Atto
quarto
Capitolo
quarto
All’accampamento dei suoi uomini, Larek, ora divinità,
si pavoneggiava del potere raggiunto e dava libera dimostrazione ai
suoi uomini della sua immortalità.
<<Colpiscimi, colpiscimi pure!>> Disse ad uno.
L’uomo esitò ma poi fu Larek stesso ad afferrare la spada
e trafiggersi il petto. La spada entrò ed uscì dal suo
corpo senza lasciare traccia. nè procurargli alcuna ferita.
Tutti gli uomini rimasero meravigliati quindi Larek alzò la
propria spada al cielo, in segno di potenza, per farsi lodare e così
fu.
I suoi uomini iniziarono a gridare il suo nome con sempre maggiore
insistenza.
Un sonoro battito di mani interruppe quella scena.
Tutti si voltarono dalla parte dalla quale udirono provenire il suono.
Xena era li, nella sua spettrale bellezza da neo immortale.
Larek ferito dall’affronto della guerriera, sentì la
rabbia crescergli dentro.
<<Ancora tu!>> Disse.
Quindi cominciò a levitare.
<<Ricordi che volevo sfidarti?>> Chiese Xena, quindi mosse
le mani come chiamando a sè, con arroganza, Larek, sfidandolo
anche a gesti oltre che a parole.
La sicurezza della guerriera lo irritava, Xena si stava prendendo
gioco di lui, non mostrandogli alcun timore, neanche ora che era un
dio e, per giunta, davanti ai suoi uomini.
<<Per gli dei, Xena! Sei davvero stupida!>> Esclamò.
Quindi, volendo farla finita con un sol colpo, pensando, così,
d’accentuare la propria potenza ed immagine dinanzi ai suoi
uomini, creò una sfera d’energia nelle sue mani e la
fece crescere, finché non la sentì pronta, come fosse
un piccolo vulcano pronto ad esplodere.
Xena, pareva imperturbabile, in attesa della prima mossa di Larek.
Larek lanciò la sfera e Xena si limitò ad alzare un
braccio producendo davanti a sè, uno scudo protettivo che la
riparò dal colpo.
Immenso stupore si levò tra gli uomini di Larek e nel dio stesso.
Non si aspettava di certo che Xena avesse dei poteri sovrannaturali.
<<Ops... M’ero scordata di dirti che ho invocato anch’io
il potere....>>
Esclamò la Principessa Guerriera con aria falsamente ingenua.
Larek sgranò gli occhi color ghiaccio. L’odio che provava
per Xena cresceva dentro di lui con un’intensità spaventosa.
O, forse, non era solo odio... era paura.
Un sentimento ignoto, fino ad allora, allo spavaldo Lord, troppo orgoglioso,
troppo sicuro di sè per temere i nemici.
Ma presto avrebbe imparato un’importante lezione: non è
vincente colui che è sicuro della vittoria e non teme confronto,
ma lo è chi ha al giusta misura delle cose.
Conoscere i propri limiti permette di capire quelli altrui.
Larek si sentì per la seconda volta seriamente minacciato.
Ancor piú della prima.
Lanciò un grido di battaglia e si fiondò contro Xena,
brandendo la spada.
Improvvisamente la Principessa Guerriera ne materializzò una
nelle mani e parò il primo colpo del suo avversario.
Larek attaccò ancora: una, due, tre volte. E Xena non faceva
altro che difendersi.
Non aveva bisogno di far altro.
La Principessa Guerriera non sentiva neanche il bisogno di farlo.
Le bastava difendersi. Ora era immortale, aveva tutto il tempo che
voleva.
IMMORTALE.
Quella parola le suonò nella testa in maniera strana, come,
fino ad allora, non aveva fatto. Si sentì scossa dai brividi
ma non era di certo freddo... era potere.
Quella sensazione d’onnipotenza, la sfida, l’eternità
ed il male le stavano dando alla testa.
Iniziò a ridacchiare come impazzita mentre la battaglia tra
titani continuava.
Al
Monastero, il Maestro Grahaam entrò nella stanza di Olimpia
e non la trovò a letto. L’amazzone si stava vestendo.
<<Olimpia cosa fai?>> Chiese l’anziano.
<<Maestro, devo andare da Xena>>
<<Non puoi, la tua ferita...>>
<<Non m’importa, io devo andare.>>
<<E cosa pensi di poter fare?>>
Olimpia estrasse il foglio che Xena le aveva dato prima di partire
alla volta di Larek.
Il Maestro lo afferrò a lesse quello che c’era scritto:
era la formula d’un incantesimo.
<<Xena ha detto che se non fosse tornata entro il primo pomeriggio,
avrei dovuto recitare questa formula, ma non ha voluto spiegarmi altro.
Non posso farlo se non so cosa succede, sento che devo andare da lei.>>
Disse il bardo.
<<Questa formula... - spiegò il Maestro - Serve per ucciderle
un immortale che ha invocato il male, e può pronunciarla solo
una persona innamorata del soggetto di tale incantesimo.>>
<<Quindi Xena...>>
<<Xena sapeva che probabilmente non sarebbe arrivata in tempo
e che avrebbe dovuto invocare anch’ella il male.>> Concluse
il Maestro.
<<Uccidere un immortale?>> Ripeté Olimpia, mettendo
a fuoco il concetto.
<<E’ l’unica soluzione per fermarla. Tu le vuoi
bene e con ogni probabilità, riusciresti a sciogliere l'incantesimo.>>
Disse il Maestro Grahaam rispondendo alla domanda che il bardo aveva
in testa ma che non aveva ancora avuto il coraggio di fare neanche
a sè stessa.
<<No - Sussurrò Olimpia. - No...>>
Quindi finì di vestirsi e montò a cavallo anch’ella
diretta a fermare Xena, ma alla sua maniera.
Intanto,
all’accampamento, lo scontro tra Larek e Xena procedeva.
Gli uomini s’erano allontanati leggermente, spaventati da tutta
quella potenza.
Xena disarmò Larek ma questi, dopo vari tentativi, riuscì
a colpirla, di rovescio, con un pugno.
Quel colpo, eseguito su chiunque altro, avrebbe fatto fare al destinatario
un volo di qualche metro. Ma Xena piegò solo un po’ il
volto di lato, poi mosse la mascella, facendola scricchiolare.
Guardò Larek dritto negli occhi: i loro sguardi erano come
due tempeste di ghiaccio che si scontravano tra loro.
<<Ora mi hai proprio stufato!>> Esclamò la Principessa
Guerriera.
Un pugno in pieno volto, uno nel mezzo dello stomaco e Larek si piegò,
quindi Xena lo colpì alla nuca, sul cervelletto poi strinse
la testa d’egli con un braccio, con l’intento di strozzarlo.
Strinse ancora e si sentì un rumore di ossa spezzate.
Xena gli aveva spezzato il collo.
Non contenta, materializzò un’altra spada e di netto
tagliò la testa di Larek.
<<Con un immortale meglio essere sicuri.>> Disse, ironizzando.
Tra gli uomini di Larek fu lo sgomento.
La Principessa Guerriera si volse verso l’armata ed inarcò
un sopracciglio, come ad indicare che s’aspettava qualcosa.
Un uomo alzò la propria arma verso Xena.
<<Salutiamo il nostro nuovo comandante!>> Urlò.
Tutti in coro, convennero ed iniziarono ad incitare la Principessa
Guerriera.
Uno solo era il coro <<XENA! XENA! XENA!>>
Lei se ne sentì piena. Sentiva il proprio nome incitato e questo
la riempiva d’orgoglio. I vecchi tempi le erano proprio mancati.
<<Ora - Disse Xena - Voi siete la mia armata>>
Quel male che aveva invocato per sconfiggere il male, si era impadronito
di lei.
Credeva di poterlo vincere, forse... Ma il suo lato oscuro era stato
troppo alimentato per permettere a quello buono di prevalere.
Sentiva qualcosa, qualcosa di molto piccolo, dentro di sè,
che le diceva che stava sbagliando ma quella fievole vocina veniva
soffocata da tutto il resto.
Decise che era ora di smetterla. E di passare all’azione.
<<Non so a cosa vi ha abituati Larek - Disse a gran voce affinché
tutti potessero sentire - Ma a me di villaggi e contadini non m'importa!
Io voglio ROMA!>>
Vi fu un attimo di sgomento data la grandezza dei desideri di Xena
ma poi le idee di conquista della Principessa Guerriera, piacquero
agli uomini che tornarono a lodarla ed incitarla.
<<Xena!>> Una voce s’elevò tra tutte.
La guerriera dai capelli corvini si voltò verso da dove sentì
provenire la voce e si vide davanti Olimpia.
<<Xena...>> La chiamò l’amica, con tono più
dolce, questa volta.
La Principessa Guerriera s’elevò a qualche passo da terra.
Questi nuovi poteri di cui disponeva non erano facili da controllare,
l’emozione le provocava la levitazione.
Sempre in aria, s’avvicinò lentamente al bardo.
Olimpia sentiva un tumulto di sentimenti dentro di sè. Il bene
che voleva a Xena, premeva con forza dentro il cuore ma nella testa
c’era la consapevolezza che la donna aveva invocato il maligno
e che andava fermata.
Ma il bardo era sempre stato fedele al suo cuore e non aveva intenzione
di tradirlo proprio ora. Non avrebbe pronunciato quella formula senza
prima tentare il tutto per tutto.
Xena scesa a terra, nel suo lungo vestito nero. Allungò una
mano verso il volto di Olimpia... Si sentiva così potente...
fino a quando non l’aveva vista.
L’amazzone osservò la pelle di Xena, bianca come la neve...
Era così poco umana.
La Principessa Guerriera accarezzò il volto della bionda guerriera
e questa chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quel tocco. Una lacrima
scese lungo la sua guancia.
Una lacrima che per Xena indicò l’idea di tradimento
che Olimpia aveva.
<<Tu... vuoi leggere la formula.>> Disse con la voce che
sembrava un sibillìo.
Olimpia non fece neanche in tempo ad aprire gli occhi e giustificarsi
che la carezza di Xena si tramutò in uno schiaffo.
L’amazzone si tocco la guancia rossa.
<<No, non voglio Xena... Non obbligarmi a farlo!>>
Ma la Principessa Guerriera aveva paura. Ora che il male era dentro
di lei, sentiva il sentimento che provava verso Olimpia come una debolezza.
Ecco, il lato che serviva per pareggiare i conti sulla sua personale
bilancia interiore.
Ma il male che la dominava non voleva essere sopraffatto e la mente
di Xena diveniva sempre più confusa.
Guardava gli occhi di Olimpia e vi leggeva il bene e l’amore
ma ciò le faceva paura. Non riusciva a capire cosa voleva.
Quindi si convinse che voleva sentirsi forte, sicura di sè
ed estremamente potente. Era l’idea piú facile...
<<Vattene Olimpia...>> Disse Xena, non volendo farle del
male.
<<NO!>>
<<Perché vuoi morire?>>
<<Perché ti voglio bene!>>
Xena sentì il respiro fermarsi. Sotto quelle nuove spoglie
poteva avere tutto eppure continuava a desiderare quell’amore
del quale parlava Olimpia.
<<...E perché anche tu me me vuoi!.>> Aggiunse
il bardo.
<<Basta!>> Urlò Xena non riuscendo più a
sostenere la situazione, quindi mollò un pugno all’amazzone
che finì a terra.
Olimpia si rialzò di scatto. Non sarebbero bastate le percosse
di Xena a fermarla, non avrebbe rinunciato a lei neanche se Xena si
fosse impegnata per far sì che accadesse.
L'amazzone indirizzò un pugno verso Xena e sorprendentemente
riuscì a colpirla. La Principessa Guerriera fu colta di sorpresa,
proprio non si aspettava una simile audacia dalla donna.
La fissò con occhi sgranati, voleva vedere quale sarebbe stata
la sua prossima mossa.
<<Xena ti ho persa troppe volte, non ho intenzione di rinunciare
ancora a te!>> disse la bionda.
Nella testa di Xena ricomparvero mille ricordi di lei ed Olimpia,
dei momenti spensierati, di quelli felici, di quelli sofferti e terribili.
Ricordi che andarono a scontrarsi contro quelli di quando tutti la
temevano e le erano ai piedi ed all’idea che ora sarebbe potuto
tornare tutto come prima, anzi...
A Xena sembrò d’impazzire, urlò, quindi colpì
Olimpia, ancora, con forza, più volte.
La potenza della Principessa Guerriera era superiore alla norma ed
i suoi colpi, devastanti.
Il bardo cadde a terra.
Anche Olimpia aveva un gran conflitto interiore: una parte di lei
la incitava a recitare la formula per distruggere Xena prima che potesse
distruggere lei e poi il mondo, ma l’altra parte del bardo avrebbe
preferito farsi uccidere lentamente piuttosto che nuocere alla persona
a lei più cara.
Xena la colpì ancora, alla testa, col gomito ed Olimpia sentì
le forze venirle meno... sentì gli occhi chiudersi, la mente
alleggerirsi e svenne.
La Principessa Guerriera restò a guardare la sua compagna per
qualche istante finché un uomo non fece partire le grida di
esulto per quell’ennesima vittoria di Xena.
Il bene che provava sembrò correre a nascondersi nella parte
più remota della guerriera, per lasciare a comando di sè
stessa, la forza maligna invocata.
<<Ed ora levate le tende, destinazione: Roma!>>
di
Lisa
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il racconto