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::: NEANCHE LA MORTE :::

- STORIA E ANALISI DELLA RESURREZIONE DI UN MITO -

(dalla Xena Warrior princess Subtext Virtual Seasons)

di A.Scaglioni

HORSEFEATHERS

Nell'ennesimo di una serie infinita di accampamenti in cui Xena e Olimpia hanno trascorso la maggior parte delle loro notti insieme, Xena ha la sorpresa di scoprire che mentre lei era occupata a strigliare e ripulire Argo, Olimpia ha allestito una vera e propria piccola casa, con tanto di desco familiare, ricavato dal tronco di un albero con le loro sacche a far da improvvisate sedie, due bicchieri di vino e piatti fumanti ed una tenda dall'aspetto confortevole che le attende per la notte che le nuvole nel cielo annunciano tempestosa. Il tutto ha un aspetto talmente intimo ed accogliente da far pensare a Xena che la compagna anche incosciamente stia cercando di dirle qualcosa.

XENA: Olimpia, sei sicura di non volere mettere su casa?
OLIMPIA: No, Xena. Sono felice di andarmene in giro. Ma una volta ogni tanto, è bello fare un accampamento che abbia un aspetto meno provvisorio, specialmente in una notte così.
XENA: Avevi ragione sulla tempesta. Potremmo dover restare un paio di giorni qui, se stanotte nevicherà molto.
OLIMPIA(sorridendo): E noi siamo pronte. Abbiamo tutto l'occorrente e la tenda è molto... comoda.
XENA(con simulata sorpresa): Ohibò, mia signora, avete forse intenzione di attirarmi lì dentro e sedurmi?
OLIMPIA(maliziosamente): Solo se vorrete essere sedotta.
XENA: Oh sì, per favore.

Proseguendo nel loro gioco di ammiccamenti e battutine, non del tutto scherzose, le due compagne scivolano sotto la tenda, e poco dopo risate e gridolini risuonano nella radura. Abbastanza infastidita dai rumori umani molesti provenienti dalla tenda, Argo si allontana dall'accampamento, fino ad arrivare al vicino fiume da dove sente dei rumori ed un nitrito ed un attimo dopo si tuffa nell'acqua nuotando vigorosamente verso la sponda opposta. Ignara dei movimenti della sua cavalla, Xena si gode il soffice tepore del giaciglio e di Olimpia che giace raggomitolata contro di lei, ascoltando l'ululato del vento tra gli alberi.

OLIMPIA: Credi che Argo stia bene là fuori?
XENA: Sta bene. E' abituata a mettersi al riparo quando c'è un tempo simile. Probabilmente avrà trovato una macchia di alberi. Ma non penso che la tempesta sarà terribile.
OLIMPIA: Avremmo dovuto metterle una coperta.
XENA(ridendo e stringendola ancora di più): Ti preoccupi troppo.
OLIMPIA: Fa parte del lavoro, immagino.
XENA: Credo. Sei abbastanza al caldo?
OLIMPIA(rannicchiandosi più vicina): Oh sì, sei come una grande borsa d'acqua calda.

Il mattino dopo, Xena si fa strada fuori dalla tenda, sollevando le proteste della compagna ("Ehi... che mani fredde hai."), e sporge la testa su un paesaggio completamente coperto da una coltre bianca. Avvolta da un pesante indumento e con stivali di pelliccia, la donna fa un paio di passi sulla neve.

XENA: Riaccendo il fuoco e poi decidiamo se muoverci o no, oggi.
OLIMPIA(dalla tenda, f.c.): Quant'è brutta la situazione là fuori?
XENA: Potrebbe essere peggio. Potremmo essere a Roma.
OLIMPIA(dalla tenda, f.c.): Ho sposato un'attrice comica.

Ridacchiando tra sé, Xena rialimenta il fuoco, mentre Olimpia esce dalla tenda, anche lei in tenuta invernale.

OLIMPIA: E' bellissimo qui fuori.
XENA: Davvero... lo è.

Olimpia aggrotta la fronte perplessa, poi sorride avvicinandosi a Xena da dietro e stringendole le braccia intorno alla vita.

OLIMPIA: Ti stai intenerendo nell'invecchiare.
XENA: Probabilmente.

Mentre Olimpia prepara la colazione, Xena va in cerca di Argo, ma per quanto giri e si sgoli chiamandola, non riesce a trovarla. Preoccupata, Xena torna all'accampamento per prendere una corda ed i finimenti e Olimpia si unisce a lei nelle ricerche. Esaminando con attenzione le tracce, le due donne giungono al fiume e trovano il punto in cui la cavalla lo ha attraversato. Non resta loro che fare altrettanto, malgrado la temperatura proibitiva dell'acqua. Arrivate sull'altra sponda, fradice ed infreddolite, Xena e Olimpia si rendono conto che stando a due evidenti file di impronte, nessuno sembra aver rapito Argo, ma questa avrebbe seguito un altro cavallo, probabilmente brado dato che non ci sono segni di ferri. Continuando a seguire le tracce, le due compagne s'inoltrano nella foresta e d'improvviso la cavalla appare di fronte a loro, ma mostra uno strano atteggiamento, impennandosi e scalciando, quasi come se volesse tenere lontane le sue amiche. Xena non riesce a spiegarsi il suo comportamento, finché oltre gli alberi, non si sentono voci di uomini e i nitriti di un altro cavallo, e davanti ai loro occhi spunta un grande stallone bianco impegnato a lottare contro alcuni uomini che stanno cercando di prenderlo. La bestia è gravemente ferita, ma si batte con coraggio contro i cacciatori e, d'un tratto, con sorpresa, Xena e Olimpia lo vedono allargare due grandi ali, e capiscono di trovarsi di fronte ad un esemplare di Pegaso, la razza di cavalli volanti che Giove usava per trasportare i carri con i suoi fulmini. Le due donne vorrebbero andare ad aiutarlo, ma Argo non vuole saperne di farle passare e ad un certo punto parte al galoppo in direzione del fiume e presumibilmente dell'accampamento. Indecise per qualche attimo su cosa fare, Xena e Olimpia assistono impotenti all'uccisione del povero stallone e ascoltano non viste i discorsi degli uomini su quanto renderà loro la vendita delle sue ali ad Atene, dopodichè, vista ormai l'inutilità di un loro intervento, preferiscono seguire Argo. Raccolto il loro bagaglio, le due donne si recano al più vicino villaggio, dove pensano che i cacciatori faranno tappa, prima di dirigersi verso Atene. Sistemata Argo nella stalla, Xena e Olimpia discutono del suo strano atteggiamento e giungono alla conclusione che la cavalla stesse cercando di proteggere altri Pegaso che dovevano trovarsi nei paraggi e che temesse che incidentalmente loro potessero rivelarne la presenza ai cacciatori. Nella taverna locale, le due compagne attendono che qualcuno degli uomini della foresta si faccia vedere, visto che il taverniere sembra uno dei pochi abbastanza ricco da poter acquistare la loro merce, finanziandone il viaggio per Atene. La loro attesa dà i suoi frutti, quando due uomini entrano con sacchi a spalla da cui sporgono evidenti delle penne bianche. Gli uomini vanno dal taverniere e senza preoccuparsi di chi possa udirli i tre discutono della caccia, aggiungendo un commento che manda un brivido lungo la schiena di Olimpia, quando li sente affermare che ad Atene le penne delle ali sono molto ricercate dagli allievi dell'accademia che le ritengono benedette dalle Muse. La ragazza prova rabbia e tristezza al pensiero che proprio dalla scuola che lei ha frequentato possano partire le richieste che provocano poi la caccia e l'uccisione degli ultimi esemplari di una razza ormai quasi estinta. Appena i due uomini si allontanano, Xena e Olimpia li seguono fino ad una casa e si introducono furtivamente all'interno, dove possono sentire i cacciatori progettare una nuova spedizione per il giorno dopo alla caccia dei superstiti del branco. Di prima mattina, le due compagne che hanno dormito nella stalla insieme ad Argo, stanno per ripartire all'inseguimento delle loro prede, quando si rendono conto che la cavalla è stesa per terra in pieno travaglio. Evidentemente la sua "scappatella", sta avendo dei frutti inaspettati e, come al solito, quando si tratta di frutti di origine divina, come Olimpia dovrebbe ben sapere, maturano con estrema rapidità. Viste le condizioni, Olimpia dovrà restare accanto ad Argo per assisterla nel parto, mentre la sola Xena si occuperà dei cacciatori. La cosa non entusiasma la ragazza che già si immagina a dover tirare fuori il nascituro a mani nude, ma che coraggiosament stringe i denti. Ed effettivamente, anche se Argo è una giumenta ancora giovane e sana e quindi in grado di mettere al mondo il suo puledrino senza troppo aiuto, le difficoltà non mancano alla povera Olimpia che ad un certo punto si ritrova completamente inzuppata dal liquido amniotico che fuoriesce insieme al piccolo ("Ecco perché non volevo vivere in una fattoria."). Ma appena fuori, la bestiola, che già mostra sulla schiena due ancora minuscole escrescenze destinate a diventare le sue ali, si alza traballante sulle zampette in cerca del latte della mamma. Intanto Xena ha messo insieme un piano per togliere per sempre ai cacciatori la voglia di infastidire i Pegaso. Raggiunto il piccolo branco, costituito da un altro stallone, tre femmine e due puledri nati da poco e con le ali ancora da formare, la donna si mostra e il maschio le si para davanti minacciosamente a protezione dei suoi. Dapprima con estrema cautela, Xena cerca di calmarlo, parlandogli suadentemente, poi quando si è avvicinata abbastanza gli balza in groppa. Il cavallo dimostra subito di non gradire affatto la cosa e tenta di liberarsi dell'indesiderata ospite, ma la guerriera che con i cavalli alati ha già la sua esperienza, gli dimostra altrettanto efficacemente che non sarà un'impresa facile. Nella stalla, nel frattempo, Olimpia sta prendendosi cura della madre e del figlio, cercando di nascondere quest'ultimo sotto una coperta, quando sente il taverniere entrare con un altro uomo, riuscendo miracolosamente a impedire che i due intrusi se ne accorgano. Lo stallone, visto vanificato ogni suo tentativo di disarcionare Xena, è sceso a più miti consigli e sia pur malvolentieri sembra adesso riconoscere la sconfitta e la donna, che ha intenzione di servirsene per il suo piano, lo usa per trasportare dei tronchi fino alla cascata sopra il fiume che i cacciatori stanno per attraversare, dopodiché con il suo aiuto li scaraventa dall'alto verso i disorientati uomini che fanno appena in tempo a cercare di mettersi al riparo dalla valanga di legname, prima di vedere una specie di furia vendicatrice che in groppa ad un cavallo alato li bersaglia con le saette di Giove, che altro non sono che rami lunghi intagliati in precedenza a cui Xena ha dato fuoco prima di lanciarli con forza, trasformandoli agli occhi dei suoi terrorizzati bersagli in veri fulmini divini, e urlando a pieni polmoni "Come osate cacciare gli stalloni di Giove! Andatevene prima che scagli l'ira di Giove su di voi! ". Lo spettacolo ottiene il meritato successo, mettendo in fuga i suoi involontari spettatori ad una tale velocità da dare la netta impressione che da ora in poi avranno dei dubbi anche a dare la caccia alle galline. Nottetempo, Xena torna furtivamente alla stalla, ed insieme ad Olimpia riesce a portare via Argo e il suo puledrino, le cui ali si stanno formando sempre più velocemente. C'è ancora una seconda parte del suo piano da portare a termine e per farlo è indispensabile la collaborazione di una certa dèa. Davanti al tempio di Venere, il gruppetto di umani ed equini si ferma.

OLIMPIA: Credi che verrà?
XENA: Se ci sente, non vedo perché no. Ti è molto affezionata.

La dèa dell'amore appare infatti subito al richiamo di Olimpia, ma anche un po' offesa per il fatto che le sue due amiche la cerchino solo in caso di necessità.

VENERE: Non scrivete mai. Non chiamate mai.(pausa) Oh aspetta, sì invece. (voltandosi verso Xena) Quando avete bisogno di qualcosa. Sarebbe troppo chiedervi di farmi una voce per bere qualcosina insieme, qualche volta?
(...)
OLIMPIA: Mi dispiace davvero, Venere. Non intendevamo abbandonarti. E' solo che...
VENERE: Lo so, lo so. Villaggi da salvare, vergini da profanare...
XENA: Ehi!

Ma Olimpia si mette immediatamente in mezzo per troncare sul nascere la polemica e convincere la dèa ad aiutarle a portare i Pegaso in un posto sicuro da qualunque cacciatore. Venere gioca a fare ancora un po' la sostenuta, ma poi davanti alla tenerezza ispiratele dal puledrino accetta, "Ma sono ancora molto arrabbiata con voi due" aggiunge all'indirizzo di Xena e Olimpia. L'unico luogo sicuro appare il Monte Olimpo ed in un attimo, le tre donne e il piccolo branco si ritrovano tra la vegetazione incolta della ex-dimora degli dèi, proprio a ridosso delle rovine del palazzo di Giove. Come al solito la vista di quel posto ormai disabitato ed abbandonato rattrista Venere.

VENERE: Non ci vengo più molto spesso.
XENA: Venere...
VENERE(alzando le mani per fermare le sue parole): Xena, per favore. Abbiamo già risolto tutto. Va bene così. Solo che a volte è difficile realizzare che non ho più una casa.
OLIMPIA: Potresti, ehm, sistemarla un po'.
VENERE: Non saprei... a che scopo?
XENA: Davvero non immagini quanto possa essere terapeutico.
OLIMPIA: Xena ed io abbiamo trascorso del tempo ad Amphipoli di recente.

Venere si lascia facilmente convincere, soprattutto quando Xena e Olimpia le assicurano che si fermeranno qualche giorno ad aiutarla, e le tre donne, ognuna secondo le proprie capacità, ridonano presto al luogo una nuova vita. Nell'adesso lussureggiante giardino, Olimpia scendendo dal palazzo, raggiunge sorridente Xena che ha appena finito di costruire una piccola stalla.

OLIMPIA: Un bel lavoro.
XENA: Già, credo che andrà bene. Come se la cava lei lassù?
OLIMPIA: Si sta divertendo. Ha praticamente ristrutturato mezzo palazzo. E le farebbe piacere che tu salga a vedere.
XENA: Non lo so, Olimpia. L'ultima volta che ci sono entrata...
OLIMPIA: Non sta lavorando vicino alla sala principale. Lei vorrebbe davvero che tu vada a vedere. Ho avuto l'impressione che la tua opinione sia importante.

Convinta Xena, Olimpia si appresta a seguirla, quando sente qualcosa toccarle il sedere. E' il muso del piccolo puledro, che sta crescendo a vista d'occhio e che ha già sviluppato due ampie ali che sbatte furiosamente finchè non ne cade una grande penna candida che finisce ai piedi di Olimpia. "Credo che sia per te" le dice Xena. All'interno del grande palazzo che ora appare splendido e arredato con gusto ("Mi crederesti" dice Olimpia" se ti dicessi che in parte è stato fatto col semplice vecchio lavoro manuale?"), Xena viene condotta in un lussuoso appartamento con salotto, camera da letto e sala da bagno.

XENA: Caspita.
OLIMPIA: E' la parola giusta. Sono per noi.
XENA: Cosa?
OLIMPIA(accomodandosi su un soffice divano): Venere le ha create per noi.
XENA: Non si aspetterà che restiamo qui, vero?
OLIMPIA: No, questo no, ma voleva donarci un posto dove poter venire quando abbiamo bisogno di riposo o semplicemente di una specie di "casa".
XENA(sorridendo): E' stata molto gentile.
OLIMPIA: Tornare qui ha fatto molto bene anche a lei. Le ho detto che ci saremmo fermate di tanto in tanto. Lo sai...
XENA: Lo so.

Ma le sorprese non sono finite e sul patio, Xena e Olimpia trovano una suggestiva vasca con tanto di cascatella, appena realizzata e pronta all'uso. Xena ringrazia la rasserenata dèa.

XENA: Sarà bello avere un posto dove venire ogni tanto quando avremo bisogno di staccare un po'.
OLIMPIA: A proposito... Come faremo ad arrivarci?
VENERE: Basterà che diciate "Portami sull'Olimpo". E ci sarete. Proprio là dentro. La stanza è progettata per... diciamo, ascoltarvi.

Così, nel loro nuovo rifugio, qualcosa che finalmente possano davvero chiamare una casa, Xena e Olimpia si concedono qualche giorno di puro ozio, in attesa che Argo possa rimettersi in strada, godendosi al massimo la loro vasca termale personale, con Olimpia mollemente adagiata contro il seno della compagna, una coppa d'oro in mano mentre Xena le lava le spalle.

XENA: Detesto quasi dover partire.
OLIMPIA: Davvero?
XENA: Certo, voglio dire non ci sono molti posti dove possiamo avere quello che vogliamo solo chiedendolo.
OLIMPIA: Sono lieta che abbiamo scoperto quell'incantesimo. Chi se l'immaginava che "Desidero del cioccolato con fragole" avrebbe funzionato così?
XENA: Questa vasca è meravigliosa.
OLIMPIA: Questa vasca è i Campi Elisi. Credo che mi farò tentare di essere riportata qui la prossima volta che avrò fango nei posti più impensati.

Xena ride e le prende la coppa per berne un sorso.

OLIMPIA: E' stato bello quello che hai fatto per Venere.
XENA: Che ho fatto?
OLIMPIA: Hai accettato il suo dono senza discutere.
XENA: Beh, sai come si dice. Cautela con i Greci che recano doni.

E mentre il sole cala e i Pegaso giocano spensierati nei giardini sottostanti, Xena e Olimpia continuano a godere del bagno caldo e l'una dell'altra.

PS: TNovan torna a firmare una sceneggiatura in "assolo" dopo molto tempo (l'ultima volta è stata per "Magic in The Air", ottavo episodio della scorsa stagione) e ci racconta una storia che deve per una volta forse più alla fanfiction che alla serie tv. Dicevo in occasione del precedente episodio del mondo quasi ideale in cui si trovano a vivere nei romanzi della Good, Xena e Olimpia. Un mondo in cui, a parte le prevedibile difficoltà ed avventure richieste dagli obblighi di una saga di questo genere, la loro vita si muove in assoluta serenità tra gli affetti della famiglia e degli amici e l'intimità di una casa tutta loro, dove possono tornare tra un'avventura e l'altra. E nonostante la serie televisiva abbia invece sempre dato indicazioni opposte, ed in questo almeno finora la SVS ne abbia seguito pedissequamente le orme, c'è sempre stato nelle autrici un sottile desiderio di dare alle due compagne un po' di pace ed un posto in cui vivere. L'occasione si presenta con questo episodio e come per tutti i desideri lungamente repressi, esplode al massimo delle sue potenzialità, dando l'opportunità a Xena e Olimpia non solo di avere una casa, ma addirittura un lussuoso appartamento sull'Olimpo, che risponde, letteralmente, a tutte le loro esigenze e anche di più con tanto di vasca idromassaggio ante litteram. Qui, la mia memoria non può non andare ancora una volta a "New Beginnings", il romanzo di Carole Giorgio, di cui come ricorderete vi ho già parlato al momento di commentare "Cloning Around" (guarda caso scritta sempre da TNovan) dell'ottava stagione. In quel romanzo che, come stile e ispirazione, credo debba moltissimo a sua volta alle storie di Missy, Venere donava alle due compagne un rifugio "magico" che, anche se meno lussuoso di questo, ne possedeva molte caratteristiche e da cui potevano spostarsi e tornare, semplicemente desiderandolo. I sospetti che TNovan abbia davvero letto quel romanzo aumentano di molto. E veniamo ai molti riferimenti della storia. Olimpia ha scoperto sulla sua pelle quanto siano accellerate le gravidanze di origine divina in "Gabrielle's Hope", terza stagione, in cui dà alla luce la piccola Speranza; Xena ha fatto la sua esperienza sui cavalli alati tra le Valchirie nell'indimenticabile trilogia a loro dedicata nella sesta stagione e tante volte citata che non è più il caso di ripeterla qui; la sapida battutina di Venere sulle "vergini profanate" è chiaramente un richiamo a "Crossroads", settima stagione; gli infelici ricordi di Xena e Venere relativi al Monte Olimpo sono invece riconducibili ai tragici avvenimenti di "Motherhood", epilogo della quinta stagione; infine l'ultima frase di Xena altro non è che una citazione del titolo dell'episodio della prima stagione, "Beware Greeks Bearing Gifts" ("Xena e il cavallo di Troia"). Ultimissima nota su un dettaglio sul quale forse ci si sofferma poco e che potrebbe disorientare i fans meno attenti. Argo (anche se qui si parla di sua figlia, Argo II, apparsa per la prima volta in "Livia", quinta stagione) è sempre stata una femmina nella serie originale, mentre nella versione italiana, oltre a non averle dato un nome per molto tempo, i traduttori l'hanno trasformata in un maschio. Non il più grave, certo, ma comunque un altro dei tanti tradimenti che gli spettatori italiani hanno dovuto subire.


YO HO HO

Dopo aver trascorso una notte quasi insonne all'aperto, a causa prima del terreno accidentato, poi di fastidiosissime zanzare e infine aver avuto un risveglio non certo migliore, trovando Xena impegnata con dei banditi di strada, Olimpia non deve pregare molto per convincere la compagna a trovare un posto migliore dove trascorrere la prossima notte. In un vicino villaggio, affacciato sul mare, le due compagne scartano le locande più frequentate da marinai, che non vedono terra da mesi e sono di conseguenza affamati di sesso, e si spingono verso l'interno in cerca di qualcosa di meglio. Le loro ricerche potrebbero finire davanti alla Locanda del Governatore, che appare in realtà un lussuosissimo albergo, completamente costruito con preziosi marmi e riccamente arredato, ma un simile livello sarebbe ben al di sopra delle loro possibilità, e Xena ne è dolorosamente cosciente, soprattutto quando vede il viso di Olimpia illuminarsi a quella vista con sguardo sognante. Ma non c'è niente che Xena non farebbe pur di poter mantenere quel sorriso sul suo volto e, pur con rammarico, estrae dalla sacca della sella un bellissimo pugnale con manico intarsiato che le è costato molto lavoro e che contava di poter vendere per finimenti per Argo o stivali nuovi per loro, ma che è disposta a sacrificare per poter pagare anche solo una notte in quel lussuoso paradiso alla compagna. Quindi sotto lo sguardo perplesso di Olimpia, che non ha mai pensato nemmeno di potersi avvicinare ad un luogo simile, Xena entra all'interno del locale, avvicinandosi all'impiegato per chiedere il prezzo e già pronta a proporre il pugnale come scambio, quando alle loro spalle risuona una voce che ingiunge all'uomo di accettarle come ospiti della casa. La persona che ha parlato si rivela essere un distinto ed elegante gentiluomo che si presenta come Andros, governatore del posto e proprietario dell'omonima locanda che le ha riconosciute ed è felice di ospitarle. ("Questo nostro mondo ha troppi pochi veri eroi. E quei pochi vanno onorati.") Xena appare piuttosto diffidente davanti alla generosa offerta, ma Olimpia non sa resistere ed ancora una volta Xena, pur mantenendo l'impressione che in tutta quella storia ci sia qualcosa di strano, segue la sua decisione. E così le due donne fanno il loro ingresso nell'appartamento a loro destinato. Olimpia si guarda intorno non riuscendo a credere ai suoi occhi e vorrebbe che Xena condividesse almeno in parte il suo stesso entusiasmo, ma questa non riesce a scrollarsi di dosso i suoi sospetti, nemmeno quando nella grande vasca da bagno, Olimpia l'accoglie tra le braccia praticandole un rilassante massaggio alle spalle. Ma la Poetessa Combattente conosce anche altri metodi per rilassare la sua Principessa Guerriera e sa come e quando usarli. Ed è infatti una Xena molto più distesa quella che qualche ora dopo, insieme alla sua compagna, troviamo alle prese con i delicati manicaretti preparati per la cena. Come al solito, Olimpia non fa nulla per nascondere quanto stia godendosi quell'inaspettato soggiorno, e mentre riposa ad occhi chiusi dopo il lauto pasto che si è concessa, Xena, sempre molto più riservata nell'atteggiamento, tiene d'occhio i dintorni e ai suoi occhi attenti non sfugge lo strano atteggiamento di Andros, che se ne sta sul portico della sala col volto teso e l'espressione preoccupata. Dopo aver avvisato Olimpia, Xena lascia il tavolo e si avvicina all'uomo che reagisce con evidente nervosismo all'improvvisa intrusione nei suoi pensieri, ma alla fine non può che confessare il problema che lo tiene in ansia. La sua famiglia, sua moglie e le sue due figlie sono state rapite dai pirati di Igor il Nero che le hanno portate nella loro fortezza sull'isola di Ikos ed adesso chiedono un ingente riscatto per restituirle sane e salve. Andros è disperato non tanto per l'entità della richiesta, perché per la sua famiglia sarebbe disposto a dare tutto ciò che possiede, ma perché non trova nessun comandante di nave onesto che accetti di portare la somma richiesta ad Ikos e quei pochi che lo farebbero sicuramente sparirebbero con il denaro, senza neanche avvicinarsi all'isola. Non vedendo alternative, l'uomo ha ormai deciso di partire personalmente per consegnare il riscatto, ma quell'alternativa forse può offrirgliela Xena. Quella notte, nel gigantesco e confortevolissimo letto della loro stanza, Xena confida ad Olimpia la situazione e il suo piano per risolverla.

XENA: C'è un'insenatura a nord di qui. Le navi pirata spesso vi si fermano per scaricare il loro bottino. C'è tutto un reticolo di caverne nel suo interno dove possono nascondere la loro roba finché la costa non è sicura.
OLIMPIA: E tu questo lo sai perché...?
XENA(sollevando un sopracciglio): Sono stata una pirata una volta, ricordi?
OLIMPIA(ironicamente): Oh, sì. Come ho potuto dimenticarlo? E il piano?
XENA: Beh, ho pensato che potremmo dirigerci là domani mattina, esplorare l'area, e al momento giusto, catturare una nave pirata con tutto l'equipaggio e salpare per Ikos.
OLIMPIA(fissandola come se fosse impazzita): Una nave pirata.
XENA: Mmh mmh.
OLIMPIA: Pirati. Pirati come quelli con uncini come braccia, gambe di legno, e bende nere sull'occhio?
XENA: Sì.
OLIMPIA: Coltelli tra i denti, spade da tutte le parti e passeggiate sull'asse di legno, quel tipo di pirati?
XENA: Mmh mmh.
OLIMPIA: Tu ed io. Contro un'intera nave di pirati.
XENA: Già.
OLIMPIA(con un largo sorriso): Bel piano!

Xena non può fare a meno di lasciare andare la risata che stava trattenendo, prendendo tra le braccia Olimpia.

XENA: Ti ho detto ultimamente quanto ti amo?
OLIMPIA(fingendo di pensarci): Non so. Forse dovresti rinfrescarmi la memoria.

Girandole appena la testa, Xena abbassa la propria finché le loro labbra si incontrano in un bacio che rapidamente si approfondisce in un'inebriante passione. Quando finalmente si separano, entrambe hanno il respiro affannoso.

OLIMPIA: Whoo! Così tanto?
XENA(sorridendo): Oh no. Molto di più.

Si sorridono l'un l'altra come istupidite dalla felicità per un lungo momento. Poi...

OLIMPIA: Xena?
XENA: Sì?
OLIMPIA: Se questa sarà la nostra ultima notte sulla terraferma per un po'...
XENA: Sì?
OLIMPIA: Rendiamola indimenticabile.

Xena, sorridendo anche più ampiamente, attira Olimpia a sé.

XENA(molto piano): Yo Ho Ho. (NDT: espressione marinaresca praticamente intraducibile che si usava in varie occasioni, specialmente per lavori manuali pesanti che richiedevano la collaborazione di molti uomini, come ad esempio quando si issava a bordo un carico o si tiravano su le vele, e che potrebbe corrispondere in alcuni casi al nostro "Oh, issa")

Il mattino dopo, le due compagne sfoggiano abbigliamenti molto diversi da come siamo abituati a vederle, e mentre Xena in un ampia camicia bianca, pantaloni e grandi stivali (e ovviamente spada e pugnali a portata di mano) sembra la perfetta immagine del pirata, Olimpia indossa invece una tenuta in seta che con l'ampia scollatura mette in evidenza anche più del solito le sue grazie femminili, ed anche se le sue gambe sono coperte e dai suoi fianchi pendono i fedeli sai, la ragazza ha lo stesso qualche perplessità guardandosi allo specchio.

OLIMPIA: Xena?
XENA: Mm?
OLIMPIA: Tu sei un pirata, giusto?(...) Ed io dovrei essere... cosa, esattamente?

Abbracciandola da dietro, Xena la tiene contro di sé.

XENA: Tu sei il tesoro più prezioso del pirata.
OLIMPIA: Vuoi dire che faccio parte del bottino.

Xena le esamina la parte superiore del corpo avvolta nel morbido tessuto.

XENA: Si può dire così.
OLIMPIA: Questa è la tua rivincita per Roma, eh?
XENA(con aria fintamente contrita): Ti farei mai una cosa simile?

Gli occhi di Olimpia rispondono a quella domanda meglio di qualunque parola. Sorridendo Xena la stringe, per poi lasciarla e parlarle seriamente.

XENA: La verità è che il mare ti dà ancora dei problemi. E se dovessi sentirti male, la tua assenza dal mio fianco sarebbe difficile da spiegare, se ti facessi passare per una pirata esperta.
OLIMPIA(annuisce dopo aver riflettuto): Hai ragione. La cosa non mi entusiasma, ma hai ragione.(...) Un pirata con il mal di mare non è esattamente l'immagine che vogliamo dare.(...) Beh, potrò almeno combattere, se ce ne sarà la necessità?
XENA(sorridendole): Ti sembro il tipo che si terrebbe intorno inutili schiavette?

Scese ad incontrare Andros, Xena e Olimpia però rifiutano di prendere il denaro del riscatto che lui aveva già pronto. Non è infatti loro intenzione dare quei soldi agli uomini che hanno rapito la sua famiglia e gli suggeriscono di donarli a chi ne abbia davvero bisogno. Quello stesso pomeriggio, le due compagne sono in agguato nella baia utilizzata dalle navi pirata e presto la loro pazienza viene premiata dalla vista di un gruppo di uomini impegnati a scaricare pesanti casse di legno che vengono poi trasportate all'interno delle caverne. Espletata l'operazione viene sorteggiato uno di loro, che come spiega Xena a Olimpia, verrà ucciso dai compagni e il cui spettro secondo le antiche superstizioni dovrà restare in quel luogo a protezione del tesoro. Stringendo i denti la ragazza assiste al tragico rito, dopodiché le due donne seguono furtivamente il gruppetto. Raggiunta la barca che stava per ripartire, Xena e Olimpia si sbarazzano con facilità degli occupanti e approfittando del buio che sta calando remano fino al grande veliero, senza che l'equipaggio si accorga di quanto sta succedendo. Quando i pirati si rendono conto che le persone salite a bordo non sono i loro compagni è troppo tardi. Approfittando della sorpresa, Xena e Olimpia mettono fuori combattimento i primi uomini che incontrano e intimano al comandante di arrendersi e consegnare la nave. Il suo rifiuto ha il solo risultato di farlo volare in mare davanti agli occhi increduli del suo equipaggio. Messi in riga la trentina di uomini superstiti dall'abbordaggio lampo, con estrema decisione, Xena comunica loro la missione in cui ha intenzione di impegnarli e dopo qualche giustificato mugugno, li convince promettendo loro che potranno tenere tutto il bottino che riusciranno a portare via da Ikos. Solo uno dei pirati, col viso sfregiato, si rifiuta di seguire il nuovo comandante in una missione suicida come quella di assalire un'isola piena di uomini armati fino ai denti, ma un discorso diretto di Xena toglie alla gran parte dell'equipaggio i residui dubbi. ("Non sia mai detto che Xena di Amphipoli non sia una donna giusta. Voi tutti potete scegliere. Seguire me e diventare ricchi oltre ogni vostro sogno più sfrenato. O... seguire il vostro ex comandante e diventare cibo per squali.") Lo Sfregiato estrae la spada con un ruggito, ma Xena non si lascia cogliere di sorpresa e lo disarma in due rapide mosse. Quindi chiede una risposta agli uomini sottolineando la sua richiesta con la lama puntata alla gola del ribelle. Il consenso è entusiastico ed unanime. Il veliero parte quindi per la sua nuova destinazione con Barbabionda, uno dei primi tra l'equipaggio a schierarsi con il nuovo comandante, come secondo ufficiale, ma lo Sfregiato non sembra rassegnato e riunito un gruppetto di uomini disposti ad ascoltarlo progetta un ammutinamento, senza accorgersi che Olimpia ha ascoltato i loro discorsi. Sul ponte della nave, Xena al timone e la compagna al suo fianco recitano i loro ruoli di padrona e schiava fedele e a beneficio dei testimoni, la guerriera non si perita di trattare con evidente disprezzo e noncuranza Olimpia, che sembra cominciare a mostrare i primi segni del mal di mare, rifugiandosi in cabina. Giudicando che il momento sia propizio lo Sfregiato e i suoi ne approfittano per entrare nella cabina dove Olimpia sta riposando su un'amaca, con l'intenzione di violentare la ragazza prima di occuparsi del comandante. Lasciando gli altri di guardia fuori dalla cabina, il pirata entra e si cala i pantaloni pronto allo stupro, ma l'idea si rivela subito infelice quando la voce di Xena alle sue spalle, lo fa voltare con gli attributi in evidenza. Lo sguardo ironico della donna che si posa tra le sue gambe (" Sembra che abbiamo un... minuscolo... problema qui.") e la punta acuminata di un sai contro la schiena gli fanno comprendere di essere caduto in una trappola. Accecato dalla rabbia, lo Sfregiato si scaglia, armato a sua volta di pugnale, contro Olimpia che subendo l'attacco improvviso dell'uomo cade dall'amaca, ma prima che questi possa trarne vantaggio, Xena lo solleva e lo scaraventa contro la parete, prima di trascinarlo fuori di peso, scavalcando i corpi privi di sensi dei suoi complici. Poco dopo, davanti all'equipaggio, la guerriera frusta personalmente l'ammutinato, costringendo uno dei suoi accoliti ad innaffiargli la schiena sanguinante con acqua salata. Lo Sfregiato sviene per il dolore e Xena soddisfatta si volta verso la ciurma, fissandoli negli occhi uno a uno.

XENA: Voi tutti dovete imparare un'importante lezione sul rispetto della proprietà. Questa...(tendendo una mano ad Olimpia che l'afferra, e facendola piroettare contro il proprio corpo) E' mia. Questo... (indicando l'intera nave con la mano libera) E' mio. Voi...(indicando ogni singolo uomo di fronte a lei) Siete miei. Vivete perché io lo permetto. Respirate perché io mi compiaccio di concedervelo. E se mi compiacessi di impedirvelo...(sorridendo) Farò anche questo. Mi avete capito bene?

L'equipaggio sembra aver capito benissimo e dopo aver dato disposizioni sul prigioniero ("Lasciatelo lì. Servirà da monito per gli altri su cosa accade ad attraversarmi la strada.") e sui preparativi per l'imminente sbarco, Xena affida il timone a Barbabionda e si dirige mano nella mano con Olimpia verso la sua cabina, sotto lo sguardo studiatamente indifferente degli uomini. Le ore che ancora separano il veliero dal suo approdo trascorrono abbastanza tranquille ed Olimpia si reca di persona a portare da bere allo Sfregiato che pur dando sfoggio di non essersi affatto ammansito, non può nulla contro le corde che ancora lo tengono imprigionato e si rassegna almeno a sedare la sua arsura. Intanto, la nave viene avvistata dalle sentinelle sull'isola di Ikos che immediatamente partono per ammonirla di andarsene e vedendo che nessuno risponde alle loro ingiunzioni l'abbordano senza esitare, ma l'unico essere vivente presente non è in grado di rispondere alle loro domande, perché l'acqua che Olimpia ha dato allo Sfregiato era in realtà allungata con essenza di semi di lino, una sostanza che gonfia e paralizza la lingua (come la stessa Olimpia ha imparato a sue spese in "In Sickness and Hell", quarta stagione), facendolo sbavare copiosamente e impedendogli di parlare in modo comprensibile, inducendo così gli sconcertati soldati a credere di avere a che fare con un folle. Intanto Xena e la sua ciurma sono approdati a riva a nuoto e la guerriera ne affida una parte al suo secondo, prima di dirigersi con i restanti ed Olimpia verso l'interno. La fortezza di Igor il Nero sembra notevolmente ben protetta, ma individuando un punto debole nella sua apparente impenetrabilità, Xena e Olimpia seguite dal loro gruppo entrano e assalgono una delle guardie costringendola a rivelare il luogo in cui sono detenute la moglie e le figlie di Andros. Ottenuta l'informazione, Xena invia Olimpia con alcuni uomini a liberarle (non senza che prima la ragazza le rubi un bacio di buona fortuna) e con i restanti al seguito s'introduce nel palazzo. Servendosi con esperta malizia di ciò che il suo vestito opportunamente espone, Olimpia distrae le guardie fuori dalla cella per il tempo necessario a farle avvicinare, per poi stenderle con altrettanta abilità, ed entrare nell'angusta stanzetta dove si trovano la donna e le due bambine. Le poverette, dapprima spaventate, si lasciano infine convincere a seguire i loro salvatori. Nel frattempo, Xena e i suoi pirati sono entrati nel palazzo vero e proprio, dove in mezzo ad un grande festino che probabilmente dura già da ore, seduto su un lussuoso trono siede un uomo enormememnte grasso, Igor il Nero. Mescolatisi tra i partecipanti completamente ubriachi, i pirati riescono a far scoppiare una rissa, permettendo a Xena di avvicinarsi a Igor e puntargli alla gola la lama della sua spada. Troppo ubriaco a sua volta per reagire lucidamente, l'uomo subisce le minacce di Xena, che lo avvisa di non azzardarsi mai più a toccare un suo amico "o tornerò qui per vedere quanti tagli occorrono prima che un maiale come te muoia". Più tardi, quasi in contemporanea, Xena e i pirati al suo seguito, che hanno preso tutto ciò di prezioso su cui sono riusciti a mettere le mani, e Olimpia e il suo gruppo con le rapite si riuniscono al molo, dove Barbabionda ha già provveduto come da ordini ad impadronirsi della nave più grande disponibile. Intanto però gli inseguitori in forze, ripresisi dalla sorpresa, li hanno quasi raggiunti, e Xena ordina a tutti gli altri di salire a bordo mentre lei cercherà di trattenere i nemici, ma i suoi uomini non ne vogliono sapere di abbandonarla e nella battaglia che si accende, si unisce anche Olimpia, che ha messo al sicuro le sue protette, per fortuna di Xena, che trovandosi inaspettatamente a malpartito contro il suo avversario, lo vede d'un tratto spalancare gli occhi e crollare di schianto con un sai piantato nella schiena. Spediti a forza di urla i suoi riluttanti alleati a bordo, Xena non prova nemmeno a convincere la sua compagna a fare altrettanto e le due donne affrontano con rinnovate energie il sempre maggior numero di nemici che stanno arrivando, trattenendoli a sufficienza da permettere alla nave di mollare gli ormeggi ed allontanarsi dalla costa. A quel punto, senza guardarsi indietro, Xena e Olimpia si lanciano in corsa e, mano nella mano, con un perfetto salto mortale all'unisono, superano di slancio la già notevole distanza, atterrando sul ponte della nave tra le acclamazioni e gli applausi dei pirati, e lasciando con un palmo di naso gli ormai impotenti inseguitori. In mezzo alla gioia e all'entusiasmo esplosi a bordo, evidentemente presa dall'eccitazione generale e dalla scarica di adrenalina causata dall'azione, Xena afferra Olimpia e la bacia appassionatamente riuscendo a fare arrossire perfino quei rudi uomini di mare. La grande festa prosegue poi nella lussuosa Locanda del Governatore che non ha mai visto una simile eterogenea clientela, ma che Andros è ben felice di ospitare, dopo aver riabbracciato la sua famiglia, pregando Xena e Olimpia di restare almeno un'ultima notte. Offerta che le due donne non possono rifiutare.

ANDROS: Splendido! Lasciate che vi mostri la vostra stanza.
XENA: Oh... Credo che possiamo trovarla da sole.

Andros le guarda entrambe, notando chiaramente l'amore che scorre tra loro.

ANDROS: Sai, penso che tu abbia ragione.

PS: Abbiamo parlato qualche episodio fa della tradizione non felicissima di Xena e Olimpia con il mare. Ogni regola però ha la sua eccezione e questo bellissimo episodio, firmato da Sue Beck, al suo esordio stagionale, ne è un esempio. Qui le due compagne dominano imperiosamente la scena dal primo all'ultimo minuto anche in un elemento abbastanza estraneo ai loro abituali palcoscenici e se Xena ha comunque un passato da pirata a giustificarne l'assoluta disinvoltura con cui si muove, sorprendenti sono ancora una volta la maturità e la sicurezza che dimostra Olimpia nell'utilizzare e mettere in pratica le lezioni imparate da Xena, anche in scene sulle quali non mi sono soffermato, come l'uso della "stretta" nel teaser contro i banditi di strada che le hanno attaccate o l'abilità con la quale prende il chakram dalla cintura di Xena e ne dà una dimostrazione al loro arrivo sulla nave pirata. Dicevamo del passato "piratesco" di Xena. Notizie al riguardo le abbiamo soprattutto nell'indimenticabile "Destiny" ("Xena e Giulio Cesare"), seconda stagione, l'episodio che vede anche l'esordio dell'ambigua figura di colui che diverrà Cesare e che segnerà profondamente il destino, appunto, della futura Principessa Guerriera. Il riferimento alla rivincita di Xena per Roma, che fa Olimpia, riguarda ovviamente, per coloro che non lo ricordassero, l'episodio "Roman Holiday", settima stagione, in cui Olimpia, fingendosi una nobile entrava in Roma, trascinandosi dietro la "schiava" Xena. Suggestiva poi nella storia, questa Xena gelida e spietata, anche se in realtà sta recitando, che intravediamo (la scena migliore è forse il momento in cui la guerriera stabilisce davanti al suo equipaggio le sue proprietà, Olimpia compresa), e che pare divertirsi molto, anche troppo, in questo ruolo, quasi come ad avvisarci con una strizzatina d'occhio, che il suo lato oscuro è sempre lì, dentro di lei, in agguato.





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