il suo attacco e dopo aver costretto il dio della guerra
alla difesa con un gancio diretto stomaco, si interrompe bruscamente:
- Aspetta, aspetta … -
- Che c’è? Ti sei stancato? Vuoi riposare femminuccia?
–
- No, vedi… è che stavo pensando: chissà se Xena
avrà già trovato Olimpia … - scherza Hercules,
facendo notare al fratellastro che accecato dall'ira ha perso di vista
il suo obbiettivo perdendo tempo prezioso.
- AAAAHHHH! Sei un …! –
- Cosa? Cosa vuoi dire? –
Marte afferra il fratello per il colletto del gilet di pelle e con
lui scompare da quel caldo luogo, ritornando sull’Olimpo nel
punto in cui avrebbe dovuto aspettare le Parche senza però
trovarle:
- La pagherai Hercules! Tu e Xena me la pagherete molto cara! …
Devono essere sicuramente rifugiate nel tempio delle Parche!–
Senza aggiungere altro il dio della guerra corre in direzione della
dimora delle dee del destino seguito da Hercules e visibilmente innervosito
fa irruzione nel tempio dove vede Xena e Olimpia intente a parlare
con le Parche:
- La pacchia è finita! Adesso si celebreranno le nozze Xena,
ti conviene toglierti di mezzo! – intima Marte, interrompendo
il momento felice delle due donne.
La principessa guerriera, si avvicina al dio della guerra con aria
spavalda:
- Sei arrivato tardi, qui è già stato celebrato un rituale,
ma tu non sei stato invitato. –
Profondamente irritato dall’arroganza di Xena, il dio si fa
breccia verso l’altare ed intuendo il tradimento delle Parche
intima:
- Voi! … Avevamo un accordo… la pagherete cara! Che cosa
avete fatto … parlate! -
- Abbiamo unito le anime di queste due donne affinché tu smetta
di perseguitarle … - risponde con prontezza Atropo senza temere
l’ira del figlio di Giove.
- Getta la spugna Marte, anche stavolta ti è andata male. Ormai
Olimpia non può più diventare la tua sposa e se Giove
sapesse tutto il trambusto che hai ordito, specie se dovesse sapere
che stai macchinando nell’ombra con Dahak, di certo non te la
farebbe passare liscia. – conclude Hercules, per spingere il
fratello a ritirarsi.
- Ciò che dirò a Giove è affar mio e delle Parche…
- ribatte il dio guardando le custodi del destino.
- Noi non abbiamo mai avuto intenzione di aiutarti … - risponde
Cloto.
- … Stiamo solo obbedendo al destino e anche tu lo farai, perché
il destino non può essere cambiato. Giove non ti crederà
se gli dirai del crepuscolo e di come salveremo te e Venere …
- continua Lachesi.
- Perché non è ancora giunto quel tempo. – conclude
Atropo.
Marte resta per un attimo immobile mentre le labbra si contraggono
in un ghigno di rabbia e dopo aver osservato tutti i presenti della
stanza scompare scotendo la testa cercando di controllare l’ira:
i suoi piani sono sfumati; non gli resta che ritirarsi nel suo tempio
a meditare sulla sconfitta cercando di smaltire la rabbia.
Vedendolo andar via, Olimpia tira un sospiro di sollievo e va ad abbracciare
Hercules che non aveva ancora visto fino a quel momento:
- Hercules! ... Sono felice di rivederti! -
- Anche io Olimpia e sopratutto sono felice di poterti riportare a
casa… - risponde Hercules sorridendo al bardo.
- Non vedo l’ora di togliermi questo scomodo vestito di dosso…
-
- Però! Adesso che ti guardo, devo ammettere che sei proprio
elegante… –
Olimpia arriccia il naso, poco convinta del commento dell’eroe,
mentre Xena si avvicina ai due appoggiando una mano sulla spalla del
figlio di Giove:
– Hercules ha ragione, eri una sposa molto elegante …
- commenta ammiccando facendo allusione al matrimonio saltato con
Marte.
- Ora dobbiamo riportarvi a casa… - si intromette Cloto.
- Finalmente! – commenta sorridente Olimpia avvicinandosi alla
principessa guerriera.
Xena accoglie la notizia con un velo di tristezza ripensando al giovane
bardo, forse ancora da sola nel bosco in balia di Speranza e del Distruttore:
"Non devo temere per lei, c’è un’altra
Xena che la sta cercando e so che la troverà presto…mi
mancherai Olimpia e ogni volta che ripenserò a te, mi girerò
e ti vedrò al mio fianco…perché è qui che
sei: sempre accanto a me."
- Qualcosa non va? – chiede il bardo.
- No, è tutto a posto. Non vedo l’ora di tornare al nostro
presente, ho tante cose da raccontarti. –
- E io non vedo l’ora di sentirti parlare… -
Così dicendo, Olimpia stampa un dolce bacio sulla guancia di
Xena per poi rimanere a guardarla qualche secondo negli occhi prima
che le Parche ed Hercules si avvicinino a loro per ritornare al loro
tempo.
FINE
di
Darkamy e Xandrella